Problematiche di approvvigionamento e commercializzazione delle aziende di trasformazione del comparto vitivinicolo



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Transcript:

Panel agroalimentare Indagini monografiche Panel Agroalimentare Ismea Problematiche di approvvigionamento e commercializzazione delle aziende di trasformazione del comparto vitivinicolo Aprile 2007 Introduzione Attraverso le aziende del Panel Industria Agroalimentare Ismea afferenti al settore della trasformazione vitivinicola (1) è stata condotta un indagine sulle problematiche affrontate nelle fasi di approvvigionamento di materia prima/semilavorati e di commercializzazione della produzione aziendale (per maggiori approfondimenti sul Panel Ismea si rimanda alla Nota metodologica). Nel presente report si riportano i principali risultati dell analisi campionaria, il cui field di lavoro è conciso con il primo semestre del 2006. Composizione e caratteristiche del Panel Risultati dell indagine Approvvigionamento Il campione utilizzato per l indagine è composto da 90 imprese appartenenti a tre diversi comparti produttivi: 16 aziende del segmento vini Doc-Docg, 4 aziende del segmento vini Igt e 70 di quello dei vini comuni (tabella 1). Per quanto concerne la stratificazione per dimensione aziendale (2), il campione presenta una maggioranza di aziende di piccole dimensioni (fino a 9 addetti: 60% del campione), mentre le aziende di grande dimensione risultano meno frequenti. Tabella 1- Composizione del campione (numero aziende) Area Dimensione (n. addetti) Settore Nord Nord Sud e Totale Centro 1-9 10-29 30 Ovest Est Isole Vini Doc-Docg 1 4 6 5 7 4 5 16 Vini Igt 0 3 1 0 2 0 2 4 Vini comuni 8 29 10 23 45 19 6 70 Totale 9 36 17 28 54 23 13 90 La struttura e le caratteristiche dell approvvigionamento, nonché le problematiche ad esso correlate, sono state analizzate esplorando le seguenti tematiche: incidenza delle diverse tipologie di input produttivi agricoli (materia prima/semilavorati acquisiti, provenienti da produzione propria o in conto lavorazione terzi) sulla produzione finale aziendale, tipologia, numerosità, incidenza e localizzazione geografica dei fornitori di materie prime/semilavorati, modalità contrattuali di acquisto più ricorrenti, modalità di fissazione del prezzo per il pagamento dei fornitori, fattori di criticità che maggiormente condizionano la scelta dei fornitori, utilizzo, o meno, di disciplinari di produzione nei rapporti con i fornitori.

Per verificare quanti e quali input di natura agricola concorrono all ottenimento della produzione aziendale finale, è stato chiesto agli intervistati di esprimere in termini percentuali l incidenza sull output finale della materia prima agricola (acquistata e/o conferita), dei semilavorati (acquistati e/o conferiti), dell uva e/o prodotti semilavorati forniti in conto lavorazione, nonché della produzione propria. Dall analisi delle risposte delle aziende del campione risulta che l incidenza della materia prima agricola è del 77%, quella dei semilavorati è di quasi l 11%, l incidenza della produzione propria è del 12% mentre risulta assente la lavorazione in conto terzi (grafico 1). Relativamente al settore d appartenenza, si osserva che per tutti i segmenti dell industria di trasformazione vitivinicola la materia prima agricola acquistata o conferita è l input produttivo preponderante, mentre nell industria dei vini comuni risultano rilevanti anche la produzione propria ed i semilavorati. Grafico 1 Incidenza dei diversi input produttivi sulla produzione aziendale finale Uva da vino acquistata/conferita 1 27% 37% Semilavorati Produzione propria 2% 10% 0% 10% 20% 30% 40% Vini Doc-Docg Vini Igt Vini comuni Base di riferimento: aziende della trasformazione vitivinicola (90 casi) Per quanto riguarda la tipologia di fornitore prevalente, nel caso di uva da vino le aziende del campione si rivolgono per il 61% alle cooperative (soci conferenti), per il 2 alle aziende agricole, per il 1 alle cooperative/strutture associative ed in misura minore agli intermediari commerciali (2% dei casi). Nel caso dei semilavorati, invece, gli approvvigionamenti risultano effettuati maggiormente attraverso le cooperative e strutture associative (57% dei casi), seguite dalle singole aziende di produttori (4) e dai soci conferenti (2) (grafico 2).

Grafico 2 Tipologia di fornitori della materia prima/semilavorati Singole aziende agricole 2 4 Soci conferenti 29% 61% Cooperative, associazioni 1 57% Intermediari commerciali 2% 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% Uva da vino Semiliavorati Base di riferimento: aziende che acquistano uva da vino (64 casi) e semilavorati (7 casi) Circa la numerosità dei fornitori, dall indagine si evince che le industrie della trasformazione vitivinicola si avvolgono prevalentemente di un numero medio di fornitori superiore a 50, denotando un elevata frammentazione dell approvvigionamento, confermata rispettivamente dall 8 delle imprese che acquistano materia prima agricola e dal 4 di quelle che si riforniscono di prodotti semilavorati (grafico 3). Risulta inoltre bassa l incidenza dei tre principali fornitori sull approvvigionamento complessivo. Grafico 3 Numerosità dei fornitori della materia prima/semilavorati oltre 50; 8 Uva da vino oltre 50; 4 Semilavorati 11-20; 29% 21-50; 11-20; 5% 1-3; 2% 4-10; 4-10 fornito ri; 29% Base di riferimento: aziende che acquistano uva da vino (64 casi) e semilavorati (7 casi) Con riferimento ai rapporti esistenti tra le imprese vitivinicole e gli operatori a monte della filiera, dalle risposte delle imprese che si riforniscono di uva da vino emerge che la maggior parte della materia prima agricola proviene dalla stessa provincia (l 8 dei casi) e da province limitrofe (il 5 dei casi), mentre per le aziende che processano semilavorati l approvvigionamento avviene anche da fornitori ubicati nelle diverse zone d Italia. Riguardo alle modalità contrattuali più diffuse, è emerso che sia per l acquisto di uva da vino sia per quello dei semilavorati gli operatori ricorrono maggiormente

a contratti di durata annuale o per periodi inferiori all anno: in cifre, dalle dichiarazioni dei rispondenti è emerso che il contratto annuale è diffuso nella misura del 2 nelle transazioni di uva da vino e del 40% in quelle dei semilavorati; i contratti di durata inferiore all anno coprono, invece, il 19% delle negoziazioni di uva da vino ed il 40% di quelle dei semilavorati. Relativamente alla fissazione del prezzo, gli operatori del campione si basano prevalentemente sul prezzo di liquidazione della cooperativa/associazione/consorzio/op di appartenenza o sulle quotazioni dei principali mercati di riferimento: nel caso di uva da vino la prima modalità è stata indicata dal 39% degli intervistati e la seconda dal 17%; nel caso degli semilavorati, invece, rispettivamente, dal 29% e dal 4. Nell ambito dei semilavorati, il prezzo risulta spesso fissato anche sulla base a trattative tra le parti (29% dei casi). Tra i fattori che influiscono sulla scelta dei fornitori, incidono maggiormente la costanza delle forniture ed il livello del prezzo per le imprese che approvvigionano uva da vino, mentre per quelle che acquistano semilavorati risultano più diffusamente condivisi la rispondenza a standard qualitativi ed il livello dei prezzi. La maggior parte degli intervistati ha inoltre dichiarato di avvalersi di specifici disciplinari di produzione (ben il 7 delle aziende che acquistano uva da vino e l 8 di quelle che si approvvigionano di semilavorati). In particolare, gli aspetti più importanti riscontrati nei disciplinari di produzione sono risultati le caratteristiche merceologiche e le certificazioni di prodotto (Bio, Doc/Docg, Igt) (grafico 4). Grafico 4 Fattori critici in fase di approvvigionamento Volume della fornitura 15% 20% Costanza della fornitura 20% 27% Livello di prezzo 2 40% Tempi di dilazione dei pagamenti 20% Rispondenza a standard qualitativi/disciplinari 12% 60% E il canale tipico e più diffuso nel territorio 4% Affidabilità Uva da vino Semiliavorati Base di riferimento: aziende che acquistano uva da vino (64 casi) e semilavorati (7 casi)

Commercializzazione L analisi, poi, della struttura, delle caratteristiche e delle prospettive della commercializzazione è stata condotta attraverso l approfondimento delle seguenti tematiche: incidenza delle vendite delle diverse tipologie di output prodotto (mosto, vino sfuso, vino confezionato) sul fatturato aziendale, struttura del portafoglio clienti, fattori di maggiore criticità della commercializzazione, prospettive di nuovi canali e/o destinazioni commerciali. Riguardo alla determinazione del fatturato, si evidenzia che le vendite riguardano prevalentemente il prodotto finito e confezionato, secondo il 62% degli operatori intervistati, mentre per il 29% ed il 5% degli stessi, il fatturato aziendale deriva rispettivamente da vino sfuso e dal mosto (grafico 5). Grafico 5 Incidenza dei diversi prodotti sul fatturato aziendale Mosto 5% Vino sfuso 29% Vino confezionato 62% Altro 4% Relativamente alla numerosità del portafoglio clienti, risulta che la maggior parte degli intervistati ha dichiarato di contare più di 50 acquirenti (grafico 6). Grafico 6 Numerosità dei clienti di prodotti vitivinicoli Mosto Vino sfuso 1-3 4-10 11-20 21-50 Oltre 50 Vino confezionato 0% 20% 40% 60% 80% 100% Base di riferimento: aziende rispondenti: 3 per il mosto; 50 per il vino sfuso; 53 per il vino confezionato

Per tutte le diverse tipologie di prodotto venduto è emerso che i tre acquirenti principali hanno mediamente un incidenza sull intero fatturato fino al 40%. A livello territoriale, e in riferimento alle diverse categorie di prodotti analizzati (mosto, vino sfuso, vino confezionato), la clientela risulta dispersa sull intero territorio nazionale. Per il mosto ed il vino confezionato, inoltre, si osserva una buona presenza di clienti ubicati sia nei Paesi dell Unione Europea (rispettivamente 3 e 3 dei casi) sia in quelli extra Ue (3 e 21%). Dall analisi dei dati, inoltre, è emerso che i canali di commercializzazione, nel caso del mosto, sono prevalentemente rappresentati dalla grande distribuzione (37%) e dalla ristorazione (27%). Per quanto riguarda il vino sfuso, i principali canali di sbocco risultano essere l industria e gli intermediari commerciali (entrambi i casi con il 3 delle risposte), seguiti dalla vendita diretta al consumatore (30%); mentre, il vino confezionato risulta essere destinato prevalentemente agli intermediati commerciali (49%), alla ristorazione (45%) ed alla grande distribuzione (32%) (grafico 7). Grafico 7 Canali di commercializzazione dei prodotti vitivinicoli Cooperativa/associazione 10% Industria 7% 3 Intermediari commerciali 10% 3 49% Grande distribuzione organizzata 37% 32% Dettaglio tradizionale /specializzato 1 17% Ristorazione 27% 45% Vendita diretta al consumatore 7% 15% 30% Mosto Vino sfuso Vino confezionato Tra i principali fattori di criticità durante la fase di commercializzazione, le aziende produttrici di mosto hanno prevalentemente indicato la rispondenza a determinati standard qualitativi e la modalità di pagamento; quelle specializzate nella realizzazione di vino sfuso, il livello del prezzo e la modalità di pagamento; mentre, le imprese produttrici di vino confezionato hanno evidenziato soprattutto il livello del prezzo (grafico 8).

Grafico 8 Fattori critici nella fase di commercializzazione Livello di prezzo 5 60% Rispondenza a standard qualitativi Volumi e continuità delle forniture 12% 1 2 3 Potere contrattuale degli acquirenti Modalità di pagamento Modalità di ritiro/logistica dei trasporti Altro Non ci sono particolari fattori critici 12% 22% 17% 35% 30% 2 4% 2% 11% Mosto Vino sfuso Vino confezionato Base di riferimento: aziende rispondenti Circa le prospettive commerciali future, a livello geografico gli operatori interpellati hanno manifestato particolare interesse per acquisire nuove quote di mercato: in particolare, tutte le aziende hanno dichiarato l intenzione di rafforzare le vendite su tutto il territorio nazionale, e nel caso del vino confezionato, il 41% ha dichiarato l intenzione di entrare nei mercati extra UE. Relativamente alle prospettive di avvalersi o meno di nuovi canali di sbocco, dall indagine è emerso che gli operatori sono principalmente propensi a potenziare i canali di cui già si avvalgono. In particolare, nel caso di vini confezionati si riscontra l intenzione di potenziare il canale degli intermediari commerciali e della ristorazione. Note (1) Si fa presente che i segmenti della lavorazione vitivinicola analizzati in questo report appartengono ai codici, riportati qui di seguito, delle classificazioni statistiche nell ambito dei quali le suddette produzioni trovano riscontro: Ateco 2002-15. 93.1 Produzione di vini da tavola e v.q.p.r.d. Ateco 2002-15. 93.2 Produzione di vini speciali: vino spumante, vini liquorosi, vino a basso contenuto alcolico (2) Per quanto concerne la stratificazione del campione per dimensione aziendale si specifica che, ai fini dell indagine, è stata utilizzata una classificazione diversa da quella prevista dal decreto MAP del 18/04/2005 e, pertanto, si considerano piccole le imprese fino a 9 addetti, intermedie quelle con 10-29 addetti e grandi le imprese con 30 e più addetti. Ulteriori informazioni e dati sono disponibili su richiesta

Ismea Direzione Mercati e Risk Management Ufficio Statistico e Modelli Econometrici Responsabile: Antonella Finizia (+39) 06.855.68.569 Giovanna Maria Ferrari (+39) 06.59.60.2821 Valerio Torriero (+39) 06.855.68.485