Le piantagioni da legno r e a l i z z a t e con il Reg. 2080/92

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ARBORICOLTURA Le piantagioni da legno r e a l i z z a t e con il Reg. 28/92 Condizioni di sviluppo e caratteristiche nella provincia di Ar e z z o d i PA O L O MO R I EN R I C O BU R E S T I Secondo le elaborazioni presentate da COLLETTI nel 21 il Reg. CEE 28/92 ha consentito di realizzare in Italia oltre 14. ettari di piantagioni di arboricoltura da legno. Sull evoluzione che tali impianti hanno avuto nei primi anni di conduzione non si sa molto. In provincia di Arezzo, per colmare tale lacuna e disporre di una solida base conoscitiva su cui fondare le successive scelte strategico-amministrative, è stato realizzato uno studio. I dati, i grafici e le considerazioni di questo articolo sono il risultato di sopralluoghi, rilievi ed elaborazioni che hanno riguardato oltre il 32 delle superfici impiantate nell area analizzata. Conoscere i punti di forza e gli elementi di criticità dell ambito su cui si deve agire è il primo passo per poter decidere il da farsi con razionalità ed efficacia. Questa è stata la riflessione da cui è partito l Assessorato Agricoltura e Foreste della Provincia di Arezzo. Successivamente è stato costituito un gruppo di lavoro in cui sono stati coinvolti alcuni tecnici dell Amministrazione Provinciale stessa, l Istituto Sperimentale per la Selvicoltura (ISS-MiPAF), l Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l Innovazione nel settore Agricolo-forestale della Toscana (ARSIA) e la Compagnia delle Foreste. I componenti di questo gruppo di lavoro multidisciplinare, pur essendosi occupati di arboricoltura da legno per gli aspetti legati alla pubblica amministrazione, alla ricerca, all innovazione e alla comunicazione, in passato avevano operato disgiuntamente ( BO N C O M PA G N I 2 1 ). L obiettivo di tutto il gruppo è stato quello di produrre la conoscenza cercata passando dalla multidisciplinarietà, che presuppone la presenza di soggetti con competenze distinte, alla transdisciplinarietà, che presuppone anche la reale volontà di superare i limiti della specializzazione attraverso un confronto e uno scambio aperti e reiterati. In pratica ogni attività è stata condivisa da tutti i partecipanti che hanno potuto portare un loro contributo anche in ambiti non strettamente inerenti la loro specialzzazione e viceversa hanno ricevuto suggerimenti ed opinioni dagli altri soggetti del gruppo di lavoro. Tutto ciò non ha impedito ad ogni componenete di svolgere un ruolo ben definito. La Provincia di Arezzo e l ARSIA hanno svolto il loro ruolo di committenti e di tutori degli interessi della società, l Istituto Sperimentale per la Selvicoltura ha garantito la qualità scientifica del lavoro e l elaborazione dei dati assieme alla Compagnia delle Foreste che ha pianificato i rilievi ed organizzato la divulgazione dei risultati. Il lavoro del gruppo ha portato alla realizzazione di schede di campagna per il rilievo dei dati delle piantagioni e dei singoli alberi, a moduli confrontabili per le interviste ai conduttori degli impianti, ad un analisi dettagliata della popolazione da indagare ( BO N C O M PA G N I 21), a rilievi di campo, all elaborazione delle informazioni raccolte finalizzata alle esigenze del committente e alla divulgazione dei r i s u l t a t i. In tutta la provincia di Arezzo sono stati realizzati circa 1.4 ettari di piantagioni. L indagine ha riguardato soltanto le aree di competenza dell Amministrazione 1 5 S h e r w o o d N.8 LU G L I O- AG O S T O 22

Provinciale di Arezzo e, in particolare, la Val di Chiana, l Agro Aretino e il Valdarno (Figura 1), in cui, nel periodo 1995-2, sono state piantate specie da legno su 53,2 ettari distribuiti su 216 impianti. L analisi dei dati inseriti nei progetti presentati ai fini del finanziamento con il Reg. 28/92 ha consentito di individuare un campione rappresentativo composto da 5 impianti (23,2 in numero e 32,7 in superficie) distribuiti su tutto il territorio da indagare (BONCOMPAGNI 21). I RILIEVI EFFETTUATI Per i rilievi sono stati predisposti appositi piedilista da integrare con una scheda di sintesi, di 9 pagine, che raccoglie le informazioni di ogni singolo impianto. Poiché nella scheda di sintesi non sono contenuti soltanto dati numerici, ma anche valutazioni che solo un esperto di arboricoltura da legno può effettuare è stato coinvolto un professionista che garantisse tali capacità. Il professionista, coadiuvato da altri due operatori, ha condotto i rilievi seguendo le indicazioni del gruppo di lavoro, ha realizzato le interviste ai proprietari e ha compilato una scheda per ogni piantagione. Per ogni impianto dovevano essere presenti informazioni relative ai seguenti aspetti. Caratteristiche della stazione: esposizione; tessitura del terreno; acidità del terreno (ph); disponibilità di azoto fosforo e potassio; pluviometria; ventosità; presenza di specie erbacee indicatrici di particolari condizioni stazionali. P e rcentuale di attecchimento delle piantine (di ogni s p e c i e ) : attecchimento percentuale complessivo; attecchimento percentuale della/delle specie principale/i; attecchimento percentuale della/delle specie secondaria/e; Caratteristiche delle piante della specie principale/i: altezza media (per specie); altezza media d inserzione della chioma (per specie); lunghezza media del futuro tronco da lavoro (per specie); eventuali note sulle limitazioni che possono condizionare la lunghezza del fusto (es. presenza di gelate tard i v e ) ; diametro medio a 1,3 m da terra; diametro medio dell area di insidenza della chioma; incrementi medi (in altezza e in diametro); portamento complessivo (giudizio per specie). Caratteristiche delle piante della specie secondaria/e: altezza media (per specie); diametro medio a 1,3 m da terra; diametro medio dell area di insidenza della chioma; Area oggetto di studio Figura 1 incrementi medi (in altezza e in diametro); portamento complessivo (giudizio per specie). Cure colturali effettuate: lavorazioni del terreno (tipo, frequenza e idoneità); concimazioni (presenza ed eventualmente tipo, frequenza, quantità ed idoneità); potatura della/e specie principale/i (per specie); se effettuata => tecnica di potatura adottata, idoneità della tecnica, qualità dell esecuzione, frequenza, periodo di potatura (invernale o estiva), numero di potature effettuate, numero di rami potati, diametro medio delle cicatrici di potatura. potatura della/e specie secondaria/e (per specie); se effettuata => tecnica di potatura adottata, idoneità della tecnica. Presenza ed effetti degli ausili alla coltura: shelter (se installati) => su quali specie sono stati installati, tipo e caratteristiche degli shelter impiegati, necessità delle protezioni individuali, presenza di danni provocati dagli shelter; pali tutori (se installati) => cosa sorreggono (piantine, shelter o altro), tipo di tutore, dimensioni, su quali specie sono stati installati, idoneità, perdurare della necessità di tutoraggio, presenza ed entità dei danni provocati dal palo; pacciamatura (se installata) => tipo di pacciamatura, necessità, idoneità, danni provocati dalla pacciamatura. Presenza di danni provocati da animali: presenza di danni da fauna selvatica o domestica; specie principali danneggiate (percentuale per specie); specie secondarie danneggiate (percentuale per specie); individuazione della specie animale responsabile del danno; Presenza di danni provocati da patogeni o dalle condizioni climatiche: presenza di danni causati da insetti, funghi o batteri; specie principali danneggiate (percentuale per specie); specie secondarie danneggiate (percentuale per specie); Valutazioni generali sull impianto: condizioni generali dell impianto (pessime, medie, buone); condizioni delle piante della/e specie principale/i (pessime, medie, buone); condizioni delle piante della/e specie secondaria/e (pessime, medie, buone); idoneità delle specie principali; idoneità delle specie secondarie; stima della percentuale di legname di pregio potenzialmente producibile dall impianto allo stato attuale. Chiudono la scheda una serie di informazioni fornite dall imprenditore e un commento del professionista sull andamento generale dell impianto e sulla sua possibile evoluzione. 1 6 S h e r w o o d N.8 LU G L I O- AG O S T O 22

Al professionista è stato chiesto di compilare una sche - da per ogni impianto e di rilevare i dati di almeno 3 piante per ogni specie arborea o arbustiva presente. Il rilievo delle piante doveva essere effettuato per file. L individuazione delle file era a discrezione del professionista che aveva come unico vincolo quello di ricercare file che, attraversando l impianto, ne rappresentassero le condizioni di sviluppo. L insieme della scheda e dei dati del piedilista permettono di analizzare ciascun impianto e, all interno di esso, il comportamento di ogni specie che lo compone in relazione alle caratteristiche stazionali, agli interventi colturali effettuati e ad eventuali perturbazioni di altro genere (FRATTEGIANI 21). Successivamente ai rilievi di campo le schede di sintesi sono state inserite in un archivio informatizzato (data base) in modo da poter incrociare i dati di tutti gli impianti e di tutte le specie e riuscire così a confrontare impianti o gruppi di piante che presentavano caratteristiche simili. I RISULTATI DELLO STUDIO L impostazione dello studio, il rilievo dei dati, la loro informatizzazione e le successive elaborazioni, hanno consentito al gruppo di lavoro di produrre la base conoscitiva cercata dal committente. Gli aspetti che è possibile valutare, utilizzando il data base e incrociando le caratteristiche prese in considerazione, sono molto numerosi, al punto che non sarebbe possibile descriverli uno per uno nello spazio di un articolo. Tuttavia, di seguito, sarà possibile mostrare e commentare brevemente i grafici relativi ad alcune delle informazioni di base più significative ottenute con lo studio degli impianti realizzati nell area di competenza delle Provincia di Arezzo. Attecchimento L esperienza ci insegna che in un impianto ben fatto e ben condotto le fallanze non dovrebbero superare il 5. Nel campione indagato il valore medio delle fallanze (rilevabile dalla presenza di piante molto più giovani) raggiunge il 19,3 (Grafico 1). Se si considerano noce, ciliegio ed ontano napoletano, che sono le specie maggiormente impiegate in provincia di Arezzo (BONCOMPA- GNI 21), il valore più preoccupante riguarda l ontano napoletano (Alnus cordata L.) che ha registrato il 26 di fallanze. I fattori che possono aver determinato la morte delle piantine sono più di uno, in certi casi potrebbero aver influito singolarmente, in altri anche in combinazione. Tra questi si possono indicare: la scelta di specie non adatte alla stazione; l acquisto di piantine di scarsa qualità vivaistica; la preparazione del terreno non idonea (es. terreno costipato a 3-4 cm dalla superficie); l adozione di tecniche d impianto non adatte; la mancanza di tempestive cure colturali (es. lavorazioni del terreno o irrigazioni di soccorso). Incrementi in diametro e in altezza di noce e ciliegio Il noce (Juglans Regia L.) e ciliegio (Prunus avium L.), sia negli impianti puri che in quelli misti, risultano le specie principali più frequentemente impiegate nell area oggetto di studio. Infatti, nei progetti realizzati tra il 1995 e il 2 il noce è presente nell 88 degli impianti puri, nel 97 delle piantagioni con due specie principali, nel 9 di quelle con una principale ed una secondaria e nel 76 di quelli con due specie principali e una secondaria di accompagnamento. Nello stesso periodo il ciliegio è presente soltanto nel 2 delle formazioni pure e in quelle con una principale ed una secondaria, ma sale all 87 di quelle con due specie principali ed entra a far parte del 76 degli impianti con due principali e una secondaria. La preponderanza di queste due specie evidenzia quanto sia importante conoscere per l area oggetto di studio i dati d incremento in diametro ed in altezza ricavabili dall archivio informatizzato. Suddividendo per classi diametri ed altezze si arriva ai Grafici 2 e 3. Il primo evidenzia che, al contrario di quanto spesso si immagina, soltanto il 2 delle piante misurate presenta incrementi diametrici inferiori al mezzo centimetro annuo, mentre il 7 dei noci e il 75 dei ciliegi produce incrementi compresi tra,5 e 1,5 cm/anno. I noci con incrementi diametrici superiori a 1,5 cm/anno sono il doppio (1) dei ciliegi (5). Se per ipotesi si mantenessero costanti 4 3 2 1 6 5 4 3 2 1 6 5 4 3 2 1 Dato generale Fino a,5 cm Fino a 25 cm Juglans regia,5-1, cm Prunus avium 1,-1,5 cm Alnus cordata Sopra 1,5 cm 25-5 cm 5-75 cm Sopra 75 cm Grafico 1 - Fallanze (). Grafico 2 - Percentuale di piante per classe di incremento diametrico. Grafico 3 - Percentuale di piante per classe di incremento in altezza. 1 7 S h e r w o o d N.8 LU G L I O- AG O S T O 22

Grafico 4 - Condizioni specie principali ( i m p i a n t i ). 8 Grafico 5 - Percentuale di piante per classe d incremento in altezza. Grafico 6 - Danni da lavorazione ( piante). Grafico 7 - Impiego di tutori (). Grafico 8 - Danni da tutore ( piante). 6 4 2 1 8 6 4 2 8 6 4 2 3 2 1 3 25 2 15 1 5 Pessime Medie Buone Fino a 25 cm 25-5 cm 5-75 cm Sopra 75 cm Juglans regia Prunus avium Dato generale Noce Ciliegio Ontano Noce Ciliegio Ontano tutti i fattori che influiscono sulla crescita di questi alberi e si considerasse il solo diametro, tali dati indichereebbero che l obiettivo minimo (3 cm di diametro) necessiterà di almeno 6 anni per il 2 dei noci e dei ciliegi, di circa 3 anni per il 7 dei noci e il 75 dei ciliegi e meno di 2 anni per il 1 dei noci e il 5 dei ciliegi. Nel Grafico 3 si può osservare che in nessuno degli impianti studiati il ciliegio ha mostrato accrescimenti in altezza inferiori ai 25 cm/anno, mentre il 22,7 dei noci si colloca in questa fascia. Ciò fa ipotizzare che se non ci saranno variazioni nelle condizioni di crescita e se si punterà a mantenere una chioma profonda almeno quanto la lunghezza del fusto senza rami (sarebbe meglio un rapporto di 2 a 1), saranno necessari almeno 2 anni per raggiungere un altezza di 5 m e l obiettivo minimo di 2,5 m di tronco. Partendo dagli stessi presupposti sono necessari circa 13 anni per il 36,3 dei noci e per il 55 dei ciliegi. Al 29,3 dei noci e al 2 dei ciliegi sono necessari almeno 7 anni per raggiungere i 5 m di altezza, mentre l 11,3 dei noci e il 25 dei ciliegi può impiegare anche meno di 7 anni. Valutazione della struttura achitettonica delle specie principali Per produrre legname da lavoro non è sufficiente raggiungere l obiettivo dimensionale minimo: è necessario che il futuro tronco sia idoneo agli impieghi più remunerativi (es. trancia, segati per mobilio). Per questo è necessario che si presenti dritto, con nodi piccoli e raccolti in un cilindro centrale non superiore ad 1/3 del diametro minimo che si intende commerciare (1 cm se si punta ad un fusto di 3 cm di diametro) e privo di altri difetti che possano alterarne significativamente colore e fibratura. Si è quindi ritenuto utile valutare in maniera sintetica la struttura architettonica complessiva delle piante per avere indicazioni di quante di esse si trovassero già ben impostate, di quante, pur non impostate in maniera ottimale, fossero recuperabili e di quante invece fossero irrecuperabili. Il Grafico 4 sintetizza questo tipo di valutazione ed evidenzia come soltanto nel 22 dei casi le specie principali si trovino in condizioni ottimali. Appare evidente inoltre che ci sono più ciliegi (39) in pessime condizioni che noci (24). Il dato più interessante comunque è che il 54 dei noci e il 39 dei ciliegi non sono in condizioni ottimali, ma in una situazione intermedia che, con adeguate cure colturali, può essere gradualmente riportata verso una buona struttura architettonica. Grafico 9 - Impianti potati (). 1 8 6 4 2 Noce Ciliegio Ontano Incrementi in diametro e in altezza dell ontano napoletano L ontano napoletano (Alnus cordata Loisel.) è presente nel 95 degli impianti misti con una principale ed una secondaria e nell 88 dei casi in cui sono presenti due principali ed una secondaria. E questa quindi la specie di accompagnamento più significativa nell area oggetto di studio. Il Grafico 5 evidenzia che nel 52 dei casi questa specie pioniera, a rapido accrescimento nei 1 8 S h e r w o o d N.8 LU G L I O- AG O S T O 22

primi anni d impianto, mostra allungamenti inferiori ai 5 cm/anno. Ciò fa pensare che in molti casi sia stato collocato in stazioni non adatte e che quindi non stia svolgendo il ruolo di accompagnamento (ammesso che la distanza d impianto sia giusta) che, almeno in fase progettuale (BONCOMPAGNI 21), molto spesso gli viene attribuito. 8 6 4 2 Grafico 1 - Tipo di potatura ( impianti). Danni causati dalle lavorazioni del terreno Le ferite causate dai mezzi meccanici per la lavorazione del terreno possono indurre cicatrici, marciumi o colorazioni alla base del fusto capaci di ridurne, anche sensibilmente, il valore commerciale. Per questo si è voluto quantificare in che misura tali ferite vengono provocate durante i primi 5-6 anni di vita dell impianto. Il Grafico 6 evidenzia come la poca accortezza nell esecuzione delle lavorazioni meccaniche possa portare al potenziale deprezzamento del 7,5 dei noci e del 1 dei ciliegi. Il dato generale considera anche tutte le altre specie impiegate negli impianti studiati. 8 6 4 2 Astone Dal basso Progressiva Pessime Medie Buone Grafico 11 - Condizioni degli impianti (). Impiego di pali tutori Il Reg. 28/92 prevedeva la possibilità di rimborsare il costo di acquisto ed installazione di pali tutori. Tuttavia non sempre è necessario affiancare un tutore alla pianta. Il palo dovrebbe essere utilizzato soltanto per le specie principali e può servire soprattutto nel caso di potatura ad astone (scacchio), di replicativa ad elevata intensità o di forti accrescimenti longitudinali (presenti solo per l 11,3 dei noci e il 25 dei ciliegi). Nel Grafico 7 si vede invece che il tutore è stato applicato non solo all 82 dei noci e al 75 dei ciliegi, ma anche al 33 degli ontani che, per il ruolo che dovrebbero svolgere, non ne hanno alcuna necessità. Ciò non ha provocato soltanto un inutile dispendio di energia, ma anche danni al 13 dei noci e dei ciliegi (Grafico 8) che, a causa del tutore, potrebbero vedere ridotto il loro futuro valore commerciale. Potatura La potatura è una delle cure colturali che il Reg 28/92 rimborsa agli imprenditori durante i primi cinque anni di vita della piantagione. Dal Grafico 9 sembra che i conduttori degli impianti abbiano ben chiaro questo loro impegno. Infatti risulta che il 91 dei noci e l 8 dei ciliegi sia stato potato. E però significativo notare che dopo 5-6 anni d impianto alcuni imprenditori non hanno ancora potato il 9 dei noci e il 2 dei ciliegi, correndo, consapevolmente o inconsapevolmente, il rischio di dover commercializzare tali piante solo come legna da ardere. Sintomatici di una scarsa chiarezza sulle finalità della potatura sono gli interventi realizzati sul 7 degli ontani napoletani che, per ruolo all interno dell impianto e possibili destinazioni d uso, non hanno alcun bisogno di subire interventi cesori. Il Grafico 1 evidenzia che più della metà dei noci (54) e dei ciliegi (56) sono stati potati eliminando i rami dal basso, come si fa con le conifere. L esperienza dimostra che questo tipo di potatura non consente di controllare 8 6 4 2 8 6 4 2 8 6 4 2 8 6 4 2 A s s o c i a z i o n e di categori a Libero P u bbl i c a z i o n i p r o fe s s i o n i s t a F u n z i o n a ri di Enti pubbl i c i Imprenditore Contoterzista I m p r e n d i t. / C o n t o t e r z. Imprenditore Contoterzista I m p r e n d i t. / C o n t o t e r z. Assistenza tecnica Burocrazia Rimborsi Nessuna Grafico 12 - Informazioni finanziamenti 28 (). Grafico 13 - Realizzazione dell impianto (). Grafico 14 - Cure colturali (). Grafico 15 - Facilitazione per l imprenditore ( ). 1 9 S h e r w o o d N.8 LU G L I O- AG O S T O 22

né l architettura del noce, né quella del ciliegio. I risultati di tali interventi quindi possono rivelarsi assai modesti o addirittura controproducenti. La potatura ad astone è stata realizzata sul 29 dei noci. Tenendo conto che soltanto l 11,3 ha accrescimenti longitudinali superiori ai 75 cm/anno c è da aspettarsi che il restante 18 di noci trattati con questa tecnica si trovi in forti condizioni di stress. Le condizioni generali degli impianti Oltre alla misura o alla valutazione di singoli alberi presi in ogni impianto studiato si è formulata anche una valutazione sulle condizioni generali dell intera piantagione. Questa evidenzia (Grafico 11) che il 6 delle piantagioni realizzate nell area oggetto di studio si trova in condizioni intermedie. Spesso tali condizioni sono determinate da carenze nella conduzione. Il miglioramento delle c u re colturali, in termini di tecnica e tempestività, potrebbe consentire un progressivo passaggio verso quel 2 degli impianti che per il momento si trovano in buone condizioni strutturali e di vegetazione. Le interviste ai proprietari Per avere un quadro organico oltre alla lettura delle caratteristiche dell impianto e alle misurazioni di alcuni parametri significativi degli alberi è stato necessario intervistare i proprietari. Il Grafico 12 evidenzia chiaramente che la maggior parte delle informazioni arriva ai proprietari attraverso le associazioni di categoria che pertanto acquistano un ruolo di fondamentale importanza sia per la buona conduzione degli impianti già realizzati che per quelli del futuro. Il Grafico 13 fa capire che solo nel 29 dei casi l imprenditore si affida totalmente ad un contoterzista, mentre nel 71 degli impianti ha realizzato tutti i lavori (51) o ha coadiuvato il contoterzista (2). Le cure colturali (Grafico 14) sono un impegno di cui l imprenditore si prende carico direttamente ed esclusivamente nel 71 dei casi e solo nel 18 degli impianti studiati si affida completamente a terzi. Alla domanda relativa alle facilitazioni che l imprenditore avrebbe desiderato ricevere (Grafico 15) sorprendono i due picchi di risposta relativi ad assistenza tecnica (47) e nessuna facilitazione (33). La prima evidenzia la coscienza di molti imprenditori di non avere sufficienti competenze per una corretta conduzione delle piantagioni da legno. La seconda, se si considera che soltanto il 2 degli impianti si trova in buone condizioni, rende chiaro che c è almeno un 13 di arboricoltori che è convinto di non aver bisogno di appoggio tecnico mentre i fatti dimostrano che non è in grado di valorizzare il reale potenziale della propria piantagione da legno. CONSIDERAZIONI FINALI Lo studio effettuato in provincia di Arezzo ha consentito di individuare gli aspetti critici su cui intervenire a breve per accrescere le probabilità di successo degli impianti già realizzati e di quelli che verranno progettati e condotti in futuro. Sulla base di questo studio infatti è stato realizzato un opuscolo divulgativo come strumento per orientarsi sull arboricoltura da legno ed individuare le fasi critiche di cui è importante tener di conto per raggiungere gli obiettivi tecnici ed economici prefissati. I risultati sono stati divulgati a livello locale attraverso un convegno e un seminario in campo che, attraverso tre diverse piantagioni, ha consentito di verificare dire t t a m e n t e alcuni degli elementi emersi con lo studio. In fine per il 21 l Amministrazione Provinciale di Arezzo ha potuto programmare e realizzare, con cognizione di causa, un ulteriore attività di ricerca. Questa infatti ha riguardato l individuazione di approcci e tecniche di potatura di noci di 5-6 anni mai potati o mal potati. Con questa scelta sarà possibile offrire conoscenze utili a più del 9 degli arboricoltori dell area oggetto di studio su un argomento, la potatura tardiva, che riguarda soprattutto quel 6 di impianti da condurre, con adeguate cure colturali, verso buone condizioni di vigoria e di sviluppo architettonico. Per il 22, sempre basandosi sulla conoscenza delle reali caratteristiche degli impianti dell area aretina, è stato programmato uno studio sul re c u p e- ro, anche progettuale, di quel 2 di piantagioni che attualmente si trova in pessime condizioni di sviluppo. Bibliografia BONCOMPAGNI S., 21 - Valorizzazione delle informazioni contenute nei progetti per il Reg. 28/92: il caso della provincia di Arezzo. Sherwood n 7 (8/1) pp. 35-4. COLLETTI L., 21 - Risultati dell applicazione del Regolamento CEE 28/92 in Italia. Sherwood n 7 (8/1) pp. 23-31. FR AT T E G I A N I M., 22 - Semiologia e arboricoltura da legno: alcune considerazioni per una valutazione tecnica delle condizioni di un impianto. Sherwood n 74 (1/2) pp. 15-18. I N F O. A R T I C O L O Autori: Paolo Mori, dottore in Scienze Forestali, direttore di Sherw o o d, si occupa di arboricoltura da legno in progetti pilota o sperimentali. Enrico Buresti, laureato in Scienze naturali, Ricercatore dell Istituto Sperimentale per la Selvicoltura di Arezzo, dal 1978 si occupa di arboricoltura da legno in progetti sperimentali. Parole Chiave: arboricoltura da legno, noce, ciliegio, ontano napoletano, Juglans regia L., Prunus avium L., Alnus cordata loisel., To s c a n a Gruppo di lavoro: Il gruppo di lavoro che ha impostato e realizzato lo studio ed elaborato i dati era composto da: Chiara Bianchi, Stefano Boncompagni, Enrico Buresti, Elisa Castellucci, Antonio Faini, Mauro Frattegiani, Tiziana Ghezzi, Paolo Mori, Serena Ravagni. Abstract: Development and characteristics of plantations for wood realized with Reg. CEE 28/92: the case of Arezzo Provence The Reg CEE 28/92 has allowed the planting of more than 14, ha of arboricolture for wood. Informations about the initial development of thise plantations is scarce. Arezzo Province (in central Italy) has carried out a study to remedy this; providing a solid data-base, using which, future strategic and administrative decision can be made. This article reports the results of inspections, surveys and data analysis concerning over 32 of plantations in the area. 2 S h e r w o o d N.8 LU G L I O- AG O S T O 22