Interdisciplinarietà, comparazione in una esperienza di didattica a distanza dell'università di Bologna



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Interdisciplinarietà, comparazione in una esperienza di didattica a distanza dell'università di Bologna I. La didattica come strumento di ricerca I..1. La comparazione tra gli ordinamenti Lo studio del diritto è oggi una delle scienze per le quali l'approccio comparatistico appare necessario e indispensabile. Il naturale raffronto tra le norme dell'ordinamento statale, quello comunitario, quello internazionale spinge lo studioso a verificare i punti di convergenza e le differenze tra diversi ordinamenti che convivono e insistono sullo stesso territorio e sui medesimi soggetti, cogliendo e valorizzando le influenze reciproche, e, stimolando un'interpretazione evolutiva delle norme, destruttura positivamente i metodi di approccio allo studio delle norme che caratterizzano il diritto positivo. Di particolare significato e importanza appare oggi la comparazione con il diritto prodotto da formazioni sociali, quali ad esempio quelle religiose, le quali all'origine, ambivano a sostituirsi al diritto dello Stato e anzi lo plasmavano, lo orientavano, lo condizionavano, quando non si sostituivano ad esso. Lo sviluppo dello Stato moderno, a causa della trasformazione delle confessioni religiose in soggetti di diritto privato, ha portato con sé l'autonomia del diritto statale e ha fatto "regredire" nel mondo occidentale i diritti religiosi negli schemi propri del diritto privato. Non per questo le confessioni religiose hanno smesso di produrre e "amministrare" diritto e così si è sviluppato quel fenomeno che va sotto il nome di pluralismo normativo che ha dato luogo all'interno di una stessa area o territorio al pluralismo giuridico, espressione delle tensioni e delle pulsioni che vivono nelle società complesse all'interno dei gruppi intermedi e delle formazioni sociali religiose. Questi apporti sono sempre più diversificati in società caratterizzate da una composizione multiculturale, multietnica e multireligiosa delle popolazioni. I.2. L'interdisciplinarietà Per analizzare questo fenomeno è necessario superare lo schema della suddivisione disciplinare del diritto rompendo in tal modo, attraverso un approccio metodologico-strutturale di tipo nuovo la classica divisione disciplinare tra pubblico e privato. Si superano gli steccati che tradizionalmente dividono i diritti nazionali da quello internazionale, stimolando relazioni interordinamentali che possono essere ricomposte solamente ricorrendo a categorie come quelle del pluralismo ideologico che consentono un efficace sintesi di valori comunemente condivisi. Una società multiculturale e multietnica ormai globalizzata richiede necessariamente l'uso di un metodo di indagine che consenta le relazioni tra differenti pulsioni e interessi, la ricomposizione dei conflitti e la riconduzione ad unità di componenti diverse e spesso contrapposte della compagine sociale. I.3. La didattica come luogo di sperimentazione empirico di tematiche di ricerca La didattica interdisciplinare, cioè la lezione svolta congiuntamente da più docenti, rappresenta lo strumento ideale per consentire l'apporto forzato e congiunto di discipline separate all'analisi di particolari tematiche. L'effetto di

tale metodo è quello di permette la rottura delle competenze disciplinari e la ricomposizione dei saperi, l'individuazione degli aspetti del problema trascurati dalla sensibilità dello studioso, stimolata esclusivamente dalle tradizionali indagini della dottrina propria di una singola disciplina. Le riflessioni esegetiche, spesso ripetitive, oltremodo speciose, sovente inconcludenti dell'esame di tematiche diverse, compiute attraverso l'uso di categorie rigidamente circoscritte, vengono violentemente e provocatoriamente sconvolte dalla spregiudicatezza con la quale l'approccio interdisciplinare analizza gli istituti, producendo un sostanziale e significativo rinnovamento dell'analisi giuridica. Aspetti e caratteristiche spesso significativi del fenomeno esaminato - che erano sfuggite all'approccio metodologico di una disciplina - si rivelano improvvisamente, grazie alla freschezza con la quale chi proviene da un differente ambito disciplinare guarda ad un fenomeno mai analizzato, mediante il ricorso alle proprie categorie di analisi. L'attività didattica diviene perciò un potente strumento di rinnovamento delle discipline e degli studi giuridici. L'insegnamento così impartito riassume interesse, supera la stanca ripetizione di concetti e nozioni trasmesse attraverso i manuali, restituisce alla lezione, alla frequenza degli studenti e all'attività didattica quella funzione di crescita culturale del docente, prima che degli studenti, poiché egli è costretto a confrontarsi e a discutere con i "diversi da sé" e a riscoprire il piacere dello studio e dell'approfondimento dell'indagine scientifica. I.4. L'espulsione studentesca. Esiste certamente una crisi dell'università che ha numerose e complesse cause; tra queste vi è il ridursi di ogni portata innovativa dell'attività didattica e la sostanziale inutilitò della frequenza delle lezioni. Se il potere politico e accademico identifica la riforma dell'università come il suo decentramento sul territorio per l'erogazione del servizio didattico. Il potere accademico sostiene questa politica alla ricerca di nuovi posti per i docenti e maggiori risorse, da reperire magari in ambito locale. E tuttavia un certo numero di studenti propende ancora per la scelta di "città universitarie" nelle quali iscriversi, nella prospettiva - spesso irrealizzata - di trasferirvisi per condurre i propri studi. Alla base di questa tendenza vi sono probabilmente motivi di carattere sociologico e di qualità della vita che, soprattutto in età giovanile, fanno preferire alla vita nelle città di provincia i luoghi di incontro che le grandi Università offrono. Eppure la presenza dello studente nella sede universitaria - quando c'è - non si traduce in frequenza delle lezioni, anche a causa dell'insufficienza delle strutture logistiche delle quali gli Atenei dispongono. La gran parte degli studenti - cosiddetti fuori sede - ha un rapporto episodico e marginale con le lezioni e l'insegnamento e si rapporta all'università solo al momento dell'esame. Questo problema è stato affrontato anche creando nuovi insediamenti universitari, ma questi, dopo una fase di iniziale crescita, vedono ridursi gli iscritti. Il fatto è che gli studenti vengano decentrati sul territorio in ragione della necessità economica e in nome di una certificazione cartacea delle loro competenze, grazie a corsi e titoli di studio dal nome accattivante. Portare l'università verso i luoghi di residenza degli studenti non significa creare le condizioni per la frequenza delle lezioni (precarietà delle lezioni, docenti meno presenti e spesso di fresca nomina, ecc.). Forse si dimentica che la vera formazione è fatta da un insieme di esperienze di studio e di vita, e che quindi, ferma restando l'utilità dei nuovi insediamenti

universitari, i nuovi atenei devono specializzarsi e trasformarsi in un'occasione di osmosi e di scambio di esperienze con luoghi consolidati e - oseremo dire - storici dell'insegnamento universitario, devono migliorare la qualità dei servizi offerti, con il ricorso a tecniche nuove e originali di comunicazione e di studio, che utilizzino la vocazione del territorio. Il fine ultimo è ricostruire in ogni forma possibile la partecipazione alle lezioni, non solo come fatto individuale ma collettivo. I.5. La nuova metodologia didattica come rimedio alla dispersione dei saperi, al recupero del ritardo studentesco e alla parcellizzazione degli studenti sul territorio Occorre una nuova metodologia didattica che consenta il recupero della dispersione dei saperi e il reinserimento degli studenti in un circuito virtuoso e aggregante che li leghi alle strutture dell'università. Bisogna sconfiggere la parcellizzazione degli studenti sul territorio, attraverso l'individuazione di ritorni forzati nelle sedi universitarie che diano la possibilità di un recupero della dimensione studentesca e di una didattica formativa e coinvolgente. Occorre creare una comunità di studenti caratterizzata da scambi di esperienze, dal dibattito, dalla partecipazione a momenti di formazione collettiva. Uno degli strumenti per conseguire questi risultati può - paradossalmente - essere costituito dal potenziamento e dall'organizzazione di una forma di didattica a distanza che si caratterizzi per una metodologia di lavoro largamente innovativa e originale. Il nemico da battere è l'individualizzazione dei rapporti tra docente e studente che sembrerebbe essere alla base del funzionamento di questo strumento, ripristinando la circolarità dei rapporti. In questa prospettiva : - la didattica a distanza può essere un rimedio all'espulsione dello studente dall'università, può consentire il "ritorno alle origini" dell'università, intesa come comunità di studio, confronto e ricerca; - la didattica a distanza può costituire l'occasione del rientro dello studente nell'università, il recupero della "frequenza" ad un livello alto della ricomposizione dei saperi; - la didattica a distanza dà la possibilità di immettere lo studente in un circuito virtuoso, fatto di lavoro decentrato e aggregazione socializzante, confronto e dibattito all'interno di una comunità, sia pure virtuale, di studenti e docenti dialoganti; - consentire una maggiore compatibilità tra lavoro e studio anche a causa della razionalizzazione dei tempi di vita (organizzazione del tempo, snellimento delle procedure burocratiche nel rapporto con l'università ); Per realizzare questi obiettivi occorre che il metodo d'insegnamento adottato si caratterizzi per il necessario ripristino di collegamenti tra gli studenti e l'organizzazione dell'insegnamento. I.6. Nuovi sistemi valutativi e funzioni dell'insegnamento Per realizzare questi obiettivi occorre sconfiggere le logiche che fino ad oggi hanno presieduto all'organizzazione della vita universitaria, sostanzialmente incentrata sull'esame finale, momento valutativo e "sanzionatorio" di un percorso burocratico di apprendimento, spesso contraddistinto da un inutile quanto faticosa ripetizione di lezioni mnemonicamente assunte e presto dimenticate, dopo lo svolgimento della prova di esame. Un tale sistema - di falso

quanto inutile apprendimento - va sostituito da una verifica in itinere che diviene lo strumento funzionale all'apprendimento e all'insegnamento. L'accertamento delle competenze viene inteso come una fase dell'apprendimento, da verificare di volta in volta dopo ogni lezione, in modo che lo studente possa comunque dimostrare di aver avuto un approccio positivo e concludente con il contenuto dell'insegnamento, approccio che ha prodotto una crescita della sua conoscenza non tanto sul piano nozionistico, quanto su quello metodologico. In una parola si può tranquillamente consentire la non conoscenza del dato normativo, purché sia stata acquisita a livello metodologico ogni conoscenza per il recupero del dato non posseduto. In questa logica, soprattutto in Facoltà di Giurisprudenza, ciò che è importate - non è la funzione sanzionatoria dell'esame e il rapporto premiale o repressivo che suggella l'avvenuto apprendimento della nozione, quanto la ricostruzione da parte dell'esaminatore docente - con il concorso dello studente - dei percorsi conoscitivi e l'accertamento del possesso degli strumenti metodologici di apprendimento necessari a consentire il recupero di conoscenze necessarie. II. Il seminario interdisciplinare sugli enti ecclesiastici nella sperimentazione della didattica interattiva a distanza secondo il progetto predisposto dalla Facoltà di Giurisprudenza dell'università di Bologna. II. 1. L'uso della rete informatica per la didattica La rete informatica è di per se uno strumento flessibile e rapido che consente a chiunque di accedere da qualsiasi luogo all'informazione. Questa può essere recepita in forma passiva o in forma "partecipata", mediante la possibilità di richiamare in video schemi e esemplificazioni opportunamente predisposte durante lo svolgimento della lezione, di abbattere la barriera dell'orario della lezione garantendo la possibilità di ascoltarla in tempo differito, di intervenire durante la lezione con domande e osservazioni, di partecipare ad attività di accertamento dell'ascolto e di verifica dell'apprendimento. II. 2. La lezione interdisciplinare La lezione interdisciplinare, attraverso l'intervento contemporaneo di più docenti, consente di vivacizzare la lezione con interruzioni programmate sugli interventi dei colleghi, di sceneggiarla, producendo "eventi", polemizzando se del caso e catturando così una maggiore attenzione degli studenti. Si superano così le difficoltà di un ascolto passivo di un evento ormai verificatosi e si mantiene viva l'attenzione. Gli artifici retorici a volte utilizzati durante l'esposizione finiscono per conferire freschezza all'esposizione che segue percorsi non prevedibili e assolutamente privi di rigidità. II. 3. La preparazione delle lezioni e la ripartizione dei compiti Contrariamente a quanto avviene per la lezione cattedratica tradizionale una lezione interdisciplinare non s'improvvisa, ma richiede approfondimenti di studio, un preventivo coordinamento tra i docenti, l'individuazione di una linea comune, la distribuzione dei compiti e degli interventi, la stesura di un vero e proprio canovaccio che deve garantire un tempo equo e equilibrato agli interventi di tutti e ai differenti aspetti del problema trattato. La consapevolezza di dover rinnovare l'indagine scientifica dell'istituto analizzato a causa del

confronto non sempre facile con gli altri interlocutori produce di fatto il superamento della lezione cattedratica affidata alla spontaneità del docente. II. 4. L'attività di tutorato e il richiamo dello studente nell'università Una didattica che richiede accertamenti e quindi la redazione di uno o più elaborati necessita della figura del tutore che s'incarica di seguire un certo numero di studenti. Nell'esperienza bolognese alla fine di ogni lezione sono state formulate tre domande a schema aperto che consentono risposte con non più di 3000 caratteri, per abituare alla sintesi, e di 6 domande a risposte multiple. L'intero pacchetto di domande viene inviato automaticamente allo studente a fine settimana. Le risposte vanno inviate entro la settimana successiva e vengono corrette dai tutori, ai quali si richiede uno sforzo di interdisciplinarietà, contribuendo così alla loro autoformazione come futuri docenti. I tutori, se lo ritengono opportuno, convocano lo/a studente/ssa che ha commesso errori nelle risposte e provvedono a colmarne le lacune. In questo modo lo/a studente/ssa rientra nell'università non più come silenzioso ascoltatore di una lezione, ma come attore di un rapporto didattico vivo e umano. II. 5. La verifica in itinere e quella finale La verifica si svolge così in itinere e si sdrammatizza la funzione sanzionatoria dell'esame. La prova finale, sostenuta davanti ad una commissione esaminatrice composta dai colleghi che hanno svolto le lezioni, diviene una discussione a tutto campo sui temi affrontati che consente a docenti e studenti verifiche reciproche. Il valore culturale e didattico di un siffatto metodo di accertamento della preparazione dello studente costituisce una delle novità più qualificanti - dal punto di vista didattico - che caratterizza l'intera esperienza e avvia una seria riflessione sul significato e sui contenuti dell'apprendimento. II.6. La costruzione degli strumenti bibliografici e di ricerca - ritorno in biblioteca. La biblioteca virtuale, funzione integrativa della rete Uno degli obiettivi fondamentali dell'insegnamento universitario è da sempre quello di fornire allo studente un metodo di ricerca e di studio che possa consentirgli l'utilizzazione degli strumenti bibliografici e il ritorno in biblioteca. La necessità di rispondere settimanalmente ai questionari relativi alle lezioni induce a recarsi in biblioteca per predisporre una risposta adeguata alle domande. Sono state predisposte - con il supporto del personale bibliotecario - "visite guidate" per conoscere le disponibilità della biblioteca del Dipartimento di Scienze Giuridiche "A. Cicu" (che prima della tesi risulta essere frequentata solo dal 3% degli studenti iscritti alla Facoltà!). Durante la "visita" vengono fornite informazioni sui repertori bibliografici e sulle opere presenti in biblioteca che possono essere utilizzate in qualsiasi altra biblioteca. L'obiettivo è quello di evitare che lo studente utilizzi esclusivamente la biblioteca virtuale fornita da internet - spesso inaffidabile sotto il profilo scientifico - privilegiando oltre ai libri l'uso di opere su Cd-Rom spesso troppo costose per essere acquistate ma anch'esse disponibili e consultabili nelle biblioteche. Le notizie e le informazioni acquisibili dalla rete diverranno così integrative, invece che sostitutive, delle opere scientifiche, proprio in ragione della specialità del tema trattato nelle lezioni e dell'impostazione innovativa data alla trattazione. II.7. Il Forum e i contributi parziali - le "relazioni monografiche"

Lo studente potrà giovarsi di un forum aperto, relativo ai temi trattati nelle lezioni, sul quale possono essere pubblicati contributi al dibattito, sintesi d'interventi fatti dai docenti alle lezioni, riflessioni di tutors sui temi trattati, che - rielaborati - potranno costituire la base per la realizzazione di pubblicazioni di questi giovani studiosi. Si attiva così un circuito virtuoso che sposta i contributi dalla didattica alla ricerca, rinnovando la prima e stimolando la seconda. Questo passaggio sarà tanto più facile se si riuscirà ad indurre studenti e giovani studiosi a redigere delle "relazioni monografiche" su specifici temi che, quando redatte dagli studenti, potranno essere valutate, ovviamente in sede di esame. Se redatte da docenti e ricercatori costituiranno certamente dei contributi di analisi che si distinguono per l'adozione della interdisciplinarietà e della comparazione come griglia di lettura dei fenomeni giuridici. II.8. Il riascolto della lezione, il gruppo di ascolto, il gruppo di studio, il lavoro di gruppo, l'intervento durante la lezione, l'aula informatica Il riascolto della lezione potrà essere organizzato sul territorio nelle sedi decentrate con la partecipazione di tutori. Si creerà così un gruppo di studio decentrato - una "classe" - che può svolgere insieme le funzioni di gruppo di lavoro e/o gruppo di intervento durante le lezioni, mediante l'invio di sms o e- mail - previsto e già verificatosi nella prima esperienza condotta nel primo semestre dell' a. a. 2003-2004 presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'università degli Studi di Bologna. La lezione si trasformerà così da passiva esposizione di concetti e nozioni in un rapporto vivo con l'utenza studentesca. Per coloro che non dispongono di computer e che desidera centralizzare nei locali dell'università è stata predisposta in Facoltà un'aula attrezzata con numerose postazione delle quali è possibile svolgere tutte le attività richieste con l'assistenza costante di un tutor anche esperto in informati. Ciò ha consentito di mantenere il rapporto frontale con gli studenti in modo costante e ha stimolato confronti tra gli studenti sulle modalità di risposta ai questionari. L'alfabetizzazione informatica è stata così condotta sul campo e con un riferimento a problemi concreti relativi all'utilizzazione della strumentazione informatica. II. 9. I vantaggi del sistema: il riascolto delle lezioni in tempi differiti, la frequenza virtuale, la maggiore partecipazione collettiva. La rivalutazione della didattica Il sistema di insegnamento - certamente sperimentale e perfezionabile sulla base dell'esperienza - presenta evidenti vantaggi sotto il profilo dell'accesso alla lezione da parte dello studente, grazie alla possibilità di personalizzare l'orario e i tempi di ascolto. La frequenza dello studente, benché virtuale, diviene effettiva e marca un recupero del rapporto didattico con lo studente, verificabile anche in termini quantitativi, a fronte della scarsa frequenza alle lezioni nelle università ridotte ad "esamificio", soprattutto per quanto riguarda Facoltà come quelle di Giurisprudenza. La partecipazione alle attività interattive che caratterizzano il metodo di insegnamento consente una partecipazione collettiva all'attività didattica impensabile e irrealizzabile con i metodi tradizionali di insegnamento. La funzione della didattica nell'università viene rivalutata e diviene utile alla qualità degli studi e alla preparazione dello studente in quanto fornisce un metodo di apprendimento, di lavoro, di ricerca, certamente più efficace dello studio individuale e tradizionale del manuale e del relativo esame.

II. 10. Il ritorno della didattica sulla ricerca Abbiamo a più riprese sottolineato il "ritorno" che l'utilizzazione del metodo interdisciplinare e comparatistico d'insegnamento esercita sull'attività di ricerca. Aggiungiamo che da queste esperienze didattiche possono scaturire pubblicazioni che si caratterizzano non tanto per la riproposizione in forma cartacea del contenuto delle lezioni, ma per essere delle collettanee che trattano dai diversi punti di vista un istituto, rompendo la divisione tra discipline che caratterizza tanta parte della nostra produzione giuridica. II. 11. Per una "funzione professionale" degli operatori del diritto La scelta delle tematiche dei seminari e delle lezioni può caratterizzarsi per una parte più squisitamente professionalizzante. Può essere individuata quindi una casistica, possono essere redatti degli atti-tipo o addirittura una modulistica capace di risolvere i problemi pratici che insorgono. Si possono ipotizzare le soluzioni possibili e disegnare percorsi procedurali e processuali per la soluzione dei casi affrontati. Un tal modo di procedere consente di dare un'impostazione professionalizzante all'insegnamento, senza perdere i contenuti teorici e di sistema relativi agli istituti giuridici e alle tematiche oggetto del corso.