Lemma 1.3. Ogni tp può essere ottenuta da una tpp moltiplicando gli elementi della terna per un intero opportuno.

Documenti analoghi
Una questione interessante di teoria dei numeri è connessa al teorema di Pitagora.

3 Interi somma di due quadrati

Parte II. Incontro del 20 dicembre 2011

Questo teorema era già noto ai babilonesi, ma fu il matematico greco Pitagora, intorno al 500 a.c., a darne una descrizione precisa.

con il numero di quadratini che hai

Nel libro X degli Elementi di Euclide (III sec. a.c.) e nel libro II dell'arithmetica

mcd(a, b) = r 1 a + r 2 b,

1 Proprietà elementari delle congruenze

Terne Pitagoriche. Pitagora, Euclide e la Carega della Sposa. prof. Andrea Albiero. 6 novembre Olimpiadi della Matematica

3. Successioni di insiemi.

nota 1. Aritmetica sui numeri interi.

Supponendo che sia vero che "can che abbaia non morde", si può dedurre che... (scrivere l'implicazione contronominale)

A.A CORSO DI ALGEBRA 1. PROFF. P. PIAZZA, E. SPINELLI. SOLUZIONE ESERCIZI FOGLIO 4.

SCUOLA GALILEIANA DI STUDI SUPERIORI CLASSE DI SCIENZE NATURALI ESAME DI AMMISSIONE, PROVA DI MATEMATICA 13 SETTEMBRE 2011

Lezione 3 - Teoria dei Numeri

3 Il piccolo Teorema di Fermat

Test sui teoremi di Euclide e di Pitagora

2 Algoritmo euclideo di divisione

Lezione 3 - Teoria dei Numeri

ALGEBRA 1 Primo esame scritto 4 Luglio 2011 soluzioni

ISTITUZIONI DI ALGEBRA SUPERIORE ESAME

Il teorema di Pitagora al centro della didattica della geometria nella scuola secondaria di primo grado di Luciano Porta

Esercizi di Matematica per la prova di ammissione alla Scuola Galileiana /16

Consolidamento Conoscenze

ALGEBRA I: SOLUZIONI TERZA ESERCITAZIONE 11 aprile 2011

nota 1. Aritmetica sui numeri interi.

11. Misure con segno.

Definizione. Siano a, b Z. Si dice che a divide b se esiste un intero c Z tale che. b = ac.

PON A. FSE- PON CA LOGICA E MATEMATICA

1 Numeri reali. Esercizi.

1. Esistono numeri della forma , ottenuti cioè ripetendo le cifre 2006 un certo numero di volte, che siano quadrati perfetti?

Introduciamo ora un altro campo, formato da un numero finito di elementi; il campo delle classi resto modulo n, con n numero primo.

Il Teorema di Pitagora

Temi di Aritmetica Modulare

Esercizi di Algebra. 3 aprile 2006

NOTE DI ALGEBRA LINEARE v = a 1 v a n v n, w = b 1 v b n v n

ALGEBRA I: SOLUZIONI QUINTA ESERCITAZIONE 9 maggio 2011

Allenamenti di matematica: Algebra e Teoria dei Numeri

Indice. NUMERI REALI Mauro Saita Versione provvisoria. Ottobre 2017.

TRIGONOMETRIA PIANA: I TRIANGOLI QUALUNQUE

1 Principio di Induzione

Chi non risolve esercizi non impara la matematica.

GEOMETRIA EUCLIDEA I teoremi di Euclide e Pitagora

Equivalentemente, le colonne di A sono linearmente indipendenti se e solo se

Applicazioni dei teoremi di Pitagora ed Euclide

A.A CORSO DI ALGEBRA 1. PROFF. P. PIAZZA, E. SPINELLI. SOLUZIONE ESERCIZI FOGLIO 5.

Riassumiamo le proprietà dei numeri reali da noi utilizzate nel corso di Geometria.

Università del Piemonte Orientale

Gara di Matematica Premio Danti

Consolidamento conoscenze. 1. Scrivi l enunciato del teorema di Pitagora. In ogni.

Capitolo 2. Cenni di geometria analitica nel piano

1 PRELIMINARI 1.1 NOTAZIONI. denota l insieme vuoto. a A si legge a appartiene a A oppure a è elemento di A.

Contenuti aggiuntivi su matrici e determinanti, Dimostrazioni del Capitolo 3

1 Il teorema di Pitagora

Curve e lunghezza di una curva

TERNE PITAGORICHE 02/04/15 SEZIONI

TEOREMA DI PITAGORA. Francobollo greco dedicato al celebre teorema

Lezione 3 - Teoria dei Numeri

1 Quanti 17 per Lavinia! Lavinia ottiene la somma 17 esattamente 8 volte.

Equivalenza delle figure piane

Lezione 6 Richiami di Geometria Analitica

NUMERI PRIMI E TEORMA FONDAMENTALE DELL ARITMETICA Definizione 1. Sia p Z, p ±1. Si dice che p è primo se

Esercizi di Algebra. 25 marzo Soluzione Si tratta di trovare una soluzione del sistema di equazioni congruenziali

10. Il gruppo Speciale Lineare SL(V )

Complementi di algebra

Esercizi sul Calcolo Proposizionale

Capitolo 5 Campi finiti

Elementi di Algebra e di Matematica Discreta Numeri interi, divisibilità, numerazione in base n

Problemi sui teoremi di Euclide e Pitagora

AL210 - Appunti integrativi - 7

Dipendenza integrale e teoremi di Cohen-Seidenberg

Corso di Laurea in Matematica Geometria 2. Foglio di esercizi n. 1 a.a Soluzioni

Categoria Student Per studenti del quarto e quinto anno della scuola media superiore. I quesiti dal N.1 al N. 10 valgono 3 punti ciascuno

SOLUZIONI DELLA SECONDA PROVA IN ITINERE DEL CORSO AL GENNAIO (1) (3 punti) Si consideri il sottoinsieme dei numeri complessi

Esercizi 2. Soluzioni. 1. Siano dati i vettori 1 1, 1 R 3.

c A (a c = b) Le ipotesi che abbiamo ci dicono che esistono h, k A tali che:

POLINOMI. (p+q)(x) = p(x)+q(x) (p q)(x) = p(x) q(x) x K

Massimi e minimi vincolati

Massimo limite e minimo limite di una funzione

Geometria euclidea. Alessio del Vigna. Lunedì 15 settembre

Gruppi, anelli, campi e polinomi: le prime definizioni.

1... phs s qkr r

(2) se A A, allora A c A; (3) se {A n } A, allora +

Riassumiamo le proprietà dei numeri reali da noi utilizzate nel corso di Geometria.

ALGEBRA I: ASSIOMI DI PEANO E PROPRIETÀ DEI NUMERI NATURALI

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TERAMO FACOLTÀ DI SCIENZE POLITICHE CORSO DI LAUREA IN ECONOMIA BANCARIA FINANZIARIA ED ASSICURATIVA

Esercizi sui sistemi di equazioni lineari.

, 3x y = a 2 = b 2 + c 2 2bc cos α.

I teoremi di Euclide e Pitagora

IL TEOREMA FONDAMENTALE DELL ARITMETICA: DIMOSTRAZIONE VELOCE.

Introduzione al corso AL420-Numeri Algebrici

Collegio di Merito Bernardo Clesio Università di Trento

Autovalori e autovettori di una matrice quadrata

TN1 - Introduzione alla teoria dei numeri - A.A. 2006/2007 Esame: Appello C - Gennaio 2008 MATRICOLA/IDENTIFICATIVO PERSONALE:... COGNOME:... NOME:...

La misura delle grandezze

Il triangolo è una figura indeformabile ed è l'unico poligono cui è sempre circoscrivibile e in cui è sempre inscrivibile una circonferenza.

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TERAMO FACOLTÀ DI SCIENZE POLITICHE CORSO DI LAUREA IN ECONOMIA BANCARIA FINANZIARIA ED ASSICURATIVA

3/10/ Divisibilità e massimo comun divisore

FUNZIONI GONIOMETRICHE Prof. E. Modica

Transcript:

1 Terne pitagoriche Uno dei più antichi problemi diofantei è quello di determinare tutti i triangoli rettangoli che hanno i lati di lunghezza intera. Sebbene, in generale, si attribuisce alla Scuola di Pitagora (VI sec., a.c.) lo studio dell equazione X 2 + Y 2 = Z 2, sicuramente già i Babilonesi, mille anni prima, avevano una conoscenza molto approfondita di tale equazione e di molte sue soluzioni (incluse alcune non ovvie come ad esempio (6480, 4961, 8161)). Nel libro X degli Elementi di Euclide (III sec. a.c.) e nel libro II dell Arithmetica di Diofanto (III sec. d.c) sono elencate più o meno esplicitamente le soluzioni della equazione in oggetto e, sicuramente, esse appaiono nell Algebra di Brahmegupta (VII sec. d.c). Segnaliamo, infine, che un intero volume dal titolo Pythagorean Triangles (New York, 1962) è stato dedicato da W. Sierpiński alla tematica di questo paragrafo. Definizione 1.1. Una terna pitagorica (in breve, tp) è una terna di numeri interi non nulli (x, y, z) tale che x 2 + y 2 = z 2. Una terna pitagorica è detta primitiva (in breve, tpp) se, inoltre, MCD(x, y, z) = 1. Osservazione 1.2. Si noti che (cfr. il successivo Lemma 1.6 (b)), se (x, y, z) è una tp, allora le seguenti affermazioni sono equivalenti. (i) (x, y, z) è tpp; (ii) MCD(x, y) = 1; (iii) MCD(x, z) = 1; (iv) MCD(y, z) = 1. Lemma 1.3. Ogni tp può essere ottenuta da una tpp moltiplicando gli elementi della terna per un intero opportuno. Dimostrazione. Sia (x, y, z) una tp. Supponiamo che MCD(x, y, z) = d 1. Allora x = dx 1, y = dy 1, z = dz 1 con x 1, y 1, z 1 Z e MCD(x 1, y 1, z 1 ) = 1. È immediato che (x 1, y 1, z 1 ) è una tp (primitiva). Infatti: x 2 1 + y 2 1 = x2 + y 2 d 2 = z2 d 2 = z2 1. 1

Osservazione 1.4. È immediato che, se (x, y, z) è una tp, allora (±x, ±y, ±z) è ancora una tp per ogni possibile scelta dei segni. Pertanto, nel seguito, ci limiteremo a considerare tpp nelle quali x > 0, y > 0, z > 0, cioè tpp positive. Lemma 1.5. Sia (x, y, z) una tpp positiva. Allora x y (mod 2) (cioè x è pari (rispettivamente, dispari) se, e soltanto se, y è dispari (rispettivamente, pari)). Dimostrazione. Se, per assurdo, x e y sono entrambi pari, allora 2 (x 2 + y 2 ), cioè 2 z 2, quindi 2 z e pertanto 2 MCD(x, y, z). Se, per assurdo, x ed y sono entrambi dispari, allora x 2 1 y 2 (mod 4), dunque 2 z 2 (mod 4) e ciò è assurdo, perché il quadrato di ogni intero è congruo a 0, 1 (mod 4). Lemma 1.6. Sia (x, y, z) una tpp positiva. Allora: (a) a meno di uno scambio tra x e y, si ha che x è pari, y è dispari, z è dispari; (b) MCD(x, y) = MCD(y, z) = MCD(x, z) = 1. Dimostrazione. (a) Se x è pari allora, per il lemma precedente, y è dispari. Se, per assurdo, z è pari, allora risulta y 2 = x 2 z 2 0 0 = 0 (mod 4), mentre y 2 1 (mod 4). (b) Supponiamo, ad esempio, che MCD(y, z) = d 1 e sia p un primo tale che p d. Allora si ha che p y 2, p z 2 dunque p z 2 y 2 = x 2 da cui p x. Quindi p MCD(x, y, z) = 1, donde un assurdo. Lemma 1.7. Siano a, b, c, n N +. Se ab = c n e MCD(a, b) = 1, allora esistono due interi positivi a 1, b 1 tali che a = a n 1, b = b n 1. 2

Dimostrazione. Supponiamo, per evitare casi banali, che siano a > 1 e b > 1. Sia, inoltre, a = p e 1 1 pe 2 2... per r con p i primo, e i > 0, p i p j, 1 i j r ; b = q f 1 1 qf 2 2... qfs s con q j primo, f j > 0, q i q j, 1 i j s. Poiché MCD(a, b) = 1, la fattorizzazione in primi distinti di ab risulta: ab = p e 1 1 pe 2 2... per r q f1 1 qf 2 2... qfs s. Se, dunque, la fattorizzazione in primi di c è c = z g 1 1 zg 2 2... zgt t con z i primo, g i > 0, z i z j, 1 i j t, allora, risulta: p e 1 1 pe 2 2... per r q f 1 1 qf 2 2... qfs s = z ng 1 1 z ng 2 2... z ngt t. Quindi, per il Teorema Fondamentale dell Aritmetica, {p 1, p 2,..., p r, q 1, q 2,..., q s } = {z 1, z 2,..., z t } ed inoltre ciascuno degli interi e i, f j, per 1 i r, 1 j s, deve essere divisibile per n. Ponendo a 1 := p e 1/n 1 p e 2/n 2... p er/n r, b 1 := q f 1/n 1 q f 2/n 2... q fs/n s, si perviene alla conclusione. Teorema 1.8. Tutte le tpp positive (x, y, z) con x pari sono date dalle formule x = 2st, y = s 2 t 2, z = s 2 + t 2 al variare di s e t tra gli interi tali che: s > t > 0, MCD(s, t) = 1 e s t (mod 2). Dimostrazione. Sia (x, y, z) una tpp positiva con 2 x. Si noti, che z > y, allora, z y e z + y sono entrambi pari e positivi, dunque z y = 2u, z + y = 2v, con u, v > 0. Quindi: x 2 = z 2 y 2 = (z + y)(z y) = 4uv, 3

cioè (x/2) 2 = uv. Si ha inoltre che MCD(u, v) = 1. Se infatti, per assurdo, MCD(u, v) = d 1, allora d (v u) = y e d (v + u) = z, mentre MCD(y, z) = 1 per il Lemma 1.6 (b). Applicando, ora, il Lemma 1.7 nel caso in cui a = u, b = v, c = x/2, n = 2, otteniamo che u = t 2, v = s 2 per due opportuni interi positivi s e t. È facile assicurarsi che si ha s > t > 0, essendo v > u, perché y = v u > 0. Dunque, abbiamo: x 2 = 4s 2 t 2 y = v u = s 2 t 2 z = v + u = s 2 + t 2 cioè x = 2st y = s 2 t 2 z = s 2 + t 2. Inoltre, MCD(s, t) = 1, in quanto MCD(u, v) = 1. Se, infine, s t (mod 2) allora s e t sono entrambi pari o entrambi dispari; in ambedue i casi y e z risultano entrambi pari, contro l asserto del Lemma 1.6 (a). Viceversa, se s e t sono due interi positivi verificanti le condizioni enunciate nel Teorema, è immediato vedere che (x, y, z) è una tp positiva. Resta da verificare che (x, y, z) è primitiva. Supponiamo, per assurdo, che p x, y, z, essendo p un primo diverso da 2 (perché x è pari mentre y è dispari, dal momento che s e t non hanno la stessa parità). Ora p (z + y) = 2s 2 e p (z y) = 2t 2, dunque p s e p t, quindi p MCD(s, t) donde un assurdo. Nella seguente tavola sono descritte tutte le terne pitagoriche primitive positive, in funzione di s e t quando s 5: s t x = 2st y = s 2 t 2 z = s 2 + t 2 2 1 4 3 5 3 2 12 5 13 4 1 8 15 17 4 3 24 7 25 5 2 20 21 29 5 4 40 9 41 Corollario 1.9. Tutte e sole le soluzioni (x, y, z), con x pari, dell equazione diofantea X 2 + Y 2 = Z 2 sono date da x = ±2std, y = ±(s 2 t 2 )d, z = ±(s 2 + t 2 )d dove s, t, d sono interi, inoltre s e t verificano le condizioni enunciate nel Teorema 1.8, ed una qualunque scelta dei segni è possibile. 4

Corollario 1.10. Sia (x, y, z) una tpp. Allora, 3 x oppure 3 y. Dimostrazione. Non è restrittivo supporre che (x, y, z) sia una tpp positiva, con x pari. Per il Teorema 1.8 esistono quindi due interi positivi opportuni s, t tali che: x = 2st, y = s 2 t 2, z = s 2 + t 2. Possiamo supporre che 3 s, 3 t, perché se 3 s oppure se 3 t, allora 3 x. Quindi, per il Piccolo Teorema di Fermat, si ha s 2 1 (mod 3) t 2 1 (mod 3) da cui y = s 2 t 2 0 (mod 3). 5

1 Esercizi e Complementi 1.1. Sia (x, y, z) una tp. Allora almeno uno tra gli interi x, y, z, è divisibile per 5. [Suggerimento. Se 5 a allora è facile vedere che a 2 1, 4 (mod 5). Quindi, se 5 x e 5 y allora x 2 + y 2 0, 2, 3 (mod 5). Poiché z 2 1, 4 (mod 5) oppure 5 z, dal fatto che z 2 = x 2 + y 2 concludiamo facilmente che 5 z.] 1.2. Mostrare che l unica tp positiva del tipo (n 1, n, n + 1), con n N, n 2, si ottiene per n = 4. [Suggerimento. Basta esplicitare i calcoli.] 1.3. (P. Fermat ) Chiamiamo triangolo pitagorico un triangolo rettangolo avente lati di lunghezza intera. Mostrare che: (a) esistono triangoli pitagorici differenti aventi la stessa area; (b) due triangoli pitagorici con la stessa area e stessa ipotenusa sono uguali, cioè hanno tutti i lati della stessa lunghezza; (c) per ogni intero positivo, esistono al più un numero finito di triangoli pitagorici aventi area uguale a ; (d) per ogni intero positivo n, esistono un numero N n di triangoli pitagorici aventi la stessa area e ipotenusa differenti. [Suggerimento. (a) Considerare ad esempio (21, 20, 29) e (35, 12, 37). (b) Siano (x 1, y 1, z 1 ) e (x 2, y 2, z 2 ) le tp associate ai due triangoli. Le ipotesi si traducono nella maniera seguente: x 1 y 1 = x 2 y 2 e z 1 = z 2. Supponiamo per fissare le idee che x 1 > y 1 e x 2 > y 2 (si noti che non esistono triangoli pitagorici isosceli; cfr. Esempio 1.4). Allora essendo z 2 1 = z 2 2 deve essere x 2 1 + y 2 1 = x 2 2 + y 2 2 e quindi anche (x 1 y 1 ) 2 = (x 2 y 2 ) 2 e (x 1 + y 1 ) 2 = (x 2 + y 2 ) 2. Da ciò ricaviamo che x 1 y 1 = x 2 y 2 e x 1 + y 1 = x 2 + y 2 e quindi x 1 = x 2, y 1 = y 2. Abbiamo già osservato in (a) che possono esistere due triangoli pitagorici distinti con la stessa area (ma, ovviamente, differenti ipotenuse). (c) Basta osservare che i cateti di tali triangoli pitagorici devono avere lunghezze x, y 1 con xy = 2. (d) Facciamo vedere, per induzione su n 1, che se abbiamo n triangoli pitagorici con stessa area 2 n e differenti ipotenuse e se almeno uno dei triangoli ha ipotenusa dispari allora possiamo costruire n + 1 triangoli pitagorici con stessa area 2 n+1 e differenti ipotenuse ed, inoltre, almeno uno di tali nuovi triangoli ha ipotenusa dispari. Il caso n = 1 è ovvio (vedi (a)). Sia n 2 e siano (a k, b k, c k ) le terne pitagoriche associate agli n triangoli pitagorici assegnati, 1 k n. Supponiamo che: a k b k = 2 n, per ogni 1 k n 6

e, per fissare le idee, possiamo supporre: c 1 dispari, a k > b k per ogni k. Poniamo, per 1 k n, e, poi, c h c k, se 1 h k n, a k = 2c 1 (a 2 1 b 2 1)a k, b k = 2c 1 (a 2 1 b 2 1)b k, c k = 2c 1 (a 2 1 b 2 1)c k, a n+1 = 4a 1 b 1 c 2 1, b n+1 = (a 2 1 b 2 1) 2, c n+1 = 4a 2 1b 2 1 + c 4 1. Si verifica direttamente che la terna (a k, b k, c k ) per 1 k n + 1 soddisfa le condizioni enunciate.] 1.4. (a) Mostrare che non esistono triangoli pitagorici isosceli. (b) Dedurre da (a) che 2 / Q. [Suggerimento. (a) Usiamo il metodo della discesa infinita. Sia (a, a, c) un triangolo pitagorico isoscele. Dunque c 2 = 2a 2, da cui 2 c. Quindi c = 2c 1, per un qualche c 1 con c > c 1 1. Pertanto, 4c 2 1 = 2a 2, cioè 2c 2 1 = a 2, dunque 2 a, quindi a = 2a 1, per un qualche a 1 con a > a 1 1. È subito visto che (a 1, a 1, c 1 ) è un triangolo isoscele. La conclusione segue per assurdo, utilizzando un procedimento di discesa infinita. Si noti che un altra dimostrazione di questo risultato si può ottenere osservando che non esistono triangoli pitagorici isosceli primitivi (cfr. Lemma 1.6 (a)). (b) Se 2 = a b con a, b Z e b 0, allora avremmo che 2b2 = a 2.] 7