proposta di atto amministrativo n. 164/05



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REGIONE MARCHE 1 CONSIGLIO REGIONALE proposta di atto amministrativo n. 164/05 a iniziativa della Giunta regionale presentata in data 2 febbraio 2005 PIANO FLOROVIVAISTICO REGIONALE (793)

REGIONE MARCHE 2 CONSIGLIO REGIONALE IL CONSIGLIO REGIONALE Vista la proposta della Giunta regionale; Visto il parere favorevole di cui all'articolo 16, comma 1, lettera a), della l.r. 15 ottobre 2001, n. 20 in ordine alla regolarità tecnica e sotto il profilo di legittimità del Dirigente del servizio sviluppo e gestione delle attività agricole e rurali, nonché l'attestazione dello stesso che dalla deliberazione non deriva né può comunque derivare un impegno di spesa a carico della Regione, resi nella proposta della Giunta regionale; Visto l articolo 21 dello Statuto regionale; D E L I B E R A di approvare l allegata proposta di Piano florovivaistico regionale.

REGIONE MARCHE 3 CONSIGLIO REGIONALE Allegato PIANO FLOROVIVAISTICO REGIONALE Analisi generale del comparto florovivaismo La crisi del settore agricolo che da tempo ha colpito anche il nostro Paese è evidenziata dai dati del 5 censimento dell agricoltura forniti dall ISTAT. Infatti nel periodo 1990/2000 il numero di aziende agricole in Italia è diminuito di circa 430.000 unità, con gravi ripercussioni anche sul mercato del lavoro, a causa dell età spesso elevata e della mancanza di professionalità specifiche degli operatori. Il calo è risultato decisamente superiore nelle aree interne e di montagna dove la mancanza di alternative colturali possibili, unitamente a maggiori costi di produzione, hanno di fatto reso non più competitiva dal punto di vista economico, l agricoltura. Nella fascia pianeggiante valliva, nonostante le maggiori possibilità occupazionali, la riduzione di aziende agricole è stata inferiore anche grazie ad un consistente sviluppo part-time, ed i pericoli più rilevanti per il settore primario provengono dallo sviluppo urbanistico-industriale od infrastrutturale che sottrae alla coltivazione ampie fasce di terreni fertili. In questa ristretta fascia territoriale sono del resto concentrate le colture più redditizie (frutta ed ortaggi anche in pieno campo), le tecnologie più avanzate, la forza lavoro giovanile a più elevata professionalità, una maggiore sensibilità al mercato e alle esigenze dei consumatori, considerata anche la relativa vicinanza ai mercati, una rete di infrastrutture e di servizi adeguata che consente alle imprese di poter competere sui mercati internazionali. Tra le nuove colture che si stanno affermando nella realtà valliva, occorre citare, oltre l ortofrutta e le colture industriali, il florovivaismo che, per le sue caratteristiche di elevata redditività ottenuta in superfici limitate e con investimenti iniziali esigui, ben si adatta alle attuali condizioni dell agricoltura nazionale. La dimensione media aziendale che risulta ancora ferma ai 6-7 Ha di 30 anni in conseguenza soprattutto del fatto che, nelle aree vallive, gli alti costi dei terreni, determinati anche dalla pressione urbanistica e la mancanza di consistenti agevolazioni finanziarie, impediscono di fatto agli agricoltori di ampliare le superfici coltivate secondo i parametri medi europei. Di qui la necessità di individuare colture e tecniche di coltivazione che possono garantire anche su piccole superfici agricole una redditività adeguata o, comunque, competitiva con i restanti comparti economici. Obiettivo indispensabile da conseguire per garantire ai giovani prospettive occupazionali certe e durevoli nel settore primario. Il florovivaismo, rappresenta una importante risposta a questa esigenza, la cui diffusione si è manifestata in particolare nelle aree periurbane (possibilità di impiego di forze lavoro part-time e di trovare un immediata collocazione commerciale al prodotto) o lungo le vallate in alternativa alle tradizionali colture cerealicoloforaggere ed alla stessa ortofrutticoltura, in difficoltà sia per l andamento commerciale sia per le recenti decisioni di politica comunitaria ed internazionali adottate. La crescita di interesse nei confronti del florovivaismo investe diversi comparti delle piante ornamentali, vivai forestali, fiori recisi, con priorità per la flora tipica mediterranea e si è tradotta, in questi ultimi anni, in un aumento sia del numero delle imprese che di quello degli addetti. Si tratta, per la maggior parte, di aziende di piccole e medie dimensioni (spesso non superiori ad 1,5 Ha) che, per rimanere sul mercato, si sono specializzate nella produzione di alcune tipologie colturali. Accanto a vivaisti che coltivano unicamente fiori recisi in serra, se ne trovano altri impegnati nella produzione di alberi di alto fusto in pieno campo, mentre la più elevata professionalità è stata raggiunta nella produzione di specie arbustive da arredo tipiche della realtà nazionale (oleandro, pittosforo, ecc.). Notevole è la presenza di giovani dediti al comparto che dimostrano essere anche i più aperti ed interessati alla ricerca di nuove cultivars da immettere nei circuiti commerciali, ad introdurre tecniche colturali a basso impatto ambientale, a promuovere forme organizzate dell offerta in grado di rispondere alle richieste ed esigenze dei consumatori e di competere con le più agguerrite strutture del nord Europa. Le possibilità di ottenere elevati redditi pro-capite e di lavorare per migliorare l ambiente urbano e rurale, rappresenta indubbiamente un ulteriore importante stimolo per sviluppare il comparto, attraverso la creazione di una rete di servizi di supporto tecnico, capillare ed efficiente e soprattutto, l elaborazione di una adeguata strategia di mercato e promozionale. Infatti il florovivaismo continua a costituire un segmento produttivo non trascurabile per la realtà agricola nazionale che, con un azione di marketing mirata ed efficace, può offrire ottime prospettive di sviluppo nel futuro offrendo ai giovani disoccupati valide proposte occupazionali.

REGIONE MARCHE 4 CONSIGLIO REGIONALE Nonostante il florovivaismo sia praticato in Italia con tecniche colturali non sempre adeguate ai tempi e con una visione commerciale ancora troppo limitata al mercato locale o alla lavorazione per conto terzi, numerosi sono comunque i riconoscimenti, anche prestigiosi, conseguiti dalle nostre aziende, a sottolineare la qualità e la originalità dei prodotti presentati e del lavoro svolto (per esempio Liguria e Toscana). Tutto ciò conferma le potenzialità esistenti nel settore e nel territorio, da sostenere attraverso opportuni interventi che possono essere così sintetizzati: 1. ricerca applicata, strettamente finalizzata, allo sviluppo di innovazioni di processo e di prodotto per ridurre i costi e migliorare la qualità; assistenza tecnica alla produzione, lavorazione, presentazione del prodotto, promozione dell immagine (da attuare mediante costituzione di appositi marchi di riconoscimento); 2. sistemi informativi idonei a garantire il massimo accesso alle informazioni sui mercati dell input e dell output, per razionalizzare le scelte ed orientare gli adattamenti di breve e medio periodo; 3. formazione e specializzazione professionale degli addetti, a tutti i livelli, per accrescere competenze produttive ed attitudini imprenditoriali; 4. marketing, per cogliere le nuove tendenze di consumo, valorizzare e promuovere le produzioni regionali e locali; 5. logistica, per garantire la più efficace distribuzione di prodotti a vita economica breve. Per il conseguimento di tali obiettivi occorre programmare una serie di iniziative mirate e coordinate in maniera tale che possano e vengano ad interagire con gli altri provvedimenti comunitari vigenti a sostegno della produzione (vedi: reg. CE 1257/99; reg. CE 1783/03), a sostegno dell informazione e promozione (reg. CE 2826/00), con le eventuali azioni intraprese a livello locale, regionale o nazionale dai vari organismi pubblici per migliorare la qualità del prodotto e favorire la diffusione dei prodotti florovivaistici sui mercati. Il sostegno finanziario, logistico, promozionale che potrà essere fornito, risulta in questa fase indispensabile per far compiere al settore florovivaistico un ulteriore salto di qualità verso la piena affermazione sui mercati nazionali ed esteri, con seguente ricaduta positiva anche sull economia locale sotto forma di nuova occupazione, reddito, turismo, potenziamento dell immagine territoriale. Obiettivi Si intende consolidare ed ampliare la produzione di prodotti del florovivaismo (fiori, piante ornamentali, essenze forestali) nonché migliorarne la qualità. Un comparto che, per il suo dinamismo ed i notevoli interessi suscitati, può ben rappresentare il volto nuovo della ripresa economica e produttiva del settore primario, in quanto strettamente collegato, tra l altro, alle moderne tematiche del rispetto ambientale, dell espansione turistica, della valorizzazione del tempo libero, dell abbellimento di abitazioni o luoghi di lavoro, del verde urbano ecc.. Sono questi valori che tendono a rilanciare un rapporto più armonico tra l uomo e la realtà circostante, consapevoli che il verde migliora soprattutto la qualità della vita.. I giovani hanno intuito per primi le grandi potenzialità del settore ed hanno contribuito non poco alla sua affermazione creando nuove imprese o servizi che, oltre a favorire l occupazione, hanno consentito di ampliare le potenziali forme di impiego della materia prima (composizioni di fiori secchi, fiori e coloranti naturali) e di iniziare una politica di differenziazione delle nostre produzioni, anche fuori dai confini nazionali. In questa fase, più che le tecnologie avanzate, le innovazioni scientifiche o le strategie pianificate di mercato hanno fatto testo l intraprendenza e la passione degli operatori che sono riusciti, coniugando le capacità produttive locali con le esigenze del mercato, ad affermare il settore florovivaistico come uno dei più promettenti dal punto di vista economico ed occupazionale per il futuro. Considerate le potenzialità commerciali tuttora esistenti a livello regionale, nazionale ed estero, si ritiene ora opportuno abbandonare lo spontaneismo iniziale per intraprendere un azione mirata di sviluppo del settore nell intento di: a) garantire maggiore redditività economica agli operatori agricoli. Obiettivo dovrà essere quello di valorizzare la produzione, facilitando sia l accesso diretto agli operatori agricoli sui mercati nazionali ed esteri sia dotando la stessa di specifico marchio di riconoscimento; b) incrementare l occupazione nel settore, in particolare di tipo giovanile, sia attraverso una espansione produttiva e commerciale, sia creando nuovi servizi a favore della società. Per ottenere tale risultato occorre combinare le azioni promozionali con la realizzazione di corsi per la formazione-specializzazione degli operatori florovivaisti ed un sostegno ed indirizzo agli investimenti produttivi attraverso le disposizioni vigenti a livello comunitario e nazionale e attraverso un Piano florovivaistico regionale specifico e mirato alla realtà produttiva locale; c) sensibilizzare le Istituzioni pubbliche (in primo luogo i Comuni) al rilancio del verde urbano ed al recupero delle aree periferiche degradate attraverso la realizzazione di parchi e giardini composti prevalentemente di essenze tipiche locali. E questa un operazione di tipo estetico-culturale che consentirà ai cittadini, ai visitatori, alle stesse Istituzioni pubbliche, di meglio conoscere ed apprezzare la vivibilità della realtà urbana; d) arricchire l offerta turistica di un ulteriore motivo di richiamo, sull esempio di quanto già attuato in altre realtà europee (Olanda, Bulgaria);

REGIONE MARCHE 5 CONSIGLIO REGIONALE e) promuovere la qualificazione e la standardizzazione della flora arbustiva ed arborea tipica mediterranea che finora non ha ottenuto un livello di attenzione adeguato e rapportato all interesse suscitato tra operatori e consumatori, in particolare in questi ultimi anni. Si ritiene, infatti, che notevole è stato l impegno attuato per pubblicizzare all interno ed all esterno l immagine floreale del nostro Paese, in particolare della Riviera ligure (Festival di Sanremo, Concerto di Capodanno a Vienna...) ma che tale sforzo non ha investito in egual misura ne l intero territorio nazionale, ne l intero comparto del florovivaismo. Le essenze arbustive ed arboree, tipicamente mediterranee, continuano infatti ancora a non essere tenute nella giusta considerazione nell ambito della distribuzione e degli stessi consumatori, preferendo specie esotiche di difficile acclimatazione e durata. Analoga emarginazione, spesso penalizzante anche della qualità, viene riscontrata nell ambito della pubblica amministrazione che, raramente, nella realizzazione del verde urbano, pone vincoli ben precisi a favore delle essenze vegetali autoctone di qualità, privilegiando piante arboree ed arbustive tipiche dell area mediterranea. Accade infatti che nello svolgimento delle gare d appalto degli enti locali i meccanismi di gara privilegino l economicità dell investimento e non prestino la dovuta attenzione a tale aspetti, per cui può capitare che le ditte aggiudicatarie per contenere i costi impiegano piante di qualità scadente, di provenienza extranazionale, per la realizzazione di parchi e giardini pubblici; questo è possibile anche perché manca una normativa chiara che definisca criteri, metodi e clausole per una corretta realizzazione e gestione delle aree verdi pubbliche. Scelta dovuta non solo a motivi economici (cercare di potenziare produzione ed occupazione delle imprese regionali), ma anche culturali, l intento è, infatti, quello di avvicinare la popolazione a prestare maggiore attenzione alla natura circostante ed ai suoi meccanismi di riproduzione e sviluppo, al fine di garantirne una idonea tutela per le generazioni future. Il florovivaismo in Europa e nel mondo Nell ultimo decennio il settore del florovivaismo è stato protagonista di grandi trasformazioni, sia a livello mondiale che europeo, nazionale e regionale, con risultati diversi in relazione alle singole realtà. L indubbia crescita sul piano mondiale, determinata da una domanda in continua espansione, unitamente ad una nuova politica dei consumi, ha determinato una competizione selvaggia per la conquista dei mercati. La superficie mondiale del settore floricolo è pari circa a 300.000 Ha e, se si include anche il settore del vivaismo, si arriva ai 650.000 Ha, distribuiti sulle tre più grandi aree del mondo quali l Europa, l Asia, il nord ed il centro-sud America, tra le quali spiccano i 78 paesi produttori e, tra questi, emergono quelli del Medio Oriente ed Africa. In questo contesto i produttori e gli altri soggetti economici della filiera hanno investito capitali nelle loro aziende tali da determinare, nei vari Paesi, picchi di crescita superiori ad ogni aspettativa. Tale crescita, in Italia, ha significato un passaggio della PLV da 3.7% dei primi anni 90, all attuale 5,5% (in valore). Questo grande valore economico, in assenza di una giusta considerazione e tutela, rischia di divenire oggetto di scambio, penalizzante per i paesi produttori ma anche per il settore in generale per una ridotta capacità contrattuale determinata dall esigenza di rientrare comunque sui costi degli investimenti realizzati e da una scarsa capacità di gestire l offerta non sempre sufficientemente organizzata. Esempio eclatante è quanto è accaduto in Colombia, diventato ormai uno dei principali Paesi fornitori di fiori recisi. Inoltre, anche i Paesi produttori emergenti (PVS) in quest ultimo decennio, avendo messo in atto strategie che hanno favorito la collocazione, nei paesi industrializzati, di produzioni di qualità a prezzi competitivi (agevolati sicuramente dalle condizioni climatiche, dal basso costo di manodopera e da politiche di sostegno alla produzione e commercializzazione), sono diventati temibili concorrenti. Ancora, sul piano internazionale, vigono ancora gli accordi di Lomè e del Sistema delle preferenze generalizzate (SPG), ai quali si devono aggiungere gli ultimi accordi stipulati con i Paesi Mediterranei: Israele, Marocco, Tunisia e, per ultimo l Egitto, oltre a quelli con i Paesi PECO (Est Europa) che prevedono dazio zero o molto agevolato, fattori questi che determinano una continua perdita di concorrenza per le nostre produzioni. La disparità di condizioni aumenta se consideriamo gli aiuti all esportazione ed all incremento di produttività di cui usufruiscono i Paesi Produttori Emergenti (PSV). Anche la diversità di leggi in materia ambientale incide sui costi del prodotto in maniera differenziata, così come le differenti norme fitosanitarie sulla commercializzazione dei materiali di moltiplicazione. La soluzione a tali problemi del settore florovivaistico può essere trovata nell ambito del WTO, attraverso l introduzione di misure idonee a tutelare le produzioni mediterranee. Ma ci sono altri aspetti non meno importanti, come: 1) la diminuzione dei consumi su scala internazionale; 2) la lenta crescita dell economia sul piano mondiale che si riflette negativamente sull intero settore;

REGIONE MARCHE 6 CONSIGLIO REGIONALE 3) i pagamenti che vengono diluiti in tempi eccessivamente dilatati, con richieste di ulteriori sconti; 4) gli aumenti dei costi di produzione; che fanno sorgere ulteriori giustificate preoccupazioni. Scenario europeo In Europa si trovano tre dei quattro maggiori importatori di prodotti ornamentali: Germania, Francia, Gran Bretagna; gli Stati Uniti sono al 2 posto in questa classifica. Ma, considerando lo sviluppo economico previsto per i Paesi dell Est ed il loro recente ingresso nella VE, il continente europeo è destinato a diventare fili prossimi anni il maggiore mercato mondiale. L Olanda, primo esportatore mondiale, seguita da paesi extra europei come la Colombia, Israele, Kenya ed Ecuador, risulta essere anche un forte importatore, assorbendo circa il 50% del totale delle importazioni comunitarie. Di conseguenza l Olanda rappresenta un centro di smistamento delle importazioni e grazie alla sua efficiente struttura commerciale (ben 9 aste su 15 presenti in Europa) riesce a controllare oltre il 30% del mercato comunitario, influenzando consistentemente la formazione dei prezzi. A livello comunitario, su dati della PLV 1998, l Olanda (7.300 Mld di lire) rimane il paese leader anche nella produzione, seguita dalla Germania (5.400 Mld di lire) ed Italia (circa 4.760 Mld di lire). L Olanda copre i 2/3 delle esportazioni comunitarie, seguita dall Italia ma con solo l 8,5% delle esportazioni UE mentre la Germania registra un deficit commerciale di circa 248 miliardi di lire. Complessivamente l UE è importatrice netta di fiori recisi dal 1992: dal 1989 al 1997 l incremento delle importazioni comunitarie è pari al 109% che, nel comparto dei fiori recisi ha raggiunto il 131 %: i principali Paesi fornitori sono, in ordine di importanza, Israele, Kenya e Colombia. Va sottolineato ancora che (dati 1994) l Italia si colloca al 2 posto con una sup. di 4500 Ha in serra dopo l Olanda con una sup. di 5600 Ha in serra, ma con una resa unitaria di circa il 70% superiore a quella italiana. I fattori che incidono negativamente su questo dato vengono individuati spesso negli acquisti dei materiali per la produzione floricola. Infatti, essendo l Italia importatore di sementi, bulbi, talee, spesso ci si trova a contestare la loro qualità con una percentuale che in alcuni casi arriva al 40%. E indubbio che i dati relativi alle serre si sono modificati in questi ultimi anni: ormai ci si attesta su una produzione del 30% in serra, del 70% in pieno campo. Occorre sottolineare, tuttavia, che la globalizzazione del mercato mondiale riguarda essenzialmente i prodotti recisi in quanto, per le piante in vaso, il costo di trasporto risulta ancora un fattore limitante per gli scambi internazionale specie su lunghe distanze, pertanto in questo settore si assiste ad uno scambio limitato ai paesi vicini. Va evidenziato ancora, che in ambito UE, coesistono differenti strategie dei governi nei confronti del florovivaismo: maggiore sensibilità nei Paesi del Nord Europa come anche in Francia e Spagna dove, negli ultimi anni le aziende florovivaistiche hanno usufruito di finanziamenti per l ammodernamento e per il rafforzamento del sistema commerciale. Va inoltre evidenziata anche la forte diversità in ambito europeo sul piano fiscale, in particolare le differenti aliquote IVA, come anche la non uniformità delle disposizioni fitosanitarie non che relativamente all attuazione delle norme comunitarie in materia di commercializzazione dei materiali per la moltiplicazione, specie per quanto attiene ai loro requisiti minimi. Scenario Italia Secondo i risultati del V censimento dell agricoltura riferiti all anno 2000, risultano attive in Italia 33.181 aziende florovivaistiche per una superficie investita pari a 38.541 Ha. Le Aziende floricole sono circa 19.000 con un utilizzo di circa 12.700 Ha con produzioni di piante e fiori mentre i vivai sono circa 17.000 con un utilizzo di circa 26.000 Ha.. Relativamente alla composizione percentuale delle aziende florovivaistiche il 48% risultano essere solo aziende floricole, il 43% solo aziende vivaistiche, il 9% aziende miste. Le superfici, invece, sono distribuite in maniera meno equa in quanto oltre il 67,1% di esse sono impegnate nell attività vivaistica, il 32,9% nella floricoltura. Circa la metà delle aziende (47%) e delle superfici (50%) florovivaistiche è localizzata nelle regioni settentrionali: tra esse la regione più importante risulta essere la Liguria il cui settore, tuttavia, è rappresentato per oltre il 94% da aziende floricole. Il centro conta il 21% delle aziende con il 27% di superficie, il sud il 32% di aziende con il 23% di superficie. Relativamente al sub comparto floricolo, è interessante notare come, oltre alla Liguria, solo il Lazio e la Campania presentano superfici floricole superiori a quelle investite a vivaismo. Circa la metà delle aziende (53%) e delle superfici (48,5%) sono localizzate a nord, grazie al contributo della Liguria che da sola detiene oltre la metà delle aziende del nord e quasi un terzo delle aziende floricole italiane. Per ciò che concerne il sub comparto vivaistico, le regioni settentrionali detengono il 41,4% delle aziende ed oltre la metà delle superfici investite (51%); ciò rivela un elevata dimensione media delle aziende del nord che è, infatti, addirittura doppia rispetto alle unità produttive del meridione (1,87 Ha contro 0,96 Ha).

REGIONE MARCHE 7 CONSIGLIO REGIONALE Questo secondo sub comparto ha quale regione leader la Toscana con circa 2.600 aziende su una superficie di circa 4.800 Ha che, da sola, detiene il 61,1% delle aziende ed il 67% delle superfici vivaistiche del complesso delle regioni del centro Italia. Confrontando i risultati del censimento agricoltura 2 000 con quelli del 1 990 è possibile analizzare l evoluzione strutturale del settore florovivaistico in Italia consistente in un complessivo potenziamento del settore sia in termini di numero di aziende (+2.275) che di superfici investite (+9.288) tanto più rilevante se si prende in considerazione l evoluzione negativa che ha subito la nostra agricoltura nello stesso decennio. Tale risultato positivo nasconde, però, due andamenti riettamente differenziati tra il sub comparto floricolo ed il sub comparto vivaistico: è quest ultimo che registra un consistente incremento sia in termini di aziende che di superfici. Dal punto di vista geografico, il confronto fra i due censimenti evidenzia una notevole crescita del settore florovivaistico nelle regioni del mezzogiorno rispetto alle altre aree geografiche nazionali che pure presentano consistenti incrementi. Al sud le superfici aumentano di circa il 51% rispetto all incremento di circa il 18% che caratterizza il centro ed il 32% del nord. Il valore complessivo della produzione florovivaistica si è attestato nel 2001 a 2.327 milioni di euro risultando in lieve aumento (+4%) rispetto all anno precedente (2.235 m.euro) per un incidenza sul totale dell agricoltura pari al 5,5% sulla PLV (fonti ISMEA). Il comparto in tale anno ha risentito, come d altronde le economie di intere nazioni, degli eventi terroristici che hanno colpito gli Stati Uniti e della crisi economica che diveniva di mese in mese sempre più eclatante. Ciò nonostante gli scambi dell intero comparto non si sono interrotti, anzi, evidenziano lievi aumenti sia in ambito europeo che nazionale (+3% sull export). Si registra ormai una certa stabilità delle vendite di fiori recisi che, tuttavia, assumono andamenti diversi a seconda dell area di commercializzazione e dell evoluzione del gusto dei consumatori. Il mondo del fiore è sempre in movimento in quanto la sua evoluzione è fortemente legata alla moda ed alle tendenze del momento: prodotti come le orchidee hanno registrato negli ultimi anni un notevole sviluppo, il garofano, invece, ha avuto un boom negli anni 50-60, mentre oggi è scarsamente richiesto; il gladiolo, invece, che costa veramente poco perché non richiede accorgimenti particolari molto diffuso negli anni 70, oggi non ha più lo stesso riscontro di mercato. Questo calo netto è legato ad un cambiamento degli stili di vita: infatti il gladiolo per le sue dimensioni occupa molto spazio in casa a fronte di appartamenti sempre più piccoli. Cresce, invece, la richiesta di lilium, grazie alla diversificazione delle varietà, ed interessante appare anche l evoluzione del settore dei crisantemi da quando sono apparse sul mercato le varietà cosiddette programmate : trent anni fa, infatti, si scopri che intervenendo sul fotoperiodo era possibile far fiorire i crisantemi tutto l anno e non soltanto in autunno come avveniva tradizionalmente da un secolo ed il cui acquisto era legato al mese dei morti ed ai cimiteri. Naturalmente è stato modificato l assetto varietale facendo sì che da un fiore di grandi dimensioni si passasse ad un fiore più piccolo ed elegante adatto anche ad un centro tavola. Il quadro che comunque emerge in questi ultimi dieci anni è di un forte ridimensionamento del comparto floricolo e di una evidente e spiccata crescita in quello vivaistico dove, oltre alla Toscana che si conferma leader, altre regioni si stanno consolidando, altre ancora emergendo. La PLV, cresciuta fino al 1997, negli ultimi anni registra una certa stabilità determinata dall andamento negativo dei prezzi, dalla staticità dei consumi e da un forte aumento dei costi. Al 2002 la PLV florovivaistica è del 5,5% dell intero comparto agricolo, con una produzione di fiori e piante da vaso pari a 1.550.358 (migliaia di euro) ed una produzione vivaistica pari a 888.963. Il risultato di stabilità, in ogni caso è frutto di due andamenti divergenti: il sub comparto fiori e piante in vaso in netta discesa ed il settore vivaismo in netta e costante crescita. I dati, inoltre, confermano una forte frammentazione ed una marcata presenza di piccoli produttori. Il 94% delle aziende florovivaistiche è gestita direttamente dal conduttore, supportato da manodopera familiare, soprattutto a nord; nelle regioni del mezzogiorno, infatti, si evidenzia una tendenza a far ricorso a manodopera extra-familiare in misura maggiore rispetto al nord. Stanno diffondendosi aziende con salariati anche extracomunitari ai quali si ricorre prevalentemente nelle operazioni di raccolta e pre-confezionamento. Secondo i dati dell ultimo censimento, nelle 33.181 aziende florovivaistiche censite viene fornita manodopera da 112.280 occupati di cui oltre la metà (57%) rappresentata dal conduttore, dai suoi familiari e dai parenti. L altra manodopera aziendale (42%) è maggiormente rappresentata da occupati a tempo determinato. Il 43% della manodopera complessiva è concentrata a nord. Il 70% della SAU delle aziende florovivaistiche è detenuta dal conduttore a titolo di proprietà; l affitto è percentualmente più utilizzato a nord. Per quanto concerne i costi di produzione primo fra tutti va citato il costo energetico, seguito, soprattutto a sud, da quelli connessi alla disponibilità idrica. Notevoli sono, inoltre, i costi legati alla manodopera (che in Italia sono significativamente superiore a quelli di Olanda, Germania e Francia), al trasporto, agli oneri fiscali, ecc..

REGIONE MARCHE 8 CONSIGLIO REGIONALE Oltre a ciò l Italia subisce anche insufficienze strutturali nonché un inadeguata politica dei trasporti. Inoltre, alla concorrenza storica di paesi europei come l Olanda, si è aggiunta anche quella di paesi extracomunitari, sia europei sia di altri continenti (Africa), molto competitivi in termini di prezzo. Fattori esterni non determinabili dagli operatori florovivaistici hanno contribuito ad accentuare la crisi del comparto, al punto da rendere indispensabile l individuazione delle linee programmatiche di indirizzo e di intervento valide per l intero territorio nazionale in una visione di filiera e, a livello regionale, di un piano florovivaistico regionale. I problemi legati al florovivaismo nazionale possono essere così sintetizzati: - elevati costi di produzione; - scarsa organizzazione; - difficoltà dei trasporti. I fattori di origine e dimensione internazionale: - evoluzione degli atteggiamenti del consumatore, con maggiore orientamento alla qualità del prodotto e dei servizi offerti; - modifica dei canali distributivi con l apertura dei punti verdi presso la GDO (Grande distribuzione organizzata); - innovazione tecnologica che diventa fattore di competitività; - concorrenza internazionale resa sempre più aggressiva sia in ambito europeo che extra-europeo; - globalizzazione dei mercati conseguente allo sviluppo dei trasporti e delle tecniche di conservazione per i prodotti recisi; - una serie di accordi commerciali comunitari che consentono importazioni a dazi nulli o ridotti; SPG (Sistema preferenze generalizzate) e accordi di Lomè nei confronti dei paesi APC (Africa, Caraibi, Pacifico). Nonostante i problemi e le criticità esposte, il florovivaismo italiano (composto da fiori recisi, fronde, piante da appartamento e materiale da moltiplicazione) rimane, comunque, un settore di punta dell agricoltura italiana con esportazioni che per i soli fiori e piante è di circa 432.000 migliaia di euro (contro i circa 333.000 del 1998) e contribuisce per il 23% alla formazione della produzione florovivaistica europea, risultando così seconda solo all Olanda che da sola rappresenta il 33,8%. Complessivamente il florovivaismo costituisce il 4,3% della produzione agricola finale dell UE. La bilancia commerciale italiana ha mostrato dal 1995 al 1998 un saldo attivo rispettivamente di 55, 152, 147 e 150,4 miliardi di lire, con un aumento delle fronde ed una lieve diminuzione di fiori recisi e piante in vaso. Dati recenti, evidenziano un incremento delle esportazioni relativamente al comparto alberi ed arbusti e fogliame fresco e secco; per contro, una lieve flessione sta registrando il subsegmento fiori freschi recisi. La produzione del comparto floricolo ha segnato un trend positivo, negli anni 80-90, per effetto di un andamento positivo dei consumi. Successivamente questa tendenza evolutiva ha manifestato, negli anni 90, una situazione di stallo e, in alcuni casi, delle inversioni di tendenza dovute a molteplici fattori, tra cui l aumento dei costi di produzione, la segmentazione dell offerta e della domanda, la diminuita competitività delle produzioni nazionali, la dipendenza biologica dall estero (in particolare per i materiali di moltiplicazione). Negli scambi commerciali con gli altri paesi, le prime tre voci riguardanti le esportazioni riguardano: 1. alberi ed arbusti da esterno; 2. piante vive; 3. piante da interno; mentre per quanto riguarda le importazioni le prime tre voci sono rappresentate da: 1) piante da interno (con trend in diminuzione); 2) fiori recisi; 3) ed il gruppo Rododendri-azalee. Nel corso degli ultimi anni si è assistito anche ad una modifica della distribuzione delle produzioni sul territorio nazionale. La coltivazione dei fiori recisi si è spostata infatti verso sud tanto che oggi circa il 65% della produzione nazionale proviene dal meridione, mentre il nord Italia mantiene il primato per le piante in vaso con il 70% della produzione. Ciò in relazione soprattutto, ad una maggiore disponibilità di manodopera soprattutto a costi più bassi, ed alla possibilità di ottenere la produzione anche in pieno campo, considerato il diverso clima. Consumi Rilevanti sono le differenze tra i Paesi del nord Europa ed i Paesi mediterranei. Tale diversità si riscontra sia nella scelta dei prodotti, sia nelle motivazioni d acquisto legate non solo ai differenti livelli di reddito ma anche alle diverse abitudini dei consumatori. La cura del verde, nonostante riceva oggi più attenzioni che in passato in quanto comunque vi è una maggiore sensibilità ambientale, rimane caratteristica più marcata delle popolazioni del nord Europa. Il valore dei consumi pro-capite di fiori, fronde e piante in vaso oscilla dai 100 euro annui del nord Europa ai 60 euro dell Italia. Essi cambiano a seconda delle aree (aree urbane o extra-urbane) e a seconda delle fasce d età.

REGIONE MARCHE 9 CONSIGLIO REGIONALE Il consumatore italiano acquista fiori e piante prevalentemente in occasione di ricorrenze (feste, quali compleanni e anniversari e circostanze particolari quali S. Valentino, festa della donna, ecc.). Va, pertanto informato ed orientato all acquisto affinché scelga secondo le caratteristiche e la qualità del prodotto e va abituato ad inserire i fiori e le piante nella spesa giornaliera; va, inoltre, coinvolto nella cultura del verde così come i fornitori ai quali si chiede di offrire un servizio diverso, con un supporto diretto al consumatore nella conoscenza delle tecniche di mantenimento e di cura del prodotto acquistato, ad una scelta a monte verso prodotti di qualità. Per questo risulta fondamentale la struttura dei punti vendita in quanto solo nei punti vendita specializzati per il florovivaismo e nei garden center i consumatori vengono assistiti con servizi mirati, con personale specializzato nella cura delle piante; inoltre in tali strutture i clienti trovano assistenza per soddisfare le specifiche esigenze ed hanno la garanzia di un ampia gamma di prodotti e, soprattutto, trovano in vendita prodotti selezionati. Mercati In Olanda le tipologie floricole commercializzate, per lo più attraverso il sistema dell asta, sono: rose, crisantemi, tulipani, lilium e garofani per i fiori recisi, per le piante in vaso sono: ficus, acena, hedera, begonia e rododendro. Si rileva che i grossisti stanno assumendo un ruolo sempre più determinante nel sistema distributivo europeo, perché oltre ad acquistare fiori e piante da essi stessi selezionati e confezionati, sono sempre loro stessi che si occupano della rivendita attraverso il sistema dei carrelli, non solo ai mercati ma anche al dettaglio ai fioristi. Queste figure, anche in relazione alle grandi dimensioni raggiunte, acquisiscono sempre più valore aggiunto. In Italia la situazione è assai confusa e frammentata a causa soprattutto dell elevato numero di strutture esistenti (2-3 mercati per regione). In ogni caso l Italia, nelle diverse tipologie di prodotto, trova favorevoli condizioni di mercato per quanto riguarda le piante in vaso, le piante da fiore, le piante verdi, le piante mediterranee ed il verde da taglio specie per quanto riguarda le esportazioni verso mercati americani e giapponesi. Si registrano invece condizioni sfavorevoli nei settori delle piante acidofile (azalee, rododendri, camelie, ecc.) dei bulbi e dei fiori recisi. In particolare per le rose si assiste ad importazioni extracomunitarie, per i garofani ed i crisantemi il prodotto nazionale soffre la concorrenza di quello olandese. Infine su alcune specie (es. orchidee e gerbere) il consistente aumento dell offerta ha portato ad una consistente diminuzione dei prezzi. Per le piante verdi e fiorite da interno si assiste ad una contrazione dei consumi delle taglie grandi a favore di quelle più piccole che, grazie a prezzi inferiori, stanno rappresentando un buon mercato per le aziende attrezzate ed orientate a questa tipologia produttiva. Per le piante da esterno, da utilizzare per il verde privato e pubblico, si registra la stessa tendenza anche in virtù del ristagno della domanda di grandi latifoglie prima richieste dalla Germania. Prevedibile ancora uno sviluppo per l hobbystica e le fronde. La domanda di prodotti florovivaistici è strettamente influenzata dall andamento del reddito per cui, dopo una lunga fase di espansione, vi è stata una situazione di stallo che sembra possa essere superata con la ripresa della crescita economica dei paesi europei. Il previsto incremento di reddito pro-capite dei paesi europei, vista la forte correlazione positiva fra la domanda dei prodotti florovivaistici ed il livello di reddito, fa ben sperare in una previsione di aumento di capacità produttiva e, dunque, di offerta. L Unione Europea è diventata importatrice netta di fiori recisi a causa di una molteplicità di accordi commerciali dovuti ad una politica molto liberale dell Unione e ad una OCM non particolarmente incisiva. Tuttavia occorre sottolineare che la globalizzazione del mercato mondiale riguarda essenzialmente i prodotti recisi in quanto, per le piante in vaso, il costo del trasporto risulta ancora un fattore limitante per gli scambi internazionali specie su lunghe distanze, pertanto in questo settore si assiste ancora ad un regime di scambi limitato a paesi immediatamente prossimi. Ricerca La mancanza di una strategia di settore non influenza soltanto la fase produttiva e commerciale ma estende i suoi effetti negativi anche all attività di ricerca. Distribuzione A livello di dettaglio si sta assistendo ad una diminuzione dei punti vendita specializzati e ad un aumento della diffusione della vendita di piante ornamentali attraverso i canali della GDO (supermercati e ipermercati) dove la vendita si caratterizza per una limitata gamma di specie e varietà, scelte tra le più comuni, tra le meno innovative e, di certo di non eccellenti livelli qualitativi, senza sottolineare poi, la mancanza di personale qualificato in grado di fornire spiegazioni necessarie al buon mantenimento delle piante stesse.

REGIONE MARCHE 10 CONSIGLIO REGIONALE SCENARIO REGIONALE Le origini dell attività florovivaistica marchigiana, o meglio dell area del Piceno possono ricondursi già dal 1929 dove nella zona di Grottammare risultano catastalmente presenti circa 8 Ha di coltivazione di agrumi, segno evidente di una realtà agronomica di primissimo valore. Per la verità le notizie acquisite più che parlarci di un organizzazione vivaistica vera e propria sottolineano il grande valore pedo-climatico dell area costiera del piceno ed indubbiamente una spiccata vocazione per tale attività. Il florovivaismo regionale inizia a prendere slancio negli anni 1950-60, in coincidenza con la prima crisi del settore orticolo. Proprio in quegli anni, infatti, per supplire alle difficoltà del settore orticolo, su spinta dell Ispettorato all agricoltura di Ascoli Piceno si intensificano le produzioni floro-vivaistiche con una significativa coltivazione di garofani, nella Val Tesino e la produzione di piante ornamentali in sostituzione di materiali di moltiplicazione delle specie ortive. La produzione floricola aveva il grande vantaggio che pur potendosi svolgere con poca superficie di terreno, i così detti fazzoletti di terra, consentiva un alto livello di occupazione e tenuto conto di un mercato in forte crescita, anche a redditi più che soddisfacenti. Ma, superato questo periodo, il vivaismo ritornava alle produzioni caratteristiche della zona. Iniziava, così, l interesse verso l attività vivaistica in tutta la zona del Piceno, ma si trattava di un attività dove l aspetto commerciale prevaleva su quello produttivo. Un caso a parte, invece, dove l aspetto produttivo era prevalente e di grande interesse era rappresentato da Montemaggiore sul Metauro dove, in pochi anni, si poteva assistere ad una forte e significativa concentrazione di produzione di crisantemi. Attualmente la situazione è alquanto diversificata: la coltivazione di fiori recisi nell area particolarmente vocata di Montemaggiore e di tutta la Vallata del Metauro si sta lentamente ridimensionando, pur rimanendo ancora di significative dimensioni, in quanto il reciso già da qualche anno non è più competitivo, di difficile affermazione e con pochi margini di reddito; l attività vivaistica sta assumendo significative dimensioni sotto l aspetto produttivo che risulta rafforzato e prevalente rispetto a quello commerciale di un decennio fa. L attività florovivaistica vede una forte concentrazione nella provincia di Ascoli Piceno, in particolare nei Comuni di Grottammare, S. Benedetto del Tronto, Cupramarittima, Ripatransone, Massignano ecc., uno sviluppo consistente lungo tutta la fascia costiera, nei Comuni circostanti le principali Valli del territorio regionale, a macchia di leopardo intorno alle principali città. La produzione del Piceno è orientata, in particolare, verso piante ornamentali mediterranee per arredo urbano, parchi e giardini quali oleandri, allori, lecci, viburni, palmizi, melograni ecc.; lungo la Vallata del Metauro vi è, come già accennato, una forte concentrazione del fiore reciso; una diffusione su tutto il territorio regionale si riscontra per le piante ornamentali da giardino annuali (petunie, begonie, gerani, ortensie ecc.), per le piante fiorite da interno (azalee, camelie ecc.) e per tutta la gamma di essenze aromatiche che, in questi ultimi anni, stanno avendo uno sviluppo consistente soprattutto in combinazione con la produzione di piante mediterranee classiche. In sintesi i segmenti del florovivaismo presenti nelle Marche, possono essere ricondotti a: 1) piante e fiori in vaso; 2) vivaismo ornamentale e frutticolo; 3) vivaismo orticolo; 4) fiori e fronde recisi. La Regione Marche, con circa 1334 Ha di superficie e n. 803 aziende florovivaistiche, di cui n. 573 vivai su una sup. di 1115 Ha, riveste una buona posizione nel vivaismo nazionale, collocandosi tra le regioni vocate al vivaismo (dati censimento agricoltura 2000). Nell anno 2002 il totale della produzione florovivaistica è stato di 30.361 (000 euro) di cui 13.679 (000 euro) relativa alla produzione di piante e fiori e 16.682 relativa ai vivai. La PLV del florovivaismo sul totale PLV agricola è del 2,6% (nel 2001 era del 2.3%). Attualmente, dopo circa dieci anni di sviluppo, il settore vede la fase espansiva condizionata dalla progressiva riduzione dei margini di utile. Si tratta comunque di uno dei settori produttivi agricoli dotati di maggior vitalità, contraddistinto dalla nascita di nuove imprese condotte da giovani e con ulteriori margini di espansione. Il florovivaismo è senza dubbio uno dei settori in cui la nostra regione può fondare lo sviluppo e la qualificazione dell agricoltura. Punti di forza e di debolezza del vivaismo regionale Punti di forza: - favorevoli condizioni pedoclimatiche, specialmente in alcune aree della regione; - presenza di capacità professionali diffuse sia nelle grandi che nelle piccole imprese; - buona, in molti casi ottima, qualità del prodotto; - posizione favorevole dal punto di vista geografico: relativa vicinanza ai principali mercati nazionali specie del nord Italia, stante il collegamento autostradale. Punti di debolezza: - strutture aziendali eccessivamente polverizzate;

REGIONE MARCHE 11 CONSIGLIO REGIONALE - scarsa presenza di manodopera qualificata; - bassi investimenti nell innovazione; - insufficiente ruolo dell associazionismo; - assenza di investimenti nel marketing, nell adozione di politiche di valorizzazione di prodotto e di promozione;. - scarsa incidenza dell attività di promozione e commercializzazione collettiva; - scarsa importanza al confezionamento ed alla presentazione del prodotto, in particolare secondo le esigenze dei paesi del nord Europa; - la produzione, in particolare delle piccole imprese locali, viene spesso commercializzata con contratti di subfornitura ad imprese leader di altre regioni (es. Toscana); - scarsa riconoscibilità del prodotto a livello nazionale ed europeo. Tali elementi specifici, naturalmente, si aggiungono alla criticità che il settore vive a livello nazionale ed indicate nel capitolo precedente. OBIETTIVI E LINEE DI INDIRIZZO Innanzitutto è opportuno definire con precisione cosa si intende con il termine florovivaismo. Possiamo affermare che trattasi indiscutibilmente di un attività agricola qualora almeno il 51% della produzione commercializzata sia di provenienza aziendale. E da considerare produzione aziendale anche la coltivazione per accrescimento di piante e/o parti di piante acquisite da altri produttori. Ciò in conformità a quanto previsto al riguardo dal decreto legislativo 228/2001 dal quali si evince che l attività agricola diventa sempre più ampia rispetto al fulcro delle coltivazioni tradizionali e delle produzioni convenzionali. In questo senso anche l attività di assistenza e consulenza tecnica fornita al cliente nella scelta delle piante e/o di fiori, come la cura di parchi, terrazzi e giardini, nonché la fornitura di prodotti direttamente connessi alla crescita di piante (fertilizzanti, fitofarmaci, vasi, eccetera), rientra nell attività agricola. Il sostegno al settore da parte dell Amministrazione regionale passa anche attraverso un processo di semplificazione delle procedure e degli adempimenti cui sono tenuti gli operatori del settore. Tale processo è stato fattivamente attivato dalla l.r 26/2004 relativa al decentramento delle competenze in agricoltura che, nel caso di specie, ad esempio, attribuisce ai Comuni la funzione del rilascio dell autorizzazione all esercizio dell attività florovivaistica sulla base di indirizzi e criteri che la Giunta regionale provvederà ad emanare entro sei mesi dall approvazione del presente atto. Sempre a tal fine risulta opportuno precisare che le strutture necessarie a svolgere tale attività, come ad esempio le serre e gli ombrai, sono da considerare strutture mobili ed in questo senso dovrebbero essere aggiornati gli strumenti urbanistici di tutti i Comuni. Inoltre, risulta necessario aggiornare la normativa regionale in materia, la l.r. 13/1985, per introdurre indici e parametri di edificabilità, nel caso di serre in muratura ad esempio, adeguati alle specificità e particolarità del settore e del suo sviluppo. Altro intervento regionale a sostegno del florovivaismo regionale è rappresentato da una rinnovata attenzione, espressa attraverso l introduzione di specifiche azioni o priorità nell ambito degli strumenti programmatori di sviluppo, come ad esempio il PSR Marche, per: a) sviluppare produzioni il cui livello qualitativo sia il più alto possibile, in tutti i suoi aspetti estrinseci ed intrinsechi; intendendo con ciò che la Regione intende favorire e sostenere produzioni di livello, in grado di soddisfare un consumatore medio-alto e nicchie di mercato esigenti, dove il fattore qualità sia una discriminante rispetto ad altre variabili quali il prezzo, la comodità dell acquisto ecc. Questo obiettivo può essere perseguito agendo anche attraverso una campagna di pubblicizzazione delle produzioni regionali; b) privilegiare le produzioni che, oltre che qualitativamente valide, siano autoctone, tipiche e tradizionali, con un forte legame con il territorio. A tal fine un efficace supporto può essere costituito dal programma triennale per il recupero e valorizzazione della biodiversità di cui alla delibera consiliare n. 158 del 14/12/ 04; c) sostenere la ricerca al fine di puntare ad una sorta di innovazione nella tradizione, intendendo con ciò migliorare, dove ritenuto necessario, le produzioni tradizionali tipiche del territorio, nonché porre a disposizione degli operatori, materiale di base selezionato nei nostri ambienti, in alternativa a quello acquisito dall estero, che mal si adatta alle condizioni climatiche locali; d) valorizzare le specie autoctone con azioni che esaltino il prodotto ed il valore del territorio da cui provengono; azioni, dunque, che mettano in evidenza un forte legame con la terra d origine: non prodotti anonimi ma prodotti che parlino del territorio da cui provengono; e) sostenere ed adeguare tutti gli anelli della filiera, intendendo con ciò: 1) migliorare e meglio razionalizzare l organizzazione aziendale al fine di rendere sempre più efficiente ed economica l attività; 2) investire in infrastrutture e macchine che consentano il più elevato livello qualitativo di produzione possibile, conciliato con il necessario rispetto dell ambiente e del territorio; 3) provvedere ad un adeguata formazione degli operatori, al fine elevarne il livello conoscitivo anche verso le più moderne tecniche di produzione e le più efficaci strategie di distribuzione, per accrescere la capacità concorrenziale del prodotto Marche sui mercati nazionali ed internazionali;

REGIONE MARCHE 12 CONSIGLIO REGIONALE 4) sostenere un adeguata assistenza fitopatologia, anche avvalendosi della collaborazione del Servizio fitosanitario regionale, che consenta non solo di intervenire in termini, di tempestività in condizioni di emergenza, ma anche di consentire un monitoraggio periodico che consenta di affrontare le situazioni patologiche in fase iniziale, al fine di qualificare le nostre produzioni anche sul piano sanitario; 5) investire, nell ambito dello specifico programma operativo di cui alla l.r. 37/1999 e di quelli interregionali, in ricerca applicata, così da rendere più efficaci e prontamente fruibili nei nostri habitat le innovazioni definite dalla scienza; 6) promuovere progetti sul compost derivato dai rifiuti, al fine di ridurre i costi di smaltimento, recuperando la parte organica, da utilizzare, previo trattamento, come compost di qualità a basso costo, in alternativa alla torba; 7) favorire la diffusione di un adeguato packaging ad oggi ancora fattore marginale e tenuto in scarsa considerazione da parte degli operatori ma elemento essenziale ed indispensabile per poter conquistare alcuni mercati, in particolare quelli del nord Europa, molto attenti a tale requisito; 8) organizzazione della logistica e della qualità del trasporto e della puntualità delle consegne, elementi anche questi spesso trascurati o tenuti in scarsa considerazione dai nostri imprenditori; 9) affrontare il problema dell ecocompatibilità; 10) semplificare gli adempimenti amministrativi. La Regione, inoltre, intende rivitalizzare e rafforzare il valore dell associazionismo, ritenuto essenziale per la sopravvivenza e lo sviluppo dei piccoli produttori e di estrema utilità anche per i più grandi. A tal fine le due Associazioni regionali ad oggi riconosciute (tabella 2) saranno stimolate e sostenute anche per attivare azioni coordinate e sinergiche finalizzate a: - organizzare l offerta, adeguandola agli standard specifici richiesti in particolare dai mercati europei, facendo sì inoltre, che vi siano referenti esperti, capaci di fornire indicazioni aggiornate e precise sulle produzioni in essere, sulla loro localizzazione ecc.; - organizzare l assistenza tecnica contribuendo a risolvere problematiche comuni e ad individuare soluzioni efficaci; - promuovere consorzi coinvolgendo produttori di materiale d imballaggio, al fine di studiare e diffondere confezioni più adatte alle esigenze della filiera e del mercato; - essere momento di confronto, di scambio di informazioni e di iniziative comuni tra associati; - realizzare indagini di mercato ed impostare strategie e sistemi organizzativi per razionalizzare la presenza sui mercati, individuando i mercati di interesse, le tipologie di prodotto ritenute interessanti ecc.; - determinare economie di scala su alcuni costi favorendo, laddove possibile (acquisto terricci, vasellame ecc.), acquisti collettivi che consentano un netto risparmio su i costi di produzione. A tal fine può risultare conveniente favorire anche la gestione in forma associata di alcune funzioni (contabilità, amministrazione); - aggiornare gli associati sull applicazione di normative specifiche relative ad adempimenti fiscali, autorizzazioni ecc.. Le Associazioni dovrebbero anche essere gli interlocutori diretti con le autorità regionali, al fine di affrontare le problematiche in essere e trovare le adeguate soluzioni, laddove possibile, per favorire e sostenere al meglio tutto il comparto. Uno dei limiti che condiziona oggi l affermazione del florovivaismo marchigiano è rappresentato da una sorta di dipendenza delle nostre produzioni da altre regioni, considerate leader in termini di organizzazione commerciale ma non sicuramente in termini produttivi; ci si riferisce in particolare, al mercato toscano e della provincia di Pistoia. Tale condizione ci ha permesso di crescere in termini produttivi e qualitativi, ma oggi si manifesta come una forte limitazione per l identificazione delle nostre produzioni. Va dunque recuperata una forte determinazione per uscire da questo anonimato, per scoprirci come realtà produttiva regionale, originale e specifica, puntando con le nostre produzioni più qualificate, su tutte le fasce di mercato più alte e su strumenti di distribuzione più adeguati. Dobbiamo orientarci su prodotti facilmente identificati nella loro origine. Anche per questo comparto, dunque, il tema della tracciabilità e dell identificabilità risultano essenziali per lo sviluppo del settore e per la conquista dei mercati. Obiettivo è creare un immagine stabile di elevatissima qualità, di serietà nei rapporti commerciali, di ottima presentazione del prodotto, assicurata e garantita da un marchio unico ed univoco di facile identificazione. In conseguenza di ciò, il nostro sistema florovivaistico deve attrezzarsi per vincere la sfida sul terreno della qualità, una qualità intesa come: - qualità del processo produttivo, legata all ambiente pedoclimatico in cui si opera: ogni processo deve essere ispirato a criteri tecnici omogenei e standardizzati che consentano di garantire la migliore qualità delle produzioni; - qualità del prodotto, con particolare cura alla sana e robusta crescita dell apparato radicale in modo tale da consentire alle piante di attecchire e crescere anche negli ambienti più difficili come quelli urbanizzati e attraverso la garanzia di standard qualitativi elevati, permanenti nel tempo e facilmente misurabili e confrontabili. - qualità totale della produzione florovivaistica marchigiana, con particolare attenzione alle piante ornamentali mediterranee, come somma algebrica dei fattori precedentemente esposti e supportata dall orga-

REGIONE MARCHE 13 CONSIGLIO REGIONALE nizzazione delle singole aziende, del sistema produttivo e territoriale, da una continua attività di selezione varietale e di conservazione del germoplasma. Inoltre, sempre in termini di qualità, un particolare interesse dovrà essere riservato alle produzioni certificate come biologiche, in quanto questo requisito, rende particolarmente apprezzato il prodotto nei mercati del nord Europa. Si è consapevoli che la sola qualità del prodotto è un requisito essenziale ma da sola non sufficiente per consolidare ed acquisire ulteriori spazi di mercato. Occorre infatti che essa sia supportata e sostenuta da un efficace azione di marketing per promuovere le produzioni regionali ed un organizzazione commerciale che risolva i problemi legati ai costi di trasporto ed alla frammentarietà dell offerta, soprattutto per l accesso a nuovi mercati esteri anche extra europei. A tal fine l ASSAM, in collaborazione con le competenti strutture organizzative della Giunta regionale e d intesa con le Associazioni riconosciute, dovrà definire i criteri, i requisiti ed i sistemi di certificazione delle nostre produzioni come pure le procedure di controllo più efficaci per dare sicurezza e certezza di riferimento ai consumatori, oltre che naturalmente, assicurare il rispetto di tutte le vigenti normative e disposizioni comunitarie, nazionali e regionali di riferimento. Particolare attenzione dovrà essere posta nei confronti della qualità del materiale di propagazione; l ASSAM, tramite il Servizio fitosanitario regionale potrà farsi carico del controllo della materia prima. Relativamente all aspetto finale della filiera, l intervento regionale sarà orientato a promuovere e sviluppare azioni come: - stimolare e favorire le forme di aggregazione tra operatori (consorzio export ecc.); - promuovere l immagine del prodotto legandolo all immagine del territorio della nostra regione e all elevata qualità della vita che contraddistingue le Marche, inserendo, ad esempio, anche il florovivaismo nel più ampio paniere delle qualità regionali tipiche agricole ed agroalimentari, sostenuto dal programma promozionale regionale e utilizzando tutti i mezzi di comunicazione di massa sia generici che specializzati; - promuovere il marchio regionale di qualità QualiMarche con iniziative mirate anche per il florovivaismo; - dedicare al settore uno spazio specializzato sul portale regionale interattivo, in fase di elaborazione con le risorse del PSR Marche Misura M, destinato ad operatori e non; - concertare con l ICE - ISTITUTO COMMERCIO ESTERO - uno specifico programma di iniziative promo commerciali mirate da realizzarsi sui più importanti mercati europei (organizzazione di incontri con delegazioni estere sia in loco che nei mercati ritenuti di interesse, ecc.); - stimolare la diffusione di una comune sensibilità affinché, nelle collettività locali, nella predisposizione di parchi e giardini, pubblici e privati, vengano sempre privilegiate le produzioni regionali, quali strumenti efficaci per la diffusione di specie autoctone e, quindi, per il miglioramento del nostro sistema ambientale.

REGIONE MARCHE 14 CONSIGLIO REGIONALE Tabella 1 Aziende florovivaistiche iscritte al Registro ufficiale dei produttori (1) Servizio fitosanitario Regione Marche Provincia Ancona Provincia Ascoli Piceno Provincia Macerata Provincia Pesaro Urbino Altre extra regione Totale Settore attività ornamentali 63 286 72 38 5 464 di cui (2) : Produttori 49 258 37 26 4 Importatori 2 4 1 3 0 Commercianti 21 28 39 17 3 Settore attività floricole 57 99 70 41 7 274 di cui (3) : Produttori 42 69 28 29 6 Importatori 3 2 1 3 0 Commercianti 20 33 43 15 3 TOTALE 120 385 142 79 12 738 Tabella 2 Regione Marche: n. 2 associazioni florovivaistiche riconosciute: - Associazione florovivaistica delle Marche - A.Flor.Marche costituita nel 1996 con sede ad Ancona. - Associazione florovivaisti delle Marche - Marcheflor costituita nel 1999 con sede a Grottammare (AP). Associazioni produttori regione Marche - Anno 2000 N. soci produttori singoli (a) N: produttori soci di cooperative (b) N: totale produttori (a+b) Vo lume immesso nel mercato (n. piante e fiori) Valore dei prodotti commercializzati anno 2000 (Lire) A.Flor.Marche 197 23 220 8.265.897 7.278.164.508 Mar cheflor 103 0 103 2.800.000 5.500.000.000 (1) L iscrizione al registro va effettuata dalle aziende florovivaistiche, ai sensi dell articolo 7 del d.lgs. 536/ 1992 e dell articolo 19 del d.m. 31 gennaio 1996. Sono esonerati dall iscrizione i piccoli produttori, cioè coloro che producono e vendono i vegetali elencati nell Allegato V Dir. 77/93/CEE nell ambito del mercato locale, inteso come territorio provinciale, a persone non professionalmente impegnate nella produzione di vegetali. (2) Il produttore, l importatore ed il commerciante possono anche essere la stessa azienda. Si rileva, comunque, che pochissimi sono gli iscritti che coprono tutte e tre le figure e che, solitamente il commerciante non è produttore. (3) Idem, come nota 2.