Un anno non come tutti gli altri!



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Assemblea generale di Alpiq Holding SA 26 aprile 2012 Discorso Hans E. Schweickardt, Presidente del Consiglio d amministrazione e CEO a.i. Fa stato la versione parlata. Un anno non come tutti gli altri! Gentili signore, egregi signori, Stimati azionisti, per Alpiq, lo scorso esercizio aziendale è stato un anno non come tutti gli altri. A volerlo descrivere, possiamo citare la regina d Inghilterra. In seguito Alpiq Holding SA Rue Pury 2 CH-2001 Neuchâtel all incendio del Castello di Windsor e ad altri eventi spiacevoli, disse: «1992 is not a year on which I shall look back with undiluted pleasure...it has turned out to be an annus horribilis.» Un anno terribile tale, o quasi, è stato per noi il 2011. Non è cosa gradevole, infatti, passare in rassegna un anno del genere né per voi come azionisti proprietari, né per noi che lavoriamo al servizio di Alpiq. Malgrado ciò siamo qui oggi per trarre un bilancio, compito questo che farò con obiettività, franchezza e sincerità. Ma siamo qui anche per guardare in avanti. Ed è quanto farò e lo farò addirittura volentieri. Dobbiamo accettare il passato così com è. Il futuro, invece, possiamo ancora modellarlo a piacimento. Il 30 settembre il Consiglio d amministrazione mi ha assegnato la gestione operativa ad interim del Gruppo, non per alzare bandiera bianca, bensì per riportare la nostra Alpiq in acque più tranquille e per munire l impresa delle fondamenta necessarie ad uno sviluppo sano e duraturo. Ho accettato l incarico, che intendo svolgere convinto del suo buon esito e con senso di responsabilità nei confronti dell impresa. Ne è prova la mia presenza qui quest oggi e il fatto che manterrò la mia doppia carica presumibilmente fino alla fine dell anno. Non lascerò che la prima folata di vento mi ribalti. Rimarrò sul ponte di comando finché saremo di nuovo in rotta. 1/9

1. Necessità di ristrutturazione Sin dal battesimo del Gruppo Alpiq tre anni fa, vi abbiamo annunciato prospettive promettenti nel lungo termine. Ma non abbiamo mancato di sottolineare anche la presenza nel breve termine di maggiori rischi aziendali legati al contesto economico e politico. Ai tempi utilizzammo un immagine ispirata al mondo alpino: Vogliamo salire in vetta, ma fuori c è la tempesta. Rimaniamo quindi nel campo base e raccogliamo le nostre forze per la scalata. E così è stato. Con opportuna tempestività abbiamo lanciato diversi programmi volti a ridurre i costi e ad aumentare l efficienza. Come si legge nel rapporto di gestione 2010, questi programmi sono stati implementati con successo. Nel corso del 2011, invece, abbiamo capito che la tempesta sarebbe durata più del previsto e che addirittura si sarebbe intensificata considerevolmente. Nel 2011, alla crisi finanziaria, economica e del debito si aggiunsero gli incidenti ai reattori nucleari di Fukushima, l agitazione a livello politico, l euro debole e, come conseguenza delle sovracapacità di produzione in Europa, i margini in calo e le basse volatilità. Considerato l elevato livello di indebitamento e la nostra forte presenza in Europa, le pressioni si sono fatte sempre più forti. Abbiamo reagito con rapidità e determinazione lanciando un ampio programma di ristrutturazione. Un primo abbozzo dei tre pilastri del programma è stato presentato il 1 luglio 2011. Poi, successivamente al cambiamento ai vertici avvenuto a fine settembre, il 4 novembre è seguita la versione più concreta: In primo luogo vogliamo ridurre rapidamente e durevolmente l indebitamento netto pari ad oltre 4.7 mrd. di CHF. L elevato livello di indebitamento, infatti, limita la nostra libertà di manovra e indebolisce la nostra posizione sul mercato dei capitali. Vogliamo quindi abbandonare determinati attivi e quote di partecipazione con l obiettivo di acquisire maggiore flessibilità finanziaria. Alcune prime operazioni sono già state effettuate, altre seguiranno. Non è facile tuttavia ottenere un buon prezzo in un mercato al ribasso, ci vuole tempo. In secondo luogo vogliamo concentrarci su poche principali attività redditizie. Al centro dei nostri sforzi si situa il parco centrali del Gruppo, con un interessante mix di energia di banda e di punta. A seconda delle circostanze cercheremo di potenziare il nostro portafoglio, riducendo gradualmente la quota di CO 2. Inoltre, all estero limiteremo le nostre 2/9

attività ad alcuni mercati selezionati in Europa, mentre in Svizzera ci impegneremo maggiormente nel campo dell efficienza energetica tramite la nostra affiliata Alpiq InTec SA, che vanta una presenza su tutto il territorio nazionale. In terzo luogo vogliamo snellire l organizzazione del Gruppo, accorciare le vie decisionali e semplificare le interfacce. Il nostro obiettivo è di riacquistare flessibilità e maggiore forza e di ridurre i costi operativi di ca. 100 mio. di CHF all anno. Malauguratamente questo comporta anche una soppressione di circa 450 posti di lavoro entro fine anno, di cui 170 in Svizzera, ripartiti il più equamente possibile fra le sedi di Olten e Losanna. Un piano sociale è stato allestito a sostegno delle persone coinvolte. Naturalmente ci vorrà del tempo finché il programma di ristrutturazione faccia presa e mostri i primi risultati a bilancio. Sono fiducioso, tuttavia, che riusciremo a raggiungere questi obiettivi con perseveranza, passo dopo passo, un traguardo alla volta. 2. Risultato aziendale deludente Abbiamo già fatto un passo importante in questa direzione con il risultato d esercizio 2011. Effettuando rettifiche di valore per un totale di 1,745 mrd. di CHF abbiamo adeguato il bilancio alle reali circostanze dell industria energetica. Non è stato un passo facile, ma ha dimostrato forza e volontà d agire per il futuro. Il rovescio della medaglia è stata a fine anno l elevata perdita d esercizio di 1,346 mrd. di CHF e la distribuzione di un dividendo contenuto. Il risultato negativo, deludente sia per la direzione aziendale che per gli azionisti, non è da ricondurre unicamente alle rettifiche di valore. Siamo andati controvento anche in ambito operativo. Nonostante siamo riusciti a mantenere il fatturato pressoché invariato a circa 14 mrd. di CHF rispetto al 2010, l EBITDA e l EBIT prima delle rettifichie di valore sono calati rispettivamente del 23% e del 43% a seguito delle condizioni di mercato avverse in tutta Europa. L utile consolidato è precipitato addirittura del 60% a 258 mio. di CHF. Alla luce delle condizioni quadro che continuano a mostrarsi sfavorevoli, anche per il 2012 prevediamo utili bassi se non addirittura minori rispetto al 2011. Malgrado i nostri sforzi concreti, l indebitamento è di nuovo aumentato considerevolmente nell esercizio in rassegna. Per quanto spiacevole, il motivo 3/9

dell incremento è da ricercare negli investimenti effettuati in nuove centrali elettriche, in progetti di centrale correnti e in lavori di rinnovo che erano già stati previsti anni addietro. Va detto, tuttavia, che si tratta di investimenti effettuati con giudizio e cautela e riteniamo che a tempo debito frutteranno interessi per diversi anni a venire. 3. I nostri progetti investimenti nel futuro Un gruppo aziendale che non investe non ha prospettive di sopravvivenza. Chiaramente non è ciò che vogliamo. I nostri progetti sono investimenti nel futuro, a dimostrazione che nonostante tutto continuiamo ad evolvere. Sono quattro le parole chiave a questo proposito acqua, carbone, efficienza energetica e nuove energie rinnovabili, che passerò ora in rassegna: Acqua: l approvvigionamento energetico futuro necessita di nuovi bacini di accumulo per immagazzinare l elettricità supplementare da fonte eolica e solare e per mantenere in equilibrio il sistema. La centrale di pompaggio di Nant de Drance ci permette quindi di soddisfare non solo le nostre aspettative ma anche quelle della politica. Con una potenza attuale di 900 MW, Nant de Drance è il nostro più grande progetto di centrale. L investimento di circa 2 mrd. di CHF è ripartito fra Alpiq, le FFS e Forces Motrices Vallesannes (FMV). La messa in esercizio è prevista per il 2017. Siamo impegnati anche in numerosi altri progetti idroelettrici, principalmente nei Cantoni di Vaud e Vallese. Siamo forti in ambito idroelettrico e vogliamo esserlo anche in futuro. Carbone: il carbone, si sa, non attira molte simpatie. Ciononostante risulta essere alquanto popolare se si considera che riveste oltre il 40% della produzione mondiale di elettricità. Anche in Germania assume crescente importanza a seguito dell abbandono del nucleare. Non si possono ignorare controsensi del genere. Alpiq registra una produzione di elettricità da carbone al di sotto del 15%, che a paragone della quota globale del 40%, è una percentuale relativamente modesta. Questo non cambierà se procediamo a rinnovare in parte la nostra centrale a carbone di Kladno nei pressi di Praga. Lo facciamo in dovuta considerazione delle condizioni quadro politiche e sociali del paese ospitante. E lo facciamo perché là dove investiamo siamo benvenuti per via della creazione di posti di lavoro e delle forniture di energia e perché si apprezza il fatto che investiamo nell ammodernamento della centrale. Bisogna tenerne conto prima di provare uno sdegno morale. 4/9

Efficienza energetica: il potenziale dell efficienza energetica è grande. Alpiq InTec, con oltre 3500 collaboratori, vanta un ottimo posizionamento in Svizzera, impareggiabile nei confronti dei nostri concorrenti. Da anni ci siamo guadagnati un forte rispetto grazie all installazione dell infrastruttura ferroviaria nella galleria di base del Gottardo. Anche il nostro impegno a favore dell elettromobilità desta grande interesse. Mettendo a disposizione le infrastrutture di ricarica e il know-how si aprono per noi nuove, interessanti opportunità aziendali. Di recente abbiamo costituito la società Alpiq E-Mobility SA, che mette in risalto la nostra iniziativa nel quadro di una struttura organizzativa. Nuove energie rinnovabili: in materia di ampliamento delle nuove energie rinnovabili poniamo l accento sulle centrali eoliche e sulle microcentrali idroelettriche. Abbiamo già investito oltre 500 mio. di CHF in impianti in Svizzera e all estero. A titolo d esempio vorrei citare qui il nostro parco eolico di Vetrocom in Bulgaria e quello di Ramacca in Italia. L anno scorso abbiamo provveduto ad ampliarli raggiungendo una potenza totale di oltre 150 MW. Anche in Svizzera abbiamo messo in esercizio una centrale eolica e diverse microcentrali idroelettriche, e altri progetti sono in corso. Poiché i venti da noi sono meno forti che all estero e i diritti dei cittadini di esprimersi e di opporsi sono molto pronunciati, in Svizzera non procediamo così rapidamente. Inoltre la nostra capacità di investire è attualmente limitata anche a causa del margine di manovra finanziario ridotto. Ciononostante siamo lieti di poter dire che, in fatto di investimenti, già da tempo abbiamo posto l accento sulle nuove energie rinnovabili, ciò che oltre a rispondere ai nostri interessi è anche in sintonia con gli obiettivi politici. Non abbiamo perso il treno, dunque. E neanche siamo saliti in carrozza a corsa già iniziata. Il nostro è sempre stato un posto in locomotiva, sin dall inizio. 4. La nuova politica energetica sottoposta ad una grande prova di democrazia diretta Passiamo a parlare della nuova politica energetica del Consiglio federale, che presenta sia lati positivi che negativi. In pratica è riassumibile in due elementi: da un lato l abbandono del nucleare e dall altro una politica climatica molto ambiziosa. Si tratta di un doppio colpo visionario che potrebbe costringerci a rinunciare al nostro mix di produzione elettrica esente da CO 2 e a introdurre in Svizzera la produzione fossile, mediante centrali elettriche o importazioni. Di recente, infatti, il Consiglio federale ha confermato di voler andare in questa 5/9

direzione. Riguardo al clima, affinché i conti tornino così il Consiglio federale saranno però necessarie «misure radicali». Non si direbbe un impresa né facile né divertente. A tale proposito, il presidente di un gruppo energetico amico ha detto di recente in un intervista (n.d.t.: traduzione libera): «Poiché la politica ha deciso il graduale abbandono del nucleare, noi imprenditori non dobbiamo più discutere se sia giusto o sbagliato. A livello politico oggi regna un ampio consenso che non bisogna più costruire nuove centrali nucleari, che le centrali nucleari attive debbano rimanere in esercizio il più a lungo possibile e che bisogna promuovere le energie alternative». Personalmente sono di parere leggermente diverso: fintanto che il popolo non abbia approvato la nuova politica energetica e quindi che la nuova politica energetica non abbia superato la grande prova della democrazia diretta, si può anzi, si deve discutere la questione. Credo sia un nostro dovere nei confronti degli elettori. Siamo coinvolti direttamente e siamo professionisti nel campo dell approvvigionamento energetico con un esperienza di oltre 100 anni. Per quanto concerne l ampio consenso sull ulteriore e possibilmente duraturo esercizio delle centrali nucleari più vecchie in Svizzera, la più recente sentenza sulla centrale di Mühleberg mostra l instabilità di questa ipotesi sulla nuova politica energetica. Pure incerto è l avverarsi di altre ipotesi, di cui ne cito tre: La prima concerne il consumo di energia elettrica. Il Consiglio federale ritiene che il consumo si stabilirà ai livelli odierni. Questa è una scommessa contro le statistiche degli ultimi 50 anni e una scommessa contro quanto di evidente oggi. Gli sforzi effettuati per risparmiare energia e per migliorare l efficienza energetica potrebbero causare una diminuzione del consumo energetico globale. La sostituzione delle energie fossili con elettricità negli edifici e nei trasporti, in considerazione anche della crescita demografica e dell aumento del fabbisogno di comfort, causerà il consumo ad aumentare a livelli che superano di gran lunga quanto risparmiato mediante interventi di efficienza energetica. Sono in tanti gli esperti che lo affermano. D altronde è quanto afferma anche l UE, la cui tabella di marcia per l energia prevede, a seconda dello scenario, un aumento del consumo d elettricità fino al 50% entro il 2050. Se il consumo d elettricità dovesse registrare un aumento più forte e le centrali nucleari più vecchie dovessero essere disattivate prima del previsto, la penuria di elettricità sarà maggiore di quanto calcolato finora. Vi sarebbe una maggiore probabilità che la nuova politica 6/9

energetica s indirizzi per finire verso una strategia basata su gas e importazioni. Questo andrebbe contro il concetto di sostenibilità e contro gli obiettivi prefissati. Pure del tutto incerte sono le ipotesi sul finanziamento: finora il settore energetico riteneva di dover investire 30 mrd. di CHF di mezzi propri nel rinnovo e ampliamento dell infrastruttura elettrica. Questo era il nostro piano A, approvato nel 2010 e senza riserve dal Consiglio federale. Neanche un anno dopo il Consiglio federale propone un nuovo piano B: l approvvigionamento elettrico decentralizzato con immissione elettrica in rete irregolare e senza energia atomica. Costo: oltre 100 mrd. di CHF. Questa cifra è pur valida nonostante che la settimana scorsa sia stato detto che l abbandono del nucleare di per sé non costa così tanto. A incidere sono gli altri costi supplementari, p.e. per l ampliamento della rete e del parco centrali. Evidentemente il settore energetico non può prendersi a carico da sola un tale importo astronomico. Non ci rimane che indovinare da che fonte perverranno i mezzi necessari, e sospettiamo nulla di buono. Le tasse d incentivazione sull elettricità e la tassa sul CO 2 si raddoppierebbero. A lungo termine il Consiglio federale ha in mente una globale tassa d incentivazione sull energia elettrica e una riforma fiscale ecologica. Del tutto ignoti, invece, sono l effettiva disponibilità di tali strumenti e l orizzonte temporale. Le recenti decisioni prese dal Parlamento riguardo alla legge sul CO 2 dimostrano lo scarso entusiasmo del popolo di fronte all introduzione di nuove imposte e tasse. Per paura di un referendum il Parlamento ha rinunciato all introduzione di una tassa CO 2 sui carburanti. In altre parole: fintanto che il popolo non approva alcuna nuova imposta o tassa, il futuro energetico deve essere considerato privo di finanziamento. Una terza ipotesi concerne il potenziale delle nuove energie rinnovabili in Svizzera. Gli obiettivi auspicati sono in netto contrasto con la realtà. Non è affatto sicuro in quale direzione evolverà il rapporto fra produzione energetica e protezione del paesaggio e delle acque. È ancora del tutto incerto se il popolo intenda cambiare la sua linea attuale, molto pragmatica e rispettosa della natura. Cito a questo proposito un articolo tratto dalla rivista in lingua tedesca «Natur und Mensch» (n.d.t.: traduzione libera): «Fukushima (...) minaccia di diventare una vera catastrofe per la natura svizzera. 7/9

A pagare lo scotto dell abbandono del nucleare saranno evidentemente le acque svizzere. Secondo il WWF questa via è sbagliata. Servono ora nuove idee, non vecchi progetti di centrali elettriche». Da parte mia aggiungo: sì, benvengano le nuove idee, le ascoltiamo volentieri. Ma vorrei anche far presente una cosa: se l abbandono del nucleare rappresenta un grave problema per la natura, bisogna mettere in questione non solo le imprese energetiche ma anche la politica energetica. E bisognerebbe anche chiedersi se i vantaggi e gli svantaggi dell energia nucleare siano sempre soppesati correttamente. 5. Alpiq volge lo sguardo in avanti! Per noi più importante della nuova politica energetica è l immediato futuro di Alpiq, caratterizzato come menzionato prima da una ristrutturazione generale. Prima di concludere vorrei riassumere le priorità del Consiglio d amministrazione e della direzione aziendale di Alpiq: In primo luogo: assicurare un margine di manovra finanziario mediante la riduzione dell indebitamento, l alienazione di assets e l osservanza degli obiettivi di budget. In secondo luogo: assicurare un margine di manovra operativo mediante la concentrazione su determinate attività, la riorganizzazione e il ridimensionamento del Gruppo. In terzo luogo: definire e attuare una nuova strategia. Seguirà una volta che avremo ristabilito la nostra libertà di manovra. Possiamo comunque già oggi riflettere su alcuni elementi della futura strategia: La produzione di elettricità continuerà a rappresentare il cardine delle nostre attività, che comprendono non solo l ampliamento e la riorganizzazione del parco centrali, bensì anche la protezione dei nostri impianti nucleari e idroelettrici da ulteriori regolamentazioni restrittive. Inoltre dobbiamo analizzare a fondo le esigenze dei clienti; investire nei nostri punti di forza; riconsiderare la nostra presenza in Europa; rafforzare ulteriormente le nostre attività nel campo dell efficienza energetica; 8/9

chiarire quali siano le interfacce operative con le attività dei nostri azionisti per completarci a vicenda nel migliore dei modi. L unica cosa che sappiamo per certo del futuro è che è davanti a noi. Sapremo di preciso come sarà solo una volta che è qui. Mi guardo quindi dal formulare speculazioni. Solo una cosa: non mi lascio scoraggiare dalle delusioni passate. Sono certo che riusciremo a tempo debito a creare le premesse per un ulteriore sviluppo duraturo della nostra impresa per i nostri clienti, i nostri azionisti, i nostri collaboratori e non da ultimo per la sicurezza d approvvigionamento a lungo termine del nostro Paese, tema questo che sta particolarmente a cuore a tutti noi qui quest oggi. Colgo l occasione per ringraziare i miei colleghi del Consiglio d amministrazione per il loro impegno e il loro sostegno. Ringrazio voi, stimati azionisti, per la vostra fiducia, pazienza e fedeltà nei confronti dell impresa anche in tempi difficili. Non siamo giunti al capolinea. Facciamo solo sosta. Poi riprenderemo la nostra via. Grazie per la vostra attenzione. 9/9