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Tribunale di Verona Sentenza 18.5.2010 (Composizione monocratica Giudice LANNI) IL GIUDICE omissis La decisione della causa richiede innanzi tutto l accertamento della sussistenza o meno della giusta causa di recesso invocata dalla convenuta a fondamento del recesso comunicato con lettera notificata il 07.12.04. Al riguardo, va premesso che la giusta causa di recesso da un rapporto contrattuale viene individuata dall ordinamento giuridico in una situazione sopravvenuta che legittima l estinzione, o una particolare modalità di estinzione, dei rapporti di durata di natura latu sensu fiduciari, tale da giustificare la prevalenza dell interesse di una parte a sciogliersi dal contratto rispetto a quello contrapposto dell altra a conservarlo. Questa situazione sopravvenuta, in particolare, deve essere di rilevanza tale da incidere sullo svolgimento del rapporto negoziale, impedendo la realizzazione della sua funzione economico sociale. Proprio per questo motivo, l accertamento della sussistenza della giusta causa di recesso deve basarsi sulla considerazione delle concrete modalità di svolgimento del rapporto, della posizione delle parti e del tipo di attività che la parte contrattuale è chiamato a svolgere (v. Cass. n.12414/02). Con specifico riferimento al rapporto di agenzia, la nozione di giusta causa può essere individuata facendo riferimento all elaborazione giurisprudenziale relativa all art. 2119 c.c., con la precisazione, però, che nell ambito del rapporto di agenzia, ai fini dell accertamento della sussistenza di una giusta causa di recesso, il rapporto di fiducia assume maggiore intensità rispetto al rapporto di lavoro subordinato (v. Cass. n. 14771/08). Naturalmente, anche con riferimento al rapporto di agenzia, la sussistenza di una giusta causa di recesso, proprio perché deve essere tale da non consentire la prosecuzione del rapporto, presuppone la contestazione immediata da parte del contraente che intende recedere (v. Cass. n. 23455/04). D altra parte, l immediatezza contestazione è imposta al recedente dal dovere di lealtà e correttezza contrattuale (artt.1375 c.c.) oltre che dall obbligo di garantire alla controparte la possibilità di difendersi in modo compiuto. Ciò comporta la conseguente preclusione della successiva deduzione di fatti diversi da quelli contestati (v. anche Cass. n. 3898/99). Quest ultima precisazione, in particolare, consente di escludere nel caso in esame la rilevanza degli inadempimenti dedotti nel presente giudizio dalla convenuta, ma non contestati al momento del recesso (ci si riferisce in particolare alla deduzione contenuta nella comparsa di costituzione e risposta di ulteriori inadempimenti imputabili alla A. s.n.c., emersi dopo la riconsegna dell agenzia e consistenti nell aver consentito al socio G., fuoriuscito dalla compagine sociale della A. nel gennaio del 2004 di continuare ad esercitare la sua attività nei locali della società, nella gestione da parte dell attrice di alcune polizze di un altra compagnia assicurativa ed infine nell emissione di polizze a tariffe diverse da quelle previste dalla convenuta).

Ciò chiarito, occorre accertare,sulla base delle premesse su indicate, la sussistenza di una giusta causa di recesso con specifico riferimento alle motivazioni indicate nella lettera della convenuta del 7/12/04 (1. emissione di numerose polizze al di fuori del territorio assegnato all agenzia, senza il preventivo benestare scritto ed avvalendosi di collaboratori sconosciuti ; 2. emissione di tali polizze senza la necessaria documentazione ; 3 omessa informazione circa la richiesta di accertamenti da parte dell autorità inquirente ). Per ciò che concerne la prima delle contestazioni va rilevato innanzi tutto che l avvenuta stipula di polizze fuori dalla zona di competenza da parte del subagente e la tempestiva conoscenza di tale circostanza da parte della convenuta sono fatti pacifici tra le parti. In particolare, sul punto va rilevato che il subagente dell attrice, M.R., con e- mail del 09.10.04, ha inviato a G.O., in qualità di assistente organizzativo di rete della convenuta, una relazione in cui aveva chiarito le ragioni dell opportunità della stipula di alcune polizze fuori zona, precisando anche di avvalersi della collaborazione di un terzo, tale S.P. (allegato n.7 fascicolo parte attrice). A ciò va aggiunto che lo stesso O. si recava ogni quindici-venti giorni presso l agenzia dell attrice per controllare le pratiche svolte (sul punto è sufficiente richiamare la deposizione testimoniale di tale funzionario della C. [convenuta, N.d.r.], il quale ha anche chiarito che la ragione dei suoi sopralluoghi periodici era quella di accertare la presenza dei documenti necessari all approvazione della polizza, non certamente ad accertare la loro autenticità e veridicità ). Orbene, la circostanza che la convenuta conoscesse già ben prima del recesso il proposito del sub-agente di stipulare polizze fuori sede con la collaborazione di un terzo ed il fatto che non abbia sollevato alcuna obiezione per circa due mesi, fino al momento in cui sono iniziati accertamenti della Guardia di Finanza sulle polizze in questione, induce a ritenere che la stessa convenuta non considerasse il comportamento dell agente in esame come un inadempimento o comunque lo considerasse come un inadempimento non rilevante. D altra parte, queste stesse circostanze (e soprattutto la mancanza di specifiche obiezioni alla relazione trasmessa con la e-mail del 09.10.04) inducono a ritenere ragionevole l affidamento del sub-agente (e quindi dell agente) circa la legittimità dell operato in questione. Pertanto deve escludersi, sotto tale profilo, la configurabilità di un inadempimento consapevole da parte dell agente e quindi la configurabilità di un inadempimento, tale da minare il rapporto fiduciario tra le parti. Per ciò che concerne, poi, la seconda motivazione, va rilevato innanzi tutto che la mancanza della documentazione relativa ad alcune polizze non è stata rilevata dal funzionario della convenuta G.O. in occasione dei controlli periodici presso l agenzia dell attrice. In ogni caso, un siffatto inadempimento, riferibile ad un numero limitato di polizze stipulate dopo oltre due anni di regolare esecuzione del rapporto di agenzie, non può ritenersi di per sé idoneo a giustificare l impossibilità di proseguire il rapporto di agenzia, soprattutto ove poi si consideri che queste carenze erano sanabili, ma la convenuta omesso qualsiasi invito alla regolarizzazione prima della contestazione che ha portato al recesso.

Per ciò che concerne, infine, la terza motivazione, va rilevato che l agente della Guardia di Finanza incaricato degli accertamenti, ha riferito di aver prima contattato la convenuta, presso la sede centrale, dichiarando di eseguire accertamenti sulle suddette polizze e di essere stato da questa inviato all Agenzia di Genova, indicata come responsabile della pratica (allegato n.26 fascicolo parte attrice). Tale circostanza è stata confermata da R.S., al tempo dipendente della A.. Tenuto conto di quanto evidenziato, la convenuta era stata messa in grado di conoscere la sussistenza di un accertamento sulle polizze prima della stessa attrice e comunque è ragionevole ritenere che quest ultima, proprio per le modalità con cui è avvenuto il contatto da parte della Guardia di Finanza, presumesse la conoscenza dell accertamento da parte della preponente. Peraltro, l agente della Guardia di Finanza su indicato ha specificato di non aver riferito ai dipendenti dell attrice alcun particolare in merito alle irregolarità delle polizze oggetto di accertamento, per cui l eventuale omissione da parte dell attrice si sarebbe limitata ad un informazione priva di contenuto. Pertanto, anche in relazione alla terza motivazione non sembra configurabile un comportamento colposo dell attrice né comunque un inadempimento idoneo ad assurgere la valore di giusta causa di recesso. Ne consegue che il recesso della convenuta dal rapporto di agenzia va considerato alla stregua di un recesso ad nutum senza preavviso e che all attrice vanno riconosciute tutte le indennità previste per tale ipotesi di risoluzione del rapporto. Al riguardo, va premesso che si condivide l orientamento giurisprudenziale (Cass. n. 9386/01) e dottrinario secondo cui il richiamo agli usi e alle norme corporative contenute nell art. 1753 c.c. deve ritenersi riferibile agli accordi collettivi del settore assicurativo, con la conseguenza che la disciplina degli accordi collettivi relativa agli agenti assicurativi prevale sulle disposizioni codicistiche in tema di agenti commerciali. Questa conclusione deve ritenersi valida pur a fronte dell emanazione dei decreti legislativi nn. 303/91 e 65/99 in attuazione della direttiva CEE n. 653/86, in quanto: a) tale direttiva disciplina l attività del solo agente commerciale, ossia "la persona che, in qualità di intermediario indipendente, è incaricata in maniera permanente di trattare per un'altra persona, la vendita o l'acquisto di merci, ovvero di trattare e di concludere dette operazioni in nome e per conto del preponente"; b) l agente che promuove contratti di assicurazione non rientra evidentemente in tale nozione; c) i decreti legislativi nn. 303/91 e 65/99, a differenza di quanto avvenuto in altri Stati membri nell attuazione della direttiva comunitaria, non hanno esteso agli agenti assicurativi la disciplina degli agenti commerciali. Non si pone quindi, con riferimento agli agenti assicurativi, il problema dell individuazione della disciplina più favorevole tra quella pattizia e quella codicistica di derivazione comunitaria (v. da ultimo Cass n. 23966/08), essendo ad essi applicabile in via prevalente sempre la disciplina degli accordi collettivi. Ne consegue che nel caso di specie, ribadita l esclusione di una giusta causa di recesso, vanno riconosciute alla società attrice: 1) l indennità sostitutiva del preavviso, prevista dall art. 13 dell ANA applicabile ratione temporis

(23/12/03); 2) le indennità di fine rapporto previste dagli artt. 25 e 26, nonché dagli artt. 27-33 dello stesso ANA; 3) la maggiorazione prevista dall art. 12 bis dello stesso ANA, per l ipotesi di accertamento dell inesistenza della giusta causa di recesso, impugnato dall agente. Ai fini della quantificazione di tali indennità va rilevato che i conteggi allegati all atto di citazione sono stati sostanzialmente accettati dalla convenuta (come precisato nel verbale dell udienza 22/5/08) e possono essere quindi posti a base della decisione. Pertanto, l indennità ex art. 13 può essere quantificata in 30.490,14, le indennità ex art. 25 e 26 possono essere quantificate in 28.238,78, le indennità ex artt. 27-33 possono essere quantificate in 8.478,41. Per ciò che concerne, poi, l indennità prevista dall art. 12 bis, va rilevato che tale disposizione prevede una liquidazione equitativa tra un minimo ( 0) ed un massimo (nel caso di specie 93.369,80). In particolare, questa liquidazione equitativa deve basarsi, da una parte, su parametri premiali (corrispondenti a quelli previsti dall art. 1751 c.c.) e, dall altra, su parametri sanzionatori (modulati sulla valutazione del comportamento del preponente e sulla tipologia delle motivazioni addotte a fondamento della giusta causa di recesso, nonché sul contenuto delle motivazioni sulla base delle quali la giusta causa viene esclusa). Nel caso di specie, riguardo al profilo premiale, acquistano rilievo, da una parte, il fatto che l attrice ha costituito ex novo il pacchetto clienti della convenuta (pervenendo in poco a risultati considerevoli, come quelli esposti in atto di citazione) e, dall altra, la durata non particolarmente significativa del rapporto (poco più di due anni), mentre sotto l aspetto sanzonatorio acquista rilievo la circostanza che non può ravvisarsi in capo alla convenuta un profilo specifico di dolo. Tenuto conto di tale parametri l indennità ex art. 12 bis può essere liquidata equitativamente in un importo pari alla metà dell importo massimo previsto, e quindi nella somma di 46.684,9. Quindi le indennità spettanti all attrice possono essere liquidate nel complessivo importo di 113.892,23. Su tale somma spettano gli interessi moratori e la rivalutazione monetaria ex art. 429 c.p.c. (applicabile anche ai rapporti di agenzia: V. Cass. 4957/02), a decorrere dal 90 giorno successivo allo scioglimento del contratto, come previsto dall art. 34 comma 1 dell ANA, non essendo applicabile il comma IV della medesima disposizione per l esclusione della giusta causa, e quindi dal 7/3/2005. Pertanto la domanda della società attrice di pagamento delle indennità dovute deve giudicarsi fondata nei termini esposti. Devono invece giudicarsi infondate e vanno rigettate le domande di tutti gli attori dirette ad ottenere la condanna della convenuta al risarcimento del danno arrecato all immagine commerciale e le domande dei soci attori dirette ad ottenere la condanna della convenuta al risarcimento del danno biologi ed esistenziale, atteso che: 1) la convenuta aveva comunque il diritto di recedere, con il periodo ordinario di preavviso dal rapporto di agenzia, e l assenza di giusta causa, in mancanza di specifiche allegazioni sulla diffusione della relativa notizia, non può ritenersi idonea a determinare i danni lamentati; 2) le

allegazioni degli attori non consentono l accertamento dell effettiva sussistenza di tali danni. Per ciò che concerne, infine, la domanda riconvenzionale della convenuta, va rilevato che in primo luogo che la società attrice ha, sottoscrivendo i fogli cassa allegati come documenti nn. 30 e 31 da parte convenuta, ha riconosciuto la debenza delle somme ivi indicate (ed in particolare la somma di 981,35, risultante dall allegato 30, posto che dall allegato n. 31 non risulta nel totale un debito dell agente). Con riferimento invece all ulteriore credito fatto valere dalla convenuta, e relativo sostanzialmente ai c.d. storni provvisionali, va rilevato che la parte, a fronte della specifiche contestazioni degli attori, ha omesso specifiche allegazioni su fatti costitutivi di ciascuno storno e soprattutto ha omesso qualsiasi allegazione probatoria sul punto. Ne consegue che la domanda riconvenzionale della convenuta deve giudicarsi fondata e va accolta limitatamente all importo di 981,25. Tale credito va imputato a compensazione del maggior credito accertato in favore dell agente, e quindi la domanda di condanna dell attrice deve essere accolto per l importo di 112.910,98 (oltre interessi legali e rivalutazione nei termini esposti). Le spese di lite seguono la soccombenza nei rapporti tra la società attrice e la convenuta e quindi vanno poste a carico di quest ultima nella misura liquidata in dispositivo (rapportata al valore per cui viene accolta la domanda dell attrice). Si giudica invece che sussistono giusti motivi per disporne la compensazione integrale nei rapporti tra i soci attori e la convenuta in ragione della loro soccombenza reciproca (i primi in relazione alle proprie domande risarcitoria e la seconda in relazione alla propria domanda riconvenzionale). omissis