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Enrico Borghi ENERGIZZAZIONE DI UN CONDENSATORE Colleghiamo un condensatore ai poli di una batteria. Conseguenze: 1) il condensatore si energizza perché cariche elettriche vengono trasportate da una armatura all altra a spese dell energia fornita dalla batteria. Energia (fornita dalla batteria) viene dissipata per effetto Joule lungo i conduttori di collegamento del condensatore con la batteria. 2) il condensatore si energizza perché (v. ad esempio la sezione 27-5 del secondo volume della Fisica di Feynman) nello spazio compreso fra le armature entra, sottoforma di flusso del vettore di Poynting, energia fornita dalla batteria e associata al campo e.m. (che viene usualmente considerato un oggetto fisico e quindi è dotato di energia e quantità di moto). Energia (fornita dalla batteria) viene dissipata lungo i conduttori di collegamento perché in essi entra flusso del v. di P. (v. la Fisica di Feynman nella sezione citata). L energia W Q acquisita dal condensatore a seguito del processo 1 è quantitativamente uguale all energia W E acquisita a seguito del processo 2. Infatti W Q = Q2 2C = Q2 πr 2 2C 2 4πd = 1 Q 2 = 8πd C 2πr2 ( ϕ(a+ ) ϕ(a ) ) 2 8πd 2 πr 2 d = E2 8π πr2 d = W E dove (sistema di misura doppio simmetrico di Gauss) Q = carica del condensatore; C = capacità del condensatore = πr 2 /4πd; r = raggio delle armature supposte di forma circolare; d = distanza fra le armature supposte parallele; a + = armatura carica positivamente; a = armatura carica negativamente; ϕ(a ± ) = potenziale delle armature; ϕ(a + ) ϕ(a ) = Q/C; E = campo elettrico presente fra le armature supposto uniforme, perpendicolare alle armature e con effetti di bordo trascurabili = (ϕ(a + ) ϕ(a ))/d; E 2 /8π = densità di energia del campo elettrico; πr 2 d = volume dello spazio compreso fra le armature.

Quando termina il processo 1? Quando il controcampo elettrico che si forma fra le armature blocca la corrente di carica. Quando termina il processo 2? Quando termina il processo 1, cioè quando termina il trasporto di carica da una armatura all altra, perché allora si annulla il campo B, che è associato alla variazione temporale del campo E in formazione fra le armature, e quindi si annulla anche il vettore di Poynting S e : S e = ce B 4π Dunque il processo 2 è guidato dal processo 1 e quindi occorre concludere che i due processi avvengono contemporaneamente cosicché il condensatore viene doppiamente energizzato: una volta a seguito della formazione di uno squilibrio di cariche sulle armature e una volta a seguito dell accumulo di energia del campo elettrostatico presente nello spazio fra le armature. Nei conduttori di collegamento si sviluppa un doppio calore, quello dovuto all effetto Joule e quello dovuto all ingresso nei conduttori del flusso del v. di P.. La doppia energizzazione del condensatore e la doppia produzione di calore nei conduttori di collegamento sono conseguenze del fatto che il campo e.m. è considerato un oggetto fisico. Infatti se fosse un oggetto matematico non si avrebbe accumulo di energia dovuta al flusso del v. di P. perché un oggetto matematico non possiede energia e quindi rimarrebbe la sola energizzazione dovuta al trasporto di carica elettrica (punto 1). L attribuzione al campo e.m. delle caratteristiche di un oggetto fisico è una conseguenza dell abbandono dell etere, corpo continuo dotato di speciali proprietà elastiche ritenuto in passato realmente esistente e responsabile delle interazioni e.m. ma eliminato dallo scenario della Fisica a seguito di risultanze sperimentali (esperimento di Michelson-Morley) e vincoli concettuali (Teoria della Relatività speciale). L attribuzione di fisicità all etere, oggetto non relativistico, è stata sostituita dall attribuzione di fisicità al campo e.m., oggetto relativistico. Si tratta però di una sostituzione improponibile. Infatti le conseguenze dell attribuzione di fisicità al campo e.m. sono quelle esposte più sopra nel corso della presentazione del processo di energizzazione di un condensatore, cioè comportano il raddoppio dell energia immagazzinata dal condensatore e dell energia dispersa in calore, e riguardano del resto non solo il processo di carica di un condensatore, ma qualunque sistema elettromagnetico. Basti pensare, come semplice esempio, al raddoppio della produzione di calore nel sistema e.m. elementare costituito da un conduttore percorso da corrente generata da una batteria e perciò interessato sia dall effetto Joule sia dal flusso del v. di P. entrante attraverso la superficie del conduttore (v. Fisica di Feynman, vol. 2, sezione 27-5), generatori entrambi della medesima quantità di calore. Dunque il concetto campo elettromagnetico = oggetto fisico deve essere abbandonato. 2

Ma allora quale è il modo corretto di presentare l Elettromagnetismo maxwelliano? Feynman nella sezione 27-5 del secondo volume del suo Trattato di Fisica mantiene invariata l assunzione che il campo e.m. sia un oggetto fisico e propone di togliere credibilità al vettore di Poynting, che egli non esita a definire un nonsenso. Di conseguenza nessun flusso entra nello spazio fra le armature del condensatore così come non c è alcuna produzione di calore dovuta all ingresso del flusso del v. di P. in un conduttore percorso da corrente: dunque tutti i raddoppi vengono evitati. Tuttavia non è una proposta chiaramente formulata perché nella sezione successiva, la 27-6, Feynman mostra dapprima di accreditare fiducia al momento del campo e.m. e fa poi osservare (correttamente) che il vettore di Poynting e il momento del campo e.m. sono mutuamente proporzionali. Ad esempio, nel vuoto si ha momento del campo e.m. = p e = E B 4πc = ce B 4πc 2 = S e vettore di Poynting = c2 c 2 mentre nella materia caratterizzata dalla costante dielettrica ε e dalla permeabilità magnetica µ si ha p e = D B 4πc = εe µh 4πc = E H 4π c εµ = ce H 4π c2 εµ = ce H 4π( c εµ ) = 2 S e ( c εµ ) 2 dove c/ εµ = velocità di propagazione di una perturbazione e.m. nella materia. E dunque, come può il vettore di Poynting essere un nonsenso? Considerazioni altrettanto poco illuminanti si trovano nel secondo volume della Fisica di Berkeley che nella sezione 1.7 così commenta l espressione del campo elettrico prodotto da una distribuzione di cariche:...forse qualcuno si chiede ancora che cosa sia un campo elettrico. È qualcosa di reale o è soltanto un nome che si dà a un fattore che, in una certa equazione, deve venir moltiplicato per qualche cos altro in modo da ottenere un numero che esprima la forza che si misura in un esperimento?...... non vi è nessuna differenza in pratica fra le due ipotesi.... Ma se il campo elettrico è qualcosa di reale, cioè se è un oggetto fisico, allora possiede energia e quantità di moto, mentre se è soltanto un fattore moltiplicativo, cioè se è un oggetto matematico, non possiede alcuna proprietà fisica. Che questo comporti differenze lo si è visto più sopra, commentando il processo di carica di un condensatore, oltre che in numerosi studi contenuti in fisicarivisitata, dove si è mostrato che il campo elettromagnetico non può essere un oggetto fisico e deve quindi essere considerato un oggetto matematico, il che comporta un processo di reinterpretazione dell Elettromagnetismo maxwelliano che deve essere ripresentato basandosi su due descrizioni. La Fisica di Feynman e la Fisica di Berkeley sono indicatori di quanto poco chiaro sia lo sfondo in cui attualmente è collocato l Elettromagnetismo maxwelliano, sfondo nel quale, peraltro, spiccano nitidamente le equazioni di Maxwell, appiglio sicuro nella nebbia delle attribuzioni/interpretazioni. 3

Cerchiamo un modo accettabile di presentare l Elettromagnetismo maxwelliano. Gli scenari nei quali possono essere osservati fenomeni elettromagnetici sono i seguenti: - distribuzione di materia il cui stato di ordinario equilibrio elettromagnetico è stato modificato creando in essa uno o più punti di squilibrio elettronico, oppure - distribuzione nel vuoto di particelle elettromagneticamente attive (elettroni, protoni) Come sappiamo dall Elettrodinamica quantistica le forze elettromagnetiche che si rendono osservabili in questi sistemi sono dovute a scambi di fotoni fra elettroni, o fra protoni o fra elettroni e protoni. L Elettromagnetismo maxwelliano, essendo una teoria prequantistica, non può ricorrere a questa spiegazione. In esso le forze e.m. vengono descritte in due modi distinti e alternativi basandosi su due oggetti matematici: - la carica elettrica; - l etere, corpo elastico omnipervasivo, che danno origine rispettivamente alla descrizione basata sui concetti di carica/campo e alla descrizione basata sulla modellizzazione classica del sistema fotoni/vuoto, entrambe presentate e commentate più volte in fisicarivisitata. Una volta introdotti la carica o l etere la funzione di mediazione dei fotoni fra gli elettroni/protoni, che ora devono essere considerati incapaci di emetterli/riceverli, viene sostituita rispettivamente da: - azione a distanza, cioè non mediata da alcunché, operata dalla carica elettrica con velocità finita di propagazione dell azione; - azione mediata dall etere. Carica ed etere sono oggetti matematici di comodo ai quali non corrisponde nulla di realmente esistente e tuttavia, in unione con un altro concetto matematico, il campo elettromagnetico, permettono di costruire due teorie alternative assai efficaci nel descrivere una fenomenologia, quella elettromagnetica, in un modo semplificato che ha permesso lo sviluppo di tecnologie e applicazioni alle quali l umanità deve gran parte del suo presente livello di civilizzazione e che non avrebbero potuto praticamente sorgere sulla base del concetto forza e.m. = scambio di fotoni. L etere è un corpo nel quale non è possibile fissare un punto e rispetto al quale non è possibile definire una condizione di moto; è però possibile attribuirgli proprietà simili a quelle di un corpo elastico descritte dalle variabili dinamiche elettromagnetiche, che sono tutte relativistiche. Una volta introdotto il concetto di etere le forze e.m. vengono descritte come stati di tensione meccanica di questo corpo. Lo stato di tensione è quanto di più vicino allo scambio di fotoni l Elettromagnetismo maxwelliano riesce a proporre. La grandezza che lo rappresenta è il tensore energia/sforzo T funzione, come ogni altra variabile dinamica e.m., dei campi elettrico e magnetico. La densità di forza associata allo stato di tensione è espressa da f EM = T p e t e si deve intendere che f EM dτ è la forza che agisce sul volumetto dτ nel quale si trova un corpuscolo di prova costituito di materia dotata della proprietà di emettere/ricevere fotoni alla quale corrisponde, prequantisticamente, uno stato di tensione dell etere. 4 (1)

Della descrizione dei fenomeni e.m. basata sull etere, che costituisce la modellizzazione classica (nei limiti in cui questo è possibile) del sistema fotoni/vuoto, si parla in dettaglio nel cap. 1 della Prima Parte dello studio Reinterpretare l Elettromagnetismo maxwelliano per spiegare la Meccanica quantistica Come esempio di applicazione dei metodi di questa descrizione riprendiamo in esame il processo di energizzazione di un condensatore che, come si è detto nel punto 2, è dovuto all accumulo di energia trasportata dal flusso del vettore di Poynting nello spazio compreso fra le armature. Quando termina questo processo? Certamente non quando si blocca la corrente (come si era assunto nella parte iniziale di questo studio), dato che nella descrizione che stiamo considerando la corrente elettrica, intesa come carica elettrica in movimento, non esiste: ciò che esiste è un campo del vettore di Poynting, generato dalla batteria, che è diretto in uscita dalla batteria e in ingresso nel condensatore. Il processo termina quando la tensione elastica che si è accumulata nello spazio fra le armature ha raggiunto un valore tale da impedire l ulteriore incremento di energia elastica bloccando così il flusso del vettore di Poynting. Di impostazione del tutto diversa è invece la descrizione dei fenomeni elettromagnetici basata sul concetto di carica elettrica. Una carica elettrica non emette né riceve fotoni e agisce a distanza. Il concetto di carica elettrica è collegabile con quello di ampiezza di probabilità che un elettrone o protone possa emettere/assorbire un fotone. La forza che si osserva esercitarsi negli scenari elettromagnetici descritti più sopra ha densità espressa da f L = ρe + ı B = ρ(e + U c B) (2) dove ρ è la densità di carica, ed è nota come densità di forza di Lorentz. I campi E e B vengono definiti dalle equazioni di Maxwell. Notiamo che la forza calcolata in base alla (1) è uguale alla forza calcolata in base alla (2), cioè f EM f L dove il segno di identità sta a indicare che la f EM e la f L sono due interpretazioni diverse di un unica forza, quella che è sperimentalmente osservabile, e non le espressioni di due forze (uguali in modulo, direzione e verso) entrambe presenti. La carica elettrica agisce a distanza su un altra carica elettrica; nessun oggetto è presente in qualità di mediatore. Il campo elettromagnetico, essendo un oggetto matematico, non può mediare alcunché, cioè non può trasmettere né energia nè quantità di moto (gli unici mediatori sono i fotoni, definiti da un processo di quantizzazione delle variabili dinamiche elettromagnetiche che caratterizzano la descrizione basata sull etere). Questo ci induce a considerare la descrizione basata sulla carica elettrica come un puro programma di calcolo della forza di Lorentz, una effective theory che non è in grado di fornire risposte ad alcuna domanda posta nel tentativo di spiegare come fisicamente le forze elettromagnetiche si propaghino. I fotoni sono oggetti fisici estranei ad entrambe le descrizioni dell Elettromagnetismo maxwelliano, che è una teoria prequantistica. 5

Notiamo che l espressione della forza (2) in condizioni statico/stazionarie è uguale a quella in condizioni dinamiche, mentre nella (1) scompare, in condizioni statiche, il termine che esprime la variazione temporale della quantità di moto e.m.. Conclusione: in Elettromagnetismo maxwelliano per evitare raddoppi occorre introdurre due descrizioni alternative dei fenomeni e.m. basate su carica + campo e.m. considerato un oggetto matematico, oppure etere = corpo elastico dotato di variabili dinamiche espresse in funzione del campo e.m. considerato un oggetto matematico in luogo della singola descrizione correntemente usata basata su carica + campo e.m. considerato un oggetto fisico dotato di variabili dinamiche. 6