Il 31 marzo 2009, le obbligazioni BETA sono vendute ad un prezzo unitario di 11.



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ESERCIZIO N 1 Il 10 febbraio 2007, la società BIOX acquista i seguenti titoli a reddito fisso: - 10.000 obbligazioni quotate emesse dalla società ALFA al prezzo unitario di 8. Il valore nominale dei titoli è di 10. Il piano di ammortamento prevede il rimborso integrale del capitale alla scadenza; - 5.000 obbligazioni quotate emesse dalla società BETA al prezzo unitario di 10. Il valore nominale dei titoli è di 10. Le obbligazioni ALFA classificate tra le immobilizzazioni finanziarie poiché destinate ad essere detenute sino alla scadenza; le obbligazioni BETA sono state acquistate con finalità di negoziazione. Al 31.12.2007, si dispone delle seguenti informazioni: - il valore di mercato medio degli ultimi sei mesi delle obbligazioni ALFA è pari a 11; - il valore di mercato medio dell ultimo mese delle obbligazioni ALFA è pari a 7; - il valore di mercato medio dell ultimo mese delle obbligazioni BETA è pari a 6; - il valore di mercato medio degli ultimi sei mesi delle obbligazioni BETA è pari a 9. Al 31.12.2008, si dispone delle seguenti informazioni: - il valore di mercato medio degli ultimi sei mesi delle obbligazioni ALFA è pari a 10; - il valore di mercato medio dell ultimo mese delle obbligazioni ALFA è pari a 9; - il valore di mercato medio dell ultimo mese delle obbligazioni BETA è pari a 8; - il valore di mercato medio degli ultimi sei mesi delle obbligazioni BETA è pari a 7. Il 31 marzo 2009, le obbligazioni BETA sono vendute ad un prezzo unitario di 11. Il candidato rediga le scritture contabili connesse: - all acquisto degli strumenti finanziari; - alla valutazione delle obbligazioni al 31.12.2007 e al 31.12.2008 illustrando in modo dettagliato il ragionamento seguito; - alla vendita delle obbligazioni BETA. ESERCIZIO N 2 In data 1/1/2008, la società Gamma emette un prestito obbligazionario con le seguenti caratteristiche: - valore nominale unitario titoli : 1; - numero titoli emessi: 500.000; - valore di emissione: 0, 9; - durata del prestito: 5 anni, - tasso di interesse annuo: 5%. Il piano di ammortamento prevede il rimborso del prestito in cinque rate a quota costante da corrispondersi al 31.12. congiuntamente agli interessi annui. Il candidato rediga la scrittura contabile relativa alla sottoscrizione del prestito obbligazionario e il piano di ammortamento del disaggio / aggio di emissione.

ESERCIZIO N 3 Al 31.12.2008, il valore nominale dei crediti iscritti nell attivo dell impresa ALFA ammonta a 150.000; il fondo svalutazione crediti risulta pari a 20.000. Gli amministratori esaminano tale voce ai fini dell iscrizione in bilancio sulla base di un campione di 10.000 che risulta così composto: - 6.000 crediti vivi - 2.500 crediti incagliati - 1.500 crediti in sofferenza. Il candidato determini se, ipotizzando delle percentuali di svalutazione del 3% per i crediti vivi, del 35% per i crediti incagliati, del 94% per i crediti in sofferenza, devono essere effettuati ulteriori accantonamenti al fondo svalutazione crediti ed effettui le relative scritture di fine esercizio.

SOLUZIONE ESERCIZIO N 1 Rientrano nell ambito della categoria dei titoli a reddito fisso, gli strumenti di debito rappresentativi di un prestito monetario con il quale il mutuante si impegna a cedere una certa somma di denaro al tempo t per riaverla, in un futuro prestabilito, maggiorata dell interesse ( titoli di Stato con o senza cedola, le obbligazioni ). In merito all iscrizione in bilancio dei titoli, il principio contabile numero 20 ( OIC 20 Titoli e partecipazioni ) precisa: Una corretta classificazione dei titoli è fondamentale per una altrettanto corretta attribuzione di valore agli stessi; infatti la prima costituisce premessa alla seconda per la correlazione esistente nella fattispecie tra le due operazioni. La classificazione contabile dei titoli nel comparto immobilizzato o non immobilizzato deve essere fondata su un criterio di distinzione di tipo funzionale. Essa è, di conseguenza, strettamente connessa con le decisioni degli organi amministrativi, avuto riguardo ai programmi che intendono attuare nell'esercizio o negli esercizi successivi. Ne segue che appartengono alla categoria delle immobilizzazioni i titoli destinati, sempre per decisione degli organi amministrativi, ad essere mantenuti nel patrimonio aziendale quale investimento durevole sino alla loro naturale scadenza; mentre specularmente appartengono alla categoria delle attività finanziarie non immobilizzate i titoli che, sempre per scelta degli organi amministrativi, sono destinati ad essere negoziati. Poiché la classificazione dei titoli tra i valori immobilizzati e non immobilizzati può determinare l'adozione di criteri diversi di valutazione e, ancora, poiché uno dei postulati del bilancio richiede la costanza nel tempo dei criteri di classificazione e di valutazione, gli organi amministrativi non possono scegliere la classificazione al solo scopo di attuare politiche di bilancio finalizzate ad un determinato risultato d'esercizio. I titoli iscritti nelle immobilizzazioni sono valutate al minore fra costo di acquisto e valore durevole. I titoli iscritti nell attivo circolante sono valutati al minore fra costo di acquisto e valore di realizzazione desumibile dal mercato. In merito alla nozione di valore durevole e alla svalutazione dei titoli immobilizzati, lo stesso OIC 15 afferma: Le condizioni per procedere alla svalutazione sono identificabili in ragioni economiche gravi che abbiano carattere di permanenza temporale. Allorché si manifestino variazioni negative, espresse dal mercato o dalla gestione dell'azienda emittente i titoli, tali da indurre gli organi amministrativi a ritenere con ragionevolezza e fondatezza che si sono modificate in modo presumibilmente durevole le condizioni che fino a quel momento avevano fatto ritenere il costo di acquisto quale parametro di valutazione corretto, si deve svalutare tale costo. Va precisato anzitutto in proposito che, trattandosi di titoli immobilizzati, non può essere considerato motivo di abbattimento del costo un improvviso e generalizzato ribasso del valore di mercato; questo può costituire solo elemento segnaletico di un'eventuale perdita durevole di valore. Il ribasso del mercato non costituisce perciò tout court obbligo di svalutazione. Infatti la disciplina civilistica per i titoli immobilizzati, diversamente dai titoli appartenenti all'attivo circolante, per i quali è prevista l'adozione a fine esercizio del minore tra il costo d'acquisto e il valore di realizzazione desumibile dall'andamento del mercato, non prevede il richiamo a quest'ultimo principio. L'unico riferimento per svalutare un titolo immobilizzato è rappresentato da una perdita duratura di valore; in tal caso incorre l'obbligo della riduzione di valore. Per i titoli quotati il valore di listino di fine esercizio non è necessariamente rilevante. Per questi il minor valore può essere utilmente stabilito con riferimento alla media dei prezzi di mercato di un

congruo periodo antecedente la data di chiusura dell'esercizio (per es. ultimi sei mesi), unitamente alle indicazioni successive alla chiusura dell'esercizio offerte dal mercato e alle condizioni economiche dell'emittente accertate tra la data di chiusura dell'esercizio e quella di formazione del bilancio. Per i titoli non quotati il minor valore è determinato in relazione alle negative condizioni economiche dell'emittente, accertate entro la data di formazione del bilancio, espresse dall'andamento del mercato, tenuti presenti anche i corsi di borsa di titoli similari. In sintesi, la svalutazione dei titoli a reddito fisso deve essere rilevata in presenza di un deterioramento delle condizioni economico-patrimoniali che potrebbe sfociare nell insolvenza dell emittente e quindi nel mancato recupero dell investimento per il sottoscrittore. Per quanto concerne i titoli non immobilizzati, sempre secondo quanto disposto dallo standard setter nazionale, il valore di presumibile realizzazione, da confrontare con il costo, è costituito dal valore di quotazione per titoli quotati in mercati organizzati, ufficiali o meno, purché questi ultimi, per volumi trattati e per caratteristiche di affidabilità, possano effettivamente esprimere quotazioni sufficientemente attendibili. Si possono considerare in astratto due possibilità: una fissa, cioè la data di fine esercizio (o quella di quotazione più prossima); la media delle quotazioni del titolo relative a un determinato periodo, più o meno ampio. Il dato puntuale di fine esercizio rappresenta la scelta che meno è influenzata da fattori soggettivi. Tuttavia la quotazione di una giornata può essere influenzata da fattori spesso esogeni, relativi a situazioni transitorie riferibili al singolo titolo o al mercato mobiliare nel suo complesso o addirittura, se i volumi trattati sono scarsi, può essere influenzata dagli operatori. Per queste ragioni le quotazioni di fine anno non sono considerate rappresentative dell' andamento del mercato, come previsto dal legislatore. La media delle quotazioni passate, per un periodo sufficientemente ampio, quale l'ultimo mese, è giudicata meglio rappresentativa. Tuttavia, in un mercato fortemente caratterizzato da quotazioni in flessione, l'assunzione della media aritmetica dei valori registrati nell'ultimo mese non esprime l'andamento del mercato; occorre allora tenere conto di valori medi inferiori, come quello riferito all'ultima settimana. Quando, tuttavia, il dato di mercato antecedente la chiusura dell'esercizio preso a riferimento è manifestamente incoerente con l'andamento relativo al periodo compreso fra la chiusura dell'esercizio e la data di formazione del bilancio, nel senso che il mercato evidenzia quotazioni in flessione, occorre tener conto anche di questo andamento nel formulare, nel rispetto sempre del principio della prudenza, un valore di realizzazione. Se, invece, la flessione del mercato nel periodo successivo alla chiusura dell'esercizio è così consistente da essere ritenuta evento eccezionale, tale fatto è da considerare evento dell'esercizio successivo; di conseguenza non si deve tener conto di ciò nelle valutazioni di fine esercizio. Di essi si deve, comunque, dare notizia in nota integrativa. Riguardo i titoli non immobilizzati, il valore di mercato è costituito dalla quotazione di titoli similari per affinità di emittente, durata e cedola. In mancanza di titoli similari il valore di mercato è rappresentato dal valore nominale, rettificato per tener conto del rendimento espresso dal mercato con riferimento a titoli di pari durata e di pari affidabilità di emittente. Nonostante le difficoltà pratiche per identificare un valore di mercato per titoli non quotati, in particolare per quelli rappresentativi di partecipazioni nel capitale di imprese o per quelli di difficile negoziazione, è necessario che i redattori di bilancio utilizzino tutte le informazioni disponibili, o reperibili per poter stimare il valore di realizzazione. La scarsa negoziabilità di un titolo è infatti indicativa di un valore di realizzazione potenzialmente basso e non può quindi giustificare il mantenimento acritico del valore di costo.

Nello svolgimento degli esercizi, ipotizzando sempre l acquisto di obbligazioni quotate, il valore durevole è rappresentato dal prezzo di mercato medio degli ultimi sei mesi; il valore di presunto realizzo è rappresentato dal prezzo medio dell ultimo mese. 1. Scritture contabili relative all acquisto dei titoli obbligazionari 10/02/2007 Obbligazioni ALFA @ Cassa 80.000 Obbligazioni BETA @ Cassa 50.000 2. Scritture di assestamento relative ai titoli obbligazionari al 31/12/2007 Il valore durevole delle obbligazioni ALFA, pari a 110.000 ( 11*10.000 ) è superiore al costo di acquisto: non vi sono i presupposti per rilevare una svalutazione del titolo. Il valore di presunto realizzo delle obbligazioni BETA, pari 30.000 ( 6*5.000 ) è inferiore al costo di acquisto ( 50.000 ): nel bilancio 2007 di BIOX figura una svalutazione di 20.000 ( 50.000 30.000 ). 31/12/2007 Svalutazione @ Obbligazioni BETA 20.000 Conto Economico @ Svalutazione 20.000 Stato Patrimoniale @ Obbligazioni ALFA 80.000 Stato Patrimoniale @ Obbligazioni BETA 30.000 3. Scritture di assestamento relative ai titoli obbligazionari al 31/12/2008 Il valore durevole delle obbligazioni ALFA, pari a 100.000 ( 10*10.000 ) è superiore al costo di acquisto: non vi sono i presupposti per operare una svalutazione del titolo. Il valore di presunto realizzo delle obbligazioni BETA, pari 40.000 ( 8*5.000 ), è superiore al valore contabile post-svalutazione ( 30.000 ) : la società ALFA rileva una ripresa di rettifica pari a 10.000 (40.000 30.000) 31/12/2008 Obbligazioni BETA @ Ripresa di rettifica 10.000 Ripresa di rettifica @ Conto Economico 10.000 Stato Patrimoniale @ Obbligazioni ALFA 80.000 Stato Patrimoniale @ Obbligazioni BETA 40.000

4. Rilevazione della vendita delle obbligazioni BETA Le obbligazioni BETA sono vendute ad un prezzo superiore ( 11 * 5.000 = 55.000) rispetto al valore contabile ( 40.000): la società BIOX iscrive nel conto economico 2009 un provento finanziario per 15.000. 31/03/2009 Cassa @ Diversi 55.000 Obbligazioni BETA 40.000 Plusvalenza su titoli 15.000 SOLUZIONE ESERCIZIO N 2 I prestiti obbligazionari rappresentano debiti finanziari tipici delle società per azioni che, con essi, si procura mezzi finanziari per sviluppare la propria attività; sono costituiti da titoli denominati obbligazioni. Le obbligazioni sono titoli di credito che documentano un prestito accordato dai sottoscrittori alla società emittente che si impegna a restituire entro termini prefissati e a corrispondere gli interessi. Le obbligazioni si differenziano dalle azioni che rappresentano una quota del capitale sociale; gli obbligazionisti sono quindi creditori della società mentre gli azionisti ne sono comproprietari. Le obbligazioni possono essere: - ordinarie: la loro sottoscrizione fa nascere l obbligo di versare la somma sottoscritta e il diritto di ricevere una remunerazione periodica e di ottenere a scadenza la restituzione del capitale; - convertibili, ossia titoli che oltre alle caratteristiche su enunciate offrono la possibilità di diventare socio della società emittente attraverso la loro conversione in azioni. Le obbligazioni ordinarie possono essere emesse: - alla pari: ciò avviene quando il valore di emissione coincide con il valore di rimborso espresso dal valore nominale dei titoli; - sotto la pari, se il valore di emissione è inferiore al valore nominale dell obbligazione; - sopra la pari, se il valore di emissione è superiore al valore nominale dell obbligazione. L emissione sotto la pari comporta: - per il sottoscrittore, la corresponsione di una somma inferiore rispetto a quella che si riceverà alla scadenza del prestito. La differenza tra il valore nominale e il valore di rimborso dei titoli sottoscritti costituisce un provento finanziario, denominato scarto di emissione positivo ( premio di sottoscrizione ), che va ad aggiungersi agli interessi attivi che saranno percepiti nel periodo di vita utile del prestito. - per l emittente, l incasso di una somma inferiore a quella che dovrà essere restituita agli obbligazionisti. La differenza tra il valore nominale ed il valore di rimborso dei titoli emessi costituisce un onere finanziario, denominato disaggio su prestiti, che va ad aggiungersi agli interessi passivi che saranno corrisposti nel periodo di vita utile del prestito. L emissione sopra la pari comporta: - per il sottoscrittore il versamento di una somma superiore rispetto a quella che si riceverà alla scadenza del prestito. La differenza tra il valore di rimborso e il valore di emissione dei titoli

sottoscritti costituisce un onere finanziario, denominato scarto di emissione negativo ( onere di sottoscrizione ); - per l emittente, l incasso di una somma superiore a quella che dovrà essere restituita agli obbligazionisti. La differenza tra il valore di rimborso ed il valore nominale dei titoli emessi costituisce un provento finanziario, denominato aggio su prestiti. Nel caso di emissione alla pari: - per il sottoscrittore il provento tipico dell operazione è rappresentato dai soli interessi attivi; - per l emittente il costo tipico dell operazione è rappresentato dai soli interessi passivi. Il legislatore civilistico disciplina il trattamento contabile esclusivamente del disaggio di emissione prevedendo che il disaggio su prestiti deve essere iscritto nell'attivo e ammortizzato in ogni esercizio per il periodo di durata del prestito. Il disaggio su prestiti è rilevato tra i ratei e i risconti attivi con separata indicazione. Per le altre poste di bilancio è necessario fare riferimento ai principi contabili nazionali. In via generale, secondo l OIC tutti i proventi e oneri in precedenza menzionati hanno carattere pluriennale e pertanto dovrebbero essere imputati al conto economico, attraverso i ratei e i risconti, lungo la durata del prestito 1. Dopo questa breve premessa, passiamo allo svolgimento dell esercizio precisando che il programma del corso prevede lo studio delle scritture contabili solo del soggetto emittente. 1 In tema di scarto di emissione ( premio di sottoscrizione / onere di sottoscrizione ), il principio contabile n. 20 ( Titoli ) afferma: Il premio di sottoscrizione deve partecipare alla formazione del risultato d'esercizio secondo competenza economica per la durata di possesso del titolo, quale remunerazione integrativa a tasso costante del capitale investito rispetto a quello prodotto dagli interessi espliciti. Tuttavia per motivi di praticità e a condizione che non si verifichino significativi effetti distorsivi è consentita la ripartizione del premio di sottoscrizione in rate costanti per la durata di possesso del titolo. La quota del premio di competenza di ciascun esercizio, determinata secondo la metodologia sopra indicata, va iscritta nel conto economico nella voce C.16b) Altri proventi finanziari da titoli iscritti nelle immobilizzazioni che non costituiscono partecipazioni, con contropartita contabile nell'attivo dello stato patrimoniale nella voce D) Ratei e risconti attivi. Del pari, l'onere di sottoscrizione deve partecipare alla formazione del reddito secondo competenza economica per la durata del titolo medesimo. Nel richiamare le precisazioni fatte a proposito del premio per il sottoscrittore, anche in questo caso l'onere aggiuntivo rispetto al valore nominale (onere per il sottoscrittore) va iscritto in conto economico nel gruppo C) Proventi e oneri finanziari, conto 17) interessi e altri oneri finanziari, con contropartita contabile nel passivo dello stato patrimoniale nella voce D) Ratei e risconti passivi. In tema di disaggio su prestiti, il principio contabile n. 19 ( I fondi per rischi ed oneri, il trattamento di fine rapporto di lavoro subordinato, i debiti ) afferma: L'emissione di obbligazioni al di sotto della pari (disaggio) costituisce una condizione contrattuale che concorre alla determinazione del rendimento effettivo del capitale investito. In altre parole, lo scarto o disaggio di emissione rappresenta un mezzo per offrire obbligazioni ad un interesse effettivo più favorevole di quello calcolato sul valore nominale. Il disaggio è pertanto parte inscindibile dell'onere finanziario di un'operazione di prestito ed ha la natura di interesse sostenuto anticipatamente dall'emittente. Tale interesse è differito ed ammortizzato in base alla durata del prestito. Riguardo l aggio su presti, lo stesso OIC 19 precisa: Dal punto di vista concettuale non vi è alcuna differenza fra disaggi ed aggi di emissione salvo che, in quest'ultimo caso, l'interesse effettivo è inferiore a quello nominale. Gli aggi di emissione sono differiti inscrivendoli tra i risconti passivi, con separata indicazione ed accreditati periodicamente al conto economico secondo le modalità previste per i disaggi di emissione.

Il valore di emissione del prestito è inferiore al valore di rimborso: la società Gamma rileva un disaggio su prestiti, pari a 50.000, ottenuto come differenza tra valore nominale dei titoli emessi (1*500.000 = 500.000) e il loro valore di rimborso (0,9*500.000 = 450.000). 1. Scritture contabili relative alla sottoscrizione e al versamento del prestito 01/01/2008 Diversi @ Prestito obbligazionario 500.000 Obbligazionisti c/sottoscrizione 450.000 Disaggio su prestiti 50.000 01/01/2008 Cassa @ Obbligazionisti c/sottoscrizione 450.000 2. Determinazione delle quote di ammortamento del disaggio su prestiti Con riferimento ad un generico anno X, la quota di ammortamento del disaggio su prestiti viene determinato sulla base della seguente proporzione: Disaggio su prestiti complessivo : Interessi passivi totali : = Quota disaggio su prestiti anno x : Interessi passivi di competenza dell anno X Da cui: quota dis. su prest. anno x = ( Dis. su pres. tot./ Int. pass. tot.) * int. comp. anno x La proporzione può essere letta in questo modo: se il disaggio di emissione complessivo è, ad esempio, il 10% degli interessi passivi totali, la quota di costo da imputare all esercizio X è il 10% degli interessi passivi di competenza dell anno X. Il rapporto tra il disaggio su prestiti e gli interessi passivi totali rappresenta il coefficiente di riparto. Per determinare le quote di ammortamento del disaggio di emissione è necessario redigere il piano di ammortamento del prestito. Il prospetto è il seguente: 2008 2009 2010 2011 2012 TOTALE Quota capitale 100.000 100.000 100.000 100.000 100.000 500.000 + Interessi di competenza 25.000 20.000 15.000 10.000 5.000 75.000 = Rata 125.000 120.000 115.000 110.000 105.000 575.000 La quota interesse è determinata applicando il tasso annuale al debito residuo all inizio dell esercizio: - Interessi Esercizio 2008: 500.000 * 0,05 = 25.000 - Interessi Esercizio 2009: 400.000 * 0,05 = 20.000 - Interessi Esercizio 2010: 300.000 * 0,05 = 15.000 - Interessi Esercizio 2011: 200.000 * 0,05 = 10.000

- Interessi Esercizio 2012: 100.000 * 0,05 = 5.000 Il rapporto tra il disaggio su prestiti e il totale degli interessi esprime il coefficiente di riparto ( 50.000 / 75.000 = 0,66666). Moltiplicando tale coefficiente per gli interessi di competenza dei vari esercizi si ottengono le quote di ammortamento del disaggio su prestiti. 2008 2009 2010 2011 2012 Coefficiente di riparto 0,66666 0,66666 0,66666 0,66666 0,66666 Interessi di competenza 25.000 20.000 15.000 10.000 5.000 Quota Amm. disaggio 16.666 13.333 10.000 6.666 3.333

SOLUZIONE ESERCIZIO N 3 I crediti rappresentano il diritto ad esigere ad una data scadenza determinati ammontari da clienti e da altri. Nelle imprese mercantili, industriali e di servizi tale diritto deriva di solito dalla vendita di prodotti, merci e servizi. I crediti includono anche gli ammontari che devono essere incassati per la vendita di beni diversi da quelli che costituiscono le normali giacenze di magazzino, i prestiti a dipendenti, a clienti ed altri. 2 L articolo 2426, punto 8, del codice civile prevede che i crediti devono essere valutati secondo il presumibile valore di realizzazione. Valore presumibile realizzazione crediti al 31.12 = Valore nominale al 31.12. Fondo svalutazione crediti al 31.12 Il valore nominale esprime l importo del finanziamento erogato e quindi l ammontare di liquidità che l impresa dovrebbe ricevere dai debitori alla scadenza del credito. Il fondo svalutazione crediti esprime la quota del valore nominale dei crediti vantati dall impresa alla chiusura dell esercizio che si presume non verrà incassata a causa, principalmente 3, dell insolvenza della controparte. Per quanto concerne la nozione di valore di presumibile realizzazione, il principio contabile nazionale numero 15 (OIC 15 I crediti ) dispone che il valore di rilevazione iniziale dei crediti ( valore nominale ) deve essere rettificato, tramite un fondo di svalutazione appositamente stanziato 16, per le perdite per inesigibilità che possono ragionevolmente essere previste e che sono inerenti ai saldi dei crediti esposti in bilancio. Detto fondo deve essere sufficiente (adeguato ma non eccessivo) per coprire, nel rispetto del principio di competenza: sia le perdite per situazioni di inesigibilità già manifestatesi, sia quelle per altre inesigibilità non ancora manifestatesi ma temute o latenti. È noto che i crediti presentano spesso problemi connessi alla loro esigibilità. L'inesigibilità di alcuni crediti, totale o parziale, certa o presunta, può essere già nota al momento della redazione del bilancio, come nel caso di debitori falliti o comunque in dissesto, di liti giudiziarie, di contestazioni, di debitori irreperibili e così via. Per altri crediti potranno le situazioni di inesigibilità, pur essendo intrinseche nei saldi, manifestarsi invece in esercizi successivi a quello della iscrizione dei crediti in bilancio. 2 OIC 15, pag 9. 3 Sul punto l OIC 15 precisa: I crediti in bilancio possono non essere totalmente realizzati anche per ragioni diverse dalle vere e proprie perdite per inesigibilità. È frequente che successivamente alla data di bilancio vi siano resi di merci o prodotti da parte dei clienti o comunque si debba procedere a rettifiche di fatturazione. Le cause possono essere molteplici: merci difettose, merci eccedenti le ordinazioni, differenze di qualità, ritardi di consegna, applicazioni di prezzi diversi da quelli concordati, errori di conteggio delle fatture, e così via. Anche per questi fatti, se di ammontare rilevante, il bilancio deve contenere un congruo stanziamento, da determinarsi in base all'analisi di ciascuna situazione esistente ed in base a stime che trovino fondamento sull'esperienza e su ogni altro elemento utile. Nel determinare il presunto valore di realizzo dei crediti è necessario considerare anche gli sconti ed abbuoni che potranno venire concessi al momento dell'incasso. A tale riguardo se è prassi rilevante dell'impresa il concedere sconti ed abbuoni al momento dell'incasso di crediti, deve essere stimato l'importo degli sconti ed abbuoni che saranno concessi sui crediti in bilancio e deve essere effettuato un adeguato stanziamento.

Le perdite per inesigibilità non devono gravare sul conto economico degli esercizi futuri in cui esse si manifesteranno con certezza, ma, in ossequio ai principi della competenza e della prudenza ed al principio di determinazione del valore di realizzo dei crediti, devono gravare sugli esercizi in cui le perdite si possono ragionevolmente prevedere. Detto obiettivo viene raggiunto sul piano organizzativo-contabile tramite lo stanziamento di un fondo svalutazione crediti, col quale si mira a coprire sia le perdite di inesigibilità già manifestatesi, sia quelle perdite non ancora manifestatesi ma che l'esperienza e la conoscenza dei fatti di gestione inducono a ritenere siano già intrinseche nei saldi esposti in bilancio e che pertanto si possono ragionevolmente prevedere. L importo delle perdite presunte sui crediti può essere stimato attraverso vari criteri: nell esercizio che ci apprestiamo a svolgere faremo riferimento al metodo del campionamento. Secondo il suddetto metodo, il valore di presumibile realizzo è calcolato attraverso l analisi di un campione composto da crediti aventi diverso rischio di inesigibilità ( crediti vivi, crediti incagliati, crediti in sofferenza ). Il rapporto tra la perdita attesa sui crediti che compongono il campione e il loro valore nominale esprime la percentuale di svalutazione. Applicando tale percentuale al valore nominale complessivo dei crediti in portafoglio si ottiene l ammontare del fondo svalutazione alla chiusura dell esercizio. Se le perdite su crediti stimate sono superiori al valore del fondo svalutazione prima delle scritture di assestamento si dovrà procedere alla rilevazione di una componente negativa di reddito ( accantonamento fondo svalutazione crediti ) per tale differenza. Con riguardo all impresa ALFA, la situazione contabile prima delle scritture di assestamento è la seguente: STATO PATRIMONIALE ALFA ( pre- scritture di assestamento ) Crediti 150.000 Fondo svalutazione crediti 20.000 Il campione oggetto di studio è composto da crediti per un valore nominale complessivo di 10.000. Con la tabella che segue si determina la perdita presunta su tali crediti. Tipologie di crediti Valore nominale % svalutazione Importo svalutazione Crediti vivi 6.000 3% 180 Crediti incagliati 2.500 35% 875 Crediti in sofferenza 1.500 94% 1.410 Totale 10.000 2.465 Sulla base dei dati appena presentati, è ragionevole ipotizzare che, a fronte di crediti per euro 10.000, l impresa ALFA incasserà 7.535 (10.000 2.465 ), ossia il 75,35%. La percentuale di svalutazione è dunque pari al 24,65% ( 2.465 /10.000 ). Applicando questa percentuale al valore nominale complessivo dei crediti iscritti in bilancio si ottiene l importo delle perdite complessive attese, 36.975, ossia l ammontare del fondo svalutazione crediti al 31.12.2008. Dato che prima delle scritture di assestamento, il valore di suddetto fondo era pari a 20.000, si rileva un accantonamento per 16.975 ( 36.975 20.000). Contabilmente:

31/12/2008 Accantonamento fondo svalutazione crediti @ Fondo svalutazione crediti 16.975 STATO PATRIMONIALE ALFA ( post - scritture di assestamento ) Crediti 150.000 Fondo svalutazione crediti 36.975 CONTO ECONOMICO ALFA 2008 Acc. fondo svalutazione crediti 16.975