CONTRIBUTO PER LA NEWSLETTER SIP CAMPANIA. A cura di Luigi Marotta e Stefano Vicari INTRODUZIONE AI DISTURBI DI LINGUAGGIO

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CONTRIBUTO PER LA NEWSLETTER SIP CAMPANIA A cura di Luigi Marotta e Stefano Vicari INTRODUZIONE AI DISTURBI DI LINGUAGGIO I Disturbi del Linguaggio rappresentano i disordini di sviluppo più frequenti tra i 2 e 6 anni di età e comprendono quadri clinici molto eterogenei, dove le difficoltà linguistiche possono manifestarsi isolatamente oppure in associazione con altre condizioni patologiche, come deficit neuromotori, sensoriali, cognitivi e relazionali. Nel primo caso si parla di Disturbi Specifici del Linguaggio (DSL), ovvero ritardi o disordini del linguaggio relativamente puri, in cui non sono identificabili fattori causali noti. Nel secondo caso sono detti secondari o associati al disordine primario. AL di sotto dei 42-48 mesi di vita, è presente ancora una grande variabilità di sviluppo, con la presenza di una notevole quota di cosiddetti parlatori tardivi, ovvero bambini che pur in possesso di un adeguata comprensione non presentano un pari sviluppo espressivo, con frasi monotematiche o quantomeno molto semplici nella struttura (13-15% della popolazione, con prevalenza nei maschi). Successivamente la diffusione in età prescolare è stimata tra il 5 e il 7%, ma nel tempo tendono a ridursi con una prevalenza dell 1-2% in età scolare. Sono però spesso presenti delle sequele neuropsicologiche, spesso sottovalutate a causa della superficiale remissione delle difficoltà a livello di eloquio formale (Bishop, 2004): più della metà dei bambini con DSL, anche precocemente trattati (Rescorla, 1989; Pennington, 2009) incontra difficoltà di apprendimento della lettura, scrittura e/o calcolo nei primi anni della Scuola Primaria. Le proposte di classificazione, anche le più diffuse come l ICD-10 (AA.VV., 1992) e il DSM-IV; (APA, 1994) hanno adottato criteri prevalentemente psicometrici, date le difficoltà a raggiungere un consenso su criteri di altro tipo (neuro e psicolinguistici o linguistici). ICD-10 disturbo specifico di articolazione dell eloquio disturbo del linguaggio espressivo disturbo del linguaggio recettivo afasia acquisita con epilessia (sindrome di Landau Kleffner) DSM V disturbo di linguaggio disturbo di articolazione, fonologia e fonazione disturbo della fluenza disturbo della comunicazione non altrimenti specificato. Come si vede, il recente DSM V, rivede e semplifica solo in parte i criteri del DSM IV rispetto alla macro area relativa ai disturbi della Comunicazione, in cui sono inclusi tutti i deficit di linguaggio, articolazione e comunicazione. In particolare non considera più il ritardo semplice di linguaggio, spingendo ad un inclusione o meno nell ambito del disturbo conclamato dopo i quattro anni di età. Il DSM V raccomanda, infine, un assesment di queste capacità che tenga conto del contesto culturale e linguistico, in particolare per il caso del bilinguismo, utilizzando strumenti di misura specifici e standardizzati.

GLI INDICATORI DI RISCHIO Possono essere considerati indicatori precoci di rischio i seguenti profili anamnestici e comportamentali: familiarità per ritardo/disturbo di linguaggio e/o di apprendimento presenza di otiti ricorrenti nei primi due anni di vita difficoltà di comprensione del linguaggio verbale produzione inferiore alle 10 parole a 24 mesi produzione inferiore alle 50 parole e assenza di combinazione di almeno due parole ai 30 mesi In ogni caso la difficoltà di comprensione del linguaggio costituisce sempre un indicatore elettivo di rischio. Anche l uso del gesto nelle sue varie espressioni (di routine, deittico, indicativo, referenziale, simbolico, eccetera), isolato o in associazione con la parola, purché a supporto della comunicazione, costituisce un importante fattore prognostico. L esposizione precoce a più contesti linguistici, non costituisce di per se un problema. Esistono, al contrario, evidenze scientifiche che dimostrano come questa esposizione favorisca lo sviluppo precoce di abilità cognitive come la capacità di shifting e la flessibilità cognitiva. LA DIAGNOSI L età di tre anni e mezzo costituisce una sorta di spartiacque tra i bambini cosiddetti parlatori tardivi e i bambini con un probabile disturbo specifico di linguaggio. La presenza di una produzione ancora non adeguata dovrà necessariamente essere valutata da un attenta visita specialistica, che escluda la presenza di problemi di natura neurologica, psicopatologica o sensoriale (al riguardo in presenza di un ritardo di comprensione o di produzione è sempre indicata l esecuzione di un esame audiometrico, in particolare se nella storia del bambino si rilevano otiti ricorrenti). La comprensione del linguaggio dell adulto, in particolare, rappresenta un parametro fondamentale per i tempi di un eventuale intervento. In questo caso, si possono tranquillamente aspettare i 36 mesi di età per richiedere una valutazione. In caso contrario bisognerà inviare immediatamente in valutazione il bambino. Per quanto riguarda il primo screening dei bambini con sospetto disturbo di linguaggio, la maggioranza dei centri di riferimento sul territorio nazionale si rifà a quanto indicato alla cosiddetta Piramide Decisionale di Bishop (traduzione italiana di Pieretti e Mariani, 2002), che ha realizzato una flow-chart diagnostica di I livello. In essa sono indicati chiaramente gli indici per orientare il percorso valutativo e l iter diagnostico clinico. LA VALUTAZIONE La valutazione deve tener conto dei diversi ambiti dello sviluppo, oltre che degli aspetti specificatamente linguistici, quali forma, funzione e contenuto. Non è infatti possibile parcellizzare questo processo, non considerando gli aspetti cognitivi, emotivi e il contesto ambientale. Bisogna, inoltre considerare il momento evolutivo e la situazione socio-ambientale in cui si trova il bambino. Nello specifico della valutazione del linguaggio è indispensabile osservare le competenze del bambino in base al contenuto (vocabolario-semantica), alla forma (sintassimorfologia-fonologia), al contesto (pragmatica) e all'uso (varietà di funzioni presenti nell interazione) che ne viene fatto; valutare se e quanto il problema del linguaggio implica anche problemi di comunicazione (Caselli et al., 2010). Nello specifico vanno anche considerati i diversi contesti in cui il linguaggio viene utilizzato (Sabbadini, Sciabolazza, 2013).

AMBITO CARATTERISTICHE Linguistico Extralinguistico Paralinguistico Contestuale capacità di comprensione ed interazione in assenza di supporto mimico gestuale capacità di interazione in assenza di produzione verbale capacità di comprensione ed interazione in base ai soli aspetti prosodici capacità di comprensione dell'appropriatezza comunicativa in base alla specifica situazione E', infine, importante ricordare che la valutazione (qualitativa e quantitativa) degli aspetti più specificamente linguistici e comunicativi va completata con una valutazione neuropsicologica, per poter definire meglio il profilo di funzionamento e procedere con un efficace intervento preventivo e/o riabilitativo. LA NOSTRA EQUIPE La nostra Equipe è formata da un Neuropsichiatra Infantile (dr.ssa Paola De Rose), una Psicologa (dr.ssa Fortunata Salvaguardia), un Logopedista (dr. Luigi Marotta) e dal Personale Infermieristico. Inoltre si avvale della consulenza degli altri specialisti dell Ospedale (Neurologi, Audiologi, Genetisti, ). COME ACCEDERE AD UNA VALUTAZIONE PRESSO L UNITA OPERATIVA DI NEUROPSICHIATRIA INFANTILE DELL OSPEDALE PEDIATRICO BAMBINO GESU DI ROMA. La prima osservazione viene eseguita attraverso una visita ambulatoriale (prenotabile attraverso il CUP muniti di un impegnativa per visita neuropsichiatrica ). Di qui, solo quando strettamente necessario, sarà fatto l invio al Day-Hospital di Valutazione

I NOSTRI RIFERIMENTI Day-Hospital P.za S. Onofrio, 4-00165 Roma Padiglione Ford, Piano 0 (rialzato) tel. 06 68592734-2889 fax 06 68592450 e-mail: psp.neuropsichiatria@opbg.net Ambulatori Viale di S. Paolo, 15-00146 Roma Prenotazioni CUP 06.68181 WEBSITE www.ospedalebambinogesu.it www.specchioriflesso.net ATTIVITA FORMATIVE La nostra Unità Operativa all interno del Consorzio per la Formazione Humanitas, in collaborazione con l Università LUMSA di Roma e l Università Cattolica di Roma, svolge attività di formazione specifica sui disturbi dello sviluppo. Per quanto riguarda i disturbi specifici di linguaggio ha attivato un nuovo Corso di Perfezionamento Universitario sui Disturbi di linguaggio e di Comunicazione, oltre al Master di primo livello in Neuropsicologia dell Età Evolutiva. Link http://www.lumsa.it/didattica_altri_corsi_formazione_disturbi_linguaggio_comunicazione http://www.lumsa.it/didattica_master_secondo_livello_neuropsicologia_eta_evolutiva BIBLIOGRAFIA American Psychiatric Association (1994). Diagnostic and Statistical Manual for Mental Disorders. Fourth Edition. (DSM-IV). American Psychiatric Association, Washington, DC.

Bishop DVM (2004). Specific language impairment: diagnostic dilemmas. In Verhoevene L, Van Balkom H (a cura di), Classification of Developmental Language Disorders, Mahwah, NJ, Lawrence Erlbaum Associates Erlbaum. Caselli MC, Marotta L, Vicari S (2010).Valutazione, osservazione e riabilitazione in età evolutiva. In: Neuropsicologia dello Sviluppo, Vicari S, Caselli MC, (a cura di). Bologna: Il Mulino editore. ICD-10 (2001). Classificazione internazionale statistica delle malattie e dei problemi sanitari correlati. 10 a revisione. Roma: Istat, Ministero della Sanità. Pennington BF, Bishop DVM (2009). Relations among speech, language, and reading disorders. Annu Rev Psycho l60: 283-306. Rescorla L (1989). The Language Development Survey: A screening tool for delayed language in toddlers. J Speech Hear Disord 54: 587-99. Sabbadini L, Leone Sciabolazza E(2013). La terapia del disturbo semantico pragmatico. In: Disturbi specifici del linguaggio, disprassie e funzioni esecutive. Milano: Springer-Verlag edizioni.