Occupazione femminile, conciliazione e sviluppo economico. Paola Profeta Università Bocconi

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Transcript:

Occupazione femminile, conciliazione e sviluppo economico Paola Profeta Università Bocconi Genova, 25/06/2009

Sommario I) Occupazione femminile: fattore produttivo II) Maternità: nodo irrisolto III) La recente teoria economica IV) Possibili interventi di policy V) Conclusioni

I) Occupazione femminile: fattore produttivo L occupazione femminile rappresenta un fattore produttivo che può contribuire alla crescita e allo sviluppo economico Il livello del PIL e la sua crescita sono determinati da numero di ore lavorate e produttività. Obiettivo prioritario in Italia. Womenomics Sviluppo e qualità di vita Copertura dai rischi

I) Occupazione femminile: fattore produttivo Le donne e l occupazione (Italia) il tasso di occupazione femminile (15-64 anni) Target di Lisbona: 60% Global Gender Gap: Italia 84 su 128 56,4% Liguria 51,8% 57,5% 31,1% Fonte: Istat, Indagine sulla Forza lavoro - 2007

I) Occupazione femminile: fattore produttivo Le donne e l occupazione (EU) % 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 Occupazione femminile e maschile (15-64), 2008 Austria Belgio Fonte: Eurostat, Labour Force Survey - 2007 Germania Danimarca Spagna Finlandia Francia Grecia Irlanda Italia Lussemburgo Olanda Norvegia Portogallo Svezia Regno Unito Uomini Donne

I) Occupazione femminile: fattore produttivo Più donne al lavoro Abbiamo calcolato che l ingresso di centomila donne nel mercato del lavoro comporterebbe un incremento di valore aggiunto pari allo 0,28% del PIL corrente. Potrebbe da solo finanziare un incremento del 30% della spesa pubblica italiana per la famiglia Circolo virtuoso di maggiori opportunità e crescita Aumenta la richiesta di servizi (per lavori domestici, servizi sociali), aumentano alcuni consumi, può migliorare la performance delle imprese e in generale aumenta la platea dei talenti dai quali selezionare i lavoratori migliori Servirebbe un ingresso di tre milioni di donne per raggiungere gli obiettivi di Lisbona (tasso di occupazione femminile=60%) e un ingresso di novecentomila donne per eguagliare il tasso di occupazione femminile e maschile nelle coorti più giovani.

I) Occupazione femminile: fattore produttivo Più donne al lavoro Zizza: occupazione femminile al 60% in ogni macroarea italiana: +9,2% del Pil (6,5% se effetto depressivo sulla produttività) L effetto depressivo dipende dalla possibilità che alcune donne entrino con un lavoro part-time, o dalla diminuzione della produttività media in seguito ad un ingresso massiccio dovuta, per esempio, all ingresso di forza lavoro meno qualificata. La presenza di due redditi in famiglia riduce la vulnerabilità nei confronti di rischi occupazionali e familiari, riduce il rischio di povertà (Dollar e Gatti,1999, Cavalcanti e Tavares, 2007) e potrebbe avere effetti positivi sulla fertilità

I) Occupazione femminile: fattore produttivo La produttività femminile: Le donne e l istruzione (Italia) 13,67% donne 11,38% uomini Laureati in Italia (25-64): D 12,7%, U 11% Liguria 15,90% donne 13,16% uomini 11% donne 9% uomini Fonte: Istat, Indagine sulla Forza lavoro - 2007

I) Occupazione femminile: fattore produttivo Le donne e l istruzione (EU) 35 % Distribuzione laureati sulla popolazione 25-64, 2006 30 25 20 15 10 5 0 Donne Austria Belgio Danimarca Finlandia Francia Germania Grecia Irlanda Italia Lussemburgo Olanda Norvegia Portogallo Spagna Svezia Regno Unito Uomini Fonte: Education at a Glance 2008: OECD Indicators

I) Occupazione femminile: fattore produttivo Produttività femminile poco valorizzata Molte laureate non lavorano (25% in Italia, contro il 9% dei laureati). Poche raggiungono i vertici I differenziali salariali di genere

I) Occupazione femminile: fattore produttivo Donne al vertice: il soffitto di vetro (legislatori, dirigenti e imprenditori) % sul totale delle posizioni 25%donne 23%donne 75%uomini 77%uomini Liguria 25%donne 75%uomini 30%donne 70%uomini Fonte: Istat, Indagine sulla Forza lavoro - 2007

I) Occupazione femminile: fattore produttivo Donne ai vertici: Imprese Presenza delle donne nelle Imprese Italiane: Proprietà: 41,2% (Unioncamere 2007) CdA: 24,1% (Unioncamere 2007) AD-DG: 20,1% (Unioncamere 2007) Top management: 23,3% (az. priv. e pubb.), 10,0% (az. priv.) (Eurostat e Manageritalia 2008, INPS 2004) Imprese familiari: 35,8% nella proprietà, 16.6% nei CdA, 11,1% AD, 20,8% nel top management (Aidaf) Società di capitali: 20,8% nei CdA (14,1% per società con fatturato > 10 milioni di Euro) (Cerved) Imprese individuali femminili: 25,4%, porzione stabile dal 2001 (Cerved) Multinazionali: 19% DG, 23,5% nel top management, 17,2% nel management (inchiesta Corriere Economia)

I) Occupazione femminile: fattore produttivo Donne ai vertici: Imprese quotate Presenza di donne nelle imprese quotate (2008) 2 donne 10,5% 3 donne 0,7% 4 donne 0,7% 5 donne 0,3% 1 donna 30,7% Nessuna donna 57,1% Fonte: Osservatorio sul Diversity Management, SDA Bocconi, 2009

I) Occupazione femminile: fattore produttivo Donne al vertice: Imprese % 50 45 40 35 30 25 20 15 10 5 0 Norvegia Svezia Donne nei CdA Finlandia Danimarca Olanda Regno Unito Irlanda Austria Germania Francia Lussemburgo Belgio Spagna Grecia Italia Portogallo Fonte: European Professional Women s Network, Third Bi-annual EuropeanPWN BoardWomen Monitor 2008

I) Occupazione femminile: fattore produttivo Donne ai vertici: Politica Parlamento Europeo Parlamento Europeo Membri Donne Uomini Donne Uomini Presidente (N) (N) (%) (%) U 245 540 31 69 Fonte: European Commission, DG EMPL, Database on women and men in decision-making

I) Occupazione femminile: fattore produttivo Donne ai vertici: Politica Parlamenti Nazionali: Camera % 100 90 80 70 Membri della Camera dei Deputati/Camera Unica 60 50 40 Donne (%) Uomini(%) 30 20 10 0 Svezia Olanda Finlandia Danimarca Belgio Spagna Norvegia Germania Austria Portogallo Lussemburgo Italia Francia Regno Unito Grecia Irlanda Fonte: European Commission, DG EMPL, Database on women and men in decision-making

I) Occupazione femminile: fattore produttivo Donne ai vertici: Politica Parlamenti nazionali: Senato % 90 80 70 Membri del Senato 60 50 40 Donne (%) Uomini (%) 30 20 10 0 Belgio Norvegia Olanda Spagna Austria Germania Irlanda Francia Regno Unito Italia Fonte: European Commission, DG EMPL, Database on women and men in decision-making

I) Occupazione femminile: fattore produttivo Donne ai vertici: Politica Ministri % 100 Ministri 0 Finlandia Spagna Norvegia Svezia Belgio Germania Danimarca Austria Francia Regno Unito Olanda Irlanda Lussemburgo Italia Portogallo Grecia 80 60 40 Donne (%) Uomini (%) 20 Fonte: European Commission, DG EMPL, Database on women and men in decision-making

I) Occupazione femminile: fattore produttivo Donne ai vertici: Scienza L occupazione in R&D (dati percentuali) Paese Istruzione Universitaria Settore Pubblico Imprese Private (for profit) Imprese private (non profit) Tutti settori Austria 35 39 14 52 25 Belgio 36 31 20 41 30 Germania 30 28 12.. 21 Danimarca 36 36 25 34 30 Spagna 38 47 28 42 37 Finlandia 45 43 18 51 32 Francia 35 33 20 43 28 Grecia 38 41 28 51 36 Irlanda 38 35 20.. 30 Italia 36 44 20 46 33 Lussemburgo 26 31 14.. 18 Olanda 29 29 10.. 18 Norvegia 39 37 20.. 32 Portogallo 47 57 26 42 44 Svezia 48 37 25 44 36 Regno Unito.. 34 19 37.. Fonte: Eurostat, R&D Statistics

I) Occupazione femminile: fattore produttivo Donne ai vertici: Università Glass Ceiling Index GCI = P/P a P = Proporzione complessiva di donne ordinari, associati, assistenti P a = Proporzione di donne ordinari 3 Glass Ceiling Index, 2004 2 1 0 Austria Regno Unito Danimarca Svezia Olanda Grecia Francia Spagna Italia Germania Finlandia Portogallo Norvegia Belgio Fonte: Elaborazione su dati estratti da WiS database, DG Research

I) Occupazione femminile: fattore produttivo Differenziali salariali di genere in Europa: unadjusted Gender pay gap in unadjusted form, 2007 % 30 25 20 15 10 5 0 Italia Portogallo Belgio Lussemburgo Norvegia Francia Irlanda Spagna Danimarca Svezia Finlandia Grecia Regno unito Germania Olanda Austria Fonte: Eurostat, 2007

I) Occupazione femminile: fattore produttivo La selezione Olivetti e Petrongolo, 2008: Differenziali di genere calcolati su un campione non random: informazioni solo sul reddito degli occupati Evidenza cross country: ad alta occupazione femminile è associato un più elevato differenziale salariale (unadjusted) Possibile spiegazione: lavorano solo le donne con prospettive reddituali elevate; il differenziale grezzo non coglie l effettiva dimensione del gender pay gap Tentativo di correzione: calcolare il gender pay gap includendo nel campione anche i redditi che percepirebbero i non occupati, sulla base di caratteristiche individuali (istruzione, età, ecc) Unadjusted vs adjusted: piccole differenze per Regno Unito e Paesi Scandinavi, rilevanti per Europa meridionale (Italia, Portogallo)

I) Occupazione femminile: fattore produttivo Differenziali salariali di genere in Europa: adjusted La teoria della selezione log(w ) Gender pay gap in adjusted form 0.7 0.6 0.5 0.4 0.3 0.2 0.1 0 Danimarca Belgio Francia Finlandia Italia Germania Olanda Austria Portogallo Regno Unito Spagna Irlanda Grecia Fonte: Olivetti e Petrongolo, 2008

II) Maternità: Il nodo irrisolto Conciliazione carichi familiari e lavoro sul mercato Maternità Dati OCSE: tasso di occupazione delle madri è inferiore al tasso di occupazione femminile (coorte 25-44 anni), eccetto in Islanda e Svezia. Italia 45,5% contro 60%. Italia: tasso di occupazione delle madri non si riavvicina a quello femminile della coorte all aumentare dell età del bambino

II) Maternità: nodo irrisolto Occupazione e maternità in Italia 70 Tasso di occupazione femminile per numero di figli 65 60 55 Senza bambini Un bambino Due bambini 50 45 2002 2003 2004 2005 2006 Fonte dati: UNECE Statistical Division Database

II) Maternità: nodo irrisolto Le lavoratrici scoraggiate Nel 2005, il 18,4% delle madri occupate all inizio della gravidanza ha lasciato il lavoro dopo il parto (nel 2002 erano il 20%) In particolare: il 5,6% è stata licenziata o ha perso il lavoro in seguito alla cessazione dell attività lavorativa che svolgeva il 12,8% si è licenziata per via degli orari inconciliabili con i nuovi impegni familiari o per potersi dedicare completamente alla famiglia

II) Maternità: nodo irrisolto La fertilità in EU 2 1,8 1,6 1,4 Tassi di fecondità 1,2 1 0,8 0,6 0,4 0,2 0 Italia Grecia Germania Spagna Portogallo Austria Lussemburgo Olanda Svezia Regno Unito Danimarca Filnandia Irlanda Francia Fonte: Eurostat Dove lavorano poche donne nascono anche pochi bambini

II) Maternità: nodo irrisolto Relazione tra tasso di partecipazione femminile e tasso di fecondità: 1970 Fonte: Del Boca, Locatelli (2006) Nel 1970 i paesi con una percentuale maggiore di donne lavoratrici sono i paesi con livelli più bassi di fecondità.

II) Maternità: nodo irrisolto Relazione tra tasso di partecipazione femminile e tasso di fecondità: 2000 Fonte: Del Boca, Locatelli (2006) Nel 2000 i paesi con maggiore partecipazione femminile al mercato del lavoro sono anche quelli con tassi di fecondità più alti. Per spiegare il cambiamento nel segno di questa correlazione gli economisti hanno sottolineato l importanza delle condizioni del mercato del lavoro e della disponibilità dei servizi di cura per l infanzia (Del Boca et al. 2007, vedi sez.4)

II) Maternità: nodo irrisolto Correlazione tra tasso di partecipazione femminile e tasso di fecondità Fonte: Del Boca, Locatelli (2006) Il rapporto tra partecipazione e fecondità è cambiato nel tempo. La correlazione tra partecipazione e fertilità, che risulta negativa e significativa negli anni settanta, diventa positiva a partire dalla seconda metà degli anni ottanta.

III) La recente teoria economica La specializzazione produttiva La divisione del lavoro all interno della famiglia Il ruolo delle preferenze/cultura Le aspettative delle imprese Il ruolo delle istituzioni

III) La recente teoria economica La specializzazione produttiva La specializzazione produttiva si realizza sulla base dei vantaggi comparati: un piccolo vantaggio naturale/biologico genera specializzazione completa Ma: Le innovazioni tecnologiche hanno ridotto il vantaggio comparato maschile sul mercato (Galor and Weil 1996) e il vantaggio comparato femminile nel lavoro domestico e di cura (Albanesi e Olivetti 2007 infant formula)

III) La recente teoria economica Intra-household bargaining Le donne sono soggetti passivi che adattano le loro scelte lavorative alle necessità temporali e reddituali degli altri membri della famiglia. Ma: La rivoluzione silenziosa (Goldin, 2006), dalla fine degli anni 70: l investimento in istruzione prevede partecipazione al mercato del lavoro più continuativa, l età del matrimonio si sposta in avanti Donne sempre più istruite hanno partner più istruiti e hanno più potere contrattuale nella coppia (Iyigun and Walsh, 2007; Chiappori et al., 2008).

III) La recente teoria economica Preferenze La cultura della società Divisione dei ruoli all interno della famiglia Fernandez et al (2004): gli uomini la cui madre lavorava tendono a preferire compagne lavoratrici e ad essere più produttivi nel lavoro domestico In Italia la divisione del lavoro domestico è molto sbilanciata Cultura dell impresa Indagine Excelsior Unioncamere (Campa, Casarico e Profeta, 2009)

III) La recente teoria economica Cultura della società: dati World Value Survey 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 81,4 55,6 64,1 76,9 Un bambino in età prescolare soffre se la mamma lavora 68,5 76,1 1 2 Una madre che lavora 3 può stabilire una relazione sicura e intensa con suo figlio tanto quanto una mamma che non lavora In generale i padri sono adatti a curare i propri figli tanto quanto le madri

III) La recente teoria economica Cultura dell impresa: dati Excelsior (Unioncamere) Italia Previsioni di assunzioni per il 2008: per genere Indifferenti 41,2 Uomini 41,4 17,4 Donne La preferenza per l assunzione di uomini: aumenta al diminuire delle dimensioni dell impresa è maggiore nell industria rispetto ai servizi è maggiore nel Sud rispetto al Centro-Nord

III) La recente teoria economica Le aspettative delle imprese Aspettative delle imprese e divisione del lavoro familiare Le imprese si aspettano che le donne dedicheranno più tempo al lavoro domestico. Quindi le pagano di meno e bloccano le loro carriere. Il salario più basso riduce il costo opportunità per le donne di lavorare a casa e così le aspettative delle imprese si realizzano (adverse selection) Discriminazione statistica Bjerk and Hahn 2007, Dolado et al.2008, mommy track Lommerud and Vagstaad 2007

IV) Le istituzioni: Possibili soluzioni? Recenti contributi (Del Boca, Pasqua e Pronzato, 2007, De Henau 2007) mostrano che l ambiente istituzionale (più parttime, più servizi) può spiegare l occupazione femminile e la fertilità Feedback positivo anche sull istruzione (Casarico e Profeta, Casarico, Pronzato e Profeta) Quali istituzioni? Mercato del lavoro Part-time (Ma attenzione a fenomeni di segregazione verticale) Congedi parentali Servizi Incentivi fiscali Azioni positive

IV) Le istituzioni: Possibili soluzioni? Mercato del lavoro: il part-time in Italia Percentuale madri occupate a tempo parziale Anno 2005 42% 46,8% Liguria 40% 33,7%

IV) Le istituzioni: Possibili soluzioni? Il part-time in Europa % 80,00 70,00 60,00 50,00 40,00 30,00 20,00 10,00 0,00 Austria Belgio Germania Danimarca Spagna Francia Grecia Irlanda Italia Olanda Norvegia Svezia UK 2000 2000 2008 L utilizzo del part-time è in aumento in numerosi paesi europei In Italia, tra il 2002 e il 2008 si è passati dal 16.6% al 27.9%

IV) Le istituzioni: Possibili soluzioni? ITALIA: lavoratrici a tempo determinato rispetto al totale delle lavoratrici, 2007 18% 16% 14% 12% 10% 8% 6% 4% 2% 0% Nord-ovest Nord-est Centro Sud e isole Fonte: Istat, Indagine sulla Forza lavoro, 2007

IV) Le istituzioni: Possibili soluzioni? Congedi parentali :il ruolo dei padri L astensione dal lavoro del padre continua ad essere un comportamento poco diffuso: Nel 2005, solo l 8% dei padri ha usufruito di un periodo di congedo parentale entro i primi due anni di vita del bambino Il 4% intendeva invece usufruirne in futuro ( percentuali sostanzialmente invariate rispetto al 2002) Forte asimmetria fra padri e madri.

IV) Le istituzioni: Possibili soluzioni? I congedi parentali: proposta Introdurre congedi esclusivi e pienamente retribuiti per i padri, indipendenti e aggiuntivi rispetto a quelli per la madre (Norvegia, Spagna) Generosità dei congedi di maternità: da un lato può incentivare a lavorare le donne che vogliono conciliare lavoro e famiglia, dall altro scoraggiare le imprese ad assumerle

IV) Le istituzioni: Possibili soluzioni? Servizi e spesa pubblica Spesa pubblica per le famiglie in % del GDP 2005 4,0 3,5 3,0 2,5 2,0 1,5 1,0 0,5 t Tax breaks towards family Services Cash 0,0 France Luxembourg United Kingdom Denmark Sweden Belgium Germany Finland Norway Austria Ireland Netherlands Czech Republic Italy Latvia Japan United States Spain Greece Fonte: OECD

IV) Le istituzioni: Possibili soluzioni? Asili nido Spesa per Asili Nido %PIL 1,8 1,6 1,4 1,2 1 0,8 2000 2001 2002 2003 0,6 0,4 0,2 0 Austria Belgio Danimarca Finlandia Francia Germania Grecia Italia Olanda Norvegia Svezia UK Fonte: OECD

IV) Le istituzioni: Possibili soluzioni? Servizi Asili Nido: % iscritti 0-3 anni Anno 2005 70 60 50 40 30 20 10 0 Austria Belgio Danimarca Finlandia Francia Germania Gredia Irlanda Italia Olanda Norvegia Spagna Svezia UK Fonte: OECD

IV) Le istituzioni: Possibili soluzioni? Incentivi fiscali Offerta di lavoro: Detrazioni per figli a carico più elevate destinate alle famiglie con doppio percettore di reddito (o unico nel caso di famiglie monoparentali) configurate come imposta negativa. Domanda di lavoro: Sgravi fiscali per le imprese che assumono donne. Proposta Alesina/Ichino: riduzione delle imposte sul reddito da lavoro per le donne finanziata da un incremento delle imposte sugli uomini?

IV) Le istituzioni: Possibili soluzioni? Politiche per favorire l accesso al vertice: Affirmative Action e talenti Affirmative action (ad esempio fissazione di uguali standard di promozione tra uomini e donne) Efficaci nell eliminare equilibrio discriminatorio Permanenti o transitorie? Consentono di sfruttare al meglio il capitale di talenti nella società Attenzione nella loro formulazione Recente ricerca dimostra che gli uomini sono più overconfident e competitivi delle donne, soprattutto se la competizione avviene in contesti misti. Riluttanza delle donne a competere può spiegare parte dei differenziali osservati. Le azioni positive possono indurre più donne a competere

IV) Le istituzioni: Possibili soluzioni? Esperienze di quote: Imprese Paese Norvegia Tipo di quota (descrizione) Legale, 40% del CdA (legge del 2003, obbligatoria per le imprese pubbliche dal 2006, per le private dal 2008) Spagna Legale, almeno 40% del CdA delle quotate in 8 anni (dal 2007, anno di approvazione della legge) Belgio Olanda Legale, 30% del CdA delle imprese pubbliche e quotate. Legge introdotta del 2006, poi abrogata, ma possibile reintroduzione Obiettivo governativo del 20% entro il 2010, supportato da iniziative private e dall attenzione della stampa Donne nei CdA 2008 2006 44,2% 28,8% 6,6% 4,1% 7,0% 5,8% 12,3% 6,5% Germania Quote tenui, come azione volontaria 7,8% 7,2% La proposta per l Italia?

V) Ruolo della cultura e conclusioni Conclusioni La bassa occupazione femminile non dipende da bassa qualificazione (istruzione) E soprattutto delle madri Le istituzioni contano. Quali politiche? Mercato del lavoro Per aumentare l accesso: politiche familiari e conciliazione (work-life balance) Per aumentare la presenza al vertice: azioni positive (se hanno effetto su pool di talenti: meno timidi nella loro introduzione) In Italia poche misure su entrambi i fronti Anche la componente culturale è importante (divisione dei ruoli, cultura della società e dell impresa)