IL NEOPLATONISMO PLOTINO (205 d. C. 270 d. C.) Il neoplatonismo è l ultima manifestazione del platonismo nel mondo antico. Esso riassume gli indirizzi che si erano manifestati nella filosofia greca: elementi pitagorici, aristotelici, stoici vengono fusi in una nuova sintesi che influenzerà tutto il corso del pensiero cristiano e medievale e, attraverso di esso, anche quello del pensiero moderno. Fondatore del neoplatonismo è Ammonio Sacca (175 d. C. 242 d. C.). Egli non lasciò alcuno scritto. La figura maggiore del neoplatonismo è Plotino. Il suo discepolo Porfirio di Tiro (233 305 circa d. C.) pubblicò gli scritti del maestro (intorno all Uno) in sei Enneadi, in sei libri composti di nove parti ciascuno. Sebbene Plotino presenti il proprio pensiero come un semplice sviluppo del platonismo, il suo sistema costituisce, in realtà, una filosofia nuova e profondamente originale, in cui si compenetrano i motivi tipici della riflessione greca sull essere: da Parmenide a Eraclito, dai pitagorici a Platone, da Aristotele agli stoici. Pur prendendo le mosse dalla molteplicità delle cose, Plotino pone immediatamente, come loro condizione l unità. La molteplicità sarebbe impensabile senza l unità. Ogni cosa è ciò che è solo in quanto costituisce, in qualche modo, un unità, al punto che, tolta l unità, è tolto lo 1
stesso ente. Dall Uno assoluto tutto deriva e grazie ad esso i molti sono. Se la radice dell essere è l unità, la radice del mondo è l Uno. L Uno, in quanto principio dei molti, è radicalmente diverso da tutto ciò di cui è principio. L Uno è: Infinito; Privo di forma e di figura; Al di là dell essere e al di là della sostanza; Al di fuori di ogni determinazione quantitativa e spazio temporale; Bene (soprattutto in relazione al mondo che non può fare a meno di rapportarvisi come a un supremo oggetto di desiderio); Causa (non bisogna dimenticare, però, che l espressione vale solo per noi uomini, in quanto noi possediamo qualcosa di Lui, mentre Egli in realtà persevera in se stesso); INEFFABILE: di Lui si può dire solo ciò che non è. In altri termini, in virtù della sua natura trans finita, l Uno risulta inesauribile e, lungi dal configurarsi come argomento di discorso e oggetto di scienza, appare come l assolutamente Altro di cui si può dire solo ciò che non è. Ogni definizione risulta limitata. In tal modo Plotino dà inizio alla cosiddetta teologia negativa. Ma se l Uno è l assolutamente Altro rispetto al mondo e sfugge a ogni pretesa conoscitiva umana, come è possibile filosofare sull Uno e sui 2
suoi rapporti con il mondo? Plotino vuole, al tempo stesso, salvare l ineffabilità dell Uno e la possibilità di spiegare il mondo tramite l Uno e, ricorrendo ad un linguaggio metaforico, cerca di rispondere a due domande: 1. Perché dall Uno derivano i molti? 2. Come avviene tale derivazione? 1. Secondo Plotino l Uno, nella sua perfezione, non ha bisogno del mondo. Per spiegare perché dall Uno derivano i molti Plotino ricorre all immagine di una sovrabbondanza d essere che non può fare a meno di traboccare e di generare. Questo non vuol dire che l Uno voglia liberamente il mondo. L Uno è si Libertà ma è una Libertà che ponendo se stessa pone necessariamente il mondo. Il mondo, quindi, non è una realtà intenzionalmente voluta ma un prodotto che scaturisce inevitabilmente dall essere sovrabbondante dell Uno. 2. Per spiegare come avviene la derivazione dei molti dall Uno, Plotino ricorre ai concetti metafora di irradiazione (perìlampsis) e di emanazione (apòrroia). Il procedere del reale da un principio supremo è identificato con l irradiarsi della luce da una fonte luminosa centrale o con il fuoco che emana calore o, ancora, con una sostanza odorosa che emana profumo, ecc. L emanazione plotiniana si configura come un processo per cui dall Uno derivano necessariamente i molti, 3
attraverso una serie di gradi sempre meno perfetti man mano che ci si allontana dal Principio iniziale. Tale processo non è cronologico (ciò che è emanato, pur procedendo dal principio, non è posteriore ad esso) ma ideale. L emanazione non si compie nel tempo ma è eterna. L emanazionismo di Plotino si differenzia sia dallo schema dualistico, sia dallo schema creazionistico, sia dallo schema panteistico. Schema dualistico di Platone e Aristotele Emanazionismo di Plotino Il mondo non deriva da Dio ma esiste di per sé e Dio si limita semplicemente a dargli ordine e forma Modello creazionistico Dio crea liberamente e consapevolmente il mondo e, secondo la dottrina cristiana, crea dal nulla Il mondo esiste solo come effetto o risultato della processione divina Il mondo non esiste per un atto di amore dell essere supremo ma come conseguenza necessaria della sua sovrabbondanza d essere. Inoltre, l emanato non è tratto dal nulla e non ha propriamente un inizio, ma defluisce eternamente dalla Causa emanante Panteismo classico Dio è dentro il mondo e si identifica con il Principio fisico dell universo Dio esiste al di sopra del mondo e in modo non corporeo 4
Le ipostasi e la materia Il processo di emanazione del mondo dall Uno si concretizza, secondo Plotino, in una serie di ipostasi, cioè di realtà sostanziali per sé sussistenti. La prima ipostasi è l Uno stesso, concepito come realtà che è potenza di tutte le cose che da Lui si irraggiano. La seconda ipostasi è l Intelletto, che sorge da una contemplazione dell Uno ma che rispetto all assoluta semplicità di quest ultimo implica già uno sdoppiamento tra soggetto pensante e oggetto pensato. L Intelletto pensa tutti gli infiniti pensieri pensabili, cioè quei modelli eterni delle cose che sono le idee platoniche. Quindi, l Uno è potenza di tutte le cose, l Intelletto è l esplicazione, in un cosmo ideale, di tutte le forme dell essere. La terza ipostasi è l Anima. Questa da un lato guarda l Intelletto, da cui riceve la luce delle essenze archetipe, e con ciò pensa; dall altro lato guarda a ciò che è dopo di lei e lo ordina tramite le idee, considerate non solo come modelli ma anche come forze plasmatrici e forze vivificanti. Così l Anima ha una parte superiore, che è rivolta all Intelletto, e una parte inferiore che è rivolta al corpo che da essa emana. Unendosi al corpo essa diviene Anima del mondo e Provvidenza (intesa non come un azione divina consapevole e intenzionale ma come ordine che, automaticamente, si stabilisce ai livelli inferiori, per il fatto stesso che essi riproducono a loro modo l unità dei livelli superiori e ne sono immagine). 5
Ogni ipostasi nasce da un atto di contemplazione rivolto all ipostasi precedente e costituisce l esplicazione o la realizzazione, a un livello ontologico inferiore, di qualche sua caratteristica o potenza. Il loro rapporto è simboleggiato dal sole, dalla luce e dalla luna. Uno, Intelletto e Anima costituiscono il mondo intelligibile. Il mondo corporeo, che deriva dall anima, implica anche, per la sua formazione un altro principio, la materia, che Plotino concepisce negativamente, come privazione del positivo. La materia si trova all estremità inferiore della scala alla cui sommità c è Dio. Essa è l oscurità che comincia là dove termina la luce. Come tale, la materia è non essere e male, intesi non come l opposto dell essere e del bene ma come loro assenza o privazione. Le anime singole sono parti o immagini o riflessi dell Anima del mondo. Quest ultima vivifica la materia, ma rimane in se stessa unica e indivisibile. Essa produce l unità e la simpatia di tutte le cose, giacché queste, avendo un unica anima, si richiamano vicendevolmente come le membra di uno stesso animale. Dominato com è dall Anima universale, il mondo ha un ordine e una bellezza perfetti. Per scoprire quest ordine bisogna guardare al Tutto, nel quale trova il proprio posto e la propria funzione ogni singola parte, anche quella apparentemente imperfetta o cattiva. La temporalità, per Plotino, nasce dall attività dell Anima del mondo che, distribuendosi nella materia, pone in una successione di prima e di poi ciò che nell eterno (cioè nel mondo delle idee) è tutto insieme e simultaneo. 6
Il ritorno all Uno Iniziato con la discesa dell Uno nei molti, il circolo cosmico termina con il ritorno dei molti all Uno. Punto nodale è l uomo che, fatto di anima e corpo, sente il desiderio di ritornare alla condizione in cui sussiste l anima prima della sua caduta nel corpo. Non dimentichiamo che già per i greci il corpo era considerato come la prigione dell anima e si cercava di liberare l anima da tale prigione (la stessa filosofia era una sorta di preparazione alla morte, cioè ciò che permetteva di staccarsi da tutto quanto strettamente materiale). Nel sistema di Plotino, la caduta dell anima nel corpo, pur derivando dalla necessità dell emanazione cosmica, risulta aggravata da una duplice colpa. La prima consiste nel suo desiderio di legarsi all individualità corporea, tramite un distacco dal mondo intelligibile; la seconda consiste nel fatto che l anima, una volta entrata in un corpo, si prende eccessiva cura del corpo stesso e finisce per dimenticare se stessa e mettersi al servizio delle cose esteriori. Quindi, poste tra l Uno e la materia, le anime da un lato sono attratte da aspetti materiali/corporei, dall altro sentono il richiamo dell Essere da cui provengono. Secondo Plotino, il ritorno all Uno è un itinerario che l uomo può iniziare e percorrere solo mediante il ritorno a se stesso e l abbandono delle cose esteriori. Tale percorso di liberazione da ogni rapporto di dipendenza nei confronti del corpo è suddiviso in varie tappe ma all Uno l uomo può arrivare non tramite l intelligenza (che è condizionata dal 7
dualismo tra soggetto pensante e oggetto pensato mentre Dio è assoluta unità che sfugge a ogni pretesa conoscitiva) ma tramite l estasi, cioè per mezzo di un amoroso contatto e di una sovrarazionale immedesimazione con l Ineffabile, ottenuta mediante un uscita dai limiti del finito. L estasi, per Plotino, costituisce un avvenimento eccezionale nella vita di un uomo. Tuttavia essa non implica una fuga claustrale dal mondo e dalle cure della vita ordinaria. Inoltre, la religiosità di Plotino, a differenza di quella cristiana, non fa affidamento su aiuti dall alto o su intermediari tra uomo e Dio, ma soltanto sull uomo. 8