LO STALKING: PSICOLOGIA E PSICOPATOLOGIA DELLE



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Irene Pacifico LO STALKING: PSICOLOGIA E PSICOPATOLOGIA DELLE CONDOTTE PERSECUTORIE Edizione Istituto HFC - 2012

Indice Introduzione p.3 Lo Stalking p.5 Lo Stalker p.11 La Vittima p.21 Appendice p.27 Bibliografia p.28 Note p.30

La caccia non è uno sport. In uno sport, entrambi i contendenti sanno di giocare. Paul Rodriguez Introduzione personale, soprattutto maschi, di età compresa tra i 18 e i 25 anni, ai danni delle donne, in cui le fasce d età appaiono più variegate (18-25 anni nel 20% dei casi, 35-44 Lo stalking, noto anche come Sindrome del Molestatore Assillante, è un fenomeno multifattoriale e multidisciplinare portato alla ribalta dai media statunitensi intorno alla metà degli anni 80, in seguito ad episodi di molestie assillanti ai danni di personaggi celebri dello spettacolo e dello sport. In realtà, ciò che emerso negli ultimi anni è un quadro ben più ampio e drammatico: nella maggior parte dei casi, le molestie sono rivolte ad ex partner, colleghi, amici o conoscenti, clienti o pazienti. Tale fenomeno è dilagante anche in Italia (tab. 1), tant è che secondo i dati dell Osservatorio Nazionale sullo Stalking, un italiano su cinque ne è vittima. I risultati che si desumono da una ricerca condotta sull intero territorio nazionale su soggetti tra 17 e 80 anni, denunciano che il 70% delle vittime è donna. Il molestatore è il partner o l ex partner nel 55% dei casi, nel 5% si tratta di un membro della famiglia, di un collega nel 15% e di un vicino nel 25% dei casi. Un fenomeno, quindi, realizzato di solito tra persone legate da un precedente legame nel 6.8%, superiore a 55 anni nell 1.2%). Emilia Romagna Toscana Calabria Basilicata Campania Friuli Lazio Sicilia Veneto Lombardia Valle d Aosta Piemonte Liguria Trantino Sardegna Marche Puglia Il fenomeno in Italia % 29% 28% 24% 22% 22% 22% 21% 21% 20% 19% 19% 19% 18% 18% 18% 17% 13% Tabella 1: Incidenza geografica del fenomeno in Italia (ONS, www.stalking.it). Il dato è ancor più allarmante se si pensa che questi risultati non forniscono una stima esaustiva della realtà poiché si riferiscono esclusivamente ai casi denunciati ed escludono il numero oscuro scaturito dal forte calo di denunce e dall alta percentuale di omicidi che ha avuto come preludio atti di stalking.

Le motivazioni che le vittime adducono alla mancata denuncia derivano principalmente dalla scarsa fiducia nei confronti delle autorità. Come si vedrà più avanti, infatti, la cornice legislativa limita gli interventi di prevenzione e non offre alcuna tutela o protezione dopo la denuncia: paradossalmente, è impossibile fermare lo stalker prima che aggredisca formalmente la vittima. Le azioni messe in atto nello stalking possono essere percepite in maniera diversa da parte della vittima in stretta correlazione con quelli che sono i fattori sociali e culturali. L eterogeneità delle condotte persecutorie sottolinea come sotto l etichetta di stalking ricadano comportamenti estremamente differenziati: un mix di comportamenti accettati a livello sociale, considerati per lo più normali, che sfumano in persecuzione, intrusività e pervasività. Tutto ciò può rendere estremamente complesso identificare una netta linea di demarcazione tra lecito e reato e, soprattutto, l attimo in cui è possibile identificare il fenomeno come tale. Anche rispetto al genere, ci sono ancora troppe interferenze culturali. Si è portati a credere che il fenomeno stalking, così come la maggior parte dei comportamenti violenti, contempli esclusivamente vittime di sesso femminile. Non è così, ed il fatto che le percentuali enfatizzino la vittimizzazione femminile, è probabilmente dovuto al fatto che gli uomini sono poco inclini a manifestare paura se la minaccia proviene da una donna e a risolvere da soli il problema. Infine, va sottolineato che nel 90% dei casi, il molestatore è un familiare o un conoscente e ciò contribuisce a rendere ancora più restia la vittima a sporgere denuncia, per pudore, riservatezza, o a causa di un generoso tentativo di salvaguardarne l immagine davanti agli affetti comuni. È forte la convinzione di riuscire a gestire da soli la situazione, ma frequentemente il tentativo di discutere, percepito dal molestatore come l ennesimo rifiuto, innesca un escalation inarrestabile di comportamenti persecutori. Storie e cause diverse, ma con un solo e unico denominatore: ripetute e intenzionali condotte persecutorie che provocano nella vittima gravi disagi psichici ed emotivi o, nei casi più gravi, possono sfociare in veri e propri quadri psicopatologici quali la sindrome da trauma da stalking, disturbi depressivi o d'ansia. Il presente lavoro mira alla descrizione dei profili psicologici di autore e vittima di stalking alla luce delle casistiche più recenti, con la convinzione che solo una consapevolezza maggiore del problema potrà portare ad una più facile individuazione e all elaborazione di strategie di intervento più idonee.

Lo Stalking Il termine anglosassone Stalking descrive un pattern comportamentale volontario e mirato costituito da una serie di comportamenti persecutori, ripetuti ed intrusivi di sorveglianza, controllo e ricerca di contatto, verso una persona conosciuta o sconosciuta, cui non sono graditi perché fonte di fastidio e preoccupazione per la propria o altrui incolumità (Curci Galeazzi, 2003). E non è un caso se il termine deriva dal verbo To Stalk, caratteristico del linguaggio tecnico-gergale della caccia il cui significato è braccare, fare la posta, avvicinarsi di nascosto alla preda. Questa definizione esprime pienamente l inquietudine e lo stato mentale della vittima che si ritrova ad essere ostaggio psicologico dello stalker. sindrominco che vede come protagonisti tre elementi caratteristici: 1. Un autore, lo stalker, mosso da un investimento ideo-affettivo su una relazione reale o immaginata; 2. Una serie di comportamenti ripetitivi, insistenti ed intrusivi finalizzati alla comunicazione, alla sorveglianza ed al contatto. A questi si contrappongono le risposte della vittima che, insieme agli agiti dell offender, rappresentano la dinamica relazionale e comunicativa della coppia; 3. Una vittima, che vive in un perenne stato di allerta e angoscia per la propria incolumità per la pressione psicologica conseguente alla coazione comportamentale del molestatore e al terrorismo psicologico effettuato (Galeazzi Curci, 2001). La presenza di minacce esplicite da parte dell attore e di atti di violenza costituiscono comportamenti accessori, ma non necessari, ma ciò che probabilmente rappresenta un elemento fondamentale è la disparità di percezione tra il persecutore e la vittima sul significato e l intensità della relazione in atto. Le tipologie I comportamenti di stalking presentano numerose sfaccettature, ma è possibile individuare delle caratteristiche peculiari che permettono di distinguerli da altri simili: si tratta di un vero e proprio quadro In base ai protagonisti e alla relazione tra loro, possono essere individuati diversi scenari e tipologie di stalking. Lo stalking tra ex partner, stalking emotivo, è in percentuale quello più noto. Si tratta di comportamenti molesti messi in atto da un

soggetto impulsivo e ostile che prova odio e risentimento a causa di una precedente relazione. Si caratterizza per comportamenti decisamente espliciti connotati da un elevato livello di violenza fisica, verbale e da danneggiamenti a cose o proprietà, con il solo scopo di imporre un controllo sulla vita dell altro e limitarne la libertà. Un altra tipologia di atti persecutori è quella dovuta ad infatuazione. In questo caso le attenzioni sono rivolte ad una persona amata o fortemente desiderata che diventa nella fantasia dello stalker il fulcro di ogni pensiero. La caratteristica della dinamica molestante risiede nell ambivalenza dell interpretazione: a livello fantastico, infatti, il desiderio è dolce e romantico (la vittima, infatti, viene avvicinata e rintracciata con mezzi non malevoli), ma nella manifestazione è carico di rabbia e aggressività. C è poi lo stalking delusionale e di fissazione che, a sua volta, si divide in alto e basso rischio. Nel primo caso, il motore della dinamica persecutoria è il desiderio dello stalker di avere una relazione sessuale con la vittima, in virtù della loro precedente relazione o all interesse che, a parer suo, la vittima mostra verso di lui. L alto rischio risiede, specificamente, nell imprevedibilità degli attacchi, sia in funzione di tempo sia di luoghi. Nel secondo caso, quello a basso rischio, il molestatore vive nella delirante convinzione di avere una relazione reciproca e consensuale con la persona oggetto delle sue fissazioni, per cui le condotte messe in atto non risultano particolarmente pericolose. Potrebbero diventarlo, però, nel momento in cui il persecutore percepisce l intrusione nella sua realtà a due di una terza persona che tenta di impedire la sua relazione. È frequentemente messo in atto ai danni di personaggi del mondo dello spettacolo. Nello stalking sadico, la vittima viene scelta per alcune sue peculiari caratteristiche che la rendono agli occhi dello stalker una persona da rovinare. In alcuni casi alla base dell azione persecutoria c è la convinzione di aver subito un torto. In un primo momento l approccio è benevolo, ma poi tende a divenire sistematicamente sempre più persecutorio e subdolo, con l unico scopo di creare sconcerto, nervosismo e solitudine nella vittima e nelle persone che le sono vicine. In genere questo tipo di dinamica è proprio di soggetti dotati di un accentuata freddezza emotiva o di un disturbo antisociale della condotta. Lo stalker economico si riscontra per opera di soggetti con spiccate difficoltà economiche o che hanno bisogno di denaro per appagare il proprio senso di ricchezza, perché l unica gratificazione cui ambisce è quella di ordine economico.

Altri fenomeni Il gang stalking è una tipologia che viene messa prepotentemente in atto da un gruppo ai danni di individui più deboli, disagiati o che appartengono a minoranze etniche. La perversione di questo tipo di offender risiede tutta nello scopo: vincere la noia e divertirsi. fortemente condizionata dalla poca conoscenza delle nuove tecnologie. La tecnica persecutoria è messa in atto soprattutto attraverso l uso di e-mail, siti web e chat-rooms con l intento di subissare la vittima di messaggi, inviarle virus, pubblicare materiale infamante, personale e denigratorio, rubarle l identità per effettuare richieste di materiale pornografico o servizi di vario genere (tab. 2). Il progresso tecnologico ha creato un palcoscenico virtuale dove, va di scena il cyberstalking, chiamato così appunto perché l attacco è messo in atto tramite i sistemi informatici. L assenza di contatto visivo altera la percezione del crimine genera un falso senso di intimità che spesso è equivocato dal molestatore, così come è alterata la percezione del crimine. Anche se rispetto allo stalking off-line, ha una durata di tempo inferiore, gli effetti psicologici provocati dalle molestie effettuate attraverso la rete sono gli stessi, se non addirittura più gravi e lesivi di quelli provocati dallo stalking off-line, se si pensa che tramite l utilizzo di GPS o Spycam, lo stalker può essere continuamente informato degli spostamenti della vittima senza neanche seguirla. D altro canto, però, l impressione che la società ha di questa tipologia persecutoria è confusa e tendenziosa, Il cyberstalking Invio ossessivo e massiccio di e-mail direttamente indirizzate alla vittima con intenzioni provocatorie o di adescamento; Invio di e-mail o SMS in quantità e dimensioni tale da inficiare la casella o la linea della vittima; Attività ossessiva di delegittimazione all interno della comunità virtuale con attacchi personali e diffusione di false informazioni; Posting di immagini e documenti falsi, a carattere prevalentemente pornografico; Sostituzione dell identità della vittima all interno della comunità virtuale e posting con finalità denigratorie; Sostituzione dell identità della vittima per la richiesta di servizi o beni, invio di messaggi a terzi, richiesta di materiale pornografico; Utilizzo di spyware per esaminare ed alterare il contenuto delle memorie del computer della vittima. Tabella 2: Manifestazioni tipiche del Cyberstalking (Fabbroni Giusti, 2009). Il piacere che deriva dal contatto elettronico è alimentato dal fatto che il web garantisce l anonimato e quindi dà la possibilità di una nuova identità e di un nuovo contatto nel momento in cui la relazione viene interrotta. L analisi investigativa del cyberstalking evidenzia un profilo ricorrente di cyberstalker. Si tratta prevalentemente di maschi con età

media tra i venticinque e i quarant anni, anche se sembra che adolescenti e pensionati siano nettamente superiori agli stalker offline. Alla sofisticata abilità informatica si associano frequentemente una personalità immatura e un quadro motivazionale basato su numerose relazioni fallite sia on-line sia off-line. Sono comunque riconducibili alle cinque tipologie di stalker off-line. Caratteristica peculiare, inoltre, risulta l atteggiamento opportunistico, infatti, la maggior parte dei cyberstalker si presenta educato, amorevole e comprensivo. Per questo motivo, la vittima più ricercata sembra essere una donna che vive o che ha vissuto esperienze relazionali emotivamente turbolente, con un range di età che oscilla tra i diciotto e i trentadue anni, anche se spesso sono donne anche più giovani o più anziane che dichiarano un età diversa. Misure per la protezione on-line Mai specificare il genere; Utilizzare nomi di genere neutro; Cambiare spesso la password; Modificare spesso il proprio profilo online; Esaminare spesso header di posta e firme; Uso di programmi sicuri in chat; Utilizzare una buona rete di chat; Uso di nomi standard; Utilizzare un browser anonimo; Utilizzare la crittografia per l autentificazione e-mail; Discutere di privacy con il server. Tabella 3: Misure di protezione dal Cyberstalking (Fabbroni Giusti, 2009). È importante che la vittima metta in atto delle strategie di risposta (Tab. 3) per non essere inghiottita in una spirale di pericolo. Le fasi Caratteristica delle condotte persecutorie è l escalation, che si manifesta attraverso quattro fasi. La prima fase dell attività criminale, quella della relazione emotiva conflittuale, è innescata dalla rottura di un legame precedente o dal forte desiderio da parte dell offender di iniziarne uno con la vittima. Di conseguenza, il rifiuto e l inaccessibilità da parte della vittima, provocano nel reo un senso di frustrazione, una sorta di sconfitta personale che lo rende bisognoso di riscatto e di vendetta per il torto subito e l autostima perduta. Si passa così ai fatti, alla seconda fase, connotata da comportamenti persecutori, intrusivi e reiterati. È possibile, a questo punto, individuare due modelli di stalking, direttamente proporzionali ai precedenti rapporti di intimità. Si parla di stalking mite, quando il molestatore è spinto e motivato dalla ricerca di un contatto con la vittima; si parlerà di stalking violento quando la violenza è perpetrata attraverso insulti, minacce fisiche e sessuali. Esistono tre tipi di comportamento messi in atto dallo stalker: 1. Le comunicazioni intrusive: si tratta di tutti quei comportamenti volti ad avvicinare la vittima e che si concretizzano con l invio di messaggi relativi ad emozioni, bisogni, intenzioni e desideri, legati sia a vissuti d amore sia di odio o vendetta.

Vengono messi in atto attraverso I comportamenti di molestia assillante telefonate, lettere, messaggi, e-mail e, in alcuni casi, anche con scritte sui muri. In genere sono rivolti alla vittima, ma non è raro il coinvolgimento di familiari, amici o colleghi; 2. Contatti: si attuano attraverso comportamenti di controllo diretto e comportamenti di confronto diretto. Nel primo caso, i comportamenti sono finalizzati alla raccolta di informazioni Ricevere telefonate sgradite Coinvolgimento di terzi Pettegolezzi e bugie Appostamenti al lavoro e a casa Pedinamenti per strada Visite sgradite Minacce di violenza Invio di posta sgradite Raccolta di informazioni con l inganno Danneggiamenti alla proprietà Violenze Accuse false Beni ordinati per conto della vittima Imbrattamenti dell abitazione Stalking telematico % 89% 82% 82% 79% 75% 74 % 74 % 70 % 65 % 64 % 55% 45% 23% 19% 2% sulla vittima e i suoi movimenti, pedinamenti, appostamenti nei pressi dell abitazione. I comportamenti di confronto diretto prevedono violazioni Altro 40% Tabella 4: Caratteristiche dello stalking rispetto a 201 donne vittime del fenomeno (Mullen Pathè Purcell, 2009). di domicilio volte soprattutto per appropriarsi di beni della vittima, visite sul luogo di lavoro, minacce, aggressioni fisiche e sessuali fino ad arrivare all omicidio. 3. Comportamenti associati: si realizzano attraverso l invio di doni (fiori, animali morti, feci, riviste pornografiche) e cibo anche a tarda notte, atti vandalici contro le proprietà della vittima, uccidere gli animali domestici, annullamento di beni e servizi a nome della vittima (corrente elettrica, telefono), blocco della carta di credito, inserzioni sui quotidiani (annunci di matrimonio, necrologi), pubblicazioni varie (Tab. 4). Come si può notare dalla tabella, il mezzo di contatto preferito appare indubbiamente il telefono che, favorendo un controllo unilaterale del contatto, permette allo stalker di aggirare le inibizioni derivanti da un confronto vis a vis (sia dal punto di vista verbale che non verbale) o dalla presenza di altre persone, ma di raggiungere, comunque, il suo scopo, e cioè quello di imporre la relazione. La terza fase si esplica nelle conseguenze psico-fisiche della vittima che, inizialmente, sono occasionali segnali d allarme che il corpo invia quando la pressione supera i confini della sopportabilità che, come verrà detto in seguito, influenzano negativamente la qualità della vita, fino a sfociare in veri e propri quadri psicopatologici quali la sindrome da trauma da stalking, inclusa nello spettro del disturbo posttraumatico da stress, disturbi depressivi o

d'ansia. Può capitare, in taluni casi, che si verifichi un vero e proprio cambio di personalità caratterizzato da introversione, aggressività, paranoia. Sembrerebbe che la cronicizzazione e la remissione dei sintomi sia inversamente proporzionale alla durata delle molestie, cosi che se i comportamenti stalkizzanti sono protratti per lungo tempo può verificarsi la cronicizzazione di tali sintomi e la comparsa di gravi quadri patologici. L ultima fase è chiamata scontro finale, quale epilogo dell aumentata frustrazione dello stalker e del suo senso di rivalsa che lo spingono ad intensificare le modalità dell atto Parametri per il riconoscimento dello stalking Ambiente Frequenza Durata Tipo di azioni persecutorio. D altro canto, anche la vittima spinta dall esasperazione può mettere in atto agiti violenti come forma di vendetta. Nella maggior parte dei casi, però, l epilogo distruttivo si blocca a livello ideativo e la fase culmina con una denuncia penale, o almeno dovrebbe. In conclusione, si desume che solo dalla seconda fase si può parlare di stalking. Infatti, la prima fase è esclusivamente intenzionale ed ideativa e ha luogo esclusivamente nella mente del soggetto, al momento solo un potenziale stalker. Requisiti Il conflitto si svolge ovunque, ma non deve mai mancare la persecuzione nella sfera privata Le azioni moleste devono accadere con frequenza almeno settimanale Il conflitto deve essere reiterato per almeno tre mesi Le azioni subìte devono appartenere ad almeno una categoria di azioni violente Dislivello tra gli antagonisti La vittima è in posizione costante di inferiorità Andamento secondo le fasi successive Intento persecutorio La vicenda ha raggiunto almeno la II fase Nella vicenda deve essere riscontrabile uno scopo affettivo o uno scopo distruttivo Tabella 5: Parametri e requisiti per riconoscere lo stalking (Ege, 2005).

Lo Stalker Questa parte del lavoro è dedicata all autore del reato e alla serie di comportamenti che questi mette in atto, in un intreccio tra normalità e patologia. In letteratura sono presenti numerosi tentativi di classificazione, soprattutto legati alla variegata tipologia di comportamenti definiti stalkizzanti che non sempre possono essere ascrivibili a conclamati disturbi psichiatrici che, in effetti, sono presenti solo nel 10% degli offender. Nella maggior parte dei casi, si tratta di soggetti con personalità deboli, con un evidente problematica strutturale nell area affettivo-emotiva, relazionale e comunicativa, incapaci di elaborare ed accettare l abbandono. Tali dinamiche sono riconducibili a vissuti infantili, in particolare ai primissimi legami di attaccamento (tab. 3) di tipo conflittuale che il soggetto ha instaurato con la madre e che la difesa della ferita narcisistica suscitata dalla paura di essere abbandonati riattiva nuovamente. Si ritiene funzionale, a questo punto del lavoro, un richiamo alla teoria dell attaccamento di J. Bowlby. La teoria dell attaccamento È stato J. Bowlby a formulare la teoria dell attaccamento, un paradigma scientifico secondo il quale il bambino è fortemente incline a ricercare la vicinanza e il contatto con una particolare figura, e a farlo in certe situazioni, soprattutto quando è spaventato, stanco o ammalato. L inclinazione a comportarsi in questo modo è una attributo del bambino, un attributo che si modifica lentamente col passare del tempo e che non è influenzato dalla situazione del momento (Bowlby, 1969, p.447). L attaccamento, quindi, si struttura nei primi mesi di vita attorno alla figura materna, o ad un caregiver equivalente, e la qualità dell esperienza relazionale con tale figura determina la natura dell attaccamento, che viene definito sicuro o insicuro in base alla sensibilità e alla disponibilità emotiva del caregiver. La relazione con la prima figura di attaccamento, mediata da transizioni affettive di tipo non verbale, rappresenta il primo evento sociale che avrà effetti persistenti sull individuo in quanto verrà registrata nelle strutture cerebrali in via di sviluppo e plasmerà un caratteristico modello operativo interno di sé, dell altro e della relazione. Numerosi studi hanno dimostrato che ai diversi tipi di relazioni di attaccamento che si stabiliscono durante l infanzia corrisponde lo sviluppo di caratteristiche specifiche in termini di regolazione delle emozioni, capacità sociali, memoria autobiografica, funzione riflessiva e processi narrativi. In particolare, la reazione di attaccamento modella in maniera diretta la maturazione delle strutture che, a livello dell emisfero destro, sono deputate alla gestione dello stress e che agiscono a livello inconsapevole.

La prima relazione con il caregiver e con le informazioni in uscita dalla corteccia destra di questa, agisce come uno stampo per la strutturazione dell emisfero destro del bambino. L emisfero destro, quindi, sembra essere il substrato biologico dei legami di attaccamento, nell ambito del quale vengono modellate, in maniera più o meno permanente, le capacità adattive o maladattive dell individuo di accedere a tutte le successive relazioni significative. Infatti, in seguito alle modalità di risposta del caregiver, si possono sviluppare due diversi tipi di attaccamento: sicuro e insicuro. Nel pattern di attaccamento insicuro, il modello operativo interno comprende la rappresentazione di sé meritevole di amore e di attenzione e di un altro che si prende cura, è sensibile, amoroso e affidabile. Nel pattern di attaccamento insicuro, il modello operativo interno comprende, invece, la rappresentazione di un sé non degno di amore e di attenzione e di un altro rifiutante, inattendibile provocando, così, eccessiva dipendenza e paura dell abbandono. È chiaro a questo punto, che nello stalker è presente un modello di attaccamento insicuro (evitante, ambivalente o disorganizzato) che lo spinge a legarsi in maniera ossessiva all altro, l unico a potergli garantire la sopravvivenza. due modelli operativi di sé: uno degno di amore e fiducia, l altro indegno. Così, nelle sue relazioni amorose si alterneranno momenti in cui si sentirà profondamente amato e rispettato (prevale il modello positivo) a momenti in cui, a causa del prevalere del modello negativo, darà vita ad una relazione ossessiva, possessiva e violenta, connotata da vere e proprie scenate di gelosia e aggressioni fisiche piuttosto violente. Caratteristica di queste persone è la fase di eterno innamoramento in cui vivono, una spirale di amore ossessivo e odio travolgente. Caratteristiche dell Attaccamento evitante L attaccamento di tipo evitante prevede la presenza di una figura di attaccamento percepita come rifiutante, ossia inadeguata e inefficiente nella risposte alle richieste di aiuto e conforto. In questo caso, il bambino svilupperà un modello operativo di sé quale di una persona indegna d amore, e di una madre cattiva da cui non aspettarsi nulla. Da adulti perseguiranno incessantemente un forte desiderio di autonomia e autosufficienza personale, senza mai ricorrere agli altri, sopprimendo totalmente la loro emozionalità. Caratteristiche dell Attaccamento ambivalente Un attaccamento di tipo ambivalente deriva da una relazione imprevedibile tra il bambino ed il caregiver con il conseguente sviluppo di

Caratteristiche dell Attaccamento disorganizzato Si tratta di modello di un attaccamento riconducibile a storie di maltrattamento e abuso che rimandano a modelli interni di confusione e incontrollabilità. Per questo motivo, in età adulta il soggetto tenderà ad instaurare relazioni amorose con partner inaffidabili, violenti e aggressivi correndo ripetutamente il rischio di farsi coinvolgere in relazioni distruttive. Più in generale, tutte le loro relazioni saranno contraddistinte da modalità comunicative violente e fredde e con tutta probabilità metteranno in atto comportamenti maltrattanti o abusanti anche nei confronti del partner e dei figli. I profili Elemento degno di rilevanza criminologica: non è possibile definire un unico profilo di stalker. Infatti, lo stalking nella sua accezione più stretta si riferisce ad una costellazione comportamentale complessa innescati da motivazioni molto diverse tra loro e non sempre riconducibili all ambito strettamente psicopatologico. Mullen ed i suoi collaboratori (2009) forniscono una classificazione dello stalker, utile sia in ambito clinico che in ambito forense, perché in grado di valutare diverse variabili, come la presenza dello stalking, lo scopo dei comportamenti agiti, i rischi di violenza e la risposta ad un eventuale trattamento. È possibile, quindi, rintracciare cinque diversi profili, in relazione alle strategie utilizzate per stabilire una relazione che spesso esiste solo nella mente dello stalker. Lo stalker rifiutato È la tipologia più diffusa, intrusiva e violenta, successiva alla fine di una relazione. Il motore che muove l azione molestante può essere il desiderio di riconciliazione, la vendetta o, in taluni casi, anche entrambi. Le dinamiche persecutorie di questo tipo caratterizzano in particolar modo le relazioni in cui lo stalker è coinvolto affettivamente: ex-partner, amici, genitori, figli, terapeuta. Vengono attivate tutte le emozioni tipiche della separazione: rabbia, gelosia, umiliazione e senso di ingiustizia per la fine di un rapporto che considera insostituibile. Nonostante abbia la consapevolezza che i suoi comportamenti deteriorano ulteriormente il rapporto con l oggetto d amore, lo stalker vede il controllo e la persecuzione come l unico modo per reiterare la relazione e non perdere del tutto l altro, riattivando così modelli mentali riconducibili alla sua infanzia che è incapace di gestire. Nel 90% dei casi si tratta di uomini. In alcuni è possibile riscontrare un disturbo di personalità con tratti prevalentemente narcisistici e dipendenti. Molti di questi soggetti sono soliti utilizzare sostanze stupefacenti. Il profilo del MMPI descrive persone con un alto livello di egocentrismo, ipersensibilità alle critiche e al rifiuto, insicurezza, forte identificazione con il ruolo maschile di genere.

Lo stalker risentito Questo tipo di stalker si muove con lo scopo di causare paura e agitazione nella vittima su cui nutre un desiderio di rivalsa a causa di un torto che crede di aver subito. Infatti, le vittime sono spesso i colleghi o i datori di lavoro, professionisti, spesso appartenenti all ambito sanitario o legale. Questo tipo di stalker è profondamente convinto di essere nel giusto per cui porta avanti, generalmente in forma anonima, i suoi comportamenti con forte determinazione ed il senso di potere che ne ricava innesca un circolo vizioso che lo spinge a proseguire. La vittima, spesso scelta a caso, rappresenta il simbolo delle persone che in passato gli hanno fatto del male, lo hanno umiliato. In alcuni casi, il molestatore associa anche comportamenti di gaslighting, una tecnica di manipolazione mentale che porta la vittima a dubitare di se stessa e della sua percezione della realtà, tanto da credere di essere impazzita. Solo una piccola percentuale è affetta da disturbo paranoide o fa uso di sostanze stupefacenti. L MMPI fornisce il profilo di una persona che si auto percepisce incompresa e maltrattata, con bassa tolleranza alla frustrazione e difficoltà con le figure autoritarie. Lo stalker cercatore di intimità Le sue continue molestie nascono dal desiderio di voler instaurare una relazione, amorosa o amicale, con un partner idealizzato che, nella maggior parte dei casi, è uno sconosciuto, ma può essere anche qualcuno che ha incontrato per caso o, in alcuni casi, un personaggio famoso. Trascorre il suo tempo a fantasticare su questa relazione e impiega tutte le sue capacità intellettuali per decodificare le risposte della vittima ai suoi agiti. In questo modo, però, tenta di compensare il nucleo problematico soggiacente: la profonda sensazione di solitudine e l assenza di una persona con cui instaurare una relazione fisica o emotiva. Vive nella ferma convinzione di essere ricambiato nei suoi sentimenti, per cui porta avanti la sua azione persecutoria in maniera decisamente insistente. La vittima viene idealizzata e le vengono attribuite qualità umane ineguagliabili e, allo stesso tempo, incapacità di contraccambiare i sentimenti ed insensibilità. Troppo attento a negare il rifiuto dell oggetto d amore, è impenetrabile a qualunque risposta del mondo esterno tanto che anche i maltrattamenti e gli insulti vengono interpretati in chiave compensatoria come un incoraggiamento. E proprio per questa incapacità di interpretazione, questo tipo di condotta molesta è la più persistente, si riscontra, infatti, una durata media di più di tre anni. Viene solitamente messo in atto da soggetti con disturbi psicotici, in prevalenza forme di delirio erotomanico, pervasi dalla convinzione che l amore c è o che, grazie alla loro determinazione, arriverà.

Lo stalker corteggiatore incompetente Lo stalker, in questo caso, è incapace di approcciare e intrattenere rapporti interpersonali persone di sesso opposto, per cui i suoi comportamenti sono volti ad allacciare un contatto con la persona che lo attrae. È opprimente, convinto che le donne non possano resistergli e per questo formula, nella maggior parte dei casi, avance rozze e scortesi. E ancor più quando non riesce ad ottenere quello che vuole diventa offensivo, in alcuni casi addirittura violento. Ciò che lo caratterizza in modo particolare è il bisogno di possesso e di conquista che lo porta ad essere incurante dei bisogni dell altro che, invece, viene visto come un oggetto da utilizzare a proprio piacimento. La campagna molesta ha una durata limitata, in quanto fonte di insoddisfazione, ma allo stesso tempo reiterata in quanto dopo essere stati rifiutato cercano un nuovo bersaglio a cui proporre i propri schemi comportamentali. È facile rintracciare in questa categoria soggetti con deficit cognitivi o un basso livello culturale. Lo stalker predatore Questo tipo di stalker è il più pericoloso, spinto dal desiderio di soddisfare i suoi bisogni tramite un rapporto sessuale con la vittima e per raggiungere l obiettivo può pianificare minuziosamente i suoi comportamenti. Prova un insostituibile piacere sessuale nella pianificazione dell attacco senza lasciar filtrare un benché minimo segno delle sue intenzioni. Anche lui, come lo stalker incompetente, non ha particolari abilità sociali ed è tendenzialmente incapace di stringere relazioni soddisfacenti o di sintonizzarsi sui segnali comunicativi dell altro, difficoltà queste che si palesano già durante la pubertà. La vittima ha il ruolo di compensatore delle carenze personali, affettive, sociali. Sono, quasi nella totalità, soggetti di sesso maschile e spesso vengono tratti in arresto per il reato di per violenza sessuale. È frequente l associazione con parafilie, in particolare pedofilia, esibizionismo e feticismo, disturbi bipolari e abuso di sostanze e un alta percentuale presenta comorbilità con un disturbo di personalità. Relazione tra stalker e vittima Per analizzare a fondo il fenomeno dello stalking, oltre all esame delle componenti psicologiche e psicopatologiche del molestatore, è necessario valutare le dinamiche relazionali esistenti tra l offender e la vittima prima che iniziassero le molestie, anche perché permette di discriminare la presenza di veri quadri psicopatologici. Esiste, infatti, una forte correlazione: all aumentare del grado di precedente conoscenza con la vittima, aumenta la probabilità di violenza. E più precisamente, si può affermare che più la relazione è stata lunga e seria, più frequenti e aggressive sono le minacce. Ciò è sicuramente riconducibile a due motivi: da una parte il forte desiderio del molestatore di un contatto fisico con la

vittima, dall altra i sentimenti di rabbia, umiliazione e frustrazione che la risposta di quest ultima gli provoca e che sono sicuramente più intensi se la relazione è intima. E le percentuali esposte in precedenza, così come i fatti di cronaca degli ultimi giorni, lo confermano. In assenza di una pregressa relazione tra vittima e aggressore, una buona percentuale di molestie potrebbe ricondursi ad una storia relazionale dello stalker molto povera o, soprattutto, alla presenza di un disturbo psicopatologico, come si vedrà in seguito. È possibile quindi collocare le molestie in tre macro-categorie: lo stalking emotivo, lo stalking di celebrità e quello occupazionale (Hege, 2005). Lo stalking emotivo è quello più comune ed è messo in atto, appunto, dopo la rottura di una precedente relazione, affettiva, ma anche di cura, non accettata dallo stalker. I profili di stalker che rientrano in questa categoria sono quelli del Rifiutato, Cercatore di intimità, Corteggiatore incompetente e Predatore. Nello stalking di celebrità, l offender individua la vittima nella celebrità di turno e mette in atto tentativi di approccio caratterizzati soprattutto da crescente intrusività, incurante del rifiuto e del fastidio da parte della vittima che, invece, nei suoi deliri lo desidera ardentemente. A questa categoria appartengono gli stalker Cercatore di intimità e Corteggiatore incompetente. È rintracciabile, però, in questi soggetti un quadro psicopatologico caratterizzato da un deficitario esame di realtà, come la schizofrenia paranoide o un disturbo psicotico erotomanici che li porta a credere di avere una relazione affettiva con il loro amato fino a generare vere e proprie allucinazioni visive e uditive. Lo stalking occupazionale, definisce un insieme di molestie che cominciano sul posto di lavoro per poi trascendere nella vita privata della vittima. È tipico dello stalker Risentito che, convinto di aver subito ingiustizie o persecuzione, è mosso dal forte desiderio di riscatto. Relazione tra stalker e psicopatologia Lo stalking non è una diagnosi, ma un etichetta comportamentale che rimanda a particolari caratteristiche di personalità e, in minima parte, a patologie psichiatriche. In particolare, alla base del fenomeno di stalking possono rintracciarsi Disturbi psicotici propriamente detti, Psicosi affettive, Psicosi organiche, Disturbi di personalità, Disturbi d ansia e Disturbi dell umore. Di seguito saranno esposti quelli che, rispettivamente, risultano essere maggiormente riscontrati. I comportamenti di molestia assillante correlati allo spettro psicotico, sono spesso riconducibili al sottotipo erotomanico dei disturbo delirante cronico, caratterizzato da un sistema delirante in cui il soggetto è convinto di essere amato da un altra persona di rango superiore e che questa non può essere felice senza di lui. In questa convinzione morbosa, mette in atto i suoi comportamenti di molestia interpretando il

rifiuto della vittima come un modo per mettere alla prova il suo amore. Comune è anche il disturbo delirante di tipo persecutorio e quello connotato di gelosia. Nel primo caso, tipico soprattutto dello stalking alle cosiddette help profession o di quello rivolto a persone sconosciute, il molestatore vive nella convinzione di aver ricevuto un torto o un ingiustizia per cui insiste nel richiedere spiegazioni o utilizza la persecuzione come forme di vendetta. Nel secondo caso, invece, i molestatori vivono la convinzione delirante che il proprio partner sia infedele e, quindi, mettono in atto comportamenti assillanti con lo scopo di controllare l altro. E ancora, tra i disturbi dell Asse I associati alle condotte di tipo persecutorio si trovano a disturbi dell umore, in particolare le fasi maniacali del disturbo bipolare, con o senza manifestazioni psicotiche, e la schizofrenia. In quest ultimo caso, le molestie sono rivolte a sconosciuti o a persone che si conoscono realmente, ma con cui non esiste una rapporto intimo. Correlati neurobiologici dello stalker Grazie alle tecniche di brain imaging, è stato possibile mappare le aree cerebrali di un campione di stalker. È emersa l attivazione di una serie di sistemi dopaminergici sottocorticali sovrapponibile a quelli della tossicodipendenza, indicando che lo stalker diventa dipendente dagli stimoli, e quindi dalle reazioni sottocorticali, evocati dal suo comportamento. Correlati neurobiologici dello stalker (Meloy Fisher, 2009). Un alto tasso di disturbi di personalità. Per quanto concerne il cluster A, è possibile riscontrare un disturbo paranoide, specialmente negli stalker appartenenti alla categoria occupazionale, nello specifico i risentiti, che è, per definizione, connotato da sospetti, dubbi e rancore nei confronti degli altri. Anche i disturbi del cluster B (borderline, narcisistico, istrionico) si riscontrano spesso tra gli stalker. Nello specifico, i molestatori con disturbo borderline, a causa dell alterata percezione della realtà, vivono nella costante paura di essere abbandonati per cui mettono in atto comportamenti fortemente manipolatori volti alla conquista e al possesso della vittima. In questi soggetti, inoltre, è presente un quadro relazionale che oscilla tra polarità opposte, che si riscontra spesso nelle condotte persecutorie rivolte agli ex-partner in cui è tipica la frase: O mia o di nessun altro. I soggetti affetti da disturbo narcisistico hanno un senso grandioso di superiorità e scarsa tolleranza all abbandono. In questo caso, le condotte persecutorie hanno duplice valenza: vendicarsi dell altro che l ha abbandonato e risanare la ferita narcisistica con l illusione di proseguire la relazione. È compatibile con il profilo dello stalker rifiutato, a cui si può attribuire anche un disturbo istrionico di personalità, in alcuni casi associato anche a parafilie. Tra i disturbi di cluster C è possibile riscontrare il disturbo dipendente, che descrive soggetti con necessità di essere accuditi e angoscia da separazione. In questo caso, lo stalker per non essere abbandonato

mette in atto i suoi comportamenti perché convinto di non poter vivere senza l altro. Nel caso di donne stalker sono per lo più presenti disturbi di personalità del cluster B o disturbi psicotici con tratti deliranti. Uno studio di Langhinrichesen e Rohling (2006) ha rilevato una correlazione paradossalmente frequente tra PTSD e stalking. Si è notato, infatti, che donne vittime di violenza o abuso, ospiti di centri di cura, perseguitavano, con telefonate, visite, minacce di atti autolesionistici, la persona che aveva abusato di loro in passato con l intento di ristabilire la relazione precedente. Inoltre, tra le donne stalker si è notato un forte legame tra sindrome di Munchausen per procura e molestie (Reisner, 2006). È importante conoscere i diversi tipi di identificazione degli stalker, soprattutto in vista di una valutazione psico-forense o, soprattutto, in un ottica terapeutica. Fattori di rischio e predizione Le numerose sfaccettature dei comportamenti che compongono lo stalking rendono limitate le possibilità di predizione. Sicuramente molestie reiterate e violente, patologie psichiatriche e utilizzo di droghe o alcol costituiscono un notevole fattore di predizione del rischio di escalation o di recidiva. La relazione sociale che si instaura tra la vittima e l offender rappresenta un fattore chiave nella comprensione dello stalking, così come di tutti i reati violenti, in quanto permette di formulare ipotesi sulle motivazioni dell offender e sul suo modus operandi. Ciò vuol dire che oltre ai comportamenti e alle caratteristiche dell offender, bisogna dare molta importanza anche ai comportamenti della vittima, alle sue caratteristiche di vulnerabilità e di predisposizione alla vittimizzazione, alla possibile dipendenza dallo stalker che, come si è visto in precedenza, può riscontrarsi specialmente in donne con una pregressa storia di maltrattamenti e abusi. Altamente predittivo risulta essere il connubio tra età della vittima, pregressa relazione intima e presenza di minacce. Tra i fattori utili alla valutazione del rischio di escalation, va sicuramente considerata la presenza di patologie psichiatriche, per cui si rimanda al precedente paragrafo. Attaccamento insicuro, rabbia, vendetta, desiderio di umiliazione, proiezione di colpa, reattività emozionale sono i fattori specifici per la predizione del rischio di escalation da stalking non violento a violento (Morrison, 2008). Significativo è il grado di intrusività e minaccia che oscilla da forme di danneggiamento ai beni della vittima, caratteristico dello stalker risento, a forme più gravi di aggressione, tipiche dei rifiutati e dei predatori (Mullen e coll., 2006). Infatti, il rischio di aggressione fisica è strettamente correlato ad una precedente relazione affettiva e tende ad aumentare nel caso di offender con alle spalle condanne penali o utilizzo di sostanze stupefacenti. La durata e la gravità delle molestie risultano direttamente proporzionali al tipo di relazione pregressa tra persecutore e vittima, infatuazioni di tipo sessuale, sentimenti di

odio e vendetta, presenza di psicosi. Nello specifico, è possibile affermare che la durata è maggiore nelle condotte persecutoria messe in atto da stalker cercatori di intimità, spinti da deliri etero manici e da ex-partner che non riescono ad accettare il distacco. Per quanto riguarda la predizione di recidiva, un dato importante viene fornito dalla disponibilità dello stalker a sottoporsi ad un trattamento (psicoterapeutico o, in caso di psicopatologia, farmacologico) e dalla sua efficacia. Sono gli stalker affetti da disturbi di personalità a da dipendenze i più recidivi. Prospettive di intervento terapeutico Alla luce di quanto detto, emerge che per tutelare la vittima ed interrompere efficacemente la campagna di stalking, occorre intervenire anche sull offender, perché è lui stesso vittima di un background personale problematico. Per questo è necessaria una sinergia multidisciplinare, un integrazione tra pena e cura che porti allo scoperto le dinamiche sottese al comportamento persecutorio e ad una rieducazione dello stalker per modificare quello che, a volte, è l unico modo che conosce per manifestare bisogni ed emozioni. Il trattamento deve essere centrato sul sintomo comportamentale, per cui risulta molto efficace una psicoterapia di stampo cognitivo-comportamentale associata, dove è necessario, ad una terapia farmacologica. I diversi profili di offender richiedono trattamenti ad hoc, adeguatamente strutturati e mirati, anche se ci sono degli obiettivi comuni a tutte e cinque le tipologie. Per quanto concerne gli obiettivi generali, il trattamento terapeutico ha lo scopo di promuovere il decentramento dell offender ed aumentare la sua capacità empatica verso la vittima, favorendo la consapevolezza del disagio emotivo che il suo comportamento le provoca. È importante, inoltre, che lo stalker acquisisca buone capacità relazionali e sociali, in modo da ridurre al minimo qualunque forma di isolamento. Come si ricorderà, lo stalker risentito è mosso dal desiderio di riallacciare una relazione con la vittima. In questo caso, quindi, l obiettivo iniziale è quello di favorire la consapevolezza che il suo comportamento provoca reazioni contrarie a quelle desiderate e allontanano ulteriormente la persona amata. Un altro obiettivo fondamentale è l elaborazione del lutto conseguente alla separazione; a tal fine è importante il riconoscimento, da parte dello stalker del ruolo che hanno le molestie nel tentativo di mantenere una relazione e nel ostacolare il processo di accettazione della perdita. Le condotte persecutorie ad opera dello stalker risentito si muovono lungo gli argini di una vendetta a causa dell erronea convinzione di aver subito un torto o un ingiustizia. È estremamente difficile per l offender mettersi nei panni della vittima in quanto esso stesso si percepisce vittima e non aggressore. Per questo motivo può essere controindicato un trattamento che miri a migliorare la sua capacità empatica, soprattutto in virtù dell appagamento

provocato dal senso di potere che ha sulla vittima. È consigliabile, quindi, un trattamento mirato alla costruzione di una buona alleanza tra terapeuta e stalker, in cui l obiettivo è quello di escludere un incremento delle problematiche legali. Inoltre, la presenza di tratti paranoidei limita la possibilità di una reale modificazione della sua lettura della realtà. Lo stalker cercatore di intimità compensa l assenza di una relazione affettiva reale fantasticandone una con il suo oggetto d amore. In questo caso, vista la centralità dei sintomi psicotici, è indicata un integrazione con una terapia farmacologica ed anche i tempi sono più lunghi. Lo scopo, infatti, è quello di attenuare le idee deliranti e ridurre il senso di vuoto e l isolamento sociale che, per definizione, li caratterizza. Nel profilo di stalker cosiddetto corteggiatore incompetente, il comportamento incostante e scarsamente persistente rende il trattamento meno impellente, infatti spesso dopo la denuncia mette fine ai comportamenti molesti. In questo caso, però, è maggiore la possibilità di recidiva in quanto tende a rimettere in atto il comportamento molesto ai danni di una nuova vittima. Lo scopo del trattamento è quello di favorire il decentramento dello stalker, anche se i deficit cognitivi che sono in genere presenti, ne limitano la riuscita. Infine, il trattamento terapeutico per lo stalker predatore è lo stesso che si utilizza gli aggressori sessuali: terapia cognitiva di gruppo con riconoscere e modificare le distorsioni cognitive ed acquisire nuove abilità sociali.

La vittima La vittimologia concentra, quasi esclusivamente, sul disagio psicologico provocato dalle molestie assillanti. Infatti, lo stalking costituisce un fenomeno complesso rappresentato da un pattern comportamentale che è, per definizione, intrusivo e reiterato nel tempo, ma soprattutto non gradito dalla vittima, perché fonte di fastidio e preoccupazione per la propria incolumità e quella delle persone che le sono vicine. È quindi il vissuto emozionale della vittima, e non il contenuto dei messaggi e la tipologia di comportamenti adottati, che dà effettivamente forma alla dimensione patologica dello stalking. Vittime dirette In base al profilo dell offender, alla sua relazione con la vittima e al contesto ambientale è possibile classificare le vittime di stalking in due categorie: dirette (o primarie) e indirette (o secondarie) (tab.1). Le vittime dirette sono, appunto, le persone direttamente oggetto dell agito molesto e persecutorio, mentre le vittime secondarie sono tutte le persone che non sono direttamente bersaglio dello stalker, ma che corrono comunque un alto rischio di aggressione in virtù del loro legame con la vittima. Le conseguenze dello stalking, nell immediato e a lungo termine, agiscono a 360 gradi sulla vittima, a livello psicologico, fisico, relazionale, sociale ed economico. È un impatto devastante, anche per chi è vicino alla vittima, soprattutto se si pensa al quadro Vittime indirette Ex-partner Conoscenze occasionali, amici o vicini di casa Persone conosciute per motivi professionali Contatti sul luogo di lavoro Personaggi famosi Sconosciuti Soggetti che, per il loro legame affettivo, lavorativo o di semplice vicinato con la vittima diretta, sperimentano ripercussioni e molestie da parte dello stalker: Familiari; Amici; Vicini; Colleghi o coinquilini; Animali domestici. Tabella 6: Categorie di vittime (Mullen Pathè Purcell, 2002). I dati confermano che la maggioranza delle vittime è di sesso femminile con età compresa tra 18-25 anni che hanno avuto un precedente legame intimo con lo stalker, e le persone appartenenti alle cosiddette help profession. legislativo inefficace che limita qualunque intervento preventivo, anche in presenza di alti scenari di pericolosità, così che lo stalker può perpetrare indisturbato i suoi comportamenti anche per molto tempo. In relazione alla tipologia delle dinamiche persecutorie, la vittima può sperimentare, a livello psicologico ed emozionale, sentimenti intensi di impotenza, ansia, paura, rabbia

vergogna e senso di colpa, fino a sviluppare ideazioni suicidarie o veri e propri quadri psicopatologici. La remissione dei sintomi è inversamente proporzionale alla durata della condotta stalkizzante: all aumentare dell intensità delle molestie aumenta la possibilità di una cronicizzazione dei sintomi e la comparsa di vere e proprie patologie. In particolare, a causa del reiterarsi delle condotte persecutorie sulla sfera cognitiva e affettiva, oltre alla fisiologica reazione di difesa, è possibile riscontrare Disturbi d ansia, Disturbi dell umore, Disturbi somatoformi e Disturbi di adattamento. Il disturbo d ansia si manifesta in molteplici dei suoi quadri clinici: la presenza di distorsioni cognitive modifica l esame di realtà e si trasforma in vissuti carichi di negatività, angoscia esistenziale e difficoltà a progettare il proprio futuro. Tra questi disturbi, il più frequente è il Disturbo Post Traumatico da Stress, in alcuni casi preceduto da un Disturbo Acuto da Stress. I sintomi sperimentati dalla vittima possono raggrupparsi in tre categorie: 1. Sintomi Intrusivi: L evento traumatico può ripresentarsi attraverso forme diverse: flashback, intense emozioni come panico o rabbia, sensazioni e rappresentazioni somato-sensoriali, incubi, ricordi spiacevoli, riattualizzazioni interpersonali; 2. Sintomi di Evitamento degli stimoli o Ottundimento: I primi rappresentano tentativi, più o meno automatici e consapevoli, di evitare persone, luoghi, pensieri e stimoli emozionali associati alla situazione traumatica. I sintomi di Ottundimento (numbing, attenuazione della reattività) si manifestano con affettività ridotta, calo di coinvolgimento, sentimenti di distacco o di estraneità verso gli altri, difficoltà a progettare il futuro; 3. Sintomi di aumentato Arousal: La persona con DPTS reagisce come se fosse costantemente esposta al pericolo, soffre di ipervigilanza, irritabilità e scoppi di collera inadeguati al contesto, ha difficoltà ad addormentarsi, a mantenere la concentrazione e l attenzione. Si parla, sempre più spesso di Stalking Trauma Syndrome, appartenente allo spettro del DPTS, che, per definizione, si caratterizza da notevoli effetti psicologici, tra cui impotenza, disperazione, ansia, depressione e perdita di controllo. A ciò si aggiungono notevoli cambiamenti comportamentali e difficoltà nell elaborazione di adeguate strategie di coping in risposta ad eventi stressanti (Collins Wilkas, 2001). Le vittime possono sviluppare anche un Disturbo dell Umore, nello specifico, sono frequenti, il Disturbo Depressivo Maggiore e il Disturbo Distimico per cui il soggetto ha un umore costantemente depresso accompagnato da insonnia, bassa autostima, sentimenti di disperazione e difficoltà di prendere decisioni.