IL CANNOCCHIALE DELLO STORICO MITI E IDEOLOGIE 26
Direttore Achille OLIVIERI Università degli Studi di Padova Comitato scientifico Corinne LUCAS-FIORATO Université de la Sorbonne Nouvelle Paris 3 Jean-Claude MARGOLIN Université François-Rabelais de Tours François ROUDAUT Université Paul-Valéry Montpellier 3 Comitato redazionale Jacques REVEL École des Hautes Études en Sciences Sociales Mario ROSA Scuola Normale Superiore di Pisa Sandra SECCHI OLIVIERI Università degli Studi di Padova Segretario di redazione Daniele SANTARELLI LARHRA CNRS UMR 5190, Lyon
IL CANNOCCHIALE DELLO STORICO MITI E IDEOLOGIE La collana trae la sua genesi da una lettura di Galileo: la scoperta di una forma nuova di sapienza. I temi sviluppati riguardano: l influenza di Erasmo nella cultura europea dal Cinquecento al Settecento; il ruolo di Montaigne e del Sarpi; lo studio delle strutture e delle congiunture economiche e sociali; l influenza di Galileo nella cultura del Novecento. Le metamorfosi della mentalità pertanto accompagnano le ricerche dello storico sperimentale.
Furio Crisafulli Giustizia e furore Le Francia rivoluzionaria da Turgot a Robespierre (1787-1794)
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A Marco e ai miei Genitori
L arco si torce, il legno stride. Al sommo della più alta tensione scaturirà lo slancio di una dritta freccia, dal tratto più duro e più libero. A. Camus
Indice 15 Prefazione 19 Introduzione di Furio Crisafulli Parte I 25 Capitolo I 1.1. Caratteri dell Ancien Regime, 25 1.2. La nobiltà aristocratica, 31 1.3. I cleri, 33 1.4. Il Terzo Stato Il mondo rurale ed i contadini, 33 1.5. Economia, finanza e Rivoluzione industriale in Europa, 38 1.6. L esempio americano, 42 1.7. Il pensiero europeo l Illuminismo, 46 1.8. Il progresso delle scienze Il Deismo, 52 1.9. Personalità eminenti dell Illuminismo i Fisiocratici Adam Smith, 54 1.10. Montesquieu, 56 1.11. Voltaire e Rousseau, 59 1.12. Arte ed atmosfere sul finire del Settecento, 62. 65 Capitolo II 2.1. La struttura istituzionale ed amministrativa della Francia assolutista, 65 2.2. Lex Rex Luigi XVI e Maria Antonietta, 75 2.3. Il partito di Corte e la nobiltà, 78 2.4. Il Clero, 83 2.5. Il Terzo stato, 87 2.6. l contadini, 93 2.7. Fattori demografici La rivoluzione industriale Il movimento dei prezzi, 98. 103 Capitolo III 3.1. I tentativi riformisti di Turgot Necker La questione del Rendiconto Calonne Il monarca e i Parlamenti La fronda aristocratica, 103 11
12 Giustizia e furore 3.2. Verso gli Stati Generali, 113 3.3. Le elezioni per gli Stati Generali Mirabeau e Sieyès Gli Stati generali si tramutano in Assemblea nazionale, 124 3.4. Nascita della Costituente, 129. 133 Capitolo IV 4.1. La presa della Bastiglia, 133 4.2. La rivolta nelle campagne e la Grande Paura, 138 4.3. L abolizione dei diritti feudali: i decreti del 4 e 11 agosto, 142 4.4. La Dichiarazione dei diritti, 147 4.5. Il dibattito alla Costituente sul Bicameralismo, 152 4.6. La questione del veto reale, 156 4.7. Le giornate d ottobre, 157 4.8. Il partito patriota, 163 4.9. Le posizioni in seno alla Costituente, 168. 175 Capitolo V 5.1. L anno della tregua, 175 5.2. La Costituente all opera, 176 5.3. Ancora la questione finanziaria I beni ecclesiastici Nascita dell assegnato, 180 5.4. La Costituzione civile del clero, 185 5.5. L anno della falsa tregua e della tentazione cesarista l clubs, 190. 197 Capitolo VI 6.1. La questione coloniale, 197 6.2. La Controrivoluzione e la ripresa della dinamica rivoluzionaria, 200 6.3. La rivoluzione francese e l Europa, 209 6.4. L episodio di Varennes, 215 6.5. Verso la Legislativa, 219. 229 Capitolo VII 7.1. Scioglimento della costituente, 229 7.2. Il movimento economico e sociale fra il 1791 e il 1792 Le grandi questioni economiche, finanziarie e fiscali La ripresa della dinamica popolare La dichiarazione di guerra della Francia all Austria, 250 7.3. Prime fasi del conflitto La lotta tra la Gironda e i Foglianti La giornata del 20 giugno a Parigi La Prussia entra in guerra, 259 7.4. I Girondini di nuovo al potere Loro intese con il re, 269 7.5. Crescita del movimento sezionario La spinta popolare La posizione di Robespierre I Cordiglieri e Danton Il 10 agosto e la caduta del trono, 274.
Indice 13 Parte II 285 Capitolo I 1.1. Prologo, 285 1.2. Le conseguenze del 10 agosto Smarrimento della Legislativa Il Comune nuovo potere La Gironda al governo I provvedimenti antifeudali dell agosto, 287 1.3. I Prussiani conquistano Longwy e minacciano Verdun Marat incita alla repressione esemplare Il ruolo di Danton, 293 1.4. I Massacri di settembre Si scava un abisso tra Gironda e Giacobini, 299 1.5. Prime conseguenze dei massacri di settembre La Gironda al contrattacco, 304 1.6. Insediamento delle assemblee elettorali Laicizzazione dello stato civile Dumoriez Valmy Prussiani e Austriaci respinti alle frontiere Nascita della Repubblica, 307 1.7. La votazione per la Convenzione Un assemblea borghese Gironda, Pianura, Montagna L essenza del giacobinismo, 311 1.8. L anno I della Repubblica I Girondini nel comitato per la Costituzione Si preannuncia una insanabile frattura tra Parigi Montagnarda e il resto della Francia, prevalentemente girondina Danton cerca di fungere da trait d union La Repubblica francese è una e indivisibile, 319 1.9. Il comitato per la Costituzione Girondini, forti del trionfo di Valmy, cercano di rivedere la via dei controlli economici adottati quando la minaccia prussiana pendeva sulla Francia Cambon si scaglia contro finanzieri e fornitori Disordini e agitazioni contro il caro vita La posizione di Robespierre Gli Arrabbiati Primi pronunciamenti a favore del calmiere, 326 1.10. Il piano di Dumoriez Jemappes La Francia al contrattacco Il dibattito alla Convenzione sul problema delle annessioni Il Partito delle conquiste Cloots e le Frontiere Naturali Difficoltà di una pace onorevole con Prussia e Impero Il decreto del 19 novembre: La Rivoluzione in armi sfida l Ancien Regime europeo Il decreto del 15 dicembre, 332 1.11. Il processo a Luigi XVI, 340 1.12. Il ruolo della Pianura Ancora gli arrabbiati Il carovita Il clima europeo, 350 1.13. I propositi dei coalizzati, 358 1.14. Andamento catastrofico della guerra per la Francia Dubois Crancé crea l Amalgama Il piano di Dumoriez Suo tradimento Un colpo tremendo per la Gironda, 360 1.15. L istituzione del Tribunale rivoluzionario La Vandea La Montagna preme per l adozione di misure implacabili, 367 1.16. Clima convulso di agitazioni popolari in tutta la Francia Fra la Montagna si fa strada l idea della regolamentazione economica Prime misure di salute pubblica L istituzione del comitato di salute pubblica Il ruolo di Barère e Cambon Il duello fra Gironda e Montagna alla stretta finale, 377 1.17. I Sanculotti, 384 1.18. I Giacobini alla testa del movimento sanculottide Appello di Vergniaud alle Federazioni Un comitato insurrezionale
14 Indice procede all arresto di tutti i capi della Gironda, 389. 395 Capitolo II 2.1. Significato del 2 giugno Il progetto girondino della Costituzione e della Dichiarazione dei Diritti Il progetto montagnardo Le conseguenze del colpo di mano contro la Gironda, 395 2.2. La Costituzione giacobina, 402 2.3. Le leggi popolari fatte votare dai Montagnardi L insurrezione federalista Si comincia a mettere a punto il Terrore, 405 2.4. Morte di Marat, 408 2.5. Il Grande Comitato, 416 2.6. Robespierre, 420 2.7. La dittatura montagnarda, 426 2.8. L Armata dell anno II Gli invasori respinti Repressione in Vandea Il meccanismo del Terrore, 436 2.9. L economia regolata I grandi provvedimenti sociali, 442 2.10. La scristianizzazione, 445 2.11. L Hébertismo Danton, 449 2.12. Verso la liquidazione delle fazioni, 456 2.13. I processi di Germinale, 461 2.14. Termidoro, 463 2.15. La Storiografia della Rivoluzione francese, 468. 489 Bibliografia 503 Tavola cronologica 1787 1794 509 Appendice 519 Indice analitico
Prefazione La rivoluzione francese fu un processo di estrema sintesi storica quale, nella storia, è raro contemplare. Forse, solo la Riforma agì parimenti in profondità e in estensione. Situandosi al centro dei tempi moderni, non desta meraviglia, pertanto, il fatto che in essa sia stata identificata la definizione temporale di una nuova era, con tutto quello di vero e di angusto al tempo stesso che comporta l inevitabile periodizzazione. A due secoli dal suo manifestarsi è tuttavia legittimo chiedersi quanto possa definirsi ancora cruciale questo evento per la riflessione dei contemporanei. È giustificata invero questa attenzione alla Grande rivoluzione? Sulla scorta di talune recenti affermazioni di uno storico come F. Furet sembrerebbe che la rivoluzione, lungi dall essere considerata una semplice questione di carattere storiografico, sia pure particolarmente rilevante e, come tale, suscettibile di analisi, sviscerazione e trastullo solo ad uso e consumo di studiosi e di eruditi, andrebbe intesa, al contrario, piuttosto come un «patrimonio morale e intellettuale». Effettivamente Furet non ha torto. È vero tuttavia che le sue affermazioni erano dettate non tanto dal desiderio di inchinarsi comunque alla «maestà» dell evento quanto, semmai, dall esigenza di chi avverte come l Avvenimento resta così fondamentale, così tirannico nella coscienza politica contemporanea che ogni distanza intellettuale presa nei confronti di esso è immediatamente assimilata all ostilità, come se il rapporto di identificazione fosse inevitabile, che si tratti di filiazione o di rigetto. Così Furet ha creduto opportuno parlare al riguardo di polemica crepuscolare, di riverente psittacismo, di eterna ruminazione, di inesauribile elasticità. Insomma, si lamenta di questa rivoluzione giammai conclusa e definita, che non fa altro che spostare in avanti la sua problematica anziché starsene buona a lasciarsi sedimentare e pietrificare. 15
16 Prefazione Ma se questa rivoluzione mobilita ancora le coscienze e mostra di essere più che mai idonea a suscitare una durevole capacità di identificazione, se cioè è ben lontana dal rivelarsi un mero fattore cronachistico, perché meravigliarsene? o, meglio, perché dispiacersene? Evidentemente Furet, vista la difficoltà provata nel sopprimere ogni «distanza intellettuale» da quell avvenimento, pensa che qui si tratti ad ogni costo di far rivivere necessariamente la rivoluzione dall interno, di comunicare e di commemorare al tempo stesso, oppure di far calare un complice sudario sul sospettato divario fra le intenzione degli attori di allora e il ruolo storico che svolsero effettivamente oppure, ancora, di avvalersi di una addomesticata elasticità delle circostanze per tener desta ad ogni costo una curiosità intellettuale che non si vorrebbe seppellita. Concedendo a Furet tutto quello che gli va concesso, e cioè che leggendo nel passato nessuna ideologia e nessuna industria culturale ha alcun titolo da accampare per diventare una vera e propria camicia di Nesso o un prisma deformante in cui autori, non tanto interessati, quanto disonesti, e perciò inattendibili, hanno inteso costringere causalità improponibili ed effetti improbabili, e che quindi la storia non va concepita volgarmente ad demostrandum ma ad narrandum, è anche vero, tuttavia che a nessuno è concesso di vivere, per fortuna, sotto una campana di vetro. Se la storiografia adempie a quella mirabile funzione catartica di liberarci dal peso della storia, per usare la nota espressione di Goethe, è anche vero che non solo noi siamo prodotto del passato, e viviamo immersi nel passato che tutt intorno ci preme, ma parimenti, come ha ben scritto Croce: «Siamo vincolati alla condizione presente della nostra anima essendo la materia il vivente documento che portiamo in noi stessi». Se in me non è, sia pure dormiente il sentimento della carità cristiana, o della salvazione per la fede o dell onore cavalleresco o del radicalismo giacobino o della riverenza per la vecchia tradizione, invano mi passeranno sott occhio le pagine dei Vangeli o delle epistole paoline, e dell epopea carolingia e dei discorsi che si tenevano alla Convenzione nazionale. Dunque Furet, anziché starsene a rimpiangere l inconseguita distanza intellettuale, che si traduce poi in una pia illusione, il vagheggiato atteggiamento asettico e naturalistico della moderna cultura indu-
Prefazione 17 striale, farebbe bene a riflettere sul fatto che la storia non ci è data dall esterno, ma vive in noi. E se è vero che dalla storia non si impara nulla che essa non abbia in sè di necessità logica conchiusa, è vero che siamo noi, con una rigorosa disposizione d animo, fenice di nuova interiorità di vita, a vivificarla e a ridestarla per trasformarla in qualcosa di vivente ed attuale. Se da qui scaturisce il senso e la validità che noi attribuiamo a orizzonti sempre aperti e infiniti, è giocoforza asserire che, effettivamente, la rivoluzione non è finita. Essa è storia contemporanea.