LO SVILUPPO DELLA FINANZA ISLAMICA E L «ISLAMIC BANKING»



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LO SVILUPPO DELLA FINANZA ISLAMICA E L «ISLAMIC BANKING» LUIGI ALFANO - LUCIANO FIORDONI* 1. Implementazione dei principi islamici nell ambito della finanza: evoluzione, volumi, prodotti e normative 1.1. Introduzione Quando si parla di finanza islamica s intende un sistema di relazioni di tipo economico tra le persone (Muamalat) che trae i suoi principi informatori dalla legge islamica (Shariah). Elemento specifico e di contrasto con la pratica finanziaria occidentale è il divieto di pagamento degli interessi equiparati all usura (Riba) 1. La proibizione della Riba si fonda sul concetto secondo il quale non ci può essere guadagno senza l assunzione di rischi: il profitto, in una visione islamica, sarebbe legittimato solo dal rischio. Oltre alla Riba sono espressamente vietate pratiche economiche che implicano i concetti di Gharar («irragionevole incertezza, ambiguità»), Maisir (speculazione) ed Haram (ciò che è esplicitamente proibito dal Co- * Servizio Rischio Paese e Controparti Estere - Area Attività Internazionali, Banca Monte dei Paschi di Siena SpA. E-mail: luciano.fiordoni@banca.mps.it e luigi.alfano@banca.mps.it. Gli autori ringraziano Stefano Dalle Mura del Servizio Research - Area Sviluppo della Banca Monte dei Paschi di Siena SpA, per il paragrafo sul mercato italiano. La recente pubblicazione in questa rivista di un articolo sulla banca islamica e sugli aspetti di regolamentazione Montanaro (2004) ha suggerito agli autori di presentare questo studio che intende offrire una panoramica generale su questo fenomeno in forte espansione. Tutte le informazioni contenute nell articolo sono state debitamente verificate. Tuttavia, le opinioni espresse non impegnano in alcun modo la responsabilità della Banca Monte dei Paschi di Siena SpA. 1 Alcuni economisti islamici degli anni Cinquanta del secolo scorso, consci dei problemi che questa prescrizione avrebbe comportato, hanno sostenuto che il divieto fosse diretto a bloccare esclusivamente le pratiche finanziarie socialmente dannose come ad esempio l usura, ma non escludesse completamente il pagamento degli interessi. Tuttavia questa posizione è rimasta minoritaria. Essendo rigettata la nozione di interesse, come remunerazione per il differimento del consumo, il concetto di risparmio perde dunque il significato datogli dall economia convenzionale (ossia scelta di consumo intertemporale) e per questo non merita il pagamento di un prezzo. Ciò ha implicazioni per la teoria economica, con particolare riferimento alla politica monetaria (si veda Vadalà, 2004). 161

rano, ossia attività economiche connesse alla distribuzione/produzione di alcol, tabacco, armi, carne suina, pornografia, gioco d azzardo, ecc.). Benché la Shariah abbia rappresentato da oltre un millennio la cornice di riferimento etica dell attività commerciale islamica, il fenomeno di finanza islamica è praticamente contemporaneo. Le prime iniziative strutturate risalgono all inizio degli anni Sessanta in Algeria ed Egitto, dove vennero costituite banche islamiche pubbliche. Il processo subì una netta accelerazione agli inizi degli anni Settanta quando venne istituita la Islamic Development Bank (di seguito IDB) 2 con la missione di favorire nei paesi membri e nelle comunità musulmane uno sviluppo economico e sociale coerente con i precetti coranici. Da allora sono sorte numerose altre istituzioni finanziarie in regioni islamiche e non. L evoluzione ha visto il passaggio da strumenti finanziari elementari adoperati in operazioni commerciali bilaterali a forme più complesse quali l emissione di titoli di debito e/o di capitale (cfr. infra). Questi ultimi sarebbero, in linea di principio, preferiti ai primi in quanto consentirebbero un legame più stretto con l economia reale. Nella finanza islamica cambia sostanzialmente il rapporto di intermediazione tra cliente/depositante e istituzione finanziaria che si basa sulla compartecipazione al rischio di impresa e non come tra prestatore e prestatario. Secondo l interpretazione più rigida della dottrina, l istituzione finanziaria dovrebbe agire come una sorta di agente d investimento, che può comunque investire i propri capitali insieme a quelli dei clienti/depositanti in attività regolate secondo varie metodologie di finanziamento (cfr. infra ed Appendice 1). 1.2. Processo evolutivo e geo-politico La finanza islamica nel suo complesso gestisce attualmente attività stimate in circa Usd 500 miliardi con tassi di crescita medi del 15% all anno. Essa trova crescente applicazione sia nel campo dell islamic banking (che ne rappresenta la componente più strutturata e di rilievo in termini di volumi) che nel mercato assicurativo e dei capitali internazionali, mediante emissioni di titoli di debito e costituzione di fondi azionari. Questi ultimi, di entità esigua fino a qualche anno fa, stanno mostrando un rapido processo di crescita ed innovazione. Tra i fattori determinanti la diffusione della finanza islamica vi è stata in origine l esigenza di investire in attività coerenti con la Shariah parte degli incrementati introiti derivanti dal petrolio (effetto del doppio shock degli anni Settanta). La rivoluzione in Iran del 1979 portò poi 2 Trattasi di una istituzione finanziaria multilaterale con sede in Arabia Saudita ed avente come azionisti oltre 50 paesi musulmani. I principali azionisti sono l Arabia Saudita (circa 25%) ed il Kuwait (circa 12%). 162

Box 1 Outlook Macroeconomico dei Paesi MENA (Nord Africa e Medio-Oriente) Paesi del Medio oriente e Nord Africa - MENA (val. aggregati) unità 1990 1995 2000 2005 Pil (var. % annua) % 16,7 2,8 5,2 5,2 Pil reale (a PPA (*) in US$ a prezzi 1996) mld USD 1169 1378 1739 2144 Pil Nominale (in US$) mld USD 524 616 869 1232 Esportazioni fob mld USD 175 191 323 533 Importazioni fob mld USD -134-172 -204-354 Grado di apertura esterna % 58,97 58,93 60,64 72 Investimenti fissi lordi (su Pil) % 19,9 21,3 18,6 19,9 Riserve in valuta estera mld USD 49 77 142 306 Riserve internazionali/debito totale % 19,3 24 37 68,9 Paesi esportatori di petrolio nell'area MENA (val. aggregati) unità 1990 1995 2000 2005 Pil (var. % annua) % 23,8 3,3 5,3 5,8 Pil reale (a PPA in US$ a prezzi 1996) mld USD 768 923 1131 1447 Pil Nominale (in US$) mld USD 373 387 542 860 Produzione di petrolio mio b/g 16,7 20,6 21,6 24,2 Esportazioni fob mld USD 136 150 250 430 Importazioni fob mld USD -82-104 -113-216 Grado di apertura esterna % 58,45 65,63 66,97 75,12 Investimenti fissi lordi (su Pil) % 18,5 20,6 18,4 20,7 Riserve in valuta estera mld USD 36 41 88 207 Riserve internazionali/debito totale % 30,3 27,1 52 113,9 Fonte: Nostra elaborazione su dati EIU; (*): PPA: A parità di potere d acquisto. L andamento dei dati sopra evidenzia come i paesi produttori di petrolio, che rappresentano pressoché la metà della popolazione dell area MENA, concentrino circa il 70% della ricchezza prodotta e delle riserve accumulate. Indubbiamente il maggior grado di apertura dei paesi esportatori di petrolio nella regione risente della specializzazione merceologica di tale export. L aumento della domanda di petrolio e l incessante rialzo del prezzo del petrolio, che rischia di assumere la caratterizzazione di «shock petrolifero graduale», sta determinando un consistente spostamento di ricchezza dalle aree consumatrici a quelle produttrici di greggio. Tale fenomeno è particolarmente rilevante nell area MENA, dove la produzione petrolifera è cresciuta di oltre un terzo tra il 1990 e il 2005. Tale «effetto ricchezza regionale» ha generato una crescita vertiginosa delle riserve in valuta che sono passate dai Usd 36 miliardi del 1990 ad oltre 200 miliardi (stima 2005). A tale situazione si accompagna un evidente aumento dello stock di capitale fisso dei paesi produttori (passati dai circa Usd 69 miliardi del 1990 agli Usd 180 miliardi attuali). Tale stock prende la forma di investimenti infrastrutturali e di sviluppo del comparto immobiliare, che a loro volta generano un aumento della ricchezza disponibile presso le popolazioni locali, pur in presenza di consistenti asimmetrie distributive. Sono in aumento anche i flussi di investimento cross-border verso aree emergenti (Malesia, Cina, India, ecc.). 163

alla completa «islamizzazione» del sistema finanziario in quel paese. Da allora l atteggiamento dei governi dell area MENA (Nord-Africa e Medio-Oriente) verso lo sviluppo del fenomeno non è stato sempre univoco: favorito, ad esempio, in paesi quali Giordania e Sudan ha trovato invece ostacoli in altri quali Algeria, Iraq, Libia e Siria. Il processo di diffusione di tale finanza ha registrato una relativa battuta d arresto nel corso degli anni Novanta per diversi fattori, tra i quali: la riduzione degli introiti petroliferi, la frenata nella crescita del commercio mondiale, l instabilità geo-politica, la crisi finanziaria nel Sud-Est Asiatico, lo scandalo della BCCI in Bahrain (che coinvolse molte banche islamiche). Tuttavia gli attentati dell 11 settembre del 2001 e la conseguente congiuntura petrolifera, caratterizzata da prezzi crescenti, hanno rinvigorito il fenomeno. Inoltre molte ricche famiglie medio-orientali hanno iniziato il rimpatrio dei propri risparmi detenuti in dollari ed in altre valute straniere per timori di «congelamento» e li hanno dirottati verso banche e/o altre istituzioni finanziarie islamiche. Permangono tuttavia incertezze di natura geo-politica che, certamente, pongono freni al fenomeno. Si stima che le attività in valuta estera detenute dagli abitanti (individui, governi, corporate) dei paesi del Medio-Oriente e del Golfo si attesterebbero su valori pari a circa Usd 1.500 miliardi, destinati a crescere in considerazione dell attuale dinamica dei prezzi petroliferi (cfr. Box 1). L evoluzione che la finanza islamica e in particolare l islamic banking hanno avuto sinora consente di distinguere quattro principali aree (Medio Oriente, Sud-Est Asiatico, Sub-Continente Indiano, Africa per un totale di circa 40 paesi) che presentano caratteristiche particolari a seconda del grado di diffusione ed applicazione della legge coranica. Il fenomeno presenta la sua massima concentrazione nella regione mediorientale (oltre il 90%), con la quota maggiore in Iran (circa 60%) seguito dall Arabia Saudita, Kuwait ed Emirati Arabi Uniti con quote comprese, rispettivamente, tra il 15% ed il 5%. In generale si va da situazioni dove il sistema, fra l altro di natura pubblica, è interamente islamizzato (vedi Iran, Pakistan e Sudan) a situazioni intermedie di banche islamiche che coesistono con banche ordinarie (a capitale arabo e/o occidentale), con un peso intorno al 15% dei valori di sistema ed in crescita. 1.3. Islamic banking: contesto operativo e prospettive Sul piano operativo si evince una distinzione tra «banche islamiche pure» (di natura commerciale e/o di investimento) e «finestre islamiche» (e/o sussidiarie specializzate) presso le banche convenzionali, che prevedono l offerta di servizi di islamic banking per la clientela che ne fa richiesta. Secondo stime non ufficiali, le istituzioni finanziarie islamiche operanti nel mondo ammontano a circa 270 (cfr. Appendice 2). Esse vantano 164

L. ALFANO - L. FIORDONI, LO SVILUPPO DELLA FINANZA ISLAMICA... attività comprese tra Usd 250-300 miliardi e gestiscono investimenti finanziari per circa Usd 400 miliardi e depositi intorno agli Usd 200 miliardi. Valori ancora molto modesti rispetto al totale dei fondi intermediati dalle banche commerciali a livello globale ma, comunque, caratterizzati da sostenuti tassi di crescita (media annua del 10-15% nel corso degli ultimi 10 anni con valori anche superiori nell ultimo triennio). L effetto è quello della formazione di nuove banche islamiche (vedi Kuwait, Bahrain), della conversione di diverse banche convenzionali arabe (si veda la National Commercial Bank in Arabia Saudita) nonché della creazione da parte di molte banche (anche occidentali), già operanti nella regione, di filiali locali/sussidiarie che effettuano finanziamenti e accettano depositi conformi alla Shariah. Lo hanno già fatto, ad esempio, Citigroup, HSBC, Deutsche Bank, Standard Chartered, UBS, ABN Ambro, BNP Paribas e ormai quasi tutti i maggiori gruppi bancari occidentali vantano almeno un unità specializzata nella finanza islamica. A dicembre 2004 il General Council for Islamic Banks and Financial Istitutions (GCIBFI), un organismo sorto come rappresentante dell industria a livello globale, ha annunciato l intenzione di voler costituire la più grande banca islamica del mondo (capitale versato stimato in Usd 1,5 miliardi). Lo scopo è quello di competere a livello internazionale con i più grossi gruppi bancari convenzionali. Dove la presenza di immigrati di religione islamica è più rilevante (cfr. Tabella 1), le banche occidentali si stanno attrezzando per raggiungere direttamente la clientela musulmana, eliminando il passaggio attraverso intermediari bancari islamici nei paesi musulmani. Questo fenomeno è assai rilevante nel Regno Unito, dove risultano attive la Hong Kong and Shangai Banking Corporation (HSBC) che offre, ad esempio, mutui ipotecari islamici che funzionano come una sorta di leasing ed anche la LloydsTBS. Di grande interesse risulta l esperimento della Islamic Bank of Britain che ha ricevuto licenza di operare nel corso del 2004 da parte della Financial Servises Authority (FSA). Fonti non ufficiali indicherebbero ulteriori iniziative a breve termine. Tabella 1 La geografia della clientela musulmana (2003) Continente Popolazione Totale Numero di musulmani % musulmani (milioni) (milioni) (milioni) Africa 861,2 414,26 48,1 Asia 3.830,1 1.010,65 26,39 Europa 727,4 51,19 7,04 Nordamerica 323,1 6,62 2,05 Sudamerica 539,75 1,64 0,3 Oceania 32,23 0,35 1,09 Totale 6.313,78 1.484,71 23,52 Fonte: www.islamicpopulation.com 165

Secondo diversi osservatori ed analisti, la finanza islamica si appresterebbe nel prossimo quinquennio ad operare anche in Francia e Germania, che vantano già grosse comunità di musulmani residenti, ed in seguito anche in Italia. Del resto oggi risiedono in Europa oltre 50 milioni di musulmani, una percentuale inferiore solo all Asia e all Africa. Inoltre c è chi ritiene che la finanza islamica non riguardi solo i musulmani, come dimostra il caso della Malesia dove è molto diffusa presso la comunità indiana e cinese, ma che possa attirare anche una parte di quei risparmiatori europei orientati alla finanza etica. 1.4. Il mercato italiano Allo stato attuale, non vi sono esempi di iniziative di autentico islamic banking in Italia. La domanda si concentra sui quei servizi di base non finanziari tipicamente richiesti da soggetti immigrati a basso livello di reddito, ad esempio le rimesse o gli strumenti di pagamento degli emigrati. Ciò non significa che siano da escludere spazi di sviluppo: la comunità musulmana italiana sta crescendo non solo in numero, ma anche in termini di disponibilità economiche, prospettando una potenziale futura domanda di vere e proprie transazioni e servizi finanziari 3. Peraltro, vari sondaggi in diversi paesi rivelano che la percentuale di musulmani effettivamente interessati a servirsi in via esclusiva di intermediari che si conformino ai dettami islamici non è, poi, molto alta. Ciò significa che, al di là di un fenomeno di nicchia o di marketing, l attività di islamic banking potrà divenire vero business, giustificando i costi relativi ad eventuali iniziative dedicate, solo qualora anche in Italia alla stregua, ad esempio, di Inghilterra e, più recentemente della Germania la base dei potenziali clienti musulmani divenisse effettivamente molto consistente ed economicamente ben sviluppata. Rimarrebbe, inoltre, la necessità di intervenire sulla normativa vigente. Ad esempio il Testo Unico della Finanza (TUF) prevede il principio generale della separatezza fra banca e impresa e quello della tutela dei depositanti che mal si conciliano con il principio della compartecipazione al rischio, implicito nell interpretazione più ortodossa dei principi della finanza islamica (cfr. infra). 1.5. I prodotti bancari: strumenti di raccolta e di impiego Dal lato della raccolta le banche islamiche offrono fondamentalmente due tipi di conti che presentano caratteristiche differenti rispetto 3 Ad esempio, la Banca Monte dei Paschi di Siena, sensibile alle tematiche della responsabilità sociale e della finanza etica, ha di recente avviato attività di promozione di prodotti e servizi all interno della piattaforma denominata «Paschi-BT-BAM senza frontiere», destinata a venire incontro a tutte le esigenze finanziarie degli immigrati che vivono e lavorano in Italia. Tali prodotti e servizi sono comunque strutturati secondo una caratterizzazione bancaria «convenzionale» e non di islamic banking. 166

L. ALFANO - L. FIORDONI, LO SVILUPPO DELLA FINANZA ISLAMICA... ai contratti di deposito offerti dalle banche convenzionali: Non-profit accounts (depositi a vista): generalmente di natura retail, prelevabili in ogni momento senza preavviso. Su di essi non è previsto il pagamento di interessi o altra forma di remunerazione ed hanno capitale garantito; Profit-sharing deposit investments (depositi di investimento): prevedono una soglia minima di ingresso e i prelievi possono essere fatti solo periodicamente con preavviso alla banca. La proprietà dei fondi si trasferisce alla banca e il depositante partecipa agli utili/ perdite secondo una percentuale prefissata nel contratto (cfr. infra paragrafo 2.1.). Gli impieghi si dividono in due grandi famiglie a seconda del grado di partecipazione al rischio: Profit-loss sharing (PLS): si tratta di modalità di finanziamento, aventi diverse strutture (cfr. Appendice 1 e Figura 1), accomunate dal fatto che la società finanziaria e il prenditore di fondi condividono il rischio dell investimento. Non è generalmente previsto l utilizzo di collaterali, che è ammesso solamente come deterrente contro comportamenti opportunistici del prenditore e non come garanzia della banca. Non PLS: contrariamente alle tecniche PLS, queste forme di finanziamento presentano un rendimento predeterminato (che almeno formalmente non può essere un tasso di interesse) e sono associate a forme di garanzia, come ad esempio la proprietà del bene sottostante. Benché non condividano il principio di PLS, vengono generalmente considerati aderenti ai principi islamici perché il ritorno dell investimento non è legato alla dimensione temporale ma alla prestazione di un servizio. Fig. 1 Schema fabbisogno finanziario delle aziende Fabbisogno finanziario Capitale proprio Capitale di terzi Finanziamento azionario Finanziamento di debito Contratti di partecipazione agli utili/perdite: - Trust Financing (Mudaraba) - Partecipazione al capitale(musharaka) Contratti di non partecipazione agli utili/perdite: - Prestiti di beneficienza (Quard al Hasanah) - Vendita con pagamento differito (Bai Mua jjal) - Acquisto con consegna differita (Bai Salam) - Leasing (Ijara) 167

All interno di ciascuna banca islamica è prevista la presenza di uno Shariah Board che è responsabile di certificare la coerenza dell operatività della banca e dei prodotti offerti con i principi islamici. Di norma esso è costituito da accademici islamici ed ha un ruolo determinante per le attività e la governance dell istituzione finanziaria. 1.6. Principali prodotti finanziari non bancari: recenti innovazioni Oltre ai prodotti di natura più strettamente bancaria la finanza islamica è presente nel comparto assicurativo (Tafakul Companies) ed in quello mobiliare ed immobiliare attraverso compagnie specializzate in assets management, fondi azionari, istituzioni finanziarie off-shore. In termini di importanza relativa e di grado di evoluzione/innovazione, si possono distinguere i seguenti prodotti: Fig. 2 Quote di Mercato dei Bond Islamici (fine dicembre 2003) Fonte: Iosco Islamic Capital Market Report 2004 A fine 2003 l ammontare di bond islamici presenti sul mercato si attestava a ca. Usd 26 miliardi con la Malesia in qualità di capofila. Nel 2004 le operazioni di emissione si sono aggirate intorno agli Usd 7 miliardi, un valore più che quadruplicato rispetto al 2003. Il 2004 ha visto numerose emissioni (anche mediante sindacazioni internazionali) nei paesi del Golfo e non solo da parte di operatori sovrani (vedi Bahrain), ma anche corporate (vedi Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita). Vi è stata anche la prima emissione di Sukuk europeo ad opera del Land tedesco della Sassonia-Anhalt. La transazione è stata di Euro 100 milioni a 5 anni con attività sottostanti (cfr. Fig. 3) rappresentati da diversi immobili statali (rating di Fitch AAA). I primi sei mesi del 2005 hanno registrato valori di crescita ancora più elevati del 2004 (si stimano all incirca Usd 8 miliardi di nuove emissioni) con una buona domanda da parte degli investitori (anche europei) benché il loro livello di liquidità/trasferibilità rimanga, per il momento, ancora contenuto. Tra le principali emissioni registriamo quella recentissima della IDB che ha costituito un programma ad hoc di iniziali Usd 500 milioni incrementabili ad Usd 1 miliardo. 168

L. ALFANO - L. FIORDONI, LO SVILUPPO DELLA FINANZA ISLAMICA... Titoli obbligazionari (bonds) Le emissioni di obbligazioni, prima vietate perché a reddito fisso, stanno trovando sempre più applicazione grazie all introduzione del concetto di separazione. Mentre, ad esempio, è tassativamente vietato prestare 100 oggi per riavere 105 domani è invece accettato (anche se non da tutti gli accademici) che la stessa transazione avvenga mediante il passaggio di un attività reale, ossia, in maniera semplificata: A vende una merce in contanti a B per 100 che a sua volta la vende ad A per 105 con regolamento a scadenza. Livelli di separazione aggiuntivi sembrano trovare una più ampia accettazione da parte dei giuristi islamici e degli Shariah Boards, sebbene essi comportino costi di transazione e rischi operativi superiori. Un esempio tipico di separazione è rappresentato dal Sukuk (in lingua arabica titolo di debito). L Accounting & Auditing Organization for Islamic Institutions (AAOIFI; cfr. infra) ne ha sinora standardizzati 15 tipologie sebbene la principale sia rappresentata dalla Ijara Sukuk che ha caratteristiche simili alle obbligazioni tradizionali (prevede cedole, data di scadenza, rendimento, quotazioni, negoziabilità) ma presenta, a differenza di queste, come sottostante un contratto di leasing immobiliare (cfr. Figura 3). Fig. 3 Struttura Sukuk Venditore Introiti delle obbligazioni Attività Introiti obbligazioni Sukuk (titoli) Entità veicolo speciale (EVS) (emittente/locatore) Importi distribuiti periodicamente e alla scadenza Canone di locazione e prezzo di esercizio alla scadenza EVS dà gli assets in leasing e li vende alla scadenza Locatario (o di ritorno al venditore) Nello schema il venditore, nel cui interesse viene svolta la transazione, cede certe attività (uffici, terreni etc) ad un EVS ad un certo prezzo. A sua volta l EVS emette titoli Jiara sukuk per finanziare l acquisto dell attività che dà in leasing al locatario un affiliato del venditore o il venditore stesso dell attività in cambio di pagamenti periodici del canone di leasing. Tali pagamenti vanno a coprire le necessità finanziarie nascenti dall emissione. Alla scadenza, o ad una data prestabilita, l EVS vende l attività di nuovo al venditore ad un prezzo prestabilito. Tale valore sarà pari agli importi ancora dovuti sulla base dello Jiara Sukuk e corrisponde, de facto, al ripagamento del prestito. 169

I Fondi azionari Fino agli inizi degli anni Novanta le alternative di investimento dei fondi azionari islamici (principalmente di tipo «chiuso») erano limitate. UBS, Kleinwort Benson, Citibank, attraverso le proprie unità di private banking, erano le più attive in tale operatività, benché con scarsa uniformità di approccio alle regole islamiche. Al contrario le banche islamiche avevano adottato una linea totalmente rigida, considerando intrinsechi nell investimento in mercati di Borsa, elementi di Gharar («irragionevole incertezza») e di Maisir («speculazione») oltre al fatto che la maggior parte delle azioni quotate in Borsa erano «non islamicamente accettabili» in quanto per lo più rappresentative di quote di partecipazioni in società impegnate in attività regolate dall interesse. Tuttavia, grazie ad una serie di compromessi (a volte contraddittori) raggiunti dagli accademici islamici, si è assistito negli ultimi anni ad una svolta con oltre 100 fondi azionari islamici censiti (si veda www.failaka.com 4 ). Il valore complessivo è attualmente stimato in circa Usd 15 miliardi su base globale. I settori di riferimento di tali fondi risultano diversificati (all interno di quelli ammissibili) con una certa enfasi al comparto immobiliare. Da ultimo sta per essere avviato anche un hedge fund su iniziativa dell americana Meyer Capital (cfr. Box 2). Dal punto di vista geografico i mercati più attivi sono quelli degli Stati Uniti e dell Unione Europea, anche se si assiste ad un incremento di interesse per il mercato del Sud-Est Asiatico e per quello del Golfo, con una sempre maggiore interrelazione tra i due, rispettivamente, in termini di impieghi e di raccolta fondi. Nello stesso mercato del Golfo si sta, comunque, assistendo ad un rafforzamento di fondi investiti localmente, un fenomeno che risulta sostenuto da fattori demografici e di sviluppo (forte esigenza di progetti infrastrutturali nella regione). Tra la fine del 2001 e marzo 2003 (fonte Oxford Analytica) si è avuto un incremento del 21% di fondi retail investiti localmente ed un decremento dell 11% di quelli espatriati 5. Prodotti assicurativi (Takaful) A differenza del concetto convenzionale di assicurazione il titolare della polizza e la società di assicurazione si accordano preventivamente sull ammontare del risarcimento ed è anche possibile la condivisione dei profitti. Le polizze devono essere strutturate in forma 4 Trattasi al momento della fonte più accreditata per il monitoraggio dei fondi azionari islamici. 5 Si sta assistendo ad un aumento di società di assets management islamici (gestiti anche da banche convenzionali; in part. saudite) con focus non soltanto su clientela istituzionale e professionale ma anche retail. 170

L. ALFANO - L. FIORDONI, LO SVILUPPO DELLA FINANZA ISLAMICA... mutualistica all interno di un gruppo di persone a fronte di rischi legati sia alla vita che alle proprietà. Derivati e operazioni strutturate (cartolarizzazioni) Anche sui derivati finanziari, che in teoria sarebbero vietati per via della Gharar (implicita nella vendita allo scoperto), si sta assistendo ad un processo di adeguamento. I dipartimenti islamici delle principali 10 banche occidentali stanno infatti cercando di strutturare prodotti compatibili. Box 2 Andamento del Dow Jones Islamic Market Index Negli ultimi 10 anni sono sorti diversi indici azionari islamici: i più importanti sono il Dow Jones Islamic Market Index e l FTSE Global Islamic Index Series mentre di recente è stato costituito anche un Dow Jones Rhb Islamic Malaysia Index, che è specifico per il mercato della Malesia. Il Dow Jones Islamic Market Index rappresenta allo stato attuale il principale indice islamico in termini di capitalizzazione. Costituito nel 1995, come sub-indice del Dow Jones Global Index include investimenti in circa 34 Paesi e risulta a sua volta composto di diversi sub-indici relativi a specifici settori o aree di riferimento (in particolare Nord America, EU, Sud-Est Asiatico). Secondo quanto accettato dal proprio Shariah Supervisory Board, il Dow Jones Islamic Market Index può operare con alcuni elementi di flessibilità rispetto ai più rigidi principi islamici: rapporto tra indebitamento totale e livello medio di capitalizzazione di mercato minore del 33%; rapporto tra attività che implicano ricezione di interessi e livello medio di capitalizzazione di mercato minore del 33%; rapporto tra crediti verso clientela e totale attivo minore del 45%. Questi filtri rappresentano il modo di allargare l ambito degli investimenti compatibili che altrimenti risulterebbero estremamente limitati. Tale indice ha mostrato negli ultimi anni una performance in termini reddituali pressoché in linea con i principali benchmark di riferimento, ad esempio lo S&P 500, il Russell 3000 Growth Index. Il 2004 ha visto una perdita su base globale di quasi il 18% pari a quella registrata dall M- SCI World Index con la peggior performance registrata dal sub-indice Dow Jones Islamic Technology Index (-39%) e la migliore dal Malaysian KL Syariah Index (+2,3%). Tale variabilità è da attribuirsi anche al fatto che molti dei fondi che compongono l indice sono di dimensioni modeste. Da una nostra analisi comparata su dati BLOOMBERG si evince come il sub-indice Dow Jones islamico abbia presentato (nel periodo ottobre 2004-luglio 2005) una performance reddituale superiore a quello Industriale (10% contro il 2%) ed inferiore a quello finanziario con un livello di volatilità pressoché in linea con quest ultimo ed inferiore a quello industriale. 171

Maggiore consenso sembra invece esserci sul tema delle cartolarizzazioni con benefici sia per gli operatori finanziari (monetizzazione delle operazioni di leasing/mutui ipotecari) che corporate (in particolare quelle erogate nel leasing/affitto di autoveicoli). Negli ultimi anni sono già comparse alcune operazioni al riguardo, in particolare sul mercato saudita. Un problema, con riferimento a ciò, è rappresentato dal fatto di non poter stabilire con esattezza una priorità di ricorso, risultando complicato rendere coerente con i principi islamici il concetto di subordinazione. Carte di credito Negli ultimi anni diverse banche islamiche hanno sviluppato tale tipologia di finanziamento in maniera coerente alla Shariah. Anche in questo caso non vi è uniformità di approccio tra le diverse banche e le diverse aree con differenze tra i modi adottati in Malesia e nell area del Golfo. 1.7. Aspetti di regolamentazione e di mercato 6 Le banche islamiche, anche per il ruolo di «nicchia» svolto finora, sono state storicamente sottoposte ad un regime regolamentare diverso e/o meno vincolante rispetto ai loro concorrenti «convenzionali», eccetto in Malesia dove già da tempo viene adottato un regime di vigilanza simile per entrambi i sistemi. Ciò si è riflesso in un livello di trasparenza spesso non adeguato. Anche da un punto di vista meramente contabile si registrano, spesso, delle incongruenze derivanti dal fatto che i principi contabili nazionali e/o internazionali (IAS) non sono adatti a carpire le specificità operative del modello islamico. Inoltre le regole emanate dagli Shariah Board non sono sempre omogenee tra loro (esistono diverse scuole di pensiero al riguardo) con riflessi anche in termini di standardizzazione dei prodotti offerti dai vari operatori. Al fine di colmare questi gap sono state avviate, sotto l impulso di diversi paesi ed istituzioni islamiche nonché dello stesso Fondo Monetario Internazionale, numerose iniziative che hanno portato alla costituzione di diversi organismi multilaterali aventi sede, in particolare, in paesi come Bahrain e Malesia che godono di riconosciuta reputazione in termini di adeguatezza e trasparenza della normativa bancaria. Tra le principali iniziative rileviamo 7 : 6 Per approfondimenti al riguardo si veda Montanaro (2004). 7 Inoltre sotto l egida di IDB e di diverse banche centrali dell area, è stato di recente intrapreso un progetto per la costituzione di una International Islamic Rating Agency che si pone come obiettivo l emanazione di ratings per banche e strumenti finanziari islamici che siano basati, in primis, sulla loro conformità alla Shariah. Ci si aspetta al riguardo anche una maggiore attività da parte delle agenzie ufficiali i cui ratings rimarranno, comunque, pur sempre basati su fattori di puro merito creditizio come per le istituzioni/strumenti 172

L. ALFANO - L. FIORDONI, LO SVILUPPO DELLA FINANZA ISLAMICA... AAOIFI (Accounting & Auditing Organization for Islamic Institutions; 1991 sede Bahrain): ha come obiettivo principale lo sviluppo ed il monitoraggio di una struttura di regole contabili e di governance compatibili con l operatività di islamic banking. Importante compito dell AAOIFI è anche la creazione di un benchmark di riferimento per tutti gli Shariah Boards; IFSB (Islamic Financial Services Board; 2002 sede Malesia): si pone sostanzialmente gli stessi obiettivi del Comitato di Basilea per il sistema bancario convenzionale; LMC (Liquidity Management Centre; 2002 sede Bahrain): ha il compito di sostenere la creazione di un mercato interbancario, dove gli operatori islamici possano investire la liquidità in eccesso; IIFM (International Islamic Financial Markets; 2002 sede Bahrain): ha come scopo la creazione e la standardizzazione di strumenti finanziari negoziabili e trasferibili (vedi Sukuk) e la promozione di un relativo mercato secondario. Infine vi è la questione della trasparenza e del rispetto delle normative internazionali anti-riciclaggio che risulta un punto chiave, in particolare per l area MENA, dopo gli eventi dell 11 settembre negli Stati Uniti. Anche a tal riguardo il Bahrain si pone come paese di riferimento nell area. A ottobre 2001 ha, difatti, emanato una regolamentazione al riguardo in linea con le raccomandazioni della International Financial Action Task Force (IFATF), che è stata ulteriormente rafforzata da un integrazione entrata in vigore ad aprile 2005. Benché si stia registrando un notevole impulso in tali iniziative, l adozione di un quadro regolamentare comune e quindi di uno sviluppo armonico del settore avrà bisogno di tempo per implementarsi per i seguenti motivi: disomogeneità normative all interno dei vari mercati nazionali: si passa da un sistema duale tipo quello Malese ad una situazione di non regolamentazione come in Arabia Saudita; divergenze nell approccio alla finanza islamica; mancanza di una adeguata regolamentazione dei mercati dei capitali (come evidenziato dallo IOSCO; luglio 2004) che garantisca certezze legali e di conseguenza anche liquidità agli strumenti finanziari attualmente in circolazione (sia fondi azionari che obbligazioni). «convenzionali». In discussione è anche la costituzione di un «prestatore di ultima istanza» che operi da banca centrale per il sistema islamico fornendo un insieme di strumenti e facilitazioni (le cosiddette LORS Facility) compatibili con la Shariah (al momento tali strumenti sono stati sviluppati solo nei paesi con sistemi bancari totalmente islamizzati come l Iran). Il principale candidato a tale ruolo sembrerebbe, al momento, essere la IDB in considerazionee delle sue dimensioni e della sua natura sovranazionale. 173

2. Modello di islamic banking e di banca convenzionale a confronto: caratterizzazione dei rischi e indicatori di performance 2.1. Caratterizzazione dei rischi: teoria e pratica Dal lato dell attivo (cfr. Tabella 2) il modello di islamic banking presuppone l esposizione a rischi/problematiche di business che se da una parte (operazioni non-pls e/o basate sul concetto di mark up) possono essere pressoché assimilabili a quelli del modello di «banca convenzionale» (specialmente quello di banca commerciale/universale), anche per l utilizzo implicito di collaterali 8, dall altra (operatività PLS) presenta peculiarità che tendono ad avvicinare la banca islamica più ad un equity investor che ad un debt holder. Ciò comporta implicazioni differenti sui sistemi di risk management, governance e controlli interni. Tabella 2 I due modelli a confronto Islamic banking Commercial banking Garanzia del valore nominale dei: Sì Sì Depositi a vista No Sì Investment Deposits Incerto e non garantito per Rendimento dei depositi gli investment deposits; nullo Certo e garantito per quelli a vista Meccanismo di determinazione Dipendente dalla performance Indipendente dalla performance dei rendimenti sui depositi reddituale della banca, dai profitti reddituale della banca e dei suoi dei suoi investimenti e dalle investimenti (eccetto in caso perdite subite d insolvenza) Applicazione del principio di PLS Sì Non applicabile Uso discrezionale di garanzie Generalmente non permesso nelle (collaterali) da parte della banca transazioni PLS eccetto in casi eccezionali al fine di ridurre fenomeni di moral hazard Sì (sempre) Fonte: Nostra elaborazione da fonte FMI (2002). Permesso sempre nelle transazioni non-pls 8 Tuttavia anche per tale tipologia di prodotti persistono pur sempre delle peculiarità, che derivano dalla ratio intrinseca dell islamic banking, ossia che qualsiasi transazione finanziaria deve scaturire e/o avere come sottostante un bene di natura reale. Ad esempio in operazioni tipo Salam (acquisto con consegna differita) o Ijara (leasing) la banca si assume oltre a rischi di credito anche rischi di mercato conseguenti al fatto che è tenuta (a differenza delle banche convenzionali) a mantenere nel proprio bilancio le attività sottostanti la transazione fintanto che il contratto non giunga a scadenza. 174

L. ALFANO - L. FIORDONI, LO SVILUPPO DELLA FINANZA ISLAMICA... Specificatamente le operazioni PLS (che in teoria dovrebbero rappresentare la metodologia principale dell islamic banking) presentano potenziali «effetti collaterali negativi» derivanti da una maggiore incidenza di rischi operativi e di impresa, rispetto al modello convenzionale, per i seguenti motivi: l amministrazione dei contratti risulta spesso piuttosto complessa e meno standardizzata. Essa implica da una parte la determinazione di adeguati PLS ratios (tassi di suddivisione dei profitti tra azionisti e depositanti; cfr. nota 11) e dall altra un azione di valutazione, controlli interni e monitoraggio dell attività finanziata più incisiva di quella che caratterizza i finanziamenti commerciali standard delle «banche convenzionali»; il fatto che non sia permesso un uso sistematico di collaterali e di altre garanzie pone la problematica di avere un sistema legale efficace che garantisca alla istituzione bancaria islamica certezza sulla possibilità di dare esecuzione ai contratti finanziari, attenuando potenziali rischi di moral hazard 9. Tuttavia nella pratica la metodologia di finanziamento mediante transazioni basate sul concetto PLS è risultata finora una parte piuttosto contenuta delle attività delle banche islamiche (non oltre il 25% del totale attività di sistema; fonte: FMI 2002). Inoltre il contratto Mudaraba (quello che maggiormente si discosta dal metodo operativo «convenzionale») risulta utilizzato quasi esclusivamente per transazioni commerciali di breve termine mentre per le transazioni a più lungo termine (tra cui operazioni di project financing) ci si affida generalmente al Musharaka le cui caratteristiche sono sostanzialmente simili all attività tipica del modello di merchant banking «convenzionale». La maggior parte dell attivo fruttifero delle banche islamiche rimane, allo stato attuale, impiegato in transazioni non-pls, quali il Murabaha (cost plus mark-up) e il Ijara (lease financing) che, come evidenziato precedentemente, presentano caratteristiche di rischiosità più vicine a quelle delle banche commerciali. La metodologia contrattuale del Murabaha è molto applicata (in particolare nei paesi del Medio-Oriente e del Golfo) al segmento del credito al consumo. Inoltre le transazioni non-pls sono generalmente supportate da attività reali e presentano un grado di copertura che, in media, risulta anche superiore a quello che si registra presso le banche commerciali. Critico rimane, tuttavia, il conte- 9 Tale aspetto risulta tanto più vero per le transazioni Mudaraba (trust financing) in cui l imprenditore non assuma alcuna obbligazione e/o rischio di perdita finanziaria mentre è attenuato nelle transazioni denominate Musharaka (partecipazioni al capitale) che permettono alla banca finanziatrice di operare una maggiore diversificazione del rischio ed una più ampia possibilità di controllo sulla gestione della società finanziata, per il tramite anche della partecipazione al consiglio di amministrazione della società stessa. 175

sto legale/giurisprudenziale che, nei mercati dove è maggiormente presente il fenomeno dell islamic banking, non sempre favorisce un efficace processo di escutibilità delle garanzie. Dal lato del passivo (cfr. Tabella 2) importanti peculiarità emergono, in particolare, per la componente costituita dai cosidetti «investment deposits» (depositi di investimento). Questi ultimi rappresentano una sorta di ibrido tra strumenti di debito e di capitale 10 e presentano le seguenti caratteristiche: sono redimibili a scadenza, sono gestiti/investiti sostanzialmente a discrezione della banca, non prevedono diritto di voto, presentano un rendimento variabile (commisurato alla redditività della banca 11 ), non garantiscono la restituzione del capitale 12. I depositi di investimento (nello specifico quelli che si basano su contratti «unrestricted» 13 ) rappresentano una tipologia di compartecipazione al rischio dove forte risulta l aspetto fiduciario. Il fatto che la banca assuma allo stesso tempo il ruolo di gestore di fondi del depositante e di gestore dei propri rischi di business (con possibilità di trasferimento ai depositanti di una parte di essi) potrebbe creare, anche in questo caso, potenziali meccanismi di moral hazard (ossia incentivi da parte della banca di assumersi rischi senza adeguati mezzi di capitale). Da qui l esigenza di avere meccanismi di governance e di trasparenza anche più efficaci di quelli convenzionali per evitare di deteriorare indirettamente il proprio «rischio reputazionale» e di conseguenza la gestione della liquidità, tenuto conto anche delle carenze sistemiche di regolamentazione e di mercato evidenziate nel paragrafo 1.7. Nella realtà tali aspetti vengono così attenuati: Benché in teoria la scadenza di tali depositi sia a medio-lungo termine (fino a 5 anni), nella pratica (in particolare se si analizza il mercato dei paesi del Golfo) presenta caratteristiche generalmente a 10 Secondo S&P trattasi di strumenti non «ratabili» a causa della quasi impossibilità di determinarne i termini di un eventuale insolvenza contrattuale. Inoltre non risulta ancora univocamente chiarito quale sarebbe l ordine di priorità di rimborso di tali strumenti in caso di liquidazione della banca. 11 La formula per la determinazione del tasso di suddivisione dei profitti tra azionisti e depositanti risulta piuttosto complessa e dovrebbe applicarsi, in teoria, ad un aggregato contabile definito come «reddito prima dei costi di raccolta». Tuttavia non sempre esiste omogeneità nel trattamento contabile di tale posta tra i diversi operatori e/o nei diversi mercati nazionali né adeguata trasparenza al riguardo. 12 Molti accademici islamici considerano i sistemi di assicurazione sui depositi contrari alla legge coranica perché annullerebbero la condivisione del rischio da parte del depositante. In effetti nei paesi dell area MENA non esiste un sistema di assicurazione al riguardo, se si fa eccezione per il Libano e la Turchia. 13 Ciò si distingue dalla versione restricted che, implicando un mandato specifico di investimento, può essere assimilata alle quote di investimenti in fondi comuni convenzionali con possibilità, da parte della banca, di contabilizzarli fuori bilancio qualora essa operi esclusivamente da gestore. 176

L. ALFANO - L. FIORDONI, LO SVILUPPO DELLA FINANZA ISLAMICA... breve termine. Le banche islamiche tendono a fare in modo che il rendimento dei depositi di investimento (cfr. nota 11) risulti pressoché in linea con i tassi di mercato applicati dalle banche convenzionali (operanti nello stesso mercato) su strumenti di raccolta (depositi remunerati e raccolta gestita) aventi simili caratteristiche di rischiosità/scadenza. La probabilità da parte dei depositanti di incorrere in perdite in conto capitale è attenuata dal fatto che la maggior parte delle banche i- slamiche (sotto impulso anche di diverse autorità di vigilanza nazionali) hanno costituito nel tempo due differenti tipi di riserve volontarie contabilizzate dal lato del passivo: Investment Risk Reserve (per assorbire potenziali perdite) e Profit Equalization Reserve (per livellare i rendimenti durante il ciclo). Dal lato della gestione della liquidità le criticità sopra menzionate risultano attenuate dal fatto che gli operatori sono stati indotti dalle autorità di vigilanza dei paesi di residenza a detenere (a scopo prudenziale) una più ampia parte delle proprie attività in conti correnti infruttiferi (o quasi) presso la banca centrale e/o banche corrispondenti. Ciò ha però controbilanciato potenziali vantaggi in termini di profittabilità 14. Inoltre motivi etici farebbero ritenere, in linea di principio, una maggiore stabilità/lealtà della clientela depositante, sebbene esista un potenziale «rischio reputazionale» aggiuntivo qualora lo Shariah Board dovesse dichiarare «non islamiche» le transazioni della banca. Evidenze empiriche indicano come, nella realtà, le difficoltà affrontate in passato da banche islamiche (vedi caso della Dubai Islamic Bank nel 1998 e della Kuwait Finance House nel 1982) siano state dovute a ragioni che nella sostanza non differivano da quelle che normalmente hanno causato criticità presso le banche convenzionali. Nel caso della Dubai Islamic Bank la scoperta di una frode interna di ca. Usd 50 milioni causò un fenomeno di «corsa agli sportelli» che vide in un solo giorno il prelievo di Usd 138 milioni di depositi da clientela. In sintesi il modello islamico si distingue da quello «convenzionale» (specificatamente dal modello di banca commerciale), in termini di caratterizzazione dei rischi di business, per i seguenti fattori: maggiore incidenza dei rischi operativi/legali; diversa caratterizzazione dei «rischi reputazionali»; 14 Un analisi empirica condotta da S&P e pubblicata sull Arab Bank Review (ottobre 2002) mostra che, a parità di tutte le altre condizioni, la redditività del modello islamico basato sul concetto PLS risulterebbe caratterizzata, in un contesto di tassi di interesse di mercato ciclici, da volatilità meno accentuata (effetto del meccanismo di PLS) ed in media superiore a quella del modello convenzionale (effetto della componente dei depositi non remunerati). Ciò indicherebbe come un modello di banca etica, come si definisce quello islamico, non sia in contraddizione con la logica della massimizzazione del profitto. 177

maggiore incidenza dei rischi di impresa rispetto a quelli classici di credito; all interno dei rischi di mercato il rischio di interesse diventa irrilevante (quantomeno direttamente) mentre assume maggiore peso quello legato al prezzo delle materie prime o di attività immobiliari per il fatto che le banche islamiche tendono ad avere nel proprio attivo un ammontare relativamente superiore di attività reali. 2.2. Case Study empirico: il mercato del Medio Oriente e del Golfo Di seguito si riporta un analisi comparata sui principali indicatori di performance dei due modelli di banca. A tal riguardo si sono utilizzati due campioni composti ciascuno da dodici primarie banche 15 (islamiche e commerciali) operanti nell area del Medio-Oriente e del Golfo (Arabia Saudita, Kuwait, Emirati Arabi Uniti, Bahrain, Qatar, Giordania) dove, allo stato attuale, si registra la maggiore diffusione del fenomeno. Allo scopo di rendere la comparazione omogenea 16, non si sono inseriti nei campioni banche appartenenti a sistemi finanziari (quali l Iran) completamente islamizzati ma solo banche di paesi dove operano contemporaneamente entrambi i sistemi. Si rileva che il totale attivo aggregato del campione islamico risulta pressoché la metà di quello commerciale (Usd 46 miliardi circa contro Usd 95 miliardi a fine 2003 secondo dati BANSCOPE) e presenta un livello di concentrazione superiore (le prime 5 banche pesano per circa l 85% del campione in termini di totale attivo contro meno del 70% di 15 Banche facenti parte del campione islamico (in ordine di totale attivo a fine 2003): Al- Rajhi Banking & Investment Corp. (Arabia Saudita); Kuwait Finance House (Kuwait); Dubai Islamic Bank Plc (EAU); Abu Dhabi Islamic Bank (EAU); Bank Al-Jazira (Arabia Saudita); Qatar Islamic Bank (Qatar); Jordan Islamic Bank for Finance & Investment (Giordania); Shamil Bank of Bahrain; Qatar International Islamic Bank; Sharjah Islamic Bank (EAU); Bahrain Islamic Bank; Al Baraka Islamic Bank (Bahrain) Banche facenti parte del campione di banche commerciali (in ordine di totale attivo a fine 2003): Samba Financial Group (Arabia Saudita); Banque Saudi Fransi (Arabia Saudita); Saudi British Bank (Arabia Saudita); Emirates Bank International (EAU); Gulf Bank KSC (Kuwait); Commercial Bank of Kuwait; Mashreqbank (EAU); Bank of Kuwait & Middle East (Kuwait); National Bank of Bahrain; Housing Bank for Trade & Finance (Giordania); Doha Bank (Qatar); First Gulf Bank (EAU). La fonte dei dati utilizzati è BANSCOPE. 16 La scelta delle banche è stata inoltre effettuata secondo i seguenti criteri: Livello medio di ratings ufficiali per i due campioni pressoché simili (all incirca BBB). L unica differenza è che per il campione di banche commerciali i ratings sono assegnati dalle agenzie internazionali Moodys/Fitch/S&P s mentre per quello islamico principalmente dall agenzia regionale Capital Intelligence. Nel campione islamico sono state inserite solamente banche caratterizzate da un adeguato livello di trasparenza; Nel campione commerciale sono state inserite solamente banche la cui operatività nel segmento di islamic banking non risulta, allo stato attuale, significativa. Il peso di ciascun mercato nazionale è pressoché simile all interno dei due campioni in termini di totale attivo con una predominanza del mercato saudita (incidenza compresa tra il 40% ed il 50%) seguiti da quello del Kuwait e degli Emirati Arabi Uniti (incidenza di circa il 20% ciascuno). 178

L. ALFANO - L. FIORDONI, LO SVILUPPO DELLA FINANZA ISLAMICA... quello commerciale). Tali elementi di apparente disomogeneità rispecchiano, comunque, due aspetti di natura strutturale correlati all attuale stadio di sviluppo dei due sistemi nell area di riferimento: il peso relativo di quello islamico rispetto a quello convenzionale all interno dei paesi considerati ed il fatto che il sistema bancario islamico risulta costituito mediamente da operatori di modeste dimensioni con la presenza di poche istituzioni medio/grandi. CRESCITA DEL BUSINESS (cfr. Tabella 3): «... si evincono tassi di crescita superiori per il campione islamico sia in termini di attività fruttifere che di depositi mentre il tasso di crescita degli utili risulta in media pressoché simile, anche se con caratteristiche di volatilità dissimili». Dal punto di vista della composizione del totale impieghi/fonti di bilancio si evincono le seguenti differenze: maggiore incidenza per il campione islamico del portafoglio prestiti (57% contro 53% a fine 2003) e del portafoglio titoli immobilizzati (13% contro 7% a fine 2003). Maggiore incidenza di raccolta tramite depositi (83% contro 77% a fine 2003). Tuttavia il basso livello di trasparenza nonché metodologie contabili Tabella 3 Tassi di crescita a confronto Tassi di crescita % 2001 2002 2003 2004 Media Totale Attivo di cui: Camp. Islamico 12 14 15 22 16 Camp Convenz. 3 9 11 15 10 Totale Prestiti di cui: Camp. Islamico 15 7 31 27 20 Camp Convenz. 7 17 21 20 16 Totale Depositi di cui: Camp. Islamico 15 13 19 22 17 Camp Convenz. 3 6 13 16 10 Risultato lordo di cui: Camp. Islamico - 6-1 34 43 17 Camp Convenz. 15 3 11 44 18 Fonte: Ns. elaborazione su dati BANSCOPE (uso di medie semplici). I dati 2004 per il campione islamico si riferiscono ad un sotto-campione costituito da 7 banche su 12, corrispondenti a circa l 85% dell aggregato totale in termini di totale attivo a fine 2003. 179

non sempre coerenti non permettono, in particolare per il campione i- slamico, una classificazione più dettagliata dei suddetti aggregati per classi di impieghi e di depositi. L utilizzo di medie ponderate per il calcolo dei rapporti di performance che seguono (cfr. Figure 4, 5, 6, 7) permette di isolare le precedentemente accennate disomogeneità anche se, favorendo un appiattimento sugli operatori più grandi, non consente di rilevare la più ampia variabilità che, comunque, è presente all interno del campione islamico, come evidenziato anche da un recente studio di McKinsey (BMA, Islamic Finance Review, 2005). PATRIMONIALIZZAZIONE: «... non si evincono sostanziali differenze tra i due campioni...». Fig. 4 Mezzi Propri/Tot. Attivo Fonte: Nostra elaborazione su dati BANSCOPE (medie ponderate). I dati 2004 si riferiscono ad un sottocampione (vedi nota Tabella 3) Il valore dell indicatore utilizzato risulta in media dell 11% per entrambi gli aggregati nel periodo di riferimento con una tendenza flettente che appare più accentuata per quello islamico come conseguenza della maggiore crescita delle attività. Non è possibile fare un confronto sui coefficienti di solvibilità regolamentari in quanto essi non vengono resi noti dalle banche islamiche. La loro metodologia di calcolo risulta, al momento, in discussione presso i diversi operatori ed i regolatori nazionali ed, in particolare, presso l Islamic Financial Services Board (IFSB). 180