IL PIANO DI EMERGENZA DEL COMUNE DI TODI
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- Giacinta Susanna Neri
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1 IL PIANO DI EMERGENZA DEL COMUNE DI TODI
2 La Legge 225/1992 Istituzione del servizio nazionale della protezione civile (modificata ed integrata dalla Legge 100/2012 Disposizioni urgenti per il riordino della protezione civile ) ha come fine la tutela dell integrità della vita, dei beni, degli insediamenti e dell ambiente dai danni derivanti da calamità naturali, da catastrofi e da altri eventi calamitosi e all art. 3 definisce le: ATTIVITÀ DI PROTEZIONE CIVILE «quelle volte alla previsione e alla prevenzione dei rischi, al soccorso delle popolazioni sinistrate ed ogni altra attività necessaria ed indifferibile, diretta al contrasto e superamento dell emergenza e alla mitigazione del rischio.» La previsione consiste nelle attività, svolte anche con il concorso di soggetti scientifici e tecnici competenti in materia, dirette all identificazione degli scenari di rischio probabili e, ove possibile, al preannuncio, al monitoraggio, alla sorveglianza e alla vigilanza in tempo reale degli eventi e dei conseguenti livelli di rischio attesi. La prevenzione consiste nelle attività volte ad evitare o a ridurre al minimo la possibilità che si verifichino danni conseguenti agli eventi anche sulla base delle conoscenze acquisite per effetto delle attività di previsione. La prevenzione dei rischi si esplica in attività non strutturali concernenti l allertamento, la pianificazione dell emergenza, la formazione, la diffusione della conoscenza nonchè l informazione alla popolazionee l applicazione della normativa tecnica, ove necessarie, e l attività di esercitazione. Il soccorso consiste nell attuazione degli interventi integrati e coordinati diretti ad assicurare alle popolazioni colpite dagli eventi ogni forma di assistenza. Il superamento dell emergenza consiste unicamente nell attuazione, coordinata con gli organi istituzionali competenti, delle iniziative necessarie ed indilazionabili volte a rimuovere gli ostacoli alla ripresa delle normali condizioni di vita.
3 Pertanto il Piano di Emergenza Comunale è LO STRUMENTO DESTINATO A REGOLARE ED ORGANIZZARE LE AZIONI DI PREVISIONE, PREVENZIONE E SOCCORSO DI LIVELLO LOCALE è il progetto di coordinamento di tutte le attività, iniziative e procedure di Protezione Civile da attuarsi per fronteggiare un qualsiasi evento calamitoso, atteso nel territorio comunale o in una porzione di esso, che comporti rischi per la pubblica incolumità. Il Piano di Emergenza di livello Comunale viene introdotto per la prima volta dal D.Lgs. n. 112 del 31/03/1998 Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dallo Stato alle Regioni ed agli Enti locali che attribuisce ai Comuni (art. 108 comma 1 lettera c) la predisposizione dei Piani comunali e/o intercomunali di emergenza ribadito e sancito definitivamente dalla L. 100/2012.
4 La prima stesura di Piano di Emergenza Comunale o Piano di Protezione Civile Comunale di Todi venne approvata con D.G.C. n. 55 del 03 aprile 2007 e la sua redazione è avvenuta secondo il Metodo AUGUSTUS, nome che deriva dall imperatore Ottaviano Augusto che affermò il valore della pianificazione diminuisce con la complessità dello stato delle cose, a delineare la necessità di utilizzare un approccio di lavoro semplice e flessibile nell'individuazione e nell'attivazione delle procedure e protocolli per coordinare con efficacia le risposte di protezione civile. La struttura del piano è divisa in 3 parti fondamentali: PARTE GENERALE LINEAMENTI DELLA PIANIFICAZIONE MODELLO DI INTERVENTO
5 PARTE GENERALE Vi sono raccolte tutte le informazioni relative alla conoscenza del territorio e dei rischi a cui è sottoposto (dati di base), alla elaborazione degli scenari del rischio (scenari degli eventi attesi) alle reti di monitoraggio esistenti. Dati di Base - estensione del territorio comunale e abitanti, Comuni limitrofi e inquadramento cartografico; - geologia; - geomorfologia (75% collina, 22% pianura); - uso del suolo; - idrografia; - viabilità ed infrastrutture tecnologiche; - individuazione dei rischi (piano multirischio) Idrogeologico (alluvioni e frane); Sismico; Meteorologico (neve, calore); RISCHI ANTROPICI: Incidente industriale; Incendio boschivo
6 - Idrogeologico - Alluvioni: insieme al rischio frane è quello di maggiore impatto locale. Fiume Tevere e torrente Naia Fonti: Piano Assetto Idrogeologico adottato dal Comitato Istituzionale con delibera n. 101 del 1 Agosto 2002), redatto dall Autorità di Bacino del Fiume Tevere. La delimitazione delle aree soggette a rischio d'inondazione, ottenuta con l'attività di simulazione idraulica, ha classificato il territorio adiacente le aste del reticolo principale in funzione della maggiore o minore probabilità di risultare inondate a seguito di eventi di piena. Il territorio è stato suddiviso in tre zone: Fascia A, Fascia B e Fascia C
7 - Idrogeologico - Alluvioni: Fiume Tevere
8 - Idrogeologico - Alluvioni: Fiume Tevere
9 - Idrogeologico - Alluvioni: Fiume Tevere
10 - Idrogeologico - Alluvioni: Fiume Tevere
11 - Idrogeologico - Alluvioni: e torrente Naia
12 - Idrogeologico - Alluvioni: torrente Rio, torrente Rio Bagno, torrente Arnata, fosso di Pantalla, fosso Bodoglie, fosso S.Rocco e Fornace, fosso Buda (Valutazione dei Regimi Idraulici per le aree di variante al vecchio PRG (1999); Parte Strutturale del Piano Regolatore Generale Comunale 2002 Caratteristiche idrauliche dei principali alvei minori del ; Parte Operativa del Piano Regolatore Generale Comunale 2002 Relazione sull assetto idraulico della nuova area di espansione industriale e dell area industriale esistente situati in loc. Pian di Porto; Relazione Idrologica e Idraulica a corredo del progetto esecutivo per il completamento della zona industriale di Pian di Porto per la riqualificazione della vicina località di Ponterio e rammagliatura del tessuto industriale).
13 - Idrogeologico - Alluvioni: torrente Rio
14 - Idrogeologico - Alluvioni: fosso Bodoglie
15 - Idrogeologico - Alluvioni: fosso Bodoglie e Rio Bagno
16 - Idrogeologico - Frane: Fonti: Carta inventario dei movimenti franosi della Regione Umbria e aree limitrofe scala 1: a cura del CNR GNDCI (1989); Studio dei Centri Abitati Instabili in Umbria Atlante Regionale a cura della Regione Umbria e del CNR (1994); Cartografia a corredo delle Indagini urgenti di Microzonazione Sismica Speditiva, I e II fase scala 1:5.000, Regione Umbria (1998); Inventario dei movimenti franosi e dei siti storicamente colpiti da dissesto ed inondazioni scala 1: Tav. n. 44 del Piano Urbanistico Territoriale (P.U.T.), Regione Umbria, L.R. 27/2000; Carta delle frane e della Propensione ai Dissesti scala 1: Elaborato A , Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (P.T.C.P.) variante di adeguamento al P.U.T. (L.R. 27/2000) approvata con Delibera C.P. n. 59 del 23 Luglio 2002; Inventario dei fenomeni franosi e situazioni di rischio da frana scala 1:10.000, Autorità di Bacino del Fiume Tevere (P.A.I. - Piano Stralcio di Assetto Idrogeologico, 2002); Cartografie geologiche a corredo della Parte Strutturale del Piano Regolatore Generale Comunale 2002 (scala 1:5.000)
17 - Idrogeologico - Frane: Abitato di Todi
18 - Idrogeologico - Frane: Abitato di Todi
19 - Idrogeologico - Frane: Abitato di Todi
20 - Idrogeologico - Frane: Abitato di Todi
21 - Idrogeologico - Frane: Fraz. Chioano (UM101 e UM103)
22 - Idrogeologico - Frane: fraz. Rosceto
23 - Sismico: A seguito dell Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n del 20/3/2003 "Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica, la Regione Umbria con Delibera di Giunta Regionale n. 852 del 18/6/2003 ha provveduto, alla riclassificazione sismica del territorio di propria competenza. Di conseguenza l intero territorio comunale tuderte, ai sensi della citata delibera, ricade in ZONA SISMICA 3 (livello di pericolosità basso). Attualmente secondo il recente aggiornamento della classificazione sismica della Regione Umbria (D.G.R. 18 settembre 2012 n Aggiornamento classificazione sismica del territorio regionale dell Umbria ), risulta classificato come ZONA SISMICA 2 (livello di pericolosità medio).
24 - Neve: E circoscritto a brevi periodi dell anno ma vista la morfologia prevalentemente collinare che caratterizza il territorio comunale può sortire situazioni di disagio.
25 - Calore: E circoscritto a brevi periodi dell anno ma può comunque creare condizioni di disagio per la salute delle categorie più esposte e in particolare delle persone anziane che versano in difficoltà fisiche e socio economiche. RISCHI ANTROPICI: - Industriale: Vista la vocazione prevalentemente agricola del territorio comunale la realtà industriale locale è di modesta entità e concentrata in particolare nelle due frazioni più grandi del Comune, Ponterio e Pantalla. Sono presenti n. 2 stabilimenti industriali suscettibili di causare incidenti rilevanti ELCOM SYSTEM spa (Pantalla) e TR.EL.ME.T srl (Ponterio). - Incendi boschivi: Il 30% della superficie comunale è coperta da boschi prevalentemente concentrati nelle zone collinari dei settori sud ed ovest del territorio e al suo interno risiede gran parte dell area naturale protetta del Parco Fluviale del Tevere.
26 Scenari degli eventi attesi Sulla scorta di tutta la documentazione reperita e consultata si è cercato di procedere alla definizione degli scenari di rischio in particolare per quei fenomeni che possiamo definire prevedibili ovvero preceduti da fenomeni precursori (alluvioni, frane, neve, ondate di calore) Es. alluvioni e frane: - allagamenti localizzati urbani dovuti all incapacita di drenaggio da parte della rete fognaria che possono causare la provvisoria interruzione della viabilita ; innalzamento dei livelli idrici di rii, canali e alvei dei torrenti minori che non provocano inondazioni ma locali fenomeni di rigurgito sul sistema fognario; locali smottamenti dei versanti (ordinaria criticità); - allagamenti diffusi dovuti a ristagno d acqua e scorrimento superficiale ed innalzamento dei livelli idrici nei corsi d acqua senza provocare direttamente inondazioni, frequenti frane e smottamenti dei versanti (moderata criticità); - innalzamento significativo dei livelli idrici degli alvei con conseguente fuoriscita delle acque, erosioni spondali o rottura degli argini, diffusi movimenti franosi o riattivazione di dissesti anche in aree note (elevata criticità)
27 Nel caso di alluvioni e frane la documentazione scientifica reperita permette di associare anche una perimetrazione delle aree a maggiore pericolosità e a rischio dei fenomeni e pertanto è stato possibile anche censire gli elementi esposti scenario di evento per esondazione FIUME TEVERE Fasce di pericolosità utilizzate: A, B e C (P.A.I.) STRADE PRINCIPALI: (abbreviazioni: SS = Strada Statale, SP = Strada Provinciale, SC = Strada Comunale) FRAZIONE LOCALITÀ FASCIA STRADA (tratto interessato) FLUVIALE Pantalla S. Giovanni - Villa SP 383 di Pantalla B - C Montemolino Case Nuove - Capanna SC del Borgo C Pian di Porto --- SS 79 bis B Uscita E45 SS 448 di Baschi C Ponterio --- SS 79 bis B - C Tevermorto SC di Tevermorto A - B - C Pian di S. Martino --- SC di Pian di S. Martino A
28 scenario di evento per esondazione FIUME TEVERE Fasce di pericolosità utilizzate: A, B e C (P.A.I.) OPERE DI ATTRAVERSAMENTO COINVOLTE: LOCALITÀ TIPOLOGIA STRADA SU CUI GIACE Montemolino Ponte ferroviario Ferrovia Centrale Umbra Ponte stradale SS 397 di Montemolino Ponterio Ponte stradale SS 448 di Baschi Pontecuti Ponte stradale SS 79 bis Orvietana Bivio Casemasce Ponte stradale SS 448 di Baschi SERVIZI ed INFRASTRUTTURE PRINCIPALI: LOCALITÀ TIPOLOGIA FASCIA FLUVIALE Pantalla Pozzi acqu. comunale A - B Depuratore B Montemolino Centrale elettrica A Pian di Porto Depuratore C Ponterio Depuratore B Pian di S. Martino Pozzi acqu. comunale A Depuratore A Pontecuti Depuratore C
29 LINEAMENTI DELLA PIANIFICAZIONE Sono individuati gli obiettivi indispensabili da conseguire per dare adeguata risposta a qualsiasi emergenza: - Assicurare la funzionalità del sistema di allertamento locale per le segnalazioni di allerta Segreteria del Sindaco con fax h24. - Prevedere un coordinamento operativo locale a supporto del Sindaco Costituzione del Coordinamento Comunale di Protezione Civile composto da Vice-Sindaco, Assessore delegato alla Protezione Civile, Responsabile comunale del Servizio Protezione Civile con sede direttamente nel Municipio. - Individuare le funzioni di supporto (Il metodo Augustus abbatte il vecchio approccio di fare i piani di emergenza basati sulla concezione burocratica del "censimento" di mezzi utili agli interventi di protezione civile e introduce con forza il concetto della "disponibilità" delle risorse istituendo le funzioni di supporto che attraverso l'attività dei relativi responsabili permette di tenere sempre vivo e aggiornato il piano) Costituzione del Centro Operativo Comunale con sede in loc. Crocefisso presso l officina comunale e dotata della seguente strumentazione: - n. 2 stazioni fisse con computer e collegamento ad internet; - n. 1 stampante a colori; - n. 1 fotocopiatrice; - n. 1 telefono fisso e fax ( / 315) - n. 1 stazione radio base; - n. 1 radio ricetrasmittente veicolare; -n. 2 radio ricetrasmittenti portatili.
30 L individuazione delle Funzioni di Supporto e dei Responsabili di funzione suddivisi in : 1) Tecnico scientifica Pianificazione; 2) Sanità, Assistenza Sociale e Veterinaria, Coordinamento volontari,telecomunicazioni; 3) Materiali e mezzi; 4) Servizi Essenziali, Assistenza alla Popolazione; 5) Censimento danni; 6) Strutture Operative Locali e Viabilità. - Messa in sicurezza/evacuazione Censimento soggetti deboli (persone anziane e diversamente abili) e delle strutture sensibili (strutture sanitarie, scuole, case di riposo);
31 - Individuare le aree di protezione civile Segnalazione delle Aree di Attesa (sigla AT colore verde), aree all aperto in zone sicure in cui la popolazione si raduna subito dopo l evento per avere informazioni e direttive sul comportamento da adottare e per avere i primi generi di conforto, in attesa di essere sistemata presso le aree di accoglienza;
32 - Individuare le aree di protezione civile Segnalazione delle Aree di Accoglienza (sigla AC colore rosso), aree all aperto in zone sicure di accoglienza della popolazione, individuano i luoghi dove vengono installati gli insediamenti abitativi (tende, container, moduli abitativi);
33 - Individuare le aree di protezione civile Segnalazione delle Aree di Accoglienza Coperte (sigla ACC ), strutture che possono essere immediatamente disponibili per assicurare un ricovero coperto di breve e media durata per coloro che hanno dovuto abbandonare la propria abitazione.
34 - Individuare le aree di protezione civile Segnalazione delle Aree di ammassamento soccorsi (sigla S colore giallo), dove far confluire eventuali strutture operative di soccorso e volontari;
35 - Individuare le aree di protezione civile Segnalazione delle Elisuperfici (sigla E ) aree in cui sia possibile l atterraggio di eventuali elicotteri e del Magazzino di raccolta materiali (sigla DM ). - Fornire assistenza sanitaria Elenco dei presidi sanitari; - Assegnazione di alloggi alternativi Elenco alberghi e strutture di accoglienza;
36 MODELLO DI INTERVENTO È la risultante dell attività conoscitiva effettuata e degli obiettivi individuati, si assegnano le responsabilità nei vari livelli di comando e controllo per gestire le emergenze, si realizza il costante e fondamentale scambio di informazioni, si utilizzano razionalmente le risorse. Il modello di intervento definisce il sistema attraverso il quale il Sindaco in qualità di autorità di protezione civile coordina le attività sul territorio, adeguando l azione alla tipologia di emergenza. Il coordinamento ha maggiore valore strategico più si è capaci di orientare la macchina dei soccorsi sulla base delle informazioni provenienti dai sistemi di allertamento e monitoraggio distribuiti sul territorio. Modello di intervento significa dare delle risposte immediate alle situazioni di emergenza attraverso l insieme di procedure e protocolli codificate, all interno delle quali importanza fondamentale è assunta dalle funzioni di supporto distinte per settori di attività.
37 Riassumiamo sinteticamente la procedura operativa basata sulle fasi di allerta PREALLERTA: - avvio delle comunicazioni con le strutture operative (Prefettura, Provincia, Regione ) - attività di prevenzione a cura dei servizi competenti - informazione ai cittadini ALLERTA ATTENZIONE: - attivazione del presidio operativo - monitoraggio territoriale - attivazione primi limitati interventi - informazione ai cittadini PREALLARME: - convocazione unità di crisi e attivazione COC - attivazione fu nzioni di supporto - monitoraggio territoriale - informazione ai cittadini ALLARME - evacuazione popolazione a rischio - deviazione traffico veicolare (cancelli) - soccorso ed accoglienza - informazione ai cittadini - interventi di ripristino
38 LE CONTINUE E SUCCESSIVE MODIFICHE, REVISIONI, INTEGRAZIONI ED AGGIORNAMENTI DEL PIANO HANNO LA FINALITA DI ASSICURARE LA VITALITA E L ATTUALITA DEI CONTENUTI IN ESSO RIPORTATI. PUO ESSERE UNA BUONA OCCASIONE PER PRENDERE PARTE CONCRETAMENTE ALL ATTIVITA DI PREVISIONE E PREVENZIONE. GRAZIE PER L ATTENZIONE!!!
LA PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA
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