AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE - AIA
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1 AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE - AIA Direttiva n. 96/61/CE Le finalità: prevenire fenomeni di inquinamento ridurre l inquinamento attuale evitare di trasferire l inquinamento da un comparto all altro Strategie di prevenzione e controllo dell inquinamento: VALUTAZIONE INTEGRATA ADOZIONE DELLE MIGLIORI TECNICHE DISPONIBILI (MTD) tenendo conto della localizzazione geografica degli impianti e delle condizioni ambientali locali (obiettivi di qualità) Uniformità di trattamento per tutte le imprese industriali attraverso procedure comuni a tutti gli Stati Membri D. Lgs. n. 59/ Art. 5, comma 14 L'autorizzazione integrata ambientale, rilasciata ai sensi del presente decreto, sostituisce ad ogni effetto ogni altra autorizzazione, visto, nulla osta o parere in materia ambientale... (Diapositiva 21) 1
2 DOMANDA: RELAZIONE TECNICA: Anagrafica del gestore Individuazione delle categorie di attività IPPC Inquadramento programmatico ed ambientale Analisi degli impianti produttivi Materie prime, consumi idrici e consumi energetici Emissioni, scarichi e rifiuti Sistemi di contenimento e/o abbattimento Bonifiche ambientali (eventuali) Impianti a rischio di incidente rilevante (eventuale) Valutazione integrata dell inquinamento Proposta di interventi di adeguamento (eventuale) PIANO DI MONITORAGGIO E CONTROLLO DELL IMPIANTO SCHEDE DI SINTESI (Diapositiva( 23) DOMANDA DI AIA ELABORATI TECNICI E GRAFICI ALLEGATI (Diapositiva( 24) 2
3 3
4 AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE In estrema sintesi, il provvedimento prevede la definizione di: MISURE NECESSARIE PER CONSEGUIRE UN LIVELLO ELEVATO DI PROTEZIONE DELL'AMBIENTE NEL SUO COMPLESSO; LIMITI DI EMISSIONE DI INQUINANTI (con riferimento alle MTD, all ubicazione del sito e alle condizioni ambientali locali); REQUISITI DI CONTROLLO DELLE EMISSIONI; MISURE RELATIVE ALLE CONDIZIONI DIVERSE DA QUELLE DI NORMALE ESERCIZIO; EVENTUALI PRESCRIZIONI SPECIFICHE; SCADENZE. CONTENUTI (art. 7 del D. Lgs. n. 59/2005) Durata dell AIA: 5 anni 6 anni (in caso di azienda certificata ISO 14001) 8 anni (in caso di azienda registrata EMAS) 4
5 PIANO DI CONTROLLO DELL IMPIANTO PIANO DI CONTROLLO L insieme di azioni svolte dal gestore e dall Autorit Autorità di controllo che consentono di effettuare,, nelle diverse fasi della vita di un impianto o di uno stabilimento, un efficace monitoraggio degli aspetti ambientali dell attivit attività costituiti dalle emissioni nell ambiente e dagli impatti sui corpi recettori,, assicurando la base conoscitiva che consente in primo luogo la verifica della sua conformità ai requisiti previsti nella/e autorizzazione/i.. (Diapositiva( 26) ) (Diapositiva( 28) L IMPORTANZA DEI CONTROLLI Il rilascio dell AIA comporta l obbligo l da parte dell Autorit Autorità competente di effettuare indagini preliminari e, dopo l eventuale l rilascio dell autorizzazione, indagini successive e controlli al fine di verificare il rispetto delle prescrizioni e condizioni imposte. Il piano dei controlli è parte integrante dell autorizzazione; una corretta autorizzazione non può prescindere da adeguati controlli e, viceversa, non esiste azione mirata e consapevole di controllo senza autorizzazione. 5
6 IL PIANO DI CONTROLLO LE FINALITÀ DIMOSTRARE LA CONFORMITÀ DELL IMPIANTO ALLE PRESCRIZIONI DELL AIA REALIZZARE UN INVENTARIO DELLE EMISSIONI VALUTARE L IMPATTO L AMBIENTALE DEI PROCESSI VALUTARE LE PRESTAZIONI TECNICHE DELL IMPIANTO PIANIFICARE E GESTIRE UN MIGLIORAMENTO DELL EFFICIENZA EFFICIENZA DELL IMPIANTO PIANIFICARE E GESTIRE UN MIGLIORAMENTO DELLA PERFORMANCE AMBIENTALE IL MONITORAGGIO È CONSIDERATO MTD PER LA CORRETTA GESTIONE DELL IMPIANTO 6
7 Il Piano deve prendere in considerazione le due fasi che seguono il rilascio dell AIA: Fase 1: IL PIANO DI CONTROLLO LE FASI del PIANO verifica della costruzione (in caso di nuovo impianto) o dell adeguamento (in caso di impianto esistente) dell impianto alle prescrizioni contenute nell AIA AIA; Fase 2 il controllo dell impianto, costruito o dopo gli eventuali adeguamenti, in: - condizioni operative normali; - condizioni operative anomale (es. malfunzionamenti, fermata/arresto per cause accidentali prevedili, manutenzioni straordinarie, avvio dell impianto) impianto). 7
8 IL PIANO DI CONTROLLO FASE 1 VERIFICA DELL ADEGUAMENTO DELL IMPIANTO ALLE PRESCRIZIONI CONTENUTE NELL AIA Il gestore dell impianto propone un appropriato piano di visite da eseguirsi da parte dell Autorit Autorità di Controllo specificando per ogni visita: LO SCOPO; LA DURATA; GLI EVENTUALI CAMPIONAMENTI ED ANALISI. Il risultato della fase 1 del piano di controllo sarà quella di consentire all impianto di passare alle condizioni a regime previste nell AIA, attraverso i controlli a carico del gestore e quelli a carico dell Autorità pubblica di controllo. 8
9 IL PIANO DI CONTROLLO FASE 2 CONTROLLO DELL IMPIANTO IN ESERCIZIO La fase 2 deve prevedere su base annuale: GLI AUTOCONTROLLI DI COMPETENZA DEL GESTORE DELL IMPIANTO; LE EVENTUALI VISITE PERIODICHE DA PARTE DELL AUTORIT AUTORITÀ DI CONTROLLO; LA VERIFICA DI CONFORMITÀ DELL IMPIANTO. L obiettivo è verificare la conformità dell impianto alla prescrizioni contenute nell AIA, con cadenza relazionata alla complessità ed al correlato rischio di impatto ambientale nelle diverse condizioni di esercizio (Diapositiva 29). 9
10 IL PIANO DI CONTROLLO REGIME DI MONITORAGGIO Indicazioni al riguardo sono contenute nelle linee guida di riferimento: OCCASIONALE: : su base mensile, annuale; REGOLARE E FREQUENTE: : giornaliera, settimanale; INTENSIVO: : in continuo o con alta frequenza. Sulla base di tali indicazioni si definiscono: le caratteristiche generali del Sistema di Monitoraggio delle Emissioni di cui l impianto l deve essere dotato; il numero di visite ispettive a cura dell Ente di controllo. 10
11 IL PIANO DI MONITORAGGIO E CONTROLLO RUOLI E RESPONSABILITÀ a carico del GESTORE: PROPOSTA COERENTE DI PIANO DI MONITORAGGIO E CONTROLLO NELL AMBITO DELLA DOMANDA DI AIA; RESPONSABILITÀ EFFETTUAZIONE AUTOCONTROLLI; TRASMISSIONE DEI DATI CON REPORT ANNUALE. a carico dell ENTE DI CONTROLLO: VALUTAZIONE DELLA PROPOSTA DI PIANO DI MONITORAGGIO; EFFETTUAZIONE DEI CONTROLLI; VALUTAZIONE DEGLI ESITI DEGLI AUTOCONTROLLI. 11
12 Sulla base: VERIFICA DELLA CONFORMITÀ DELL IMPIANTO dei dati rilevati direttamente nell ambito del piano di controllo; dei dati degli autocontrolli trasmessi dal gestore dell impianto; dei risultati delle ispezioni effettuate. L Autorità Competente, applicando i criteri contenuti nell AIA: procede alla verifica della conformità dell impianto alle prescrizioni in essa contenute; redige un dettagliato report con gli esiti della verifica; in caso di non conformità,, decide le azioni correttive da intraprendere per risolvere la situazione. 12
13 IL PIANO DI MONITORAGGIO E CONTROLLO COSA MONITORARE? Aspetti da monitorare: CONSUMI materie prime risorse idriche energia combustibili EMISSIONI aria (emissioni convogliate, fuggitive e diffuse, eccezionali) acqua rifiuti rumore PARAMETRI DI PROCESSO INDICATORI DI PERFORMANCE AMBIENTALE frequenza di monitoraggio proporzionale al rischio di danno ambientale connesso al singolo aspetto 13
14 IL PIANO DI MONITORAGGIO E CONTROLLO SCHEMA DI PIANO PROPOSTO DALLE LG (esempio relativo al settore impianti per produzione di laterizi) ASPETTO DA MONITORARE MATERIA PRIMA CONSUMI ENERGETICI EMISSIONI IN ATMOSFERA SCARICHI IDRICI Caratterizzazione delle argille: granulometria; composizione chimica; composizione mineralogica. Gas naturale; Olio combustibile; Energia elettrica Portata volumetrica; Solidi sospesi. PARAMETRO / INDICATORE T forno di cottura; CO 2 ; Polveri, CO, NO X, SO X, HCl, HF. Biennale o ad ogni variazione del fronte di scavo In base al contratto di fornitura in continuo; mediante calcolo; campionamenti annuali Annuale FREQUENZA 14
15 IL PIANO DI MONITORAGGIO E CONTROLLO Gli elementi presi in esame ai fini del monitoraggio dei rifiuti prodotti dallo stabilimento sono i seguenti: COMPOSIZIONE DEL RIFIUTO ED EVENTUALI CARATTERISTICHE DI PERICOLOSITÀ; STIMA/PESATA DELLA QUANTITÀ PRODOTTA; MODALITÀ DI STOCCAGGIO; STIMA DELLA QUANTITÀ RECUPERO; I RIFIUTI INVIATA ALLO SMALTIMENTO O AL REGISTRAZIONI, AUTORIZZAZIONE PER I TRASPORTATORI E PER I SITI DI SMALTIMENTO. I dati sopra elencati dovranno essere comunicati dal gestore all Autorit Autorità di Controllo all interno del report periodico 15
16 IL PIANO DI MONITORAGGIO E CONTROLLO POSSIBILI INDICATORI DI PERFORMANCE AMBIENTALE (esempio relativo al settore impianti per produzione di laterizi) INDICATORE consumo di materia prima per unità di prodotto consumo di energia termica per unità di prodotto energia elettrica autoprodotta / energia elettrica utilizzata produzione di rifiuti per unità di prodotto rapporto rifiuti recuperati /rifiuti prodotti UNITÀ DI MISURA t di MP/t di laterizi GJ/t di laterizi % t di rifiuti /t di laterizi t di rifiuti recuperati /t di rifiuti prodotti FREQUENZA annuale annuale annuale annuale annuale 16
17 IL PIANO DI MONITORAGGIO E CONTROLLO IPOTESI DI MONITORAGGIO (settore impianti di Trattamento Superficiale dei Metalli - STM) ASPETTO DA MONITORARE EMISSIONI IN ATMOSFERA SCARICHI IDRICI INQUINANTI Polveri Totali Sostanze alcaline (come Na2O) Acido (Solforico, Cloridrico, Fosforico, Nitrico) Metalli e relativi composti (Ni, CrVI e Cr totale, Cu, Zn, ecc.) Cianuri, Fluoruri Ammoniaca NOx, SOx ph, Temperatura COD, Solidi Sospesi Totali Cloruri, Solfati, Fosforo Totale Azoto Nitrico, Azoto Nitroso, Azoto Ammoniacale Altri inquinanti specifici (in base al tipo di trattamento): CN, Cr, Ni, ecc. FREQUENZA Semestrale quindicinale per i primi 6 mesi mensile a regime (in assenza di particolari criticità) 17
18 IL PIANO DI MONITORAGGIO E CONTROLLO POSSIBILI INDICATORI DI PERFORMANCE AMBIENTALE (esempio relativo al settore degli impianti di STM) INDICATORE consumo di acqua/materie prime consumate consumo di energia/materie prime consumate UNITÀ DI MISURA m 3 /t kwh/t FREQUENZA annuale annuale 18
19 FREQUENZA DEI CONTROLLI PROPOSTA DI APAT 19
20 TEMPISTICA!?! Dir. 96/61/CE 30/10/96 30/10/99 Entrata in vigore (art. 22) Applicazione (art. 21) A partire da tale data i nuovi impianti devono essere autorizzati con AIA (art. 4) 30/10/2007 D. Lgs. n. 372/99 D. Lgs. n. 59/05 Adeguamenti 10/11/99 07/05/ /10/2007 Entrata in vigore 20
21 AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE AUTORIZZAZIONI SOSTITUITE - ALLEGATO II al D. Lgs. n. 59/ Autorizzazione alle emissioni in atmosfera, fermi restando i profili concernenti aspetti sanitari (decreto del Presidente della Repubblica 24 maggio 1988, n. 203). 2. Autorizzazione allo scarico (decreto legislativo 11 maggio1999, n. 152). 3. Autorizzazione alla realizzazione e modifica di impianti di smaltimento o recupero dei rifiuti (decreto legislativo 5 febbraio1997, n. 22, art. 27). 4. Autorizzazione all'esercizio delle operazioni di smaltimento o recupero dei rifiuti (decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22,art. 28). 5. Autorizzazione allo smaltimento degli apparecchi contenenti PCB-PCT (decreto legislativo 22 maggio 1999, n. 209, art. 7). 6. Autorizzazione alla raccolta ed eliminazione oli usati (decreto legislativo 27 gennaio 1992, n. 95, art 5). 7. Autorizzazione all'utilizzo dei fanghi derivanti dal processo di depurazione in agricoltura (decreto legislativo 27 gennaio 1992,n. 99, art. 9). 8. Comunicazione ex art. 33 del decreto legislativo 5 febbraio1997, n. 22 per gli impianti non ricadenti nella categoria 5dell'Allegato I [ ] APPROCCIO SETTORIALE APPROCCIO INTEGRATO 21
22 AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE PROCEDURA PRESENTAZIONE DELLA DOMANDA COMUNICAZIONE AVVIO DEL PROCEDIMENTO PUBBLICAZIONE DA PARTE DEL GESTORE SU QUOTIDIANO (entro 15 gg dall avvio avvio del procedimento) EVENTUALI OSSERVAZIONI DEI SOGGETTI INTERESSATI (entro 30 gg. dalla pubblicazione) CONFERENZA DEI SERVIZI ISTRUTTORIA TECNICA E AMMINISTRATIVA CONFERENZA DEI SERVIZI FINALE RILASCIO AUTORIZZAZIONE (entro 150 gg. dalla presentazione della domanda-salvo integrazioni) 22
23 Domanda di AIA (Regione Emilia Romagna) Le Schede da allegare I Tecnici dell Azienda sono chiamati a collaborare con gli eventuali consulenti per la compilazione delle seguenti Schede: - Scheda A: Identificazione dell impianto - Scheda B: Autorizzazioni vigenti e interventi ambientali - Scheda C: Materie prime - Scheda D: Ciclo produttivo - Scheda E: Emissioni in atmosfera - Scheda F: Risorse idriche - Scheda G: Emissioni idriche - Scheda H: Rumore - Scheda I: Rifiuti - Scheda L: Energia 23
24 Domanda di AIA (Regione Emilia Romagna) Gli Elaborati grafici e tecnici da allegare I Tecnici dell Azienda sono altresì chiamati a collaborare con gli eventuali consulenti per la predisposizione dei seguenti ulteriori elaborati da allegare alla domanda: - Allegato 1: Relazione tecnica - Allegato 2A: Estratto topografica in scala 1:25000 o 1: Allegato 2B: Estratto PRG in scala 1: Allegato 3A: Planimetria dell impianto (atmosfera) - Allegato 3B: Planimetria dell impianto (rete idrica) - Allegato 3C: Planimetria delle sorgenti di rumore - Allegato 3D: Planimetria dell impianto (aree deposito materie, sostanze e rifiuti) - Allegato 4: Schema a blocchi ciclo produttivo - Allegato 5: Piano di monitoraggio - Allegato 6: Documentazione di previsione di impatto acustico secondo D.G.R. n 673/ Allegato 7: Schede di sicurezza - Allegato 8: Tariffe - Allegato 9: Sintesi non tecnica 24
25 I CRITERI DI RIFERIMENTO E LE LINEE GUIDA PER LA DEFINIZIONE DELLE MTD gli Stati Membri assicurano che le autorità competenti seguano o siano informate sullo sviluppo delle MTD (art. 11 della direttiva IPPC) I BREfs comunitari e le LG nazionali costituiscono lo strumento fondamentale ntale per LE VALUTAZIONI TECNICHE CONDOTTE NELL AMBITO DELL ITER AUTORIZZATIVO; LA DEFINIZIONE DEI CONTROLLI. in relazione alle modalità di monitoraggio, i riferimenti sono: BREF MONITORING ; LG NAZIONALI SUI SISTEMI DI MONITORAGGIO (D.M. 31 GENNAIO 2005). 25
26 MONITORAGGIO Il controllo sistematico delle variazioni di una specifica caratteristica chimica o fisica di un'emissione, scarico, consumo, o, parametro equivalente o misura tecnica ecc. Ciò si basa su misurazioni e osservazioni ripetute con una frequenza appropriata, in accordo con procedure documentate e stabilite, con lo scopo di fornire informazioni utili. CONTROLLO Il complesso di programmi ed azioni per quantificare l insieme l dei valori e parametri che determinano l impatto l ambientale di una determinata attività,, al fine di confrontarlo e verificarlo con una situazione di riferimento (Valori limite di emissione, consumo, ecc..). È sotto la responsabilità del gestore e può prevedere la partecipazione dell autorit autorità pubblica. DEFINIZIONI (tratte dalla LG) 26
27 DEFINIZIONI (tratte dalla LG) Esistono tre tipologie principali di monitoraggio e controllo industriale: MONITORAGGIO DELLE EMISSIONI: monitoraggio delle emissioni industriali alla fonte, vale a dire monitoraggio degli impatti dell impianto sull ambiente. MONITORAGGIO DI PROCESSO: monitoraggio dei parametri chimici e fisici (come pressione, temperatura, portata) del processo per confermare, usando controlli di processo e tecniche di ottimizzazione, che le prestazioni dell impianto rientrano nei limiti considerati appropriati. MONITORAGGIO DELL IMPATTO: monitoraggio dei livelli di inquinanti all interno dell impianto e nella sua area d influenza e degli effetti sugli ecosistemi. 27
28 DEFINIZIONE (tratta dalla LG) ISPEZIONE Attività del piano di controllo, attribuita all Autorit Autorità di controllo,, che può comportare: visite dei siti; controllo del raggiungimento degli standard di qualità ambientale; valutazione dei report e delle relazioni registrate a seguito delle verifiche ambientali; valutazione e verifica di ogni automonitoraggio svolto da, o per conto di, gestori sugli impianti sottoposti a controllo; valutazione delle attività e operazioni eseguite sugli impianti sottoposti a controllo; analisi dei dati rilevanti raccolti dal gestore e della corretta trasmissione all autorit autorità competente. L ispezione comporta sempre: la redazione della relativa relazione; la conservazione dei dati in data base. 28
29 IL PIANO DI MONITORAGGIO E CONTROLLO INDICATORI Gli indicatori scelti dal BRef comunitario per individuare la frequenza del piano di monitoraggio dell impianto: Probabilità di superamento dei valori di emissione prescritti (ELV) N sorgenti emissive Stabilità del processo produttivo Sistemi di abbattimento dei reflui Trattamento delle emissioni in caso di superamento degli ELV Flessibilità prodotti in uscita Carico massimo di emissioni Conseguenze sull ambiente Durata di un guasto Effetti acuti Ubicazione 29
30 FREQUENZA DEI CONTROLLI PROPOSTA DI ARPA PIEMONTE 30
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