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Guarda tutti i titoli in collana Visita il sito www.epc.it seguono diapositive di esempio del corso selezionato

Durantelaproiezionediquestadiapositivaildocentesipresentaedeffettuaun rapido giro di interviste per la conoscenza dell aula. Il relatore deve entrare in aula con un idea precisa del livello di conoscenza dei discenti sugli argomenti oggetto del suo intervento; ad ogni modo il momento iniziale delle presentazioni è fondamentale pertracciareunamappadell aulaesaggiareillivellogeneraleconqualchedomanda o approfondendo un caso o una notizia da adottare come esempio. La formazione sul rischio da Radiazioni Ottiche. Questo corso è rivolto ai lavoratori che utilizzano attrezzature o sorgenti che emettano radiazioni ottiche potenzialmente nocive e/o lavoratori outdoor esposti a rischiodiradiazioneuvsolareechedevonoessereformatiaisensidegliartt.36,37 e 78 del D.Lgs. 81/08. Il corso proposto si articola su una durata di 8, suddivise come riportato nella successiva slide. Ovviamente il formatore potrà adattare e variare la disposizione deicontenutiadeguandolaalleesigenzedell azienda. La durata della formazione è decisa dal datore di lavoro, dopo aver sentito il parere del SPP e dell RLS (come prescritto dagli Artt. 33 e 50 del D.Lgs. 81/08), e sulla base delle esigenze di addestramento specifico richiesto nell impiego di sorgenti di rischio presenti in azienda. 1

Il relatore illustra lo schema generale del corso e ne condivide gli obiettivi formativi con l'aula. 2

Il relatore annuncia l inizio della trattazione del rischio da radiazioni ottiche. 3

Per radiazioni ottiche si intendono tutte le radiazioni elettromagnetiche nella gamma di lunghezza d'onda compresa tra 100 nm e 1 mm. Lo spettro delle radiazioni ottiche si suddivide in radiazioni ultraviolette, radiazioni visibili e radiazioni infrarosse. Queste, ai fini protezionistici, sono a loro volta suddivise in: Radiazioni ultraviolette: radiazioni ottiche di lunghezza d'onda compresa tra 100 e 400 nm. La banda degli ultravioletti è suddivisa in UVA (315-400 nm), UVB (280-315 nm) e UVC (100-280 nm); Radiazioni visibili: radiazioni ottiche di lunghezza d'onda compresa tra 380 e 780 nm; Radiazioni infrarosse: radiazioni ottiche di lunghezza d'onda compresa tra 780 nm e 1 mm. La regione degli infrarossi è suddivisa in IRA (780-1400 nm), IRB (1400-3000 nm) e IRC (3000 nm-1 1 mm). 4

I lavoratori possono essere esposti al rischio da radiazioni ottiche sia perché lavorano in esterno (outdoor) esempio: cantieri, cave, agricoltura, stabilimenti balneari, imbarcazioni etc. oppure perché sono esposti a radiazioni ottiche artificiali prodotte ad esempio da lampade per usi particolari (germicide, solarium, fototerapie, fotoinduritori per resine, riscaldatori ad infrarossi ecc.) o in saldature, nella fusione del vetro o metalli o da apparati laser ecc.: la radiazione ottica emessa dai laser è detta coerente ed è estremamente focalizzata e monocromatica. Tutte le altre sorgenti, incluso il sole, emettono radiazione ottica detta incoerente, ad ampio spettro.

Latipologiadieffettiassociatiall esposizionearoadipendedallalunghezza d onda della radiazione incidente, mentre dall intensità dipendono sia la possibilità che questi effetti si verifichino che la loro gravità. L interazione della radiazione ottica con l occhio e la cute può provocare conseguenze dannose come riportato nella tabella a seguito. Foto tratta da: A Non-Binding Guide to the Artificial Optical Radiation Directive 2006/25/EC Pubblicazione UE scaricabile dal sito del Portale Agenti Fisici: http://www.portaleagentifisici.it/fo_ro_artificiali_documentazione.php?lg=it 6

Gli effetti avversi che si intendono prevenire su occhi e cute dipendono dalla tipologiadiradiazioneotticaacuiilsoggettoèespostoedallasuaintensità: per questo motivo la normativa introduce limiti e criteri valutativi differenti in relazione alle differenti tipologie di radiazioni ottiche a cui si è esposti. ÈdasottolinearecheloIARCclassificalospettrosolaredellaradiazioneUVein generale la radiazione UV artificiale come cancerogeni per l uomo (gruppo 1 A): a tale gruppo appartengono sostanze ed agenti per cui è accertata la cancerogenicità sull'uomo. La cancerogenicità degli UV è in relazione alla evidenza dell incremento della probabilità di insorgenza di tumori cutanei associata sia alla dose di UV assorbita dall individuo nel corso della vita sia ad episodi singoli di sovraesposizione con induzione di danno eritemale, soprattutto per soggetti con fototipo chiaro. 7

In questa sessione verranno prese in esame le principali grandezze fisiche che sonousatepervalutarel esposizioneumanaaradiazioniotticheartificiali,eda caratterizzare il rischio fotobiologico. Tali quantità compaiono nella definizione dei limiti di legge. 8

I parametri valutativi del rischio di esposizione sono definiti in termini di irradianza: potenza incidente sull unità di superficie esposta. Si esprime in Watt/metro quadrato. Essa decresce allontanandosi dalla sorgente con il quadrato della distanza. Tratto ed adattato da: Mel Slater The Radiance Equation Lecture Computer Science Department University College London http://www.cs.ucl.ac.uk/home 9

Allontanandosi dalla sorgente l irradianza che investe il soggetto esposto decresce come l inverso del quadrato della distanza. Schema tratto da: lecture Irradiance versus radiance LEPLA http://www.lepla.edu.pl/en/modules/activities/m29/files/invsqr.pdf 10

Il parametro espositivo che è da utilizzare unicamente per valutare il rischio oculare da esposizione a radiazione ottica visibile (danno retinico da luce blu) è la radianza. Questa è la potenza per unità di superfice sferica emessa dalla sorgente. Non varia con la distanza perché è una proprietà della sorgente. Figura tratta da: Mel Slater The Radiance Equation Lecture Computer Science Department University College London http://www.cs.ucl.ac.uk/home/ 11

Un elevata radianza della sorgente può essere nociva perché l occhio è una lente e la radianza dell immagine sul fuoco (retina) è proporzionale alla radianza della sorgente che viene messa a fuoco: se la radianza è troppo elevata la componente blu può deteriorare i recettori luminosi che sono sulla retina (coni o e bastoncelli): questo effetto è detto danno fotochimico da luce blu. In genere il nostro occhio si protegge naturalmente da sorgenti troppo forti con un meccanismo naturale di distrazione (allontanamento) dello sguardo dalla sorgente.seperòlasorgenteafissataintenzionalmente nel corso del lavoro (esempio saldatrici o sorgenti luminose intense su banchi di lavoro) il tempo di esposizione retinico può risultare elevato e portare al danneggiamento della retina con induzione a lungo termine della macula, grave patologia oculare. Radianze eccessivamente elevate possono poi portare alla ustione retinica, ancheselasorgenteèfissataperpochiistanti,comeavvieneadesempioperi laser in classe IV. 12

La radianza viene utilizzata per misurare i rischio oculare per la radiazione visibile che viene messa a fuoco sulla retina. È una caratteristica della sorgente. 13

I valori limite sono definiti in termini di IRRADIANZA EFFICACE e RADIANZA EFFICACE. In pratica lo spettro di radiazione incidente (UV, visibile o IR) deve essere filtrato con degli opportuni filtri che tengono conto della differente efficacia che hanno le differenti lunghezze d onda nell indurre danno ai tessuti (cutanei ooculari). In particolare sono state definite dall ICNIRP ed adottate dalla vigente legislazione 3 differenti curve di ponderazione da usarsi per la valutazione del rischio: S (rischio eritemale da UV), R (rischio da IR), B (rischio oculare da luce blu). 14

Il rischio eritemale è più elevato per le componenti intorno a 280 nm (UVB). 15

Il rischio da luce blu è elevato proprio per le lunghezze d onda introno al blu (450-480 nm) che sono le uniche in grado di indurre il danno fotochimico retinico. 16

Il rischio di danno termico oculare è più elevato per il visibile e il vicino infrarosso che è messo a fuoco con la radiazione visibile. 17