I bilanci delle banche secondo i principi contabili internazionali. Elementi introduttivi



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I bilanci delle banche secondo i principi contabili internazionali. Elementi introduttivi 1. Premessa: IAS e fair value A partire dall esercizio 2005 le banche italiane sono tenute a redigere il bilancio consolidato in base ai principi contabili internazionali (IAS/IFRS) 1 ; dal 2006, l obbligo è esteso anche alla redazione del bilancio individuale. L introduzione dei principi IAS in tutti i Paesi dell UE ha origine dall esigenza avvertita dalla Commissione Europea di accelerare il processo di armonizzazione delle norme contabili in ambito comunitario e di eliminare progressivamente le divergenze fra i principi contabili applicati in Europa e quelli prevalenti a livello internazionale, in specie negli USA. Tale processo di armonizzazione è iniziato nel 2001 a partire dalle regole di contabilizzazione degli strumenti finanziari, rispetto ai quali le Direttive degli anni 70 e 80 erano progressivamente divenute obsolete, a causa della innovazione finanziaria degli ultimi decenni. La Direttiva 2001/65/CE (la cosiddetta Direttiva Fair Value) introduce nella normativa contabile comunitaria, sia a fini valutativi sia a fini di informativa del bilancio, il principio del fair value. Successivamente, nel 2003, è stata emanata la Direttiva 2003/51/CE che completa l armonizzazione con i principi contabili internazionali, secondo una procedura di omologazione progressiva degli IAS/IFRS. La normativa comunitaria è stata recepita in Italia dal decreto del 28 febbraio 2005 (il cosiddetto decreto IAS ) e - con riferimento specificamente alle banche - dalla circolare della Banca d Italia del 22 dicembre 2005 (Il bilancio bancario Schemi e regole di compilazione). Gli IAS modificano in misura importante tutto l impianto delle informazioni di bilancio, con effetti particolarmente significativi sia sulla configurazione dello stato patrimoniale e del conto economico sia sui criteri di classificazione, di contabilizzazione e, soprattutto, di valutazione degli strumenti finanziari che originano dalle diverse aree di operatività delle banche. L innovazione introdotta dagli IAS che avrà maggiore impatto sui bilanci bancari è il criterio di valutazione al fair value 2 previsto per molti strumenti finanziari che, in base alle 1 I principi contabili internazionali sono ancora prevalentemente conosciuti con la sigla di IAS, acronimo di International Accounting Standards. Tuttavia gli standard contabili internazionali statuiti a partire dal 2001 sono oggi denominati IFRS, ossia International Financial Reporting Standards. Gli IAS sono stati emanati fra il 1973 e il 2001 dall International Accounting Standard Committee, un organismo di natura privata composto dai maggiori esperti contabili mondiali, con sede a Londra, che nel 2001 ha assunto il nuovo nome di International Accounting Standard Board. Esso redige e diffonde i principi contabili che sono espressione delle best practices adottate dalla professione, e ne promuove la convergenza a livello internazionale in collaborazione con le autorità contabili dei diversi Paesi. In assenza di un recepimento formale da parte degli Stati, i principi IAS/IFRS hanno quindi il significato di regole professionali e non di vere e proprie norme. Per l Italia e per gli altri Paesi UE essi sono divenuti vincolanti da quando la Commissione Europea ha deciso di adottarli come base per la disciplina contabile prevista nelle Direttive del 2001 e del 2003. Nel testo, si farà riferimento alla sigla storica IAS, in quanto i principi che interessano maggiormente le banche fanno parte della vecchia serie emanata prima del 2001. Gli IAS sono organizzati in base ad una numerazione progressiva: ad ogni IAS identificato con un numero corrisponde un contenuto specifico. I principi che hanno una maggiore rilevanza per le banche sono lo IAS 32 e lo IAS 39 che riguardano, rispettivamente, la classificazione e la valutazione degli strumenti finanziari; nonché lo IAS 30 (recentemente modificato in IFRS 7) che definisce le informazioni ad integrazione dei bilanci che devono essere fornite dalle banche e dalle altre imprese finanziarie. 2 La versione italiana letterale è valore equo che, in senso lato, significa valore economico. 1

regole contabili tradizionali, venivano invece valutati al costo storico o al minore fra il costo storico e il valore di mercato. Il fair value viene definito come il corrispettivo al quale una attività può essere scambiata o una passività può essere estinta, tra parti consapevoli e disponibili, in una operazione tra terzi. Dalla definizione emerge chiaramente la natura di valore potenziale del fair value: esso non è infatti un prezzo negoziato in uno scambio effettivo, bensì il valore stimato come ragionevole per una ipotetica transazione di mercato. I principi IAS identificano nei prezzi del mercato secondario non l equivalente, ma solo la più attendibile misurazione del fair value degli strumento finanziari quotati, a condizione che tali prezzi siano significativi e si formino su un mercato ampio ed efficiente. Se lo strumento non è quotato o comunque non esiste un prezzo di mercato significativo a cui fare riferimento, il fair value deve essere calcolato mediante adeguate tecniche di stima che devono assicurare una ragionevole approssimazione al valore di mercato. Uno dei modelli di stima più applicati è quello della attualizzazione dei flussi finanziari, in cui il tasso di attualizzazione è il tasso corrente di rendimento per strumenti finanziari analoghi (per rischio e duration) rispetto a quello da stimare. In generale, i metodi di stima si basano sulle proprietà finanziarie degli strumenti: ad esempio, per i titoli di debito, la duration modificata consente di stimare le variazioni del valore economico in funzione (lineare) delle variazioni dei tassi di mercato. 2. I criteri di valutazione secondo gli IAS 2. 1. La valutazione al fair value: differenze rispetto al regime tradizionale basato sul costo storico Si consideri uno schema semplificato di intermediazione bancaria: Tempo 0 ATTIVITA Attività finanziarie a tasso fisso 6%, a 5 anni = 10000 (ogni anno il debitore paga solo gli interessi maturati e rimborsa il capitale alla scadenza) PASSIVITA E PATRIMONIO NETTO Passività finanziarie tasso fisso 2%, a 2 anni = 9000 (ogni anno la banca paga solo gli interessi maturati e rimborsa il capitale alla scadenza) Patrimonio = 1000 La banca dell esempio raccoglie risorse e le impiega in attività finanziarie con l obiettivo di conseguire un profitto derivante dalla differenza fra interessi attivi e interessi passivi. Si suppone infatti che le attività e le passività finanziarie siano destinate non ad essere scambiate sul mercato, ma a permanere nel portafoglio fino alla scadenza contrattuale. La banca, per effetto della trasformazione delle scadenze che caratterizza il suo modello di intermediazione, è esposta ad un rischio di interesse: se, al momento della rinegoziazione del passivo, i tassi fossero cresciuti, il margine di interesse diminuirebbe e si avrebbero conseguenze negative sul reddito e sul patrimonio. Conseguenze inverse si verificherebbero se i tassi di interesse diminuissero. Questi effetti potrebbero comunque verificarsi in concreto solo a decorrere dal terzo anno, quando le passività dovranno essere rinegoziate. Fino ad allora, i ricavi per interessi attivi e i costi per interessi passivi non si modificano, in quanto dipendono dal tasso contrattuale. 2

Supponiamo che nel corso del primo anno i tassi di mercato aumentino di 100 p.b. E corretto, dal punto di vista contabile, che tale andamento si rifletta sui risultati del bilancio dell esercizio nel corso del quale si registra la variazione dei tassi di interesse di mercato? I criteri contabili danno a questo problema due risposte alternative 3 : a) contabilità al costo storico Tempo 1 ATTIVITA Cassa (Interessi Attivi percepiti Interessi Passivi pagati = MINT) = 420 Altre attività finanziarie = 10000 PASSIVITA E PATRIMONIO Passività finanziarie = 9000 Patrimonio = 1000 + [Utile 420 = MINT] = 1420 b) contabilità al fair value 4 Tempo 1 ATTIVITA Cassa = 420 Altre attività finanziarie = 9589, 98 (il valore economico, fair value, è diminuito di 410,02 per effetto dell aumento dei tassi di mercato al quale vengono scontati i flussi di cassa prodotti dagli impieghi) PASSIVITA E PATRIMONIO Passività finanziarie = 8827,58 (il valore economico, fair value, è diminuito di 172,42 per effetto dell aumento dei tassi di mercato al quale vengono scontati i flussi di cassa prodotti dalle passività finanziarie) Patrimonio = 1000 + [Utile 182,40 = 420 (MINT) 237,60 (diminuzione di valore dell attivo diminuzione di valore del passivo)] = 1182,40 L utile conseguito dalla banca deve essere valutato pari a 420, come risulta dalla contabilità al costo storico, o a 182,40, come risulta invece dalla contabilità al fair value? a) Contabilità a costo storico: il reddito deriva dalla differenza fra i ricavi e i costi per interessi che sono effettivamente maturati nel corso dell anno. Il peggioramento reddituale che potrebbe derivare in futuro (a partire dal terzo anno, quando la banca rinegozierà la raccolta rischio di rifinanziamento) sarà registrato solo se e quando il margine di interesse diminuirà. La banca può quindi, alla fine del tempo 1, distribuire integralmente l utile di 420; il rischio di interesse non ha un impatto immediato sulle performance, anche se ovviamente la banca lo conosce e potrebbe mettere in atto operazioni di copertura. b) Contabilità al fair value: il reddito deriva dalla somma algebrica del margine di interesse e del risultato netto della valutazione al fair value dell attivo e del passivo. Dato che le attività hanno una duration maggiore delle passività, questo risultato netto è negativo e 3 Ovviamente, la rappresentazione dei due prospetti successivi non è il bilancio della banca, ma una situazione patrimoniale semplificata, che ipotizza incassati i ricavi per interessi attivi e pagati per cassa i costi per interessi passivi. Il patrimonio al tempo 1 viene calcolato assumendo che i dividendi non siano distribuiti. 4 Per semplicità, si assume che il fair value delle attività e delle passività possa essere calcolato attualizzando i flussi di cassa attesi al tasso corrente di mercato. 3

contribuisce a peggiorare la redditività della banca e/o a ridurre il valore economico del patrimonio rispetto al computo effettuato col costo storico. L utile che può essere distribuito, alla fine del periodo 1, è pari a 182,40. Il rischio di interesse ha un impatto immediato sul conto economico e/o sulla situazione patrimoniale 5, anche se le perdite pari a 237,60 (risultato netto della valutazione al fair value) potrebbero non verificarsi mai. Non è certo infatti che la tendenza dei tassi continui ad essere in aumento, e non è certo che la banca debba effettivamente rinegoziare le passività ad un tasso del 3%. La diversità dei due approcci contabili può essere percepita in molti altri casi: e se talora il criterio del fair value può essere giudicato più corretto, talora invece la sua applicazione può portare a conseguenze palesemente incoerenti. Si ipotizzi, ad esempio, che il rating dei debitori (es. obbligazionisti) della banca peggiori, senza che però si registrino situazioni di inadempienza (default). Secondo il sistema contabile tradizionale, il peggioramento del rating non dà luogo a rettifiche di valore del credito, consentite solo se si verifica una situazione oggettiva 6 che giustifica l iscrizione in bilancio di un valore di realizzo minore. Se i crediti sono valutati al fair value, il peggioramento del rating comporta invece una riduzione del loro valore economico e quindi un peggioramento del reddito o del valore economico del patrimonio della banca che li detiene in portafoglio. In questo caso, il sistema al fair value può essere giudicato più coerente con i principi di corretta gestione del rischio di credito, in quanto obbliga la banca ad evidenziare gli effetti economici del peggioramento della probabilità di default implicita nell abbassamento del rating. 7 Si immagini invece che sia il rating della banca emittente a registrare un peggioramento: in questo caso, il fair value delle obbligazioni iscritte al passivo diminuirebbe, generando un aumento del valore economico del patrimonio. Tale risultato sarebbe palesemente assurdo, in quanto la banca registrerebbe un miglioramento della propria solvibilità proprio quando il suo merito creditizio peggiora. Concettualmente, la scelta fra il criterio contabile al costo storico e quello al fair value dovrebbe dipendere dal ruolo che le attività e le passività hanno nel processo produttivo della banca, ossia dalle modalità con cui esse sono gestite e, quindi, dalle caratteristiche del processo di intermediazione che si associano a tali strumenti. Se le attività e le passività finanziarie sono, rispettivamente, acquisite ed emesse per la gestione dell intermediazione tradizionale, ossia per essere detenute fino alla scadenza - il cd banking book, o portafoglio durevole di investimento composto da prestiti, titoli di investimento, depositi - e per generare un reddito in funzione del margine di interesse, il fair 5 Dall esempio di cui sopra, tale impostazione parrebbe, a prima vista, più prudente rispetto a quella tradizionale. Per rendersi conto che questa interpretazione non è corretta, basti pensare che la contabilità al fair value obbligherebbe la banca ad inserire fra le componenti di reddito le plusvalenze derivanti da un andamento dei tassi opposto a quello esemplificato, anche se è non affatto detto che tali plusvalenze (risultato positivo della valutazione al fair value) si realizzeranno realmente. In realtà, il tradizionale criterio di prudenza tipico del sistema al costo storico è difficilmente conciliabile con i postulati su cui si basa la logica del fair value: questo approccio contabile considera infatti prevalenti i principi della competenza e della veridicità rispetto a quello della prudenza. Con l obiettivo di determinare una misura di reddito più aderente all effettivo andamento del periodo e di rappresentare il patrimonio come una grandezza equivalente al valore economico dell impresa, il sistema del fair value ammette la rilevazione in bilancio di utili o perdite non effettivamente realizzati, ma derivanti da variazioni congetturali (o stimate) di valore intervenute nel corso dell esercizio. 6 Evidenziata con il passaggio dalla categoria crediti in bonis alla categoria dei crediti anomali, o non performing loans : es. sofferenze o incagli. 7 Sotto questo profilo, si usa dire che il modello IAS è basato su una valutazione prospettica del valore degli strumenti finanziari (forward looking), contrariamente al modello tradizionale, fondato sul costo storico (backward looking). 4

value non è, in linea concettuale, un criterio adeguato a misurare le performance che derivano da questo processo di intermediazione. Se, invece, le attività e le passività finanziarie costituiscono un portafoglio di strumenti che la banca ha acquisito con lo scopo prevalente di conseguire utili differenziali attraverso l attività di negoziazione sul mercato- il cd trading book, o portafoglio di negoziazione - la contabilità al fair value esprime nel modo più appropriato i risultati di questa operatività. 2.2. Il criterio di valutazione del costo ammortizzato e le rettifiche per impairment Il sistema IAS, anche se orientato verso una applicazione estesa del criterio di valutazione al fair value, prevede in realtà anche altri criteri, in funzione delle finalità gestionali svolte dagli gli strumenti finanziari, ossia delle categorie funzionali di subportafogli in cui gli strumenti finanziari vengono raggruppati (cfr. ultra, parr. 4.2 e 4.3). In questo paragrafo si presenterà brevemente il criterio del costo ammortizzato, che costituisce un criterio sussidiario di valutazione rispetto a quello principale del fair value, e che si applica ad alcune delle principali componenti del banking book (crediti verso banche e clienti; depositi e altri debiti verso banche e clientela, compresi quelli rappresentati da titoli, come obbligazioni o CD). Il costo ammortizzato è definito come la somma algebrica di: (+) il valore iniziale del debito o del credito (- ) pagamenti di capitale (+/-) ammortamento della differenza fra il valore iniziale e quello a scadenza del debito o del credito, in base al tasso di interesse effettivo (- ) eventuali svalutazioni per riduzione durevole di valore (impairment) L ammortamento serve a distribuire durante la vita dello strumento gli effetti economici delle commissioni di transazione attive o passive nonché degli aggi o disaggi di emissione, che, generando una differenza (negativa o positiva) fra l importo effettivamente erogato/incassato e il valore a scadenza del credito/debito, comportano un tasso di interesse effettivo dello strumento diverso da quello nominale (cfr. ultra, Esempio 1). Il criterio del costo ammortizzato, se confrontato con quello tradizionale basato sul costo storico, ha come effetto principale un cambiamento nella composizione del Margine di intermediazione (MINTER): elementi di ricavo o di costo (ad esempio commissioni attive e passive) che in passato venivano imputati alla componente non-interest del MINTER, secondo i principi IAS concorrono a definire il tasso di interesse effettivo e sono quindi inclusi nel margine di interesse. La differenza funzionale fra attività contabilizzate al fair value e attività contabilizzate al costo (cfr. anche par. 4.2) si riflette, in particolare, sulle condizioni previste dagli IAS per la determinazione delle perdite. Mentre per le attività valutate al fair value devono essere contabilizzate tutte le minusvalenze, per quelle valutate al costo è fatto obbligo di registrare soltanto le perdite da impairment (deterioramento durevole del valore): esse devono essere calcolate sotto forma di rettifiche di valore solo quando vi sia l evidenza oggettiva di una situazione di impairment, a seguito di uno specifico loss event. Tale evento di perdita a cui gli IAS fanno riferimento deve essere oggettivo, ossia deve essere tale da avere un impatto quantificabile sui futuri flussi di rimborso originati dall impiego (o da un portafoglio omogeneo di impieghi): ad esempio, situazioni di inadempimento, difficoltà finanziarie del debitore; avvio di procedure concorsuali; riduzione significativa del valore delle garanzie etc. Secondo gli IAS, le rettifiche per impairment devono essere registrate a conto economico 5

quando la perdita è incurred 8 : ossia, quando esistono situazioni oggettive che comportano una riduzione del valore di presunto recupero del credito, anche se il debitore non è già in situazione di insolvenza. Il concetto di crediti deteriorati adottato dagli IAS è più rigoroso di quello tradizionalmente utilizzato dalle banche italiane per la classificazione dei crediti in sofferenza o incaglio, dato che questi ultimi si associano ad una oggettiva situazione di insolvenza economica 9. Nel contempo, occorre tuttavia precisare che le perdite incurred per cui gli IAS prevedono l obbligo di rettifica non sono equiparabili alle perdite attese - ossia alle perdite statisticamente probabili - che la regolamentazione prudenziale (Basilea II) impone invece di coprire con rettifiche a carico del reddito. 10 Questo è uno degli esempi maggiormente discussi e rilevanti di mancata coerenza fra norme contabili e regolamentazione prudenziale. 3. Effetti delle valutazioni secondo i principi IAS 3.1. Risultato netto, reddito prodotto (comprehensive income), reddito distribuibile Una conseguenza particolarmente rilevante introdotta dagli IAS è che il reddito che risulta iscritto nel conto economico (net income) non coincide, di norma, con la variazione del patrimonio netto nell esercizio di riferimento. 11 Tale divergenza origina dalla circostanza che alcuni proventi ed oneri (ad esempio, le plus/minusvalenze derivanti dalla valutazione di talune categorie di attività) non vengono imputati al conto economico, ma direttamente a riserve (di utili 12 ), ossia al patrimonio netto. Il risultato corrispondente alla somma algebrica del reddito di esercizio e dei proventi e oneri imputati direttamente al patrimonio netto viene definito dai principi contabili internazionali comprehensive income (o reddito potenzialmente prodotto nell esercizio). Esso misura la variazione complessiva del patrimonio netto intervenuta nel singolo esercizio, al netto di quella originata direttamente dai rapporti con i soci (emissioni di nuove azioni, restituzioni di azioni, pagamenti di dividendi, conversione di obbligazioni). Concettualmente, il significato del comprehensive income è chiaro. Le variazioni del patrimonio possono infatti avere origine non solo dai risultati conseguiti dalle diverse aree di business (margine di interesse derivante dall intermediazione raccolta-impieghi, dividendi percepiti, guadagni in conto capitale derivanti dalla negoziazione di titoli), ma anche da eventi esterni alla banca (variazioni dei tassi di interesse o degli indici di borsa; dinamica 8 L espressione incurred non ha una traduzione letterale precisa in italiano: l accezione usata dagli IAS è presa a prestito dal linguaggio assicurativo, che definisce come incurred le perdite (da coprire con apposite riserve) già verificate, ma non ancora denunciate dagli assicurati. 9 La situazione di insolvenza equivale ad un valore dell attivo insufficiente a coprire le passività (patrimonio negativo); il default o inadempimento si riferisce invece al mancato puntuale adempimento di un obbligazione (es. mancato pagamento di una rata di mutuo), che non necessariamente si associa ad una condizione di vera e propria insolvenza. 10 Gli IAS non ammettono i fondi rischi su crediti (cfr. anche nota 26). 11 Gli IAS prescrivono l obbligo di presentare, oltre al conto economico, il prospetto delle variazioni del patrimonio netto, che evidenzi separatamente l utile o la perdita d esercizio (net income) nonché i proventi e gli oneri che vengono imputati direttamente a patrimonio netto. 12 Da sottolineare che queste riserve di utili sono, insieme al capitale sociale e le riserve legali e statutarie, componenti del patrimonio di base (immediatamente utilizzabile per la copertura delle perdite inattese) che, per la disciplina prudenziale, deve essere non inferiore al 4% dell attivo ponderato per il rischio. In merito all impatto degli IAS sul patrimonio di vigilanza cfr. il paragrafo successivo sui filtri prudenziali. 6

congiunturale). Gli effetti di tali eventi esterni non si traducono necessariamente in variazioni del reddito contabile, ma modificano il valore economico del patrimonio, e quindi devono essere sommati al reddito contabile per misurare le performance dell anno: ossia, per stabilire se, rispetto all anno precedente, il valore economico della banca è aumentato o diminuito. In pratica, tuttavia, quale dei due concetti di reddito il net income o il comprehensive income - sia più attendibile e più significativo ai fini della valutazione delle performance è un problema ancora largamente controverso, specie alla luce del fatto che la scelta se allocare proventi o oneri direttamente a conto economico o a riserve del patrimonio netto non sempre è fondata su regole chiare e definite o è addirittura lasciata alla discrezionalità degli amministratori. Questo rende di incerta valutazione i diversi profili di reddito e difficilmente comparabili le performance (il problema è definito in letteratura come fair value option). 13 La disciplina contabile italiana, in linea con i principi adottati in sede UE, non solo non accoglie fra le voci del conto economico la distinzione fra risultato netto e comprehensive income propria del modello IAS, ma altresì prescrive esplicitamente quali componenti dei risultati delle valutazione devono essere sottratte dal reddito distribuibile, limitando di fatto i fattori di arbitrarietà derivanti dalla fair value option. In particolare, è fatto divieto alle banche che adottano gli IAS di distribuire utili di esercizio derivanti da plusvalenze originate dalla valutazione al fair value di strumenti e di attività finanziarie non compresi nel portafoglio di negoziazione. Tali componenti di utile devono essere iscritti in una riserva indisponibile, che viene liberata solo quando e nella misura in cui le plusvalenze siano realmente realizzate. La riserva indisponibile di patrimonio può essere utilizzata per la copertura di perdite di esercizio solo dopo che siano state utilizzate le riserve di utili disponibili e la riserva legale, e deve essere reintegrata accantonando utili negli esercizi successivi. 3.2. I filtri prudenziali del patrimonio di vigilanza Dalle considerazioni precedenti emerge chiaramente che l applicazione degli IAS può comportare effetti particolarmente rilevanti sia sul livello sia sulla variabilità del patrimonio delle banche, proprio per effetto dell allocazione a riserve di patrimonio dei risultati della valutazione al fair value degli strumenti finanziari. Nell ottica delle autorità di vigilanza, è soprattutto la fair value option che genera i maggiori problemi. Gli spazi di discrezionalità consentiti agli amministratori delle banche si possono tradurre in modifiche arbitrarie e non controllabili del patrimonio di vigilanza e dei coefficienti patrimoniali, con effetti distorsivi, fra l altro, sul piano della parità concorrenziale. Tali problemi hanno formato oggetto di specifiche raccomandazione da parte del Comitato di Basilea e, in sede specificamente europea, del Committee of European Banking Supervisors (CEBS). Ad esse ha fatto seguito l introduzione nei paesi UE dei cosiddetti filtri prudenziali, ossia dei correttivi da applicare al calcolo dei mezzi propri delle banche, al fine di salvaguardare la qualità del patrimonio di vigilanza e di ridurne la potenziale volatilità derivante dai nuovi principi contabili. 13 La fair value option è la facoltà prevista dallo IAS 39 di valutare al fair value (imputando le variazioni di valore a conto economico) attività e passività che soddisfino determinate caratteristiche, se in tal modo si evitano incoerenze valutative. L esercizio di tale facoltà è condizionato alla circostanza che tale valutazione risulti giustificata dalla strategia di gestione del rischio adottata dalla banca, che deve motivare l esercizio di tale facoltà, darne opportuna informazione in bilancio e mantenere costante la scelta valutativa: l opzione, una volta esercitata, è considerata inderogabile.(cfr. Par. 4.2) 7

La Banca d Italia si è conformata a queste raccomandazioni in due modi 14 : a) per l esercizio 2005 (primo anno di applicazione delle norme IAS per i bilanci consolidati) le banche sono state obbligate a calcolare il patrimonio di vigilanza in base alla normativa contabile previgente; b) a partire dall esercizio 2006 (in cui anche i bilanci individuali dovranno essere redatti in base IAS), le banche sono tenute ad applicare al patrimonio di vigilanza i cosiddetti filtri prudenziali : essi consistono nell obbligo di detrarre integralmente dal patrimonio di base tutte le eventuali minusvalenze derivanti dalla valutazione al fair value delle attività finanziarie diverse da quelle comprese nel portafoglio di negoziazione; e di imputare invece le eventuali plusvalenze, ma solo nella misura massima del 50%, al patrimonio supplementare e non al patrimonio di base (il cosiddetto approccio asimmetrico). 4. L applicazione degli IAS agli strumenti finanziari 4.1. Definizione di strumenti finanziari La definizione di strumento finanziario adottata dagli IAS è più ampia di quella che risulta dalle categorie previste dalla normativa civilistica e contabile nazionale, che fa riferimento specificamente a crediti, debiti, partecipazioni. In generale, uno strumento finanziario è definito prendendo come riferimento il contratto da cui ogni strumento ha origine. Lo IAS 39 definisce infatti lo strumento finanziario qualsiasi contratto da cui derivi un attività finanziaria per un impresa e una passività finanziaria o uno strumento rappresentativo di capitale per un altra impresa. Le molteplici tipologie di strumenti finanziari (contratti di credito e di debito, titoli di debito e di capitale, strumenti derivati) possono essere ricondotti ai tre principali comparti del bilancio bancario: a) Attività finanziarie: qualsiasi attività rappresentata da: 1. disponibilità liquide; 2. diritti contrattuali a ricevere disponibilità liquide o altre attività finanziarie da altre imprese o a scambiare strumenti finanziari con altre imprese a condizioni potenzialmente favorevoli; 3. strumenti rappresentativi del capitale di un altra impresa 15. La definizione comprende la cassa, i depositi presso le banche centrali e altre banche, titoli, prestiti, effetti cambiari e i derivati con un fair value positivo. b) Passività finanziarie: qualsiasi passività rappresentante un obbligazione contrattuale 1. a consegnare disponibilità liquide o un altra attività finanziaria a un altra impresa 2. a scambiare strumenti finanziari con un altra imprese a condizioni potenzialmente sfavorevoli. La definizione comprende quindi tutte le passività onerose e non onerose e i contratti derivati con fair value negativo. 16 14 Cfr. Bollettino di Vigilanza, n. 11, 2005 e n. 4, 2006. 15 Per le partecipazioni in imprese controllate e collegate è tuttavia previsto un regime di contabilizzazione diverso da quello previsto dagli IAS 32 e 39 per la generalità delle attività finanziarie. Di conseguenza, anche nel prospetto obbligatorio del bilancio delle banche redatto secondo gli IAS, le partecipazioni sono indicate in una voce specifica, distinta dalle altre categorie tipiche di attività finanziarie (voce 100 dell Attivo). 16 I contratti derivati (contratti forward, futures, swaps, opzioni etc.) secondo gli IAS sono quindi sempre iscritti in bilancio. Essi sono strumenti finanziari che si caratterizzano perchè: a) il loro valore cambia con 8

c) Strumenti di capitale: ogni contratto che rappresenta una quota ideale di partecipazione residua nelle attività dell emittente, dopo aver sottratto tutte le sue passività. 17 Il trattamento contabile degli strumenti finanziari è definito dagli IAS in funzione della loro finalità o destinazione economica. Per questo, il portafoglio attivo e passivo della banca viene ripartito in specifiche categorie di strumenti, a cui corrispondono diversi criteri di valutazione. Detti criteri servono a misurare le variazioni di valore delle attività e delle passività rispetto a quello contabilizzato alla stipula del contratto e a definire quale impatto tali variazioni hanno sul reddito di esercizio e/o sul patrimonio. Al momento della prima iscrizione (concessione di un credito, acquisto di un titolo, emissione di un obbligazione) l importo contabilizzato per qualsiasi strumento finanziario corrisponde sempre al fair value, che coincide di norma con la somma effettivamente erogata o incassata dalla banca. 18 4. 2. Le principali categorie di strumenti finanziari dell attivo bancario I) Attività detenute per la negoziazione: attività finanziarie (titoli di debito e di capitale, derivati speculativi con valore positivo) che la banca ha in portafoglio allo scopo di trarre un profitto dalle fluttuazioni di breve termine registrate dai prezzi. Queste attività finanziarie sono rappresentate da tutte le tipologie di valori mobiliari negoziabili sul mercato finanziario. Sono sempre valutate al fair value. Da questo portafoglio hanno origine, oltre che proventi sotto forma di interessi attivi o dividendi, imputati alle corrispondenti voci del conto economico: 19 a) guadagni o perdite in conto capitale derivanti dall attività di trading svolta nell anno: sono imputati a conto economico, alla voce risultato netto dell attività di negoziazione. 20 b) plusvalenze o minusvalenze da valutazione, che sono imputate a conto economico alla voce risultato netto delle attività e passività finanziarie valutate al fair value. Rispetto alla disciplina precedente 21, gli IAS obbligano a rilevare non solo le minusvalenze, ma anche le plusvalenze: ne consegue una maggiore variabilità dei proventi della negoziazione e quindi del margine di intermediazione, la cui dinamica riflette in misura più accentuata gli effetti del rischio di mercato (positivi e negativi) a cui è esposto il portafoglio di negoziazione. riferimento alle variazioni di valore di un sottostante, rappresentato, ad esempio, da un tasso di interesse, un indice di borsa, il prezzo di un titolo, un tasso di cambio ; b) richiedono un investimento iniziale nullo o comunque molto basso; c) si regolano sempre a data futura. 17 In base agli IAS 39 e 32, l emittente di uno strumento finanziario contenente sia una componente di passività finanziaria sia una componente di capitale deve classificare distintamente le componenti dello strumento. Ad esempio, le obbligazioni convertibili in azioni contengono una componente di passività finanziaria (le obbligazioni emesse) e una componente di capitale (premio ricevuto a fronte dell opzione di conversione). Qualora sia esercitata l opzione, l ammontare inizialmente iscritto fra le passività deve essere imputato a patrimonio. 18 Nel caso di un derivato, il fair value iniziale sarà di norma pari a zero. 19 Queste componenti di reddito hanno origine da tutte le attività fruttifere: quindi si intendono sottintese anche per tutte le successive categorie. 20 Questa voce di conto economico è specifica del portafoglio di negoziazione e deriva dalla differenza fra prezzi di acquisto e di prezzi di vendita delle attività/passività finanziarie negoziate (comprate e vendute) durante l anno. 21 Prima dell applicazione delle regole IAS, le banche di norma non rilevavano le plusvalenze da valutazione, dato che valutavano i titoli del portafoglio di negoziazione al minore fra il valore di carico e il valore di mercato. 9

II) Attività finanziarie valutate al fair value: sono attività finanziarie che la banca ha designato al fair value avvalendosi della fair value option. A norma dello IAS 39 22, attività che per loro natura dovrebbero essere valutate con criteri diversi, possono essere valorizzate al fair value - in un certo senso, contro natura - o allo scopo di evitare incoerenze contabili (accounting mismatch) o perchè esse sono collegate a strumenti finanziari (es. passività) con cui condividono un particolare rischio finanziario. Per questo, in linea generale, la scelta di valutare al fair value, con risultati della valutazione direttamente imputati a conto economico, attività o passività diverse da quelle di trading deve essere motivata da precise strategie di gestione del rischio. Un ipotesi in cui questa scelta potrebbe essere giustificata si riferisce ad attività finanziarie che dovrebbero essere classificate come Crediti o Attività finanziarie disponibili per la vendita, a fronte delle quali sono state emesse passività finanziarie che dovrebbero essere valutate al costo ammortizzato (le cui variazioni del fair value non sono evidenziate in bilancio). In questo caso, se la banca ritiene che ciò dia luogo a delle incoerenze valutative, può valutare sia le attività finanziarie sia le passività finanziarie collegate al fair value, imputando le rispettive variazioni di valore direttamente a conto economico. Possono essere inserite in queste categoria non solo le attività finanziarie negoziabili, ma anche strumenti finanziari non negoziabili (ad es. depositi interbancari e pacchetti identificati di finanziamenti). Secondo la normativa italiana, le plusvalenze derivanti dalle attività finanziarie valutate al fair value (se non si tratta di attività detenute per la negoziazione) non vanno comunque ad aumentare il reddito di esercizio, ma devono essere imputate ad una riserva di valutazione (patrimonio netto) indisponibile fino a quando e nella misura in cui tali plusvalenze vengano realmente realizzate; le minusvalenze devono essere invece imputate a conto economico, a riduzione del reddito. III) Attività finanziarie disponibili per la vendita: sono attività - titoli del mercato monetario, strumenti di debito e di capitale (incluse le partecipazioni non qualificabili come di controllo), investimenti in fondi etc. non rappresentate da derivati, acquisite dalla banca con lo scopo di essere detenute per un tempo indefinito, ma che possono essere vendute per esigenze di liquidità o quando si verifichino variazioni dei tassi di interesse o dei prezzi di mercato che ne consiglino la liquidazione. Questa categoria viene considerata residuale rispetto alle altre definite dallo IAS 39 (attività finanziarie detenute per la negoziazione, attività finanziarie valutate al fair value, attività finanziarie detenute fino alla scadenza, crediti). Tuttavia, in termini quantitativi, essa ha una rilevanza non marginale nei portafogli bancari: in questa voce sono infatti confluiti soprattutto molti degli investimenti in partecipazioni che in passato venivano inclusi o nel portafoglio immobilizzato 23 o nella voce partecipazioni non di gruppo. Le attività classificate in questa voce devono essere valutate al fair value. Tuttavia, a differenza delle attività delle categorie precedenti (I e II), gli effetti della valutazione di fine esercizio (plus o minusvalenze da valutazione) vengono imputati non a conto economico, ma ad una riserva di valutazione del patrimonio netto. 24 In questo modo 22 Nella versione omologata dall UE nel 2005. Si tenga presente che lo IAS 39 è un cantiere aperto, nel senso che non esiste ancora una versione definitiva integrale concordata fra lo IASB e l UE. 23 Costituito da titoli non destinati all attività di trading, di norma valutati al costo storico, salvo le eventuali rettifiche dovute a deterioramento durevole del merito creditizio dell emittente. 24 Tale riserva misura le variazioni di valore cumulate nette fino al momento del realizzo, in cui la riserva viene stornata a utili o perdite da cessione imputate a conto economico. Merita sottolineare che gli IAS non ammettono la costituzione di fondi rischi vincolati a rischi specifici (come i fondi rischi su crediti). Le perdite vengono imputate direttamente al reddito dell esercizio in cui si verifica l impairment; gli accantonamenti per perdite di valore eccedenti quelle incurred non vengono considerati costi, ma destinazione di utili. Anche il 10

si evita di trasferire sul reddito dell anno la volatilità generata dalla valutazione al fair value di questo portafoglio. In conto economico si iscriveranno solo gli interessi maturati o, se si tratta di investimenti azionari, gli eventuali dividendi. Nel caso di impairment, ossia di deterioramento durevole di valore per effetto di un oggettivo peggioramento del merito creditizio dell emittente, la perdita cumulata imputata fino a quel momento alla riserva di valutazione, viene girata direttamente al conto economico, alla voce rettifiche. IV) Attività detenute sino a scadenza: sono esclusivamente titoli di debito che originano pagamenti fissi o determinabili (es. titoli a tasso variabile) e che hanno una scadenza definita, che la banca ha l intento esplicito e la capacità di detenere fino alla scadenza. Sono valutati al costo ammortizzato e sono soggetti a rettifica in caso di impairment. Dato che i titoli compresi in questo portafoglio vengono sottratti alla regola generale della valutazione al fair value, lo IAS 39 stabilisce criteri molto restrittivi per consentire questa deroga al principio generale. In particolare, l intento della banca di detenere i titoli fino alla scadenza deve essere espresso fin dall acquisto dell investimento e deve essere confermato dalla dimostrazione che non esistono problemi di liquidità o esigenze di reddito che possano costringere la banca a vendere i titoli prima della scadenza. Se questo dovesse comunque verificarsi, la banca non solo sarebbe soggetta ad una penale, ma le sarebbe proibito di dotarsi di un portafoglio di attività detenute fino a scadenza per un certo numero di anni, con l effetto di vedersi limitata nelle strategie di gestione del proprio portafoglio titoli. V) Crediti: sono attività finanziarie generate dalla banca creditrice, non quotate su un mercato attivo, che generano pagamenti fissi o determinabili, e che la banca prevede di recuperare integralmente se non si verificano situazioni che compromettano la capacità di rimborso del debitore. Sono valutati al costo ammortizzato e sono soggetti a rettifiche per impairment. L importo della rettifica è pari alla eventuale differenza (negativa) fra il valore atteso dei futuri flussi di cassa per interessi e capitale, scontati al tasso effettivo di rendimento (cfr. par. 3) e comprensivi del valore di possibile recupero delle eventuali garanzie, rispetto al costo ammortizzato dell esercizio in cui l event loss si manifesti. VI) Derivati di copertura: Di norma i derivati (con valore positivo) sono inclusi nelle attività finanziarie detenute per la negoziazione, in quanto si presume che siano stati posti in essere per finalità speculative. Vengono quindi valutati al fair value e i guadagni o le perdite non possono essere differiti al momento del regolamento, ma devono essere immediatamente imputati a conto economico (cfr. ultra, Esempio 2). Regole speciali di contabilizzazione vengono previste per i derivati che hanno una dimostrata funzione di copertura. Il principio generale su cui si basa la contabilizzazione delle operazioni di copertura è che la voce coperta (un singolo strumento o un portafoglio) viene valutato al fair value come lo strumento derivato di copertura. Il risultato netto delle operazioni di copertura è la somma algebrica dei guadagni/perdite sul derivato e delle perdite/guadagni dello strumento e portafoglio coperto. VII) Partecipazioni in società controllate e collegate: a queste attività il criterio del fair value non si applica, in quanto il loro valore economico incorpora i diritti di controllo, per i quali non esiste un mercato vasto ed efficiente in grado di esprimere prezzi significativi. Inizialmente vengono rilevate al costo pagato per l acquisizione. In seguito vengono valutate con il metodo del patrimonio netto: il valore contabile viene aumentato o diminuito per rilevare la quota spettante di utili o perdite della società partecipata realizzati dopo la data di fondo rischi bancari generali, pur non vietato dagli IAS, non è più previsto dalla disciplina sui bilanci bancari emanata dalla Banca d Italia. 11

acquisizione. I dividendi incassati devono essere sottratti dal valore della partecipazione. Modifiche al valore contabile possono essere necessarie per riflettere variazioni della quota posseduta derivanti da cambiamenti del patrimonio netto non transitati nel conto economico (es. rivalutazioni di immobili). 4. 3. Le principali categorie di strumenti finanziari del passivo bancario I) Debiti verso banche e clientela: si tratta della principale componente del portafoglio passivo delle banche. Comprende i depositi (interbancari e ordinari) e le passività rappresentate da titoli (obbligazioni e CD). A tali passività si applica il criterio del costo ammortizzato. II) Passività finanziarie di negoziazione: comprendono prevalentemente le posizioni corte (vendite) di valori mobiliari, i pronti contro termine di finanziamento e i derivati con fair value negativo. Vengono sempre valutate al fair value; danno origine sia a guadagni/perdite in conto capitale, imputati al risultato netto dell attività di negoziazione sia a minusvalenze/plusvalenze che vanno ad aumentare/diminuire il risultato netto delle attività e passività valutate al fair value. III) Passività finanziarie valutate al fair value: sono passività finanziarie (ivi comprese quelle non negoziabili sul mercato, come i depositi interbancari) che la banca ha valutato al fair value avvalendosi della fair value option. L utilizzo di tale opzione, come già visto per le attività, si basa su specifiche strategie di gestione del rischio che devono essere espressamente documentate (Cfr. ultra, Esempio 3). E in ogni caso esclusa dalla normativa UE la possibilità di imputare al reddito di esercizio le eventuali variazioni di valore delle passività emesse conseguenti a modifiche del merito creditizio della banca stessa (clausola di esclusione dell own credit risk prevista con finalità di supervisione). CATEGORIE (tra parentesi le voci dell attivo del prospetto obbligatorio del bilancio bancario) 1. Attività finanziarie valutate al fair value: - attività finanziarie detenute per la negoziazione (20) - attività finanziarie valutate al fair value [in base all option value] (30) 2. Attività finanziarie disponibili per la vendita (40) Principali categorie di attività finanziarie CRITERI DI VALUTAZIONE fair value fair value RISULTATI DELLE VALUTAZIONI (tra parentesi le corrispondenti voci del conto economico o del passivo del prospetto obbligatorio del bilancio bancario) Regola generale: imputazione a conto economico: risultato netto delle attività e passività valutate al fair value (110) Eccezione: Plusvalenze derivanti dalla fair value option: variazione del patrimonio netto: riserve di valutazione (130 Passivo) - variazione del patrimonio netto: riserve di valutazione (130 Passivo) - imputazione a conto economico: rettifiche (riprese) nette di valore per deterioramento (130 b) conto economico: utili/perdite da cessione di attività disponibili per la vendita (100 b) 12

3. Attività finanziarie detenute sino alla scadenza (50) costo ammortizzato conto economico: rettifiche (riprese) nette di valore per deterioramento (130 c) conto economico: differenza +/- di interessi attivi calcolati al tasso interno di rendimento (10) conto economico: utili/perdite da cessione di attività detenute fino a scadenza (100 c) 4. crediti - verso banche (60) - verso clienti (70) 5. Derivati di copertura (80) 6. Partecipazioni (in società controllate o collegate) (100) costo ammortizzato fair value pro quota del patrimonio netto della partecipata conto economico: rettifiche (riprese) nette di valore per deterioramento (130 a) conto economico: differenza +/- di interessi attivi calcolati al tasso interno di rendimento (10) conto economico: utili/perdite da cessione di crediti (100 a) conto economico: risultato netto dell attività di copertura (90) conto economico: utili (perdite) su partecipazioni (240) Principali categorie di passività finanziarie CATEGORIE (tra parentesi le voci del passivo del prospetto obbligatorio del bilancio bancario) 1. Debiti: verso banche (10) verso clientela (20) titoli in circolazione (30) 2.Passività finanziarie valutate al fair value: passività finanziarie di negoziazione (40) passività finanziarie valutate al fair value [in base all option value] (50) 3. Derivati di copertura (60) CRITERI DI VALUTAZIONE costo ammortizzato fair value fair value RISULTATI DELLE VALUTAZIONI (tra parentesi le corrispondenti voci del conto economico o del passivo del prospetto obbligatorio del bilancio bancario) conto economico: differenza +/- di interessi passivi calcolati al tasso interno di rendimento (20) conto economico: utili/perdite da riacquisto di passività finanziarie (100d) conto economico: risultato netto delle attività e passività valutate al fair value (110) variazione del patrimonio netto: riserve di valutazione (140 Passivo) conto economico: risultato netto dell attività di copertura (90) 13

SCHEMI OBBLIGATORI DEL BILANCIO BANCARIO (cfr. Banca d Italia, Il bilancio bancario, dicembre 2005) STATO PATRIMONIALE Voci dell attivo T T-1 10 Cassa e disponibilità liquide 20 Attività finanziarie detenute per la negoziazione 30 Attività finanziarie valutate al fair value 40 Attività finanziarie disponibili per la vendita 50 Attività finanziarie detenute fino alla scadenza 60 Crediti verso banche 70 Crediti verso clientela 80 Derivati di copertura 90 Adeguamento di valore di attività oggetto di copertura generica (+/-) 100 Partecipazioni 110 Attività materiali 120 Attività immateriali 130 Attività fiscali 140 Attività non correnti e in via di dismissione 150 Altre attività TOTALE ATTIVO Voci del passivo e del patrimonio netto T T-1 10 Debiti verso banche 20 Debiti verso clientela 30 Titoli in circolazione 40 Passività finanziarie di negoziazione 50 Passività finanziarie valutate al fair value 60 Derivati di copertura 70 Adeguamento di valore di passività oggetto di copertura generica (+/-) 80 Passività fiscali 90 Passività associate ad attività in via di dismissione 100 Altre passività 110 Fondo di trattamento di fine rapporto 120 Fondi per rischi e oneri 130 Riserve di valutazione 140 Azioni rimborsabili 150 Strumenti di capitale 160 Riserve 170 Sovrapprezzi di emissione 180 Capitale 190 Azioni proprie (-) 200 Utile (perdita) di esercizio (+/-) TOTALE DEL PASSIVO E DEL PATRIMONIO NETTO 14

CONTO ECONOMICO Voci T T-1 10 Interessi attivi e proventi assimilati 20 Interessi passivi e oneri assimilati 30 Margine di interesse 40 Commissioni attive 50 Commissioni passive 60 Commissioni nette 70 Dividenti e proventi simili 80 Risultato netto dell attività di negoziazione 90 Risultato netto dell attività di copertura 100 Utili(perdite) da cessione o riacquisto di: a) crediti b) attività finanziarie disponibili per la vendita c) attività finanziarie detenute fino alla scadenza d) passività finanziarie 110 Risultato netto delle attività e passività finanziarie valutate al fair value 120 Margine di intermediazione 130 Rettifiche/riprese di valore di: a) crediti b) attività finanziarie disponibili per la vendita c) attività finanziarie detenute fino alla scadenza d) altre operazioni finanziarie 140 Risultato netto della gestione finanziaria 150 Premi netti 160 Altri proventi netti della gestione assicurativa 170 Risultato netto della gestione finanziaria e assicurativa 180 Spese amministrative: a) per il personale b) altre spese amministrative 190 Accantonamenti netti ai fondi rischi e oneri 200 Rettifiche/riprese di valore su attività materiali 210 Rettifiche/riprese di valore su attività immateriali 220 Altri oneri/proventi di gestione 230 Costi operativi 240 Utile (perdita) delle partecipazioni 250 Risultato netto della valutazione al fair value delle attività materiali e immateriali 260 Rettifiche di valore dell avviamento 270 Utile (perdite) da cessione di investimenti 280 Utile (perdita) dell operatività corrente al lordo delle imposte 290 Imposte sul reddito dell esercizio dell operatività corrente 300 Utile (perdita) dell operatività corrente al netto delle imposte 310 Utile (perdita) dei gruppi di attività in via di dismissione al netto delle imposte 320 Utile (perdita) di esercizio 15

ESEMPI Esempio 1 calcolo del costo ammortizzato di un prestito: Prestito erogato: 1000; scadenza: 5 anni; tasso di interesse nominale: 5%; commissione incassata dalla banca per servizi prestati: 30 In questo caso, in virtù delle commissioni addebitate all affidato, il finanziamento effettivamente erogato è pari a 1000 30 = 970; il tasso di rendimento effettivo è quindi maggiore di quello nominale. Il tasso effettivo di rendimento del prestito è calcolato come quel tasso interno di rendimento che uguaglia il valore iniziale dell investimento al valore attualizzato dei pagamenti percepiti dalla banca. Equivale quindi al tasso i che si ricava dalla relazione: 50 50 50 50 1050 + + + + = 970 2 3 4 5 (1 + i ) (1 + i) (1 + i) (1 + i) (1 + i) Il valore del tasso i corrisponde al tasso di interesse effettivo (TIR) = 0,057 Il valore iniziale del prestito iscritto in bilancio è pari al suo costo effettivo, ossia 970. Gli interessi imputati annualmente al margine di interesse vengono calcolati applicando al valore del costo ammortizzato di inizio anno il tasso di interesse effettivo. 25 Anno Costo ammortizzato inizio anno Interessi effettivi (#) Pagamenti interessi Pagamenti Capitale Costo ammortizzato (valore di bilancio) [e] = [a]+[b]-[c]-[d] [a] [b] = [c] [d] [a]*5,7% 1 970 55,3 50-975,3 2 975,3 55,7 50-981,0 3 981,0 56,0 50-987,0 4 987,0 56,3 50-993,3 5 993,3 56,7 50 1000 - (#) Gli interessi calcolati al tasso effettivo [b] sono inseriti in conto economico, nel margine di interesse. Gli interessi effettivamente pagati [c] sono invece flussi di cassa che vanno a ridurre il valore del credito in essere. Esempio 2 - Calcolo il fair value di un derivato: interest rate swap ( IRS) Definizione e funzione dell IRS: è un accordo fra due parti che si impegnano a scambiarsi reciprocamente due flussi di interessi futuri calcolati su un capitale nozionale. Di solito, gli IRS consistono nello scambio di interessi a tasso fisso contro interessi a tasso variabile (questi ultimi calcolati in base al Libor o all Euribor). 25 L ammortamento della differenza fra valore iniziale e valore finale (che, in questo caso, ha segno positivo) corrisponde alla differenza fra gli interessi calcolati al tasso interno di rendimento sul costo ammortizzato iniziale e gli interessi sul capitale nominale: in base ai dati della tavola, al valore [(b)-(c)]. 16

Una banca può utilizzare l IRS per limitare o gestire la sua esposizione alle fluttuazioni dei tassi di interesse o per indebitarsi ad un costo inferiore rispetto a quello che pagherebbe senza lo swap. Dati: Banche A e B stipulano un IRS, scadenza 4 anni. La banca B si impegna a pagare a banca A un flusso di interessi a tasso fisso annuale 4,6% su un capitale nozionale di 100 milioni interessi; la banca A si impegna a pagare sullo stesso capitale un flusso di interessi a tasso Libor-6 mesi. Il tasso Libor è noto al tempo zero, per i semestri successivi viene calcolato in base alla curva per scadenza dei tassi spot (come tasso a 6 mesi dopo 1,2,3...7 semestri). All inizio dell operazione (tempo zero) il valore del contratto è zero per entrambe le parti; assume valore positivo o negativo solo a partire dai semestri successivi, dato che lo scambio avviene a maturazione degli interessi (alla fine di ogni semestre). Si riportano nella tavola seguente i valori dei flussi di cassa in base ad un andamento simulato del Libor. tempi (anni) Libor 6 mesi [1] Flussi a tasso fisso [2] mil.ni Flussi tasso variabile [3] mil.ni Flusso netto swap per Banca A [4] = [2] [3] mil.ni 0.0 2,8% - - - 0.5 3,4% 2,3 1,4 0,9 1.0 4,4% 2,3 1,7 0,6 1.5 4,2% 2,3 2,2 0,1 2.0 5,0% 2,3 2,1 0,2 2.5 5,6% 2,3 2.5-0,2 3.0 5,2% 2,3 2,8-0,5 3.5 4,4% 2,3 2,6-0,3 4.0 3,8% 2,3 2,2 0,1 Al tempo iniziale, il fair valore (valore attuale dei flussi di cassa) dello swap è positivo per la banca A ed è pari a 926.958; ovviamente, lo stesso derivato ha, per la banca B, un valore attuale negativo di pari importo. 26 Esempio 3 Copertura generica (copertura del rischio di interesse, con azzeramento del Gap duration) Dati: La banca ha all attivo attività disponibili per la vendita rappresentate da obbligazioni non quotate a tasso fisso: i a = 5%; duration D a = 4,546 anni; valore A 0 = 5000. Ipotesi ai fini del calcolo dei risultati della copertura: che i tassi nell esercizio aumentino di 100 p.b. Δi = 0,01. La banca decide di coprirsi dal rischio di interesse utilizzando un emissione di obbligazioni non quotate a tasso fisso: i p = 3%, duration D p= 7 anni; valore P 0 = da definire in base all Hedging ratio 26 L attualizzazione dei flussi di cassa viene fatta, per semplicità, al tasso Libor a 6 mesi al tempo iniziale: ossia al tasso semestrale dell 1,4%. 17

Le perdite di valore dell attivo possono essere compensate da perdite di valore del passivo correlato, immunizzando il valore economico del patrimonio. A questo scopo, la banca designa le attività e le passività finanziarie correlate al fair value, in modo da realizzare un operazione di copertura generica (in questo caso, senza ricorrere ad un derivato). Problema: Quale è il valore P 0 delle passività che la banca può considerare correlato dal punto di vista del rischio, al fine di utilizzare correttamente l opzione del fair value per le attività e le passività? Qualora si realizzi la prevista variazione dei tassi di mercato, la copertura è perfetta se: ΔA = ΔP Quindi deve essere: Da Δi ( 1+ i A 0 - D p P ) 1 0 0 = [1] + i a p Il rapporto: A P 0 0 D a 1+ i D p 1+ i a p è definito Hedging ratio, ossia rapporto di copertura e consente di calcolare il valore desiderato di P 0 che consente di azzerare il Gap di duration [1] P 0 = A D a 1+ i a 0 [2] D p 1+ i p Da Duration modificata dell attivo DM a = 1+ ia = 4,546/(1,05) = 4,329 D p Duration modificata del passivo DM p = 1+ i = 7/(1,03) = 6,796 Variazione di fair value dell attivo, all aumento dell 1% dei tassi: ΔA 0 = - DM a *Δi*A 0 = - 4,329 * 0,01* 5000 = - 216,476 (in CE: - 216, 476 = adeguamento di valore di attività oggetto di copertura generica) p Valore delle passività P 0, secondo la relazione [2]: P 0 = 4,329/6,796* 5000 = 3185,29. P 0 misura l importo delle obbligazioni iscritte al passivo che la banca può considerare correlate, in funzione della strategia di copertura del rischio di tasso, alle attività finanziarie per 5000. Infatti, qualora la variazione attesa dei tassi si verificasse, la diminuzione del fair value del passivo compenserebbe esattamente quella dell attivo. Questo si verifica dal calcolo seguente: Variazione di fair value del passivo, all aumento dell 1% dei tassi: ΔP 0 = - DM p *Δi*P 0 = - 6,796*0,01*3185,29 = - 216, 476 (in CE: -216, 476 = adeguamento di valore di passività oggetto di copertura generica). 18