SmartHedge Report: Q2 2014



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Transcript:

SmartHedge Report: Q2 2014 Matteo Paganini, Chief Analyst Dailyfx Is is the How to Analyze and Trade Ranges with Price Action

Dailyfx.it, 08/04/2014, DOLLARO (USD): Federal Reserve ed il rialzo dei tassi Partita bene, scivolata e rialzatasi in maniera, a nostro parere, convincente. Parliamo di Janet Yellen, la nuova Chair della Federal Reserve, che nella prima riunione del FOMC ha deciso di modificare lo statement descrittivo della politica monetaria dell istituto centrale americano e che durante la sua prima conferenza stampa ha fornito un time frame di riferimento per il futuro rialzo dei tassi di interesse, per poi fare retromarcia. Ma andiamo con ordine. Nel primo statement è stata eliminata l ormai famosa soglia relativa al 6.5% che avrebbe dovuto essere raggiunta dal tasso di disoccupazione prima di pensare ad eventuali modifiche alla politica monetaria del momento, il che ha portato ad un immediato rialzo del dollaro americano contro tutte le principali valute e a tentativi di discesa delle borse Usa, che tutto sommato si sono mantenute sopra livelli di attenzione dal punto di vista del medio periodo. Ci si è concentrati nel comunicare una nuova e rivista ista forward guidance,, più qualitativa, che andrà a tenere conto di diversi dati rappresentanti ti la situazione economica americana prima di decidere se procedere o meno con eventuali rialzi dei tassi, con attenzione particolare riservata al binomio disoccupazione (valutata su diversi fronti e non soltanto sul tasso di disoccupazione dato che la rilevazione puntuale di questo valore risulta sporcata da uno dei tassi di partecipazione alla forza lavoro più basso della storia) ed inflazione, che fino a che non tornerà a muoversi verso il target core del 2% desiderato dalla Federal Reserve (1.4% - 1.6% le previsioni per il 2014) potrebbe non fornire le giuste giustificazioni per procedere con modifiche di rotta da parte del FOMC. E stato passato il messaggio che le linee guida della politica monetaria rimarranno quelle decise sotto la guida di Bernanke e che si continuerà a diminuire gradualmente il ritmo degli acquisti di asset, indicando come i tassi di interesse però potrebbero rimanere su livelli inferiori di quelli su cui dovrebbero posizionarsi una volta finito il Quantitative Easing per un considerable period of time. E qui lo scivolone nella press conference. Alla domanda che chiedeva una definizione del periodo di tempo considerevole la Yellen si è sbilanciata su sei mesi, una dichiarazione non consona ad un banchiere centrale, che solitamente non indica così precisamente i tempi di intervento potenziale, soprattutto se si considera il fatto che, sommando la graduale uscita dal QE (che a detta del FOMC potrebbe continuare ad un ritmo di 10 miliardi a riunione) ed i sei mesi pronosticati, si andrebbe a un anno da oggi. Dopo questo scivolone, la retromarcia, dichiarando che lo statement è quello che fa fede, con il mercato che a nostro parere gli ha creduto e che comunque ha capito che almeno per tutto il 2014 i tassi rimarranno saldamente ancorati ai livelli attuali. Dopo questo veloce quadro di politica monetaria, non interpretabile, possiamo saltare subito a quelle che sono le nostre idee per tentare di stimare scenari futuri plausibili. 2

Fine del QE già scritta? Non è detto, non lo diamo per scontato al 100%, anche se il mercato pare aver prezzato quasi questa probabilità. Nel momento in cui dovessimo assistere ad un mancato miglioramento sul fronte dei dati appena indicati, è possibile che il ritmo di acquisti possa essere mantenuto per un tempo più lungo di quanto previsto ora come ora. E se questo dovesse avvenire, non escludiamo che la tanto attesa discesa delle borse possa in qualche modo essere rimandata, portando i prezzi a vedere addirittura nuovi massimi. La liquidità iniettata è ancora pari a 55 miliardi al mese non sterilizzati (il che significa di fresca stampa) e fino a quando non si saranno formate aspettative reali su effettivi rialzi dei tassi che potrebbero essere propedeutiche a formare idee di riallocazione di capitali tra gli investitori (che potrebbero decidere di parcheggiare sull obbligazionario Usa parte della liquidità attualmente alla ricerca di rendimenti sulle borse) essa potrebbe continuare a sostenere i listini. Nel momento in cui invece il ritmo della diminuzione di acquisti dovesse mantenersi costante (10 miliardi a riunione), il mercato potrebbe aver scontato tali aspettative e potremmo assistere a graduali tentativi di storno delle borse, che nel momento in cui dovessero rompere a ribasso i supporti di medio periodo, potrebbero riuscire ad accelerare in maniera importante, tornando a vivere momenti di forte volatilità. Tutto questo potrebbe, a nostro parere, corrispondere ad una rivalutazione del dollaro americano sopra tutte le altre valute, con l oro che potrebbe non essere comunque pronto a forti salite a causa del fatto che l inflazione rimane purtroppo ancora uno spauracchio. Di fronte a sell off importanti però, l idea di valutare comunque un potenziali ritorno dello status di bene rifugio non è da scartare completamente ma sarà da sfruttare operativamente soltanto di fronte a situazioni tecniche precise (che vedremo tra poco). EURO (EUR): L euro e l immobilismo della BCE Che qualcosa sia cambiato in seno alla BCE? Diremmo che, per lo meno nella retorica, si. Ma non solo. Le modalità comunicative di un istituto che fin ora è sempre e comunque rimasto credibile agli occhi degli investitori sono state molto chiare e soprattutto in grado di creare aspettative, che se non dovessero essere rispettate (nel momento in cui dovessero verificarsi condizioni di pericolo future su cui si è discusso inflazione bassa per lungo tempo che potrebbe muovere le aspettative di medio periodo, per ora ancora buone, stagnazione e disoccupazione permanenti) potrebbero portare a gravi conseguenza sulla reputazione della BCE e soprattutto sugli sviluppi reali dell economia. Nelle ultime riflessioni che hanno riguardato l operato della BCE ed i suoi potenziali interventi al fine di migliorare una situazione economica non proprio rosea abbiamo sostenuto, neanche troppo velatamente che tagli di tassi senza un implementazione di un Quantitative Easing non sarebbero probabilmente stati sufficienti a cambiare granché. Di fronte infatti ad un inflazione in calo (leggasi disinflazione) ed a una situazione del mercato del lavoro come quella attuale, ridurre i tassi di riferimento, fossero anche quelli sui depositi, avrebbe potuto non portare ad effetti concreti in grado di spostare 3

l equilibrio economico. Siamo sinceri, non ci speravamo e non ci credevamo quando l abbiamo sentito, ma fortunatamente Mario Draghi ha parlato di Quantitative Easing, evidenziando come questa soluzione straordinaria è stata presa seriamente in considerazione del consiglio direttivo che la va ad includere ufficialmente all interno di quelle potenziali mosse non convenzionali che si potrebbero mettere in atto una volta che le misure convenzionali fossero esaurite. Misure convenzionali non ancora esaurite, il che significa che potremmo assistere ad un taglio del tasso di rifinanziamento principale (a questo punto consiglieremmo un corridoio stile Usa tra 0% e 0.25% e non un taglio di 10 o 15 punti base) e ad un taglio sui tassi di deposito. Un quantitative easing che sarebbe diverso da quello americano (e che se dovesse essere il caso andrà valutato molto bene nelle sue modalità di esecuzione) a causa del fatto che si dovrebbe passare completamente dal mondo bancario anziché avere effetti diretti sui mercati finanziari e sui prezzi delle diverse asset class. Sembra si sia data finalmente importanza a questa breve frase che si trova tra gli obiettivi della politica monetaria dell istituto dei Francoforte Without prejudice to the objective of price stability", the Eurosystem shall also "support the general economic policies in the Union with a view to contributing to the achievement of the objectives of the Union". These include inter alia "full employment" and "balanced economic growth. L euro ha reagito andando a scontare la possibilità di assistere ad ulteriori futuri tagli di tassi ma, data la sua forza intrinseca rispetto al dollaro, non ci stupirebbe se nelle prossime settimane tentasse di risalire, almeno fino a quando le aspettative circa una reale implementazione di misure quantitative non dovessero formarsi realmente. La strada dell interventismo verbale per tentare di rassicurare i mercati, ha sempre funzionato fin ora, ma essi hanno ormai capito che se non dovessimo assistere ad un taglio immediato, la situazione potrebbe trascinarsi sui livelli attuali se non peggiorare ulteriormente. Tutto questo ci porta a ragionare sul fatto che l euro è l unica valuta che non può, nemmeno se lo si volesse, svalutare, il che continua ad essere il fattore catalizzatore della maggior parte dei flussi di capitale, che continuano a sostenere le quotazioni tra euro e dollaro, fino alla creazione, come detto, di aspettative razionali su un effettivo allentamento quantitativo che potrebbe ridimensionare la forza dell euro. Tecnicamente parlando, il mercato si sta muovendo all interno di un trend che è ancora possibile considerare rialzista e fino a quando i prezzi dovessero mantenersi sopra area 1.3600 potremmo considerare la possibilità di assistere a ritorni verso i massimi visti a fine anno e sul finire di marzo, per poi pensare di valutare estensioni verso 1.4000 che ha rappresentato per il trimestre passato, e probabilmente rappresenterà per il trimestre in analisi, un livello oltre il quale l euro potrebbe effettivamente tentare delle salite ulteriori (con una forza relativa maggiore) verso 1.4170/1.4250. Un ritorno sotto i supporti analizzati potrebbe essere propedeutico a tentativi di ridimensionamento delle quotazioni (auspicabile da un punto di vista macroeconomico), con primi target in area 1.34 ¾ ed eventualmente 1.3350, livello oltre il i quale potremmo cominciare a considerare la partenza di un trend ribassista (poco probabile, allo stato dell arte attuale, per il trimestre, ma che se dovesse farci vedere raggiunti i livelli in esame, non esiteremo a considerare). 4

EurUsd grafico giornaliero (fonte Marketscope 2.0) 5

UNO SGUARDO OLTRE Sterlina inglese La sterlina inglese risulta essere in una posizione di forza relativa nei confronti del dollaro ed ha mostrato ottime reazioni ai diversi dati macroeconomici pubblicati. L economia britannica si sta mostrando in miglioramento, soprattutto sul versante dei servizi e la potenziale dismissione graduale del programma di quantitative Easing potrebbe portare a rafforzamenti ulteriori, ma non crediamo questo avvenga nel trimestre corrente. Combinando la forza di euro e di sterlina contro il dollaro americano troviamo un cambio tra euro e sterlina lievemente sotto pressione, dollaro e di sterlina con la possibilità di mantenersi in laterale tra 0.8150 e 0.8350, con l attenzione al livello di 0.8400 che se dovesse essere superato potrebbe lasciare spazio a rivalutazioni dell euro nell ottica dei 50/100 punti ed a 0.8100 che se dovesse essere superato a ribass potrebbe lasciare spazio ad una rivalutazione del pound nell ordine dei 100 punti di mercato. EurGbp grafico giornaliero (fonte Marketscope 2.0) Yen giapponese Continua la correlazione tra yen in grado di rafforzarsi contro il dollaro americano nel momento in cui le borse asiatiche perdono terreno e viceversa. Continua altresì la politica monetaria del Giappone, tesa ad iniezioni di liquidità al fine di perseguire e un obiettivo di inflazione pari al 2%, il che potrebbe corrispondere ad uno yen in indebolimento, salva l ipotesi di sciacquone delle borse americane (che tecnicamente potrebbe anche avvenire pur se crediamo che sia troppo presto) che potrebbe trascinare con sé i listini nipponici, nel qual caso lo yen potrebbe essere 6

acquistato in maniera importante andando a provocare potenziali interventi della Banca Centrale a sostegno della svalutazione della divisa domestica. Se ci concentriamo sul rapporto di cambio tra euro e yen, siamo di fronte ad una restrizione di volatilità che potrebbe portare a movimenti direzionali a favore di euro nel caso in cui dovessero tenere le aree passanti per 139.00/140.00, con possibilità di assistere anche a discese verso 135.00, nel momento in cui tali aree a protezione dell eccessiva salita dello yen dovessero risultare intaccate. L idea di assistere a rivalutazioni di euro, soprattutto in caso di superamento rialzista di area 143.50 è quella che ci accompagnerà durante questo trimestre, con obiettivi di prezzo anche nei dintorni di 145.00. EurJpy grafico giornaliero (fonte Marketscope 2.0) Dollaro australiano e Cina Comincia a mostrare segnali di forza il dollaro australiano nei confronti di euro e dollaro, dopo che la RBNZ (banca centrale neozelandese) ha deciso di alzare i tassi di interesse, portandoli dal 2.5% al 2.75%. L economia australiana si sta muovendo abbastanza bene, pur non brillando e la banca centrale continua a reputare la valuta domestica sopravvalutata rispetto al dollaro americano, il che potrebbe portare a malefici alla crescita ma ha cominciato a smorzare i toni delle proprie prie dichiarazioni a riguardo (fino a qualche mese fa era solita fornire livelli di target contro il biglietto verde, nella fattispecie 0.85 dollari australiani per ogni greenback). Esiste anche la contrapposizione che potrebbe arrivare dalla Cina, la quale potrebbe sperimentare dei rallentamenti in grado di mettere sotto pressione la valuta oceanica, molto legata all andamento della seconda economia mondiale, scenario comunque meno probabile rispetto al primo disegnato. Il rapporto di cambio tra euro e dollaro australiano potrebbe intraprendere una strada 7

di relativa discesa fino a quando dovessimo mantenerci sotto l area di 1.5000, con 1.4500 importante scudo a difesa di ulteriori salite del dollaro australiano, che se dovesse superare tale soglia potrebbe trovare la forza di raggiungere anche area 1.4000. Soltanto in caso di ritorno sopra 1.5000 crediamo che si possa assistere ad una ripresa di forza dell euro nei suoi confronti. EurAud grafico giornaliero (fonte Marketscope 2.0) Per quanto concerne invece il Renmimbi la PBOC ha deciso di ampliare la banda di oscillazione giornaliera da +-1% a +-2%, al fine di perseguire la graduale internazionalizzazione della valuta cinese ma anche per passare il messaggio al mercato che lo yuan non è soltanto destinato a rivalutarsi, bensì è molto probabile che assomigli sempre più alle altre valute internazionali, con possibilità di muoversi a due vie (rialzo e ribasso). Lo yuan, dopo aver ricoperto per anni il ruolo di valuta sottovalutata rispetto al dollaro americano al fine di ottenere competitività internazionale in grado di supplire alla mancanza di domanda aggregata interna è stato recentemente lasciato maggiormente libero di fluttuare nei confronti del dollaro americano e delle altre major, con il risultato di aver assistito ad un suo graduale apprezzamento contro le altre valute mondiali. Questo è da interpretare come un primo passo, da parte della Cina, per ottenere un ruolo di valuta di riferimento per il sistema mondiale, il che molto probabilmente arriverà, ma non a breve. A testimonianza di questa volontà abbiamo diversi flussi di pagamento che sono stati accettati da parte di Paesi esteri direttamente in yuan. Pensiamo per esempio agli ultimi accordi in termini temporali tra Cina e Russia, che sta vendendo il petrolio accettando pagamenti direttamente in yuan. Essa ha accettato di ottenere yuan (ed inserendoli dunque nelle proprie riserve e di portafoglio) come contropartita delle proprie merci per due ragioni fondamentali. La prima è che essi, come gli altri Paesi che hanno accettato queste 8

tipologie di pagamenti, credono che lo yuan si andrà ad apprezzare nel tempo. La seconda è che, una volta apprezzatosi, sarà pronto per ricoprire un ruolo di co-protagonista insieme al dollaro americano, che non potrà disfarsi velocemente a causa delle grosse riserve detenute proprio dalla Cina. In quest ottica, l idea di scommettere su una rivalutazione dello yuan sembra buona, ma occorre valutare fattori tecnici di non poco conto, soprattutto per chi volesse posizionarsi strategicamente a favore dello yuan. Occorre sapere che non è possibile investire direttamente sulla valuta cinese (denominata CNY), ma che bisogna rivolgersi ad un mercato parallelo (denominato CNH) che risulta decisamente meno liquido del primo, ma senza il quale a causa dei controlli sui capitali ancora in atto da parte delle autorità cinesi, non è possibile lavorare in ottica di investimento. Matteo Paganini, Chief Analyst DaliyFX mpaganini@fxcm.it +39 0331.884050 Eventuali pareri, notizie, ricerche, analisi, prezzi, o altre informazioni contenute in questo documento sono fornite come commento generale del mercato e non costituiscono un consiglio personale. FXCM Italia non accetta responsabilità per qualsiasi perdita o danno, compresi, senza limitazione, qualsiasi perdita di profitto, che potrebbe derivare, direttamente o indirettamente dall'uso o affidamento su tali informazioni. Il contenuto di questo documento è soggetto a modifica in qualsiasi momento e senza preavviso ed è previsto per il solo scopo di aiutare i trader a prendere decisioni di investimento indipendenti. FXCM Italia ha adottato misure ragionevoli per assicurare l'accuratezza delle informazioni contenute nel documento, tuttavia, non garantisce l'esattezza e non accetta alcuna responsabilità per eventuali perdite o danni derivanti, direttamente o indirettamente dal contenuto o la vostra incapacità di accedere al sito web, per qualsiasi ritardo o fallimento della trasmissione o la ricezione di eventuali istruzioni o avvisi inviati attraverso questo sito web. Questo documento non è destinato alla distribuzione, o all'utilizzo, da parte di qualsiasi persona in qualsiasi paese in cui tale distribuzione o l'uso sarebbe contrario alla legge o alla regolamentazione. 9