RASSEGNA STAMPA Domenica,16.02.2014 Il Sole 24 Ore 1 Più semplice la strada per l'agenda digitale 2 Farmaci senza ricetta cedibili online Il Secolo XIX - Ed. Levante 1 Spese riabilitative e disabili: SEL vuole rivedere le norme
pag. 10/11 Più semplice la strada per l'agenda digitale Cosa cambierà quando identità virtuale, anagrafe unica e fatturazione elettronica saranno realtà A l e s s a n d r o L o n g o. atre pilastri senza i quali è impossibile reggere il futuro edificio dell'italia digitale. Tre priorità che sono condizione necessaria ma non sufficiente perché l'italia possa riformarsi: acquisendo uno status di Paese moderno. C'è tutto questo dietro la scelta di Francesco Caio responsabile dell'agenda digitale presso la presidenza del Consiglio di concentrarsi su tre progetti (dei tanti messi in pista dal governo Monti): fatturazione elettronica, anagrafe unica e identità digitale. Nessun altro Paese europeo ha scelto di partire da queste tre cose specifiche, per la propria Agenda. Gli altri preferiscono lavorare su macro aree. Ma l'italia è un caso particolare di ritardi strutturali, sullo sviluppo digitale, soprattutto all'interno delle pubbliche amministrazioni. Ci serviva un fattore di innesco da cui partire, per riformare tutto: e la presidenza del Consiglio ritiene di averlo trovato in quei tre progetti. Fattura elettronica. La fatturazione elettronica è importante per un motivo di fondo, concettuale, oltre che per i risparmi ottenibili dallo Stato (pari a 60 milioni di euro al mese, secondo gli osservatori Ict del Politecnico di Milano). Rendere elettroniche tutte le fatture che la pubblica amministrazione riceve dai propri fornitori significa consentire allo Stato finalmente di avere contezza delle proprie spese e dei propri debiti. Sembra una cosa banale, ma finora l'italia non ne ha goduto. Camminare bendati sul filo dei propri conti, persi nel labirinto delle fatture cartacee, certo non è quanto ci si aspetta da un Paese moderno. E non è una situazione congeniale per prendere le decisioni giuste, per esempio su quali costi tagliare e quanto, in una spending review. La fattura elettronica serve anche a spingere il tessuto industriale italiano sulla via della modernità digitale. Dal 6 giugno 2014 infatti le imprese potranno farsi pagare dalle Pa centrali solo se manderanno loro una fattura in formato elettronico. Le più restie alla tecnologia saranno costrette insomma a farci i conti. Quest'obbligo è già nero su bianco, nelle norme, e riguarda i pagamenti verso ministeri, agenzie fiscali, enti di previdenza nazionale, scuole. «Si attende invece a giorni il decreto attuativo (del ministero dell'economia e delle finanze) che estenderà l'obbligo a tutte le altre amministrazioni (Pa locali) a partire da giugno 2015», dice Anna Pia Sassano, che si occupa di questo tema nel gruppo di lavoro di Caio presso la presidenza. Il lavoro è ora aiutare le Pa locali e le Pmi a migrare alla fatturazione. Con questo capitolo ormai ci siamo: tempo tre mesi e si parte. Bisognerà aspettare il 2015, invece, per avere a regime gli altri due progetti. Anagrafe unica. Anche l'anagrafe unica è una colonna portante della riforma, perché servirà allo Stato ad avere piena contezza dei dati anagrafici di tutti i cittadini. Adesso non è così ed è il motivo per cui si continuano a pagare le pensioni ai morti o perché un cambio di residenza è un impaccio burocratico che a volte crea problemi all'amministrazione e disservizi al cittadino. Il motivo è che i nostri dati sono sparsi tra diversi archivi, che non si parlano tra loro e di certo non riferiscono allo Stato centrale. Il primo tassello per la svolta è l'anagrafe nazionale della popolazione residente (Anpr), ma l'idea del Governo è di collegare tutte le altre anagrafi, sotto questo cappello centrale, a partire da quella degli assistiti. L'Anpr è quindi un'infrastruttura centrale che si farà carico dei dati sparsi in 8.100 anagrafi comunali. Si attende un decreto attuativo (per maggio 2014) che dirà ai Comuni come consegnare i dati all'infrastruttura centrale, con un processo che si dovrebbe concludere entro giugno 2015 per la maggior parte di loro (secondo stime della presidenza del Consiglio) ed entro l'anno dovrebbe finire il tutto. Identità digitale. Se la fattura elettronica riguarda i rapporti tra Pa e imprese, l'anagrafe coinvolge i cittadini; ma in modo passivo (i loro dati sono registrati).
pag. 10/11 L'identità digitale li pone invece in un ruolo attivo e fattivo. Significa che avremo un identificativo digitale unico con cui accedere a servizi della pubblica amministrazione e di aziende private. Tutto questo sarà frutto di un decreto che ora è in bozza e di un regolamento attuativo che l'agenzia per l'italia Digitale sta scrivendo. Entrambe le cose dovrebbero arrivare entro tre mesi. Dopo, «partirà un progetto pilota della durata di sei mesi, che coinvolgerà alcune pubbliche amministrazioni e aziende private», spiega Andrea Rigoni, che si occupa di questo tema alla presidenza del Consiglio. «I privati, che aderiranno al progetto pilota, saranno identity provider. I cittadini andranno da loro e otterranno l'identità digitale», aggiunge. Come? O di persona, con classici documenti e riconoscimento de visu, o via web con identificativi digitali già disponibili. Questo passaggio andrà fatto una sola volta. Con la nostra identità digitale potremo entrare su siti web della Pa o di aziende private che aderiranno al progetto e ottenere servizi. Ci sono però anche incertezze, sul cammino di questi progetti. Amplificate dall'attuale crisi di Governo. L'incarico di Caio decade a marzo; subentrerà un soggetto politico (un ministro, per esempio) che darà continuità ai lavori? Per trasformare la Pa bisognerà rivedere il ruolo di alcuni soggetti: può essere il caso di Sogei che dovrà gestire i grandi database pubblici secondo quanto si legge in un documento dell'agenzia delle Entrate. Infine: si riuscirà a catalizzare abbastanza risorse, dalla programmazione europea 2014-2020, per sostenere tutti i progetti dell'agenda?
pag. 19 Salute. Sui siti internet specializzati ci sarà un logo di riconoscimento Farmaci senza ricetta cedibili online Mauro Pizzin. Vendita online regolamentata di medicinali senza ricetta, creazione di un sistema nazionale antifalsificazione, istituzione di broker di medicinali registrati al ministero della Salute. Sono, queste, alcune delle principali novità introdotte dal Governo Letta con l'approvazione in via definitiva del provvedimento per l'attuazione della direttiva europea 2011/62/UE mirata ad impedire l'ingresso dei medicinali falsificati nella catena di fornitura legale. Le nuove disposizioni varate venerdì scorso dal Consiglio dei ministri appaiono molto articolate. Si parte dalla nuova definizione di "servizio pubblico", la quale consente prioritariamente di soddisfare, nel rispetto degli obblighi comunitari, il fabbisogno territoriale di farmaci, evitando così situazioni di indisponibilità degli stessi. Su questo fronte l'impegno dell'esecutivo si è concretizzato con la modifica dell'articolo 105 del Dlgs 219/2006, una disposizione che consente alla Regione competente, con una procedura di segnalazione effettuata dal farmacista, di accertare che non sia stato violato l'obbligo di servizio pubblico. In caso di violazioni, il distributore potrà essere sottoposto oltre che ad una sanzione amministrativa pecuniaria anche alla sospensione o, nell'ipotesi di reiterazione della violazione, alla revoca della stessa autorizzazione allo svolgimento dell'attività di grossista. È stata prevista la possibilità di vendere a distanza al pubblico dei medicinali (vendita online) senza obbligo di prescrizione attraverso farmacie o parafarmacie. I siti internet che vendono medicinali, caratterizzati da un logo comune, dovranno contenere un link, collegato al sito internet del ministero della Salute, il quale indicherà la lista di tutti gli enti o persone autorizzate alla vendita di farmaci in rete. Sarà garantito che il trasporto dei medicinali venduti online sia effettuato nel rispetto delle linee guida in materia di buona pratica di distribuzione e, quindi, in modo da consentire all'acquirente di ricevere i farmaci con le medesime garanzie di quelli acquistati nella farmacia o nella parafarmacia. Prevista anche la creazione del Sistema nazionale antifalsificazione per impedire la circolazione sul territorio nazionale di medicinali falsificati e, quindi, potenzialmente pericolosi per la salute. Il provvedimento prevede anche l'introduzione dell'attività di broker di medicinali, condizionata solo a una registrazione presso il ministero della Salute, nonché la semplificazione e riduzione dei tempi procedurali connessi alla produzione e importazione delle sostanze attive. In particolare, i produttori e gli importatori di sostanze attive stabiliti in Italia dovranno registrare la loro attività presso l'agenzia italiana del farmaco (Aifa) in luogo della precedente autorizzazione. Decisa anche una semplificazione per i distributori di sostanze attive stabiliti in Italia, i quali dovranno registrare la loro attività inviando un modulo all'autorità competente (Regioni e Province autonome), almeno 60 giorni prima dell'inizio dell'attività. In ogni caso, al fine di tutela della salute pubblica, l'autorità competente, in base alla valutazione del rischio, potrà effettuare ispezioni dandone comunicazione al richiedente la registrazione.
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