dello 0,7%, dal previsto 1,8% slittare al 2,5%, 43



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Una guerra tra Europei è una guerra civile Victor Hugo Analisi Economica L Italia del 2016 tra crescita e timori La Legge di Stabilità 2016, che il Consiglio dei Ministri dovrà licenziare entro settembre per poi essere sottoposta al voto del Parlamento, assume una valenza significativa non solo in termini finanziari ma anche rispetto all evoluzione delle strategie economiche dell Unione Europea. La cornice prevista dal Governo è fondata principalmente su una forte riduzione delle tasse per circa 45 miliardi di euro nel triennio 2016-2018, iniziando dai 5 miliardi che il Fisco incassa dalla Tasi e dall IMU, che gravano sulla casa; disinnescare le clausole di salvaguardia per il rispetto dei vincoli europei per un valore di 16,2 miliardi di euro da trovare per non aumentare l IVA al 24% e le accise; modifiche al sistema pensionistico per favorire l anticipo di uscita dal lavoro, stabilizzare i fondi per la decontribuzione in entrata nel mercato del lavoro. Provvedimenti che nell intenzione del Governo dovrebbe permettere all Italia di raggiungere una crescita, per il 2016, superiore all 1% del P.I.L. ed affrontare al meglio le scosse telluriche di sistema che periodicamente si avvertono sullo scenario internazionale, dal rischio ancora latente di Grexit, con il conseguente default della Grecia e gli effetti sulla tenuta dell Euro, ai sempre più frequenti segnali di instabilità finanziaria provenienti dalla Cina, che potrebbero scatenare una crisi economica mondiale superiore a quella del 29, oltre ai tanti nodi gordiani presenti come la bassa inflazione, il prezzo eccessivamente basso del petrolio a causa di un offerta più alta della domanda, l eccesso di liquidità che non viene investito nel sistema produttivo, che si aggiungono alle difficoltà interne della nostra economia, che anche nel 2015 crescerà in modo anemico dell 0,6-0,7% e, purtroppo, senza un aumento significativo dell occupazione. Questo quadro macro economico in cui si muove l Italia necessita, per avere le risorse necessarie ai provvedimenti che saranno previsti nella Legge di Stabilità, della clausola europea di flessibilità che permette di derogare dal rispetto degli impegni economico-finanziari previsti dai parametri UE in caso di congiuntura negativa o di attuazione di riforme in essere. Un passaggio stretto perché L Italia ha già Tab 1. La pressione fiscale in Italia in % del PIL beneficiato della clausola nel 2015 per circa 6 miliardi di euro, una correzione del deficit 44 strutturale dello 0,1% rispetto al previsto 0,5% del P.I.L. Ora, per il 2016, il Governo dovrebbe 43,5 43,6 chiedere una correzione del rapporto deficit/p.i.l 43,5 43,4 dello 0,7%, dal previsto 1,8% slittare al 2,5%, 43 sempre sotto al 3%, limite posto per evitare la procedura per eccesso di deficit. Inoltre c è il tema 42,5 42,5 del debito pubblico che proprio nel 2016 dovrebbe 42 scendere, secondo gli impegni italiani, dal 132,5% al 130,9 % del P.I.L. Valori a cui guarda con 41,6 41,5 attenzione la Commissione Europea, secondo l articolo 126.3 del Trattato ma anche i mercati 41 finanziari, particolarmente nervosi nel periodo. Riuscire a convincere gli uffici di Bruxelles della 40,5 2010 2011 2012 2013 2014 validità della manovra 2016, con le deroghe, significa aprire una breccia a favore delle politiche Fonte: Elaborazione Artigiancassa su dati Istat di crescita e sviluppo nel Vecchio Continente. 1

Il Mondo dell Impresa: la cosmetica si fa bella L inizio dell anno scolastico, la ripresa a pieno regime dell attività lavorativa dopo il riposo estivo, il mese di Settembre non è certamente tra i preferiti. Ma il ritorno alla normalità quotidiana, tra rossetti e matite d ordinanza, fa felice il mondo della cosmetica italiana. Un mondo, quello dei prodotti di bellezza, importante nel sistema economico nazionale, con un giro di affari complessivo medio annuo di circa 12,6 miliardi di euro. Volumi significativi anche se frammentati tra i tanti players in campo, dai canali di distribuzione dei prodotti, alle profumerie, dalle farmacie agli acconciatori professionisti. I risultati più soddisfacenti per il settore arrivano dall export che a fine 2014 ha fatto registrare un volume di vendite pari a circa 3,5 miliardi di euro, con una crescita, rispetto al 2013, del 4,9%, che dovrebbe salire al 7% nel 2015. L export, tra l altro, ha svolto la funzione di locomotore del settore, stante un 2014 piatto per quanto concerne la domanda interna del settore, seppur dopo tre anni di flessione della stessa, nel trend negativo che ha caratterizzato l andamento dei consumi, sempre in territorio negativo. Questi numeri, la ripresa della filiera nel suo complesso, sono il risultato di un profonda revisione dei processi e dei modelli di organizzazione della produzione, della distribuzione e delle attività di settore a valle. In questi anni abbiamo assistito ad un miglioramento del rapporto qualità-prezzo, una maggior focalizzazione sulle tendenze che venivano dalla società, con una modifica radicale dei messaggi dei brand, una maggiore attenzione alla qualità del prodotto, l aumento della professionalità degli operatori commerciali ed artigianali che utilizzano i prodotti con i clienti. Il dato complessivo del giro di affari della cosmetica è la risultante di diverse componenti che intervengono nel sistema. L incidenza più rilevante è attribuibile alla produzione ed al consumo finale, con circa 9,3 miliardi di euro, seguito dal settore degli imballaggi, che contribuisce, mediante il confezionamento dei prodotti, per circa 2,3 miliardi di euro. La terza componente per incidenza è quella delle materie prime necessarie per la produzione di shampoo, ciprie, rossetti ed altro, con circa 900 milioni di euro ed, infine, i macchinari e strumenti necessari per il makeup tanto agognati da donne ed uomini in cerca della bellezza estetica, con circa 200 milioni di euro. Un mondo complesso quella della cosmetica perché presuppone la presenza di numerosi attori nella filiera produttiva ed ancor più tra gli operatori ed i loro clienti, noi cittadini sempre più esigenti sull estetica. I numeri di Cosmoprof 2015, la fiera italiana di riferimento a livello internazionale per il settore sono eloquenti: 2493 imprese del settore, di cui il 70% provenienti dall estero, 248.000 visitatori, +20% rispetto all edizione 2014, con 79.000 visitatori, +30%, arrivati dall estero. Le previsioni per il 2015 sono positive, vi è un clima di fiducia per un posizionamento in territorio positivo anche per la domanda interna, oltre al rafforzamento della crescita dell export. D altronde, il consumatore italiano è all avanguardia nel gusto e nello stile di vita, anche dal punto di vista del trend. Il Made in Italy è diventato target di identità del nostro Paese, e la cura e la bellezza estetica ne sono i primi ambasciatori. Tab 2. La cosmetica in Italia in milioni di euro 10.000 9.000 8.000 7.000 6.000 5.000 4.000 3.000 2.000 1.000 0 900 Materie prime 9.300 Produzione prodotti 200 Macchinari Fonte: Elaborazione Artigiancassa su dati Unipro; Istat 2.300 Imballaggi 2

Focus Il mondo imprenditoriale in rosa Fare imprese per le donne non è un piano B ma una scelta consapevole che ha portato alla creazione di 1,3 milioni di imprese in rosa, circa il 21,5% del tessuto produttivo nazionale. Un universo in crescita spinto sicuramente anche dalla crisi di sistema che ha segnato gli ultimi venti anni, che ha costretto molte donne a lasciare il lavoro dipendente, ma che ha determinato la nascita di molte imprese al femminile, 406.494 dal 2009, incidendo per il 26% sul totale delle nuove imprese. La crisi di sistema sta determinando anche profondi mutamenti sociologici nella definizione dei rapporti famigliasocietà perché continua aumentare la quota di famiglie in cui la donna è l unica ad essere occupata, circa 2,5 milioni di nuclei nel 2014, contro i 2,3 milioni nel 2013 ed addirittura l 1,7 del 2009. In valori assoluti la maglia rosa dell impresa al femminile spetta a Roma, con 94.834 aziende, seguita da Milano con 59.617 e Napoli, 56.297. Tra le province il primato spetta a Benevento, con un incidenza rosa pari al 30,5% del totale produttivo locale. I numeri della presenza dell imprenditoria femminile sono strettamente correlati con la vocazione del territorio, privilegiando le realtà dove maggiormente sono prevalenti, nella produzione di ricchezza locale, i settori del turismo e dell agricoltura, che sommano il 30% dell intero valore imprenditoriale rosa. Le attività turistiche nelle principali città italiane vedono sempre più donne al comando gestionale di bar, ristoranti, alberghi e B&B, così come hanno le redini di aziende agricole, soprattutto nel Meridione. Un terzo settore dove è significativa la presenza imprenditoriale femminile è quello dell alimentare, soprattutto nella gestione delle panetterie (circa il 20% del totale del settore merceologico), ma è forte la presenza anche nel settore della produzione artigianale di pasta e nella pasticceria. La stragrande maggioranza delle donne imprenditrice sceglie la forma giuridica della ditta individuale, che vale il 65% dell impresa rosa. Forse una ribellione anche contro il divario medio retributivo annuo tra uomini (29.891 euro) e donne esistenti (27.890 euro) nel nostro Paese, circa il 7,3%, anche se più basso rispetto a quello esistente negli altri Paesi UE, In Francia il 15,2%, in Gran Bretagna il 19,7% mentre nella ricca Germania gli uomini guadagnano mediamente il 21,6% in più delle donne. Metterci la faccia in prima persona, il mantra che sembra la colonna sonora della sfida imprenditoriale femminile è certamente anche dettato dalla voglia di rivincita contro un sistema-italia che penalizza oltre modo la donna, con un tasso di disoccupazione a inizio 2015 del 13,1%, contro l 11,5% degli uomini, tra i più alti in Europa, anche di fronte ad un numero di laureate di 156 ogni 100 laureati maschi. La parità nelle cosiddette key position sia economiche che politiche è un obiettivo ancora lontano ma, forse, un po meno di prima se pensiamo che la persona più potente nel Vecchio Continente è una donna: la Frau Merkel. L imprenditoria femminile in Italia 1,3 milioni Le imprese in rosa in Italia, il 21,5% del totale 27.890 Euro Il reddito medio retributivo annuo delle donne in Italia 65% La percentuale di ditte individuali rosa 30% Il valore incidentale di turismo ed agricoltura nell imprenditoria femminile 406.494 Il numero delle imprese femminili create dal 2009 al 2014, il 26% del totale nuove imprese Fonte: Elaborazione Artigiancassa su dati Unioncamere, Istat 3

Glossario Paper Economia Reale Default. In finanza viene definita come situazione di default (in italiano insolvenza) l'incapacità tecnica di un'emittente di rispettare le clausole contrattuali previste dal regolamento del finanziamento. Ad esempio è la situazione in cui incorre uno Stato quando dichiara insolvenza o fallimento (insolvenza sovrana). l default può essere formale o sostanziale: Formale, laddove un'emittente non rispetti determinati indici di copertura o patrimoniali tali per cui il prestito potrebbe subire una significativa modifica del proprio merito di credito; Sostanziale allorché un'emittente non sia materialmente in grado di corrispondere le rate di interesse o di rimborso del capitale alla naturale scadenza di ciascuna. Consumi. Per consumo si intende l'uso di beni e servizi da parte di individui, di imprese o della pubblica amministrazione (consumatore) che ne implichi il possesso o la distruzione materiale o la distruzione figurata (nel caso dei servizi). In economia il consumo o domanda rappresenta una variabile macroeconomica di grande importanza in quanto correlata alle altre grandezze macroeconomiche e in grado di determinare, come una delle cause prime dal basso, le tendenze di crescita, stagnazione o recessione all'interno del sistema economico. Consumo e produzione tendono all'equilibrio in risposta all'equilibrio tra domanda e offerta. In particolare sempre a livello macroeconomico si può distinguere tra consumi interni allo nazione e consumi esterni ovvero la quota parte di produzione destinata all export Si possono distinguere due diverse categorie economiche dei consumi: i consumi intermedi, che sono il valore dei beni e servizi consumati o trasformati dai produttori durante il processo produttivo, ed i consumi finali, che rappresentano la quota del reddito destinata all'acquisto di beni e servizi per il soddisfacimento dei bisogni della collettività Domanda. In economia la domanda coincide con il prezzo in corrispondenza del quale due controparti sono disposte a negoziare un bene o una determinata attività finanziaria. Testi economici: Antonello Antonellis 065845500 antonello.antonellis@artigiancassa.it Contributi grafici: Eliana Pennino 065845346 eliana.pennino@artigiancassa.it 4