Martedì 4 dicembre 2018 SEMINARIO DI FORMAZIONE

Documenti analoghi
Cicerone, Somnium Scipionis 27-28

REPUBBLICA ITALIANA - REGIONE SICILIA ISTITUTO DI ISTRUZIONE SECONDARIA SUPERIORE MANDRALISCA LICEO GINNASIO STATALE

REPUBBLICA ITALIANA - REGIONE SICILIA ISTITUTO DI ISTRUZIONE SECONDARIA SUPERIORE MANDRALISCA LICEO GINNASIO STATALE

La certificazione delle competenze nelle. lingue classiche secondo obiettivi graduali. Silvana Rocca Mariella Tixi Università degli Studi di Genova

PIANO DI LAVORO. Gruppo Disciplinare LETTERE TRIENNIO. Anno Scolastico

LICEO GINNASIO STATALE G. B. BROCCHI Bassano del Grappa -VI. Progettazione didattico educativa di dipartimento CLASSE

CURRICOLO DI LINGUA E LETTERATURA ITALIANA I BIENNIO. Conoscenza Abilità Obiettivi di apprendimento. Saper:

Prove Invalsi di lingua italiana Una guida alla lettura. 12 aprile 2017

COMPETENZE CLASSE 1^ CLASSE 2^ CLASSE 3^ CLASSE 4^ CLASSE 5^

CURRICOLO di ITALIANO

La valutazione dell italiano

ITALIANO interclasse 3 18/19

CURRICOLO DISCIPLINARE di LATINO LICEO SCIENTIFICO, SCIENZE UMANE

LINGUA E CULTURA GRECA LINEE GENERALI E COMPETENZE LINGUA LATINA LINEE GENERALI E COMPETENZE ( LINGUISTICO )

MODELLO DI PROGRAMMAZIONE DISCIPLINARE PER COMPETENZE

PROGRAMMAZIONE DIDATTICA A. S. : 2018/19. CLASSE: 1 A info MATERIA: ITALIANO DOCENTE: ADA MORA

PROGRAMMAZIONE DIDATTICA A. S. : 2018/2019 CLASSE: 1 D INFO MATERIA: ITALIANO

CURRICOLO DISCIPLINARE di LATINO

IIS FEDERICO II DI SVEVIA MELFI. A.S PROGRAMMAZIONE DISCIPLINARE DI LATINO CLASSE III A Scientifico PROF.SSA DANIELA PICILLO

Curricoli disciplinari d istituto. Latino classe 1 a

DIPARTIMENTO DI MATERIE LETTERARIE. PRIMO BIENNIO LATINO Primo anno. Competenze Abilità Conoscenze Tempi

Istituto Tecnico - Settore Tecnologico Indirizzo: Grafica e comunicazione

CURRICOLO LINGUA E LETTERATURA ITALIANA TRIENNIO (BIENNIO E MONOENNIO FINALE) Saper:

QUADRO DI RIFERIMENTO DI ITALIANO PROVE INVALSI 2009

I.S.S. J. TORRIANI CREMONA Anno Scolastico: 2018/2019. PROGRAMMAZIONE DIDATTICA Classe: 1 Sezione: B Indirizzo: MECCANICA

PROGRAMMAZIONE PER COMPETENZE LICEO SCIENTIFICO

SCUOLA PRIMARIA ITALIANO (Classe 1ª)

LATINO - SCIENZE UMANE Classe prima - Pentamestre

PROGRAMMAZIONE DIDATTICA DISCIPLINARE LICEO TRIENNIO. Anno scolastico Materia Classi Greco I, II, III liceo classico

La competenza in Lettura

ISTITUTO TECNICO AGRARIO A. TOSI CURRICOLO VERTICALE D ISTITUTO PRIMO BIENNIO

LICEO GINNASIO STATALE G. B. BROCCHI Bassano del Grappa -VI. Progettazione didattico educativa di dipartimento CLASSICO

Documento dipartimentale di sintesi della programmazione per competenze

PROGRAMMAZIONE DEL DIPARTIMENTO DI ITALIANO - PRIMO BIENNIO

Obiettivi Specifici di apprendimento (OSA, Indicazioni i i Nazionali per il curricolo, Ricerche internazionali (IEA PIRLS 2006, OCSE PISA 2006).

ANNO SCOLASTICO 2017/2018. DIPARTIMENTO DI ITALIANO - Triennio

PROGRAMMAZIONE DIDATTICA A. S. : 2018/2019 CLASSE: 1 C INFO MATERIA: ITALIANO DOCENTE: GIOVANNA MOSCONI

OBIETTIVI FORMATIVI E DI ORIENTAMENTO E APPRENDIMENTO Italiano biennio per tutti gli indirizzi

Comunicare intervenendo con pertinenza e con rispetto dei tempi. Distinguere un testo in prosa da un testo poetico.

ISTITUTO DI FORMAZIONE PROFESSIONALE ALBERGHIERO DI ROVERETO E LEVICO TERME. MATERIA: Italiano

Programmazione per competenze di Lingua e letteratura italiana A.S. 2018/2019. Italiano Grammatica Antologia Epica

Il quadro di riferimento delle prove di italiano del Servizio Nazionale di Valutazione

COMPETENZE DI ITALIANO DA PROVE INVALSI

Liceo Statale Jacopone da Todi Largo Martino I, 1 - Via Roma 13 Todi (PG) NUCLEI FONDANTI

ITALIANO A. S. 2018/2019

Programmazione curricolare di Istituto

ISTITUTO COMPRENSIVO CASTELLO DI SERRAVALLE - SAVIGNO

ISTITUTO ISTRUZIONE SUPERIORE ENRICO DE NICOLA PROGRAMMAZIONE DI MATERIA. SEZIONE A : SINTESI

Quali le possibili ricadute sul curricolo delle scuole? GISCEL Lombardia - Milano, 8/10/ presentazione di Daniela Bertocchi

ISTITUTO DI FORMAZIONE PROFESSIONALE ALBERGHIERO DI ROVERETO E LEVICO TERME. MATERIA: Italiano

Le competenze di lettura. Analisi della prova Invalsi di seconda primaria a.s.2015/2016

UDA n.1 STUDIARE LA GRAMMATICA C1_01: Padroneggiare gli strumenti espressivi ed argomentativi indispensabili per gestire l interazione

PROGRAMMAZIONE DIPARTIMENTALE DI LATINO BIENNIO anno scolastico 2014/15

Riconoscere le strutture della lingua presenti nei testi. Saper istituire confronti tra il sistema linguistico latino e quello italiano

CURRICOLO DI ITALIANO CLASSI BIENNIO PRIMARIA ASCOLTO/PARLATO

CATTANEO - DELEDDA MODENA

I.I.S. De Amicis Cattaneo. Programmazione di istituto Classe quarta Lingua e letteratura italiana a.s

Programmazione didattico-educativa d Istituto SCUOLA SECONDARIA

DIPARTIMENTO DI MATERIE LETTERARIE. PRIMO BIENNIO LATINO Primo anno

PROGRAMMAZIONE ANNUALE DI ITALIANO CLASSE QUARTA NUCLEI FONDANTI TRAGUARDI DI COMPETENZE OBIETTIVI CONTENUTI ATTIVITA

Abilità L alunno sa: Acquisire un comportamento di ascolto attento e partecipativo. Ascoltare semplici letture di testi di vario genere.

Misurazione e valutazione delle competenze in italiano Dalle indicazioni nazionali al quadro di riferimento INVALSI GERMANA RICCI 26 MARZO 2015

istituto superiore g. terragni olgiate comasco

PROGRAMMAZIONE DIDATTICA DI ITALIANO

LATINO E GRECO. TEMPI DI RICONSEGNA DEGLI ELABORATI SCRITTI E DEI TEST OGGETTIVI: entro 15 giorni.

SCHEMA DI PROGRAMMAZIONE DISCIPLINARE. Anno scolastico

Progettazione annuale per competenze disciplinari Italiano-classe terza ottobre-novembre Nucleo tematico

PROGETTAZIONE ANNUALE PER COMPETENZE

ISTITUTO COMPRENSIVO MAZZINI-MODUGNO BARI. Scuola Secondaria di 1 grado - Anno Scolastico 2018/19. Alunni destinatari: classi I

CURRICOLO DI ITALIANO Ore settimanali: 4 Monte ore annuali: 132

CURRICOLO DISCIPLINARE di ITALIANO

LICEO STATALE G. CARDUCCI Via S.Zeno Pisa Scienze Umane, Linguistico, Economico-sociale, Musicale

Curricolo di Italiano- classe prima. Competenze Descrittori di competenza descrittori minimi I Testi tematiche portanti

PROGRAMMAZIONE DISCIPLNARE DI LATINO LICEO LINGUISTICO

CURRICOLO ITALIANO SCUOLA PRIMARIA. MATRICE ITALIANO scuola primaria classe 1a MORFOSINTASSI L. del TESTO SOCIOLINGUISTICA SEMANT.

10098 Rivoli tel fax

ITALIANO classe 3 Anno scolastico Competenze Abilità/capacità Conoscenze Metodo Contenuti Verifiche IMPARARE AD IMPARARE

Progettazione per moduli Percorso di istruzione di 1 livello, 2 periodo didattico, Asse dei linguaggi Modulo 1

PROGETTAZIONE ANNUALE ITALIANO CLASSE PRIMA/ SECONDA/ TERZA

PROGETTAZIONE DISCIPLINARE

LICEO SCIENTIFICO A. VOLTA ANNO SCOLASTICO ITALIANO

Indice. La lingua e la comunicazione. 1 Comunicare 2. 3 Le lingue d Italia e la loro storia La lingua nella situazione 16.

SCUOLA PRIMARIA BRENTONICO

Liceo Marie Curie (Meda) Scientifico Classico Linguistico

PROGRAMMAZIONE ANNUALE DELL ATTIVITÀ DIDATTICA. LINGUA ITALIANA Classe prima 1)ASCOLTARE, COMPRENDERE E COMUNICARE ORALMENTE

LICEO GINNASIO STATALE G. B. BROCCHI Bassano del Grappa -VI. Progettazione didattico educativa di dipartimento CLASSICO

TEXTUS (da texo, tessere) FUNZIONE COESIVA coesivo, da cohaereo, -es, haesi, -haesum, - ere = essere unito, formare un tutto connesso.

PROGETTAZIONE DIDATTICA ANNUALE SCUOLA PRIMARIA SULLA BASE DEL CURRICOLO VERTICALE D ISTITUTO ITALIANO

CLASSE QUINTA SCUOLA PRIMARIA MICROABILITÀ

LIVELLO 1. I livelli INVALSI in ITALIANO III secondaria di primo grado Descrizione analitica dei livelli

Programmazione didattico-educativa di classe SCUOLA SECONDARIA - CLASSE 3^ FILONE N 1: COMUNICAZIONE IN LINGUA ITALIANA (PRODUZIONE E COMPRENSIONE)

LE COMPETENZE ESSENZIALI DI LATINO

LIVELLI DI COMPETENZA PROFILATURA IN USCITA DISCIPLINA: GRECO - LATINO INDIRIZZO LICEALE: CLASSICO

UNITA DI APPRENDIMENTO N 1

RUBRICA VALUTATIVA ITALIANO Classi prima e seconda. ASCOLTO E PARLATO. DIMENSIONI DI COMPETENZA (quali aspetti considero?)

CURRICOLO DI ITALIANO

Transcript:

SOCIETÀ NAZIONALE DI SCIENZE, LETTERE E ARTI IN NAPOLI M.I.U.R. - U.S.R. CAMPANIA Direzione Generale Martedì 4 dicembre 2018 SOCIETÀ NAZIONALE DI SCIENZE, LETTERE E ARTI SEMINARIO DI FORMAZIONE promosso dalla Società Nazionale di Scienze, Lettere e Arti in collaborazione con la Direzione Generale dell U.S.R. per la Campania per l anno scolastico 2018/19 Annalisa Tugnoli (Comitato Tecnico Operativo Nazionale delle Olimpiadi Nazionali di Lingue e Civiltà Classiche M.I.U.R.) Leggere e tradurre testi del mondo classico Proposte per una articolata pedagogia traduttiva (criteri, strategie, esempi)

Dalle Indicazioni nazionali spunti di riflessione

Dalle Indicazioni nazionali : dalle competenze finali al percorso educativo tappa per tappa LINEE GENERALI E COMPETENZE - Latino Al termine del percorso lo studente è in grado di leggere, comprendere e tradurre testi d autore di vario genere e di diverso argomento; al tempo stesso ha acquisito la capacità di confrontare linguisticamente, con particolare attenzione al lessico e alla semantica, il latino con l italiano e con altre lingue straniere moderne, pervenendo a un dominio dell italiano più maturo e consapevole, in particolare per l architettura periodale e per la padronanza del lessico astratto. Pratica la traduzione non come meccanico esercizio di applicazione di regole, ma come strumento di conoscenza di un testo e di un autore che gli consente di immedesimarsi in un mondo diverso dal proprio e di sentire la sfida del tentativo di riproporlo in lingua italiana. LINEE GENERALI E COMPETENZE- Greco Al termine del percorso del quinquennio lo studente è in grado di leggere, comprendere e tradurre testi d autore di vario genere e di diverso argomento. Al tempo stesso, attraverso il confronto con l italiano e il latino, ha acquisito la capacità di confrontare strutture morfosintattiche e lessico e si è reso conto dei fenomeni di continuità e cambiamento dei sistemi linguistici nel tempo, pervenendo a un dominio dell italiano più maturo e consapevole. Pratica la traduzione non come meccanico esercizio di applicazione di regole, ma come strumento di conoscenza di un testo e di un autore che gli consente di immedesimarsi in un mondo diverso dal proprio e di sentire la sfida del tentativo di riproporlo in lingua italiana.

Dalle Indicazioni nazionali - Obiettivi specifici di apprendimento LATINO Lingua Primo Biennio Lo studente acquisisce le competenze linguistiche funzionali alla comprensione e alla traduzione di testi d autore, prevalentemente in prosa e di argomento mitologico, storico, narrativo. Per competenze linguistiche si intende: lettura scorrevole; conoscenza delle strutture morfosintattiche (in particolare flessione nominale e verbale); funzioni dei casi nella frase e delle frasi nel periodo; formazione delle parole; conoscenza del lessico (per famiglie semantiche e per ambiti lessicali). L acquisizione delle strutture morfosintattiche avverrà partendo dal verbo (verbo-dipendenza), in conformità con le tecniche didattiche più aggiornate (un interessante alternativa allo studio tradizionale della grammatica normativa è offerta dal cosiddetto latino naturale - metodo natura -, che consente un apprendimento sintetico della lingua, a partire proprio dai testi). Ciò consentirà di evitare l astrattezza grammaticale, fatta di regole da apprendere mnemonicamente e di immancabili eccezioni, privilegiando gli elementi linguistici chiave per la comprensione dei testi e offrendo nel contempo agli studenti un metodo rigoroso e solido per l acquisizione delle competenze traduttive; occorrerà inoltre dare spazio al continuo confronto con la lingua italiana anche nel suo formarsi storico. GRECO Lingua Primo Biennio Nel corso del primo biennio lo studente acquisisce le competenze linguistiche funzionali alla comprensione e alla traduzione di testi d autore, prevalentemente in prosa e di argomento mitologico, storico, narrativo. Per competenze linguistiche si intende: lettura scorrevole; conoscenza delle strutture morfosintattiche (in particolare flessione nominale e verbale); funzioni dei casi nella frase e delle frasi nel periodo; formazione delle parole; conoscenza articolata del lessico (per famiglie semantiche e per ambiti lessicali).

Dalle Indicazioni nazionali - Obiettivi specifici di apprendimento LATINO Lingua Primo Biennio Allo scopo di esercitare nel lavoro di traduzione (nel senso sopra definito) è consigliabile presentare testi corredati da note di contestualizzazione (informazioni relative all autore, all opera, al brano o al tema trattato), che introducano a una comprensione non solo letterale. Dal canto suo lo studente sarà impegnato nel riconoscere le strutture morfosintattiche, i connettivi testuali, le parolechiave; nel formulare e verificare ipotesi di traduzione e motivare le proprie scelte. E essenziale sviluppare la capacità di comprendere il testo latino nel suo complesso e nelle sue strutture fondamentali, anche senza l ausilio del vocabolario. Sarà inoltre opportuno partire il prima possibile dalla comprensione-traduzione di brani originali della cultura latina; in tal modo lo studio, entrando quasi da subito nel vivo dei testi, abituerà progressivamente gli studenti a impadronirsi dell usus scribendi degli autori latini, facilitandone l interpretazione GRECO Lingua Primo Biennio Allo scopo di esercitare nel lavoro di traduzione è consigliabile presentare testi corredati da note di contestualizzazione (informazioni relative all autore, all opera, al brano o al tema trattato), che introducano a una comprensione non solo letterale. Dal canto suo lo studente sarà impegnato nel riconoscere le strutture morfosintattiche, i connettivi testuali, le parole-chiave; nel formulare e verificare ipotesi di traduzione e motivare le proprie scelte. E essenziale sviluppare la capacità di comprendere il testo greco nel suo complesso e nelle sue strutture fondamentali anche senza l ausilio del vocabolario.

Dalle Indicazioni nazionali - Obiettivi specifici di apprendimento Secondo Biennio e Quinto anno Prevede la prosecuzione dell allenamento alla traduzione del testo d autore, presentando brani scelti dagli autori esaminati nello studio della letteratura (ad esempio III anno: Cesare, Sallustio, Cicerone; IV anno: Cicerone, Livio, storici di età imperiale; V e ultimo anno: Seneca, Petronio, Quintiliano, Tacito, Apuleio) oppure secondo percorsi per generi letterari. Con opportuna gradualità e con un corredo adeguato di note saranno anche proposti testi poetici (ad esempio Catullo, Lucrezio, Virgilio, Orazio, Tibullo, Properzio). Attraverso la scelta dei brani e la loro opportuna contestualizzazione dal punto di vista sia dei contenuti che della lingua si otterrà un ampliamento dello spettro di autori e testi proposti alla lettura e all indagine letteraria, al fine di offrire agli studenti un quadro più vasto e variegato della cultura letteraria romana. Agli autori centrali del canone si potranno quindi affiancare testi (quali ad esempio le commedie di Plauto, i Vangeli, Ovidio, Marziale, la prosa tardoantica), che documentino significativamente la varietà e la ricchezza della letteratura in latino e il suo apporto alla tradizione e alla civiltà europea. Può risultare opportuno fornire traduzioni accreditate da mettere a confronto, fra loro e con la propria. Secondo Biennio e Quinto Anno Prevede la prosecuzione dell allenamento alla traduzione del testo d autore: i brani saranno scelti secondo percorsi per generi e attingendo ad autori esaminati nello studio della storia letteraria (ad esempio III anno: il testo narrativo e storico: Erodoto, Plutarco, Luciano; IV anno: il testo retorico: Lisia; il testo storico: Tucidide, Polibio; V anno: il testo filosofico: Platone, Aristotele; il testo retorico: Isocrate, Demostene). Con opportuna gradualità e con un corredo adeguato di note, potrà essere proposto alla traduzione anche qualche testo poetico. Può risultare opportuno fornire traduzioni accreditate da mettere a confronto, fra loro e con la propria.

Dalle Indicazioni nazionali - Obiettivi specifici di apprendimento Secondo Biennio e Quinto anno Oltre a consolidare le proprie competenze linguistiche acquisendo dimestichezza con la complessità della costruzione sintattica e con il lessico della storiografia, della retorica, della politica e della filosofia, lo studente saprà cogliere le varianti diacroniche della lingua e la specificità dei lessici settoriali; si impegnerà a rendere nella traduzione lo specifico letterario del testo; saprà motivare le scelte di traduzione non solo attraverso gli elementi grammaticali, ma anche sulla base della interpretazione complessiva del testo oggetto di studio. Secondo Biennio e Quinto anno Oltre a consolidare e rafforzare le proprie competenze linguistiche acquisendo dimestichezza con la complessità della costruzione sintattica e con il lessico della storiografia, della retorica, della politica e della filosofia e con la varietà delle lingue letterarie greche e con la loro connessione con i vari generi testuali), lo studente saprà cogliere le varianti diacroniche della lingua e la specificità dei lessici settoriali; dovrà impegnarsi a rendere nella propria traduzione lo specifico letterario del testo; dovrà motivare le scelte di traduzione non solo attraverso gli elementi grammaticali, ma anche sulla base della interpretazione complessiva del testo oggetto di studio.

Il punto di vista degli insegnanti Analisi critiche, proposte di cambiamento

Come tende a tradurre lo studente «Lo studente traduce prima di e per comprendere, invertendo l ordine ermeneutico, perché ha scarsa padronanza del lessico (e delle procedure di analisi lessicale) e decritta il testo in lingua solo col vocabolario, cercando immediate corrispondenze; si abitua fin da subito a utilizzare solo la lingua madre come lingua di riferimento, senza riuscire a comprendere entro il sistema linguistico latino e/o greco. Ne consegue una distorsione: la sede del senso è colta solo nel testo di arrivo, mentre il testo in lingua non è percepito come testo, ma come codificazione opaca, complessa, non comprensibile se non attraverso la sua riformulazione in italiano. Si aggiunge da parte docente l uso immetodico della traduzione come strumento di verifica delle nozioni morfosintattiche apprese dallo studente, con indifferenza alla resa comunicativa e preferenze per le brutte e fedeli, le traduzioni letterali» (Zanetti 2012, 403-422:412).

Proposta per una didattica orizzontale: un curricolo integrato di educazione linguistica, interazione fra lingua e letteratura, fra grammatica e analisi testuale «Noi proponiamo un interazione più rapida possibile fra il settore linguistico e quello letterario, mediante l uso di brevi testi latini e greci originali con traduzione a fronte, per dedurne osservazioni sulla struttura morfosintattica, sulla disposizione delle parole nella frase, sul lessico». «Occorrerebbe un accordo preliminare tra gli insegnanti del settore linguistico per scegliere un modello grammaticale comune o comunque compatibile, e una terminologia comune ( ); soltanto se tutti gli studenti avranno raggiunto una preparazione omogenea e uniforme sulle strutture di base si potrà garantire un reale progresso, che non renda necessari continui quanto discutibili interventi di recupero, sempre meno efficaci quanto più tardivi». «Le verifiche per LCl non devono riguardare inizialmente la traduzione (per questo nella valutazione del primo trimestre o quadrimestre non si prevede la tradizionale distinzione fra voto dello scritto e voto dell orale)». «Quando gli studenti abbiano acquisito sufficienti competenze lessicali, morfologiche e sintattiche, si procede ad esercizi di traduzione, prima collettivi o in gruppo, con o senza l uso del dizionario; poi all analisi di varie traduzioni dello stesso testo; solo nel secondo anno del biennio sarà possibile affrontare la traduzione individuale». Girotto Bevilacqua-Sciolla, pp. 421-433

LN Lclas* LS Prova di ingresso latino greco Prova di ingresso Parti del discorso Lettura di testi con corretta accentaz. Lettura di testi con corretta accentaz. Tedesco Inglese/francese L articolo Il verbo Sintassi frase/per. Cong. Coor./Subor. Lettura/ Comprens. testi Etimol./storia della lingua Quantità sillaba Analogie/differenze LCl, LN, LS Assenza articolo Articolo Ordine parole/casi Nom.Acc. Decl. I/II Funzione Casi Obl. Generi, il neutro Pronomi personali Verbo: tempo/aspetto Modulo per l insegnamento linguistico Tempo previsto: 2 mesi Etimol./storia della lingua Uso dei dizionari Uso dei dizionari Uso dei dizionari *Solo testi con traduzione a fronte

La scienza della traduzione Significato e processo del tradurre

La traduzione interlinguistica: dal prototesto al metatesto Una serie di processi traduttivi intersemiotici Si tratta di un passaggio dalla lingua del testo di partenza (source language) ad un metalinguaggio (o linguaggio di intermediazione) che deve decodificare, cioè compiere l atto passivo della comprensione e in un secondo momento ricodificare per creare un testo nella lingua d arrivo (target language). Prima fase: di deverbalizzazione da segno a oggetto ( oggetto, cioè qualsiasi cosa astratta che possa essere oggetto di pensiero), la prima fase è la lettura, cioè la traduzione di un testo verbale in testo mentale, diversa da individuo a individuo, con caratteristiche di un ipertesto con collegamenti veloci in tutte le direzioni, perché la mente deve cercare e recuperare significati, collegare le parole fra loro in unità semantiche più ampie, creare relazioni fra co-testi e contesti. Osimo, pagg. 141-146

La traduzione interlinguistica: dal prototesto al metatesto La seconda fase trasferisce il materiale tridimensionale nella bidimensionalità della scrittura verbale (fatta dall asse sintagmatico e paradigmatico), è la fase della messa in parole, delle unità semantiche, della verifica della coerenza fra loro. «Il processo mentale che da un testo nella cultura emittente producesse un testo nella cultura ricevente senza attraversare una fase intermedia di trasformazione in materiale mentale poi riconvertito e riverbalizzato, non sarebbe traduzione testuale, ma creerebbe un prodotto di scarto di cui a volte si percepiscono le tracce in quello che viene chiamato traduttese» Osimo, pagg. 141-146: 145.

Tradurre come mediazione Compito del traduttore è una mediazione culturale (di cui quella linguistica è solo uno dei tanti aspetti) tra la cultura emittente e quella ricevente. E necessario che il traduttore capisca qual è il contenuto globale di un testo, ossia qual è il contenuto esplicito e quello implicito. Conoscendo le differenze esistenti tra le due culture (e tra i loro rispettivi valori impliciti) potrà mediare in modo tale da considerare quale possa essere il residuo comunicativo di una traduzione meramente linguistica e di conseguenza attuare una strategia traduttiva complessiva che tenga conto di tale residuo e dei modi per convogliarlo (eventualmente al di fuori del testo vero e proprio) al lettore della cultura ricevente. Osimo, pag. 35

Negoziazione fra perdite e compensazioni (Eco) PROTOTESTO METATESTO RESIDUO INVARIANTE AGGIUNTA

Quindi la traduzione come trasformazione imperfetta «La scienza della traduzione studia la trasformazione del testo (testo in senso semiotico, quindi qualsiasi insieme coeso e coerente di segni) che si verifica nel suo trasferimento da una cultura a un altra (cultura in senso semiotico, quindi qualsiasi insieme di individui accomunati da un patrimonio di credenze condiviso e dato per scontato, e quindi anche qualsiasi individuo). Nel processo traduttivo è necessario che una parte del testo si trasferisca intatta (invariante), una parte si trasferisca modificata (variante), una parte non si trasferisca (residuo) e una parte venga creata (informazione aggiunta). In assenza di una di queste quattro condizioni non è possibile parlare di traduzione. Per attuare un approccio scientifico alla traduzione, bisogna dimenticarsi la letteratura e sporcarsi le mani con la comunicazione». Osimo, pagg. 14-15

Dalla scienza della traduzione alla glottodidattica Definire l oggetto, scandire il processo

La comprensione La traduzione in quanto attività complessa, «non è solo una questione di addestramento pratico (fare tradurre molto), ma deve essere insegnata in una prospettiva metacognitiva; lo studente deve conoscere, anche teoricamente, quali operazioni mentali si compiono nel tradurre, quali sono le strategie operative più convenienti, quali gli strumenti tecnici e culturali più utili o indispensabili». Le operazioni mentali per la comprensione: fare ipotesi e verificarle (considerare non tutte le mosse possibili, come il computer, ma le più probabili, come il giocatore di scacchi); usare strumenti per la selezione delle ipotesi riguardanti: morfologia; sintassi della frase; struttura e tipo di testo (narrativo, descrittivo, argomentativo); il lessico; l enciclopedia (le conoscenze del mondo antico ricavate da titolo; contesto storico; contesto situazionale; contesto culturale; parole chiave; cotesto; l apparato di miti e leggende). F. Piazzi, Breve iter, Cappelli

Sporcarsi le mani con la comunicazione (Osimo) Conoscere i principi della comunicazione: concetto di testo, emittente, ricevente, contesto, scopo; coerenza nel significato, coesione fra le parti e strumenti della coesione (anafore e connettivi); funzioni della comunicazione secondo Jakobson (emotiva, conativa, referenziale, fatica, metalinguistica, poetica); modi discorsivi (raccontare, descrivere, esprimere, esporre, spiegare/interpretare/valutare, argomentare, istruire); tipologie testuali (testi narrativi, descrittivi, espressivi, espositivi, esplicativi, interpretativi, argomentativi, regolativi) e loro commistione; i generi letterari.

La grammatica testuale Coerenza e coesione del testo

Il senso del testo Importante definire la differenza fra significato e senso di una espressione: il primo dipende dalle regole generali del codice linguistico e ha una natura potenziale, il secondo riguarda l attualizzazione dei significati all interno di uno specifico contesto. Conte 1999, 29. Conte 1999, 95. Beaugrande-Dressler 1994, 201. «E l insieme del testo che consente di attribuire ai suoi componenti un senso univoco: ogni nuovo elemento contribuisce all incremento di informatività del testo nel suo complesso e l informazione nuova non si somma a quella già data, ma si combina con essa, lasciando al ricevente il compito di fare andare d accordo il tutto. Per svolgere al meglio questo compito occorre integrare competenze linguistico-grammaticali, competenze testuali e conoscenze del mondo». Palermo, pag. 43

La coerenza testuale: il testo come unità di senso «La coerenza si manifesta nella connessione logico-semantica tra le parti di un testo e nella conseguente possibilità per il ricevente di individuare in esso le caratteristiche dell unitarietà e della non contraddittorietà. Più precisamente la coerenza è il prodotto di tre fattori: all unitarietà occorre aggiungere la continuità, cioè il fatto che nei diversi enunciati che compongono il testo siano individuabili dei fili conduttori che garantiscano la percezione di una stabilità e persistenza del tema, e la progressione, cioè il fatto che ogni enunciato che compone il testo contribuisce a modificare o accrescere l informazione complessiva». Palermo, pag. 26

Il detto e il non detto di un testo Palermo, pag. 26 CONTENUTO INFORMAZIONALE ESPLICITO IMPLICITO PRESUPPOSIZIONI IMPLICAZIONI INFERENZE

Il non detto Presupposizioni: si hanno nel caso in cui una persona, un fatto o uno stato di cose non vengono esplicitamente espressi nel testo, ma la loro esistenza è presupposta dalla semantica di un verbo o di un altro elemento della frase. Implicazioni: sono informazioni la cui corretta interpretazione è lasciata alle conoscenze del mondo del ricevente. Inferenze: sono informazioni non necessariamente asserite da un enunciato che sono attivate integrando categorie linguistiche (il significato intrinseco delle parole, quello globale dell enunciato) ed extralinguistiche (enciclopedia, conoscenza del mondo). Da Palermo, pp. 40-41

Coesione La coesione testuale è quella trama di legami che passa attraverso le strutture sintattiche dei singoli periodi: i rinvii creano una continuità di riferimenti che connette il testo (Halliday-Hasan). Colombo, pag. 104 La coesione abbraccia la rete di relazioni grammaticali e superficiali fra unità del testo, segnalata da vari tipi di marche di continuità testuale: ripetizioni, pronomi, congiunzioni, ellissi, parallelismi, accordi morfologici, concordanze di tempi verbali; i connettivi testuali che collegano parti di testo in quanto unità discorsive (congiunzioni, sintagmi preposizionali, avverbi, interi enunciati). Chini-Bosisio, pag. 154

Rinvii testuali ed extratestuali RINVIO EXTRATESTUALE TESTUALE DEITTICO al contesto ANAFORICO al co-testo precedente CATAFORICO al co-testo seguente

Coesione: rinvio (anafora e deittico) Rinvio: ogni relazione di rimando fra due elementi di uno stesso testo (anafora, rinvio al co-testo, cioè a un referente testuale precedentemente menzionato e catafora, a un referente testuale non ancora menzionato) o tra un elemento del testo e uno del contesto (deittico). Anafora, due modalità: la ripetizione, la sostituzione. Due tipi di sostituzione: pronominale e lessicale (sinonimi, iperonimi, di significato più generale, e perifrasi sostitutive). I pronomi «La mancanza di tratti semantici propri rende disponibili i pronomi come sostituti vuoti che di volta in volta si riempiono del significato del costituente verso cui rinviano». Palermo p.82 Anafore denotative e connotative (a. valutative). Incapsulatori anaforici (denotativi e valutativi): forme nominali che inglobano porzioni più o meno estese del testo precedente.

La grammatica testuale nella didattica del latino e greco Pronomi, connettivi, tempi verbali Comprendere il testo narrativo e argomentativo

Coesione- Pronomi (sostituiscono i nomi?): veicoli di deissi e anafora Pronomi in funzione deittica: οὗτοι δὲ καὶ ζῶντες καὶ ἀποθανόντες ζηλωτοί (Lisia, II Epitafio per i caduti in difesa dei Corinzi, 69-71) ἀλλ' ἥδε τροφὸς γεραιὰ πρὸ θυρῶν/τήνδε κομίζουσ' ἔξω μελάθρων. Euripide, Ippolito, 170 O tempora! O mores! Senatus haec intellegit, consul videt; hic tamen vivit. Cicerone, I Catilinaria, I, 2 Pronomi in funzione anaforica: Agamemnon cum devovisset Dianae, quod in suo regno pulcherrimum natum esset illo anno, immolavit Iphigeniam, qua nihil erat eo quidem anno natum pulchrius. Cicerone, De Officiis, III 95. Μετὰ δὲ ταῦτα οὐ πολλαῖς ἡμέραις ὕστερον ἦλθεν ἐξ Αθηνῶν Θυμοχάρης ἔχων ναῦς ὀλίγας. Senofonte, Elleniche, I1.

Coesione: connettivi, congiunzioni, avverbi anaforici, particelle In greco le particelle sono «una classe sintatticamente eterogenea di espressioni che si distinguono e classificano non su base morfologica o lessicale, ma su base funzionale, a seconda della funzione che svolgono nel discorso». Alcune hanno la funzione di congiunzioni, cioè legano fra loro frasi o parti di frasi, altre di avverbi frasali, che non modificano il significato del predicato, ma agiscono sull intera frase (conclusivo, esplicativo, limitativo, avversativo, rafforzativo, enfatico), altre agiscono come segnali discorsivi, cioè agiscono al livello del discorso creando delle pause, sottolineando il passaggio da un argomentazione all altra. Neri, Μέθοδος, pag. 415

Un esempio: la particella δέ μέν δέ intensive deboli ( μήν δή, intensive forti). A causa di questo debole rilievo si sono sviluppati valori che non erano primitivi: additivo e oppositivo. Questo intensivo debole poteva essere usato per fare rimarcare un oggetto nuovo, che viene ad aggiungersi alla conoscenza che si possiede del reale (μέν e δέ intensivi in fila hanno un valore additivo). Nello stesso tempo la differenza fra μέν e δέ dal punto di vista dell identità è stato il punto di partenza dei valori oppositivi di δέ. Da cui il senso corrente di opposizione che si stacca dalla paratassi. «Il linguaggio della filosofia ha fissato per δέ un valore preciso, sia aggiuntivo sia inferenziale; gioca un grande ruolo nel ragionamento logico e nel sillogismo introduce la premessa minore, mentre δή la conclusione». Humbert, Syntaxe grecque, pag. 398/401

Coesione e tempo verbale (Palermo, pag. 127) Tempi deittici (nell indicativo il presente, il perfetto, l imperfetto, il futuro semplice): ancoraggio temporale semplice, per determinarlo è sufficiente collocarli rispetto al momento dell enunciazione (ME), rispetto a cui il momento dell avvenimento (MA) può essere coincidente, anteriore o posteriore. MA=ME MA ME ME MA Tempi deittico-anaforici (nell indicativo il piuccheperfetto e il futuro anteriore): ancoraggio temporale complesso, appaiono sempre in relazione con un tempo deittico e insieme a determinazioni temporali indicano il momento di riferimento (MR) che serve a precisare la collocazione dell avvenimento espresso dal tempo deittico (MA). MR MA ME ME= momento dell enunciazione MA= momento dell avvenimento MR= momento di riferimento

Esempi per il latino Tempi deittici Non est (ME=MA) ulla tua culpa, si te aliqui timuerunt (MA ME) Tempi deittico-anaforici Si tu, Catilina, exieris (MR), exhaurietur (MA) ex urbe tuorum comitum magna et perniciosa sentina. (ME MR MA) Alexander nocte iter fecerat (MR) et prima luce hostium in conspectu erat (MA). (MR MA ME)

Cesare, La guerra civile, LIX (trad. Massimo Bruno) Erant apud Caesarem in equitum numero Allobroges ii fratres, Roucillus et Aecus, Adbucilli filii, qui principatum in civitate multis annis obtinuerat, singulari virtute homines, quorum opera Caesar omnibus Gallicis bellis optima fortissimaque erat usus. His domi ob has causas amplissimos magistratus mandaverat atque eos extra ordinem in senatum legendos curaverat, agrosque in Gallia ex hostibus captos praemiaque rei pecuniariae magna tribuerat locupletesque ex egentibus fecerat. Hi propter virtutem non solum apud Caesarem in honore erant, sed etiam apud exercitum cari habebantur; sed freti amicitia Caesaris et stulta ac barbara adrogantia elati despiciebant suos stipendiumque equitum fraudabant et praedam omnem domum avertebant. Quibus illi rebus permoti universi Caesarem adierunt palamque de eorum iniuriis sunt questi et ad cetera addiderunt falsum ab iis equitum numerum deferri, quorum stipendium averterent. Vi erano nell esercito di Cesare tra i cavalieri due fratelli allobrogi, Roucillo ed Eco, figli di Abducillo, il quale per molti anni era stato alla testa del suo popolo: erano essi uomini di grande valore, della cui opera preziosissima e validissima si era giovato Cesare in tutte le guerre galliche. A costoro egli aveva, per queste ragioni, affidato le più alte magistrature nella loro patria e li aveva fatti ammettere in via eccezionale nel senato allobrogo, aveva loro assegnato in Gallia terre prese ai nemici e dato gran premi in denaro, cosicché da poveri li aveva fatti ricchi. Questi non erano per il loro valore onorati soltanto da Cesare, ma erano tenuti cari anche presso l esercito; tuttavia essi, forti dell amicizia di Cesare e pieni di stolta arroganza, propria dei barbari, disprezzavano i loro commilitoni, frodavano la paga dei cavalieri e sottraevano per sé tutto il bottino. I cavalieri, indignati, si presentarono tutti insieme da Cesare, si lamentarono apertamente dei torti che pativano e aggiunsero che quei due denunciavano un falso effettivo di cavalieri per poterne riscuotere la paga.

Guida alla comprensione: cercare indizi per fare ipotesi Evidenziate i tempi verbali e la loro funzione rispetto alla narrazione (possono mettere in evidenza tre diversi blocchi testuali? o meglio tre dimensioni temporali?). Indicate funzione e antecedente dei pronomi relativi, dimostrativi, determinativi. Vi sono anche due casi di incapsulatori anaforici, cercate di individuarli. Rileggendo il testo e prendendone in considerazione i rinvii, individuate quali persone indicano i pronomi dimostrativi hi/illi e date un senso alla opposizione, cercando di associare ad essi parole chiave significative (fate attenzione ai preverbi): Hi despiciebant suos stipendiumque equitum fraudabant et praedam omnem domum avertebant. Illi permoti (quibus rebus,?) universi Caesarem adierunt

La tridimensionalità temporale del testo Erant apud Caesarem in equitum numero Allobroges II fratres, Roucillus et Aecus, Adbucilli filii, qui principatum in civitate multis annis obtinuerat, singulari virtute homines, quorum opera Caesar omnibus Gallicis bellis optima fortissimaque erat usus. His domi ob has causas amplissimos magistratus mandaverat atque eos extra ordinem in senatum legendos curaverat, agrosque in Gallia ex hostibus captos praemiaque rei pecuniariae magna tribuerat locupletesque ex egentibus fecerat. Hi propter virtutem non solum apud Caesarem in honore erant, sed etiam apud exercitum cari habebantur; sed freti amicitia Caesaris et stulta ac barbara adrogantia elati despiciebant suos stipendiumque equitum fraudabant et praedam omnem domum avertebant. Quibus illi rebus permoti universi Caesarem adierunt palamque de eorum iniuriis sunt questi et ad cetera addiderunt falsum ab iis equitum numerum deferri, quorum stipendium averterent. Imperfetto: sfondo della vicenda Piuccheperfetto: antefatto (tempo deittico-anaforico) Perfetto: sequenza narrativa principale

Erant apud Caesarem in equitum numero Allobroges ii fratres, Roucillus et Aecus, Adbucilli filii, qui principatum in civitate multis annis obtinuerat, singulari virtute homines, quorum opera Caesar omnibus Gallicis bellis optima fortissimaque erat usus. His domi ob has causas amplissimos magistratus mandaverat atque eos extra ordinem in senatum legendos curaverat, agrosque in Gallia ex hostibus captos praemiaque rei pecuniariae magna tribuerat locupletesque ex egentibus fecerat. Hi propter virtutem non solum apud Caesarem in honore erant, sed etiam apud exercitum cari habebantur; sed freti amicitia Caesaris et stulta ac barbara adrogantia elati despiciebant suos stipendiumque equitum fraudabant et praedam omnem domum avertebant. Quibus illi rebus permoti universi Caesarem adierunt palamque de eorum iniuriis sunt questi et ad cetera addiderunt falsum ab iis equitum numerum deferri, quorum stipendium averterent.

Deittici io, qui, ora Luciano, Dialoghi degli dei, 25 (traduzione A. Lami F.Maltomini) Α. Εχεις μοι εἰπεῖν, ὦ Ερμ, πότερος ὁ Κάστωρ ἐστὶ τούτων ἢ πότερος ὁ Πολυδεύκης ἐγὼ γὰρ οὐκ ἅν διακρίναιμι αὐτούς. Ε. Ο μὲν χθὲς ἡμῖν ξυγγενόμενος ἐκεῖνος Κάστωρ ἦν, οὗτος δὲ Πολυδεύκης. Α. Πῶς διαγινώσκεις ὅμοιοι γάρ. Ε. Οτι οὗτος μέν, ὦ Απολλον, ἔχει ἐπὶ τοῦ προσώπου τὰ ἴχνη τῶν τραυμάτων ἃ ἔλαβε παρὰ τῶν ἀνταγωνιστῶν πυκτεύων, καὶ μάλιστα ὁπόσα ὑπὸ τοῦ Βέβρυκος Αμύκου ἐτρώθη τῷ Ιάσονι συμπλέων, ἅτερος δὲ οὐδὲν τοιοῦτον ἐμφαίνει, ἀλλὰ καθαρός ἐστι καὶ ἀπαθὴς τὸ πρόσωπον. Apollo. Ermes, mi sai dire chi di questi due è Castore e chi Polluce? Perché io non sarei in grado di distinguerli. Ermes. Quello che ieri era con noi, quello era Castore, e questo è Polluce. Apollo. Come fai a riconoscerli? Sono uguali. Ermes. Perché questo, Apollo, ha sul viso i segni dei colpi che s è preso dai suoi avversari di pugilato e soprattutto le ferite che gli fece Amico, il Bebrice, al tempo che navigava con Giasone. L altro invece non presenta niente del genere e ha il viso pulito e intatto.

Luciano, Dialoghi degli dei, 25 (segue) Α. Ψνησας διδάξας τὰ γνωρίσματα, ἐπεὶ τά γε ἄλλα πάντα ἴσα, τοῦ Ὠοῦ τὸ ἡμίτομον καὶ ἀστὴρ ὑπεράνω καὶ ἀκόντιον ἐν τῆ χειρὶ καὶ ἵππος ἑκατέρῳ λευκός, ὥστε πολλάκις ἐγὼ τὸν μὲν προσεῖπον Κάστορα Πολυδεύκην ὄντα, τὸν δὲ τῷ τοῦ Πολυδεύκους ὀνόματι. ἀτὰρ εἰπέ μοι καὶ τόδε, τί δήποτε οὐκ ἄμφω ξύνεισιν ἡμῖν, ἀλλ' ἐξ ἡμισείας ἄρτι μὲν νεκρός, ἄρτι δὲ θεός ἐστιν ἅτερος αὐτῶν; Ε. Τπὸ φιλαδελφίας τοῦτο ποιοῦσιν ἐπεὶ γὰρ ἔδει ἕνα μὲν τεθνάναι τῶν Λήδας υἱέων, ἕνα δὲ ἀθάνατον εἶναι, ἐνείμαντο οὕτως αὐτοὶ τὴν ἀθανασίαν. Apollo. Mi hai fatto davvero un favore a insegnarmi da cosa riconoscerli, perché tutto il resto è uguale: il mezzo guscio d uovo con sopra una stella, un giavellotto in mano e un cavallo bianco per ognuno. Sicché spesso mi è capitato di chiamarne uno Castore ed era Polluce, e col nome di Polluce chiamare quell altro. Ma dimmi anche questo: perché mai non stanno con noi tutt e due, ma ciascuno di loro, a turni uguali, ora è morto, ora è dio? Ermes. È per amore fraterno che lo fanno: siccome bisognava che uno dei figli di Leda morisse e l altro fosse immortale, loro stessi si sono divisi in questo modo l immortalità.

Comprendere la situazione comunicativa, il detto e il non detto Ricostruite, attraverso l analisi dei nomi propri, dei deittici, delle anafore, della natura dei tempi verbali, il contesto della situazione comunicativa, i protagonisti, il luogo dove si trovano, il tema del dialogo. Chi sono i dialoganti? In quale luogo si trovano? Dovete dedurlo dalla frase τί δήποτε οὐκ ἄμφω ξύνεισιν ἡμῖν, ἀλλ' ἐξ ἡμισείας ἄρτι μὲν νεκρός, ἄρτι δὲ θεός ἐστιν ἅτερος αὐτῶν; (presupposizione). Quali sono i due quesiti che Apollo pone a Ermes? E le risposte? Perché Ermes ha gli elementi per rispondere ad Apollo? (inferenza). Quale relazione hanno coi Dioscuri i seguenti termini? τοῦ ᾠοῦ τὸ ἡμίτομον καὶ ἀστὴρ ὑπεράνω καὶ ἀκόντιον ἐν τῆ χειρὶ καὶ ἵππος ἑκατέρῳ λευκός.

Due traduzioni a confronto sui pronomi anaforici (Demostene, Per la pace 24) ἀλλ' ὡς οὔτε πράξομεν οὐδὲν ἀνάξιον ἡμῶν αὐτῶν οὔτ' ἔσται πόλεμος, νοῦν δὲ δόξομεν πᾶσιν ἔχειν καὶ τὰ δίκαια λέγειν, τοῦτ'οἶμαι δεῖν ποιεῖν. πρὸς δὲ τοὺς θρασέως ὁτιοῦν οἰομένους ὑπομεῖναι δεῖν καὶ μὴ προορωμένους τὸν πόλεμον, ἐκεῖνα βούλομαι λογίσασθαι. Secondo me, però, non bisogna agire in modo indegno della città, bisogna evitare un conflitto ed apparire a tutti equilibrati e giusti. A chi ritiene, poi, che ci si debba gettare a capofitto in qualunque avventura e che non vede il rischio di una guerra, voglio fare un discorso a parte. Ma come non faremo nulla di indegno di noi stessi né ci sarà la guerra, apparirà a tutti che noi abbiamo senno e diciamo cose giuste, questo penso che dobbiamo fare. A chi ritiene, poi, che si debba affrontare con audacia qualunque cosa e non vede il rischio di una guerra, voglio fare questo ragionamento. (Luciano Canfora) (da Adriano Pennacini)

Testo argomentativo, Senofonte, Memorabili, 1.2.62-64 (trad. Anna Santoni) Εμοὶ μὲν δὴ ωκράτης τοιοῦτος ὢν ἐδόκει τιμ ς ἄξιος εἶναι τῆ πόλει μᾶλλον ἢ θανάτου. καὶ κατὰ τοὺς νόμους δὲ σκοπῶν ἄν τις τοῦθ' εὕροι. κατὰ γὰρ τοὺς νόμους, ἐάν τις φανερὸς γένηται κλέπτων ἢ λωποδυτῶν ἢ βαλλαντιοτομῶν ἢ τοιχωρυχῶν ἢ ἀνδραποδιζόμενος ἢ ἱεροσυλῶν, τούτοις θάνατός ἐστιν ἡ ζημία ὧν ἐκεῖνος πάντων ἀνθρώπων πλεῖστον ἀπεῖχεν. ἀλλὰ μὴν τῆ πόλει γε οὔτε πολέμου κακῶς συμβάντος οὔτε στάσεως οὔτε προδοσίας οὔτε ἄλλου κακοῦ οὐδενὸς πώποτε αἴτιος ἐγένετο οὐδὲ μὴν ἰδίᾳ γε οὐδένα πώποτε ἀνθρώπων οὔτε ἀγαθῶν ἀπεστέρησεν οὔτε κακοῖς περιέβαλεν, ἀλλ' οὐδ' αἰτίαν τῶν εἰρημένων οὐδενὸς πώποτ' ἔσχε. πῶς οὖν ἅν ἔνοχος εἴη τῆ γραφῆ ὃς ἀντὶ μὲν τοῦ μὴ νομίζειν θεούς, ὡς ἐν τῆ γραφῆ ἐγέγραπτο, φανερὸς ἦν θεραπεύων τοὺς θεοὺς μάλιστα τῶν ἄλλων ἀνθρώπων, ἀντὶ δὲ τοῦ διαφθείρειν τοὺς νέους, ὃ δὴ ὁ γραψάμενος αὐτὸν ᾐτιᾶτο, φανερὸς ἦν τῶν συνόντων τοὺς πονηρὰς ἐπιθυμίας ἔχοντας τούτων μὲν παύων, τ ς δὲ καλλίστης καὶ μεγαλοπρεπεστάτης ἀρετ ς, ᾗ πόλεις τε καὶ οἶκοι εὖ οἰκοῦσι, προτρέπων ἐπιθυμεῖν ταῦτα δὲ πράττων πῶς οὐ μεγάλης ἄξιος ἦν τιμ ς τῆ πόλει Così come era, Socrate a me sembrava meritasse piuttosto l onore della città che non la condanna a morte. Anche considerando la cosa sotto l aspetto giuridico si troverebbe lo stesso risultato. Secondo le leggi, infatti, per chi è sorpreso in flagrante a rubare o a portare via vestiti o a tagliare borse o a commettere effrazione o a rendere schiave persone libere o a rubare nei templi è prevista la pena di morte. Ora Socrate si astenne da questi crimini più di tutti gli uomini. Anzi nei confronti della città non fu responsabile mai né di una guerra andata male, né di una lotta intestina, né di tradimento né di alcun altro danno; e anche nella vita privata nessuno fu da lui privato dei propri beni né danneggiato, anzi non ebbe mai citazioni in giudizio per questi reati. Come dunque poteva essere colpevole di quell accusa lui, che invece di non credere negli dei, come era scritto nell imputazione, era notoriamente pio verso la divinità molto più degli altri uomini e invece di corrompere i giovani, reato che chi sostenne l accusa gli imputava, notoriamente faceva desistere dai cattivi desideri quelli fra i suoi amici che ne erano presi e li spingeva a desiderare quella bellissima e grandissima virtù con cui le città e le famiglie sono governate? E se queste erano le sue azioni, come si può negare che fosse degno di grandi riconoscimenti da parte della città?

Comprendere la struttura superficiale dell argomentazione (Senofonte, Mem. I, 2, 62-64) 1. Εμοὶ μὲν δὴ ωκράτης τοιοῦτος ὢν ἐδόκει τιμ ς ἄξιος εἶναι τῆ πόλει μᾶλλον ἢ θανάτου. καὶ κατὰ τοὺς νόμους δὲ σκοπῶν ἄν τις τοῦθ' εὕροι. 2. κατὰ γὰρ τοὺς νόμους, ἐάν τις φανερὸς γένηται κλέπτων ἢ λωποδυτῶν ἢ βαλλαντιοτομῶν ἢ τοιχωρυχῶν ἢ ἀνδραποδιζόμενος ἢ ἱεροσυλῶν, τούτοις θάνατός ἐστιν ἡ ζημία ὧν ἐκεῖνος πάντων ἀνθρώπων πλεῖστον ἀπεῖχεν. 3. ἀλλὰ μὴν τῆ πόλει γε οὔτε πολέμου κακῶς συμβάντος οὔτε στάσεως οὔτε προδοσίας οὔτε ἄλλου κακοῦ οὐδενὸς πώποτε αἴτιος ἐγένετο οὐδὲ μὴν ἰδίᾳ γε οὐδένα πώποτε ἀνθρώπων οὔτε ἀγαθῶν ἀπεστέρησεν οὔτε κακοῖς περιέβαλεν, ἀλλ' οὐδ' αἰτίαν τῶν εἰρημένων οὐδενὸς πώποτ' ἔσχε. 4. πῶς οὖν ἅν ἔνοχος εἴη τῆ γραφῆ ὃς ἀντὶ μὲν τοῦ μὴ νομίζειν θεούς, ὡς ἐν τῆ γραφῆ ἐγέγραπτο, φανερὸς ἦν θεραπεύων τοὺς θεοὺς μάλιστα τῶν ἄλλων ἀνθρώπων, ἀντὶ δὲ τοῦ διαφθείρειν τοὺς νέους, ὃ δὴ ὁ γραψάμενος αὐτὸν ᾐτιᾶτο, φανερὸς ἦν τῶν συνόντων τοὺς πονηρὰς ἐπιθυμίας ἔχοντας τούτων μὲν παύων, τ ς δὲ καλλίστης καὶ μεγαλοπρεπεστάτης ἀρετ ς, ᾗ πόλεις τε καὶ οἶκοι εὖ οἰκοῦσι, προτρέπων ἐπιθυμεῖν 5. ταῦτα δὲ πράττων πῶς οὐ μεγάλης ἄξιος ἦν τιμ ς τῆ πόλει

Comprendere i connettivi (Senofonte I parte) 1. Εμοὶ μὲν δὴ ωκράτης τοιοῦτος ὢν ἐδόκει τιμς ἄξιος εἶναι τῆ πόλει μᾶλλον ἢ θανάτου. καὶ κατὰ τοὺς νόμους δὲ σκοπῶν ἄν τις τοῦθ' εὕροι. τοῦτο incapsulatore anaforico: antecedente le particelle mettono in opposizione 2. κατὰ γὰρ τοὺς νόμους, ἐάν τις φανερὸς γένηται κλέπτων ἢ λωποδυτῶν ἢ βαλλαντιοτομῶν ἢ τοιχωρυχῶν ἢ ἀνδραποδιζόμενος ἢ ἱεροσυλῶν, τούτοις θάνατός ἐστιν ἡ ζημία ὧν ἐκεῖνος πάντων ἀνθρώπων πλεῖστον ἀπεῖχεν. la particella γὰρ ha la funzione logica di qual è la funzione di ὧν? a quale antecedente si riferisce?

Comprendere i connettivi (Senofonte II parte) 3. ἀλλὰ μὴν τῆ πόλει γε οὔτε πολέμου κακῶς συμβάντος οὔτε στάσεως οὔτε προδοσίας οὔτε ἄλλου κακοῦ οὐδενὸς πώποτε αἴτιος ἐγένετο οὐδὲ μὴν ἰδίᾳ γε οὐδένα πώποτε ἀνθρώπων οὔτε ἀγαθῶν ἀπεστέρησεν οὔτε κακοῖς περιέβαλεν, ἀλλ' οὐδ' αἰτίαν τῶν εἰρημένων οὐδενὸς πώποτ' ἔσχε. 4. πῶς οὖν ἅν ἔνοχος εἴη τῆ γραφῆ ὃς ἀντὶ μὲν τοῦ μὴ νομίζειν θεούς, ὡς ἐν τῆ γραφῆ ἐγέγραπτο, φανερὸς ἦν θεραπεύων τοὺς θεοὺς μάλιστα τῶν ἄλλων ἀνθρώπων, ἀντὶ δὲ τοῦ διαφθείρειν τοὺς νέους, ὃ δὴ ὁ γραψάμενος αὐτὸν ᾐτιᾶτο, φανερὸς ἦν τῶν συνόντων τοὺς πονηρὰς ἐπιθυμίας ἔχοντας τούτων μὲν παύων, τ ς δὲ καλλίστης καὶ μεγαλοπρεπεστάτης ἀρετ ς, ᾗ πόλεις τε καὶ οἶκοι εὖ οἰκοῦσι, προτρέπων ἐπιθυμεῖν Qual è la funzione di ἀλλά? Quali termini mette in evidenza e in parallelo γε? Quale funzione logica ha οὖν? Inserite in questo schema le opposizioni istituite dalle particelle μέν δέ e indicate i termini che mettono in contrapposizione: 1) 2) a) b) La particella δή spezza lo schema per mettere in evidenza quale concetto?

Comprendere la struttura profonda dell argomentazione (Senofonte) Εμοὶ μὲν δὴ ωκράτης τοιοῦτος ὢν ἐδόκει τιμ ς ἄξιος εἶναι τῆ πόλει μᾶλλον ἢ θανάτου. καὶ κατὰ τοὺς νόμους δὲ σκοπῶν ἄν τις τοῦθ' εὕροι. Anticipazione della tesi: un'opinione personale (ἐδόκει) verificabile da una attenta analisi (σκοπῶν dal punto di vista giuridico (κατὰ τοὺς νόμους κατὰ γὰρ τοὺς νόμους, ἐάν τις φανερὸς γένηται κλέπτων ἢ λωποδυτῶν ἢ βαλλαντιοτομῶν ἢ τοιχωρυχῶν ἢ ἀνδραποδιζόμενος ἢ ἱεροσυλῶν, τούτοις θάνατός ἐστιν ἡ ζημία ὧν ἐκεῖνος πάντων ἀνθρώπων πλεῖστον ἀπεῖχεν. ἀλλὰ μὴν τῇ πόλει γε οὔτε πολέμου κακῶς συμβάντος οὔτε στάσεως οὔτε προδοσίας οὔτε ἄλλου κακοῦ οὐδενὸς πώποτε αἴτιος ἐγένετο οὐδὲ μὴν ἰδίᾳ γε οὐδένα πώποτε ἀνθρώπων οὔτε ἀγαθῶν ἀπεστέρησεν οὔτε κακοῖς περιέβαλεν, ἀλλ' οὐδ' αἰτίαν τῶν εἰρημένων οὐδενὸς πώποτ' ἔσχε. Analisi degli argomenti a favore della tesi: πῶς οὖν ἅν ἔνοχος εἴη τῆ γραφῆ ὃς ἀντὶ μὲν τοῦ μὴ νομίζειν θεούς, ὡς ἐν τῆ γραφῆ ἐγέγραπτο, φανερὸς ἦν θεραπεύων τοὺς θεοὺς μάλιστα τῶν ἄλλων ἀνθρώπων, ἀντὶ δὲ τοῦ διαφθείρειν τοὺς νέους, ὃ δὴ ὁ γραψάμενος αὐτὸν ᾐτιᾶτο, φανερὸς ἦν τῶν συνόντων τοὺς πονηρὰς ἐπιθυμίας ἔχοντας τούτων μὲν παύων, τ ς δὲ καλλίστης καὶ μεγαλοπρεπεστάτης ἀρετ ς, ᾗ πόλεις τε καὶ οἶκοι εὖ οἰκοῦσι, προτρέπων ἐπιθυμεῖν Demolizione degli argomenti dell'accusa ricavati da comportamenti evidenti (φανερὸς ἦν): ταῦτα δὲ πράττων πῶς οὐ μεγάλης ἄξιος ἦν τιμ ς τῆ πόλει 1-Socrate non commise mai reati perseguibili con la condanna a morte; 2-non fu responsabile di comportamenti illegali in campo pubblico; 3- non fu responsabile di comportamenti illeciti in campo privato. 1-Socrate rispettava gli dei più degli altri; 2- teneva lontano i giovani dai vizi e li educava alla pratica della virtù. Conclusione (οὖν del capoverso precedente): Socrate non è colpevole, anzi degno di lode.

L argomentazione della filosofia Platone, Fedro, 245c5-245d5 Cicerone, Somnium Scipionis 27 Χυχὴ πᾶσα ἀθάνατος. τὸ γὰρ ἀεικίνητον ἀθάνατον τὸ δ' ἄλλο κινοῦν καὶ ὑπ' ἄλλου κινούμενον, παῦλαν ἔχον κινήσεως, παῦλαν ἔχει ζως. μόνον δὴ τὸ αὑτὸ κινοῦν, ἅτε οὐκ ἀπολεῖπον ἑαυτό, οὔποτε λήγει κινούμενον, ἀλλὰ καὶ τοῖς ἄλλοις ὅσα κινεῖται τοῦτο πηγὴ καὶ ἀρχὴ κινήσεως. ἀρχὴ δὲ ἀγένητον. ἐξ ἀρχς γὰρ ἀνάγκη πᾶν τὸ γιγνόμενον γίγνεσθαι, αὐτὴν δὲ μηδ' ἐξ ἑνός εἰ γὰρ ἔκ του ἀρχὴ γίγνοιτο, οὐκ ἅν ἔτι ἀρχὴ γίγνοιτο. ἐπειδὴ δὲ ἀγένητόν ἐστιν, καὶ ἀδιάφθορον αὐτὸ ἀνάγκη εἶναι. Nam quod semper movetur, aeternum est; quod autem motum adfert alicui, quodque ipsum agitatur aliunde, quando finem habet motus, vivendi finem habeat necesse est. Solum igitur, quod sese movet, quia numquam deseritur a se, numquam ne moveri quidem desinit; quin etiam ceteris, quae moventur, hic fons, hoc principium est movendi. Principii autem nulla est origo; nam ex principio oriuntur omnia, ipsum autem nulla ex re alia nasci potest; nec enim esset id principium, quod gigneretur aliunde; quodsi numquam oritur, ne occidit quidem umquam.

Fedro, 245d5-245e Cicerone, Somnium Scipionis 27 ἀρχς γὰρ δὴ ἀπολομένης οὔτε αὐτή ποτε ἔκ του οὔτε ἄλλο ἐξ ἐκείνης γενήσεται, εἴπερ ἐξ ἀρχς δεῖ τὰ πάντα γίγνεσθαι. Οὕτω δὴ κινήσεως μὲν ἀρχὴ τὸ αὐτὸ αὑτὸ κινοῦν. τοῦτο δὲ οὔτ ἀπόλλυσθαι οὔτε γίγνεσθαι δυνατόν, ἢ πάντα τε οὐρανὸν πᾶσάν τε γν εἰς ἓν συμπεσοῦσαν στναι καὶ μήποτε αὖθις ἔχειν ὅθεν κινηθέντα γενήσεται. Nam principium exstinctum nec ipsum ab alio renascetur nec ex se aliud creabit, siquidem necesse est a principio oriri omnia. Ita fit, ut motus principium ex eo sit, quod ipsum a se movetur; id autem nec nasci potest nec mori; vel concidat omne caelum omnisque natura et consistat necesse est nec vim ullam nanciscatur, qua a primo inpulsa moveatur.

Fedro, 245c5: la struttura del sillogismo Χυχὴ πᾶσα ἀθάνατος. τὸ γὰρ ἀεικίνητον ἀθάνατον τὸ δ' ἄλλο κινοῦν καὶ ὑπ' ἄλλου κινούμενον, παῦλαν ἔχον κινήσεως, παῦλαν ἔχει ζως. μόνον δὴ τὸ αὑτὸ κινοῦν, ἅτε οὐκ ἀπολεῖπον ἑαυτό, οὔποτε λήγει κινούμενον, ἀλλὰ καὶ τοῖς ἄλλοις ὅσα κινεῖται τοῦτο πηγὴ καὶ ἀρχὴ κινήσεως. Tesi e introduzione del sillogismo con γάρ: Premessa maggiore: τὸ ἀεικίνητον ἀθάνατον Premessa minore, introdotta da δέ τὸ δ' ἄλλο κινοῦν καὶ ὑπ' ἄλλου κινούμενον, παῦλαν ἔχον κινήσεως, παῦλαν ἔχει ζως. Conclusione, introdotta da δή μόνον δὴ τὸ αὑτὸ κινοῦν, ἅτε οὐκ ἀπολεῖπον ἑαυτό, οὔποτε λήγει κινούμενον, ἀλλὰ καὶ τοῖς ἄλλοις ὅσα κινεῖται τοῦτο πηγὴ καὶ ἀρχὴ κινήσεως.

la struttura del sillogismo nella traduzione di Cicerone Χυχὴ πᾶσα ἀθάνατος. τὸ γὰρ ἀεικίνητον ἀθάνατον τὸ δ' ἄλλο κινοῦν καὶ ὑπ' ἄλλου κινούμενον, παῦλαν ἔχον κινήσεως, παῦλαν ἔχει ζως. μόνον δὴ τὸ αὑτὸ κινοῦν, ἅτε οὐκ ἀπολεῖπον ἑαυτό, οὔποτε λήγει κινούμενον, ἀλλὰ καὶ τοῖς ἄλλοις ὅσα κινεῖται τοῦτο πηγὴ καὶ ἀρχὴ κινήσεως. Nam quod semper movetur, aeternum est; quod autem motum adfert alicui, quodque ipsum agitatur aliunde, quando finem habet motus, vivendi finem habeat necesse est. Solum igitur, quod sese movet, quia numquam deseritur a se, numquam ne moveri quidem desinit; quin etiam ceteris, quae moventur, hic fons, hoc principium est movendi.

La retorica antica come grammatica del testo Inventio, dispositio, elocutio

inventio convincere commuovere ἄηεχνοι ἔνηεχνοι caratteri passioni exemplum entimema ηεκμήπιον εἰκόρ ζημεῖον

dispositio animos impellere res docere 1- esordio 4- epilogo 2- narratio 3-confirmatio propositio altercatio argumentatio

I principi della retorica, la narratio «La narratio (διήγησις) è il racconto dei fatti adottati nella causa, ma questo racconto è concepito unicamente dal punto di vista della prova, è "l'esposizione persuasiva d'una cosa fatta o che si pretende fatta". La narrazione non è dunque un racconto nel senso romanzesco e quasi disinteressato del termine, ma una protasi argomentativa. Ha, quindi, due caratteri obbligati: 1- la sua nudità, deve essere chiara, verisimile, breve; 2- la sua funzionalità: è una preparazione all'argomentazione; la miglior preparazione è quella il cui senso è nascosto, in cui le prove sono disseminate allo stato di germi non visibili (semina probationum)». «La retorica principalmente mediante l inventio e la topica insegnava a riconoscere, interpretare, ordinare, eventualmente rielaborare, descrivere, esporre fatti, azioni, persone, cose. [ ] un esempio molto significativo di questa funzione è offerto dalla topica delle sette circostanze, che fornisce sì lo schema della narrazione, ma anche lo strumento per trovare argomenti e argomentazioni atte a produrre la convinzione dell uditore intorno a qualsiasi fatto o idea: chi, che cosa, dove, con quali mezzi, perché, come, quando (soggetto, oggetto, luogo, mezzi, causa, modo, tempo)». Barthes, 94s. Le septem circumstantiae (ὰφορμαί, punti di partenza ) cioè quis, quid, ubi, quibus auxiliis, cur, quomodo, quando, sono i loci della narrazione, cioè quegli elementi che la rendono credibile e nello stesso tempo contengono argomenti per convincere. Pennacini IV; ibidem analisi del passo di Lisia, 72-79.

Pro Milone, narratio 24 Etopea: sovversivo, criminale, pazzo P. Clodius, cum statuisset omni scelere in praetura vexare rem publicam videretque ita tracta esse comitia anno superiore ut non multos mensis praeturam gerere posset, qui non honoris gradum spectaret, ut ceteri, sed et L. Paulum conlegam effugere vellet, singulari virtute civem, et annum integrum ad dilacerandam rem publicam quaereret, subito reliquit annum suum seseque in proximum transtulit, non, ut fit, religione aliqua, sed ut haberet, quod ipse dicebat, ad praeturam gerendam, hoc est ad evertendam rem publicam, plenum annum atque integrum. Entimema Premessa maggiore: Clodio aveva deciso di vexare rem publicam omni scelere durante la pretura Premessa minore: Clodio non poteva gestire la pretura per molti mesi Conclusione: Rinunciò e rinviò Climax ascendente: vexare, dilacerare, evertere

Pro Milone, 25 Occurrebat ei mancam ac debilem praeturam futuram suam consule Milone; eum porro summo consensu populi Romani consulem fieri videbat. Contulit se ad eius competitores, sed ita totam ut petitionem ipse solus etiam invitis illis gubernaret, tota ut comitia suis, ut dictitabat, umeris sustineret. Convocabat tribus, se interponebat, Collinam novam dilectu perditissimorum civium conscribebat. Quanto ille plura miscebat, tanto hic magis in dies convalescebat. Ubi vidit homo ad omne facinus paratissimus fortissimum virum, inimicissimum suum, certissimum consulem, idque intellexit non solum sermonibus, sed etiam suffragiis populi Romani saepe esse declaratum, palam agere coepit et aperte dicere occidendum Milonem. I entimema Premessa minore: La pretura di Clodio sarebbe stata debole se Milone fosse stato console Premessa maggiore: Milone stava per diventare console col consenso del popolo Conclusione: Clodio si unì ai competitori di Milone II entimema Premessa maggiore: I disordini di Clodio rafforzavano Milone Premessa minore: Milone sarebbe stato con certezza console Conclusione: Clodio cominciò a dire che bisognava uccidere Milone

Un esempio di verifica scritta dalla Pro Milone. Ante-testo (27) Interim cum sciret Clodius neque enim erat difficile scire iter sollemne, legitimum, necessarium ante diem XIII Kalendas Februarias Miloni esse Lanuvium ad flaminem prodendum, Roma subito ipse profectus pridie est, ut ante suum fundum, quod re intellectum est, Miloni insidias collocaret. Atque ita profectus est, ut contionem turbulentam, in qua eius furor desideratus est, quae illo ipso die habita est, relinqueret, quam, nisi obire facinoris locum tempusque voluisset, numquam reliquisset. (28) Milo autem, cum in senatu fuisset eo die, quoad senatus est dimissus, domum venit; calceos et vestimenta mutavit; paulisper, dum se uxor, ut fit, comparat, commoratus est; dein profectus id temporis cum iam Clodius, siquidem eo die Romam venturus erat, redire potuisset. Obviam fit ei Clodius, expeditus, in equo, nulla raeda, nullis impedimentis, nullis Graecis comitibus, ut solebat, sine uxore, quod numquam fere; cum hic insidiator, qui iter illud ad caedem faciendam apparasset, cum uxore veheretur in raeda, paenulatus, magno et impedito et muliebri ac delicato ancillarum puerorumque comitatu. Nel frattempo, poiché Clodio sapeva che Milone doveva fare un viaggio ufficiale e obbligatorio tre giorni prima delle Calende di febbraio a Lanuvio per la designazione di un flamine, partì all'improvviso da Roma per organizzare davanti ad uno dei suoi poderi un attentato contro Milone -cosa che si è capita dai fatti. E partì talmente in fretta che lasciò una assemblea turbolenta nella quale fu sentita la mancanza della sua aggressività e che si tenne proprio in quel giorno, una assemblea che non avrebbe mai abbandonato se non avesse voluto avere un luogo e un momento adatti per il suo crimine. Milone poi, dopo essere rimasto in senato in quel giorno finché la seduta non fu sciolta, andò a casa, cambiò i calzari e gli abiti, e aspettò un poco, mentre sua moglie, come sempre accade, si stava preparando, poi partì ad un'ora in cui Clodio sarebbe già stato di ritorno, se avesse veramente avuto l'intenzione di ritornare a Roma. Clodio gli arriva incontro vestito in modo comodo, a cavallo, senza carrozza, senza bagagli, senza gli schiavi greci come soliti accompagnatori, senza moglie, mentre Milone, questo aggressore, che aveva preparato il viaggio solo per commettere un assassinio, viaggiava in carrozza con sua moglie, avvolto in un lungo mantello, con un seguito lungo e ingombrante, con un corteo femminile e delicato di ancelle e giovani schiavi.

Un esempio di verifica scritta dalla Pro Milone. Testo da tradurre e quesiti (29) Fit obviam Clodio ante fundum eius hora fere undecima aut non multo secus, statim complures cum telis in hunc faciunt de loco superiore impetum, adversi raedarium occidunt. Cum autem hic de raeda reiecta paenula desiluisset seque acri animo defenderet, illi qui erant cum Clodio, gladiis eductis, partim recurrere ad raedam, ut a tergo Milonem adorirentur, partim, quod hunc iam interfectum putarent, caedere incipiunt eius servos, qui post erant. Ex quibus qui animo fideli in dominum et praesenti fuerunt, partim occisi sunt, partim, cum ad raedam pugnari viderent, domino succurrere prohiberentur, Milonem occisum et ex ipso Clodio audirent et re vera putarent, fecerunt id servi Milonis dicam enim aperte, non derivandi criminis causa, sed ut factum estnec imperante nec sciente nec praesente domino, quod suos quisque servos in tali re facere voluisset. (30) Haec, sicuti exposui, ita gesta sunt, iudices. Insidiator superatus est, vi victa vis, vel potius oppressa virtute audacia est. Dopo aver tradotto la seconda parte, riassumete e commentate il brano nel suo insieme, in modo da individuare, nella ricostruzione dei fatti, gli elementi che Cicerone usa per scagionare Milone nei confronti di Clodio e per capovolgere le rispettive responsabilità. Sia nell antetesto sia nel testo individuate la comparazione antitetica fra Clodio e Milone, nel seguito che li accompagna, nei loro comportamenti. Individuate l ironia. Individuate l antitesi anche nel comportamento dei servi, da un lato il linguaggio militare usato per l aggressione dei Clodiani, dall altro la reticenza per descrivere il comportamento dei servi di Milone e l estraneità di Milone. Individuate le sententiae finali e le figure retoriche che le rendono efficaci. Individuate le ragioni della diversa terminazione praesente/praesenti (in animo fideli in dominum et praesenti fuerunt) (nec praesente domino).

Guida alla comprensione delle strutture- Giustapposizione e inserzione dei periodi (Pro Milone, 29) Cum autem hic de raeda reiecta paenula desiluisset seque acri animo defenderet, Illi ( qui erant cum Clodio), (gladiis eductis), partim (...) recurrere ad raedam, ut a tergo Milonem adorirentur, partim, [quod (hunc iam interfectum...) putarent,] caedere incipiunt eius servos, qui post erant.

Guida alla comprensione delle strutture Ex quibus (qui animo fideli in dominum et praesenti fuerunt,) partim occisi sunt, partim, [ cum (ad raedam pugnari) viderent ], domino succurrere prohiberentur, (Milonem occisum... et ex ipso Clodio) audirent et re vera putarent, ) fecerunt id servi Milonis [ dicam enim...], ( nec imperante nec sciente nec praesente domino), quod (suos quisque servos in tali re facere) voluisset ( si potuisset).

La narratio, Lisia, Contro Eratostene, 4-5 [4] Οὑμὸς πατὴρ Κέφαλος ἐπείσθη μὲν ὑπὸ Περικλέους εἰς ταύτην τὴν γν ἀφικέσθαι, ἔτη δὲ τριάκοντα ᾤκησε, καὶ οὐδενὶ πώποτε οὔτε ἡμεῖς οὔτε ἐκεῖνος δίκην οὔτε ἐδικασάμεθα οὔτε ἐφύγομεν, ἀλλ' οὕτως Ὠκοῦμεν δημοκρατούμενοι ὥστε μήτε εἰς τοὺς ἄλλους ἐξαμαρτάνειν μήτε ὑπὸ τῶν ἄλλων ἀδικεῖσθαι. [5] ἐπειδὴ δ' οἱ τριάκοντα πονηροὶ [μὲν] καὶ συκοφάνται ὄντες εἰς τὴν ἀρχὴν κατέστησαν, φάσκοντες χρναι τῶν ἀδίκων καθαρὰν ποισαι τὴν πόλιν καὶ τοὺς λοιποὺς πολίτας ἐπ' ἀρετὴν καὶ δικαιοσύνην τραπέσθαι, [καὶ] τοιαῦτα λέγοντες οὐ τοιαῦτα ποιεῖν ἐτόλμων, ὡς ἐγὼ περὶ τῶν ἐμαυτοῦ πρῶτον εἰπὼν καὶ περὶ τῶν ὑμετέρων ἀναμνσαι πειράσομαι. Mio padre Cefalo fu convinto da Pericle a venire a vivere in questa terra e vi ha abitato per trent anni, durante i quali né io né lui abbiamo mai intentato né subito un processo, e sotto la democrazia vivevamo in modo da non far torto agli altri e da non subirne. Ma quando i Trenta, mascalzoni e sicofanti, andarono al potere, presero a dire che bisognava ripulire la città dai malfattori e indirizzare gli altri cittadini alla virtù e alla giustizia; ma, pur sbandierando tutte queste belle promesse, non intendevano certo metterle in pratica, come cercherò di richiamarvi alla mente parlando prima delle mie vicende private e poi delle vostre.

La narratio, Lisia, Contro Eratostene, 6-7 [6] Θέογνις γὰρ καὶ Πείσων ἔλεγον ἐν τοῖς τριάκοντα περὶ τῶν μετοίκων, ὡς εἶέν τινες τῆ πολιτείᾳ ἀχθόμενοι καλλίστην οὖν εἶναι πρόφασιν τιμωρεῖσθαι μὲν δοκεῖν, τῷ δ' ἔργῳ χρηματίζεσθαι πάντως δὲ τὴν μὲν πόλιν πένεσθαι τὴν ἀρχὴν <δὲ> δεῖσθαι χρημάτων. [7] καὶ τοὺς ἀκούοντας οὐ χαλεπῶς ἔπειθον ἀποκτιννύναι μὲν γὰρ ἀνθρώπους περὶ οὐδενὸς ἡγοῦντο, λαμβάνειν δὲ χρήματα περὶ πολλοῦ ἐποιοῦντο. ἔδοξεν οὖν αὐτοῖς δέκα συλλαβεῖν, τούτων δὲ δύο πένητας, ἵνα αὐτοῖς ᾖ πρὸς τοὺς ἄλλους ἀπολογία, ὡς οὐ χρημάτων ἕνεκα ταῦτα πέπρακται, ἀλλὰ συμφέροντα τῆ πολιτείᾳ γεγένηται, ὥσπερ τι τῶν ἄλλων εὐλόγως πεποιηκότες. Teognide e Pisone, in una riunione dei Trenta, dissero, a proposito dei meteci, che alcuni erano scontenti della nuova costituzione: quello dunque era un ottimo pretesto per fingere di punirli, ma di fatto procurarsi ricchezze: la città infatti scarseggiava in ogni senso di risorse e il governo aveva bisogno di denaro. Convinsero senza difficoltà i loro ascoltatori: era gente che considerava cosa da nulla far uccidere delle persone, ma riteneva importantissimo arricchirsi. Decisero dunque di arrestarne dieci, e tra questi due non ricchi, per poter addurre, come giustificazione di fronte all opinione pubblica, che gli arresti non erano stati fatti per motivi di interesse, ma che si era trattato invece di una azione a vantaggio dello Stato: come se mai avessero preso qualche altro provvedimento ispirato a principi così ragionevoli! (traduzione Enrico Medda)

Quesiti 1- Dell orazione di Lisia (445-380 a. C.) Contro Eratostene (exordium 1-3; narratio 4-19; altercatioargumentatio 20-78; epilogus 79-100) il testo riporta la prima parte della narratio; individuate le septem circumstantiae (chi, che cosa, perché, dove, quando, in quale modo, con quali mezzi) con cui inizia la narrazione e precisatele con informazioni ricavate dallo studio della storia e dell attività dell oratore. 2- All inizio della narrazione è presente un epicherema: 4 premessa maggiore, 5 premessa minore, 6-7 prove, 7 conclusione. Le sequenze contengono informazioni esplicite ed implicite che possono essere così formulate: premessa maggiore, il padre di Lisia si trasferì ad Atene dove abitò per trent anni e la sua famiglia visse onestamente sotto la democrazia (inferenza: la condizione giuridica della famiglia era di meteci ricchi); premessa minore, i Trenta, saliti al potere, disonesti, a parole promettevano giustizia, nei fatti agivano in modo diverso; prove, Teognide e Pisone in una riunione dei Trenta dissero che alcuni meteci erano ostili al nuovo governo, che questo poteva essere l occasione di confiscarne i beni col pretesto di punirli, che il governo aveva bisogno di denaro e convinsero l assemblea (inferenza: l accusa di alto tradimento comportava la confisca dei beni e la condanna a morte); conclusione, i Trenta decisero di arrestare dieci meteci, fra cui due di condizione povera, per dimostrare che avevano agito nell interesse dello stato, non per ragioni personali. Individuate nel testo i connettivi che scandiscono il ragionamento di Lisia e i termini che fungono da semina probationum, in modo da evidenziare come la ricostruzione dei fatti sia funzionale al discorso di accusa nei confronti di Eratostene. 3- L esposizione è strutturata con frequenti ricorsi a parallelismi o antitesi, evidenziati nel testo, che hanno la funzione di sottolineare l agire contraddittorio dei Trenta; individuate quali connettivi sono a questo deputati, quali termini mettono in collegamento o in contrasto, quale giudizio manifestano sulla moralità e sulla condotta degli oligarchi. L epicherema è un entimema allargato, cioè fornito di prove; l entimema è un sillogismo retorico, un procedimento dimostrativo per deduzione che si fonda su premesse verisimili, costituito da una premessa maggiore fondata su opinioni o valori riconosciuti validi da tutti, da una premessa minore che collega la premessa maggiore col caso specifico che si intende trattare, da una conclusione che può essere cognitiva o operativa, dimostrativa o esortativa.

CORREZIONE: semina probationum

I principi della retorica: l'esordio dell'orazione L'esordio comprende due momenti: la captatio benevolentiae e la partitio. La prima è «impresa di seduzione nei confronti degli ascoltatori», varia secondo il rapporto della causa alla doxa, all'opinione corrente. 1-Se la causa è normale, cioè si identifica con la doxa, non è utile fare opera di seduzione sul giudice (genere ἔνδοξον, honestum); 2- se la causa è neutra in rapporto alla doxa, ci vuole un'azione positiva per vincere l'inerzia del giudice, svegliare la sua curiosità e renderlo attento (genere ἔνδοξον, humile); 3- se la causa è ambigua e le due doxai entrano in conflitto, bisogna ottenere il favore del giudice, renderlo benevolo (genere ἀμφίδοξον, dubium); 4- se la causa è oscura, bisogna rendere docile, ricettivo, malleabile il giudice (genere δυσπαρακολούθητον, obscurum); 5- se la causa è straordinaria, lontanissimo dalla doxa (contro un padre, un cieco), ci vuole un rimedio indiretto, l'insinuatio, es. fingere di essere impressionato dall'avversario. La partitio è l annuncio delle ripartizioni adottate. Barthes, 92s.

Esordio di un'orazione di Lisia (Lisia XVI, 1-3) Mantiteo ha ambizioni di carriera politica ma è di famiglia nobile e facoltosa, cosa che lo rende sospetto agli occhi dei democratici radicali. Affrontando la docimasia, deve difendersi dagli avversari che lo accusano di essersi compromesso con l'oligarchia dei Trenta. Ante-testo Εἰ μὴ συνῄδειν, ὦ βουλή, τοῖς κατηγόροις βουλομένοις ἐκ παντὸς τρόπου κακῶς ἐμὲ ποιεῖν, πολλὴν ἅν αὐτοῖς χάριν εἶχον ταύτης τς κατηγορίας ἡγοῦμαι γὰρ τοῖς ἀδίκως διαβεβλημένοις τούτους εἶναι μεγίστων ἀγαθῶν αἰτίους, οἵτινες ἅν αὐτοὺς ἀναγκάζωσιν εἰς ἔλεγχον τῶν αὐτοῖς βεβιωμένων καταστναι. Se non fossi perfettamente consapevole, consiglieri, del fatto che i miei accusatori desiderano soltanto danneggiarmi in qualsiasi modo, li ringrazierei molto di avermi mosso questa accusa: perché a chi è ingiustamente calunniato il più grande aiuto lo fornisce, credo, proprio chi lo costringe ad affrontare una pubblica verifica della sua condotta di vita. (Traduzione di Enrico Medda) Testo ἐγὼ γὰρ οὕτω σφόδρα ἐμαυτῷ πιστεύω, ὥστ' ἐλπίζω καὶ εἴ τις πρός με τυγχάνει ἀηδῶς [ἢ κακῶς] διακείμενος, ἐπειδὰν ἐμοῦ λέγοντος ἀκούσῃ περὶ τῶν πεπραγμένων, μεταμελήσειν αὐτῷ καὶ πολὺ βελτίω με εἰς τὸν λοιπὸν χρόνον ἡγήσεσθαι. ἀξιῶ δέ, ὦ βουλή, ἐὰν μὲν τοῦτο μόνον ὑμῖν ἐπιδείξω, ὡς εὔνους εἰμὶ τοῖς καθεστηκόσι πράγμασι καὶ ὡς ἠνάγκασμαι τῶν αὐτῶν κινδύνων μετέχειν ὑμῖν, μηδέν πώ μοι πλέον εἶναι. ἐὰν δὲ φαίνωμαι καὶ τὰ ἄλλα μετρίως βεβιωκὼς καὶ πολὺ παρὰ τὴν δόξαν καὶ παρὰ τοὺς λόγους τοὺς τῶν ἐχθρῶν, δέομαι ὑμῶν ἐμὲ μὲν δοκιμάζειν, τούτους δὲ ἡγεῖσθαι χείρους εἶναι. Post-testo πρῶτον δὲ ἀποδείξω ὡς οὐκ ἵππευον [οὔτ' ἐπεδήμουν] ἐπὶ τῶν τριάκοντα, οὐδὲ μετέσχον τς τότε πολιτείας. Comincerò col dimostrarvi che non facevo parte della cavalleria sotto i Trenta e che non ho avuto alcuna parte nel governo di allora.

Quesiti 1- Del periodo ipotetico che si trova nell'ante-testo indicate a) il tipo, b) il verbo della protasi (analisi completa) e della apodosi; spiegate poi perché questa difesa inizia con questo particolare periodo. 2- Individuate i due periodi ipotetici che si trovano nel testo, indicate per ognuno a) il tipo, b) il verbo della protasi e della apodosi, c) la relazione sintattica che esiste fra di loro; spiegate poi perché sia usato proprio questo tipo di periodo (fate attenzione al significato di φαίνωμαι e di παρὰ τὴν δόξαν). 3- Spiegate i particolari del processo che riuscite a dedurre dal testo: dove avviene, di che tipo di processo si tratta, che cosa è la docimasia, in quale periodo deve essere stato fatto il processo, quale sia l'accusa e come venga anticipata la tesi della difesa. 4- Rispetto ai criteri per la captatio benevolentiae (v. Barthes), indicate quale tipo secondo voi è stato adottato e perché.

I principi della retorica: l epilogo dell'orazione «L epilogo (peroratio, conclusio, cumulus) comporta due livelli: il livello delle cose (posita in rebus), si tratta di riprendere e riassumere (enumeratio, rerum repetitio); il livello dei sentimenti (posita in affectibus); questa conclusione patetica, lacrimevole, era poco in uso presso i Greci, dove un usciere imponeva il silenzio all oratore che faceva troppo e troppo a lungo vibrare la corda sensibile; ma a Roma l epilogo era l occasione di un gran teatro, del gesto d avvocato: scoprire l accusato circondato dai genitori e dai suoi bambini, esibire un pugnale insanguinato, ossa tratte dalla ferita: Quintiliano passa in rassegna tutti questi trucchi». Barthes, p. 94

Demostene, Sulla pace, 24 epilogo (trad. Luciano Canfora) (24) Σὰ κελευόμεν' ἡμᾶς ἄρα δεῖ ποιεῖν ταῦτα φοβουμένους; καὶ σὺ ταῦτα κελεύεις; πολλοῦ γε καὶ δέω. ἀλλ' ὡς οὔτε πράξομεν οὐδὲν ἀνάξιον ἡμῶν αὐτῶν οὔτ' ἔσται πόλεμος, νοῦν δὲ δόξομεν πᾶσιν ἔχειν καὶ τὰ δίκαια λέγειν, τοῦτ'οἶμαι δεῖν ποιεῖν. πρὸς δὲ τοὺς θρασέως ὁτιοῦν οἰομένους ὑπομεῖναι δεῖν καὶ μὴ προορωμένους τὸν πόλεμον, ἐκεῖνα βούλομαι λογίσασθαι. ἡμεῖς Θηβαίους ἐῶμεν ἔχειν Ψρωπόν καὶ εἴ τις ἔροιθ' ἡμᾶς, κελεύσας εἰπεῖν τἀληθ, διὰ τί; ἵνα μὴ πολεμῶμεν, φαῖμεν ἄν. «Dunque, per tutte queste paure dobbiamo obbedire alle ingiunzioni? E proprio tu ci consigli questo?» Tutt altro. Secondo me, però, non bisogna agire in modo indegno della città, bisogna evitare un conflitto ed apparire a tutti equilibrati e giusti. A chi ritiene, poi, che ci si debba gettare a capofitto in qualunque avventura e che non vede il rischio di una guerra, voglio fare un discorso a parte. E vero che noi lasciamo Oropo ai Tebani: e se uno ce ne chiedesse la vera ragione dovremmo riconoscere che lo facciamo per evitare un conflitto.

Demostene, Sulla pace (346 a. C.) epilogo (trad. Luciano Canfora) (25) καὶ Υιλίππῳ νυνὶ κατὰ τὰς συνθήκας Αμφιπόλεως παρακεχωρήκαμεν, καὶ Καρδιανοὺς ἐῶμεν ἔξω Φερρονησιτῶν τῶν ἄλλων τετάχθαι, καὶ τὸν Κᾶρα τὰς νήσους καταλαμβάνειν, Φίον καὶ Κῶν καὶ Ρόδον, καὶ Βυζαντίους κατάγειν τὰ πλοῖα, δλον ὅτι τὴν ἀπὸ τς εἰρήνης ἡσυχίαν πλειόνων ἀγαθῶν αἰτίαν εἶναι νομίζοντες ἢ τὸ προσκρούειν καὶ φιλονικεῖν περὶ τούτων. οὐκοῦν εὔηθες καὶ κομιδῆ σχέτλιον, πρὸς ἑκάστους καθ' ἕν οὕτω προσενηνεγμένους περὶ τῶν οἰκείων καὶ ἀναγκαιοτάτων, πρὸς πάντας περὶ τς ἐν Δελφοῖς σκιᾶς νυνὶ πολεμσαι. Del resto anche a Filippo abbiamo lasciato Amfipoli in base al trattato di pace, e consentiamo che i Cardiani siano indipendenti rispetto agli altri del Chersoneso, e che il satrapo della Caria occupi le isole, Chio, Cos e Rodi, e che i Bizantini depredino le navi: evidentemente perché riteniamo che la tranquillità derivante dalla pace presenti più vantaggi che non aprire le ostilità per tutte queste controversie. E dunque è sciocco e del tutto miserabile, con ciascuno singolarmente comportarsi in quel modo- pur trattandosi di beni nostri e vitali- e invece aprire ora le ostilità contro tutti per un fantasma delfico!

Demostene 24 (24) Σὰ κελευόμεν' ἡμᾶς ἄρα δεῖ ποιεῖν ταῦτα φοβουμένους; καὶ σὺ ταῦτα κελεύεις; πολλοῦ γε καὶ δέω. ἀλλ' ὡς οὔτε πράξομεν οὐδὲν ἀνάξιον ἡμῶν αὐτῶν οὔτ' ἔσται πόλεμος, νοῦν δὲ δόξομεν πᾶσιν ἔχειν καὶ τὰ δίκαια λέγειν, τοῦτ οἶμαι δεῖν ποιεῖν. πρὸς δὲ τοὺς θρασέως ὁτιοῦν οἰομένους ὑπομεῖναι δεῖν καὶ μὴ προορωμένους τὸν πόλεμον, ἐκεῖνα βούλομαι λογίσασθαι. ἡμεῖς Θηβαίους ἐῶμεν ἔχειν Ψρωπόν καὶ εἴ τις ἔροιθ' ἡμᾶς, κελεύσας εἰπεῖν τἀληθ, διὰ τί; ἵνα μὴ πολεμῶμεν, φαῖμεν ἄν. Introduzione Conclusa la pace di Filocrate (346 a.c.), Filippo si era insediato ufficialmente nel consiglio amfizionico, dal quale erano stati estromessi i Focesi, e aveva ribadito il proprio successo presiedendo i giochi pitici; gli Ateniesi avevano reagito, disertando l evento. Demostene, nonostante pochi anni prima avesse scritto la I Filippica (351 a. C.), qui invita il Consiglio al realismo politico e al rifiuto di decisioni emotive. Il brano rappresenta l epilogo dell orazione.

Demostene 25 (25) καὶ Υιλίππῳ νυνὶ κατὰ τὰς συνθήκας Αμφιπόλεως παρακεχωρήκαμεν, καὶ Καρδιανοὺς ἐῶμεν ἔξω Φερρονησιτῶν τῶν ἄλλων τετάχθαι, καὶ τὸν Κᾶρα τὰς νήσους καταλαμβάνειν, Φίον καὶ Κῶν καὶ Ρόδον, καὶ Βυζαντίους κατάγειν τὰ πλοῖα, δλον ὅτι τὴν ἀπὸ τς εἰρήνης ἡσυχίαν πλειόνων ἀγαθῶν αἰτίαν εἶναι νομίζοντες ἢ τὸ προσκρούειν καὶ φιλονικεῖν περὶ τούτων. οὐκοῦν εὔηθες καὶ κομιδῆ σχέτλιον, πρὸς ἑκάστους καθ' ἕν οὕτω προσενηνεγμένους περὶ τῶν οἰκείων καὶ ἀναγκαιοτάτων, πρὸς πάντας περὶ τς ἐν Δελφοῖς σκιᾶς νυνὶ πολεμσαι. Ricostruite il senso generale dell argomentazione, spiegando il contesto storico e la nuova situazione geo-politica che si era creata in Grecia in quegli anni. Individuate parole chiave significative e stilemi retorici utilizzati da Demostene. Cercate di interpretare l immagine finale dell orazione e la sua forza evocativa. περὶ τς ἐν Δελφοῖς σκιᾶς νυνὶ πολεμσαι.

Seneca, De providentia 6, 6, epilogo (la prosopopea del dio) At multa incidunt tristia horrenda, dura toleratu. Quia non poteram uos istis subducere, animos uestros aduersus omnia armaui: ferte fortiter. Hoc est quo deum antecedatis: ille extra patientiam malorum est, uos supra patientiam. Contemnite paupertatem: nemo tam pauper uiuit quam natus est. Contemnite dolorem: aut soluetur aut soluet. Contemnite mortem: quae uos aut finit aut transfert. Contemnite fortunam: nullum illi telum quo feriret animum dedi. «Ma capitano molte vicende dolorose, orribili, dure a sopportarsi». Non potendo risparmiarvele, ho armato i vostri cuori contro tutto: sopportate da forti. In questo superate dio: lui è fuori dalla sofferenza, voi al di sopra. Non curatevi della povertà: nessuno vive così povero come è nato. Non curatevi del dolore: o si estinguerà o vi estinguerà. Non curatevi della morte: che è o una fine o un passaggio. Non curatevi della fortuna: non le ho dato nessuna arma in grado di colpire l animo.

Seneca, De providentia 6, 7 (trad. Alfonso Traina). Ante omnia caui ne quis uos teneret inuitos; patet exitus: si pugnare non uultis, licet fugere. Ideo ex omnibus rebus quas esse uobis necessarias uolui nihil feci facilius quam mori. Prono animam loco posui: trahitur adtendite modo et uidebitis quam breuis ad libertatem et quam expedita ducat uia. Non tam longas in exitu uobis quam intrantibus moras posui; alioqui magnum in uos regnum fortuna tenuisset, si homo tam tarde moreretur quam nascitur Prima di tutto ho provveduto che nessuno vi trattenesse contro voglia; la porta è aperta: se non volete lottare, è possibile fuggire. Perciò fra tutte le cose che ho voluto per voi inevitabili, nulla ho reso più facile che morire. Ho posto la vita su un piano inclinato. Si protrae? Basta un po di attenzione per vedere come sia breve e agevole la via che conduce alla libertà. Ho posto meno ostacoli alla vostra uscita che al vostro ingresso: altrimenti la fortuna avrebbe avuto un grande dominio su voi, se l uomo ci mettesse tanto a morire quanto a nascere.

Seneca, De providentia 6, 8 Omne tempus, omnis uos locus doceat quam facile sit renuntiare naturae et munus illi suum inpingere; inter ipsa altaria et sollemnes sacrificantium ritus, dum optatur uita, mortem condiscite. Corpora opima taurorum exiguo concidunt uulnere et magnarum uirium animalia humanae manus ictus inpellit; tenui ferro commissura ceruicis abrumpitur, et cum articulus ille qui caput collumque committit incisus est, tanta illa moles corruit. Ogni momento, ogni luogo può insegnarvi come sia facile rompere con la natura e gettarle in faccia il suo dono; fra gli stessi altari e le solenni cerimonie sacrificali, mentre si auspica la vita, imparate la morte. Corpi pingui di tori crollano a un piccolo colpo e la mano di un uomo abbatte animali possenti; da una lama sottile è troncata l articolazione della nuca e quando si recide la vertebra che congiunge il capo e il collo, quella mole così grande rovina.

Seneca, De providentia 6, 9 Non in alto latet spiritus nec utique ferro eruendus est; non sunt uulnere penitus inpresso scrutanda praecordia: in proximo mors est. Non certum ad hos ictus destinaui locum: quacumque uis peruium est. Ipsum illud quod uocatur mori, quo anima discedit a corpore, breuius est quam ut sentiri tanta uelocitas possit: siue fauces nodus elisit, siue spiramentum aqua praeclusit, siue in caput lapsos subiacentis soli duritia comminuit, siue haustus ignis cursum animae remeantis interscidit, quidquid est, properat. Ecquid erubescitis? quod tam cito fit timetis diu!' Non si cela nel profondo il soffio vitale e non è certo necessario il ferro per estirparlo; non è necessaria una ferita profonda che metta a nudo i visceri: la morte è a portata di mano. Non ho fissato un luogo per tali colpi: per dove vuoi c è un passaggio. Quello stesso che si chiama morire, il distacco dell anima dal corpo, è troppo breve perché tanta rapidità possa essere avvertita: sia che un nodo vi spezzi la gola, sia che l acqua vi ostruisca i polmoni, sia che, buttandovi, la durezza del suolo vi sfracelli la testa, sia che il fuoco ingoiato vi interrompa il respiro, qualunque cosa sia, agisce in fretta. E non arrossite? Tanta paura per un evento così breve!»

Quesiti a Seneca, De providentia, 6, 6-9 Nell esordio dell opera, Seneca afferma: «causam deorum agam»; con diversi quesiti, poi, definisce il problema a cui vuole dare una risposta: «Quare multa bonis viris adversa eveniunt?» (2, 1); «Quare tamen bonis viris patitur aliquid mali deus fieri?» (6, 1). Il brano sopra riportato è la conclusione del dialogo. Ricostruite il senso dell argomentazione di Seneca, individuando chi parla, l artificio retorico con cui viene introdotto il parlante, l obiezione (occupatio) che gli viene posta, il senso generale delle cose dette. Individuate nel brano le caratteristiche dello stile di Seneca e come riesca a unire aspetti del discorso filosofico e oratorio. Delineate le caratteristiche del sapiens che risultano dal brano, evidenziando parole chiave significative; cercate poi di metter in antitesi questa figura con quella dello stoicismo di epoca repubblicana che ha avuto in Cicerone il suo massimo rappresentante.

elocutio Comprende due ambiti, uno sul piano paradigmatico e uno sintagmatico: scegliere le parole (electio) e riunirle (compositio). L electio implica che nel discorso si possa sostituire un termine con un altro, creando scarti di senso (denotazione e connotazione) e di linguaggio (proprio e figurato). La compositio riguarda l associazione delle parole nella frase; l antica retorica ha codificato due tipi di costruzione: 1- geometrica, del periodo strutturato con un sistema interno di commi (battute) e colon (membri), in generale 3 o 4 cola posti in opposizione, in modo da riprodurre il va e vieni del respiro o l ellissi dello stadio (andata, curva e ritorno); 2- dinamica, la frase viene concepita come un movimento di salita e discesa. Questo movimento ha tre modalità: selvaggio, spezzato (Pindaro, Tucidide), dolce, concatenato, oliato (Saffo, Isocrate, Cicerone), misto. Barthes, pag. 108

Cicerone, Verrine, II 4, 112- stile medio (fiorito, ricco di figure) Henna tu simulacrum Cereris tollere audebas, Henna tu de manu Cereris Victoriam eripere et deam deae detrahere conatus es? quorum nihil violare, nihil attingere ausi sunt in quibus erant omnia quae sceleri propiora sunt quam religioni. Tenuerunt enim P. Popilio P. Rupilio consulibus illum locum servi, fugitivi, barbari, hostes; sed neque tam servi illi dominorum quam tu libidinum, neque tam fugitivi illi ab dominis quam tu ab iure et ab legibus, neque tam barbari lingua et natione illi quam tu natura et moribus, neque tam illi hostes hominibus quam tu dis immortalibus. Quae deprecatio est igitur ei reliqua qui indignitate servos, temeritate fugitivos, scelere barbaros, crudelitate hostes vicerit? E da Enna tu volevi portare via la statua di Cerere, da Enna tu, dalla mano di Cerere hai avuto l ardire di strappare la Vittoria, sottraendo una dea all altra? E sì che non osarono violarle, né toccarle, coloro nei quali tutto denotava piuttosto scelleratezza che pietà religiosa. All epoca, infatti, dei consoli Publio Popilio e Publio Rupilio occuparono quella località schiavi e fuggitivi, barbari e nemici; ma essi non erano tanto schiavi dei loro padroni quanto lo sei tu delle tue passioni, né tanto fuggitivi dai padroni quanto lo sei tu dalla giustizia e dalle leggi, né tanto barbari per lingua e per nascita quanto tu per natura e costumi, né tanto nemici degli uomini quanto tu degli dei immortali. Quale possibilità di scampo, dunque, può restare ad uno che ha superato gli schiavi in mancanza di dignità, i fuggitivi in temerarietà, i barbari in scelleratezza, i nemici in crudeltà? (trad. Cesidio De Meo)

Periodo quadrimembre, cola secondo lo schema anaforico neque tam quam, cola ritmici e sintattici: Tenuerunt enim P. Popilio P. Rupilio consulibus illum locum servi, fugitivi, barbari, hostes; sed neque tam servi illi dominorum quam tu libīdĭnŭm, neque tam fugitivi illi ab dominis quam tu ab iure et ab lēgĭbŭs, neque tam barbari lingua et natione illi quam tu natura et mōrĭbŭs, neque tam illi hostes hominibus quam tu dis immortālĭbŭs. Quae deprecatio est igitur ei reliqua qui indignitate servos, temeritate fugitivos, scelere barbaros, crudelitate hostes vicerit?