LA SALUTE DISEGUALE. Dott. D Auria Giuseppe Villa San Giovanni

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LA SALUTE DISEGUALE Dott. D Auria Giuseppe Villa San Giovanni 27-10-2017

L EURO INDEX CONSUMER HEALTH 2016 (indice che rappresenta il livello di qualità della Sanità in Europa, basato sui tempi di attesa, risultati e affidabiltià) e RAPPORTO CREA Sanità di Tor Vergata hanno evidenziato: L Italia si colloca al 22 posto in Europa. Al top della classifica ci sono i Paesi Bassi seguiti dalla Svizzera, Norvegia, Belgio, Islanda, Lussemburgo, Germania e Finlandia. La Francia è undicesima, il Regno Unito quindicesimo. L Italia si trova piuttosto indietro, ma il posizionamento è dovuto all enorme gap su base regionale, poiché ha la più grande differenza tra le Regioni di qualsiasi paese europeo. Il Pil delle Regioni più povere (Calabria e Sardegna) è solo un terzo di quello delle Regioni più ricche ( Lombardia ed Emilia Romagna)

In pratica le Regioni del Nord forniscono un servizio sanitario paragonabile al Top Europeo, mentre nelle Regioni Meridionali la qualità del servizio pubblico non raggiunge la sufficienza. Ma l Italia spende per la salute il 32,5% in meno rispetto all Europa Occidentale.

DEFINANZIAMENTO L incidenza rispetto al Pil della spesa sanitaria pubblica in Italia è del 6,8% contro 8,6% della Francia e al 9,4% della Germania. Nel periodo 2009-2015 la spesa sanitaria pubblica italiana pro-capite si è ridotta in termini reali dell 1,1%, (dato della Corte dei Conti), mentre nello stesso periodo in Francia è aumentata dello 0,8% l anno e in Germania del 2% annuo. A livello Regionale le differenze di spesa sono molto alte tra la Regione in cui si spende di più (provincia Autonoma di Bolzano) e quella dove si spende di meno (Calabria), il divario supera il 50%. Le differenze di spesa sono andate progressivamente riducendosi fino al 2009, ma poi hanno ricominciato a salire in corrispondenza dell azione dei Piani di Rientro e dei Commissariamenti tesi al risanamento dei deficit. La spesa privata sanitaria rappresenta mediamente il 26,9% della spesa nel Centro Nord e solamente il 18,9% nel Sud (30,5 in Vale d Aosta, 16% in Sardegna).

NINO CARTABELLOTTA PRESIDENTE GIMBE (Gruppo Italiano Medicina Basato sull Evidenza) «A seguito del costante e imponente definanziamento in Italia la spesa sanitaria continua inesorabilmente a perdere terreno, sia in rapporto al PIL sia, soprattutto, come spesa pro-capite : siamo sotto la media OCSE e in Europa ben 14 paesi investono più dell Italia. Tra i paesi del G7 siamo fanalino di coda per spesa totale e per spesa pubblica, ma secondi per spesa out-of-pocket, segnale inequivocabile che la politica ha scaricato sui cittadini una consistente quota di spesa pubblica senza rinforzare la spesa intermedia»

INCIDENZA SUL TENORE DI VITA DELLE FAMIGLIE Nel 2014 il 77% delle famiglie ha effettuato spese sanitarie out of pocket (spese sanitarie private). Il 5% delle famiglie residenti in Italia, soprattutto quelle del Centro-Sud ha dichiarato di aver ridotto, fino ad annullarle, le spese sanitarie private. Sardegna e Sicilia risultano essere le Regioni con la maggior incidenza del disagio economico per spese sanitarie (10% delle famiglie). Emilia Romagna e Trentino alto Adige al contrario sono le Regioni con minor disagio (2,5% delle famiglie) Solo il 10% della spesa privata è «spesa sanitaria intermedia» cioè polizze individuali o polizze collettive. Però anche qui vi sono differenze, infatti mentre la componente intermedia rappresenta il 13,4% nel Nord e il 10,7% nel Centro, nel Sud e nelle Isole è solo il 3,3%.

RINUNCIA ALLE CURE, (rapporto Censis 2017) Nell ultimo anno 12,2 milioni di Italiani hanno rinunciato o rinviato prestazioni sanitarie, con una incidenza mediamente doppia dei cittadini del Sud rispetto a quelli del Nord. 1,2 milioni in più rispetto all anno precedente. La conseguenza sociale è un gorgo di difficoltà e disuguaglianze crescenti che risucchiano milioni di persone. La spesa sanitaria privata, ormai capillarmente diffusa tra gli italiani, pesa di più su chi ha meno, su chi vive in territori più disagiati e su coloro che più hanno bisogno della sanità per curarsi. Statisticamente la principale motivazione per cui il cittadino si rivolge al privato sono le lunghe liste di attesa o prestazioni non previste nei LEA.

E LE DISTANZE TRA LE SANITA REGIONALI SI AMPLIANO Il 64,5% degli italiani è soddisfatto del Servizio Sanitario, mentre il 35,5 è insoddisfatto. Al Sud però i soddisfatti sono solo il 47,3%, mentre sono il 60,4% al Centro, salgono al 76,4 al Nord-Ovest e arrivano all 80,9% al Nord-Est.

ASPETTATIVA DI VITA (OSSERVASALUTE 2016) «Cresce il divario territoriale tra Nord e Sud Italia rispetto alle condizioni di salute, con riflessi anche sull aspettativa di vita» Al Sud è molto più alta la mortalità prematura sotto i 70 anni di età. Nel 2015 in Italia l aspettativa di vita era mediamente di 82,3 anni (uomini 81,2 donne 84,6). Nella Pa di Trento l aspettativa di vita sale a 83,5 anni (uomini 81,2 donne 85,8). In Campania l aspettativa di vita scende a 80,5 anni (uomini 78,3 donne 82,8)

Analizzando la mortalità sotto i 70 anni, i divari territoriali seguono un trend in crescita, dal1995 al 2013 rispetto alla media nazionale: nel Nord la mortalità under 70 è in diminuzione in quasi tutte le regioni; nelle regioni del Centro si mantiene sotto il valore nazionale con un trend stazionario; nelle regioni del Mezzogiorno il trend è in sensibile aumento, facendo perdere ai cittadini di questa area i guadagni maturati nell immediato dopoguerra.

DISEQUITA E POLITICA Le evidenti disparità di salute sono anche conseguenza delle politiche e delle scelte allocative delle Regioni. La carenza di risorse non basta a spiegare le differenze tra Nord e Sud e Isole, infatti esaminando il valore delle risorse disponibili in termini di finanziamento pro-capite emerge che molte Regioni del Nord migliorano la loro performance senza aumentare la spesa, per contro alcune Regioni del Mezzogiorno (compreso il Lazio) peggiorano la performance pur aumentando proporzionalmente le risorse disponibili.

SPESA SANITARIA La spesa sanitaria pubblica pro-capite in Italia si attesta mediamente a 1.838 euro. Nella Provincia di Bolzano è di 2.255, in Calabria è 1.725. Naturalmente vi è da aggiungere la spesa out of pocket, che porta la spesa media a 2.400 euro. Mediamente la spesa è sostenuta per il 75% dal settore pubblico e dal 25% dal settore privato. Il 91% della spesa sanitaria privata è sostenuta direttamente dalle famiglie. Regno Unito, Francia e Germania hanno speso tra i 3.000 e i 4.000 euro pro capite contro i 2.400 dell Italia (comprensivi della spesa privata). Rispetto al Pil Francia e Germania investono in sanità l 11% del Pil, il 10% il Regno Unito, il 9% Italia e Spagna. (Il PIL è comprensivo della spesa privata che è di circa il 2%.)

DEF 2017 E DEFINANZIAMENTO Nel Settembre 2017, ( nota di aggiornamento al DEF) si stima un finanziameto di 114 miliardi di euro nel 2017, 115 nel 2018, 116 nel 2019 e 118 nel 2020. Tuttavia pur certificando una crescita del PIL del 1,5% per gli anni 2017-2019, il rapporto tra spesa sanitaria e PIL si riduce dal 6,6% del 2017 al 6,4% nel 2019 e 6,3% nel 2020. L incidenza della spesa sanitaria per il SSN sul totale della spesa pubblica è scesa dal 14,9% del 2010 al 14% del 2014.

PIANI DI RIENTRO - DISEQUITA Il SSN conferma e consolida nel 2015 il suo raggiunto equilibrio di bilancio in quasi tutti i sistemi regionali. Rispetto alle tre Macro aree del Paese si registra una rapida riduzione dei deficit del Centro-Sud. Nel 2015 rimangono solo tre Regioni con un disavanzo di qualche rilievo: Sardegna (340 milioni),liguria (110 milioni), Molise (23 milioni). Il risanamento è in parte da ricondurre ad azoni di efficientamento organizzativo, in parte ad una dolorosa riduzione dei servizi e dei tassi di copertura dei bisogni a discapito dell equità sociale e interregionale nell erogazione dei servizi.

DEFICIT SANITARIO Dal 2006 al 2016 il deficit sanitario italiano è crollato da 6 miliardi a 1,1 miliardi. Il crollo del deficit sanitario nazionale è da ricercare nel risanamento dei conti di alcune Regioni. Nel 2006 il Lazio aveva un disavanzo di circa 2 miliardi, la Sicilia circa 1 miliardo e la Campania 750 milioni (più della metà del disavanzo sanitario italiano). Lombardia e Basilicata erano le uniche regioni in pareggio.

PIANI DI RIENTRO INIZIO ANNO 2007 Le regioni per prime coinvolte sono state Liguria, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Sicilia, Calabria e Sardegna. Impressionante il crollo dei deficit del Lazio (da 1.966 milioni a 164) Campania (da -750 milioni a +6,2), Sicilia (da 1.088 milioni a 700). Le Regioni con i conti in salute migliore nel 2016 sono state le Marche (+14.4 milioni), il Piemonte (+7.2 milioni), la Campania (+6.2 milioni) e l Umbria (+5.5 milioni). La Pa di Bolzano non ha mai diminuito il proprio deficit (227 milioni), la Sardegna ha incrementato il deficit (da 129 milioni a 320).

RIPARTO FONDO SANITARIO NAZIONALE 2016 Emilia Romagna 8.028.834.802 1.804 ad abitante Piemonte 8.042.518.413 1.830 ad abitante Puglia 7.200.524.095 1.771 ad abitante Calabria 3.487.925.833 1.774 ad abitante Riparto al netto delle quote vincolate agli obiettivi di piano

CITTADINANZATTIVA : RAPPORTO DELL OSSERVATORIO CIVICO SUL FEDERALISMO IN SANITA 2016. LEA ED IRPEF Nel 2015 passano da 3 a 5 le Regioni che non rispettano i LEA : Molise, Calabria, Campania, Puglia, Sicilia. In alcune Regioni, a LEA e servizi critici corrispondono livelli di tassazione IRPEF più alti. le Regioni inadempienti ai LEA, ad eccezione della Calabria, hanno aumentato l IRPEF tra il 2013 e il 2015.

ADDIZIONALE IRPEF MEDIA PER CONTRIBUENTE Lazio 620 euro Piemonte 510 euro Campania e Molise 460 euro Liguria 400 euro Toscana 360 euro Veneto 300 euro Basilicata 270 euro

INIQUITA SOTTO GLI OCCHI DI TUTTI Le Regioni con quote pro-capite di finanziamento del SSR inferiori, con punteggio LEA più critici e con livelli IRPEF elevati, hanno anche una spesa privata pro-capite più bassa, e un tasso di rinuncia alle cure più alto. Esempi di spesa privata : Spesa privata procapite Campania 304 euro annui. Spesa privata procapite Lombardia 781 euro annui.

ALCUNI ESEMPI DI DISEQUITA Tempi di attesa maggiormente significativi: Mammografia : 89 gg Nord 142 gg Sud Colonscopia : 50 gg Nord 109 gg Sud Visita oculistica : 74 gg Sud 104 gg Nord Superticket sulla ricetta : Solo Basilicata, Sardegna e provincia autonoma di Bolzano non lo applicano. Abbruzzo, Liguria, Lazio, Molise, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia applicano la quota aggiuntiva di 10 euro su ogni ricetta. Le altre restanti applicano misure alternative alla quota fissa.

Emergenza-Urgenza : tempi di attesa dei mezzi di soccorso. Liguria 13 minuti Lombardia 14 minuti Lazio 15 minuti Toscana, Emilia Romagna, Sicilia, Friuli,Marche, Piemonte 18 minuti Calabria, Molise 22 minuti Sardegna 23 minuti Basilicata 27 minuti

SCREENING ONCOLOGICI secondo la Corte di Conti che ha utilizzato un sistema di valutazione secondo specifici score che tiene conto della popolazione che ha aderito ai programmi regionali di screening, tenuto conto che lo score minimo accettabile è 7 le Regioni in piano di rientro sono ben al di sotto: Calabria 1 Puglia 2 Campania e Sicilia 3 Lazio 5 Abruzzo, Molise, Piemonte 7

Screening mammografico raggiunge : 9 donne su 10 al Nord 8 donne su 10 al Centro 6 donne su 10 al Sud L aderenza allo screening è variabile tra il 78% dell Emilia Romagna al 50-51% di Campania, Calabria e Sicilia Allo Screening colonrettale aderiscono: Lombardia ed Emilia Romagna 65% Calabria e Puglia 5-6%

CONCLUSIONI Serve un programma di azione concordata tra forze politiche, rappresentanza delle professioni sanitarie e rappresentanza dei cittadini per contrastare profondamente le ragioni delle iniquità nell assistenza sanitaria pubblica. Serve un piano che abbia obiettivi, azioni, tempi precisi e un sistema di monitoraggio condiviso tra Stato e Regioni. Servono modelli organizzativi che garantiscano una assistenza omogenea e che siano adeguatamente finanziati. Servono investimenti straordinari per coprire il gap attualmente esistente in termini di strutture e tecnologia. Servono quindi le premesse per trattenere al Sud tutte quelle risorse che trasferendosi al Nord in termini di mobilità passiva continuano ad alimentare la iniquità tra Nord e Sud del paese.