ALLE RADICI DELLA VITA DI FEDE
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- Amando Baroni
- 8 anni fa
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1 Prima catechesi post-battesimale dei genitori Obiettivi ALLE RADICI DELLA VITA DI FEDE Nella famiglia cristiana i figli, fin dalla tenera età, devono imparare a percepire il senso di Dio e a venerarlo e ad amare il prossimo (Concilio Vaticano II, GE 3) Aiutare i genitori: - a prendere consapevolezza della loro missione di educatori alla fede, della dimensione religiosa del bambino nei primi anni di vita; - a interrogarsi sulla propria fede e vita cristiana, sulla scelta di forme e modi per sviluppare il senso di Dio nei loro bambini. 1. Per iniziare (10 minuti) Il battesimo del bambino, amministrato nella fede della Chiesa, ha visto il consenso dei genitori, che hanno assunto l impegno di educare il figlio nella fede cristiana. Dinanzi a questo compito non mancano interrogativi e difficoltà. Per avviare la riflessione si propone di distribuire ai partecipanti un foglio con le dieci difficoltà nell educare alla fede, riportate in appendice alla scheda. Ogni genitore è invitato a mettere in ordine decrescente le difficoltà. Quindi ci si confronta in piccoli gruppi sulla graduatoria stilata da ognuno. 2. In ascolto (25 minuti) a. La Parola del Signore Racconta a tuo figlio Nelle pagine dell Antico Testamento l educazione religiosa, affidata ai genitori, prevedeva specifici compiti: - fare conoscere Dio attraverso il racconto di ciò che Egli ha fatto per il suo popolo. Dio ordinò a Mosè: racconta e fissa nella memoria di tuo figlio e del figlio di tuo figlio come mi sono preso gioco degli Egiziani e i segni che ho compiuto in mezzo a loro (Es 10,2); - insegnare la parola del Signore e i suoi comandamenti: Porrete nel cuore e nell anima queste mie parole Le insegnerete ai vostri figli, parlandone quando sarai seduto in casa tua e quando camminerai per via (Dt 11, 18-19); - celebrare in famiglia alcuni riti e spiegare ai figli più piccoli il loro significato. È il caso della celebrazione della Pasqua ebraica. Il Testo Sacro, dopo aver precisato le modalità del rito pasquale uccisione dell agnello di un anno, aspersione con il sangue degli stipiti della porta, consumazione in piedi dell agnello arrostito insieme a pane azzimo e erbe amare- invita il capofamiglia a offrire una spiegazione: Quando i vostri figli vi chiederanno: Che significato ha per voi questo rito? Voi direte loro: È il sacrificio della Pasqua del Signore, il quale è passato oltre le case degli Israeliti in Egitto (Es 12,26-27). A sua volta l insegnamento di Gesù è sintetizzato in un espressione: Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite (Lc 18,16). L invito è rivolto agli Apostoli, implicitamente è diretto a tutti i genitori.
2 b. Pensiero della Chiesa Genitori primi educatori cristiani Nei primi 16 secoli la Chiesa ha affidato totalmente l educazione religiosa dei bambini e dei ragazzi alla famiglia. Solo dopo il 1600 incominciò a diffondersi nelle parrocchie il catechismo per i fanciulli. Anche nel nostro tempo la Chiesa con insistenza riconosce la primaria responsabilità dei genitori nell educazione religiosa. - Scrive il Concilio: Nella famiglia cristiana i figli, fin dalla più tenera età, devono imparare a percepire il senso di Dio (Gravissimum Educationis, n. 3). Si afferma esplicitamente: I coniugi cristiani sono i primi annunciatori della fede dei loro figli. Li formano alla vita cristiana con la parola e con l esempio (Apostolicam Actuositatem, n. 11). - Per Giovanni Paolo II l educazione religiosa della famiglia ha un carattere particolare e, in un certo senso, insostituibile (Catechesi Tradendae, n. 68). - I nostri vescovi ricordano che l educazione religiosa in famiglia ha una caratteristica propria: Al magistero della vita si unisce provvidamente il magistero della parola (Il rinnovamento della catechesi, n. 152). Sottolineano, inoltre, che la famiglia mantiene la responsabilità primaria per la trasmissione dei valori e della fede L immagine di Dio, che il figlio porterà dentro di sé, sarà caratterizzata dall esperienza religiosa vissuta nei primi anni di vita. Di qui l importanza che i genitori s interroghino sul loro compito educativo in ordine alla fede: Come viviamo la fede in famiglia? Quale esperienza cristiana sperimentano i nostri figli? Come li educhiamo alla preghiera? (Educare alla vita buona del Vangelo, nn ). Per la Sacra Scrittura e per la Chiesa i genitori hanno una responsabilità primaria, quasi insostituibile, nel formare nei figli, fin dalla prima infanzia, il senso religioso, nello sviluppare l idea di Dio, nel prepararli all incontro con Gesù. Papà e mamma assolvono la loro missione con la parola, soprattutto con l esempio, il magistero della vita. Per avere un sostegno e i primi orientamenti a questo compito educativo dei genitori, si può invitare una coppia di sposi, scelti per la loro sensibilità e competenza, a parlare della loro esperienza nell educazione religiosa del bambino. Il dialogo con la coppia può chiarire interrogativi, favorire incoraggiamento, fare intravedere soluzioni operative. 3. Momento di riflessione (30 minuti) Nella prima infanzia l educazione religiosa è rivolta soprattutto a formare il senso di Dio. Un iniziale sviluppo della vita di fede e della formazione morale è proprio della seconda infanzia. Premesse alcune puntualizzazioni, sarà utile offrire ai genitori alcuni orientamenti o linee di azione. Puntualizzazioni a. Responsabilità primaria dei genitori. L educazione religiosa in primo luogo è compito di papà e mamma. Si tratta di un diritto-dovere dei genitori fondato sull atto generativo. Avendo deciso di mettere al mondo una nuova creatura, i genitori si sono assunti la responsabilità di farla crescere, di promuovere il suo sviluppo intellettivo, affettivo, relazionale, estetico, ma anche morale e religioso. Scrive Giovanni Paolo II: Generando nell amore e per amore una nuova persona, i genitori si assumono per ciò stesso il compito di aiutarla efficacemente a vivere una vita pienamente umana Il diritto-dovere educativo dei genitori si qualifica come essenziale, connesso com è alla trasmissione della vita; come originale e primario, rispetto al compito educativo di altri; come insostituibile ed inalienabile, e che pertanto non può essere totalmente delegato ad altri (Familiaris Consortio, n. 36). b. Una buona base umana. Gli anni dell infanzia sono fondamentali per lo sviluppo della personalità del bambino. In questo tempo si pongono anche le radici della futura vita di fede. Lo sviluppo nel bambino di un concetto positivo di sé è fonte di serenità e di una fiducia di base. Facilmente il bambino si dispone alla gratuità, allo stupore, ad una relazione accogliente degli altri e, se
3 incoraggiato, all apertura a Dio, ad un iniziale invocazione e preghiera. Si forma così nel bambino un primo senso di Dio e si creano le disposizioni alla vita di fede. c. Alleanza educativa. Nessun genitore nasce educatore. Si impara con il tempo, con l esperienza, in particolare con il consiglio e il sostegno degli altri. Sono utili e arricchenti l ascolto di esperti nel campo psicologico e pedagogico, il confronto con altri genitori, l incoraggiamento del catechista accompagnatore e, quand è possibile, il dialogo con il sacerdote. I genitori restano i primi responsabili dell educazione del figlio e della sua formazione al senso religioso. La loro azione educativa acquista efficacia se dispone di alleati: possono essere i nonni del bambino, talvolta gli insegnanti della Scuola dell infanzia, in particolare la partecipazione alla vita della comunità cristiana. d. Collaboratori di Dio. I figli sono dono del Signore. I genitori cristiani sono consapevoli che Dio ama il loro figlio, parla al suo cuore, opera attraverso il suo Spirito, ha un suo misterioso progetto. Per questo i genitori non hanno timore dei loro limiti e carenze. Sanno di poter contare sulla presenza del Signore. Non esitano ad invocare il suo aiuto. Si lasciano guidare dallo Spirito Santo e dalla sua Parola per aiutare il figlio a vivere pienamente la sua vita, a maturare con il tempo le virtù cristiane, ad incontrarsi con il Signore e ad ascoltare la sua voce. A tutti i genitori Dio dona le grazie necessarie all adempimento di questo servizio faticoso ma autorevole (Lasciate che i bambini vengano a me, n. 58). Linee d azione Sostenuti dalla grazia del Signore, i genitori per primi si adoperano a sviluppare una formazione religiosa e a fare percepire al loro figlio il senso di Dio. Restano fondamentali alcune vie da percorrere. a. Una relazione educativa positiva e rassicurante. Il bambino ha bisogno di sentirsi accettato, ben voluto, amato in primo luogo dai genitori. È importante per il bambino la vicinanza fisica di mamma e papà, la loro attenzione e cura, come lo tengono in braccio, gli sorridono, gli parlano, lo accarezzano. Il rapporto amorevole e accogliente dei genitori dà serenità al bambino, infonde sicurezza, sviluppa una fondamentale fiducia di base. Sono le condizioni che dispongono il bambino ad aprirsi con fiducia agli altri e a Dio stesso. b. Testimoni dell amore di Dio. I genitori in primo luogo parlano al bambino dell amore di Dio attraverso la loro unione di coppia, il loro rispetto reciproco e, più direttamente, con la dedizione gratuita e la cura premurosa del figlio: come lo accudiscono, lo nutrono, lo lavano, gli parlano, lo accarezzano, lo consolano giocano con lui. L amore gratuito e non possessivo di papà e mamma, sperimentato dal bambino, non è solo tacita rivelazione dell amore di Dio, ma dispone il bambino ad accogliere con il tempo la paternità di Dio e a sviluppare una fiduciosa relazione con il Signore. c. Prima l esempio. Il bambino in tenera età apprende non per ragionamento, ma per affetto. Assimila per osmosi, facendo propri i sentimenti e i comportamenti familiari. Egli si identifica con la persona che stima e ama e ne fa propri i valori, gli atteggiamenti, i gesti, il modo di considerare la vita (Il rinnovamento della catechesi, n. 135). Anche nella formazione religiosa resta fondamentale la testimonianza dei genitori. Per un papà e una mamma è importante sapere che cosa è la fede per trasmetterla al figlio, ma è fondamentale come essi vivono la loro fede e la vita cristiana. L amore reciproco, il perdono vicendevole, la carità fraterna, l ospitalità, il loro senso della Provvidenza, la loro preghiera semplice e sincera, la loro attiva partecipazione alle celebrazioni liturgiche facilitano lo sviluppo di valori evangelici e favoriscono nel bambino il sorgere di un primo incontro con Dio, percepito come una presenza buona e importante. d. Dare spazio a gesti e segni religiosi. Essi sono numerosi: il segno della croce fatto sulla fronte dai genitori, la benedizione della sera, la preghiera prima dei pasti, il bacio dato dal bambino all immagine sacra, la visita alla chiesa, il grazie a Dio dinanzi alle meraviglie del creato la valorizzazione della domenica e delle feste liturgiche con un particolare segno e rito. Questi gesti,
4 ripetuti con regolarità e proposti con convinzione dai genitori, si imprimono nella psiche del bambino, segnano la sua vita emotiva e favoriscono una sua spontanea religiosità. Si sa che: Più sono piccoli, più i bambini apprendono per sensazioni ed esperienze immediate (Lasciate che i bambini vengano a me, n. 129). e. Primi racconti della Bibbia e della vita dei santi. A partire dal secondo anno è opportuno dare inizio ad alcune narrazioni bibliche, come Noè salvato dalle acque, la storia di Giuseppe venduto dai fratelli, Mosè salvato dalla figlia del Faraone, la nascita di Gesù, la visita dei Magi, la 1 moltiplicazione dei panif F. Questi racconti, espressi nel linguaggio dei bambini e collegati possibilmente a feste liturgiche o a immagini sacre, sono una prima introduzione alla Parola di Dio. Anche il racconto essenziale della vita di alcuni santi, presentati come gli amici di Gesù, attira l attenzione dei bambini e favorisce la loro esperienza religiosa. Si può iniziare con santi popolari o locali, come san Francesco, san Giuseppe Benedetto Cottolengo, san Giovanni Bosco, madre Teresa di Calcutta. f. Domande in cerca di risposta. Anche i bambini hanno le loro domande che, verso i tre anni, si fanno frequenti. Possono riguardare fatti quotidiani, eventi dolorosi come la morte di un famigliare, segni religiosi quali immagini sacre, il presepio Gesù sulla croce. Accolte con sapienza queste domande offrono ai genitori l opportunità di una prima catechesi, semplice e occasionale. La riflessione può essere riassunta in alcune regole che compongono la «Grammatica della formazione al senso religioso», riportata in appendice alla scheda. Si propone di distribuire il foglio della grammatica ai partecipanti, suddivisi in piccoli gruppi. Per il confronto in gruppo si suggeriscono alcune piste: - La grammatica insegna come devono essere accentuate le parole. Tra le dieci regole della grammatica religiosa alcune sono più importanti e devono essere accentuate. Quali? - La grammatica chiarisce l uso dei tempi: passato, presente, futuro imperativo. Tenendo presente l età del bambino, quali regole della grammatica religiosa devono essere attuate nel presente, quali è bene rinviare nel futuro? 4. Un tempo per interrogarsi (10 minuti) I genitori trasmettono al bambino ciò che essi vivono. Formano il figlio al senso di Dio in primo luogo come essi vivono il loro rapporto con il Signore, la loro fede e preghiera. In coppia i genitori sono invitati a interrogarsi sulla loro fede: Che cosa vuol dire per noi credere? Come si esprime la nostra fede? In che modo essa è alimentata e fatta crescere? È auspicabile che la riflessione continui a casa e sia ripresa dalla coppia dei genitori. Si suggerisce, inoltre, che in famiglia i genitori trovino l occasione per incontrarsi con i nonni del bambino, possibilmente con il catechista accompagnatore, per un confronto sull alleanza educativa: sia per accogliere suggerimenti, sia per concordare comuni linee di azione sulla formazione religiosa. 5. Una sosta per pregare (5 minuti) Nel giorno del battesimo i genitori hanno fatto la professione di fede a nome del figlio. Si sono impegnati, così, a favorire e coltivare la fede nel loro bambino. La preghiera conclusiva dell incontro può tradursi in una piccola celebrazione per ricordare quel gesto e ravvivare l impegno assunto. Si suggerisce un possibile sviluppo: - viene predisposta una bacinella d acqua, a ricordo della vasca battesimale, e si colloca accanto un cero, simbolo della luce di Cristo - dopo un accenno alla professione fatta nel giorno del battesimo, si invitano i genitori a ripetere la professione con la formula battesimale e con la recita del Credo - quindi i genitori si avvicinano alla bacinelle, si bagnano le mani, poi appendono o incollano al cero il nome del figlio - segue una breve invocazione fatta da un genitore a nome di tutti * - si può concludere consegnando ad ogni coppia di genitori un cartoncino con la scritta La nostra fede sia la tua fede/ La tua fede arricchisca la nostra. Il cartoncino può trovare posto nell albo dei ricordi del bambino. 1 Il Catechismo Lasciate che i bambini vengano a me offre esempi di narrazioni bibliche semplici e rispettose del testo sacro, pp. 68 e ss.
5 * Si suggerisce una possibile invocazione o preghiera: Benedici, Signore, i nostri figli e figlie. Dona loro salute, serenità e gioia di vivere. Rendici ogni giorno attenti e stupiti per riconoscerti nei loro sguardi e sorrisi. Nel nostro quotidiano amore di genitori possano sperimentare il Tuo amore di Padre. Nella nostra fede, anche se debole, trovino la via per incontrarti. Amen. 6. Momento conviviale Appendice DIECI DIFFICOLTÀ nell educare alla fede 1. Come genitori ci sentiamo impreparati a questo compito. 2. Non abbiamo strumenti e non sappiamo che cosa fare e cosa dire ai nostri figli. 3. Ci sentiamo soli e non sappiamo a chi chiedere consiglio e aiuto. 4. Nostro figlio è ancora piccolo. Aspettiamo qualche anno per parlargli di Dio. 5. Non dobbiamo imporre la nostra fede. Lasciamo che il figlio, fatto grande, scelga liberamente. 6. L educazione cristiana è missione della Chiesa. Affidiamola ai sacerdoti, alle suore, ai catechisti. 7. Noi adulti abbiamo difficoltà a credere. Non possiamo dare quello che non abbiamo. 8. La fede, pur importante, non è il primo valore da coltivare. 9. Come padre sono il più assente in famiglia e il meno indicato per educare alla fede. Ci pensa la madre. 10. É difficile educare alla fede nel nostro tempo, dove la gente crede di meno e ha altri interessi. GRAMMATICA della formazione al senso religioso 1. I genitori hanno la primaria responsabilità nel formare il bambino al senso di Dio. 2. La relazione rassicurante e accogliente del figlio fonda autostima, fiducia, serenità e dispone il bambino all incontro con Dio.
6 3. L amore gratuito e disinteressato di papà e mamma è per il bambino un tacito annuncio dell amore di Dio che un giorno chiamerà Papà. 4. Nella formazione religiosa i genitori sono collaboratori di Dio. Il Signore li precede, ama il bambino, gli parla, interviene e lo guida con il suo Spirito. 5. Nel far percepire al figlio il senso di Dio è importante che cosa i genitori sanno della fede, ma è fondamentale come essi la vivono. 6. I genitori con la loro testimonianza di fede e il loro esempio di vita cristiana sono un riferimento fondamentale per il bambino. Egli assimila per imitazione e identificazione con le persone che ama. 7. Piccoli riti, gesti e segni religiosi, vissuti e ripetuti in famiglia, favoriscono nel bambino il sorgere di una religiosità concreta e spontanea. 8. Attraverso i primi racconti di personaggi biblici e di santi il bambino, con il tempo, è introdotto nella grande famiglia degli amici di Dio. 9. I genitori, rispondendo alle domande sempre più frequenti del bambino, offrono un iniziale catechesi, semplice, anche se saltuaria. 10. L educazione religiosa dei genitori è arricchita e sostenuta dal consiglio e dalla collaborazione di alleati: nonni, amici, catechista, sacerdote comunità cristiana.
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