INFLAZIONE E TRANSIZIONE ALL EURO. A METÀ DEL GUADO



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STUDI E NOTE DI ECONOMIA 1/2002 INFLAZIONE E TRANSIZIONE ALL EURO. A METÀ DEL GUADO PAOLO POGGI*- GUIDO VACCARO** Nei primi due mesi del 2002 i dati dell inflazione al consumo hanno tranquillizzato il grande pubblico ed i media: la transizione all euro non sembra aver generato ripercussioni significative sul livello dei prezzi. L euro è sparito dalle prime pagine dei giornali; il problema appare, ai più, chiuso. Ma una lettura più attenta dei dati finora noti indica, invece, che il problema è solo sopito. Se la parte già vissuta, nel bimestre di doppia circolazione lira/euro, ha prodotto effetti inflativi contenuti, quella che ancora deve venire, che si apre con il mese di marzo, potrà riservare gli effetti sostanzialmente più rilevanti. Ciò in un momento in cui «i riflettori sembra si stiano spegnendo». Cambiare moneta, tuttavia, non è un fatto istantaneo o fulmineo, che genera qualche problema di adattamento nell immediato o al più nel breve periodo; implica, per converso, un processo che comporta il cambiamento da un sistema di prezzi consolidati ad un nuovo sistema, che dovrà, col tempo, assestarsi. È un processo quindi lungo, caratterizzato da diverse fasi aventi diverso «significato» e valore, che presumibilmente avrà luogo nell arco di alcuni mesi. Gli autori analizzano le prime due fasi già trascorse (quella della doppia prezzatura e quella della doppia circolazione di lire ed euro) e ragionano, sperimentalmente, su quanto dovrà ancora accadere nei prossimi mesi, nelle successive fasi del passaggio al nuovo pricing system a diffusione europea. Essi pervengono alla conclusione che effetti inflattivi della transizione all euro si sono già in parte verificati e potranno ancora accadere, in misura anche maggiore, nelle fasi successive alla transizione. * Dirigente del Servizio Statistiche Economiche - Comune di Milano. ** Consulente statistico. Già Dirigente responsabile del Servizio delle statistiche dei Prezzi dell ISTAT. Questo contributo è stato rilasciato dagli autori agli inizi di marzo 2002. L andamento dei dati sull inflazione nei mesi immediatamente successivi non inficia le tesi in esso contenute, anzi le convalida. 47

STUDI E NOTE DI ECONOMIA 1/2002 1. Il problema Tra gli Stati membri dell UE il nostro è uno di quelli che ha maggiormente convissuto, in anni non lontani, con alti livelli di inflazione. Anche se poi ne è venuto fuori già da tempo ed oggi ha un tasso d inflazione praticamente in linea con quello medio europeo (e perciò inferiore a quello di diversi altri paesi), ancora è guardato con qualche sospetto dai partner. Non è quindi casuale che Eurobarometro, il sondaggio elaborato periodicamente dalla Commissione Europea, abbia assegnato all Italia il punteggio più alto circa il timore di rigonfiamento dei prezzi al consumo generato dalla transizione all euro. È questo, infatti, un timore espresso da circa l 80 per cento degli intervistati in Italia, a fronte di una media europea comunque elevata, del 75 per cento. Questo timore si è manifestato già prima del changeover 1, allorché alcuni, specialmente le rappresentanze dei consumatori, avevano temuto artificiose variazioni al rialzo dei prezzi, manovrate allo scopo di ritrovarsi poi trasformazioni dei prezzi in euro più facilmente gestibili. Poi il timore è apparso in tutta la sua evidenza nel periodo di due mesi (gennaio e febbraio) intercorrente tra l arrivo dell euro in banconote e monete ed il ritiro delle valute nazionali. In questo periodo di doppia circolazione si è paventato che nonostante il regolamento del Consiglio dell UE del 17/6/1997 n. 1103, all articolo 5, stabilisce le più neutrali modalità di conversione ed arrotondamento dei prezzi nel passaggio dalla moneta nazionale all euro i prezzi, convertiti in euro, subissero «aggiustamenti» all ingiù e, molto più spesso, all insù, seconda la vecchia regola che i valori tondi e comodi si percepiscono e gestiscono più familiarmente di quelli minuti. Superati questi due momenti, e più avanti si esaminerà il «come», il problema non si è affatto chiuso. Anzi, dopo le prime, altre e ben più importanti fasi si aprono; e sono quelle della ricerca di nuovi equilibri nel sistema dei prezzi e nuove politiche di pricing, rese necessarie dall adozione dell euro. Pertanto si può ritenere che, per quanto riguarda il rischio inflazione della transizione all euro, alla fine del periodo di doppia circolazione delle monete non si sia che a metà del guado. È infatti chiaro che il precedente sistema dei prezzi in lire aveva una logica connessa con il valore della lira e incorporava consolidate soluzioni dei quattro classici problemi della: a) attrazione naturale dei valori di prezzi verso le cifre tonde; ¹ Con questo termine si intende il «... passaggio che comprende l arrivo dell euro in banconote e monete e il ritiro delle valute nazionali il periodo va ufficialmente dal 30 agosto 2001 al 28 febbraio 2002», in S. Barigazzi, Come Cambia la Vita con l Euro, a. 2001, Il Sole 24 Ore. 48

P. POGGI - G. VACCARO, INFLAZIONE E TRANSIZIONE ALL EURO. A METÀ DEL GUADO b) determinazione di prezzi psicologici, aventi la funzione di avvicinare i clienti a determinati prodotti; c) scelta e determinazione dei prezzi «civetta», aventi il compito di attirare a determinati punti di vendita; d) gestibilità delle operazioni di riscossione dei prezzi. I prezzi di 2.000 lire per il parcheggio orario o di 4.990 lire per una confezione di detersivo ne rappresentano due esempi. Il vecchio sistema era un sistema esperto e intelligente. La graduale trasposizione dei prezzi ha mantenuto nelle fasi iniziali tutte le soluzioni intelligenti precedentemente incorporate dal sistema dei prezzi in lire e non le ha ancora sostituite con nuove soluzioni intelligenti di prezzi in euro. La doppia prezzatura dei prodotti, in lire ed in euro, prima; poi la doppia circolazione delle due monete e la possibilità di pagare i prezzi nella moneta familiare ed in quella nuova hanno drasticamente limitato o impedito qualsiasi tentativo di aggiustamento dei nuovi prezzi in euro, perché troppo sgradito ne sarebbe risultato il vecchio, ma contestuale e più riconoscibile prezzo in lire. Quindi la trasposizione graduale, realizzata fino a che è durato il periodo della doppia circolazione, è stata un operazione di training, eminentemente meccanica, che ci ha consegnato alla fine una traduzione letterale dai vecchi ai nuovi valori monetari. Il nuovo sistema dei prezzi in euro nasce cieco, inesperto e stupido: solo in un sistema inesperto e stupido il prezzo di un prodotto da acquistare velocemente, come il giornale quotidiano, può essere di euro 0,88, prezzo da pagare con sei monete e monetine di sei diversi importi. Il nuovo sistema, dopo lo svezzamento della doppia circolazione, dovrà crescere e trovare le sue nuove soluzioni ai quattro problemi sopra citati, i suoi nuovi equilibri complessivi, i suoi nuovi assetti culturali e formali. In una parola deve diventare un sistema intelligente, come quello precedente; anzi, più di quello precedente, dal momento che la nuova moneta è comune a 12 paesi e che il nuovo pricing system italiano sarà parte di un sistema a diffusione europea. Ed è solo dopo la fine della doppia circolazione, dopo l inizio di marzo 2002, che questi processi di aggiustamento cominceranno a realizzarsi in pieno. È, se si può fare una comparazione, come tradurre un testo da una lingua ad un altra: ci si procura un dizionario (già fatto), si traduce parola per parola (già fatto), poi si controlla la morfologia e grammatica (occorrerà farlo), infine si aggiusta la sintassi ed il lessico complessivo. Sola alla fine del processo avremo un risultato intellegibile. Nuova morfologia e nuovo posizionamento relativo dei diversi prezzi sono dunque le fasi della crescita e dello sviluppo in un futuro quadro di sistema dei prezzi. Nel crescere (ancor più che alla nascita) il sistema può generare inflazione, in maniera anche molto vivace. 49

STUDI E NOTE DI ECONOMIA 1/2002 Il sospetto nasce dal fatto che gli operatori economici, i «facitori» dei prezzi, nel cercare le soluzioni ai problemi sopraindicati, possano adottare sempre quelle più vantaggiose per proprio tornaconto immediato. Ed è questo il vero rischio che mette in apprensione il mondo economico e dovrà essere opportunamente valutato. In verità tale rischio è sempre esistito, perché in un economia basata sul libero mercato gli operatori possono fissare i loro prezzi sui livelli che ritengono più idonei, nei momenti e nelle misure che autonomamente decidono. Le forze che si oppongono a questo rischio non sono insignificanti. Al momento esse sono rappresentate da: la normativa europea, a partire dal Regolamento del Consiglio dell UE 1103/1997; accordi, patti e impegni di stabilità dei prezzi di grande rilievo 2 ; il potere di controllo individuale ed ancor più collettivo (realizzato attraverso le loro organizzazioni) dei consumatori; la concorrenza, che garantisce di fatto un autoregolazione dei meccanismi di mercato. Da questo punto l impiego di una moneta unica europea in un mercato che ora coinvolge un intero continente porta a un miglioramento dell elemento concorrenza e a un miglior funzionamento del mercato stesso 3. Tutte le considerazioni fatte portano alla conclusione che l effetto inflattivo di una operazione come quella che si sta vivendo si può produrre in diverse fasi, su un arco di tempo di molti mesi; e che le ² Ricordiamo: l accordo tra produttori e grande distribuzione, quale l intesa del 20 settembre 2001 del Comitato Euro effettuata presso INDICOD; l intesa presso il Ministero delle attività produttive tra Confcommercio, Confesercenti, Federcom, Faid, Conad e Coop volta al blocco dei prezzi al consumo; la proposta del presidente della Confcommercio Billè ai propri associati denominata «listini depositati», secondo cui i commercianti si impegnano a depositare i listini presso le Camere di commercio di appartenenza mantenendoli costanti fino alla fine del periodo della doppia circolazione. Questi accordi si inseriscono, d altro canto, nel più ampio patto europeo siglato il 2 aprile 2001 tra associazioni di consumatori, imprese, grande distribuzione e commercianti. Tale patto europeo sancisce il principio generale che l introduzione dell euro debba essere comunque nel complesso neutrale per i consumatori: alcuni prezzi possono aumentare ma altri debbono diminuire; cfr. S. Barigazzi, op. cit., pag. 38 segg. ³ Il fattore concorrenza, nei mercati in cui essa è presente, potrebbe determinare addirittura dei «ritocchi all ingiù» nei prezzi. Nel caso in cui l attività di changeover diventi un elemento di competizione tra imprese, allora potremmo assistere ad un uso del changeover come strumento competitivo stesso. L esito finale potrebbe portare a arrotondamenti dei prezzi verso il basso. Non si tratta di ipotesi remote: alcune aziende hanno apertamente dichiarato che, nell effettuare la conversione dei prezzi in euro, gli arrotondamenti risulteranno sempre a vantaggio dei consumatori. Il responsabile euro di Carrefour ha dichiarato al Parlamento europeo il 27 agosto 2001: «la concorrenza è feroce e l euro può essere lo strumento per guadagnare quote di mercato e anche per perderle», S. Barigazzi, op. cit., pag. 38. 50

P. POGGI - G. VACCARO, INFLAZIONE E TRANSIZIONE ALL EURO. A METÀ DEL GUADO fasi più sensibili e a rischio inflazione sono quelle di assestamento, successive a quelle già vissute in Italia fino a marzo 2002. Tale effetto deve essere tenuto sotto controllo, con valutazioni e verifiche appropriate. Qui di seguito si sviluppa un tentativo di interpretare quel che si è verificato nell immediata vigilia dell operazione e nella fase diretta del changeover e, principalmente, di stimare quanto altro potrà ancora accadere nelle ben più rischiose fasi successive. Tutti gli aspetti del problema indicato verranno analizzati con riferimento al quadro inflattivo noto per l Italia fino a febbraio 2002 e con riferimento a due applicazioni sperimentali effettuate, la prima, da ricercatori dell ISTAT e della Banca d Italia, su dati e scenari nazionali; la seconda, dal Servizio Statistiche Economiche del Comune di Milano, sugli archivi dei prezzi elementari collezionati da quel Comune, che confluiscono poi (con peso elevato) nel calcolo dell indice generale dei prezzi al consumo italiano. 2. Il quadro inflattivo all approssimarsi della transizione Alla vigilia della transizione all euro l inflazione al consumo in Italia ha presentato un aire improntato alla moderazione, non turbato affatto dall approssimarsi del changeover, anzi ancor più moderato nella sua imminenza. In effetti l inflazione italiana «marciava» su livelli pienamente accettabili da qualche anno (intorno o sotto al 2 per cento nel triennio 97-99), si è poi «accalorata» in occasione della crisi petrolifera (febbraio 2000 - estate 2001). Nell anno 2001 infatti tutti gli indici dei prezzi al consumo calcolati in Italia hanno subito un incremento medio rispetto all anno precedente di 2,7 per cento, nel caso dell indice nazionale dei prezzi al consumo per l intera collettività (NIC) e dell indice italiano armonizzato al livello comunitario (IPCA), o di 2,6 per cento nel caso del vecchio indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati (FOI) 4. Il valore degli incrementi si riduce al 2,4 per cento per il NIC e a 2,3 per cento per l IPCA e per il FOI qualora si mettano a confronto, anziché gli indici medi annuali, quelli dell ultimo mese del 2001 e del 2000 (cosiddetta variazione tendenziale). La differenza tra la variazione media del 2001 e la variazione tendenziale di fine 2001 sta a indicare che la crescita dei prezzi della seconda metà dell anno 2001 è stata più tenue di quella della prima metà. Poiché gli andamenti dei tre indici sono ormai da tempo fortemente convergenti, ogni ragionamento che si farà su di essi, da qui in avanti, lo si farà sull indice centrale del sistema di osservazione statistica dei prezzi in Italia, che è l indice nazionale dei prezzi al consumo ⁴ A lungo e imprecisamente detto indice del costo della vita. 51

STUDI E NOTE DI ECONOMIA 1/2002 per l intera collettività, salvo qualche riferimento episodico all indice armonizzato comunitario, per le comparazioni con gli altri paesi europei. Passando, perciò, a esaminare le variazioni dell indice NIC di ciascun mese del 2001 rispetto al mese precedente, ci si rende conto che l aumento dei prezzi al consumo nell anno è stata caratterizzato da due fasi. Nel primo semestre, l inflazione è cresciuta complessivamente dell 1,8 per cento, quindi ad una media di +0,3 per cento al mese, e si è mantenuta stabile intorno a valori prossimi al 3 per cento tendenziale. Poi a fine giugno hanno cominciato a manifestarsi i primi sintomi di rallentamento dell attività economica accompagnati da prezzi decrescenti dei prodotti petroliferi e delle materie prime industriali, e nel secondo semestre i prezzi al consumo sono andati via via rallentando o frenando la loro crescita. Nei sei mesi da luglio a dicembre l indice è cresciuto complessivamente di 0,5 per cento, alla media di quasi 0,1 per cento al mese. Ora, secondo gli esperti, nell analisi dei dati di inflazione un incremento di un decimo di punto al mese non è neanche inflazione, perché corrisponde (e forse neppure in pieno) a quella parte di miglioramento permanente della qualità dei prodotti venduti che il calcolo degli indici non riesce a scontare o «nettare». Anzi +0,1 per cento di inflazione al mese, protratto per più mesi, comincia a insinuare sospetti e allarmi di possibile deflazione. Dunque nella seconda metà del 2001 si è «marciato» con incrementi mensili dei prezzi al consumo molto modesti, in media +0,1 per cento. Questo andamento così moderato era nell aria, dopo il riassorbimento della crisi petrolifera (febbraio 2000 - estate 2001) e per effetto dell andamento leggermente asfittico dei consumi delle famiglie. Ma era nell aria anche il timore, contrario, di lievitazione dei prezzi al consumo, dovuto all imminenza della transizione all euro. Si temeva, infatti, che nell autunno del 2001, i venditori avrebbero soggiaciuto a due impulsi volti a ritoccare i prezzi all insù: il primo era quello di giocare d anticipo, rispetto all attenzione generale che sarebbe stata riservata al problema nel periodo caldo della transizione; il secondo quello di predisporre prezzi in lire, che tradotti in euro, potessero ridurre la molestia delle imminenti monete divisionali in centesimi. Ebbene, già da una prima lettura, i dati dell ISTAT permettono di constatare la assoluta «normalità» delle situazioni. Se si leggono i dati mensili degli incrementi dei prezzi, per capitoli di spesa, si verifica che, dopo la stasi generale dei prezzi estivi, nell ultimo trimestre dell anno è accaduto quanto segue. I prodotti alimentari hanno avuto incrementi di prezzo di 1,0 per cento : incremento del tutto abituale nel periodo, dovuto in parti- 52

P. POGGI - G. VACCARO, INFLAZIONE E TRANSIZIONE ALL EURO. A METÀ DEL GUADO colare all impennata dei prezzi degli alimentari nel periodo natalizio; l anno precedente l aumento era stato di 1,2 per cento e quello del periodo natalizio anche più elevato (a dicembre 2000: +0,7 per cento, a dicembre 2001: +0,5 per cento). I capi d abbigliamento hanno incrementato i prezzi di 1,4 per cento: come per i prodotti alimentari, è un incremento del tutto normale, uguale a quello del 2000, dovuto al consueto aggiornamento dei prezzi del mese di ottobre (+0,8 per cento ad ottobre nel 2000 che nel 2001). I prezzi dell abitazione sono aumentati nel 2001 dello 0,7 per cento, mentre erano cresciute di 1,0 per cento nel 2000; ma in questo caso pare difficile prendersela con l imminenza dell introduzione dell euro, considerato che si tratta di prezzi in cui non c entrano niente i fattori d impulso dei prezzi di cui si è detto sopra. I servizi di istruzione, molto meno incisivi o «pesanti», sono aumentati l anno scorso di 1,5 per cento e quello precedente di 2,3 per cento: anche qui vale la considerazione che tutti gli aumenti di questo capitolo si verificano in autunno; e nel 2001 l inflazione dei prezzi di questo settore è stata più favorevole dell anno precedente. I prezzi del capitolo «ricreazione, spettacoli e cultura» sono aumentati di 0,8 per cento, rispetto ad una variazione precedente di 0,6 per cento: è una differenza che rientra nei limiti dell ordinario, ma a determinarla potrebbe anche avere inciso l attesa della transizione. Tuttavia il livello differenziale di + 0,2 per cento, moltiplicato il peso dell intero capitolo, che è di 8,7 per cento dà un impatto sull inflazione di appena +0,017 per cento. I prezzi di «mobili e articoli per la casa», di «alberghi e pubblici esercizi», degli «altri beni e servizi», sono aumentati in misura moderata ed inferiore all anno precedente (rispettivamente + 0,4, +0,4 e +0,7 per cento, contro +0,6, +0,4 e +0,5 per cento dell anno 2000). I prezzi di «bevande alcoliche e tabacchi» sono rimasti praticamente invariati, come già nell anno precedente. I prezzi di beni e servizi di «trasporti», «sanità» e «comunicazioni», quasi fermi nell ultimo trimestre del 2000, sono addirittura calati (di 0,4 per cento i primi due gruppi, di 0,1 per cento il terzo), nell ultimo trimestre del 2001. Anche osservate sul territorio, le variazioni dell indice nell ultimo trimestre dell anno 2001 non offrono alcuno spunto di riflessione utile all argomento, fin qui trattato, di una possibile manovra al rialzo dei prezzi alla vigilia dell introduzione dell euro. Salvo le leggere anomalie riscontrate in un senso ad Ancona (rialzo dei prezzi di 1,3 per cento da settembre a dicembre) e nel senso contrario ad Aosta ( nessuna variazione dei prezzi), in tutte le altre città capoluogo di Regione le variazioni trimestrali si addensano intorno alla media di +0,5 per cento, scostandosene di non più di due decimali di punto percentuale. 53

STUDI E NOTE DI ECONOMIA 1/2002 L andamento complessivo dell inflazione al consumo nel secondo semestre del 2001 (con una media di +0,1 per cento per mese) e la assoluta congruità dell andamento dei prezzi nei singoli capitoli di spesa e nelle diverse aree del paese inducono a interrompere qui qualsiasi ulteriore approfondimento della ricerca e della riflessione, perché già consentono di pervenire alla conclusione che salvo casi isolati, assolutamente poco significativi per le medie generali dei fenomeni nessuna importante variazione dei prezzi si è verificata nella fase della vigilia della transizione all euro. Ovviamente qualche aggiustamento «pilotato o strumentale» ci sarà pure stato, ma niente di particolare. Non sembra neanche necessario cercare qualche esempio, vista la eseguità del fenomeno. Per effetto degli andamenti complessivi 2001, alla fine dell anno hanno cominciato a sprecarsi le stime ottimistiche del possibile livello cui si sarebbe attestata l inflazione nel 2002: per citarne una sola, la stima fatta per conto di INDIS-Unioncamere dall Istituto IRS 5 era di un incremento medio dell indice di 1,6 per cento nel 2002 e di un incremento tendenziale a fine anno di 1,5 per cento. In questo tipo di previsione le preoccupazioni che le rappresentanze dei consumatori esprimevano circa il pericolo del rigonfiamento dei prezzi nella fase della transizione all euro non sembravano prese molto in considerazione. 3. Il quadro inflattivo nei due mesi di doppia circolazione 3.1. Il quadro nazionale I due mesi di gennaio e febbraio 2002 sono stati quelli dell accavallamento della moneta che usciva dalla circolazione e di quella che vi entrava: tutti i prezzi erano contrassegnati in doppia valuta e, principalmente, ogni prezzo poteva essere pagato in lire o euro. Per ogni prodotto, il prezzo in lire assicurava il confronto diretto con il prezzo precedente, il prezzo in euro dava la esatta corrispondenza ed equivalenza nella nuova moneta. Praticamente è stata la traduzione «letterale», parola per parola, dei precedenti prezzi. Nei due mesi l inflazione è cresciuta di quasi un punto, e più precisamente di 0,9 per cento: +0,5 per cento a gennaio e +0,4 per cento (dato provvisorio) a febbraio. La circostanza non sembra aver determinato eccessiva apprensione né nei media, né presso le rappresentanze dei consumatori; anzi sembra quasi che ormai si sia tirato un sospiro di sollievo per un pericolo ormai scampato. L impressione è che questo atteggiamento sia fuorviato dall abitudine a leggere frettolosamente, tra le tante letture possibili dell indice, più la variazione rispetto allo stesso periodo del- ⁵ INDIS, Tendenze dei prezzi, anno XIV, n. 73, dicembre 2001. 54

P. POGGI - G. VACCARO, INFLAZIONE E TRANSIZIONE ALL EURO. A METÀ DEL GUADO l anno precedente (cosiddetta variazione «tendenziale», che incorpora e somma le variazioni di un arco di tempo di dodici mesi), che non la variazione «congiunturale» (mese su mese), che meglio dà l effettiva misura di ciò che sta accadendo nel breve periodo. Ebbene, nel primo bimestre del 2002 la variazione tendenziale, che era già di +2,5-2,4 per cento nei mesi terminali del 2001, è rimasta a 2,4 per cento a gennaio ed a 2,5 per cento a febbraio: tutto dunque è apparso tranquillizzante e l argomento è sparito dalle pagine dei giornali Ṁa invece le variazioni congiunturali dei prezzi dei due mesi devono generare sospetti. E questo per diversi motivi principali. Il primo è che, dopo 6 mesi di aumenti medi mensili di 0,1 per cento (totale 0,5 per cento nel secondo semestre 2001), in due mesi del 2002 si è già totalizzato un incremento di 0,9 per cento. Il secondo sta nel fatto che, spingendosi un pò più addietro nel tempo, la media degli incrementi dei prezzi di gennaio e febbraio negli ultimi 5 anni è stata di 0,6 per cento; nel bimestre appena finito è risultata invece di 0,9 per cento, cioè 3 decimi di punto in più, e non è pochissimo. Il terzo, che è anche il più grave, sta nel fatto che l effetto di trascinamento delle due variazioni di gennaio e febbraio è già pesante. Infatti il livello dell indice a febbraio è già salito a 117,9. A partire da questo livello si possono fare diverse ipotesi: la prima è quella della impossibilità: se pure non ci fosse alcun altro aumento di prezzi per tutto l anno e l indice rimanesse dunque fermo a 117,9 fino a dicembre 2002, l indice medio dell anno risulterebbe appunto di 117,9, vale a dire di 1,7 per cento superiore all indice medio del 2001. Oltre che avere già «fatto fuori» alcune delle previsioni avanzate, questo dato è una preoccupante eredità per il prosieguo dell anno; la seconda è quella della improbabilità: se nei rimanenti 10 mesi del 2002 l inflazione aumentasse soltanto di 0,1 per cento al mese (ma più avanti si esprimeranno forti perplessità al riguardo), la variazione media dell indice del 2002 sarebbe già di 2,1 per cento e la variazione tendenziale a fine anno sarebbe di 1,8 per cento; la terza è quella più empirica (anch essa difficile da realizzare) che gli incrementi congiunturali dei 10 mesi da marzo a dicembre del 2002, siano uguali a quelli medi degli ultimi 5 anni (+0,18 per cento al mese): in tal caso la variazione media annuale del 2002 risulterebbe essere di +2,3 per cento e quella tendenziale di fine anno risulterebbe pari a +2,5 per cento; la quarta ipotesi è rinviata a quando, più avanti, si avanzeranno ipotesi sull effetto complessivo della transizione all euro sui dati d inflazione. Tornando alle variazioni dei prezzi dei primi 2 mesi del 2002, e esaminandole per capitoli di spesa, si constata che, mentre i prezzi 55

STUDI E NOTE DI ECONOMIA 1/2002 delle comunicazioni, delle bevande alcoliche e dei tabacchi sono leggermente diminuiti rispetto a dicembre scorso, e quelli delle abitazioni e dei servizi annessi sono rimasti invariati, mentre i prezzi dei capitoli abbigliamento, istruzione e mobili e articoli della casa sono aumentati moderatamente, gli incrementi più sostenuti si sono avuti nei capitoli: trasporti: 0,9 per cento; beni e servizi vari: +0,9 per cento; ricreazione, spettacoli e cultura: +1,2 per cento; alimentari: +1,5 per cento; servizi sanitari: +1,9 per cento. Vale allora la pena di cercare di capire cosa è accaduto in tali comparti e tentare di distinguere le variazioni di prezzo non ancora collegabili al cambiamento dei prezzi da lire in euro da quelle che a tale cambiamento possono essere già attribuite. In linea di massima si può escludere che siano ascrivibili all euro le variazioni dei prezzi di: servizi sanitari: si tratta principalmente di aumenti dei prezzi di listini dei farmaci, dei prezzi delle visite mediche specialistiche e delle rette delle case di cura, che notoriamente sono soggetti a revisione periodica, spesso all inizio dell anno, e poi restano invariate per diversi mesi. In questo caso si può sostenere che non hanno giocato arrotondamenti forzati dei prezzi verso l euro e si deve piuttosto ritenere che gli aggiustamenti dei prezzi in euro (con arrotondamenti di comodo) siano ancora da avvenire; prodotti alimentari ortofrutticoli e ittici, che hanno subito andamenti dovuti a condizioni climatiche avverse; automobili e motocicli, per i quali si sono registrati nel bimestre, come per i servizi sanitari, gli aumenti periodici dei prezzo in lire, tradotti automaticamente in euro; le assicurazioni e i servizi bancari» (del capitolo «altri beni e servizi») che da tempo registrano una dinamica sostenuta dei prezzi, indipendentemente dalla transizione all euro; molti altri prodotti che hanno mantenuto un prezzo tondo o comodo in lire, traducendolo in un prezzo scomodo in euro: ad esempio alcuni giornali quotidiani sono aumentati da 1.500 a 1.700 lire, traducendo il prezzo in euro in uno scomodo 0,88 centesimi di euro; alcune tariffe, per esempio quelle dei trasporti ferroviari, che volutamente sono state tenute ferme per decisione politico-amministrativa. Possono essere collegate al changeover, e quindi all intenzione di cercare già dall inizio livelli di prezzo da gestire comodamente in euro, gli incrementi di prezzo di: alberghi, ristoranti e caffè-bar, con una clientela incline a servirsi di carte di credito ed altra «moneta di plastica» e molto spesso di origine internazionale; 56

P. POGGI - G. VACCARO, INFLAZIONE E TRANSIZIONE ALL EURO. A METÀ DEL GUADO molti servizi ricreativi, cinema spettacoli, libri e altri servizi culturali, servizi pronostici; alcuni servizi dei trasporti: parcheggi, traslochi e talvolta anche servizi di trasporto pubblico urbano; molti servizi alla persona (barbiere, parrucchiere, e altri servizi vari). Per altri prodotti invece il problema della trasformazione dei prezzi in euro né si è posto ne si porrà in futuro. Qui si ritrovano i prodotti cosiddetti a contatore o a scheda, come l energia elettrica, i carburanti, i combustibili, le telefonate, per i quali il prezzo unitario non viene mai pagato, ma è moltiplicato per le quantità acquistate. Allo stato attuale (inizio di marzo 2002) delle informazioni, non essendo ancora possibile accedere a tutti i dati che vengono solitamente forniti dall ISTAT a distanza di un paio di mesi dall epoca di riferimento dei dati, né essendo possibile accedere ai dati elementari raccolti dai Comuni capoluoghi di provincia che effettuano la rilevazione dei prezzi, non si ha ancora la possibilità di confrontare analiticamente i prezzi dei singoli prodotti rappresentativi rilevati sul territorio e stimarne le variazioni imputabili all una o all altra famiglia di cause. Quindi non è possibile valutare l impatto della transizione sull inflazione calcolata nel primo bimestre. È però consentito azzardare l ipotesi che qualche effetto inflattivo, di misura non nota, si sia già verificato. Per tentare di avere conferme a tale ipotesi ed eventualmente avere una sia pur grossolana misura dell entità di tale effetto, alcune considerazioni possono essere dedotte da una verifica fatta sui dati del Comune di Milano che, nel bimestre, si è distinto per una accentuata attenzione al fenomeno oggetto di studio. 3.2. La verifica milanese Milano, come è noto, ha un peso negli indici dei prezzi al consumo nazionali di assoluto rilievo. Da una prima disanima dell inflazione comparata tra Milano e il totale Italia (Tabelle da 1 a 13 e Figura 1) notiamo, nell anno immediatamente precedente l introduzione all euro, nel 2001, una assoluta convergenza delle medie delle variazioni mensili per i 12 capitoli che compongono l indice ICN. Complessivamente, la crescita media per entrambi è di due decimi di punto/mese. Disaggregando l anno 2001 nel primo e secondo semestre si può osservare che: Nel primo il dato cumulato coincide per Milano e il totale Italia: +1,8 per cento. Nel secondo, se la crescita dei prezzi dell intero paese rallenta per le motivazioni già considerate 6, assestandosi a un livello fisiologi- ⁶ Cfr. paragrafo 3. 57

STUDI E NOTE DI ECONOMIA 1/2002 co medio di +0,1 per cento-mese (+0,5 per cento nel totale secondo semestre), nel Comune di Milano il rallentamento appare assai più marcato: + 0,3 per cento nel totale secondo semestre, mediamente 0,05 per cento-mese. L immediata introduzione dell euro evidenzia, nel caso milanese, ancor più del dato nazionale, una assenza di tensione nei prezzi al consumo. Effettuando una verifica più particolareggiata entro i 12 capitoli che compongono l indice ICN, in via comparata tra Milano e il totale Italia, nel periodo più vicino all introduzione della moneta europea, gli ultimi tre mesi dell anno 2001 possiamo notare che gli andamenti più discordanti si riscontrano fra i capitoli: Prodotti alimentari, in cui il dato nazionale cresce di +1,0 per cento a fronte di un comportamento più «virtuoso» di Milano (+0,2 per cento). Servizi sanitari e spese per la salute, in cui Milano evidenzia una decrescita doppia rispetto al dato nazionale. Alberghi ristoranti pubblici esercizi in cui Milano mostra una crescita più che doppia vs il dato nazionale. Se nel comparto alberghi ristoranti pubblici esercizi sembra sia avvenuta solo una trasposizione temporale delle variazioni (nel mese di gennaio 2002 Milano rallenta la crescita e per converso accelera invece il dato nazionale), nel caso del comparto alimentare esiste un marcato e continuo differenziale di crescita tra il capoluogo lombardo e il dato nazionale. Anche nel 2002, a gennaio, i prezzi alimentari a Milano sono più «freddi», con un differenziale di 0,4 punti percentuali. Tra le ragioni che possono spiegare questo dato, di rilievo visto il peso del comparto alimentare sull intero indice 7, ne individuiamo le seguenti. I prodotti cosidetti alimentari, appartenenti al cosiddetto mass market, sono nel capoluogo lombardo canalizzati principalmente presso la distribuzione moderna. È oramai consolidata, per i consumatori milanesi, la propensione alla scelta dei punti vendita quali i supermercati, gli ipermercati, i discount, le superettes; ciò accade in specie per gli acquisti dei prodotti di massa. La rilevazione dei prezzi al consumo, per sua natura campionaria, deve tener conto di ciò. I recenti ribasamenti degli indici dei prezzi, dal 1995 in poi, hanno determinato modifiche di rilievo nel piano campionario comunale, con graduali innalzamenti della quota parte di distribuzione moderna a discapito di quella tradizionale, fino a pervenire, nell ultima revisione della base dicembre 2001, a un mix medio di distribuzione moderna dell 80 per cento vs il 20 per cento di tradizionale 8. ⁷ C.a il 16 per cento nel Comune di Milano; si tratta del capitolo avente maggior peso tra i dodici che compongono l indice. ⁸ Per i prodotti alimentari e drogheria, definiti con il termine anglosassone grocery. 58

P. POGGI - G. VACCARO, INFLAZIONE E TRANSIZIONE ALL EURO. A METÀ DEL GUADO È noto che i processi competitivi entro la distribuzione moderna sono molto dinamici, e in questo canale vi è molta conflittualità fra diversi gruppi e insegne. È ragionevole supporre che presso la distribuzione moderna si abbia avuto un esito non inflativo del changeover, divenuto anzi strumento di competizione 9. Per quanto attiene invece al canale della distribuzione tradizionale possono valere le seguenti considerazioni. Nel Comune di Milano in generale vi sono stati accesi dibattiti connessi all introduzione dell euro. Molte tra le associazioni dei consumatori, che qui hanno sede, hanno vissuto l arrivo della nuova moneta con sospetto, con il timore che venissero fatti aumenti indiscriminati nei prezzi al consumo. Tali timori sono stati rivolti verso i diversi decisori di pricing della filiera dei prezzi (produttori, commercianti grossisti e dettaglianti, ecc.). Molte lamentele e denunce dei consumatori, singoli o associati nelle loro categorie, sono apparse nelle cronache locali dei media. Tra l altro, il freddo intenso che ha caratterizzato l inverno 2001-2002 ha determinato tensioni nei prezzi al consumo tra i prodotti alimentari aventi carattere stagionale, quali gli ortaggi e la frutta. Per essi, i repentini aumenti sono stati erroneamente collegati all introduzione dell euro, e hanno suscitato ulteriori malumori da parte dei consumatori nei confronti della fase del changeover. Tutto ciò ha spinto il Comune a una attività di vigilanza e sorveglianza 10, effettuata in modo tanto «casuale» quanto «improvviso» sul territorio cittadino, con l obiettivo di controllare sì le conversioni lira/euro, ma anche gli aumenti ingiustificati nei livelli dei prezzi. L attività di controllo è stata fatta verso gli esercizi di dettaglio tradizionale, quali alimentari tradizionali, drogherie, macellerie, ma anche bar, ristoranti, tabaccai. È stato questo uno strumento 11 che ha aiutato, durante la fase del changeover, a dedicare, da parte dei commercianti e degli esercenti, «attenzione» alle conversioni dalla lira all euro, alla esposizione dei doppi prezzi (dapprima con le lire e poi con l inversione lira/euro come moneta principale); ma è stato anche un «deterrente», seppur temporaneo, nei confronti di aumenti nei prezzi. Al fine di far poi crescere la consapevolezza circa il valore della nuova moneta, e far quindi meglio «funzionare» il mercato 12, il ⁹ Cfr. nota 2; alcune insegne della distribuzione moderna hanno reclamizzato una conversione lira/euro «deflativa», a vantaggio dei consumatori. ¹⁰ È stato costituito un gruppo vigilanza e sorveglianza tra i dipendenti della polizia annonaria al fine di effettuare verifiche sui prezzi presso alcuni esercizi commerciali della distribuzione tradizionale e alcuni esercenti di bar e ristoranti. ¹¹ Dagli effetti più propagandati e temuti che reali, vista l esiguità delle forze in campo atte al controllo. ¹² Con una valenza quindi di lungo periodo, al contrario dell attività di controllo e vigilanza, che ha avuto caratteristiche di breve durata. 59

STUDI E NOTE DI ECONOMIA 1/2002 Comune di Milano ha attivato alcune iniziative volte ad informare, a far «cultura» ai cittadini 13. A fronte di questo quadro Milano è stata più «virtuosa» della media italiana. Tanto che ci sembra ragionevole affermare che nel capoluogo lombardo l introduzione dell euro abbia addirittura avuto il ruolo di frenare i tipici aumenti stagionali: nel capitolo Alberghi ristoranti pubblici esercizi la crescita gennaio-febbraio 2002 è risultata di un modesto +0,8 per cento verso un aumento, nel 2001 del +3,0 per cento. Nei primi due mesi del 2002, in piena doppia circolazione monetaria, il capoluogo lombardo continua ad essere più «virtuoso», con un aumento complessivo di +0,6 per cento verso lo 0,9 per cento del totale Italia. Facendo una ulteriore focalizzazione sui singoli prodotti, tra le variazioni ponderate che più hanno influenzato gli indici (NIC, tasso congiunturale), per poco più del 0,4 per cento su un totale di 0,6 per cento, troviamo: Automobili (italiane e estere) +0,094 per cento. Medicinali +0,084 per cento. Pomodori da sugo +0,074 per cento. Concorsi e pronostici +0,060 per cento. Trasporti biglietto urbano +0,057 per cento. Spesa percorso totale taxi +0,032 per cento. ¹³ A tal proposito appare significativo quanto affermato dall Assessore del Comune di Milano Carlo Magri, nel suo intervento al seminario L introduzione dell Euro causerà inflazione?, Università Cattolica del S. Cuore, Milano, 20 novembre 2001: «Parlando da amministratore pubblico, è fondamentale che i cittadini siano aiutati ad elaborare una propria percezione di valore reale non distorta, non influenzata da vecchi schemi di riferimento, peraltro molto consolidati, quali sono quelli che fanno riferimento alle lire. Penso in particolar modo alle fasce della popolazione che potrebbero avere maggiori problemi: le persone con basso livello di scolarità, e soprattutto gli anziani. L amministrazione comunale, con l obiettivo primario di aumentare la conoscenza dei propri cittadini, ha elaborato una serie di iniziative che andrò di seguito ad illustrare. È in corso d avvio un attività di informazione ai cittadini, volta a migliorare la loro conoscenza dell euro. Gli strumenti di tale attività di informazione sono: la diffusione, già avvenuta, di una guida tascabile destinata ai 18.000 dipendenti; tale guida illustra le caratteristiche basilari dell euro e le fasi del changeover; l approntamento di una guida all euro per i cittadini; stampata in 200.000 copie, sarà messa a disposizione dei cittadini milanesi e fornirà, oltre alle informazioni generali sull euro, informazioni sui rapporti cittadino e amministrazione nella forma di domande tipo. Un help desk che effettua i seguenti servizi per i cittadini. Risposte telefoniche al numero verde euro; l 800163164. Risposte via posta elettronica (indirizzo: euro.helpdesg@comune.milano.it). A tale servizio si accederà anche dalla pagina web del Comune di Milano (www/comune.milano.it). Una sezione dedicata all euro nella pagina web del comune di Milano. ( )». 60

P. POGGI - G. VACCARO, INFLAZIONE E TRANSIZIONE ALL EURO. A METÀ DEL GUADO Tra questi prodotti possiamo escludere l effetto «inflazione da introduzione dell euro» (visto il loro elevato valore unitario) dai prodotti automobili, dai pomodori da sugo (l aumento è, come detto, originato da fattori stagionali). Per i rimanenti, può esserci stato tale effetto. Alcuni sono tuttavia prezzi a regime tariffario, stabiliti da autorità pubbliche locali e centrali. In taluni casi, come il costo del biglietto urbano, l aumento al valore pieno di un euro dalle precedenti 1.500 lire è stato compensato dalla diminuzione del costo degli abbonamenti. Tabella 1 Indice generale NIC (variazioni percentuali mensili) 2001 2002 Milano Nazionale Milano Nazionale Gennaio 0,4 0,4 0,3 0,5 Febbraio 0,4 0,3 0,3 0,4* Marzo 0,1 0,1 Aprile 0,4 0,4 Maggio 0,2 0,3 Giugno 0,3 0,3 Luglio 0,0 0,1 Agosto 0,0 0,0 Settembre 0,1 0,0 Ottobre 0,2 0,2 Novembre 0,1 0,2 Dicembre 0,1 0,1 Media 0,2 0,2 * Stima. Tabella 2 Prodotti alimentari e bevande analcoliche (variazione percentuale) 2001 2002 Milano Nazionale Milano Nazionale Gennaio 0,4 0,5 0,7 1,1 Febbraio 0,5 0,8 0,3 Marzo 0,0 0,3 Aprile 0,7 0,6 Maggio 0,5 0,5 Giugno 0,9 0,4 Luglio 0,2 0,1 Agosto 0,1 0,1 Settembre 0,1 0,1 Ottobre 0,3 0,3 Novembre 0,2 0,2 Dicembre 0,1 0,5 Media 0,3 0,4 61

Tabella 3 Bevande alcoliche e tabacchi (variazione percentuale) 2001 2002 Milano Nazionale Milano Nazionale Gennaio 0,0 0,0 0,4 0,4 Febbraio 0,3 0,1 0,1 Marzo 0,4 0,3 Aprile 2,6 2,8 Maggio 0,1 0,1 Giugno 0,1 0,1 Luglio 0,1 0,2 Agosto 0,1 0,1 Settembre 0,1 0,0 Ottobre 0,1 0,1 Novembre 0,0 0,0 Dicembre 0,0 0,1 Media 0,3 0,3 Tabella 4 Abbigliamento e calzature (variazione percentuale) 2001 2002 Milano Nazionale Milano Nazionale Gennaio 0,1 0,1 0,1 0,1 Febbraio 0,2 0,2 0,0 Marzo 0,1 0,3 Aprile 0,3 2,3 Maggio 0,0 0,3 Giugno 0,3 0,2 Luglio 0,0 0,0 Agosto 0,0 0,0 Settembre 0,0 0,3 Ottobre 0,9 0,8 Novembre 0,3 0,3 Dicembre 0,1 0,3 Media 0,2 0,2 Tabella 5 Abitazione, acqua, energia e combustibili (variazione percentuale) 2001 2002 Milano Nazionale Milano Nazionale Gennaio 0,2 0,4 0,9 0,2 Febbraio 0,1 0,1 0,2 Marzo 0,0 0,0 Aprile 0,2 0,1 Maggio 0,8 0,6 Giugno 0,0 0,1 Luglio 0,5 0,1 Agosto 0,1 0,1 Settembre 0,0 0,0 Ottobre 0,0 0,1 Novembre 0,8 0,6 Dicembre 0,1 0,0 Media 0,0 0,0

Tabella 6 Mobili, articoli e servizi per la casa (variazione percentuale) 2001 2002 Milano Nazionale Milano Nazionale Gennaio 0,1 0,1 0,0 0,1 Febbraio 0,6 0,5 0,3 Marzo 0,1 0,1 Aprile 0,0 0,1 Maggio 0,3 0,3 Giugno 0,1 0,1 Luglio 0,0 0,0 Agosto 0,0 0,3 Settembre 0,1 0,1 Ottobre 0,0 0,0 Novembre 0,6 0,4 Dicembre 0,0 0,0 Media 0,2 0,2 Tabella 7 Servizi sanitari e spese per la salute (variazione percentuale) 2001 2002 Milano Nazionale Milano Nazionale Gennaio 0,9 0,7 1,3 1,3 Febbraio 0,4 0,4 0,6 Marzo 0,0 0,1 Aprile 0,0 0,0 Maggio 0,0 0,1 Giugno 0,1 0,1 Luglio 0,0 0,2 Agosto 0,0 0,2 Settembre 0,1 0,0 Ottobre 0,1 0,1 Novembre 0,0 0,3 Dicembre 0,9 0,7 Media 0,0 0,1 Tabella 8 Trasporti (variazione percentuale) 2001 2002 Milano Nazionale Milano Nazionale Gennaio 0,7 0,5 0,1 0,3 Febbraio 0,8 0,3 0,8 Marzo 0,0 0,1 Aprile 0,2 0,3 Maggio 0,8 1,0 Giugno 0,4 0,2 Luglio 0,6 0,5 Agosto 0,6 0,3 Settembre 0,0 0,0 Ottobre 0,2 0,2 Novembre 0,5 0,3 Dicembre 0,2 0,1 Media 0,0 0,0

Tabella 9 Comunicazioni (variazione percentuale) 2001 2002 Milano Nazionale Milano Nazionale Gennaio 0,5 0,5 0,2 0,3 Febbraio 0,3 0,2 0,4 Marzo 0,0 0,1 Aprile 0,1 0,1 Maggio 0,2 0,2 Giugno 0,0 0,0 Luglio 0,2 0,1 Agosto 0,3 0,2 Settembre 0,3 0,4 Ottobre 0,0 0,0 Novembre 0,0 0,0 Dicembre 0,1 0,1 Media 0,1 0,2 Tabella 10 Ricreazione, spettacoli e cultura (variazione percentuale) 2001 2002 Milano Nazionale Milano Nazionale Gennaio 1,4 1,9 0,9 1,1 Febbraio 0,1 0,1 0,1 Marzo 0,0 0,0 Aprile 0,1 0,0 Maggio 0,0 0,1 Giugno 0,1 0,1 Luglio 0,3 0,2 Agosto 0,2 0,3 Settembre 0,0 0,2 Ottobre 0,0 0,3 Novembre 0,7 0,2 Dicembre 0,5 0,4 Media 0,3 0,3 Tabella 11 Istruzione (variazione percentuale) 2001 2002 Milano Nazionale Milano Nazionale Gennaio 0,0 0,0 0,0 0,1 Febbraio 0,0 0,2 0,0 Marzo 0,0 0,0 Aprile 0,0 0,0 Maggio 0,0 0,0 Giugno 0,0 0,1 Luglio 0,0 0,0 Agosto 0,0 0,0 Settembre 0,3 1,0 Ottobre 1,8 1,2 Novembre 0,0 0,3 Dicembre 0,0 0,1 Media 0,2 0,2

Tabella 12 Alberghi, ristoranti e pubblici esercizi (variazione percentuale) 2001 2002 Milano Nazionale Milano Nazionale Gennaio 1,8 0,7 0,6 1,3 Febbraio 1,2 0,6 0,2 Marzo 0,2 0,5 Aprile 0,0 0,6 Maggio 0,5 0,3 Giugno 0,3 0,4 Luglio 0,4 0,6 Agosto 0,1 0,2 Settembre 0,4 0,3 Ottobre 0,4 0,3 Novembre 0,4 0,0 Dicembre 0,1 0,1 Media 0,4 0,3 Tabella 13 Altri beni e servizi (variazione percentuale) 2001 2002 Milano Nazionale Milano Nazionale Gennaio 1,2 1,0 0,1 0,2 Febbraio 0,3 0,3 0,6 Marzo 0,2 0,2 Aprile 0,9 0,7 Maggio 0,1 0,4 Giugno 0,0 0,1 Luglio 0,9 0,3 Agosto 0,0 0,2 Settembre 0,2 0,2 Ottobre 0,1 0,2 Novembre 0,1 0,3 Dicembre 0,0 0,2 Media 0,3 0,3 Fig. 1 Indice generale ICN gennaio 2001 - febbraio 2002

STUDI E NOTE DI ECONOMIA 1/2002 4. Verso un nuovo sistema di princing 4.1. Le valutazioni ISTAT La fine della doppia circolazione di lire e euro pone interrogativi ulteriori circa gli impatti sull inflazione al consumo. Tali interrogativi non trovano ancora risposte specifiche, ma al momento possono esser valutate alla luce di due ricerche sulla materia, effettuate ex ante. La prima, più generale, si deve a due ricercatori del Servizio delle Statistiche dei Prezzi dell Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) e del Servizio Studi della Banca d Italia; i suoi risultati hanno formato oggetto di una pubblicazione dell ISTAT 14. La seconda, limitata allo spazio milanese, è stata effettuata dal Servizio Statistiche Economiche del Comune di Milano e i suoi risultati sono stati presentati nel corso di un convegno organizzato sul tema dall Università Cattolica di Milano 15. Ambedue le ricerche stimano l impatto della transizione all euro in un arco di tempo non limitato al periodo della doppia circolazione, ma proiettano la stima dell impatto su un periodo più lungo, capace di asssorbire le già attuate e le future possibili soluzioni, volte a rendere più intelligente il nuovo sistema dei prezzi in euro. La ricerca ISTAT muove dall analisi di tutto l insieme delle quotazioni di prezzo rilevate, che dà luogo al calcolo dell indice dei prezzi al consumo. Dall insieme sono escluse subito quasi un terzo delle quotazioni (precisamente 32,8 per cento) perché ritenute, per diversi motivi, non in grado di generare un reale effetto inflattivo connesso all euro: si tratta di prezzi amministrati, prezzi regolamentati, affitti, prodotti energetici, servizi assicurativi e prezzi di livello elevato, per i quali l incidenza degli aggiustamenti è ritenuta trascurabile; per altri motivi di opportunità sono stati esclusi anche numerosissimi prezzi dei prodotti ortofrutticoli e di altri prodotti alimentari freschi, il cui peso nel paniere non supera il 3,5 per cento. L analisi per tipologia di prezzo del rimanente 67,2 per cento delle quotazioni (oltre 90.000) rilevate, oltre a numerosi altri elementi di grande interesse, mostra che in Italia l incidenza dei prezzi attraenti 16 che l 89 per cento dei prezzi è soggetto al fenomeno dell attrazione verso i valori arrotondati, di comodo o psicologici, e solo l 11 per cento ne è esente. E dimostra anche che i capitoli di spesa in cui l attrazione è quasi totale sono quelli dell abbigliamento, della salute, dei trasporti, della ricreazione, spettacoli e cultura, e degli altri beni e servizi; mentre per l abitazione (73 per cento) e i prodotti alimentari (76 ¹⁴ Una stima ex ante dell impatto del changeover sui prezzi al consumo in Italia, di F. Mostacci e R. Sabbatini - ISTAT, Contributi, n. 11/2001. ¹⁵ Cfr. capitolo 5 paragrafo 2. ¹⁶ Mostacci e Sabbatini definiscono «attraenti» i prezzi arrotondati, i prezzi psicologici e i prezzi civetta, i prezzi di comoda gestibilità. 66