Un capolavoro del Guidobono nel Castello Sforzesco



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LA CASANA 32-37:Layout 1 14-11-2007 19:07 Pagina 32 Un capolavoro del Guidobono nel Castello Sforzesco di Guido Farris e Paola Roseo Piatto in maiolica modellato a stampo (d. cm 40) decorato da Bartolomeo Guidobono. Milano, Civiche Raccolte di Arte Applicata del Castello Sforzesco. 32

LA CASANA 32-37:Layout 1 14-11-2007 19:07 Pagina 33 Era stata l impeccabile ed affascinante armonia compositiva ad attirare la nostra attenzione su quel grande piatto policromo, appartenente alle collezioni del Museo milanese del Castello Sforzesco, che molti autori avevano scelto per illustrare la parte che nei loro testi era dedicata alla maiolica ligure. Il nostro primo incontro con il piatto risale forse al lontano 1973 ma non siamo sicuri di non averlo visto casualmente, affrettatamente e senza disporre delle condizioni necessarie a capirne l importanza qualche tempo prima quando il Conti ne presentò nel suo libro l illustrazione con la distratta didascalia di piatto abborchiato, decorato con blasone gentilizio e putti in turchino e giallo. d. cm 39. Tipologia ligure (Savona) della fine del XVII secolo. Milano, Musei del Castello 1. L A. non ritenne di soffermare la sua attenzione sulla illustrazione che riutilizzò nella ristampa di sette anni dopo, ristampa sulla quale comparve con identica didascalia e però erroneamente compresa nella categoria Tipologia del figurato bianco-turchino (1630-1700) pur essendo chiaramente policroma 2. A dire il vero l illustrazione dello stupendo piatto in maiolica del quale abbiamo ora finalmente deciso di occuparci era comparsa molti anni prima, nel 1965, nel grosso volume che il Barile aveva dedicato alla produzione ceramica albisolese e però con tali scadenti caratteristiche illustrative per di più in monocromia blu da impedirne un esame che ne evidenziasse le reali qualità del disegno e del cromatismo. L A. presentava l illustrazione con la didascalia Grande piatto da parata con conchiglie a rilievo. Nel centro del cavetto: stemma nobiliare policromo contornato da una interessante bambocciata di putti alati sulla quale ci permettiamo in- Piatto reale in maiolica modellato a stampo decorato da Bartolomeo Guidobono. È stato offerto nel 1680 al Rev. Bernardino Della Chiesa in occasione della sua consacrazione vescovile. Genova, collezione privata. 33

LA CASANA 32-37:Layout 1 14-11-2007 19:07 Pagina 34 Sopra dall alto in senso orario Dettaglio del piatto, Civiche Raccolte di Arte Applicata del Castello Sforzesco, con il putto della riserva in alto (a sinistra di chi guarda). Può essere confrontato con quello uno dei putti offerenti sul piatto del Vescovo Bernardino Della Chiesa. Dettaglio del piatto, Civiche Raccolte di Arte Applicata del Castello Sforzesco, con il putto della riserva in alto (a destra di chi guarda). Può essere confrontato con quello un altro dei putti offerenti sul piatto del Vescovo Bernardino Della Chiesa. A fronte, sopra dall alto in senso orario Dettaglio di un piatto con il blasone del Cardinale de Portocarrero (quello pubblicato nel 1992). Come si vede costituisce un ottimo strumento di confronto con il dettaglio di un piatto con il blasone del Cardinale de Portocarrero (uno di quelli pubblicati nel 2002). Il confronto, seppure in condizioni di maggiore difficoltà, può anche giovarsi delle raffigurazioni dei putti che si trovano negli affreschi (Palazzo Reale Torino) o nelle pitture su tela ( Visitazione nel Santuario Nostra Signora della Costa, SanRemo) eseguiti da Bartolomeo Guidobono. 34

LA CASANA 32-37:Layout 1 14-11-2007 19:07 Pagina 35 tanto di osservare che i putti alati non si trovano collocati nel centro del cavetto ma in sei riserve che sono situate nell ingiro al di fuori quindi del cerchio che delimita il cavetto; l A. non precisa le misure del piatto e la possibile esistenza di una marca e lo attribuisce a produzione di Officine Albisolesi 3. La scarsa valorizzazione della figura usata dall A. non contribuì in alcun modo a richiamare l interesse degli studiosi sull oggetto che avrebbe meritato evidentemente ben altri strumenti illustrativi. Nel 1979 la raffigurazione che ne comparve nel volume del Marzinot risultava cromaticamente corretta e tanto la qualità quanto le dimensioni erano tali da consentire uno studio dettagliato; l A. dotava la illustrazione della didascalia Grande piatto da parata con sulla tesa un motivo a conchiglie e riserve decorate con putti. Nell ingiro una corona a motivi vegetali, nel cavetto stemma nobiliare riferito quasi certamente al committente. Seconda metà XVII secolo (d. 45; Milano, Museo del Castello Sforzesco). Curiosamente le riserve con i putti che il Barile collocava nel cavetto vengono qui collocate nella tesa, ad evidente testimonianza del fatto che quella zona del piatto avente diritto alla denominazione di ingiro ha delimitazioni che non sono state ancora ben capite da molti descrittori di ceramiche. È comunque curioso che, nel volume del Marzinot, il diametro (d. 45) risulti assai più elevato di quello annotato dal Conti. Nella ristampa del 1987 la figura veniva ancora presentata nelle stesse dimensio- 35

LA CASANA 32-37:Layout 1 14-11-2007 19:07 Pagina 36 ni, con le stesse qualità cromatiche e distintive e con identica didascalia 4. È nel 2000 che ne ricompare la raffigurazione nel primo dei tre volumi che descrivono l importante collezione ceramica del Museo milanese di Arti Applicate. Questa volta, nella didascalia con la quale viene presentato da Cameirana 5, leggiamo precisazioni che ci sono parse abbastanza coerenti con le lunghe analisi alle quali ci eravamo dedicati da tempo. Le vogliamo ora sottoporre all attenzione degli studiosi esponendo anche le convinzioni alle quali noi eravamo pervenuti nella speranza che ne possa conseguire un utile discussione conclusiva. Cameirana osserva che Nelle riserve sono raffigurati, con una raffinata decorazione, sei putti alati in diversi atteggiamenti, forse ripresi da disegni del pittore savonese Bartolomeo Guidobono ; ancora diversa, sia da quella del Conti che da quella del Marzinot, la dimensione del diametro che viene qui data di cm 40. L ipotesi interpretativa di Cameirana, come abbiamo detto, ci è parsa di notevole interesse ma non possiamo fare a meno di chiederci, e lo diciamo prescindendo dalle convinzioni alle quali eravamo già pervenuti, quale potesse essere l ignoto pittore di bottega che sia stato capace di inventare un progetto decorativo di quella armoniosa complessità e di tradurre in termini pittorici di assoluta perfezione formale e cromatica i disegni che erano forse stati eseguiti da Bartolomeo Guidobono. Ma è a questo punto che è necessario esporre, cercando di farlo in modo il più esaustivo possibile, le caratteristiche del piatto-capolavoro che è stato incomprensibilmente, a nostro avviso, trascurato per tanti anni e soprattutto da studiosi della ceramica che godevano di una fama riconosciuta presso tutti quelli che si erano interessati di Storia delle Arti Decorative. A nostro parere il piatto-capolavoro del quale ci stiamo occupando da tanti anni merita di acquisire una posizione ai massimi livelli artistici. Cominciamo a dire che si tratta di un oggetto modellato a stampo che fruisce della realizzazione pittorica di un progetto decorativo che già di per sé rivela la straordinaria capacità e l esperienza professionale nonché le qualità geniali ed esecutive dell artista. Nella tesa a bordo festonato le solcature del disegno a stampo, disegno con verosimile rappresentazione di conchiglie, sono colorate in un blu cobalto piuttosto intenso che è però distribuito in modo da trovarsi in contrasto, nell insieme delle solcature, con il bianco dello smalto che è qui e là lasciato trasparire venendo così a determinare una apparente accentuazione del cobalto. L ingiro, fruendo di sei riserve a stampo che risultano radialmente separate dal piccolo nastro di solcature che costituisce il peduncolo delle grandi conchiglie della tesa, mostra in ognuna delle sei riserve un putto alato. I peduncoli di separazione posseggono anche qualche piccolo tralcio vegetale o qualche ciuffo di fogliame. La delimitazione del cavetto è costituita da un piccolo rilievo circolare a stampo, accentuato da delicato bluverde, ha sui suoi bordi qualche piccolo ciuffo d erba o di fogliame e fa da cornice ad un imponente blasone gentilizio che è fatto risaltare su un alone bianco che lo circoscrive. Non possiamo fare a meno di sottolineare ancora una volta quanto il progetto decorativo del nostro piatto-capolavoro risulti essere stato inventato per acquisire funzioni laudative. È quindi verosimile pensare che si tratti di un oggetto offerto in omaggio alla persona alla quale apparteneva il blasone in occasione di una qualche importante evenienza. La tesa-cornice di colore accentuato ha la funzione di offrire il maggior contrasto possibile ai bellissimi putti alati dell ingiro ma soprattutto al blasone che occupa il cavetto. È stato nel 1992 che abbiamo proposto di attribuire ad esecuzione di Bartolomeo Guidobono il piatto con lo scudo araldico del cardinale Fernandez de Portocarrero, piatto sul quale era rappresentata la figura di putti che mostravano una notevole vivacità e che avevano un ciuffo di capelli spostato da un repentino movimento del capo 6 ; che i putti dipinti dal Bartolomeo Guidobono si distinguessero per le torsioni del capo o per le più varie posture del corpo e degli arti, lo avevamo già osservato nel grande piatto che aveva allestito in occasione della consacrazione vescovile di Bernardino Della Chiesa 7, piatto che, pur avendo una decorazione molto complessa e di grandissima differenza, presenta un aspetto che ha evidenti analogie generali con il piatto del quale ora ci occupiamo. La illustrazione di altri sei piatti del servizio del cardinale de Portocarrero forniva poi, nel 2002, una preziosa ulteriore possibilità di ricorrere a comparazioni perché in tutti i piatti risultavano rappresentati putti nei più diversi atteggiamenti 8. I confronti che si possono adesso effettuare al fine di evidenziare un elevato numero di analogie palesi allo scopo di stabilire chi abbia eseguito la decorazione del piatto di cui ci interessiamo, portano ora a concludere con un buon margine di sicurezza che la nostra ipotesi era corretta e che si tratta di un capolavoro di pittura su maiolica eseguito da Bartolomeo Guidobono (si vedano le illustrazioni alle pagg. 34-35), che riteniamo costituiscano una sufficiente documentazione esemplificativa delle numerose analogie che, dal punto di vista stilistico, cromatico, compositivo, ecc., si possono trovare nelle opere d arte che sono scaturite dalla sua mano e che possono essere agevolmente utilizzate per confermare una ipotesi attributiva). Ancora da sottolineare, per l attribuzione a Bartolomeo e abbiamo già avuto altre occasioni per farlo, che questo grande pittore ha dedicato anche questa volta puntigliosamente, la sua attenzione a quegli elementi che avrebbero potuto essere considerati minori e che certamente non sa- 36

LA CASANA 32-37:Layout 1 14-11-2007 19:07 Pagina 37 rebbero stati oggetto di molta attenzione per la gran parte dei pittori di bottega. Così, il più piccolo ciuffo d erba, il più piccolo tralcio vegetale, si trovano rappresentati anche nel nostro piatto con una lodevole precisione, con la stessa cura che era stata dedicata ai delicati e piccoli dettagli fisionomici. Un altra puntigliosità di Bartolomeo, ed anche questa abbiamo già avuto modo di sottolineare, è quella di concludere la composizione tenendo anche conto di certe esigenze di simmetria. Nel nostro piatto non può infatti sfuggire all attenzione che i due putti della parte inferiore sono tutti e due rivolti verso l esterno, quelli centrali sono tutti e due in posizione eretta e quelli in alto sono tutti e due rivolti verso l interno... e che, per sottolineare la centralità della composizione e per contribuire alla definizione della posizione (espositiva evidentemente), nella parte dell ingiro che si trova al di sopra dei cimieri è disegnato l unico cespo vegetale di una certa grandezza. Il blasone e tutti i suoi attributi risultano circoscritti, come abbiamo detto, da un alone bianco che ha l evidente funzione di accentuare la sua importanza in coerenza con il contributo del contrasto dovuto all intenso blu della tesa. Lo scudo possiede una accartocciatura esterna, ha una partizione con due spazi a destra e tre a sinistra ed è timbrato da un elmo con la graticolatura posta di fronte. Due vistosi lambrecchini scendono dai due lati dell elmo che possiede tre cimieri. Altri due vistosi lambrecchini sono disposti ai lati della metà inferiore dello scudo. Il colore giallo dei pezzi che costituiscono la graticolatura è dovuto al fatto che si vuole significare che sono d oro, particolare, che in accordo con la disposizione frontale, significa che si tratta di un blasone di dignità marchionale. Le raffigurazioni che si trovano nei cinque spazi determinati dalle troncature non sono facilmente interpretabili anche perché la leggibilità delle illustrazioni non è sufficiente per chiarire in modo sicuro il loro significato. Del resto l annotazione...blasone di una famiglia nobiliare di non facile individuazione... fatta da chi ha potuto osservare l oggetto e non solo la sua illustrazione 9, ha attenuato lo scrupolo della nostra incapacità a stabilire chi fosse il marchese che nel tardo 600 ha ricevuto in dono un capolavoro di Bartolomeo Guidobono. Una delle ragioni seppure non fosse tra le più importanti per le quali abbiamo soprasseduto alla decisione di esprimere la nostra opinione attributiva sul piatto che da molti anni aveva attirato la nostra attenzione, era del resto proprio quella che non eravamo riusciti a stabilire il casato del blasone. Avevamo sfogliato una per una le pagine di tutti i volumi dello Spreti 10 e di altri repertori araldici ma non eravamo riusciti a trovare quale fosse la famiglia di appartenenza. È anche possibile però che le condizioni di conservazione del piatto abbiano contribuito ad ostacolare una corretta interpretazione degli spazi perché nella sua schedatura troviamo anche scritto che il piatto... presenta rotture ricomposte, lacune nello stemma.... L assenza di marca sul fondello vi si trovano solo alcune foglie allungate disposte a cerchio è stata sufficiente a stimolare le proposizioni campanilistiche del Barile che ne ha approfittato per assegnare il manufatto alla produzione albisolese mentre si tratta invece, ovviamente, di un prodotto in maiolica eseguito in una officina ceramica savonese e dipinto dalla mano di Bartolomeo Guidobono; quanto alla sua possibile datazione e, in assenza di elementi di sicura attendibilità storica, basandoci sulle affinità alle quali abbiamo fatto riferimento quelle del piatto reale del vescovo Bernardino Della Chiesa ed alla qualità di un disegno privo di incertezze, proporremmo di collocarla in qualche anno prima, o in qualche anno dopo, il 1680. Note e bibliografia 1 Conti Giovanni, L arte della maiolica in Italia, fig. 372, Milano 1973. 2 Conti Giovanni, L arte della maiolica in Italia, fig. 458, Busto Arsizio 1980. 3 Barile Costantino, Antiche maioliche liguri. Maioliche di Albisola, tavola L, Milano 1965. 4 Marzinot Federico, e ceramisti di Liguria, fig 258 a pag 225, Genova 1979. Id. per ristampa Genova 1987. 5 Cameirana Arrigo, Museo di Arti Applicate. Ceramiche, (AA. Vari), Tomo I, pag. 370 (fig. 422), Milano 2000. 6 Farris Guido, in Genova nell Età Barocca, pag. 379, Genova 1992. 7 Farris Guido, loco citato, pag. 377. 8 Cameirana Arrigo, in Bartolomeo e Domenico Guidobono, tavv. LIX b g, Torino 2002. 9 Cameirana Arrigo, loco citato, 2000. 10 Spreti Vittorio, Enciclopedia Storico-Nobiliare Italiana, otto volumi, Milano 1928-1935 (ristampa Bologna 1969). Anche le ricerche del Dott. Andrea Lercari che ha gentilmente messo a nostra disposizione la Sua preparazione araldistica, non sono state sufficienti per individuare il casato del blasone. È possibile che la difficoltà sia proprio da attribuire al fatto che la decorazione del blasone presenta mancanze da rottura. L interessante ipotesi del Dott. Lercari suggerisce che lo stemma potrebbe essere costituito dall accostamento dei segni araldici di due casati e che tale condizione grafica sia stata occasionale; fatta provvisoriamente per sottolineare l unione delle due famiglie in occasione di un matrimonio. Ipotesi di notevole interesse perché è proprio a Bartolomeo Guidobono, come abbiamo ripetutamente accertato, che viene affidato il compito di decorare un grande piatto in maiolica da offrire in dono alla persona (o alle persone come in questo caso) in occasione di una importante evenienza. Porgiamo i nostri sentiti ringraziamenti al Dott. Lercari. 37