INTRODUZIONE. Andrea Zanlari Presidente Camera di Commercio di Parma

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1 Rapporto sull economia della provincia di Parma 7

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3 INTRODUZIONE Questo sesto rapporto sull economia provinciale consolida il ruolo della Camera di Commercio come punto di riferimento sul territorio per quanto riguarda la conoscenza dei fenomeni economici in atto e le analisi approfondite sulle tendenze, i progressi e le sofferenze del tessuto produttivo locale. La pubblicazione del rapporto si inserisce nel più ampio contesto della Giornata dell Economia che, promossa da Unioncamere e dal sistema dalle Camere di Commercio italiane, si propone di realizzare una fotografia il più possibile precisa delle economie provinciali che dia conto dei cambiamenti in corso, condividendo l analisi con gli altri soggetti pubblici ed associativi. I dati esposti nel volume ci consegnano un economia provinciale collocata ai vertici dell Italia per ricchezza, export e crescita. Parma e con lei l Emilia Romagna - si conferma un laboratorio economico-sociale nel quale si sperimentano originali e differenziati percorsi di sviluppo, convergenti verso l obiettivo prioritario di coniugare l efficienza economica con la coesione sociale. Un risultato reso possibile grazie alla capacità dei cittadini, del mondo associativo e delle istituzioni di operare insieme. Ma è un risultato questo, il cui merito va ascritto soprattutto agli imprenditori, capaci di dare dinamicità alle proprie aziende in un contesto nazionale ed internazionale certamente non favorevole. Alla radice c è una diffusa cultura di impresa che sa cogliere le opportunità e manifesta la sua forza competitiva in termini di crescita della produzione, dell export, dell occupazione. Un dinamismo che si riflette anche sui processi di riorganizzazione e cambiamento strutturale, nei confronti dei quali il compito delle istituzioni è fornire un sostegno sempre più deciso ad internazionalizzazione e innovazione, leve fondamentali per lo sviluppo di un economia proiettata nella direzione della dimensione comunitaria e della globalizzazione dei mercati. Ma, citando liberamente da Bob Kennedy, Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico. In questo senso mi piace sottolineare che il rapporto di quest anno è impreziosito da un indagine condotta da Guido Caselli, direttore dell Area Studi e Ricerche di Unioncamere Emilia Romagna, dal titolo Sviluppo, crescita delle imprese e benessere dei cittadini nella provincia di Parma. Si tratta di uno studio che ha come obiettivo la misurazione di due componenti dello sviluppo, la crescita economica e il benessere, associabili in via approssimativa rispettivamente allo sviluppo visto nell ottica delle imprese e a quello visto dalla parte dei cittadini. L auspicio è che questo documento possa contribuire ad avviare una riflessione e stimolare un dibattito i cui risultati potranno avere importanti ripercussioni sull identità sociale ed economica di questo territorio negli anni a venire. Andrea Zanlari Presidente Camera di Commercio di Parma

4 Il rapporto è stato redatto dall Area Studi e Ricerche dell Unione Regionale delle Camere di commercio dell Emilia-Romagna, in collaborazione con l Uffico Studi della Camera di commercio di Parma. Prima parte: Guido Caselli, Matteo Beghelli Parte seconda: Mauro Guaitoli Parte terza: Matteo Beghelli, Mauro Guaitoli, Paolo Montesi e Federico Pasqualini. Il rapporto è stato chiuso il aprile 8. Progetto grafico e impaginazione

5 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 Indice PARTE PRIMA p. 8 Sviluppo, crescita delle imprese e benessere dei cittadini nella provincia di Parma PARTE SECONDA p.6 Scenario economico PARTE TERZA p.. L economia parmense nel 7 p.6. Registro delle imprese p.66. Mercato del lavoro p.7. Agricoltura p.76. Industria in senso stretto p.78.6 Industria delle costruzioni p.8.7 Commercio interno p.8.8 Commercio estero p.89.9 Turismo p.9. Trasporti aerei p.9. Credito p.96. Artigianato p.. Cooperazione APPENDICE p.9 Tabelle statistiche

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7 PARTE PRIMA

8 8 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8. Sviluppo, crescita delle imprese e benessere dei cittadini nella provincia di Parma Italia esima per prodotto interno lordo per abitante, esima per competitività, esima per competitività responsabile, 7esima per sviluppo umano, esima per vivibilità, 6esima per felicità. Il lungo elenco delle graduatorie stilate da Istituti di ricerca internazionali potrebbe proseguire all infinito. Negli ultimi anni si è assistito ad un moltiplicarsi di classifiche volte a fotografare il posizionamento delle nazioni, una proliferazione di indicatori statistici aventi come obiettivo quello di fornire una valutazione quantitativa del livello di sviluppo, con tutte le difficoltà che la sua misurazione comporta. Sintetizzare un fenomeno multidimensionale quale è lo sviluppo attraverso un unico valore è un operazione complessa che richiede già nella sua fase di progettazione il compimento di alcune scelte soggettive forti. La prima di queste riguarda l ambito di riferimento, cosa si intende per sviluppo? Nel corso degli anni la definizione di sviluppo ha assunto accezioni differenti, da semplice sinonimo di crescita economica a complesso crocevia di efficienza economica, equità sociale ed integrità dell ecosistema. Ne consegue che anche la sua quantificazione differisce in relazione al punto di osservazione scelto. La stessa selezione degli indicatori da utilizzare, così come la metodologia da adottare per portarli a sintesi, introduce passaggi operativi caratterizzati da una elevata componente di arbitrarietà. Non sorprende, dunque, di imbattersi in analisi apparentemente simili che conducono a risultati in parte divergenti. Tuttavia, la rappresentazione di un fenomeno attraverso un unico indicatore ha l innegabile vantaggio di essere facilmente comunicabile ed utilizzabile per immediati confronti nel tempo e nello spazio. Ben consapevoli dei pregi e dei limiti di analisi multidimensionali di questo tipo, nel nostro studio ci siamo posti come obiettivo la misurazione di due componenti dello sviluppo, la crescita economica e il benessere, associabili in via approssimativa - rispettivamente allo sviluppo visto nell ottica delle imprese e quello visto dalla parte dei cittadini. Si è scelto di affrontare questo tema con un approccio estremamente pragmatico, focalizzando l attenzione sui numeri e sacrificando l approfondimento della vasta letteratura che in questi decenni gli economisti di tutto il mondo hanno prodotto sulla relazione tra crescita economica e benessere. Attraverso tecniche statistiche di analisi multivariata è stato sintetizzato in due numeri il patrimonio informativo di circa indicatori, raccolti per tutte le province italiane e con riferimento all arco temporale -6. La scelta degli anni deriva dalla possibilità di disporre degli indicatori selezionati per tutte le province. Nonostante la brevità del periodo, i cambiamenti che hanno caratterizzato la prima metà del duemila rendono il confronto particolarmente significativo. La costruzione degli indicatori sintetici vuole essere soprattutto l occasione per approfondire alcuni aspetti legati alla competitività del territorio, alla sua capacità di creare ricchezza. Gli esiti del processo di trasformazione che in questi anni ha interessato il sistema provinciale sono facilmente visibili e misurabili, meno semplice è ricostruire le dinamiche attraverso le quali tale processo si è realizzato. Le analisi dei cambiamenti avvenuti nella struttura produttiva dei comuni della provincia di Parma e l esame delle modalità con cui le imprese perseguono le loro strategie di crescita consentono di fare emergere due aspetti nodali che stanno caratterizzando lo sviluppo economico della provincia, la ridefinizione del territorio e quella del capitalismo territoriale, cioè di chi detiene i beni competitivi. All analisi della capacità di creare ricchezza va affiancata quella sulla sua ripartizione. In particolare lo studio pone sotto la lente d ingrandimento due aspetti, il primo riguarda la distribuzione comunale dei redditi dei cittadini, esaminandola in relazione a quella del valore aggiunto creato dalle unità economiche. Il secondo aspetto si concentra sulla ricchezza delle famiglie e sulle dinamiche retributive dei lavoratori dipendenti. In definitiva, lo studio si focalizza sui meccanismi che regolano la creazione e la distribuzione della ricchezza, con l obiettivo di comprendere quanto alla crescita dell economia si associ una variazione positiva e diffusa del livello del benessere dei cittadini.

9 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8. Lo sviluppo visto dalle imprese: la crescita economica.. Il quadro di riferimento Parma 6esima provincia tra le. dell Unione Europea per valore aggiunto per abitante misurato in standard di potere di acquisto, posizione che la colloca nel gruppo delle aree più ricche d Europa. A presentare la maggior ricchezza pro capite sono i cittadini delle grandi aree metropolitane in particolare Londra, Amburgo, Vienna e Parigi mentre i valori più bassi si registrano in alcune province della Romania e della Bulgaria. L allargamento a 7 Paesi ha determinato inevitabilmente un ampliamento del divario della ricchezza tra le aree dell Unione, gli abitanti della provincia rumena di Botosani detengono un livello di valore aggiunto pro capite volte inferiore a quello posseduto dai cittadini londinesi residenti nell area del West Inner London. Una sperequazione tra aree ricche e povere che sembra destinata a ridursi nei prossimi anni, in quanto le province dell Europa centro orientale stanno sperimentando tassi di crescita particolarmente elevati, decisamente superiori al resto del Continente. Negli ultimi cinque anni i Paesi di nuova entrata nell Unione Europea hanno registrato saggi di incremento medi annui prossimi al 6%, i Paesi dell area Euro si sono attestati attorno all,%, l Italia si è fermata allo,8%. Il rallentamento della crescita nazionale si è manifestato in tutte le province e regioni, Parma ed Emilia-Romagna compresa. Tavola. Prodotto interno lordo per abitante per regione (area NUTS). Valore anno e variazione percentuale Ad aree più scure corrispondono rispettivamente valori di PIL più elevati e tassi di crescita maggiori. Valore del PIL per regione. Anno Variazione del PIL per regione. Anni 999- Fonte: Eurostat. Se si confronta il dato della provincia parmense con le aree europee che per dimensione, ricchezza e per struttura più le si avvicinano emerge una minor dinamica dell economia di Parma. Nel 99 Parma occupava la 88esima posizione nella graduatoria delle province più ricche, in dieci anni vi è stata una perdita di 68 posizioni nella quasi totalità ascrivibile all effetto Paese, cioè all appartenenza al sistema Italia. L incidenza di componenti a valenza nazionale la fiscalità e le politiche relative alla competitività e al mercato del lavoro solo per citare alcuni esempi - ha un peso determinante sugli andamenti delle singole province. Le aree italiane che possono essere considerate omologhe a Parma presentano una variazione della ricchezza pro capite pressoché analoga, mentre emerge un differenziale negativo nei confronti delle aree omologhe francesi, tedesche e, in misura ancora Per parità di potere d acquisto o standard di potere di acquisto (SPA) si intende un unità di misura depurata dagli effetti dei differenti livelli di prezzo presenti nei Paesi membri

10 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 maggiore, rispetto alle province spagnole ed inglesi. Se si cambia unità di misura e si considera la variazione del valore aggiunto senza tenere conto del differente potere di acquisto, i saggi di crescita delle province italiane risultano allineati a quelli francesi e superiori a quelli tedeschi. Nell arco temporale considerato, le province italiane più ricche e con una forte connotazione manifatturiera hanno registrato un tasso di crescita modesto, ma sostanzialmente in linea con i principali competitors europei. Ciò che ha reso più evidente il rallentamento italiano è stata una forte contrazione del potere d acquisto, molto più accentuato rispetto a quanto avvenuto in Francia e in Germania. L effetto Paese spiega molto del differenziale delle province italiane rispetto al resto d Europa, un freno che risulta essere decisivo per quelle province che hanno minor capacità di agire sulle leve competitive fondamentali, quali il commercio con l estero. Il ruolo giocato dalle esportazioni emerge con chiarezza se si analizza l andamento delle piccole e medie imprese manifatturiere negli ultimi vent anni. Le variazioni di fatturato realizzato dalle aziende sono strettamente correlate alla dinamica delle esportazioni, a sua volta fortemente condizionata dalle politiche monetarie. Come sottolineato in molte analisi, negli anni novanta il deprezzamento della lira ha favorito la commercializzazione all estero delle produzioni italiane, consentendo alle imprese presenti sui mercati stranieri generalmente le imprese di dimensioni maggiori - di essere competitive grazie alla concorrenzialità dei prezzi. La ripresa delle medie e grandi imprese assicurava una sorta di effetto traino sulle piccole aziende del territorio, legate a quelle di maggiori dimensioni da relazioni formali, come nel caso dei gruppi d impresa, o informali, come nel caso del rapporto di committenza-subfornitura. Negli anni duemila l impossibilità di agire sul tasso di cambio ha privato l Italia della leva competitiva che l aveva favorita negli anni precedenti, amplificando gli effetti negativi conseguenti alla difficile fase congiunturale internazionale avviatasi nella primavera del. Le ripercussioni maggiori hanno riguardato le imprese di piccola dimensione, quelle con un numero di addetti inferiore a cinquanta, mentre le medie e le grandi, pur rallentando, hanno proseguito nel loro trend di crescita. Questa dicotomia dimensionale sembra essere una delle chiavi di lettura più rilevanti per la comprensione delle dinamiche di sviluppo. Nel periodo - le piccole imprese della provincia e, più in generale, dell Emilia-Romagna hanno attraversato una fase recessiva, mostrando timidi segnali di ripresa nel 6. Una ripresa che, soprattutto per le imprese con meno di nove addetti, fatica a consolidarsi. I dati rilevati attraverso l indagine congiunturale relativi al 7 indicano per le piccole imprese una crescita del fatturato modesta, con una continua contrazione dei margini di profitto al fine di assicurare la propria permanenza sul mercato. Dunque, da un lato la media e grande dimensione che continua ad ottenere risultati apprezzabili e, in taluni casi, eccellenti. Dall altro lato le piccole imprese che faticano ad agganciare la ripresa. Sembra aver perso forza l effetto traino esercitato dalle imprese leader sulla altre del territorio. Se così fosse si tratterebbe di un aspetto fondamentale, destinato a modificare radicalmente le traiettorie di sviluppo della provincia. Per tentare di comprendere se si è effettivamente allentato il legame tra le aziende del territorio può essere opportuno soffermarsi su alcune specifiche dinamiche che stanno caratterizzando l economia della provincia. Perché è dall osservazione di queste dinamiche e dalla quantificazione delle componenti che le determinano che è possibile delineare i percorsi di crescita seguiti e misurare il livello di sviluppo raggiunto. La prima componente sulla quale pare opportuno fare luce riguarda la struttura imprenditoriale e la sua capacità di generare ricchezza... Crescita del numero delle imprese e valore aggiunto A livello nazionale e regionale il rallentamento nel ritmo di crescita economica degli anni più recenti sembra non trovare riscontro nella diffusione delle attività imprenditoriali, in quanto anche nella fase di maggior difficoltà congiunturale è proseguita l espansione della struttura produttiva. Lo stesso può dirsi nel caso della provincia di Parma dove, nel periodo -7 il numero delle imprese attive è cresciuto complessivamente del 7,%. Larga parte di questa dinamica espansiva è attribuibile al settore delle costruzioni e alle attività immobiliari. Se si considera la totalità delle imprese dal al 7 il numero delle imprese attive è aumentato, come detto, del 7,%, mentre al netto delle costruzioni e delle attività immobiliari emerge una riduzione dello,8%. Il settore manifatturiero provinciale, però, in controtendenza col dato medio regionale e nazionale, evidenzia un incremento dell,% portando l incidenza del settore al,7%, dato al di sopra della media regionale (,%) e nazionale (,%). Un aspetto che sta caratterizzando la dinamica delle imprese dell ultimo decennio riguarda la composizione della struttura Tavola. Consistenza del numero delle imprese attive nel 7 e variazione rispetto al Imprese attive Var. 7- Var. 7- al netto del settore costruzioni e delle immobiliari Imprese attive nel settore manifatturiero Var. 7- Incidenza manifatt. su totale Piacenza 8.8,% -,%.8,%,% Parma. 7,% -,8% 6.9,%,7% Reggio Emilia.7,% -,6% 8.696,% 6,% Modena 68. 7,% -,%.869-6,6% 7,% Bologna 88.9,% -,%.9 -,%,% Ferrara.987 -,% -7,%.8 -,7%,% Ravenna 8.9,% -6,9%.87,%,% Forlì-Cesena.7,6% -,6%.,8%,% Rimini.8 9,% -,%. -,%,% Emilia-Romagna 9.67,6% -,% 7. -,9%,% Italia.7.9 6,9%,% ,8%,% Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati del Registro delle Imprese.

11 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 proprietaria. Negli ultimi sette anni il numero delle persone di nazionalità italiana con carica in imprese della provincia di Parma è aumentata del,7%, mentre quello delle persone di nazionalità straniera è raddoppiato portando l incidenza delle persone straniere sulle cariche in impresa dall,% al 6,6%. Se, da un lato, la crescita dell imprenditoria straniera deve essere letta positivamente in quanto indice di integrazione nel contesto locale, dall altro il ricambio che sta avvenendo tra imprenditoria straniera ed italiana deve essere attentamente monitorato per comprendere se ad esso si associ la diffusione di una tipologia di impresa di minori dimensioni e meno attrezzata per affrontare le sfide competitive. Tavola. Persone con carica in impresa per nazionalità. Anno 7 e confronto con il. Persone straniere con carica in impresa Persone italiane con carica in impresa Var. 7- persone straniere Var. 7- persone italiane Incidenza stranieri 7 Incidenza stranieri Piacenza ,%,% 6,%,% Parma. 76.8,%,7% 6,6%,% Reggio Emilia ,9%,% 7,%,% Modena ,9%,8% 6,%,9% Bologna ,% -,9% 6,%,% Ferrara ,8% -,8%,9%,% Ravenna ,% -,8%,7%,% Forlì-Cesena ,9%,8%,9%,% Rimini ,% 6,8% 7,%,% Emilia-Romagna ,%,9% 6,%,8% Italia ,%,%,6%,% Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati del Registro delle Imprese. In questi anni si sta, dunque, assistendo a importanti cambiamenti nella struttura settoriale e negli assetti proprietari delle imprese. Cambiamenti che presentano caratteristiche differenti in funzione del territorio. Se si considera l intera regione la distribuzione comunale delle nuove imprese si presenta estremamente disomogenea. Nascono imprese del terziario nell area costiera, mentre in Emilia si moltiplicano le società di proprietà di cittadini extracomunitari. Tavola. Variazione del numero delle unità locali. Anni -6 a confronto. Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Registro delle Imprese. Con riferimento alla provincia di Parma, se si considera la variazione del numero delle unità locali nel periodo -6, si evidenzia un forte incremento nei comuni di Torrile (+,%), Collecchio (+7,6%), Fontevivo (+,%), Sorbolo (+,%) e Parma (+,7%). Interessante notare come nel settore manifatturiero, a fronte di un aumento del numero delle imprese dell,% si assista ad un aumento ben più considerevole delle unità locali (+9,%), ad indicare un espansione delle società articolate su più unità locali (che può essere letto come un segnale di irrobustimento del tessuto produttivo locale) o una forte presenza sul territorio di localizzazioni appartenenti a imprese fuori provincia. La consistenza e la variazione del numero delle imprese costituisce un informazione che deve essere interpretata correttamente, in

12 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 quanto non necessariamente ad una maggiore vitalità imprenditoriale corrisponde un aumento della competitività del territorio. Il dato sull imprenditorialità va analizzato nella sua composizione strutturale, indagando sulla capacità di essere presenti in settori avanzati e maggiormente concorrenziali. Con tale obiettivo, il tessuto imprenditoriale è stato suddiviso in funzione del livello tecnologico delle società manifatturiere e del livello di knowledge delle aziende del terziario. Analogamente alle altre province, a Parma prevale un industria manifatturiera concentrata su produzioni a contenuto tecnologico basso o medio basso, anche se rispetto al passato è in crescita la componente caratterizzata da tecnologia medio-alta. Nel settore dei servizi quasi sette imprese ogni dieci operano in comparti a bassa intensità di conoscenza. Bardi, Parma, Salsomaggiore Terme e Fidenza sono i comuni nei quali il manifatturiero ha una connotazione maggiormente rivolta verso l alta tecnologia. Diversi comuni della provincia si caratterizzano, poi, per una incidenza della manifattura a livello tecnologico medio alto (spiccano Compiano, Valmozzola e Varsi) Per quanto riguarda il terziario, sono Terenzo, Parma, Lesignano de Bagni, Torrile e Sala Baganza i comuni che presentano una maggior incidenza delle imprese operanti nel settore dei servizi avanzati rivolti al mercato. Tavola. Consistenza delle unità locali nel 6 e variazione rispetto al. Provincia di Parma, dati comunali. Comune Unità locali Var. 6- Var. 6- al netto del settore costruzioni e delle immobiliari tore manifatturiero su totale Unità locali nel set- Incidenza manifatt. Var. 6- Albareto 96,% -,% 6 8,% 8,8% Bardi -9,% -,% 6 -,7%,% Bedonia -,8% -,% 8 -,7%,% Berceto 9,8%,% 7,%,% Bore -,6% -,%,%,% Borgo Val di Taro 99,%,%,%,% Busseto. -,8% -6,% 8,%,% Calestano 6,% -,%,8% 8,% Collecchio.699 7,6%,8% 86 8,%,7% Colorno 99 8,%,7% 6,% 7,7% Compiano 6,% -,7% 6,%,% Corniglio -,% -,9%,%,% Felino 88 7,% -,% 7 -,% 9,8% Fidenza.96,%,% 9,%,% Fontanellato 976 -,% -,% 9 -,% 9,% Fontevivo 8,% 8,8% 6,9%,8% Fornovo di Taro 8,%,9%,% 8,% Langhirano.6,%,% 9,%,% Lesignano de Bagni 8 7,%,%,7%,6% Medesano. 6,%,9% 9 8,% 8,% Mezzani,% -,% 79 9,7% 9,% Monchio delle Corti 7 8,9% 9,6% -,% 8,% Montechiarugolo. 8,8%,9% 9,6% 9,% Neviano degli Arduini 6,6%,%,% 8,7% Noceto.69,7%,8% 8 6,% 9,% Palanzano 7,%,%,% 9,7% Parma.697,7% 7,% 8,%,% Pellegrino Parmense -,6% -6,% 7 -,% 7,% Polesine Parmense -,8% -,7%,%,% Roccabianca 7,9% -,% 6 -,8%,% Sala Baganza 7,%,% 6 -,%,% Salsomaggiore Terme.7 7,% -,7% 8,% 7,% San Secondo Parmense 66,% -,% 88 6,%,% Sissa 97,% -,% 79,%,% Solignano 7,%,% 7,%,% Soragna 68 -,% -6,% 6,% 7,% Sorbolo.,% 6,% 98 9,% 9,% Terenzo 78 -,6% -7,% 8,%,% Tizzano Val Parma 8,%,% 68,% 6,% Tornolo 6 -,% -,%,%,% Torrile 89,%,6% 9,8%,7% Traversetolo.,% 6,%,%,6% Trecasali 9,8% -,7% 7,8% 8,% Valmozzola 8 -,% -8,% -,%,7% Varano de Melegari 8,% 7,7% 76,7%,% Varsi -,9% -6,% -,% 9,% Zibello 6 -,8% -,7% 8 -,9% 8,% TOTALE PROVINCIA 6. 9,9%,6% ,%,% Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Registro delle Imprese. La suddivisione Eurostat per livello di tecnologia classifica a bassa tecnologia i settori con codice NACE da a, 6 e 7; medio-bassa i codici, -8; medio-alta i codici, 9,, e ; alta i codici, e I servizi a bassa knowledge intensity comprendono i settori,,,, 6, 6, 7, 9, 9, 9, 9 e 99; i servizi Knowledge-intensive market comprendono i settori 6, 6, 7, 7, 7; i servizi Knowledge-intensive high-technology comprendono i settori 6, 7, 7; i servizi Knowledge-intensive financial riguardano i codici 6, 66 e 67.

13 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 Tavola.6 Classificazione delle imprese manifatturiere per livello tecnologico e delle imprese attive dei servizi per livello di knowledge. Comuni della provincia di Parma. Anno 6. Manifatturiero per livello tecnologico Servizi per livello di knowledge Comune Alti rivolti alla Basso Medio basso Medio alto Alto Basso Alti rivolti al mercato prod. high-tech Alti finanziari Albareto 6,% 6,9% 7,7%,% 8,% 9,9%,%,7% Bardi,8% 6,9%,% 7,7% 8,%,8%,%,% Bedonia,% 6,%,7%,7% 8,8%,6%,6%,% Berceto 6,8% 8,%,9%,% 8,% 6,7%,%,% Bore,%,% 6,7%,% 9,%,%,% 6,% Borgo Val di Taro,%,7%,%,9% 76,8%,%,6% 6,6% Busseto,7%,%,%,% 7,% 9,%,%,% Calestano 6,%,%,6%,% 8,% 6,9% 6,9%,8% Collecchio,9% 8,% 8,%,% 66,% 9,9% 7,% 6,% Colorno 8,%,7%,%,% 7,% 9,%,%,% Compiano 6,7%,6%,8%,% 88,%,9%,9%,6% Corniglio 9,%,7%,%,% 8,% 6,% 6,%,% Felino,%,% 9,%,% 69,% 9,8%,% 7,6% Fidenza,% 9,%,%,% 7,% 8,%,% 7,% Fontanellato,7% 6,% 6,8%,% 76,% 8,%,%,% Fontevivo,%,% 9,%,9% 8,7%,8%,6%,9% Fornovo di Taro,9%,9%,9%,% 7,9% 6,7%,% 7,% Langhirano 7,%,8%,6%,% 7,% 7,7%,% 6,9% Lesignano de Bagni 68,7%,% 7,8%,% 68,%,7% 6,%,8% Medesano,% 8,%,9%,% 76,8% 6,%,9%,% Mezzani,% 7,8% 6,6%,% 7,% 6,%,8%,8% Monchio delle Corti 6,% 8,6% 7,%,% 78,8%,6% 6,%,% Montechiarugolo 7,%,% 7,%,% 7,9% 6,%,% 6,% Neviano degli Arduini 66,% 6,8% 6,8%,% 79,%,%,6%,% Noceto,9% 7,% 6,8%,% 7,6% 8,7%,%,% Palanzano 68,%,7% 9,%,% 8,6%,% 7,7%,6% Parma,%,%,% 7,6% 6,%,9%,% 6,7% Pellegrino Parmense 7,6% 7,6%,8%,% 76,% 8,%,8%,6% Polesine Parmense,% 6,%,%,% 7,%,7%,% 7,% Roccabianca,9% 6,% 9,6%,% 79,7% 8,6%,9% 7,8% Sala Baganza 6,% 8,%,%,9% 66,%,8% 6,%,% Salsomaggiore Terme,8%,%,7%,% 77,% 6,9%,%,8% San Secondo Parmense 6,8% 9,%,%,% 68,9% 7,9%,% 8,9% Sissa,6%,6%,%,% 67,9%,% 8,% 8,7% Solignano 9,% 6,%,%,% 6,6% 8,8% 7,8% 7,8% Soragna 9,%,% 6,%,% 7,9% 7,%,% 9,7% Sorbolo,% 7,% 7,%,% 7,% 6,%,%,7% Terenzo,6% 6,7% 7,8%,% 67,6% 6,%,9%,% Tizzano Val Parma 8,8%,8%,%,% 8,%,7%,%,9% Tornolo 7,%,8%,%,% 9,9%,%,%,% Torrile,% 7,9% 9,%,6% 7,%,6%,6%,9% Traversetolo,% 6,6% 9,%,% 7,% 7,%,6%,6% Trecasali,%,%,%,7% 7,8% 8,9%,7%,6% Valmozzola,%,%,%,% 77,8%,7%,% 7,% Varano de Melegari 6,8%,%,6%,% 8,%,9%,%,% Varsi,8%,%,%,% 7,%,6% 6,%,% Zibello,%,%,8%,% 79,7%,%,8% 6,% Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Registro delle Imprese. Sulla base della classificazione per contenuto tecnologico e livello di knowledge è possibile individuare le specializzazioni comunali. Nell area centrale della regione si concentra il cuore manifatturiero, con specializzazioni tecnologicamente più avanzate nei comuni posti nella prima cintura delle città, mentre in alcuni comuni capoluogo - Bologna, Parma e Piacenza - alla specializzazione manifatturiera si affianca un forte radicamento dei servizi avanzati rivolti al mercato. La stessa tipologia di servizi caratterizza anche la costa adriatica.

14 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 Tavola.7 Classificazione delle imprese attive manifatturiere per livello tecnologico e delle imprese attive dei servizi per livello di knowledge.province dell Emilia-Romagna. Anno 6. Manifatturiero per livello tecnologico Provincia Basso Medio basso Medio alto Alto Basso Alti rivolti al mercato Piacenza,8%,9%,% 6,% 7,7% Parma 6,6% 7,%,9%,% 68,% Reggio Emilia,%,% 9,%,8% 68,% Modena,% 7,% 7,%,7% 66,% Bologna,% 6,%,9% 7,% 6,8% Ferrara 7,% 9,% 8,%,% 7,7% Ravenna 8,% 8,6% 8,%,8% 7,7% Forlì-Cesena 6,%,%,8%,% 7,6% Rimini 9,% 8,% 6,% 6,% 7,% Emilia Romagna 8,6% 7,7% 8,%,7% 69,% ITALIA,6%,%,% 6,% 7,8% Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Registro delle Imprese. 6,6%,%,%,9%,9% 9,% 8,7%,7%,6%,% 8,% Servizi per livello di knowledge Alti rivolti alla Alti finanziari prod. high-tech,%,%,% 6,%,%,%,6%,%,6%,7%,9%,%,%,%,%,7%,%,8%,%,%,7%,% Tavola.8 Specializzazioni individuate sulla base della distribuzione delle unità locali. Anno 6. Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Registro delle Imprese. Nella provincia di Parma la specializzazione produttiva predominante è quella manifatturiera che caratterizza tutti i comuni dell area pedecollinare e di pianura. Fanno eccezione alcuni comuni con specializzazione nei servizi, tra cui spicca Parma, ed alcuni comuni (ad esempio quelli montani) per i quali non risulta nessuna specializzazione in particolare. La mappa delle specializzazioni individua una struttura produttiva che fuoriesce dai canonici confini amministrativi ma si estende seguendo traiettorie differenti, delineando, come vengono definite dal sociologo Aldo Bonomi, delle geocomunità o delle città infinite. E, sempre citando Bonomi, si evidenziano in regione due piattaforme produttive, la via emiliana allo sviluppo ove la coesione sociale e la partecipazione producono un modello di imprenditorialità senza fratture, un capitalismo di comunità fatto di un mix tra distretti e multinazionali e la città adriatica, che si allunga da Venezia, a Rimini, ad Ancona sino a Pescara, caratterizzata dall intreccio tra cultura dei servizi e modello produttivo.( ) Vi si ragiona su come cambiare il fare impresa e il fare turismo: due modelli che hanno convissuto contaminandosi. Le specializzazioni sono state individuate rapportando la percentuale comunale di imprese appartenenti a ciascun gruppo (definito dal contenuto tecnologico e dal livello di knowledge) con la corrispondente media regionale. Dove tale rapporto è risultato superiore a, al comune è stata attribuita la specializzazione relativa a quel gruppo.

15 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 Tavola.9 Specializzazioni individuate sulla base della distribuzione delle unità locali. Comuni provincia di Parma, anno 6 Specializzazione Manifatturiero tecnologia medio-bassa Manifatturiero medio-alta Comuni Busseto; Calestano; Colorno; Felino; Fontanellato; Langhirano; Lesignano de Bagni; Montechiarugolo; Neviano degli Arduini; Polesine Parmense; Solignano; Tizzano Val Parma; Tornolo; Torrile; Traversetolo; Zibello Collecchio; Compiano; Fontevivo; Fornovo di Taro; Medesano; Mezzani; Noceto; Sala Baganza; Soragna; Sorbolo; Trecasali; Varano de Melegari Servizi Parma, Fidenza, Salsomaggiore terme Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Registro delle Imprese. All interno dei due sistemi territoriali via Emilia e città adriatica si trovano i comuni con i valori superiori di valore aggiunto per abitante, con una polarizzazione attorno alle città di maggiori dimensioni. Al di fuori di queste due aree presentano valori elevati i comuni di Ferrara, di Mirandola, di Bagno di Romagna e di Santa Sofia. È nei comuni dell hinterland bolognese - Bentivoglio, Granarolo dell Emilia, Argelato e Calderara di Reno - e a Fiorano Modenese dove si crea maggiore ricchezza. I comuni con il più basso valore aggiunto per abitante sono localizzati nell appennino piacentino, Travo, Pecorara, Besenzone, Morfasso e Caminata. Tavola. Valore aggiunto per abitante, anno. Più intensa la colorazione, maggiore il valore. Fonte: elaborazione Area studi Unioncamere Emilia-Romagna su dati Istat e Tagliacarne. In valore assoluto il comune di Parma concentra circa la metà del valore aggiunto provinciale a dimostrazione del peso della città sulla sua provincia. In termini di valore aggiunto per abitante sono i comuni di Collecchio, Sala Baganza, Parma, Solignano e Fontevivo a presentare i valori più elevati (tav.. - pag.6). Se invece di considerare solo l ammontare del valore aggiunto procapite si combina questo dato con le variazioni da esso subite nell arco temporale che va dal 996 al, è possibile evidenziare una situazione variegata tra i comuni della provincia. In particolare i comuni che si trovano nel primo quadrante del grafico di cui alla tavola seguente, si caratterizzano per avere un valore aggiunto procapite ed una variazione dello stesso superiore a quanto registrato a livello provinciale. Questa è la situazione dei comuni di Solignano, Sala Baganza e Collecchio. Parma ha, come detto, un valore aggiunto per abitante superiore, ma un tasso di crescita inferiore alla media provinciale (anche se non di molto) per cui si colloca graficamente nel quarto quadrante. Situazione speculare per Fontanellato che registra un tasso di aumento del valore aggiunto pro-capite Il valore aggiunto comunale è stato stimato incrociando i dati degli addetti per comune e per settore di attività con i dati sul valore aggiunto per sistema locale del lavoro, con i dati sul valore aggiunto provinciale nonché con i conti regionali e nazionali.

16 6 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 Tavola. Valore aggiunto totale e pro-capite. Comuni della provincia di Parma. Anno. VA totale e composizione settoriale Valori pro capite Comuni Milioni di euro Agricoltura Industria Servizi euro Var Albareto,%,6% 6,%.8 7,9% Bardi,9,9%,%,7% 6. 6,7% Bedonia,7,% 8,% 7,%.6 -,8% Berceto,%,% 7,% 8.,8% Bore 9,,% 9,7% 9,%.6 7,6% Borgo Val di Taro 8,,7%,7% 7,6% ,8% Busseto,,8% 8,%,%. 7,7% Calestano,,%,% 6,% ,9% Collecchio,,% 6,8%,8%.969 9,9% Colorno 8,,%,% 6,%.7,7% Compiano,,9% 6,%,9%.6 -,% Corniglio,6,%,9%,7%.9,% Felino,,7% 9,% 8,% 8.6 -,% Fidenza 7,,% 7,6% 68,9%.,% Fontanellato 7,8 7,8% 6,%,8% 6.87,7% Fontevivo 7,,%,6%,%.7-7,7% Fornovo di Taro,%,8%,9%.,9% Langhirano,6,%,% 6,7% 8.8,% Lesignano de Bagni 6, 6,7%,% 8,%.7 -,% Medesano 8,9,% 9,% 7,6% 9.8,% Mezzani, 7,8% 6,%,% 7.8,% Monchio delle Corti,,% 6,% 7,%. 8,6% Montechiarugolo 9, 6,8% 9,7%,% ,7% Neviano degli Arduini, 7,% 9,%,%.7 -,% Noceto,9,7%,%,% 9. -,7% Palanzano 9, 9,%,% 6,%.66,% Parma.79,,9% 9,% 7,%.8,% Pellegrino Parmense 7,,%,% 7,%.886 7,8% Polesine Parmense, 9,% 68,%,%.769,8% Roccabianca, 9,%,% 9,8% 7. 6,% Sala Baganza 9,6,7% 76,%,9%.9,% Salsomaggiore Terme,,8%,8% 8,% 7.,% San Secondo Parmense,8 6,% 7,% 6,%.,9% Sissa 87,,9% 6,7%,%.698,7% Solignano 6,,7% 78,% 6,%.,% Soragna,,% 6,%,%.9,9% Sorbolo 76,,% 6,6%,% 9. -,% Terenzo,8,% 9,6% 7,%.,% Tizzano Val Parma, 9,%,7%,%. 6,% Tornolo,% 7,% 7,7% 9.7-7,7% Torrile 7,8,% 67,% 9,8%. -,% Traversetolo 67,,% 8,% 8,7% 9.8 -,% Trecasali 7,8,8% 6,9% 7,%.7,% Valmozzola 6,,9%,7% 8,% 9.8,% Varano de Melegari 6,%,% 9,%.98,8% Varsi,,7%,9%,%.8,7% Zibello 6,8,%,7% 6,% 8.6 7,% TOTALE PROVINCIA.,7,8% 6,% 6,9% 7. 6,% Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Istituto G. Tagliacarne, Istat, Registro delle imprese superiore alla media (+,7%) ma presenta un valore assoluto dello stesso, certo in forte recupero, ma ancora (di poco) inferiore alla media provinciale. Va notato come la maggior parte dei comuni della provincia si collochi nella parte sinistra del grafico, segno di una certa concentrazione del valore aggiunto per abitante in alcuni comuni (quelli collocati graficamente a destra della figura).

17 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 7 Tavola. Valore aggiunto per abitante nel e variazione Comuni della provincia di Parma. Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Istituto G. Tagliacarne, Istat, Registro delle imprese. L istituto Tagliacarne ha recentemente diffuso le prime stime sul PIL provinciale relativo all anno 7: Parma presenta un valore di quasi.7 euro per abitante, valore superiore alla media regionale a sua volta superiore alla media nazionale. Il tasso di crescita registrato rispetto al (,%) risulta superiore sia alla media regionale sia a quella nazionale. Più in particolare, quella di Parma è la crescita più alta registrata in regione. Tavola. PIL 7 a prezzi correnti per abitante e variazione -7. Pil per abitante Variazione -7 Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Istituto G.Tagliacarne. Da questi primi dati emerge un rafforzamento del tessuto imprenditoriale provinciale dal punto di vista della consistenza numerica, al quale si associa, fatto più importante, una crescita del livello tecnologico e di knowledge. Accanto alla nascita di numerose imprese nel settore delle costruzioni e dei servizi alle persone espressioni imprenditoriali che possono essere sostanzialmente ricondotte a forme di auto-impiego vi è la crescita di molte società, non tanto in termini dimensionali ma soprattutto relazionali. Di particolare rilevanza da questo punto di vista l aumento registrato nella consistenza numerica delle imprese manifatturiere, in controtendenza con il dato medio regionale e nazionale. Piccole e medie imprese che operano in filiera, attraverso una divisione delle attività, delle conoscenze, degli investimenti e dei rischi con le altre società che appartengono allo stesso sistema. La componente relazionale, come viene sottolineato in numerosi studi, è ciò che maggiormente caratterizza il sistema provinciale e regionale. Una seconda componente da porre sotto esame è la produttività, spesso adottata come sinonimo di crescita.

18 8 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8.. La produttività Alla crescita del numero delle imprese e del valore aggiunto complessivo in Emilia-Romagna non ha fatto seguito un aumento della produttività. Anzi, nel periodo - il valore aggiunto per unità di lavoro a livello regionale ha registrato in termini reali un decremento dello,6%. Il dato riferito alla provincia di Parma esprime una diminuzione del valore aggiunto per unità di lavoro pari al,6%. Questo dato caratterizza tutti i settori dell economia ma il divario con la performance media regionale risulta essere particolarmente consistente per il settore dei servizi. Considerando complessivamente il dato sulla produttività, nella sua composizione settoriale e alla luce dei valori assoluti e dei tassi di variazione, la dinamica provinciale presenta tutte le ombre evidenziate a livello regionale, con qualche punta ulteriormente più accentuata. Numerosi sono i fattori che possono concorrere a determinare la situazione che si è venuta a creare in termini di produttività. La forte concentrazione in settori tradizionali dell industria e la frammentazione in imprese di piccola e piccolissima dimensione costituiscono il freno principale. Un secondo aspetto rilevante riguarda i cambiamenti legati alla nuova imprenditoria e al mercato del lavoro. Si è visto che larga parte della crescita numerica delle imprese è ascrivibile all ingresso di nuove società amministrate da extracomunitari attraverso forme di capitalismo personale e all espansione di segmenti di attività che lasciano poco spazio alla crescita di produttività. Tavola. Produttività. Valore aggiunto per unità di lavoro e per macrosettori. Province dell Emilia-Romagna. Valore. Industria Servizi Agricoltura, Intermediaz. Commercio, riparazioni, alberghi e Altre attività Totale Province silvicoltura monetaria e Valore aggiunto Industria in ai prezzi base e pesca senso stretto Costruzioni Totale finanziaria; industria ristoranti, trasporti di servizi servizi attività immobiliari e comunicaz. e imprendit. Piacenza.87, 9.89,6.6,.87,9.9,.,9 9.98,.8,.7, Parma., 9.,8.,8 6.97,8.66,.6,7 7.,9 6.9,6.9, Reggio Emilia.999,.6,.,.9,6., 6.6,6 9.,6 9.98,9.79, Modena 8.9,.7,.9,.6,.,8.9, 9.9, 7.789,6.89, Bologna., 8., 7., 6.9, 6., 9.99,.6, 7.,.87,9 Ferrara 7.79,8.8, ,.8,9.67,.6,7.76, 6.8,.8, Ravenna.769,8 7.87,.98,.9,8.,., 9.,9.,.9, Forlì-Cesena.96,.7,.9,7 9.8,.66,6.8, 8.99,.8,., Rimini 8.76, ,.,9 6.,8.,.6,8 8.8,7.69,.8, Emilia-Romagna.98,.9,6.77,.6,.8,7 8.6,.8,9 6.7,.77, Italia.99,.8,.7, 9.86,9.6,.,.68, 6.7,.9,6 Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Istat. Anche dal punto di vista occupazionale larga parte dei cittadini extracomunitari si sono concentrati in settori a bassa produttività, quali l edilizia e i servizi alle persone. Alla scarsa produttività vanno sicuramente correlati numerosi aspetti legati all occupazione, alla qualificazione dei lavoratori e, più in generale, al capitale umano. A ciò si aggiunge il tema della flessibilità, che da un lato ha portato ad una riduzione del costo del lavoro, dall altro ad una crescita occupazionale composta da lavoratori sui quali, per la natura della tipologia contrattuale, le imprese non sono incentivate ad investire in formazione, con conseguenti ricadute negative sulla produttività. Tavola. Produttività. Valore aggiunto per unità di lavoro e per macrosettori. Variazione percentuale - in termini reali Industria Servizi Agricoltura, Intermediaz. Commercio, riparazioni, alberghi e Altre attività Totale Province silvicoltura e monetaria e Valore aggiunto Industria in ai prezzi base pesca senso stretto Costruzioni Totale finanziaria; attività immobiliari e industria ristoranti, trasporti di servizi servizi e comunicaz. imprendit. Piacenza -8,% -8,9%,% -,7% -,6% -,6%,% -,% -,7% Parma -,% -6,6%,6% -,6% -8,7% -,% -,8% -7,% -,6% Reggio Emilia -,% -7,%,% -,7% -,%,8% -,%,% -,6% Modena -,6% -8,6%,% -6,% 6,8% -,% -,%,7% -,7% Bologna -,7%,8%,%,% -,9% -,9%,% -,% -,% Ferrara -8,%,%,6%,9%,%,%,% 6,7%,% Ravenna -,%,%,%,% -,9% -,6% 9,7% -,7% -,% Forlì-Cesena -,6% 7,8%,% 8,7% -6,% -,9% 9,6%,%,6% Rimini,% -,%,%,6% -,%,9%,6%,8%,% Emilia-Romagna -,% -,8%,% -,7% -7,8% -,8%,% -,% -,6% ITALIA -,9% -,8%,% -,% -,9% -,9%,%,6% -,% Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Istat. Vi è un ulteriore aspetto da evidenziare. Alcuni Istituti di ricerca sottolineano come le statistiche relative alla produttività risentano del fenomeno dell emersione, per cui parte del maggior numero di occupati riportato nelle statistiche ufficiali deriverebbe dalla registrazione nello stock di lavoratori che, di fatto, erano già occupati in precedenza.

19 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 9 Fra le cause principali del non brillante dato relativo alla produttività vi è sicuramente una insufficiente capacità innovativa. Se per alcuni settori il minor ricorso all innovazione è determinato da ragioni strutturali, per altri - la distribuzione commerciale, la finanza, o i trasporti - come sottolinea il CNEL, potrebbe essere determinato da una scarsa concorrenza (al contrario di quanto avviene in altre realtà europee e non), il che li renderebbe meno reattivi al cambiamento strutturale indotto dalla trasformazione tecnologica... L innovazione Una delle affermazioni ricorrenti è che le imprese delle province dell Emilia-Romagna non fanno ricerca ma sanno innovare. E stando alle statistiche questa affermazione sembra corrispondere al vero. I dati sulla ricerca sono noti, le imprese italiane investono in ricerca e sviluppo in misura considerevolmente inferiore ai principali competitor internazionali. Però innovano: secondo una recente indagine ISTAT in Emilia-Romagna le imprese innovatrici sono il,%, seconda regione in Italia preceduta solamente dal Piemonte. Nel 6% dei casi si tratta di innovazione di prodotto, nel 8% di innovazione di processo e nell % dei casi sia di prodotto che di processo. L Emilia-Romagna è seconda tra le regioni italiane per numero di imprese innovatrici e prima in assoluto per numero di brevetti depositati, 6 ogni milione di abitanti, valore che la colloca tra le prime regioni europee. Sono soprattutto le province di Bologna, Modena e Reggio Emilia a contribuire all elevato valore regionale; con 9,8 brevetti ogni milione di abitanti Parma occupa la parte alta della classifica regionale per numero di brevetti europei depositati nel collocandosi in quarta posizione alle spalle di Reggio Emilia. Tavola.6 Numero di brevetti europei pubblicati dall EPO (European Patent Office). Anni 999- per provincia. Valori per milione di abitanti. Provincia 999 Piacenza 9,8, 6,7,7, 6,9 66,9 Parma,8 98,7,,,, 9,8 Reggio Emilia, 9, 7, 6,,8 76,9 7, Modena,, 6, 9, 7,6 7, 9,6 Bologna 9, 96, , 7,6, Ferrara 7,, 7,, 7,9 6,8 6, Ravenna 7,7 7,6,, 7 7, 67,9 Forlì-Cesena 8, 6,9 6, 7,8, 7,, Rimini, 8,6 7, 77, 8,8 96,8 Emilia-Romagna 9,6, 7, 9,6,,9 6,8 ITALIA 9,,,9 8, 9,6 68, 67, Fonte: osservatorio Brevetti Unioncamere su dati EPO (European Patent Office). Alla luce dei risultati conseguiti a questo riguardo dalle imprese della provincia, diventa interessante approfondire i percorsi seguiti dalle aziende per introdurre elementi di innovazione al proprio interno. Secondo i dati dell osservatorio sui fabbisogni tecnologici delle imprese della provincia di Parma - realizzato dalla Camera di Commercio e da Unioncamere Emilia-Romagna su un campione di 9 imprese di piccola dimensione (oltre il novanta per cento delle imprese intervistate ha meno di addetti) - negli ultimi tre anni gli investimenti hanno riguardato soprattutto macchinari e software, cioè gli investimenti maggiormente correlati all innovazione incrementale. Marginali se non nulli gli investimenti in innovazione radicale identificabili nell attività di ricerca e sviluppo e nell attività brevettuale. Se si esce dal dato aggregato e si considerano le risposte delle singole imprese, si possono individuare tre gruppi ben distinti: il primo numericamente il più consistente presenta un livello marginale di in innovazione incrementale. Il secondo si caratterizza per investimenti in innovazione incrementale e l assenza totale di innovazione radicale. Semplificando, questa tipologia di imprese punta a migliorare l esistente ma non a sviluppare nuovi processi o nuovi prodotti. Nel terzo gruppo, il meno numeroso, gli investimenti legati alla ricerca e allo sviluppo vengono considerati quantomeno significativi, vi è quindi una maggior attenzione all introduzione di novità. Tavola.7 Le tipologie di innovazione intraprese dalle impresi parmensi ed emiliano-romagnole. Parma Emilia-Romagna Fonte: Unioncamere Emilia-Romagna, i fabbisogni tecnologici delle imprese. I brevetti vengono attribuiti pro quota alle province sede delle imprese brevettanti, quindi se due imprese localizzate in due diverse province ( e ) presentano un brevetto all EPO viene attribuito lo. alla provincia e lo, alla provincia.

20 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 Queste tre tipologie d impresa sono trasversali ai settori di attività economica mentre vi è una correlazione con la dimensione: la propensione all innovazione radicale aumenta al crescere della dimensione d impresa. Al crescere degli investimenti in innovazione radicale crescono i risultati in termini di fatturato, investimenti, produttività e commercio estero. Si potrebbe pensare che più che il grado di innovazione sia la dimensione d impresa a determinare questi andamenti, si è visto precedentemente come negli ultimi tre anni le imprese più grandi abbiano conseguito risultati migliori rispetto alle piccole. Però, se si analizza l andamento delle variabili congiunturali distinguendo anche per classe dimensionale il risultato non cambia, all interno di ciascuna di esse le imprese più innovative realizzano incrementi maggiori di fatturato, di esportazioni e presentano livelli superori di produttività. Tavola.8 Andamento del fatturato per dimensione d impresa (piccola, medio-piccola e media) e per propensione all innovazione radicale (investimenti nulli, marginali e significativi). Impresa piccola Impresa medio-piccola Impresa media Fonte: Unioncamere Emilia-Romagna, i fabbisogni tecnologici delle imprese. Più correttamente, le elaborazioni mettono in luce un legame tra innovazione e risultati economici, però non dicono nulla sulla direzione di causalità, cioè se sia il maggior grado innovativo a determinare i migliori risultati o, viceversa, siano i risultati economici positivi a favorire lo sviluppo dell innovazione. È stato chiesto alle imprese di indicare gli aspetti che hanno favorito il loro processo innovativo. Dalle risposte è possibile delineare un percorso che diventa via, via più articolato al crescere del livello di innovazione. Per le imprese per le quali l innovazione significa semplicemente migliorare l esistente, il percorso prevede investimenti quasi esclusivamente in macchinari e collaborazioni in ambito locale con fornitori e clienti. Le imprese con un livello marginale di innovazione radicale estendono la loro rete relazionale anche, e soprattutto, a clienti e fornitori non locali e segnalano nella partecipazione a fiere e convegni un aspetto utile alla diffusione dell innovazione. Le imprese maggiormente innovative, oltre alla rete esterna, sviluppano anche una rete interna attraverso le conoscenze apportate dal personale e all attività di ricerca e sviluppo. Un commento merita la scarsa rilevanza attribuita dalle imprese alle Istituzioni e ai Centri di ricerca quali referenti che possono favorire l innovazione. Approfondimenti successivi hanno evidenziato come tale risposta sia giustificata da una non conoscenza da parte delle piccole aziende delle attività svolte dalle Istituzioni e dalle Università sul tema dell innovazione. A conferma di ciò molte delle richieste di supporto manifestate dalle imprese riguardano iniziative e servizi che le Istituzioni già offrono. Tavola.9 Fattori che hanno favorito l introduzione di innovazione. Saldo tra le imprese che hanno risposto positivamente e quelle che hanno fornito risposta negativa. Fonte: Unioncamere Emilia-Romagna, i fabbisogni tecnologici delle imprese.

21 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 Due sono gli ostacoli principali al processo di innovazione che le piccole imprese emiliano-romagnole segnalano: il primo è la difficoltà di reperire personale qualificato, fenomeno di estrema rilevanza per le imprese della provincia di Parma, il secondo riguarda la percezione di un rischio troppo elevato. Ad essi si affianca la difficoltà, per le imprese della provincia di Parma, di conoscere le reali condizioni di mercato. Vanno anche segnalate le difficoltà di tipo organizzativo. Sono difficoltà strettamente legate alla ridotta dimensione dell azienda, fattori penalizzanti che ricorrono anche con riferimento ad un altra leva competitiva fondamentale, quella del commercio con l estero. Le imprese della provincia si distinguono dalla media regionale anche per il fatto che sembrano essere più informate sulle iniziative di ricerca in atto e per la maggiore facilità nel reperimento dei partner per l innovazione. Tavola. Fattori che hanno ostacolato l introduzione di innovazione. Saldo tra imprese che hanno risposto positivamente e quelle che hanno fornito risposta negativa. Fonte: Unioncamere Emilia-Romagna, i fabbisogni tecnologici delle imprese... Il commercio con l estero Si è visto come il commercio con l estero sia stato nell ultimo ventennio il fattore che maggiormente ha contribuito a determinare la crescita dell economia provinciale e regionale. Dal 99 al 6 le esportazioni dell Emilia-Romagna sono aumentate in termini reali del %, una variazione nettamente superiore a quella sperimentata dalle principali regioni italiane. Anche circoscrivendo il periodo temporale di confronto agli ultimi sette anni emerge una maggior dinamicità dei beni emiliano-romagnoli sui mercati esteri rispetto al resto d Italia. Ma c è un ulteriore aspetto che merita di essere segnalato: se si considerano le variazioni sia in valore, espresso in termini reali, sia in quantità, l Emilia-Romagna è l unica regione a presentare un incremento dal duemila ad oggi del valore medio unitario. In altri termini, le imprese dell Emilia-Romagna hanno aumentato il valore delle esportazioni in misura maggiore alle quantità esportate: l eccessiva aggregazione del dato non consente, ovviamente, di poter trarre conclusioni certe, però tale dinamica lascia supporre uno spostamento verso produzioni a maggior valore unitario, quindi che incorporano maggior qualità e/o tecnologia. Una conferma viene dalla scomposizione delle esportazioni per contenuto tecnologico. Nel periodo -6 la commercializzazione all estero di prodotti con un contenuto tecnologico basso sono aumentate del,7%, variazione in linea con quella nazionale (,%). La differenza tra Emilia-Romagna e le altre regioni italiane si manifesta se si considera la crescita delle esportazioni di prodotti specializzati (un incremento regionale del 6% rispetto al,% del totale Italia) e si amplifica per le vendite di prodotti high-tech, aumentate per la regione del 7% contro l incremento nazionale del 6%. La provincia di Parma presenta una quota di esportazioni di prodotti specializzati e high-tech inferiore alla media regionale (,% contro,%) ma superiore alla media nazionale (pari al,7%). Qualità ed innovazione sono gli elementi che hanno consentito alle esportazioni provinciali e regionali di rimanere competitive. Se si considerano le quote di mercato detenute a livello mondiale, nell ultimo quinquennio la minor crescita del commercio estero dell Italia rispetto alla variazione della domanda globale è stata rilevante: nel ogni mila euro commercializzati a livello mondiale.9 euro erano attribuibili a produzioni italiane, valore sceso a.96 euro nel 6. La flessione ha riguardato tutte le regioni italiane, seppure con intensità differenti. Tra le grandi regioni esportatrici l Emilia- Romagna è quella che ha maggiormente contenuto la riduzione, passando dai 66 euro ogni mila commercializzati nel mondo nel ai 8 euro del 6.

22 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 Tavola. Quota di esportazioni di prodotti specializzati e high-tech sul totale. Anno 6. Fonte: elaborazione Unioncamere Emilia-Romagna su dati Istat. Tavola. Quota di mercato mondiale (per mila euro commercializzati a livello mondiale). Valore 6 e variazione -6. Quota (euro) Variazione Bologna, -,% Ferrara,9 -,% Forlì-Cesena 9, -,7% Modena 99, -,% Piacenza 9,6 6,9% Parma,8-8,% Ravenna,8 -,7% Reggio Emilia 76,7 -,8% Rimini, -8,6% Emilia-Romagna 8, -8,% ITALIA.9,6 -,% Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Istat e WTO. Parma nel 6 deteneva una quota di circa euro ogni mila euro commercializzati a livello mondiale; rispetto al c è stata una flessione pari all 8%, in linea con la media regionale ed inferiore alla media nazionale. È importante sottolineare come per alcune produzioni e verso alcune aree Parma abbia acquisito nuove quote di mercato a livello mondiale. Tra i Paesi appartenenti all Unione Europea le esportazioni provinciali acquisiscono nuove quote di mercato in Spagna, Portogallo, Irlanda, Danimarca. Di rilievo i risultati ottenuti in mercati in forte crescita o di grande interesse in prospettiva futura quali l India, Russia. Il risultato è ascrivibile principalmente a due fattori. Il primo è relativo a cosa si esporta: il processo di trasformazione che sta gradualmente innalzando il livello qualitativo delle merci provinciali e regionali non riguarda solamente quelle a maggior contenuto tecnologico, ma si estende a larga parte delle produzioni caratterizzanti il made in Emilia-Romagna. Il secondo aspetto si riferisce a chi esporta: in alcuni casi la leadership commerciale sembra ascrivibile all abilità di poche imprese di intercettare prima delle altre le dinamiche del settore. In altri casi, la grande maggioranza, gli ottimi risultati conseguiti derivano da un evoluzione dell intera filiera di appartenenza. Un evoluzione che quasi sempre nasce dalla capacità di alcune imprese driver, generalmente di media o grande dimensione, di trainare l intera filiera, proponendosi come trait d union tra dimensione locale e la dimensione globale...6 Interpretare le statistiche. Da impresa a filiera. Esiste un filo conduttore che unisce quanto visto sulla produttività, sull innovazione e sul commercio estero. Emerge chiaramente se si esce dal dato aggregato e si considerano le singole imprese: Emilia-Romagna prima regione italiana per innovazione, ma il numero delle imprese che introducono processi di innovazione radicale è estremamente basso; Emilia- Romagna leader nel commercio estero, ma meno del % delle imprese regionali esporta; produttività in decelerazione, ma un numero ridotto di imprese consegue incrementi considerevoli in termini di valore aggiunto per addetto. Da una rapida lettura se ne concluderebbe che i positivi risultati ottenuti dalla regione siano ascrivibili solamente alla dinamicità di un numero ristretto di imprese, quelle che innovano e che esportano, quasi sempre riconducibili alle società

23 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 di media e grande dimensione. In realtà l analisi per singola impresa è parziale e fuorviante quanto quella condotta basandosi esclusivamente sul dato aggregato. Esiste un livello intermedio di aggregazione, quello delle filiere, che conduce a conclusioni differenti e può essere individuato prendendo come punto di partenza le medie imprese. Il ruolo delle medie imprese quali motore della crescita è un fenomeno noto da tempo, tanto da essere stato definito il quarto capitalismo, proprio ad indicare una fase dello sviluppo economico ben precisa, nella quale le società di media dimensione costituiscono il fulcro attorno al quale tutto il sistema fa leva. Medie imprese che in Emilia-Romagna trovano ampia diffusione, 6 realtà industriali 6 localizzate ancora una volta lungo la direttrice della via Emilia ma anche con presenze importanti nell area adriatica. Nel periodo 996- le medie imprese emilano-romagnole hanno aumentato il fatturato del 8,9%, in particolare è cresciuta la componente di fatturato realizzato sui mercati esteri, più 9%. E ciò che appare più importante nella logica del sistema territoriale è che le medie imprese si configurano come imprese a rete, acquistando oltre l ottanta per cento di quanto fatturano dall esterno, dalle materie prime all energia, dalle licenze ai componenti, dalle lavorazioni conto terzi ai servizi. Tavola. Imprese e addetti in gruppo. Incidenza sul totale delle imprese e incidenza sul totale degli addetti. Anno. Comune % imprese % addetti Comune % imprese % addetti Albareto,7%,% Noceto,%,% Bardi,%,% Palanzano,%,% Bedonia,%,7% Parma 8,% 7,% Berceto,7%,7% Pellegrino Parmense,%,% Bore,%,% Polesine Parmense 7,% 8,% Borgo Val di Taro,7% 9,% Roccabianca,%,9% Busseto,% 8,% Sala Baganza 6,7%,% Calestano 6,%,% Salsomaggiore Terme,7%,% Collecchio,7% 9,9% San Secondo Parmense,7%,8% Colorno,6%,% Sissa,% 8,9% Compiano,%,% Solignano,%,% Corniglio,%,% Soragna,% 8,% Felino,%,% Sorbolo,%,% Fidenza,% 6,6% Terenzo,%,% Fontanellato,% 6,% Tizzano Val Parma,9%,6% Fontevivo,% 8,% Tornolo,8%,% Fornovo di Taro,%,% Torrile,%,% Langhirano,% 9,% Traversetolo,%,% Lesignano de Bagni,%,% Trecasali,8% 6,6% Medesano,%,7% Valmozzola,%,% Mezzani,8% 6,8% Varano de Melegari,%,% Monchio delle Corti,%,% Varsi,8% 8,8% Montechiarugolo,% 8,7% Zibello,%,6% Neviano degli Arduini,7%,7% Parma,6%,% Fonte: Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Centro studi Unioncamere italiana, osservatorio sui gruppi d impresa. La stessa dinamica regionale la possiamo ritrovare nei dati relativi alla provincia. In particolare la presenza di gruppi di impresa, misurata in base all incidenza degli occupati in questi sugli addetti complessivi, risulta particolarmente consistente nei comuni di Valmozzola, Collecchio, Calestano, Noceto, Sala Baganza e Parma. Più in particolare, vi è una correlazione positiva tra peso dei gruppi di impresa e diffusione dell impresa medio-grande. Anche a Parma vi è, dunque, una sorta di capitalismo territoriale le cui testimonianze più evidenti sono rintracciabili all interno delle geocomunità - nel quale alcune imprese assumono una funzione di leadership, facendosi interpreti della proiezione internazionale e dei processi innovativi delle piccole imprese locali. Si può dunque concordare sul fatto che la chiave interpretativa più adeguata per analizzare l economia provinciale e regionale è quella dei circuiti di filiera, all interno dei quali piccole, medie e grandi imprese non sono in contrapposizione, ma complementari. E dove le economie di scala e la capacità di competere sui mercati internazionali e più in generale di creare sviluppo non vanno ricercate per singola impresa, ma per filiera. 6 Nell indagine Unioncamere-Mediobanca 6 (riferita a dati ) le medie imprese industriali sono definite come le società di capitale aventi una forza lavoro compresa nella classe -99 addetti e un fatturato compreso tra e 9 milioni di euro

24 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 Tavola. Percentuale di addetti in imprese in gruppo sul totale addetti (anno ) e percentuale addetti in imprese di medie e grandi dimensioni Fonte: Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati osservatorio sui gruppi d impresa e osservatorio bilanci...7 L indicatore sintetico della crescita economica Le analisi esposte nei precedenti capitoli si sono soffermate su alcune delle componenti dello sviluppo, evidenziando come il successo di un impresa sia correlato da un lato alla sua capacità di agire sulle principali leve competitive - innovazione e internazionalizzazione su tutte - dall altro al sistema relazionale all interno del quale è inserita, con quest ultimo aspetto che sta diventando sempre più rilevante. Se, dunque, si vuole portare a sintesi e quantificare la crescita economica delle imprese occorre considerare degli indicatori in grado di misurare una pluralità di componenti, strutturali, relazionali e connessi ai risultati conseguiti. Con questo obiettivo sono stati elaborati oltre indici relativi a tutte le province italiane e riferiti al periodo -6 (per alcuni indicatori l ultimo dato disponibile era relativo al ). Attraverso tecniche di analisi statistica multivariata i dati di partenza sono stati selezionati e raggruppati in nuove variabili. Successivamente sono stati calcolati due indicatori sintetici per ciascuna provincia: il primo misura la posizione della provincia per quanto concerne la competitività delle imprese e, più in generale, del sistema territoriale, il secondo ne misura la crescita. Tavola. Indice sintetico della crescita economica. Posizione e variazione. L incrocio degli assi cartesiani rappresenta il valore medio nazionale Fonte: Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su fonti varie.

25 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 Tavola.6 Indice sintetico della crescita economica. Posizionamento nel 6. Italia =. Posizionamento Italia = > Milano; Bologna; Bolzano; Roma; Modena; Parma; Firenze; Mantova; Brescia; Trieste; Aosta; Reggio Emilia; Padova; Verona; Bergamo; Vicenza da a Trento; Cuneo; Forlì-Cesena; Venezia; Pordenone; Ravenna; Belluno; Treviso; Rimini; Novara; Torino; Lecco; Piacenza; Udine; Prato; Varese; Vercelli; Ancona; Pisa; Cremona; Siena Da a Genova; Gorizia; Alessandria; Savona; Sondrio; Livorno; Biella; La Spezia; Lucca; Arezzo; Lodi; Como; Ferrara; Rovigo; Pavia; Pistoia; Asti Da a 99 Perugia; Ascoli Piceno; Macerata; Imperia; Pesaro; Latina; Grosseto; Frosinone; Terni; Verbania; Massa Carrara; Viterbo; Chieti; Pescara; Rieti; Teramo; Cagliari; Sassari; Isernia; Aquila; Campobasso; Catanzaro; Ragusa; Potenza; Siracusa; Bari; Taranto; Messina; Nuoro; Matera < Oristano; Avellino; Salerno; Palermo; Catania; Napoli; Trapani; Reggio Calabria; Caltanisetta; Cosenza; Brindisi; Caserta; Vibo Valentia; Benevento; Lecce; Crotone; Enna; Foggia; Agrigento Fonte: Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su fonti varie. Parma è fra le prime province d Italia per quel che riguarda l indice che misura la crescita economica (con valori superiori di oltre il % al valore medio nazionale) mentre è fra le ultime per variazione dell indice sintetico di crescita economica dal al 6. Questo sta a significare che è in fase di attenuazione il gap positivo, in termini di crescita economica, che separa Parma dal resto delle province della regione e d Italia. In definitiva, riassumendo i risultati provinciali per quanto riguarda lo sviluppo visto dal lato delle imprese, Parma si colloca tra le prime province per livello di crescita economica raggiunta mentre la sua posizione non è altrettanto invidiabile se si considera Tavola.7 Indice sintetico della crescita economica. Variazione nel periodo -6 VARIAZIONE Italia = > Rieti; Taranto; Crotone; Grosseto; Latina; Enna; Isernia; Ragusa; Oristano; Trieste; Rovigo; Viterbo; Rimini; Savona; Nuoro; Livorno; Cuneo; Padova; La Spezia; Reggio Calabria da a Vercelli; Matera; Venezia; Catanzaro; Massa Carrara; Roma; Caserta; Vibo Valentia; Bolzano; Messina; Forlì-Cesena; Cagliari; Frosinone; Siracusa; Lucca; Ascoli Piceno Da a Palermo; Caltanisetta; Agrigento; Cosenza; Lecce; Pistoia; Gorizia; Sondrio; Alessandria; Aosta; Belluno; Genova; Sassari; Verona Da a 99 Potenza; Novara; Brindisi; Imperia; Napoli; Treviso; Catania; Varese; Macerata; Piacenza; Campobasso; Asti; Salerno; Ravenna; Ferrara; Perugia; Foggia; Trapani; Siena; Pordenone; Arezzo; Pesaro; Lecco; Torino; Udine; Milano; Pisa; Vicenza; Terni; Bergamo; Lodi; Aquila; Trento; Teramo; Bologna; Ancona; Brescia; Firenze; Mantova; Cremona < Benevento; Pavia; Verbania; Avellino; Pescara; Reggio Emilia; Modena; Biella; Como; Parma; Bari; Chieti; Prato Fonte: Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su fonti varie.

26 6 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 la dinamica dell ultimo periodo. Parma è una delle province d Italia in cui lo sviluppo economico è radicato da più tempo ed una delle quattro province (assieme a Bologna, Modena e Reggio Emilia) che costituiscono l ossatura produttiva più consolidata della regione. Le province che sono al di fuori di questo nocciolo duro, in special modo le province romagnole, stanno conoscendo da qualche tempo una crescita intensa a seguito della quale il gap con le province più a ovest della regione tende a colmarsi. Per quanto visto nelle analisi precedenti, l eccellente posizionamento della provincia è attribuibile ai risultati ottenuti da un numero ristretto d imprese, ma trae origine da un intero sistema territoriale. L organizzazione in filiera ha consentito di superare la dicotomia dimensionale, così come non risulta essere nodale la distinzione tra aziende innovatrici e internazionalizzate da una lato e le restanti dall altro. Contestualmente le filiere hanno evidenziato una differente polarizzazione, quella esistente tra le imprese inserite in circuiti di rete e quelle che ne sono escluse. Se si rileggono i dati congiunturali in questa ottica, distinguendo in base all appartenenza ad un gruppo d impresa, all interno delle stesse classi dimensionali le società in gruppo ottengono risultati migliori rispetto alle altre. Allargando le considerazioni al contesto regionale, la crescita modesta dei primi anni duemila va, verosimilmente, correlata al processo di ristrutturazione che ha interessato le imprese leader e conseguentemente l intero sistema territoriale. Anche in una prospettiva futura, è utile evidenziare due aspetti che stanno caratterizzando il processo di rinnovamento del sistema territoriale. Il primo aspetto concerne il progressivo allargamento dei distretti e dei sistemi locali a macroaree che fuoriescono dai confini provinciali e regionali. È un territorio che si presenta in perenne riconfigurazione, le cui linee di confine si ridisegnano e si cancellano incessantemente in quanto mutano i fattori e i valori che le tracciano. Le stesse piattaforme produttive della via Emilia e della città Adriatica individuate nelle analisi precedenti rappresentano delle aggregazioni territoriali i cui confini si allargano, si restringono e talvolta si fondono in funzione degli elementi che le identificano. È bene sottolineare che non sono solamente aggregazioni suggestive dal punto di vista sociologico o mediatico, esse trovano effettivo riscontro nelle dinamiche di sviluppo delle imprese e, più in generale, del mondo economico e sociale. Anche le Istituzioni e i policy makers sono chiamati a confrontarsi con un territorio senza confini fissi e precostituiti. Viene meno una delle certezze che aveva caratterizzato le politiche economiche ed industriali, l ambito territoriale di riferimento. Appare evidente come ciò comporti strategie differenti rispetto al passato, soprattutto per quanto concerne le reti infrastrutturali quali, ad esempio, autostrade, aeroporti, porti e fiere. Un secondo elemento caratteristico del rinnovamento del sistema territoriale riguarda le trasformazioni nel capitalismo e nella composizione sociale. Cambiano i fattori che determinano la concorrenzialità dei territori e conseguentemente emergono nuove figure detentrici dei beni competitivi: accanto al management delle medie e grandi imprese manifatturiere e delle banche si fanno strada i possessori delle reti - fisiche e virtuali le multiutility, le società della logistica e del terziario avanzato. Ad un capitalismo manifatturiero si affianca, come afferma Bonomi, un capitalismo delle reti. Parallelamente si moltiplicano i possessori di partita IVA, i lavoratori atipici e altre figure lavorative che faticano a trovare voce e rappresentanza. È una trasformazione del sistema territoriale che apre lo spazio a numerose domande. La più importante riguarda il rapporto tra capitalismo e territorio. I risultati positivi che per numerose produzioni ed attività hanno portato il sistema provinciale e regionale ad eccellere in ambito nazionale ed internazionale derivano da un rapporto di reciproca convenienza tra le imprese leader e le molte società che con esse si relazionano. Per le piccole imprese l essere in rete con le medie e grandi società costituisce la strada più facilmente percorribile per avere una proiezione internazionale, per innovare e per raggiungere all interno della filiera le necessarie economie di scala. Per le società leader il forte radicamento territoriale e la cooperazione con le imprese della geocomunità rappresentano un importante fattore strategico. Le statistiche sul commercio con l estero ne sono una conferma. Il consolidamento di quote di mercato, anche in settori fortemente esposti alla concorrenza delle nuove economie, deriva da un patrimonio di conoscenze sviluppato all interno del territorio, che si traduce in una crescita della filiera in tutte le sue componenti, dalle materie prime fino ai beni finali passando dai macchinari necessari per la loro lavorazione. Un valore aggiunto incorporato nel prodotto finale commercializzato e costituito da un capitale di conoscenze proprio del territorio, un capitale sociale fatto di competenze e di conoscenza tacita e non codificata, quindi non esportabile e difficilmente imitabile. L analisi suggerisce le azioni da compiere per ridare slancio alla crescita: da un lato è necessario favorire il potenziamento delle filiere attraverso il loro allargamento a monte e a valle, nonché la loro estensione in altri territori. Dall altro occorre investire sulla capacità delle persone e delle imprese di valorizzare le conoscenze distintive del territorio e creare le condizioni per lo sviluppo di nuove idee e servizi complessi, integrando funzioni manifatturiere con funzioni immateriali. Resta da capire di fronte alle nuove sfide imposte dalla globalizzazione e all emergere di nuove forme di capitalismo - quello manifatturiero sempre più aperto all esterno e quello delle reti quanto la territorializzazione costituisca un elemento distintivo. In altri termini, se esiste ancora quel rapporto di reciproca convenienza tra capitalismo e territorio. Perché è su di esso, sulla sua intensità, che si gioca la capacità del territorio di proseguire nel suo cammino di sviluppo, inteso sia nell accezione di crescita economica, sia di benessere dei cittadini.

27 . Lo sviluppo visto dai cittadini: il benessere Sesta giornata dell economia - 9 maggio Reddito disponibile e patrimonio Con oltre mila euro a testa i cittadini emiliano-romagnoli presentano il livello medio di reddito disponibile più elevato tra le regioni italiane, solo la Valle d Aosta presenta un valore di poco superiore. Rispetto alla media nazionale ogni abitante dell Emilia-Romagna nel disponeva annualmente di circa quattromila euro in più, mentre il differenziale con Veneto e Lombardia è pari, rispettivamente, a tremila euro e a quattrocento euro. Il divario con le regioni meridionali è rilevante, il reddito medio dell Emilia-Romagna è di oltre,7 volte superiore a quello di Campania, Calabria, Puglia, Basilicata e Sicilia. Parma si colloca nella parte bassa della classifica regionale delle province per reddito pro capite disponibile lordo con 9.9 euro all anno per abitante, precedendo la sola provincia di Ferrara. Si tratta, comunque, di un ambito di confronto che penalizza Parma poiché, come detto, l Emilia-Romagna è seconda solo alla Valle d Aosta per reddito procapite. Particolarmente interessante risulta il confronto rispetto a cinque anni prima: tra il 999 e il il reddito lordo disponibile pro capite nella provincia di Parma è diminuito in termini reali, quindi al netto dell inflazione, dell 8,%. Appare netta la divisione tra Emilia e Romagna, con la prima in difficoltà da questo punto di vista e la seconda in netta crescita. Tavola. Reddito lordo disponibile pro capite per provincia anno e confronto con il 999 a valori reali. Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Centro studi Unioncamere italiana Tagliacarne. A spiegazione della minor dinamica emiliana e parmense possono essere individuate due cause principali. La prima, di natura congiunturale, riguarda l arco temporale di riferimento: il periodo - è stato un triennio di scarsa crescita soprattutto per l industria manifatturiera, penalizzando quindi le province a maggior vocazione industriale e causando evidenti ripercussioni sulla crescita dei redditi. Parma da questo punto di vista stigmatizza le caratteristiche dell intera area emiliana. La seconda ragione, di carattere strutturale, riguarda i cambiamenti demografici. Nell ultimo decennio l Emilia-Romagna ha registrato una sostenuta crescita di residenti stranieri e contestualmente è proseguito il processo di invecchiamento della popolazione di nazionalità italiana. Tale dinamica ha caratterizzato maggiormente le province emiliane rispetto a quelle romagnole. Dal punto di vista delle dinamiche reddituali la maggior incidenza della popolazione anziana ed extracomunitaria rappresenta un aspetto rilevante, in quanto sono fasce di cittadini con redditi di importo basso o medio basso. Recenti statistiche hanno posto in evidenza come la sperequazione della distribuzione dei redditi in Italia sia particolarmente elevata rispetto alle altre economie sviluppate. Tra i Paesi più avanzati solo Regno Unito e Stati Uniti presentano un livello di disuguaglianza più marcato. Sulla base dei redditi familiari l Istat ha calcolato un indice di disuguaglianza per misurare la sperequazione all interno

28 8 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 delle singole regioni (tale elaborazione non è disponibile a livello provinciale). Sicilia, Campania, Lazio e Calabria sono le aree dove le differenze di reddito sono maggiori; l Emilia-Romagna si colloca in una posizione centrale rispetto alle altre regioni, con livelli di distribuzione del reddito più omogenei rispetto a quelli di Lombardia e di Piemonte, ma meno omogenei rispetto alle altre regioni del nord est e dell Italia centrale. Tavola. Reddito netto familiare e Indice di disuguaglianza (Gini) tra i redditi delle famiglie. L incrocio degli assi cartesiani rappresenta la media nazionale. Anno. Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Istat. Sulla disuguaglianza non è possibile disporre di un confronto temporale omogeneo, in quanto non esiste una serie storica del dato. Tuttavia, alcuni anni fa, la Banca d Italia aveva calcolato un indice di concentrazione dei redditi regionali sui dati 99-, dai quali l Emilia-Romagna risultava la terzultima regione per concentrazione (alle spalle di Marche ed Umbria), indice di una buona distribuzione delle risorse tra i membri della collettività. Un altro indicatore utile per comprendere le dinamiche di distribuzione della ricchezza riguarda la percentuale di famiglie che vivono in situazioni di povertà relativa. Secondo i dati ISTAT, nel 6 in Italia milioni e 6 mila famiglie, l,% di quelle residenti, erano considerate povere. La stima dell incidenza della povertà relativa è calcolata sulla base di una soglia convenzionale (linea di povertà) che individua il valore di spesa per consumi al di sotto del quale una famiglia viene definita povera in termini relativi. Nel 6 tale soglia per una famiglia di due persone era pari a 97, euro mensili. In Emilia-Romagna le famiglie al di sotto della linea di povertà erano il,% di quelle residenti, la percentuale più bassa Tavola. Valore pro capite del patrimonio delle famiglie per regione per tipologia di attività. Anno. Attività reali Attività finanziarie Totale Variaz. Abitazioni Terreni Totale Depositi Val. Mobiliari Riserve Totale Generale - Piacenza ,% Parma ,% Reggio Emilia ,9% Modena ,9% Bologna ,% Ferrara ,% Ravenna ,7% Forlì-Cesena ,% Rimini ,% Emilia-Romagna ,% Nord Est ,% ITALIA ,8% Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Centro studi Unioncamere italiana Tagliacarne tra le regioni italiane; in Sicilia l incidenza era pari al,8%. Da rilevare come nel confronto con il la quota di famiglie emiliano-romagnole povere sia sensibilmente diminuito. Accanto all informazione sul reddito è utile affiancare quella sul patrimonio, suddiviso tra attività reali e attività finanziarie. Ciascun abitante dell Emilia-Romagna possiede mediamente un patrimonio di oltre 86mila euro, composto da mila euro di beni materiali abitazione e terreni - e 8mila euro di attività finanziarie. Solo la Valle d Aosta presenta un valore patri-

29 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 9 moniale per abitante più elevato. A caratterizzare il patrimonio delle famiglie emiliano-romagnole sono soprattutto i terreni e le attività mobiliari. I cittadini con patrimoni maggiori si trovano a Bologna, Piacenza e Ravenna, mentre a Reggio Emilia si riscontrano i valori più modesti: mediamente un reggiano ha un patrimonio di circa 7mila euro inferiore ad un bolognese, differenza in parte motivabile dalla massiccia presenza a Reggio Emilia di cittadini extra-comunitari. La provincia di Parma presenta un valore del patrimonio pro-capite pari a quasi 86mila euro, dato questo in linea con la media regionale e che colloca la provincia al quarto posto in Emilia-Romagna. La variazione nel periodo - è a Parma (+6,%) superiore rispetto alla media regionale (+,%) e nazionale (+,8%). Alle statistiche sulla ricchezza e sulla sua distribuzione non corrispondono rilevazioni altrettanto positive relative alla percezione dei cittadini. Il,9% delle famiglie emiliano-romagnole giudica le proprie risorse economiche insufficienti, percentuale che dal si presenta in costante crescita ed è tra le più significative tra le regioni del centro nord. Nella seconda metà degli anni novanta la percentuale di famiglie insoddisfatte delle proprie risorse economiche era costantemente inferiore al due per cento. Negli ultimi quattro anni quasi la metà delle famiglie giudica la propria condizione economica peggiorata rispetto all anno precedente, mentre nel periodo 998- tale percentuale era di poco superiore al %. Come suggerisce l economista Andrea Brandolini, il malessere manifestato dalle famiglie non discende necessariamente da una confusa percezione della realtà, ma può invece segnalare una insoddisfazione per la distribuzione delle risorse. Il quadro positivo che emerge dal dato aggregato nasconde importanti cambiamenti nell allocazione delle risorse. Da un lato, si sono verificati movimenti ridistributivi orizzontali che hanno modificato le posizioni relative delle classi sociali, sommariamente individuate dalla condizione professionale del capofamiglia, senza alterare i livelli di disuguaglianza e povertà aggregati. Ciò è accaduto dalla metà degli anni novanta e, in particolare, tra il e il, quando la distribuzione delle risorse è mutata a vantaggio delle famiglie degli autonomi e dei dirigenti e a scapito di quelle degli operai e degli impiegati. Dall altro, è cresciuta la mobilità temporale dei redditi e, di conseguenza, sono aumentati l insicurezza delle famiglie e il loro senso di vulnerabilità nei confronti di eventi negativi. Una parte della popolazione si è gradualmente impoverita, non in senso assoluto, ma relativamente all altra, che ha visto un miglioramento delle proprie condizioni... Dove si crea e dove si concentra la ricchezza Nei capitoli precedenti l analisi si era concentrata sul valore aggiunto a livello comunale, un indicatore che può essere assunto come misura della capacità di creare ricchezza. È interessante affiancarlo con un altro indice, il valore imponibile IRPEF per comune desunto dalla dichiarazione dei redditi, espressione della concentrazione del reddito fatti salvi gli effetti distorsivi, non quantificabili, relativi all evasione fiscale. Se la distribuzione del valore aggiunto per abitante faceva emergere le due macroaree della via Emilia e della città adriatica, quella dell imponibile IRPEF per contribuente relativa al rende ancora più evidente la concentrazione del reddito lungo la via Emilia. I valori più elevati si registrano nel comune bolognese di San Lazzaro di Savena, di Bologna e nel comune reggiano di Albinea. Agli ultimi posti si trovano i comuni ferraresi di Goro, Mesola, Migliaro e Lagosanto. Rispetto al crescono soprattutto i comuni dell appennino emiliano, una dinamica spiegabile attraverso il progressivo spostamento di fasce di popolazione in età lavorativa dalle città e dai comuni della prima cintura, oramai inavvicinabili sotto l aspetto Tavola. La concentrazione della ricchezza nel letta attraverso l imponibile IRPEF per contribuente. Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati del Ministero del Tesoro.

30 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 dei costi abitativi, a quelli limitrofi. Rispetto alla distribuzione del valore aggiunto, i comuni della Romagna e, in particolare, quelli che si affacciano sull Adriatico presentano una minor concentrazione della ricchezza, ad indicare - tra le possibili spiegazioni - un economia, quella turistica, che in molti casi è portata avanti da popolazione non residente. Tavola. Valore aggiunto per abitante e imponibile Irpef per contribuente a confronto. Dati comunali, anno. Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Istat, Ministero del Tesoro e Tagliacarne. Dal confronto tra valore aggiunto e imponibile IRPEF emerge che nei nove comuni capoluogo di provincia vi è una elevata creazione e concentrazione di reddito. I comuni emiliani della prima cintura presentano alti livelli per entrambe le variabili, con il valore aggiunto che decresce all aumentare della distanza dalla città, mentre rimane consistente il reddito, sintomo che in quest area della regione il fenomeno del pendolarismo ha assunto connotazioni particolarmente significative. I comuni della cintura delle città romagnole mostrano livelli ancora apprezzabili di creazione di ricchezza, mentre la concentrazione di reddito diventa minore, il che evidenzia situazioni di pendolarismo meno pronunciate rispetto all area emiliana. A Parma il rapporto tra valore aggiunto pro capite e reddito imponibile è pari a,, cioè ad ogni cento euro di reddito imponibile corrispondono euro di valore aggiunto. I comuni nei quali più forte è la presenza dei gruppi di impresa e delle imprese di medio-grandi dimensioni sono quelli nei quali il rapporto tra valore aggiunto per abitante e imponibile per contribuente è più alto. In particolare, i valori maggiori si riscontrano nei comuni di Parma, Collecchio, Sala Baganza e Montechiarugolo. La concentrazione imprenditoriale in questi comuni ha, evidentemente, innescato fenomeni di pendolarismo dai territori circostanti. Il comune capoluogo presenta anch esso un rapporto superiore alla media provinciale. L imponibile per contribuente della provincia di Parma ha subito un aumento nel periodo dal 999 al pari al,%. Alcuni comuni fanno registrare aumenti più elevati della media provinciale. In particolare risultano degno di nota le variazioni di reddito imponibile dei comuni di Bardi, Berceto, Terenzo e Borgo Val di Taro, suggerendo fenomeni di insediamento abitativo e di probabile crescente pendolarismo verso altri centri. Anche le realtà con maggiore concentrazione di gruppi d imprese e di imprese medio-grandi fanno registrare performance superiori alla media in termini di aumento del reddito imponibile. Il comune capoluogo presenta il più elevato reddito imponibile per contribuente ed un aumento dello stesso superiore alla media provinciale. Analizzando più da vicino il rapporto tra valore aggiunto procapite e reddito imponibile per contribuente si nota che alcuni comuni della provincia di caratterizzano per valori superiori alla media provinciale per entrambe le grandezze. Si tratta dei comuni di Parma, Collecchio e Sala Baganza, cioè di realtà nelle quali è fortemente presente sia la componente imprenditoriale sia quella insediativa di tipo residenziale. Alcuni comuni che presentano un valore aggiunto per addetto superire alla media provinciale ed un reddito imponibile per contribuente inferiore alla media (Fontevivo, Solignano e Torrile). Esiste poi un ampio numero di comuni che presentano valori di reddito imponibile per contribuente e di valore aggiunto per addetto inferiori alla media provinciale, segnalando la presenza di una certa polarizzazione territoriale relativa per le due grandezze in esame. L ultima tipologia

31 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 Tavola.6 Relazione tra valore aggiunto per abitante e imponibile Irpef per contribuente per i comuni della provincia di Parma. Valori anno. Comuni Contribuenti Imponibile complessivo Imponibile per contribuente Var.% 999- Valore aggiunto per abitante su imponibile per contrib. Albareto ,%,8 Bardi ,%, Bedonia ,%, Berceto ,7%,8 Bore ,6%,8 Borgo Val di Taro ,7%,7 Busseto ,8%, Calestano ,8%,8 Collecchio ,7%,7 Colorno ,%,9 Compiano ,%,96 Corniglio ,%, Felino ,%,99 Fidenza ,%,8 Fontanellato ,%,6 Fontevivo ,%,96 Fornovo di Taro ,%,6 Langhirano ,%, Lesignano de Bagni ,%,8 Medesano ,%,8 Mezzani ,9%,9 Monchio delle Corti ,%,8 Montechiarugolo ,6%,86 Neviano degli Arduini...9,6%,8 Noceto ,6%,9 Palanzano 8..,%, Parma ,%, Pellegrino Parmense ,9%, Polesine Parmense ,%, Roccabianca ,9%,9 Sala Baganza ,%, Salsomaggiore Terme ,%, San Secondo Parmense ,%,7 Sissa ,%, Solignano ,8%,96 Soragna ,8%, Sorbolo ,%, Terenzo ,6%,69 Tizzano Val Parma ,6%,8 Tornolo ,9%,8 Torrile ,7%,9 Traversetolo ,9%, Trecasali ,9%, Valmozzola ,8%,7 Varano de Melegari ,%, Varsi ,%,9 Zibello ,%, Totale provincia ,%, Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Ministero del Tesoro e Tagliacarne. di comuni, quelli con imponibile con contribuente superiore alla media e valore aggiunto per addetto inferiore alla media, è rappresentata propriamente da un solo comune, Montechiarugolo. Poiché i comuni si dispongono sul grafico della tavola seguente attorno ad una retta ideale che taglia il primo ed il terzo quadrante, è plausibile ipotizzare l esistenza di una relazione diretta tra reddito imponibile e valore aggiunto la qual cosa ci suggerisce, come detto in precedenza, che i fenomeni di pendolarismo che certamente caratterizzano anche questa provincia non hanno raggiunto l estensione ed il peso presenti in altre realtà regionali e nazionali.

32 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 Tavola.7 Valore aggiunto per abitante e imponibile Irpef per contribuente per i comuni della provincia di Parma. Anno. Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Istat, Ministero del Tesoro e Tagliacarne. Nella graduatoria nazionale per reddito imponibile per contribuente la provincia di Parma occupa la quinta posizione su province italiane. Al primo posto la provincia di Milano con un reddito del 6% più alto rispetto a quello di Parma; all ultimo posto Vibo Valentia con un reddito del % inferiore. Tavola.8. Graduatoria delle province italiane per reddito imponibile per contribuente. Provincia Impon. Provincia Impon. Provincia Impon. Provincia Impon. Milano.89 7 Siena 6.8 Vercelli.9 79 Sassari.9 Roma.76 8 Cremona 6.76 Verbania.78 8 Avellino.7 Bologna Pisa 6.7 Belluno. 8 Frosinone. Lecco 8.99 Brescia Cagliari. 8 Chieti. Parma Livorno Rimini. 8 Trapani.9 6 Genova 8.6 La Spezia Imperia. 8 Salerno.8 7 Bolzano 8.9 Palermo Grosseto.8 8 Campobasso.69 8 Como 8.76 Vicenza Catania.9 86 Ascoli Piceno.66 9 Varese 8.9 Udine Viterbo.8 87 Benevento.7 Torino 8. 6 Pordenone 6. 6 Aquila Rovigo.976 Trieste Savona Pistoia. 89 Enna.97 Firenze Gorizia Perugia. 9 Agrigento.87 Modena Ancona Ferrara.9 9 Reggio Calabria.89 Padova 7.8 Napoli Arezzo.69 9 Cosenza. Bergamo 7.76 Alessandria Rieti. 9 Potenza.8 6 Reggio Emilia 7.6 Mantova Latina. 9 Foggia.6 7 Piacenza 7.7 Lucca Bari.89 9 Matera. 8 Aosta 7.9 Cuneo Pesaro.8 96 Teramo.99 9 Lodi 7.6 Asti 6. 7 Taranto Lecce. Novara Ravenna Caltanisetta Oristano.96 Trento Pescara.76 7 Siracusa.6 99 Crotone. Pavia Sondrio.69 7 Messina.9 Ragusa.9 Venezia 7. 9 Massa Carrara Isernia.98 Brindisi.68 Treviso 6.99 Biella Caserta.9 Nuoro.6 Verona 6.9 Forlì-Cesena.7 77 Macerata. Vibo Valentia.7 6 Prato Terni.6 78 Catanzaro.97 Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati del Ministero del Tesoro... Le retribuzioni dei lavoratori dipendenti Recenti statistiche hanno evidenziato come la crescita dei salari in Italia sia stata modesta, tanto da rendere le retribuzioni medie italiane tra le più basse d Europa. A livello nazionale ciò ha determinato una perdita del potere d acquisto che non ha colpito tutte le fasce, ma soltanto quelle più deboli; nel periodo -7 si è ridotta la capacità di acquisto delle famiglie con capofamiglia operaio o impiegato, al contrario di quanto avvenuto per le famiglie degli imprenditori e dei liberi professionisti.

33 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 Tavola.9 Lavoratori dipendenti del settore privato: giornate lavorate, retribuzione giornaliera e retribuzione per lavoratore. Valori medi e variazione - (le variazioni sulle retribuzioni sono espresse in termini reali). Valori medi Variazione - Regione Giornate lavorate Retribuz. giornaliera Retrib. per lavoratore Giornate lavorate Retribuz. giornaliera Retrib. per lavoratore Bologna 6, 77,9.,,6%,%,% Ferrara,6 66,8 6.97,,% -,% -,% Forlì-Cesena 6,.68,,9%,8%,7% Modena 6,6 76,9.7,,8%,%,9% Parma 7,7 77, 9.97,6,%,%,% Piacenza 9,9 7, 8.68,8,% -,9% -,% Ravenna 7, 68, 6.69,8 -,%,%,% Reggio Emilia 6 7, 9.768,9,%,9%,% Rimini,8 6,8.79,,%,%,% Emilia Romagna, 7, 8.69,7,6%,7%,% ITALIA 9,6 7, 8.7,,% -,% -,9% Fonte: Elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati INPS. A livello provinciale è possibile approfondire le dinamiche retributive utilizzando i dati INPS relativi ai lavoratori dipendenti con riferimento agli anni - 7. Per rendere i dati confrontabili e indipendenti dal numero delle giornate lavorate si è utilizzato come indicatore la retribuzione media giornaliera. I lavoratori dipendenti della provincia di Parma nel corso del hanno percepito una retribuzione media giornaliera di 77, euro pari ad una remunerazione media annua di 9.97,6 euro. Si tratta di un importo superiore alla media regionale e nazionale. La remunerazione media provinciale nel periodo risulta essere aumentata dell,%, valore questo riconducibile sia all aumento delle giornate lavorate che all aumento della retribuzione giornaliera (in termini reali). Tavola. Struttura del mercato del lavoro: composizione percentuale delle retribuzioni medie giornaliere e del numero di lavoratori per figura professionale. Anno. Dirigenti Quadri Impiegati Operai Retribuzioni Lavoratori Retribuzioni Lavoratori Retribuzioni Lavoratori Retribuzioni Lavoratori Bologna 6,%,% 8,%,% 6,9%,9% 8,%,% Ferrara,%,6%,%,% 8,%,%,% 6,% Forlì-Cesena,8%,%,%,% 8,7%,%,% 6,6% Modena,%,% 6,%,%,%,% 8,% 6,% Parma,9%,% 7,%,9%,9% 6,%,9% 9,9% Piacenza,%,7%,9%,9%,%,%,% 6,% Ravenna,6%,7% 6,%,% 9,%,9%,8% 6,% Reggio Emilia,8%,%,7%,% 9,%,%,% 6,% Rimini,%,%,%,% 9,% 9,%,% 69,% Emilia Romagna,%,9% 6,%,%,7% 6,% 6,8% 6,% TOTALE,9%,% 7,%,6%,8%,7% 6,% 6,7% Fonte: Elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati INPS. Più in generale il mercato del lavoro della provincia di Parma si distingue dalla situazione media dell Emilia-Romagna per una maggiore incidenza di dirigenti e quadri e per una più elevata remunerazione giornaliera di dirigenti, quadri e impiegati e, in misura minore, anche degli operai. Questa situazione, con ogni probabilità riconducibile alla maggior incidenza della grande impresa in provincia rispetto alla media regionale, è in gradi di spiegare il differenziale di remunerazione media col resto della regione. Sempre alla stessa spiegazione è riconducibile la posizione che la provincia di Parma occupa all interno della graduatoria, questa volta nazionale, delle province in termini di retribuzione giornaliera. Tale graduatoria, che vede in testa le province di Milano, Roma, Torino e Bologna ed in coda quella di Oristano e Ragusa, colloca Parma al quinto posto. A livello regionale, il confronto delle variazioni delle retribuzioni nel periodo - per qualifica professionale evidenzia che, a fronte di una crescita in termini reali degli stipendi di dirigenti (+,%) e quadri (+,%) si riduce il salario degli operai (-,%) e, soprattutto, degli impiegati (-,%). Eseguendo la stessa analisi a livello provinciale, è possibile notare alcune differenze rispetto al panorama regionale. In particolare, a fronte di una crescita in termini reali degli stipendi di dirigenti (+,%) ed operai (+,%), i quadri (-,%) e gli impiegati (-,%) registrano una diminuzione della propria remunerazione reale. 7 Come sottolinea la nota metodologica dell INPS, il numero di lavoratori nell anno è la somma delle unità statistiche (indica le teste ). Poiché un singolo lavoratore può avere più di un rapporto di lavoro nell anno, la retribuzione nell anno si ricava sommando le retribuzioni di tutti i rapporti di lavoro avuti dal singolo lavoratore. Le voci che compongono la retribuzione sono due: le competenze correnti e le altre competenze. La prima comprende l importo complessivo delle retribuzioni mensili dovute nell anno solare, sia intere che ridotte (stipendio base, contingenza, competenze accessorie, eccetera). La seconda è pari all importo complessivo delle competenze non mensili (arretrati relativi ad anni precedenti dovuti in forza di legge o di contratto, emolumenti ultra-mensili come la ^ o ^ mensilità, eccetera). È bene specificare che si è scelta la dizione retribuzione nell anno e non dell anno proprio per evidenziare che per le dichiarazioni dei sostituti di imposta vale il criterio di cassa.

34 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 Tavola. Graduatoria delle province italiane per remunerazione media giornaliera dei lavoratori dipendenti del settore privato. Anno. pos. prov retrib. pos. prov retrib. pos. prov retrib. pos. prov retrib. Milano 9, 7 L Aquila 69, Pescara 6,6 79 Rimini 6,7 Roma 8,69 8 Brescia 68,98 Sondrio 6,8 8 Potenza 6,7 Torino 78,7 9 Cremona 68,97 Belluno 6, 8 Sassari 6,6 Bologna 77,88 Vicenza 68,8 6 Campobasso 6,87 8 Messina 6, Parma 77, Prato 68,6 7 Isernia 6,8 8 Benevento 6,9 6 Modena 76,86 Siracusa 68, 8 Avellino 6,6 8 Pesaro 6, 7 Genova 76,67 Biella 68,8 9 Forlì-Cesena 6, 8 Viterbo 6, 8 Reggio Emilia 7,8 Pordenone 68, 6 Verbania 6,7 86 Catanzaro 6 9 Trieste 7, Asti 68,8 6 Frosinone 6, 87 Arezzo 6,98 Bolzano 7,9 6 Napoli 68, 6 Rieti 6, 88 Grosseto 6,9 Varese 7,7 7 Vercelli 68,8 6 Cagliari 6, 89 Perugia 6, Firenze 7,8 8 Livorno 68, 6 Latina 6, 9 Matera 6, Lecco 7,8 9 Ravenna 68,8 6 Massa Carrara 6,8 9 Teramo 9,89 Como 7, Treviso 68, 66 Catania 6,8 9 Crotone 9,87 Aosta 7,8 Pavia 67,7 67 Terni 6,7 9 Ascoli Piceno 9,69 6 Siena 7,87 Palermo 67, 68 Foggia 6,67 9 Macerata 9,6 7 Lodi 7,77 Pisa 67, 69 Caserta 6, 9 Enna 9,9 8 Bergamo 7, Alessandria 66,9 7 Pistoia 6,9 96 Agrigento 9, 9 Novara 7, Ferrara 66,8 7 Caltanissetta 6,7 97 Trapani 8,9 Verona 7,7 6 La Spezia 66,9 7 Bari 6,6 98 Lecce 8,8 Venezia 7, 7 Udine 66,8 7 Taranto 6, 99 Nuoro 7,8 Piacenza 7, 8 Lucca 66, 7 Rovigo 6, Reggio Calabria 7,9 Padova 69,9 9 Gorizia 66, 7 Cosenza 6,7 Vibo Valentia 6,8 Trento 69,89 Ancona 66,6 76 Salerno 6, Oristano 6,6 Mantova 69,69 Chieti 6,99 77 Brindisi 6,99 Ragusa,8 6 Cuneo 69,9 Savona 6,9 78 Imperia 6,9 Fonte: Elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati INPS. Una seconda disaggregazione che conduce a differenze rilevanti riguarda il sesso del dipendente. Le donne rappresentano il,% dell occupazione operaia, il 6,6% di quella impiegatizia, il % dei quadri e solamente il 6,% dei dirigenti. Tavola. Retribuzione media giornaliera Anno. Dirigenti Quadri Impiegati Operai differenziale differenziale dirigenti - operai quadri - impiegati Bologna, 68,97 8,98 6,66,7, Ferrara 8,8 6,7 7, 8,7,8, Forlì-Cesena, 8,9 7,6 7,69,, Modena 7, 7,7 8,7 6,8,8, Parma 7,9 7,9 8, 6,8,8, Piacenza,7 6,7 78, 6,6,, Ravenna,9, ,, Reggio Emilia, 69, 8,76 6,8,, Rimini 8,6 6,6 7,8,,7, Emilia Romagna 8, 68, 8, 6,7,6, Italia 76, 7,7 79, 9, 6,, Fonte: Elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati INPS. Tavola. Var. in termini reali della retribuzione media per lavoratore per figura professionale. Anno rispetto al Fonte: Elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati INPS

35 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 La differente composizione professionale tra maschi e femmine determina la minor remunerazione percepita dalle donne sulla quale influisce certamente anche la maggior diffusione del tempo parziale tra la popolazione femminile. Tuttavia, anche considerando solamente gli occupati a tempo pieno, la retribuzione media di una lavoratrice della provincia di Parma è di oltre il 6% inferiore rispetto a quella di un lavoratore di sesso maschile (67, contro 9,6 euro giornalieri). La disparità di trattamento retributivo tra uomo e donna è un fenomeno non solamente nazionale, il Rapporto della Commissione Europea sulle Pari Opportunità del quantifica lo scarto di remunerazione tra i sessi attorno al 6% all interno dell Unione Europea, percentuale che non ha subito miglioramenti negli ultimi anni. Alcuni Paesi si sono mossi nella direzione di diminuire i differenziali retributivi attuando politiche di contrasto a tale ineguaglianza, l Italia da questo punto di vista è in colpevole ritardo. Tavola. Retribuzione media giornaliera per sesso dei lavoratori a tempo pieno. Valore in euro. Elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati INPS. L analisi dei dati INPS evidenzia che, in provincia di Parma, gli uomini e le donne entrano nel mondo del lavoro con valori medi salariali già differenziati ma non troppo distanti, la retribuzione maschile è circa dell 8% superiore a quella femminile. Le cose cambiano radicalmente all aumentare dell età, nella classe di età di 6 anni e oltre il compenso per gli uomini è del 8% maggiore di quello delle donne, scostamento motivato dalle differenti opportunità di carriera. Anche nei casi in cui sia gli uomini che le donne abbiano la stessa qualifica, a parità di ore lavorate si assiste ad un differenziale retributivo il cui divario aumenta al crescere dell età. Tavola. Incidenza femminile sul numero dei lavoratori e sulle retribuzioni in provincia di Parma. Retribuzioni medie per sesso e relativo differenziale. Anno. Incidenza femminile sul totale: Retribuzione media lavoratori retribuzioni Femmine Maschi Differenziale Dirigenti 6,%,6% 76 77,,7 Impiegati 6,6%,9% 68,7,, Operai,%,% 7, 7,8, Quadri,% 8,8% 8,9 8,, Elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati INPS. Una ulteriore disaggregazione che mette in luce dinamiche retributive differenti è quella settoriale. Le diversità emergono già dal valore medio della remunerazione giornaliera. Gli addetti operanti nel settore del terziario percepiscono un compenso mediamente inferiore ai lavoratori del comparto industriale, in particolare il salario degli addetti nei servizi pubblici e privati è pari, in provincia, a meno della metà di quello del settore energia, gas e acqua. Il confronto con le altre province dell Emilia-Romagna mette in luce il fatto che la remunerazione media del lavoro dipendente è, in provincia di Parma, più elevata rispetto alla media regionale per molti dei settori considerati. In particolare, i differenziali retributivi appaiono maggiori per il settore dei trasporti e telecomunicazioni (+,% rispetto alla media regionale), per quello dell alimentare, sistema moda e legno (+7,7% rispetto alla media regionale), per quello della meccanica e metalli (+,8% rispetto alla media regionale) ed, infine, per quello delle costruzioni ed edilizia (+,%). Più contenuti appaiono i differenziali retributivi nei settori del terziario. Soltanto nel settore del credito le remunerazioni medie provinciali sono inferiori alla media regionale per una percentuale che eccede il,%. È di grande interesse osservare le variazioni per settore delle retribuzioni nei cinque anni che vanno dal al. A livello regionale, crescono i salari e gli stipendi dell industria manifatturiera - soprattutto nella metalmeccanica che nel periodo esami-

36 6 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 Tavola.6 Retribuzioni medie giornaliere per qualifica professionale e classe di età. Provincia di Parma. Anno. Valori in euro. kl_età Dirigenti Quadri Impiegati Operai Femmine Maschi TOTALE <=9, 9,,,6 -,9 9 6, 6,7,,7-9 9,6,8 69 9,,7 68, 6,9-9 9,8 9, 8, 6, 9,8 8,8 7, -9 7,9 7,9 9, 67 6,,9 88, -9 8, 8,9, 67,8 66,8 9, 99,9 >=6 69, 99,, 6,8, 9,9 9, TOTALE 7, 7, 8, 6,8 9,8 89,8 77, Elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati INPS. Nota: nella tabella non sono riportati i dati degli apprendisti e di altre qualifiche. Per tale ragione il valore medio complessivo può risultare esterno ai valori riportati per le qualifiche. Tavola.7 Retribuzioni medie per settore di attività economica. Anno. Valori in euro. Commercio Trasporti e comunicazioni TERZIARIO Credito Servizi alle imprese Servizi pubblici e privati Energia, gas e acqua Costruzioni e edilizia INDUSTRIA Industrie Alimentare, estrattive sistema moda,,chimica legno Metalli, meccanica Bologna 7, 7, 8,, 9, 7 9, 7,6 87,6 Ferrara , 7, 9,9 6, 9, 9, 7, Forlì-Cesena 6, 66, 76,, 9, 6, 7,8 6, 69, Modena 68,9 6, 76,7 6, 99, 68, 96 69,6 8,9 Parma 6, 78,7 7, 9,, 7,9 9, 86, 87, Piacenza 6,7 7 68,8,9, 6,9 8, 7, 8 Ravenna 6, 68,8 7,7 9, 68, 8,6 66, 7, Reggio Emilia 68 7, 79, 7, 97, 68, 9, 7, 8, Rimini 6,9 69, 7, 8, 88, 7,9 7, 6,7 7, Emilia Romagna 6, 7, 77,,6 68, 9, 7, 8, Italia 6,6 78, 78,8 7, 6, 6, 89, 68,6 8, Elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati INPS. nato è il settore che più degli altri è riuscito a conseguire risultati economici apprezzabili calano i compensi nel terziario, con l esclusione del commercio. In provincia di Parma il settore che ha fatto registrare le migliori performance in termini di aumento delle remunerazioni è quello dell alimentare-moda (+,%) seguito da quello dell energia (+,%) e da quello delle costruzioni (+,%). I settori che fanno invece registrare arretramenti delle remunerazioni sono quello dei trasporti (-,%), quello dei servizi alle imprese (-,%) e quello del commercio (-,7%). Larga parte delle differenti dinamiche settoriali è spiegabile attraverso il ricorso a forme contrattuali differenti da quelle del tempo indeterminato. Dal al l incidenza dei contratti a tempo determinato è passata dal,% al,% con un aumento pari al 8,%. Il settore nel quale è più forte l incidenza dei contratti a tempo determinato è quello del credito e dei servizi alle imprese dove, nel, l incidenza era pari al,%. Il settore che ha fatto registrare l aumento più consistente, invece, è quello dell energia, gas, acqua dove l incidenza dei contratti a tempo determinato è quasi quadruplicata pur rimanendo su percentuali contenute (dall,6% del al,8% del ). Tavola.8 Retribuzioni medie per settore di attività economica. Provincia di Parma. Variazione -. Elaborazione: Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati INPS.

37 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 7 Tavola.9 Incidenza dei contratti a tempo determinato sul totale dei contratti per settore e differenziale retributivo tra le diverse tipologie contrattuali. Provincia di Parma. % contratti tempo determinato sul totale % contratti stagionali sul totale % contratti tempo determinato sul totale % contratti stagionali sul totale Commercio,,%,8%,6%,% Credito serv.imprese,%,%,%,% Energia, gas e acqua,6%,%,8%,% Industria delle costruzioni,%,%,%,% Industrie estrattive, chimica,%,%,%,% alimentari, tessili legno 8,9%,7%,% 9,% Metalmeccanica 9,8%,% 7,7%,% Servizi pubblici e privati 7,%,% 8,%,% Trasporti e comunicazioni,7%,% 6,7%,% TOTALE,%,%,%,8% Elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati INPS. Le elaborazioni dei dati INPS confermano molte delle osservazioni fatte in questi anni sulle dinamiche retributive e sulla perdita del potere di acquisto. Appare evidente come la trasformazione del sistema economico regionale, al pari di quello nazionale, abbia profondamente modificato l organizzazione del lavoro. Alcune categorie, soprattutto le donne e i più giovani, evidenziano un percorso lavorativo più frammentato e dalle prospettive di reddito incerte. I differenziali retributivi, già significativi oggi, sono destinati ad accentuarsi con la diffusione delle forme di lavoro atipico. È un dato reale e non solamente una percezione che vi sono alcune categorie lavorative che negli ultimi anni hanno visto ridursi sensibilmente la propria capacità di acquisto, avvicinandosi pericolosamente a quella soglia di povertà relativa individuata dall Istat. Vi è un altra categoria che merita di essere esaminata, sempre sulla base dei dati INPS, quella dei pensionati. Nel prossimo paragrafo verrà analizzato la distribuzione delle pensioni nel periodo -7, circoscrivendo l analisi alle sole pensioni di vecchiaia... Le pensioni di vecchiaia Nel 7 in provincia di Parma sono state erogate oltre 8mila pensioni (al cui interno ricadono quelle di anzianità, di vecchiaia e i prepensionamenti). Per avere un ordine di grandezza dell incidenza dei pensionati, il,% dei residenti percepisce una pensione di vecchiaia, percentuale leggermente inferiore a quella regionale ma decisamente superiore a quella nazionale. Dal al 7 il numero delle pensioni è aumentato del 7,%, in linea col 7,% della media regionale. L importo medio mensile delle pensioni nel 7 è stato di 9,8 euro, superiore al dato regionale e nazionale, così come superiore è anche l incremento in termini reali registrato dal al 7 dell assegno. Una dinamica che sembra suggerire il mantenimento nel tempo di un certo gap positivo con il resto della regione e la media nazionale. Tavola. Pensioni di vecchiaia. Valori 7 e variazione -7. Numero pensioni vecchiaia Importo medio mensile Variazione num pensioni Variazione reale Importo medio Pensioni di vecchiaia su popolazione totale Bologna. 96, 6,%,6%,% Ferrara ,6,6% 8,%,8% Forlì-Cesena ,9,6% 9,%,% Modena , 6,7%,%,6% Parma 8.6 9,8 7,%,%,% Piacenza ,,%,%,6% Ravenna ,9 9,% 8,%,% Reggio Emilia ,6 7,%,% 9,7% Rimini.8 7,8 7,% 8,6%,% Emilia Romagna , 7,%,%,% ITALIA ,9,%,%,% Fonte: Elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati INPS. Se si esce dal dato aggregato e si considera la distribuzione delle pensioni per classe di importo, si assiste, ad uno spostamento progressivo nel tempo verso fasce più alte. Nel il 9% delle pensioni era di importo inferiore ai 7 euro, il 7% inferiore ai. euro; nel 7 le pensioni di importo inferiore ai 7 euro rappresentano il % del totale, quelle di valore inferiore ai. euro l 66%. Nonostante la dinamica positiva rimane una quota importante di popolazione che percepisce una pensione di importo modesto. Analogamente a quanto visto per le retribuzioni, la componente femminile risulta essere maggiormente penalizzata. Un pensionato di sesso maschile percepisce una pensione mensile di.86 euro, una pensionata si ferma ai 6, euro. Anche il trend di crescita sembra favorire gli uomini, rendendo ancora più evidente il differenziale pensionistico tra i sessi. Una distribuzione conseguente al fatto che, da una parte, la popolazione femminile appare quasi totalmente esclusa dalle pensioni di elevato importo e, dall altra, col fatto che la concentrazione della componente femminile nelle tre classi di importo più basse delle pensioni mensili è molto più elevata di quella maschile. Anche dall analisi delle pensioni si evince come vi siano classi di popolazione che - soprattutto se prive di una solida rete familiare - si collocano pericolosamente vicino alla soglia della povertà.

38 8 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 Tavola. Distribuzione delle pensioni di vecchiaia per anno e classi di importo. Provincia di Parma. Fonte: Elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati INPS. Tavola. Pensioni di vecchiaia per sesso. Anno 7 e confronto -7. Provincia di Parma. Sesso Numero Pensioni Importo medio 7 Variazione Num. pensioni Variaz, reale imp.medio Differenziale importo medio pensioni per sesso Maschi.7.86, 7,%,9% Femmine , 7,% 9,% Totale 8.6 9,8 7,%,7% Fonte: Elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati INPS. Tavola. Distribuzione delle pensioni di vecchiaia per sesso e classi di importo. Provincia di Parma. Anno 7 Fonte: Elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati INPS.. L indicatore sintetico del benessere I dati esposti in questo capitolo costituiscono solo una piccola selezione degli indicatori economici in grado di fornire informazioni sul livello di benessere dei cittadini. Per le finalità dello studio si è scelto di misurare il benessere prescindendo da variabili non strettamente economiche quali, per esempio, quelle legate alla sicurezza o alle tematiche ambientali, anche se il loro impatto dal punto di vista economico può essere rilevante. Si è ritenuto più opportuno isolare

39 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 9 e focalizzare l attenzione su alcune componenti connesse ai livelli retributivi, di reddito e di patrimonio, cioè su quelle variabili maggiormente interrelate con lo sviluppo economico misurato nel capitolo precedente. Per avere una fotografia più completa sono stati considerati anche indicatori relativi al credito, al consumo, ai costi, all andamento dei prezzi e altro ancora. Per calcolare un indicatore sintetico di benessere si è scelto di partire dalla base dati più ampia possibile, oltre indicatori per ciascuna provincia e per ciascun anno. In una seconda fase, adottando la stessa metodologia seguita per il calcolo dell indicatore di crescita economica, gli indici sono stati selezionati e raggruppati in nuove variabili. Tavola. Indice sintetico del benessere. Posizione 6. Posizionamento Italia = > Milano; Modena; Bologna; Aosta; Cuneo; Biella; Ravenna; Bolzano; Forlì-Cesena; Piacenza; Parma; Rimini; Genova; Roma; Siena; Reggio Emilia; Torino; Vercelli; Mantova; Trento; Venezia; Firenze; Alessandria; Sondrio; Ferrara da a Padova; Belluno; Cremona; Pavia; Verona; Savona; Varese; Lecco; Vicenza; Asti; Imperia; Trieste; Bergamo; Prato; Udine; Brescia; Como; Novara; Treviso; Pordenone; Verbania; Pistoia; Rovigo; Lucca; Lodi; La Spezia; Ancona Da a Gorizia; Perugia; Arezzo; Pisa; Livorno; Grosseto; Macerata; Viterbo; Ascoli Piceno; Pesaro; Massa Carrara; Terni; Latina; Aquila; Rieti Da a Frosinone; Pescara; Chieti; Sassari; Isernia; Teramo; Palermo; Napoli; Campobasso; Avellino; Salerno; Foggia; Bari; Cagliari; Agrigento; Lecce; Taranto; Nuoro; Messina; Caserta; Catania; Brindisi; Matera < Caltanisetta; Siracusa; Trapani; Potenza; Catanzaro; Benevento; Cosenza; Enna; Ragusa; Oristano; Reggio Calabria; Vibo Valentia; Crotone Fonte: Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su fonti varie. Tavola. Indice sintetico del benessere. Variazione -6. VARIAZIONE Italia = >7 Sondrio; Bolzano; Cuneo; Rimini; Asti; Cremona; Forlì-Cesena; Alessandria; Rovigo; Latina; Brescia; Siena; Gorizia; Viterbo; Perugia da a 7 Trapani; Verbania; Vibo Valentia; Belluno; Lodi; Ascoli Piceno; Pordenone; Pavia; Bergamo; Mantova; Treviso; Trento; Lecco; Venezia; Isernia; Vicenza; Varese; Torino; Udine; Ravenna; Aosta; Potenza; Padova; Verona; Lecce; Vercelli Da 7 a 99 Ragusa; Ferrara; Pesaro; Milano; Arezzo; Aquila; Palermo; Enna; Reggio Emilia; Biella; Imperia; Cosenza; Chieti; Napoli; Novara; Rieti; Ancona; Como; Trieste; Roma; Terni Da a 7 Catania; Teramo; Piacenza; Genova; Oristano; Reggio Calabria; Pistoia; Pisa; Bologna; Cagliari; Campobasso; Caltanisetta; Lucca; Macerata; Firenze; Agrigento; Prato; Livorno; Parma; Frosinone; Modena; Sassari; Pescara; Avellino < Foggia; Grosseto; Massa Carrara; Matera; Salerno; Benevento; Messina; Catanzaro; Nuoro; Savona; Bari; Caserta; Brindisi; Taranto; Crotone; La Spezia; Siracusa Fonte: Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su fonti varie.

40 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 Come risultato finale dell elaborazione sono stati calcolati due indicatori, il primo esprime il posizionamento di ciascuna provincia italiana rispetto allo sviluppo visto dalla parte dei cittadini, il benessere. Il secondo misura la sua variazione nel periodo -6 (dove il dato 6 non era presente è stato utilizzato l ultimo dato disponibile). Parma risulta l esima provincia italiana per benessere. Tutte le province della regione appartengono al primo gruppo, quello delle province con indice superiore a (il valore Italia è uguale a ) che contraddistingue le province con livello di benessere più elevato. La mappa del benessere sembra avere inizio in alcune province toscane, toccare l intera Emilia-Romagna e terminare nell area occidentale del Paese. A queste province si aggiungono quelle del Trentino Alto-Adige, Roma, Mantova, Sondrio e Venezia. In Calabria e Sicilia le province con livelli di benessere più bassi. A questo posizionamento si contrappone quello che Parma ricopre all interno della classifica delle province per variazione dell indice sintetico di benessere. La provincia, infatti, occupa la parte medio bassa della classifica con un indice di crescita del benessere inferiore al 7% di quello nazionale. Come era stato evidenziato nell analisi dell indicatore della variazione della crescita economica, anche la crescita del benessere è fortemente influenzata dalla dimensione del dato di partenza, motivo per il quale variazioni di modesta entità assumono rilevanza in territori con bassi valori iniziali. Quindi, mentre l indicatore di posizionamento è sufficientemente robusto e stabile nel breve periodo, quello di variazione può essere soggetto a forti oscillazioni da un anno all altro. Tuttavia, nonostante queste limitazioni, l indicatore della variazione sembra evidenziare un peggioramento rispetto all andamento medio regionale per alcune delle province della regione. Nello specifico, a fronte di un miglioramento delle province romagnole si registra una tendenza opposta per quelle emiliane, riflettendo l andamento evidenziato dalla variazione del reddito lordo disponibile pro capite. Tavola.6 Indice sintetico di benessere. Posizione e variazione delle province italiane Fonte: Elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su fonti varie. Per le province della Romagna il buon risultato non deve far dimenticare le difficoltà emerse dall analisi condotta nei capitoli precedenti e che risultano nascoste dal dato aggregato. Se, come evidenziato dalle analisi relative alle retribuzioni e alle pensioni, fosse possibile costruire indicatori diversi per ciascuna classe sociale con ogni probabilità si otterrebbero risultati assai differenti. Da questo punto di vista (remunerazione del lavoro dipendente e pensioni), la provincia di Parma presenta una situazione migliore di quella di altre province della regione.

41 . Crescita economica e benessere a confronto Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8.. Alcune considerazioni conclusive Le analisi condotte sino ad ora hanno portato a quantificare lo sviluppo visto dal lato delle imprese e quello visto dal lato dei cittadini. Le statistiche collocano Parma nel gruppo delle province al vertice della graduatoria nazionale. Al primo posto si colloca, per entrambi gli indicatori, Milano mentre le province meridionali occupano le ultime posizioni. Ma più che il posizionamento delle province la cui collocazione era facilmente ipotizzabile senza la necessità di ricorrere ad analisi specifiche è opportuno cercare di dare risposta alla domanda iniziale, se alla variazione dello sviluppo economico registrata negli ultimi anni si fosse associato una variazione di direzione ed intensità analoghe del benessere dei cittadini. Tavola. Indice sintetico dello sviluppo. Posizione della crescita economica e del benessere delle province italiane Fonte: Elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su fonti varie Sulla base dei dati utilizzati per il calcolo degli indicatori si può affermare che anche il benessere è aumentato nel periodo considerato, ma con una velocità notevolmente inferiore a quella della crescita economica. Per avere una misura - puramente indicativa per i limiti più volte ricordati connessi ad analisi multidimensionali di questo tipo nonché alla scelta del periodo di riferimento della differente velocità si possono mettere a confronto i tassi di variazione dei due indicatori. In Italia il tasso di incremento del benessere è stato pari al per cento di quello della crescita. In Emilia-Romagna tale rapporto si è attestato al 8. A Parma il benessere ha viaggiato ad una velocità pari al 7 per cento di quella della crescita economica in linea col dato regionale. Al di là delle percentuali che possono variare in funzione degli indici scelti, l analisi mette in luce una tendenza che si ripresenta regolarmente, indipendentemente dalla selezione degli indicatori e della metodologia utilizzata. Questa tendenza di fondo indica che la prima metà degli anni duemila si è caratterizzata per una crescita dell economia e un incremento, in misura molto più contenuta, del benessere. Un risultato che conferma solo in parte la diffusa percezione che vuole il livello di benessere in forte calo. Se, invece di considerare i dati reali, ci si basa sugli indicatori che misurano la percezione dei cittadini, il divario tra crescita e benessere risulta ancora più ampio, così come lo scarto tra reddito reale e reddito necessario mostra una significativa divaricazione, il primo rimane sostanzialmente stabile, il secondo cresce considerevolmente. Uno scostamento tra dato reale e dato percepito che, come sottolineato in precedenza, si annulla se si esce dal dato ag-

42 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 gregato. Se per una larga parte dei lavoratori autonomi e dei dirigenti le dinamiche retributive hanno assicurato buoni livelli di reddito, negli ultimi anni si è assistito ad un peggioramento in termini assoluti della posizione degli operai e degli impiegati. Disaggregando ulteriormente il dato emergono gruppi di lavoratori per i quali le dinamiche retributive hanno determinato una consistente riduzione del potere d acquisto. In sintesi, di fronte ad un sistema che continua a produrre ricchezza, vi è una sostanziale riallocazione dei redditi a favore di alcune classi sociali, una tendenza che ha come principale conseguenza un ampliamento della forbice retributiva ed una riduzione del grado di tollerabilità sociale della disuguaglianza. È un fenomeno che, con intensità differenti, sta interessando tutte le economie avanzate. Rispetto ad altre aree questo processo di sperequazione a Parma come in Emilia-Romagna sta avvenendo con toni meno accentuati, è però una dinamica che comincia ad essere tangibile, così come ben visibile è la percezione dei cittadini di un peggioramento del loro livello di benessere. Tavola. Variazione della crescita economica e del benessere a confronto. Variazione degli indicatori e percentuale di variazione del benessere rispetto alla variazione della crescita economica. Fonte: Elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su fonti varie Affrontare il tema della redistribuzione dei redditi e, più in generale, del livello di benessere significa innanzitutto tentare di dare una risposta alla domanda che emergeva dalle analisi del primo paragrafo relativamente a quanto sia ancora forte il legame tra chi detiene i beni competitivi il capitalismo manifatturiero e il capitalismo delle reti ed il territorio. Il radicamento delle filiere fino ad oggi sperimentato deriva non da particolari obblighi sociali delle forme capitalistiche verso il territorio, ma dalla presenza in questa regione più che altrove di altre risorse complementari, quelle legate alla capacità di generare un differenziale competitivo in termini di conoscenze originali ed esclusive. Un patrimonio proprio del territorio che può essere definito come capitale della conoscenza, la cui proprietà è diffusa, composita, identificabile con il territorio stesso. Se ne conclude che il legame tra capitalismo e territorio è tanto più stringente quanto è maggiore la capacità di far evolvere la componente su cui il territorio può agire direttamente, il patrimonio della conoscenza. Sviluppare un differenziale competitivo basato sulla conoscenza sembra essere, dunque, una condizione necessaria per rinsaldare il rapporto di convenienza tra capitalismo e territorio; ma è di per sé condizione sufficiente per produrre benessere diffuso? Se ci si riferisce a larga parte del capitalismo manifatturiero la risposta appare essere positiva. È la stessa storia dei sistemi locali della regione e di Parma, con una forte connotazione industriale e una elevata dotazione di capitale della conoscenza, a ricordare che dove si è creato consenso, dove gli obiettivi e i valori sono stati condivisi, si è avuto crescita economica e qualità della vita elevata. In questi territori si è realizzato un circolo virtuoso tra imprese e cittadini, la competitività delle prime assicurava il benessere sul territorio, l elevata qualità della vita degli abitanti garantiva le condizioni più favorevoli per la creazione e la condivisione della conoscenza che, a sua volta, alimentava la crescita economica. Un circolo virtuoso completato da una buona amministrazione del territorio ed un sistema di welfare efficiente. Negli ultimi anni, come hanno dimostrato i dati, i sistemi territoriali manifatturieri hanno proseguito nel creare ricchezza, ma distribuendola in maniera meno omogenea rispetto al passato. Vi è stata la comparsa di fenomeni sperequativi, determinati sia dai cambiamenti nella base sociale per esempio il massiccio afflusso di extracomunitari e l invecchiamento della popolazione di cittadinanza italiana sia dai mutamenti nei meccanismi che regolano l economia principalmente ascrivibili alla globalizzazione e alla trasformazione del mercato del lavoro. Sulla base delle analisi condotte in questo studio sembra di poter affermare che il circolo virtuoso tra imprese e territorio nella provincia di Rimini si è indebolito ma non si è interrotto e necessita di interventi per non allentarsi ulteriormente, a partire da nuovi strumenti a sostegno dei cittadini a rischio di esclusione sociale. Per il capitalismo delle reti, per le imprese del terziario avanzato, per le società del credito, delle attività immobiliari, per le grandi aziende dell economia immateriale è meno semplice individuare in maniera univoca quali sono le risorse distintive che danno origine ad un rapporto di reciproca convenienza tra capitalismo e territorio. Alcune imprese trovano nel territorio caratteristiche specifiche che ne fanno un valore aggiunto sul quale investire, per altre società la localizzazione è un Nonluogo (Marc Augé), uno spazio dove

43 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 gli elementi identitari e relazionali che lo caratterizzano sono privi di valore. La differente velocità con cui viaggiano crescita economica e benessere dei cittadini sembra suggerire che, tra le linee di intervento, sia opportuno pensare a nuove forme di responsabilità delle imprese verso il territorio, in particolare quando sembra non esistere il rapporto di reciproca convenienza. Obbligazioni sociali che dovrebbero trovare attuazione in tutte le regioni europee, perché il gap tra crescita e benessere investe tutte le economie avanzate. Un concetto espresso efficacemente dal sociologo Aldo Bonomi in una recente intervista all interno del capitalismo delle reti si sta facendo strada una nuova borghesia globale completamente deresponsabilizzata rispetto ai luoghi. ( ) Quando Falck fece le acciaierie, sappiamo tutti che là dentro c erano lacrime, sangue, sfruttamento. Però il capitalismo dei Falck, la borghesia del 9, aveva anche l interesse a costruire le case per gli operai, quindi il fordismo produceva una qualche forma di presa di coscienza. Adesso, invece, la neoborghesia dei flussi, che non è più quella territorializzata del fordismo, va responsabilizzata rispetto al territorio in un modo nuovo. Si tratta di sviluppare un nuovo senso di obbligazione sociale. In definitiva, le analisi condotte in questo studio prefigurano uno scenario all interno del quale il percorso per riprendere la crescita appare accidentato ma, al tempo stesso, obbligato. La strada è necessariamente quella della via alta dello sviluppo, dove il riuscire a guadagnare qualche punto decimale di PIL in più sarà legato ancora una volta alla capacità di internazionalizzare, di innovare, di lavorare in rete, di investire sulla formazione. Una strada che può essere percorsa con successo e generare ricadute positive sul territorio in termini di benessere solamente se, contestualmente, si realizzano altre due condizioni. La prima condizione necessaria si può riassumere in una parola: de-frammentazione. Tra le numerose anomalie che caratterizzano il Sistema Italia, la frammentazione costituisce uno dei vincoli principali allo sviluppo. Una frammentazione che su ritrova su tutti i livelli, nella rappresentanza politica, nelle istituzioni, nelle associazioni di rappresentanza delle imprese e di tutela dei lavoratori e dei cittadini, nello stesso tessuto imprenditoriale, come testimonia l elevata percentuale di piccola e piccolissima impresa. E, ciò che appare ancora più grave, la frammentazione e la marginalizzazione stanno assumendo dimensioni allarmanti anche tra la popolazione. De-frammentare deve essere la parola d ordine. Appare necessario trovare forme aggregative in tutti gli ambiti sociali ed economici per riuscire a dare risposta, efficacemente e tempestivamente, ai nuovi bisogni e alle nuove domande che si levano da una società in continua trasformazione. Le statistiche prese in esame in questo studio evidenziano come le dinamiche economiche e quelle sociali siano tra loro strettamente correlate. Appare sempre più evidente che la governance di un territorio non possa essere vista come la sommatoria di politiche maturate in ambiti diversi quello industriale, quello sociale, quello ambientale ma come un unica politica per lo sviluppo, dove le scelte che riguardano un ambito non possono essere disgiunte dal contesto complessivo. Le analisi, inoltre, hanno evidenziato come la tenuta del circolo virtuoso tra imprese e territorio - a fronte dei mutamenti nei meccanismi che regolano l economia e alla comparsa di fenomeni sperequativi - sia a rischio e come la ricerca delle soluzioni non possa essere affidata esclusivamente al mercato, ma sia necessario governare i cambiamenti. In altri termini appare prioritario favorire le condizioni economiche e sociali - per la ricostituzione di obiettivi e, soprattutto, di valori condivisi, occorre creare su nuove basi il senso di appartenenza, l identità di territorio. È questa la seconda condizione necessaria per riprendere il cammino di sviluppo. In conclusione, sono tre i paradigmi sui quali si gioca il futuro: fare della conoscenza un differenziale competitivo, de-frammentare e (ri)creare l identità di territorio. Quanto prima si riuscirà a dare sostanza a questi enunciati, tanto prima sarà possibile riprendere il percorso di crescita economica e benessere diffuso.

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45 PARTE SECONDA

46 6 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8. Scenario economico Il quadro internazionale La crisi del sistema finanziario statunitense determinata dall ondata di insolvenze legata ai mutui ipotecari subprime e l aumento dei prezzi internazionali del petrolio e delle materie prime agro-alimentari rappresentano i due fenomeni che hanno caratterizzato l evoluzione dell economia mondiale nel 7. Lo scenario macroeconomico mondiale dell anno 7 conferma il ruolo centrale del processo di globalizzazione. Le economie nazionali mostrano un sempre maggiore ed elevato livello di interdipendenza. Appare superata la tradizionale idea di un mondo dicotomico, diviso tra un Nord ricco e un Sud povero. La forte e continua espansione economica dei paesi emergenti ha concorso a determinare oltre i due terzi della crescita di circa il per cento dell intera economia mondiale. Il forte incremento dell attività in questi paesi ha prodotto un impennata dei prezzi del petrolio e delle materie prime agro-alimentari, a fronte della rigidità dell offerta, avviando un netto rialzo dell inflazione a livello mondiale. Le vicende mutui subprime statunitensi hanno generato una profonda crisi in quasi tutti i mercati finanziari mondiali. Le prospettive di crescita dell economia mondiale si sono fatte molto più incerte. La crescita del prodotto mondiale è stimata dal Fondo monetario internazionale (Imf) in sensibile rallentamento al,8 per cento per il 8 (figura ). La dinamica della crescita del commercio mondiale è indicata in marcato rallentamento per il 7 (+6,8 per cento) e in ulteriore diminuzione per il 8 (+,6 per cento). L espansione dell economia statunitense è proseguita sino all estate 7 ad un ritmo elevato grazie oltre all andamento sostenuto dei consumi, all aumento degli investimenti fissi delle imprese e alla forte accelerazione delle esportazioni, sostenuta Fig.. La previsione del Fondo Monetario Internazionale. Tasso di variazione percentuale annuale del prodotto interno lordo. Fonte: IMF, World Economic Outlook, April 8

47 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 7 dalla debolezza del dollaro. Ma a causa della crisi dei mercati finanziari, innestata dal collasso dei mutui ipotecari subprime e dal deterioramento del settore degli immobili residenziali, e del conseguente peggioramento del clima di fiducia delle imprese e delle famiglie, il tasso di crescita dell anno si è ridotto al, per cento del Pil. L Imf prospetta per il 8 un forte rallentamento dell economia statunitense, la cui crescita si arresterà appena oltre la soglia dello stallo (+, per cento), ma senza prospettive di un pronto recupero per il 9. L economia europea ha avuto lo scorso anno un andamento analogo a quello statunitense, sotto l effetto della crisi dei mutui subprime e dell impennata dei prezzi internazionali del petrolio e delle materie prime agro-alimentari, che hanno ridotto il tasso di crescita dell anno al,6 per cento nella zona euro. Secondo l Imf l economia dei paesi dell area dell euro seguirà la stessa traiettoria di quella statunitense, anche se con un andamento meno marcato. La crescita dovrebbe quindi ridursi all, per cento per l anno in corso, per scendere poi all, per cento nel 9. Il forte aumento dei prezzi dell energia e delle derrate alimentari ha determinato nell area dell euro una forte ripresa dell inflazione. La Germania ha nettamente superato la stagnazione dei primi anni e ha messo a segno due anni di buona crescita del Pil, che nel 7 si è assestata al, per cento, grazie alla forza delle esportazioni, in particolare della sua industria manifatturiera, e al connesso sensibile incremento degli investimenti fissi delle imprese. Ciò ha permesso di ridurre il deficit di bilancio allo,8 per cento del PIL e di creare più di 6. nuovi posti di lavoro, portando l occupazione a livelli record. Nonostante ciò, per l Imf, l economia della Germania non dovrebbe sottrarsi alla tendenza negativa, riducendo la sua crescita all, per cento nel 8. La Francia ha registrato lo scorso anno una crescita dell,9 per cento, in particolare grazie all incremento del per cento dei consumi, ma il tasso di inflazione è pressoché raddoppiato, si è aggravato il deficit della bilancia commerciale e si è ridotta la quota dei prodotti francesi sul mercato mondiale. Nel 8, anche la crescita dell economia francese dovrebbe ridursi all, per cento. In Giappone l economia ha retto bene al prospettato rallentamento globale, mettendo a segno una crescita del, per cento, grazie al sostegno delle esportazioni e degli investimenti delle imprese. La rivalutazione dello yen rischia di mettere in discussione la forza delle esportazioni, che sono però potentemente trainate dalla crescita della domanda interna delle economie emergenti dell Asia. Sussistono invece sostanziali dubbi sulla possibilità che la domanda interna possa offrire supporto alla crescita. L Imf proietta la crescita giapponese per il 8 all, per cento. La crescita delle economie dei paesi in via di sviluppo, in special modo dei paesi emergenti, è continuata ininterrotta per tutto l anno 7. Inoltre, a fronte delle difficoltà dei mercati finanziari dei paesi sviluppati, in questi paesi il differenziale tra i tassi di intesse ufficiali e quello dei mercati monetario e finanziario segnava, a fine anno, solo un lieve incremento rispetto ai valori prevalenti prima dell avvio della crisi dei subprime. La crescita dei paesi in via di sviluppo costituisce un processo rapido, diffuso e generalizzato, che, nell insieme, secondo l Imf, dovrebbe leggermente ridursi dal 7,9 dell anno scorso al 6,7 per cento del 8. Nel 7, il prodotto interno lordo è mediamente aumentato di circa il 6, per cento in Africa, il,8 per cento nell Europa dell Est, l 8, per cento nell Asia Centrale, il 9,7 per cento nei paesi in sviluppo dell Asia dell Est, il,8 per cento in Medio Oriente, il,6 per cento nell America Latina. In particolare, la crescita del PIL è stata lo scorso anno nell ordine dell, per cento in Cina, del 9, per cento in India, dell 8, per cento in Russia e del, per cento in Brasile. Grazie allo sviluppo economico, in Cina e India, che contano il per cento circa della popolazione mondiale e hanno visto cambiare profondamente le loro economie, si è formata e progressivamente ampliata una classe media e si è creato un forte mercato interno. I due paesi hanno contribuito in misura determinante allo sviluppo del commercio mondiale ed alla crescita dell economia dei paesi produttori di materie prime. In senso negativo, hanno però decisamente concorso all eccezionale aumento del prezzo internazionale del petrolio e delle materie prime agro-alimentari ed alla conseguente drastica ripresa dell inflazione mondiale, potente fattore di aumento delle disparità sociali all interno dei paesi e tra i paesi, in particolare tra quelli in via di sviluppo. In positivo, la diffusione della crescita ha determinato un aumento della quota delle esportazioni dei paesi emergenti, in particolare, ma in generale dei paesi in via di sviluppo, diretta a paesi in via di sviluppo. Grazie anche a questo, per il 8, secondo le stime dell Imf, la crescita di questi paesi rallenterà, ma continuerà a mantenersi elevata. Il quadro nazionale Dopo avere fatto segnare un tasso dell,9 per cento nel 6, il più elevato degli ultimi sei anni, la crescita dell economia italiana è risultata leggermente inferiore, nel 7, arrestandosi all, per cento (tabella ), manifestando un rallentamento maggiore di quello sperimentato dal resto dell area dell euro. L Italia non riesce a crescere stabilmente a tassi superiori all, per cento. La domanda interna ha determinato, punti percentuali della crescita realizzata, a questo, per l anno trascorso, si è aggiunto un contributo pari a, punti percentuali derivante dal saldo estero. L evoluzione del ciclo economico mondiale, a seguito del progredire della crisi dei mercati finanziari, è stata particolarmente rapida e ha reso inadeguate, in un breve lasso di tempo, le previsioni meno recenti, fondate su uno scenario reso inattuale dal vorticoso succedersi degli eventi. Le stime più recenti, elaborate tra marzo e aprile 8, indicano una crescita del Pil compresa tra lo, e lo, per cento, per l anno in corso. Il quadro inflazionistico è rapidamente divenuto preoccupante, rispetto allo scorso anno, Infatti, se l aumento dei prezzi al consumo è stato dell,8 nel 7, le previsioni per il 8 prospettano un quadro ben più grigio e incerto, con variazioni comprese tra il, e il, per cento. Nonostante il temuto rallentamento globale, l anno si è chiuso con un incremento delle esportazioni del, per cento in

48 8 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 Tab.. L economia italiana, consuntivo 7 e previsioni 8 effettuate negli ultimi mesi, variazioni percentuali annue a prezzi costanti salvo diversa indicazione. Previsioni 8 Consuntivo 7 (*) Fmi Prometeia Isae Ref.Irs Apr-8 Apr-8 Mar-8 Jan-8 Prodotto interno lordo,,,,,9 Importazioni,,8, Esportazioni.,7,8,, Domanda interna,,, n.d., Consumi delle famiglie.,9,,7 Consumi collettivi,,7,9,7, Investimenti fissi lordi,,9,,6 -,6 - macc. attrez. mezzi trasp., n.d. -,8 n.d. -, - costruzioni, n.d., n.d. - Occupazione [a],6,,6, Disoccupazione [b] 6,,9,9,9 6, Prezzi al consumo,8,,9,6 Saldo c. cor. Bil Pag [c], -, -, [] n.d. -,6 Avanzo primario [c], n.d.,6,7,7 Indebitamento A. P. [c],9,,, Debito A. Pubblica [c],6,8, (*) Fonte: Istat. [a] Unità di lavoro standard. [b] Tasso percentuale. [c] Percentuale sul Pil. [] Saldo conto corrente e conto capitale (in percentuale del Pil). termini reali. Le vendite sui mercati esteri hanno trovato nuovi sbocchi, risultando sempre meno rivolte ai mercati europei. Le imprese italiane continuano a mostrare una forte capacità di affrontare la competizione internazionale, sia sul mercato interno, sia su quelli esteri. Le stime risentono però della maggiore incertezza e dell attesa di un progressivo indebolimento del ciclo, tanto da prospettare per le esportazioni incrementi reali compresi tra il,7 e il, per cento nel 8. Nel 7 l aumento delle importazioni (+, per cento in termini reali) è risultato di ampiezza inferiore rispetto a quello delle vendite all estero. A valori correnti il dato riflette il forte incremento delle componenti energetica ed agro-alimentare, che registrano continui aumenti delle quotazioni internazionali. Il rallentamento ciclico prospettato si riflette, nelle previsioni formulate per il 8, anche nell attesa di una dinamica delle importazioni di nuovo inferiore a quella delle esportazioni e che dovrebbe risultare contenuta tra il, e il, per cento. La crescita degli investimenti fissi lordi si è assestata all, per cento nel 7, sostenuta dagli investimenti in costruzioni, mentre il processo di accumulazione industriale ha subito un forte rallentamento e gli investimenti in macchinari e attrezzature non sono andati oltre la livello di stasi (+, per cento). Il peggioramento delle prospettive della domanda interna e di quella internazionale dovrebbe ridurre per l anno in corso la crescita degli investimenti, in particolare di quelli industriali, che risulterà compresa in una gamma di valori tra lo, e lo,9 per cento. L andamento dei consumi delle famiglie sta riflettendo un peggioramento delle condizioni personali e una prospettata perdita di potere d acquisto, determinata dall accelerazione dell inflazione, nonostante lo scorso anno si sia registrato un aumento sia dell occupazione, sia delle retribuzioni. Nel 7 i consumi delle famiglie sono aumentati dell, per cento, quasi in linea con il Pil, ma le previsioni per il 8 ne indicano un rapido rallentamento, con variazioni che dovrebbero risultare dallo, allo,9 per cento. Per quanto riguarda il mercato del lavoro, l aumento dell occupazione è stato dell, per cento nel 7. La debolezza della fase ciclica che si è aperta prospetta un rallentamento anche per il mercato del lavoro. Nel 8 la crescita dell occupazione dovrebbe procedere in tono minore, con incrementi previsti tra lo, e lo,6 per cento. La disoccupazione è scesa al 6, per cento lo scorso anno e dovrebbe ulteriormente ridursi nel corso del 7, giungendo a livelli attorno al,9 per cento. L indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche si è ridotto all,9 per cento del Pil nel 7, con una diminuzione di ampia misura rispetto alla quota del, per cento riferita al 6. Le più recenti previsioni degli organismi internazionali e degli enti di ricerca concordano nell indicare un aumento della sua quota sul Pil per il 8, che risulterà compresa tra il, e il, per cento. Questo andamento risulterà determinato da un rallentamento della crescita delle entrate e da una concomitante accelerazione delle spese. Sempre in materia fiscale, si deve sottolineare in positivo il forte miglioramento dell avanzo primario registrato nel 7, passato dall, al, per cento del Pil. Purtroppo, nelle previsioni per il 8, questa tendenza risulta invertita e la quota dell avanzo primario sul Pil viene indicata su livelli tra il,6 e il,7 per cento. Dopo due anni di aumenti, l incidenza del debito pubblico sul Pil si è ridotta al, per cento nel 7. Le previsioni ne indicano un ulteriore lieve diminuzione anche per il 8, su valori compresi tra il,8 e il,6 per cento. L attuale sfavorevole fase congiunturale pone però nuovamente in luce il tema della rilevanza del debito e dell importanza della diminuzione del suo peso rispetto al Pil. In particolare la questione si pone anche in connessione ai recenti aumenti degli spread sul debito pubblico italiano e alla ripresa dell inflazione, che aprono prospettive di un potenziale aumento della spesa per interessi. Il quadro regionale Per definire il quadro regionale facciamo riferimento alle più recenti previsioni del Centro studi dell Unione italiana delle Camere di commercio (tabella ), che risentono però del periodo in cui sono state elaborate, novembre 7, data alla quale la

49 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 9 percezione del rallentamento globale della crescita economica non era ancora chiara come ora. I risultati esposti dovrebbero essere quindi rivisti al ribasso, per fornire una migliore indicazione dei valori di riferimento, ma vengono esposti comunque perché capaci di fornire un indicazione valida dei livelli relativi delle variabili. Dopo quattro anni caratterizzati da un aumento del Pil dell Emilia-Romagna di appena lo, per cento, nel 6 la ripresa economica è stata rilevante (+,7 per cento), sostenuta soprattutto dalla domanda estera, che ha beneficiato del vivace andamento della domanda mondiale e degli effetti positivi del processo di ristrutturazione del sistema industriale regionale. Sulla base di queste tendenze, si sono sviluppate positive aspettative di crescita relative al 7, che sono state però riviste al ribasso in corso d anno, in relazione all andamento meno brillante rilevato nel secondo trimestre, alla maggiore incertezza presente sui mercati finanziari e ai rischi che questa incertezza comporta per la crescita mondiale. Secondo le stime del Centro studi dell Unione italiana delle Camere di commercio, l aumento del prodotto interno lordo regionale per l anno in corso dovrebbe risultare del, per cento. Il pieno dispiegarsi degli effetti della turbolenza finanziaria sull economia reale globale determinerà un ulteriore rallentamento della crescita regionale nel corso del prossimo anno (+,8 per cento), che risulterà comunque superiore a quella nazionale e in linea con quella relativa al Nord-Est. Nel 7 l andamento della domanda interna, al netto della variazione delle scorte, (+, per cento) dovrebbe essere stato sostenuto da una crescita superiore a quella dell anno precedente, sia della spesa per consumi delle famiglie (+, per cento), sia degli investimenti fissi lordi (+, per cento), questi ultimi supportati dalle esigenze di rinnovo degli impianti, di razionalizzazione dei processi produttivi, oltre che dall opportunità di accrescere la capacità produttiva. Nel corso del 8 è previsto un rallentamento della crescita della domanda interna (+,8 per cento), determinato da una minore dinamica di entrambe le componenti citate. In particolare, per la prima, l aumento dei consumi delle famiglie beneficerà del buon andamento del reddito disponibile, nell ipotesi di rinnovo dei contratti, scaduti e in scadenza, rallentando solo leggermente (+, per cento), mentre l incertezza sull andamento dell economia globale inciderà maggiormente sugli investimenti fissi lordi, la cui crescita si dimezzerà, non andando oltre l,9 per cento. Anche l andamento della domanda interna regionale risulterà comunque superiore alla crescita di quella nazionale e del Nord-Est. Tab.. Scenario di previsione per l Emilia Romagna, Nord Est e Italia. Tassi di variazione percentuali su valori a prezzi costanti 99 Emilia Romagna 6 7,7,,6,,,,,9,,,,, -7 6,,,,,8,,,8 -,7 -,6,8,7 -,,, 8,8,6,8,,9,9,,9,,,,8,7,9,,, 6,,7,8,,, -,8,6,9,8,8 -,7,9 -,, Nord Est 7,,7,,,,,6,,7,,,8 -,6,7,9 8,7,7,,,8,7,8,,8,,9,8,9,,8 6,9 -,9,,6,,,7 -,,6,,6,6,6,,6,9 Italia 7,8 -,9,9,7,,,6,9,7,,7,8,8 -,, Prodotto interno lordo Saldo regionale (% risorse interne) Domanda interna Spese per consumi delle famiglie Investimenti fissi lordi macchinari e impianti costruzioni e fabbricati Importazioni di beni dall estero Esportazioni di beni verso l estero Valore aggiunto ai prezzi base agricoltura industria costruzioni servizi Unita di lavoro agricoltura industria costruzioni servizi Rapporti caratteristici (%) Tasso di occupazione (*) 6 6, 6,8,,,8 9, 9, Tasso di disoccupazione,,,8,6, 6,8 6, Tasso di attivita 7,7 7,9 8, 6,9 6,8 7,,, Reddito disponibile a prezzi correnti,,,7,,,9,7,6 Deflattore dei consumi,6,9,6,9,6,9 (*) Quota di occupati sulla popolazione presente totale. Fonte: Unioncamere, Scenari di sviluppo delle economie locali italiane, novembre 7 8, -,,,7,6,9,,6,,,,7,7,,7,,8 9,9 6,,, Nel 7 un forte sostegno all aumento del Pil è giunto nuovamente dalla dinamica del commercio estero. La crescita delle importazioni del, per cento dovrebbe essere stata nettamente superata da quella delle esportazioni, che è stata stimata al, per cento. L attività sui mercati esteri dovrebbe ridursi nel 8, a causa dell attesa trasmissione all economia reale degli effetti finanziari derivanti dalla crisi dei mutui sub-prime statunitensi, tra i quali si segnala un sensibile deprezzamento del dollaro statunitense. Secondo le previsioni del Centro studi dell Unione italiana delle Camere di commercio, le esportazioni non cresceranno più dell, per cento, un risultato che sarà sensibilmente inferiore a quello medio nazionale e inferiore anche rispetto all incremento che registreranno le importazioni, che cresceranno dell,9 per cento. A livello di macro settori, le stime indicano, per il 7, una variazione positiva del valore aggiunto che può essere giudicata notevole per l agricoltura (+6, per cento), forte per l industria (+, per cento), buona per i servizi (+, per cento) e appena più debole per le costruzioni (+,8 per cento). Il rallentamento atteso nel 8 graverà in particolare sul settore delle costruzioni, ove la crescita si ridurrà ad un modesto +, per cento, mentre l aumento del valore aggiunto risulterà ancora sostenuto (+, per cento) nel settore dell agricoltura. Il rallentamento interesserà anche i due settori principali e sarà di intensità minore per

50 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 l industria (+, per cento) e di misura appena più marcata per il settore dei servizi (+,8 per cento). Le unità di lavoro impiegate dovrebbero essere aumentate nuovamente nel 7 (+,8 per cento) e cresceranno praticamente nella stessa misura anche nel 8 (+,7 per cento). L andamento settoriale risulterà abbastanza disomogeneo. Le unità di lavoro impiegate dall agricoltura dovrebbero essersi ridotte (-,6 per cento) nel 7, ma aumenteranno dello,9 per cento nel 8. Nell industria il 7 si dovrebbe chiudere con un incremento dello,7 per cento, che risulterà maggiore nel 8 (+, per cento). Dopo una stasi nell anno ora al termine (+, per cento), la crescita delle unità di lavoro impiegate nelle costruzioni risulterà sostenuta nel 8 (+, per cento), mentre, nel settore dei servizi, dopo un atteso buon aumento dell, per cento riferito al 7, la crescita delle unità di lavoro impiegate si ridurrà ad un +, per cento nel 8. Il tasso di occupazione sale ancora. Nelle previsioni dovrebbe risultare pari al 6, per cento nel 7 per salire al 6,8 per cento nel 8. In parallelo, si riduce ulteriormente e in misura sensibile il tasso di disoccupazione, che dovrebbe scendere al, per cento nel 7 per poi ridursi fino al,8 per cento nel 8.

51 PARTE TERZA

52 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8. L economia parmense nel 7 Nella Relazione unificata sull Economia e la Finanza pubblica presentata lo scorso marzo dal Governo è stato previsto un aumento reale del Pil italiano del 7 pari all, per cento, in rallentamento rispetto alla crescita dell,8 per cento rilevato nel 6. Siamo alla presenza di un andamento meno intonato rispetto alle previsioni contenute sia nel Dpef (+, per cento) che nella Relazione previsionale e programmatica (+,9 per cento). Ancora una volta la crescita dell economia italiana è risultata più lenta di quella dei partners comunitari. Nell Unione monetaria europea è previsto un aumento reale del Pil pari al,6 per cento, con una punta del,8 per cento relativa alla Spagna. Sul rallentamento italiano hanno soprattutto pesato le turbolenze innescate dalla crisi dei mutui sub prime, che hanno generato non poche incertezze sul quadro internazionale. A questa situazione si sono aggiunte le tensioni sui prezzi delle materie prime, sia energetiche che alimentari, i conseguenti riflessi sull inflazione specie negli ultimi mesi dell anno, oltre all apprezzamento dell euro nei confronti del dollaro, con inevitabili contraccolpi sull export verso il mercato nordamericano. Un altro fattore negativo è stato rappresentato dalla risalita dei tassi d interesse, che ha avuto origine dai rialzi decisi dalla Bce nel corso dell anno. Il ciclo congiunturale ha insomma perso slancio. La produzione industriale ha cominciato a perdere qualche colpo da settembre, facendo registrare su base annua un calo reale dello, per cento. I consumi privati sono apparsi in decelerazione. I nodi strutturali sono rimasti sostanzialmente irrisolti, soprattutto per quanto concerne la produttività e la modernizzazione delle infrastrutture. L occupazione è tuttavia apparsa in crescita (+, per cento), mentre la disoccupazione è scesa al 6, per cento della forza lavoro, rispetto al tasso del 6,8 per cento del 6. Il quadro della finanza pubblica ha mostrato meno ombre rispetto al passato, ma resta irrisolto il nodo rappresentato dal debito pubblico, che continua ad apparire abnorme, nonostante il rallentamento della crescita. Il deficit della Pubblica amministrazione è ammontato a 9, miliardi di euro, attestandosi all,9 per cento del Pil, valore più basso degli ultimi dieci anni. L alleggerimento del disavanzo, più ampio di quello previsto a settembre, è stato determinato dalla forte riduzione delle spese correnti, al netto degli interessi, per circa 8, miliardi di euro e dal miglioramento delle entrate prevalentemente di natura tributaria. Per la sola Ires, sostitutiva della vecchia Irpeg, il gettito è ammontato a miliardi e 7 milioni, con un aumento del 7, per cento rispetto al 6. Le maggiori entrate del 7 sono state attribuite per circa il per cento alla crescita economica, per l per cento a manovre tributarie e per il restante per cento, pari a poco più di 9 miliardi di euro, agli effetti della lotta all evasione ed elusione fiscale e a un comportamento dei contribuenti giudicato più virtuoso. Il debito lordo della Pubblica amministrazione, come accennato precedentemente, continua ad essere abnorme. Secondo i dati di Bankitalia, a fine dicembre 7 si è attestato su milioni di euro, con un incremento tendenziale dell, per cento rispetto all analogo periodo del 6. La crescita media annua è stata un po più ampia (+,9 per cento), ma in termini meno accentuati rispetto a quanto registrato nel 6 (+,9 per cento) e (+, per cento). In rapporto al Pil si è scesi al, per cento, rispetto al 6, per cento del 6. In questo quadro, il Prodotto interno lordo dell Emilia-Romagna, secondo gli scenari predisposti nello scorso ottobre dall Unione italiana delle camere di commercio, dovrebbe aumentare nel 7 del, per cento, più dell Italia e negli stessi termini del Nord-est. Con tutta probabilità, la crescita è destinata ad essere un po ridimensionata, in linea con quanto avvenuto nel Paese. Non è pertanto da escludere che l incremento reale del 7 possa scendere al per cento. I segnali di rallentamento non sono mancati. Le indagini congiunturali effettuate su industria in senso stretto, artigianato manifatturiero, edilizia e commercio al dettaglio sono state concordi nel rilevare un progressivo rallentamento delle attività, con una seconda parte dell anno che è apparsa meno intonata rispetto alla prima. Il ciclo degli investimenti si è comunque mantenuto su buoni livelli, come testimoniato dall indagine di Confindustria e dai dati di Bankitalia, mentre l export è cresciuto in misura soddisfacente (+, per cento). Il rallentamento della congiuntura non ha avuto riflessi negativi sull occupazione, che è salita dell,8 per cento, mentre la disoccupazione è scesa sotto la soglia del per cento, risultando tra le più contenute del Paese. Al di là di queste considerazioni, giova rimarcare che in termini di reddito disponibile per abitante, l Emilia-Romagna si è collocata in cima alla classifica nazionale, con.8 euro, precedendo Valle d Aosta (.7) e Lombardia (.9). Secondo le elaborazioni di Prometeia-Findomestic, nel 7 il reddito disponibile per abitante della provincia di Parma è ammontato a.8 euro, a fronte della media regionale di.8, come detto poc anzi, e nazionale di In Emilia-Romagna solo le province di Bologna e Modena hanno evidenziato livelli di reddito superiori, pari rispettivamente a. e.67 euro. In rapporto al 6, la provincia di Parma è aumentata, a valori correnti, del, per cento. In

53 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 ambito regionale solo la provincia di Ferrara è riuscita ad eguagliare la crescita parmense. Nelle altre province gli incrementi sono stati compresi tra il +, per cento di Rimini e il +,6 per cento di Piacenza. Oltre a confermarsi tra le province più ricche dell Emilia-Romagna, leader nazionale come reddito disponibile per abitante, Parma ha mostrato un tasso di crescita decisamente elevato, che l ha collocata tra le realtà più dinamiche del Paese. Questa performance ha trovato una conferma nell evoluzione di alcuni indicatori, che sono apparsi, in alcuni casi, meglio intonati rispetto all andamento medio regionale, oltre che in ripresa, come nel caso dell industria in senso stretto, rispetto all evoluzione del 6. Per il 8, Prometeia-Findomestic ha previsto una crescita del reddito disponibile per abitante parmense pari al,8 per cento, superiore all evoluzione sia regionale (+, per cento), che nazionale (+, per cento), confermando sostanzialmente il dinamismo palesato nel 7. In termini assoluti si dovrebbero sfiorare i. euro, confermando la terza posizione in ambito emiliano-romagnolo. Passiamo ora ad illustrare sinteticamente alcuni temi della congiuntura del 7, rimandando alla lettura dei vari capitoli chi volesse disporre di maggiori approfondimenti. Il mercato del lavoro è stato caratterizzato da una crescita dell occupazione pari al, per cento rispetto al 6, equivalente, in termini assoluti, a circa 6. unità. Siamo alla presenza di un buon andamento anche se meno dinamico rispetto all evoluzione del 6, dovuto in primo luogo alla vivacità della componente femminile, la cui occupazione è aumentata del, per cento, a fronte dell incremento, comunque significativo, rilevato per i maschi (+, per cento). Se analizziamo l andamento settoriale dell occupazione, possiamo vedere che tutti i rami di attività hanno contribuito alla crescita. L aumento percentuale più elevato ha riguardato i servizi, i cui addetti sono cresciuti del, per cento rispetto al 6, per un totale, in termini assoluti, di circa. addetti, tutti alle dipendenze. L occupazione industriale è aumentata del, per cento rispetto al 6, per complessivi. addetti, in linea con quanto avvenuto in Emilia-Romagna (+,7 per cento) e Italia (+, per cento). è stato soprattutto il comparto dell industria delle costruzioni a trainare l occupazione industriale. I relativi occupati sono cresciuti del 7,9 per cento, per un totale di circa. addetti. L industria in senso stretto (estrattiva, manifatturiera, energetica) è aumentata dell, per cento, per complessivi mille addetti, rallentando sensibilmente rispetto alla brillante situazione del 6 (+, per cento). Le attività dell agricoltura, silvicoltura e pesca hanno visto crescere l occupazione dell, per cento, recuperando solo parzialmente sulla flessione del 7, per cento emersa nel 6. In termini di tasso di occupazione calcolato sulla popolazione in età di -6 anni, la provincia di Parma è risultata il territorio a più elevata occupazione del Paese, con il migliore indice nazionale (7, per cento), davanti a quattro province emiliano-romagnole, ovvero Ravenna (7,9 per cento), Bologna (7, per cento), Modena (7, per cento) e Reggio Emilia (7,6 per cento). Nel 6 la provincia di Parma era risultata terza, nel ottava. Le persone in cerca di occupazione sono risultate circa., di cui circa. costituite da donne. Rispetto al 6 è stata registrata una flessione del,6 per cento, equivalente in termini assoluti a circa. persone. Il tasso di disoccupazione parmense è sceso dal,7 per cento del 6 al, per cento del 7, al di sotto sia della media regionale del,9 per cento, che nazionale del 6, per cento. L agricoltura parmense ha registrato una crescita della produzione lorda vendibile a valori correnti dell 8, per cento, certamente significativa, ma più lenta rispetto a quanto stimato per la regione (+,8 per cento). L incremento è da attribuire sia alle produzioni vegetali (+, per cento), che zootecniche (+7, per cento). Nell ambito delle produzioni vegetali è da sottolineare la buona intonazione dei cereali, da attribuire in primo luogo alla forte ascesa dei prezzi, che ha consentito, a fronte della diminuzione produttiva, di accrescere il valore della produzione del,6 per cento. L importante coltura del pomodoro da industria ha visto crescere investimenti e prezzi, con conseguente aumento del 9, per cento dei ricavi. Il valore della produzione del settore zootecnico, che ha rappresentato circa il 77 per cento della produzione agricola provinciale, è stato stimato in oltre 8 milioni di euro, con un aumento del 7, per cento rispetto al 6. La produzione di latte vaccino, in massima parte destinato alla trasformazione in formaggio Parmigiano-Reggiano, è apparsa sostanzialmente stabile rispetto al 6. Il valore della produzione ha sfiorato i milioni di euro, superando del,8 per cento il valore del 6. Per le carni bovine e suine è stata rilevata una situazione meno brillante, con flessioni del valore della produzione rispettivamente pari al,9 e 6,9 per cento. L industria in senso stretto è apparsa in miglioramento rispetto al 6. Nel 7 la produzione delle piccole e medie imprese parmensi è mediamente aumentata del, per cento rispetto all anno precedente, accelerando sulla crescita dell,7 per cento riscontrata nel 6. Il fatturato è apparso anch esso in ripresa, con un incremento monetario del, per cento, che è risultato superiore alla crescita media dei prezzi praticati alla clientela, pari all, per cento per il mercato interno e, per cento per quello estero. All aumento di produzione e vendite non è stata estranea la domanda, che ha registrato un incremento del, per cento, lo stesso riscontrato nel 6. L export è cresciuto del,7 per cento, in misura più ampia rispetto al 6, oltre che in linea con la tendenza espansiva emersa dalle rilevazioni dell Istat (+,6 per cento). La Cassa integrazione guadagni di matrice anticongiunturale ha riflesso la migliorata intonazione produttiva, facendo registrare un decremento del,6 per cento rispetto al 6. Un analogo andamento ha caratterizzato la Cassa integrazione guadagni straordinaria - viene concessa a seguito di stati di crisi aziendale, locale e settoriale oppure per ristrutturazioni, riconversioni, ecc. le cui ore autorizzate sono scese del 6,7 per cento. L occupazione è salita a circa 8. addetti rispetto ai circa 7. del 6. Nel Registro delle imprese a fine 7 sono risultate attive 6.9 imprese, di cui 6.9 manifatturiere, praticamente

54 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 le stesse rilevate nell analogo periodo del 6. La sostanziale tenuta della provincia di Parma si è distinta dall andamento moderatamente negativo che ha caratterizzato l Emilia-Romagna (-,8 per cento). L industria delle costruzioni parmense ha chiuso il 7 con un bilancio moderatamente negativo. Il volume d affari è diminuito dello,9 per cento rispetto al 6, a fronte della crescita dell,7 per cento registrata nel 6. Se guardiamo all aspetto produttivo, l indagine congiunturale ha registrato un andamento negativo in ogni trimestre, in peggioramento rispetto all evoluzione del 6. La consistenza degli occupati è tuttavia aumentata del 7,9 per cento rispetto al 6, per un totale di circa. addetti. La consistenza della compagine imprenditoriale è apparsa nuovamente in crescita. A fine dicembre 7 le imprese attive iscritte nell apposito Registro sono risultate 8.6, vale a dire il, per cento in più rispetto allo stesso periodo del 6. A fine 99 se ne contavano.66. La presenza straniera si è nuovamente rafforzata, arrivando a coprire il,6 per cento delle cariche iscritte al Registro imprese, rispetto al,6 per cento del e, per cento del 6. Nel 7, il commercio interno parmense ha registrato una crescita media del valore delle vendite al dettaglio pari all, per cento, un po più elevata di quella riscontrata in Emilia-Romagna (+, per cento). Rispetto all andamento del 6, caratterizzato da un incremento dell,7 per cento, c è stato un leggero rallentamento, in linea con quanto avvenuto in regione. Secondo quanto previsto dall indagine Excelsior, l occupazione del commercio al dettaglio, ingrosso comprese le riparazioni di beni di consumo dovrebbe essere diminuita in provincia di Parma dello, per cento, in contro tendenza rispetto al ramo dei servizi (+,7 per cento) e all andamento regionale, che è stato contraddistinto da un saldo positivo delle attività commerciali di dipendenti. Nel 6 c era stata in provincia di Parma una previsione positiva pari all,6 per cento. La struttura del settore commerciale a fine 7 si è articolata su 9.86 imprese attive, vale a dire lo, per cento in meno rispetto all analogo periodo del 6. Il ridimensionamento è modesto, ma ha consolidato la fase negativa di lungo periodo. A fine 99 il settore poteva contare su.87 imprese, poi scese a 9.78 a fine. Nel 7 le esportazioni della provincia di Parma sono ammontate a circa miliardi e 8 milioni di euro, vale a dire il,6 per cento in più rispetto al 6, praticamente in linea con l aumento dell, per cento registrato in Emilia-Romagna. La crescita, che si può giudicare soddisfacente, è da attribuire, in primo luogo, alla ottima intonazione del principale settore, vale a dire quello metalmeccanico - ha rappresentato quasi il per cento dell export - che ha evidenziato un aumento del, per cento, appena inferiore all evoluzione registrata in regione (+,9 per cento). Prodotti di punta, quali quelli alimentari, hanno evidenziato una crescita dell 8, per cento, superiore a quella regionale, attestata a +,7 per cento. Tra i mercati di sbocco, l Europa si è confermata al primo posto, con una quota pari a circa il 7 per cento. Seguono America e Asia con rapporti rispettivamente pari all, e 9,8 per cento. Rispetto alla situazione regionale, la provincia di Parma è apparsa più orientata verso il mercato europeo e meno verso quello americano, specie settentrionale, e asiatico. La nota più saliente è che l export parmense è cresciuto in tutti i continenti, con aumenti percentuali superiori al per cento nell Europa extracomunitaria e in America. In quest ultimo continente è stato registrato un incremento del 8,6 per cento, salito al, per cento nel solo ambito settentrionale. In Emilia-Romagna l export verso Usa e Canada è invece diminuito dell,6 per cento. Possiamo parlare, per Parma, di una autentica performance, soprattutto se si considera che è maturata in un contesto di forte apprezzamento dell euro rispetto al dollaro. Il successo della provincia di Parma verso il ricco mercato nord-americano è stato trainato dai forti aumenti riscontrati in prodotti tecnologicamente avanzati quali le macchine a impiego generale, impiego speciale e gli strumenti ed apparecchi di misurazione, ecc. In ambito alimentare sono da sottolineare gli incrementi del, per cento dei prodotti lattiero-caseari e dell,6 per cento degli altri prodotti alimentari, che comprendono la produzione di paste alimentari. La stagione turistica si è chiusa con un bilancio di sostanziale tenuta rispetto al 6, ma con un livello di pernottamenti che è apparso inferiore a quello medio del quinquennio 6, collocando il 7 tra le annate turistiche meno intonate. Alla stabilità degli arrivi (+, per cento) si è associata la leggera crescita delle presenze, pari allo,6 per cento. La tendenza al ridimensionamento del periodo medio di soggiorno si è arrestata - si è passati da, a, giorni - ma permangono livelli inferiori a quelli del passato. Nel era di tre giorni e mezzo, nel 99 sfiorava i quattro giorni. Dal lato della nazionalità, si può evincere che è stata la clientela straniera a determinare il complessivo incremento dei pernottamenti, con un aumento dell 8, per cento, a fronte della diminuzione dell, per cento degli italiani. Per quanto concerne la tipologia degli esercizi, la crescita dello,6 per cento dei pernottamenti è stata determinata dalle strutture extralberghiere, il cui incremento del,8 per cento ha colmato la diminuzione dello, per cento rilevata negli esercizi alberghieri. Se osserviamo l andamento dei flussi delle varie zone turistiche emerge una situazione piuttosto differenziata. Se il termometro delle presenze è risultato appena sopra lo zero, lo si deve principalmente al comune capoluogo, che ha beneficiato di un aumento del 6, per cento, dovuto sia alla clientela italiana (+,8 per cento), che straniera (+8,7 per cento). Per quanto riguarda l offerta termale (ha registrato circa il per cento delle presenze provinciali) c è stata una diminuzione del, per cento rispetto al 6, certamente modesta, ma che tuttavia ha consolidato la tendenza negativa in atto. Gli arrivi sono invece rimasti sostanzialmente invariati, attorno alle 9. unità. Per quanto riguarda i trasporti aerei, l aeroporto Giuseppe Verdi di Parma ha chiuso il 7 con un bilancio moderata-

55 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 mente positivo. Il leggero calo degli aeromobili arrivati e partiti, da attribuire interamente ai charter e agli aerotaxi e aviazione generale, è stato corroborato dall aumento del, per cento dei passeggeri movimentati. In questo ambito, le flessioni del 8,6 per cento dei charter e del 7,8 per cento di aerotaxi e aviazione generale, sono state più che compensate dal miglioramento evidenziato dai voli di linea, il cui movimento passeggeri è passato da 8. a.8 unità, arrivando a rappresentare l 89, per cento del totale rispetto all 8,8 per cento del 6 e 6, per cento del. Le merci trasportate si sono azzerate, rispetto alle tonnellate registrate nel 6. Il servizio merci è sospeso dal mese di giugno 6. Il credito è stato caratterizzato a fine settembre 7 da un moderato rallentamento del trend degli impieghi concessi alla clientela residente. L aumento tendenziale si è attestato al 9, per cento, un po al di sotto della crescita media del 9,6 per cento riscontrata nei dodici mesi precedenti. La frenata degli impieghi è stata determinata dal gruppo più importante, vale a dire le imprese private, che hanno rappresentato quasi il 6 per cento del totale degli impieghi. A fine settembre 7 hanno evidenziato un incremento tendenziale del 9, per cento, in rallentamento rispetto all evoluzione dei tre trimestri precedenti, caratterizzata da incrementi compresi tra il e per cento. Il gruppo delle famiglie è apparso anch esso in rallentamento. Le sole famiglie consumatrici hanno accresciuto gli impieghi dell, per cento, a fronte del trend del, per cento. Un analogo andamento ha riguardato il gruppo delle famiglie produttrici, la cui crescita tendenziale del,7 per cento, si è confrontata con un trend attestato al, per cento. La decelerazione dei finanziamenti alle famiglie consumatrici trae origine dal raffreddamento della domanda di mutui destinati all acquisto dell abitazione e di beni durevoli di consumo. Nell ambito dei finanziamenti a medio e lungo termine, quelli destinati agli investimenti in macchine, attrezzature, mezzi di trasporto e prodotti vari, rilevati a fine settembre 7, sono apparsi in leggero aumento rispetto all analogo periodo del 6 (+, per cento), uguagliando il trend dei dodici mesi precedenti. Se osserviamo il fenomeno in termini di somme erogate, registriamo invece un andamento meglio intonato, che sottintende una accresciuta propensione ad investire. In provincia di Parma nei primi nove mesi del 7 sono stati erogati finanziamenti per quasi 8 milioni di euro, contro i quasi 8 milioni e mezzo dell analogo periodo dell anno precedente, per una variazione percentuale del, per cento, largamente superiore a quella riscontrata in Emilia-Romagna (+, per cento). Il rapporto sofferenze/impieghi si è attestato a fine settembre 7 al,79 per cento, rispetto al,8 per cento dell Emilia-Romagna e, per cento nazionale. La minore qualità del credito parmense rispetto ad altre realtà non è che lo strascico della grave crisi finanziaria del gruppo Parmalat. Rispetto alla consistenza di fine settembre 6 c è stata una leggera riduzione delle sofferenze parmensi, pari allo, per cento, in contro tendenza con quanto avvenuto in Emilia-Romagna (+, per cento) e Italia (+,9 per cento). I depositi sono cresciuti più dell inflazione. A fine settembre 7 le somme depositate dai clienti residenti in provincia di Parma sono ammontate a circa 7 miliardi e milioni di euro, con una crescita dell, per cento rispetto all analogo periodo del 6 (+,8 per cento in Emilia-Romagna; +, per cento in Italia), a fronte di un inflazione mediamente attestata in provincia all,8 per cento e di un tasso passivo sui conti correnti a vista che non è arrivato al per cento. Nei confronti del trend dei dodici mesi precedenti c è stato un miglioramento superiore ai sei punti percentuali. Il maggiore sostegno alla crescita dei depositi bancari è venuto dal gruppo delle società e quasi società non finanziarie. A fine settembre 7 i relativi depositi hanno sfiorato i miliardi e 6 milioni di euro, superando del,7 per cento l importo dell analogo periodo del 6, migliorando di oltre punti percentuali il trend dei dodici mesi precedenti. è continuato lo sviluppo della rete degli sportelli bancari. A fine settembre 7 ne sono stati registrati in provincia di Parma 8 rispetto ai di fine settembre 6. A fine marzo 99 se ne contavano. In Emilia-Romagna nell arco di un anno si è passati da.6 a.7. La diffusione sulla popolazione parmense a inizio 7 è di 8, sportelli ogni. abitanti rispetto alla media regionale di 8,8 e nazionale di,. Nel Registro delle imprese figurava a fine dicembre 7 una consistenza di. imprese attive rispetto alle. di fine dicembre 6, per un aumento tendenziale dell, per cento, superiore sia alla crescita dell Emilia-Romagna (+, per cento) che nazionale (+, per cento). In ambito regionale, solo la provincia di Rimini ha registrato un incremento dello stesso tenore. Nelle rimanenti province, si è passati dal calo dello, per cento di Ferrara all aumento dello,7 per cento di Piacenza. In termini di saldo fra imprese iscritte e cessate, le prime hanno prevalso sulle seconde per 8 unità, in ridimensionamento rispetto all attivo di imprese del 6. Se non consideriamo le cancellazioni d ufficio previste dal legislatore al fine di rendere più aderente alla realtà il Registro delle imprese (D.p.r. 7 del luglio e successiva circolare nº 8/C del Ministero delle Attività produttive), l attivo sale a imprese, le stesse conteggiate nel 6. L indice di sviluppo, ottenuto dal rapporto fra il saldo delle imprese iscritte e cessate, senza le cancellazioni d ufficio, e la consistenza di fine dicembre, si è attestato a +,99 per cento, praticamente negli stessi termini del 6 (+, per cento). In regione e in Italia sono stati registrati rapporti più contenuti pari rispettivamente a +,6 e +,8 per cento. In Emilia-Romagna solo la provincia di Piacenza ha evidenziato un indice superiore pari a +,6 per cento. L artigianato manifatturiero ha chiuso il 7, delineando uno scenario privo di spunti significativi. La produzione è aumentata di appena lo,8 per cento, in rallentamento rispetto alla crescita del, per cento riscontrata nel 6. In Emilia-Romagna è stato rilevato un incremento più contenuto, pari allo, per cento, mentre in Italia c è stata una diminuzione dello, per cento. Note di eguale tenore per il fatturato, che è cresciuto dello, per cento, leggermente al di sotto

56 6 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 dell aumento complessivo dei prezzi praticati alla clientela. Al basso tono dell andamento produttivo e commerciale non è stata estranea la domanda, che ha evidenziato una crescita su base annua dello,6 per cento, in frenata rispetto all incremento dell,9 per cento riscontrato nel 6. Le esportazioni sono andate un po meglio (+,6 per cento), ma anche in questo caso è emerso un rallentamento rispetto a quanto registrato nel 6 (+,6 per cento). L appannamento dello scenario economico non ha tuttavia influito negativamente sul ricorso agli ammortizzatori sociali. Secondo i dati diffusi dall Ente Bilaterale Eber, le ore di Cassa integrazione dovute ad accordi di sospensione e riduzione delle attività, nella prima metà del 7 sono ammontate a poco più di. contro le 7.77 dell analogo periodo del 6 e 8.8 della prima metà del. Per quanto concerne gli incentivi erogati da Eber (sono per lo più destinati all acquisto di macchine utensili) hanno riguardato un autentica èlite di imprese, appena venti, per un totale di.6 euro. Nella prima metà del 7 ne erano state aiutate per complessivi 6.9 euro. Per quanto riguarda la cooperazione, i dati forniti dalla Lega delle cooperative di Parma hanno consentito di analizzare, seppure parzialmente, l evoluzione nel breve periodo del mondo cooperativo in provincia. Il numero delle cooperative è aumentato del, per cento, quello dei soci del,8 per cento e quello degli occupati del 6, per cento. Sono apparse in forte aumento le cooperative attive nei settori cultura e turismo (+, per cento), produzione, lavoro e servizi (+,6 per cento) e servizi sociali e solidarietà (+, per cento). Sono risultate in diminuzione quelle che operano nel settore agricolo (-, per cento), mentre sono apparse stazionarie quelle dedite alle restanti attività. In termini di soci, il settore che ha registrato la miglior performance è risultato nuovamente quello delle attività culturali e turistiche (+9,8 per cento), seguito da distribuzione e consumatori (+, per cento) e abitazione (+, per cento). Per quanto concerne l occupazione, il settore culturale e turistico ha registrato un sensibile incremento, davanti ad abitazione e servizi sociali e solidarietà. Per quel che riguarda l andamento economico, l ultimo anno al quale è possibile fare riferimento è il 6. Facendo riferimento ai dati forniti da Lega Coop Parma (che fanno riferimento alle cooperative iscritte alla Legacoop con sede in provincia), è possibile estendere l analisi alle più importanti grandezze economico-finanziarie desumibili dai bilanci. Il valore della produzione è cresciuto del, per cento, a fronte di un aumento degli occupati pari all 8, per cento e dei soci del, per cento. Il risultato netto, pur continuando ad essere positivo anche per il 6, ha segnato una diminuzione di oltre il, per cento rispetto al. La struttura patrimoniale delle cooperative è apparsa in rafforzamento. In particolare, è risultata in crescita la dotazione di capitale proprio (+,8 per cento) e patrimonio netto (+, per cento). è apparso in aumento anche il capitale di terzi (+, per cento), ma questa evoluzione non ha modificato significativamente il rapporto di indebitamento del sistema. Anche il costo del lavoro è risultato in incremento (+, per cento), ma in misura minore degli addetti, consentendo una riduzione del costo medio del lavoro per occupato (-,9 per cento). In termini di investimenti, nelle imprese parmensi, per un totale di quasi. addetti, è stata registrata una situazione un po meno intonata rispetto al 6. Secondo la tradizionale indagine di Confindustria Emilia-Romagna, la percentuale di imprese che ha manifestato l intenzione di non investire nel 7 è salita al,9 per cento del campione, a fronte della quota del,9 per cento rilevata nell anno precedente. In Emilia-Romagna è stato registrato un andamento di segno opposto: dall,6 per cento del 6 si è scesi al 9, per cento del 7. Al di là del lieve peggioramento, la propensione ad investire delle imprese industriali della provincia di Parma è apparsa tuttavia più elevata rispetto alla situazione del biennio -, quando la quota di imprese non investitrici era attestata rispettivamente al 9,9 e 6, per cento. La minore propensione ad investire, almeno nelle intenzioni, potrebbe essere conseguenza di aspettative congiunturali meno ottimistiche. A tale proposito, giova sottolineare che l indagine Excelsior, che valuta i bisogni occupazionali delle imprese, ha registrato un clima decisamente più freddo. Dall aumento dello,6 per cento rilevato nel 6 nell industria e costruzioni, per un totale di dipendenti, si è passati al modesto +, per cento del 7, equivalente a un saldo positivo di appena dipendenti. Se guardiamo alle varie tipologie, troviamo nuovamente al primo posto, con una percentuale del 8,8 per cento di imprese, gli investimenti in ICT, ovvero l Information and Communication Technology, vale a dire l insieme integrato di tecnologie informatiche e di comunicazione attraverso le quali, oltre alla codifica dei dati e loro elaborazione, è possibile gestire informazioni e processi, consentendo una circolazione delle informazioni e delle conoscenze che permetta di raggiungere, attraverso una gestione ottimale delle risorse, risultati maggiormente efficaci ed efficienti. Grazie a queste tecnologie, è stato possibile, ad esempio, automatizzare magazzino, ordini, acquisti e fatturazione, ottimizzando i costi e semplificando le procedure. Nel 6 si aveva una percentuale più ridotta, pari al, per cento. Al secondo posto si collocano gli investimenti destinati alle linee di produzione, con una percentuale del, per cento d imprese, anche in questo caso superiore alla quota del 6, attestata al,7 per cento. La modernizzazione degli impianti continua a ritmi ancora sostenuti, sottintendendo il desiderio di disporre di macchinari sempre più efficienti, in grado di accrescere la produttività e abbattere il costo del lavoro per unità di prodotto. Al terzo posto troviamo la formazione, con una percentuale del,8 per cento, anch essa in crescita rispetto alle intenzioni espresse nel 6 (,6 per cento). Sotto questo particolare aspetto degli investimenti giova richiamare i risultati emersi dall indagine Excelsior sui bisogni occupazionali. Nel 6 il 9, per cento delle imprese industriali parmensi, rispetto al 8, per cento dell Emilia-Romagna, ha effettuato corsi di formazione del personale, sia internamente che esternamente, con una punta del,9 per cento relativamente al settore della Fabbricazione di macchinari industriali ed elettrodomestici. In termini di dimensione, sono state nuovamente le imprese più grandi, con dipendenti e oltre, a manifestare la maggiore propensione a formare il personale (6,9 per cento). Con il ridursi della dimensione, la percentuale tende a decrescere, fino ad arrivare al,7 per cento della classe da a 9 dipendenti.

57 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 7

58 8 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 Si tratta di un andamento abbastanza comprensibile, in quanto la formazione, specie quella effettuata esternamente, comporta oneri che le piccole imprese, meno capitalizzate, non sono in grado di sostenere. Quasi il 6 per cento del personale in essere a fine 6, in misura minore rispetto a quanto registrato in regione (,9 per cento), ha effettuato corsi di formazione e anche in questo caso è stato il settore della Fabbricazione di macchinari industriali ed elettrodomestici a fare registrare la percentuale più elevata (, per cento), coerentemente con quanto osservato in termini di numerosità delle imprese. Un analogo andamento ha riguardato la dimensione d impresa che ha visto primeggiare, con una incidenza del 8, per cento, la fascia da dipendenti e oltre. Oltre a ICT, linee di produzione e formazione, le imprese parmensi hanno privilegiato gli investimenti destinati alla ricerca e sviluppo (9,7 per cento), in misura sostanzialmente simile a quanto rilevato nel 6 (, per cento). Oltre la soglia del per cento, troviamo anche gli investimenti destinati alla tutela ambientale (,6 per cento), in sensibile crescita rispetto a quanto previsto per il 6 (, per cento). In tempi afflitti da problemi climatici, siamo alla presenza di un segnale confortante. La forbice con la corrispondente quota regionale si è ridotta ad appena,6 punti percentuali, rispetto ai circa dodici punti percentuali del 6. Tutte le altre tipologie d investimento hanno registrato percentuali inferiori al per cento, in un arco compreso tra il 8, per cento dei mezzi di trasporto e il, per cento degli investimenti commerciali all estero (8,6 per cento in Emilia-Romagna). La propensione all internazionalizzazione è apparsa in ripresa, soprattutto per quanto concerne gli investimenti produttivi, la cui percentuale è salita al,9 per cento rispetto alla quota del, per cento del 6. In questo modo si dovrebbero meglio affrontare le sfide imposte dalla globalizzazione, intendendo con questo termine, un po abusato, la crescita accelerata di attività economiche sovranazionali, rappresentata dall intensificarsi degli scambi, tra paesi, di beni e servizi, oltre a capitali, personale e investimenti diretti. E da sottolineare che la provincia di Parma, secondo i dati dell Ufficio italiano cambi, ha evidenziato la più elevata incidenza degli Ide sul valore aggiunto tra le province dell Emilia-Romagna (, per cento). La Cassa integrazione guadagni è apparsa in forte calo, riflettendo la fase di crescita congiunturale del maggiore utilizzatore, vale a dire l industria in senso stretto. Secondo i dati Inps, c è stata una diminuzione complessiva del 6, per cento, in linea con quanto avvenuto in Emilia-Romagna (-, per cento) e Italia (-, per cento). Le ore autorizzate per interventi ordinari (Tavola ), la cui matrice è squisitamente anticongiunturale, sono risultate. vale a dire il, per cento in meno rispetto al 6. Questo andamento è risultato in sintonia con quanto riscontrato in Emilia- Romagna (-, per cento) e Italia (-8, per cento) ed è stato determinato soprattutto dalla flessione delle ore autorizzate agli operai (-, per cento), a fronte della moderata diminuzione degli impiegati (-, per cento). In ambito settoriale, come si può evincere dalla tavola, è da sottolineare il decremento delle industrie metalmeccaniche, la cui incidenza sul monte ore è scesa dal 7,7 al 6,6 per cento. L industria alimentare, che occupa circa un terzo degli addetti dell industria manifatturiera parmense, ha visto salire le ore autorizzate da. a quasi 7., confermandosi su livelli decisamente modesti, se rapportati alla numerosità degli addetti. Il sistema moda è tornato a crescere rispetto al modesto quantitativo del 6, ma in termini assoluti relativamente contenuti. Note positive per il settore della trasformazione dei minerali non metalliferi, che in provincia di Parma è per lo più rappresentato dalle industrie vetrarie, le cui ore autorizzate si sono ridotte del 6,7 per cento. Per meglio inquadrare il fenomeno nel suo reale impatto, le ore di cig ordinaria destinate all industria in senso stretto sono state rapportate ai relativi dipendenti, desunti dalle indagini sulle forze di lavoro, ricavando un indicatore che possiamo definire di malessere congiunturale. In ambito nazionale, la provincia di Parma ha nuovamente registrato il secondo migliore indice pro capite (,66), preceduta dalla provincia di Imperia (,9). In ambito regionale, Parma si è conseguentemente collocata al primo posto, davanti a Piacenza (,8), Reggio Emilia (,7) e Ravenna (,7). Il valore pro capite relativamente più elevato, pari a,8 ore autorizzate per dipendente dell industria in senso stretto, è appartenuto alla provincia di Forlì-Cesena. La Cassa integrazione guadagni straordinaria viene concessa per fronteggiare gli stati di crisi aziendale, locale e settoriale oppure per provvedere a ristrutturazioni, riconversioni e riorganizzazioni. Le ore autorizzate sono scese dalle 8.8 del 6 alle 6.9 del 7, in linea con i cali del,9 e 8, per cento registrati rispettivamente in Emilia-Romagna e Italia. Sia le ore autorizzate agli operai, che agli impiegati, sono apparse in diminuzione rispettivamente del,6 e 9,6 per cento. Il ridimensionamento degli interventi di natura strutturale è da ascrivere all azzeramento del settore metalmeccanico e al quasi dimezzamento del commercio, che in pratica comprende gli addetti delle mense presso gli stabilimenti industriali. Sono invece apparse in ripresa le ore autorizzate alle industrie della trasformazione dei minerali non metalliferi, ma su livelli oggettivamente contenuti rappresentati da appena. ore. Se si rapportano le ore autorizzate ai dipendenti dell industria in senso stretto, il fenomeno si comprime ulteriormente. In ambito nazionale la provincia di Parma ha occupato la quarta posizione su centotre province, risalendo dalla ottava del 6, con un rapporto pro capite di appena,68 ore, a fronte della media nazionale di,8 e regionale di,. In Emilia-Romagna la provincia di Parma è risultata prima, precedendo Reggio Emilia (,), Modena (,8) e Ravenna (,8). La gestione speciale edilizia viene di norma concessa quando il maltempo impedisce l attività dei cantieri. Ogni variazione deve essere conseguentemente interpretata, tenendo conto di questa situazione. Eventuali aumenti possono corrispondere a condizioni atmosferiche avverse, ma anche sottintendere la crescita dei cantieri in opera. Le diminuzioni si prestano naturalmente ad una lettura di segno opposto. Ciò premesso, nel 7 sono state registrate.79 ore autorizzate, con una flessione del,7 per cento rispetto al 6, in linea con i decrementi del, e, per cento riscontrati rispettivamente in Emilia-Romagna e Italia. Se rapportiamo le ore autorizzate ai dipendenti dell industria edile la provincia di Parma si trova a ridosso delle prime posizioni della graduatoria nazionale, esattamente trentanovesima su centotre province, preceduta, limitatamente all Emilia-Romagna, da Reggio Emilia, Ferrara e Forlì-Cesena. Nel 7 i protesti cambiari levati in provincia di Parma sono apparsi nel loro complesso in sensibile aumento. Alla crescita

59 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 9 del, per cento della consistenza degli effetti protestati, si è associato un analogo andamento delle somme protestate salite dai circa 6 milioni e mila euro del 6 ai quasi 9 milioni del 7, per una variazione percentuale del 7, per cento. L aumento delle somme protestate è da attribuire essenzialmente agli assegni, i cui importi protestati sono cresciuti del, per cento, a fronte delle diminuzioni rilevate per le cambiali-pagherò/tratte accettate (-8,6 per cento) e le tratte non accettate (-9, per cento). Il rapporto fra le somme protestate e il numero dei relativi effetti è andato oltre i. euro, superando del, per cento l importo del 6. In sintesi il 7 ha messo in luce una situazione debitoria in crescita e il fatto che sia derivata da assegni non onorati, sottintende uno stato di insolvenza che potrebbe preludere a procedure concorsuali. Se confrontiamo il 7 con la media del quinquennio precedente emerge tuttavia un incremento piuttosto modesto, pari al, per cento, che rende meno drammatico il quadro degli insoluti. Per quanto riguarda i fallimenti decretati, è emersa una netta diminuzione rispetto al 6, anche alla luce dei recenti provvedimenti legislativi che hanno facilitato il ricorso al concordato preventivo, impedendo in taluni casi la dichiarazione di fallimento. Secondo i dati raccolti dalla Cancelleria del Tribunale si è passati dai del 6 ai del 7, per una variazione negativa del 9, per cento. L incompletezza del quadro regionale non consente di effettuare un pieno confronto, tuttavia nelle cinque province dell Emilia-Romagna che sono state in grado di comunicare i dati relativi ai fallimenti dichiarati, è emersa una situazione analoga a quella della provincia parmense. Dai del 6 si è scesi ai del 7, per una variazione pari al, per cento. Fig. Protesti cambiari Provincia di Parma Per quanto concerne il sistema dei prezzi, nel 7 l indice generale dei prezzi al consumo per famiglie di operai e impiegati, al netto dei tabacchi, rilevato nella città di Parma è aumentato mediamente dell,8 per cento, in rallentamento rispetto alla crescita del, per cento riscontrata nel 6. Un analogo andamento ha riguardato l Italia, dove si è scesi dal, all,7 per cento. L andamento mensile dell inflazione è risultato nella città di Parma in sostanziale rallentamento fino a settembre, quando è stato registrato l aumento tendenziale minimo del 7 (+, per cento). Dal successivo mese di ottobre, la crescita dei prezzi ha ripreso vigore, fino a toccare in dicembre la punta massima del,8 per cento. Il 7 si è quindi chiuso con una fiammata dei prezzi, ricalcando nella sostanza, ma in termini più ampi, quanto avvenuto nel Paese. In Emilia-Romagna solo la provincia di Piacenza ha registrato un aumento medio dell inflazione superiore a quello parmense, pari al, per cento. Nelle altre province gli incrementi sono stati compresi tra lo,8 per cento di Reggio Emilia e il +,8 per cento di Bologna, Forlì-Cesena e, appunto, Parma. Sulla base di questi andamenti non si può tuttavia affermare che Parma sia risultata tra le città più care dell Emilia-Romagna, in quanto gli indici non consentono in alcun modo di valutare il livello generale dei prezzi da città a città. Se analizziamo l andamento annuale dell inflazione parmense per capitolo di spesa, possiamo vedere che l incremento più elevato ha nuovamente riguardato generi voluttuari quali bevande alcoliche e tabacchi (+,8 per cento), seguiti da abitazione, acqua, energia e combustibili (+, per cento). Oltre la crescita media dell,8 per cento si sono inoltre collocati istruzione (+, per cento), prodotti alimentari e bevande analcooliche (+, per cento), trasporti (+,8 per cento), abbigliamento e calzature (+, per cento), altri beni e servizi (+, per cento) e abitazioni, acqua, elettricità e combustibili (+, per cento).

60 6 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 Sotto l incremento medio generale dell,8 per cento troviamo alberghi, ristoranti e pubblici esercizi (+,7 per cento), ricreazione, spettacoli, cultura (+,7 per cento) e mobili, articoli e servizi per la casa (+, per cento). Non sono mancate le diminuzioni, come nel caso dei servizi sanitari e spese per la salute (-, per cento) e delle comunicazioni (-9, per cento). Quest ultimo Fig. - Indice generale dei prezzi al consumo per tamiglie di operai e impiegati. Variazioni percentuali sullo stesso mese dell anno precedente. Periodo gennaio - dicembre 7 settore ha riflesso le politiche di sconti attuate sugli apparecchi di telefonia mobile. Il rallentamento dell inflazione media annua è avvenuto in un contesto di moderata crescita dei prezzi internazionali in euro delle materie prime. Secondo le rilevazioni di Confindustria, nel 7 il relativo indice generale è mediamente aumentato del,8 per cento rispetto al 6, che a sua volta era apparso in crescita del 7,8 per cento nei confronti dell anno precedente. La frenata dei prezzi delle materie prime ha riflesso il moderato aumento di una voce strategica, quale quella dei combustibili, pari all,8 per cento, a fronte dell incremento prossimo al 8 per cento registrato nel 6. Il solo petrolio greggio è mediamente cresciuto dell, per cento, in forte rallentamento rispetto all incremento del 7,9 per cento riscontrato nel 6. I metalli, dopo le forti tensioni registrate nel 6 (+, per cento), hanno rallentato la propria corsa, proponendo una crescita media annua dell 8,8 per cento. Le quotazioni di zinco e rame sono risultate in diminuzione, mentre l alluminio ha registrato un incremento piuttosto contenuto (+, per cento). Sono invece proseguite le tensioni su stagno, piombo e nickel. Nell ambito delle materie prime alimentari è stata rilevata una ripresa, anche se limitata, che ha tratto origine dall impennata dalle quotazioni dei cereali, a fronte delle diminuzioni registrate nelle bevande e nelle carni. Al di là del rallentamento dei prezzi medi annui, è da sottolineare che le quotazioni delle materie prime hanno ripreso vigore da settembre, anticipando di fatto la ripresa dell inflazione interna. Il petrolio greggio che era apparso in diminuzione fino ad agosto, dal mese successivo è tornato a crescere significativamente (+, per cento), fino ad arrivare agli incrementi superiori al per cento del bimestre novembre-dicembre. L indice generale delle materie prime espresso in dollari è aumentato mediamente del,6 per cento rispetto al 6, in misura più ampia rispetto all incremento relativo ai prezzi in euro. La moneta europea è quindi apparsa più impermeabile in fatto di entità della crescita rispetto agli aumenti percentuali accusati dalla valuta statunitense, confermando la situazione emersa nel 6. Questo andamento deriva dal rafforzamento dell euro nei confronti della moneta statunitense, fattore questo che ha permesso di importare meno inflazione, visto che il petrolio viene di norma pagato in dollari. Un altro fattore della frenata dell inflazione è stato rappresentato dal rallentamento dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali. Secondo le rilevazioni nazionali dell Istat, dall aumento medio del,6 per cento del 6 si è arrivati al +, per cento del 7. Anche in questo caso, è da sottolineare che gli ultimi mesi dell anno sono stati caratterizzati da una tendenza espansiva. Dall aumento tendenziale di gennaio del, per cento, si è scesi al +, per cento di luglio. Da agosto in poi i prezzi industriali hanno cominciato ad accelerare, arrivando a superare, negli ultimi due mesi, la soglia del, per cento.

61 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 6. Registro delle imprese L evoluzione generale Nel Registro delle imprese figurava a fine dicembre 7 una consistenza di. imprese attive rispetto alle. di fine dicembre 6, per un aumento tendenziale dell, per cento, superiore sia alla crescita dell Emilia-Romagna (+, per cento) che nazionale (+, per cento). In ambito regionale, solo la provincia di Rimini ha registrato un incremento dello stesso tenore. Nelle rimanenti province, si è passati dal calo dello, per cento di Ferrara all aumento dello,7 per cento di Piacenza. Se rapportiamo il numero di imprese attive alla popolazione residente a inizio 7, la provincia di Parma si è collocata in una zona mediana, con un rapporto di, imprese ogni. abitanti, in miglioramento rispetto alla situazione del 6. Davanti a Parma si sono collocate quattro province, in un arco compreso tra il, per mille di Piacenza e il, per mille di Rimini. La relativa minore diffusione imprenditoriale dell Emilia-Romagna è stata riscontrata a Bologna, con 9, imprese ogni. abitanti. L incidenza imprenditoriale di Parma va tuttavia rapportata ad una regione, quale l Emilia-Romagna, che vanta un indice di diffusione tra i più elevati del Paese, pari a 98,66 imprese ogni. abitanti. In ambito nazionale la provincia di Parma viene a trovarsi nelle posizioni di testa, esattamente ventiquattresima, senza tenere conto delle province sarde, a causa della indisponi-

62 6 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 bilità dei dati delle imprese delle quattro nuove province di Olbia-Tempio, Ogliastra, Medio Campidano e Carbonia-Iglesias. In termini di saldo fra imprese iscritte e cessate, le prime hanno prevalso sulle seconde per 8 unità, in ridimensionamento rispetto all attivo di imprese del 6. Se non consideriamo le cancellazioni d ufficio previste dal legislatore al fine di rendere più aderente alla realtà il Registro delle imprese (D.p.r. 7 del luglio e successiva circolare nº 8/C del Ministero delle Attività produttive), l attivo sale a imprese, le stesse conteggiate nel 6. L indice di sviluppo, ottenuto dal rapporto fra il saldo delle imprese iscritte e cessate, senza le cancellazioni d ufficio, e la consistenza di fine dicembre, si è attestato, come si può evincere dalla tabella, a +,99 per cento, praticamente negli stessi termini del 6 (+, per cento). In regione e in Italia sono stati registrati rapporti più contenuti pari rispettivamente a +,6 e +,8 per cento. In Emilia-Romagna solo la provincia di Piacenza ha evidenziato un indici superiore pari a +,6 per cento. Se guardiamo all andamento dei rami di attività, possiamo evincere che la crescita percentuale più elevata ha riguardato l agricoltura, caccia e silvicoltura (+,6 per cento), a fronte degli aumenti dell, e,6 per cento rilevati rispettivamente nell industria e nei servizi. Questo andamento è apparso in contro tendenza con quanto avvenuto in Emilia-Romagna, in quanto il ramo primario ha ridotto la propria consistenza dello,7 per cento, a fronte della crescita sia dell industria (+, per cento) che del terziario (+, per cento). Gli accorpamenti in atto, che riducono il numero d aziende senza che vi sia una proporzionale riduzione della superficie coltivata, sono spesso conseguenza dell abbandono degli imprenditori che si sono ritirati per limiti d età. A tale proposito, è da sottolineare che le imprese guidate dai coltivatori diretti sono comunque scese dalle.79 di fine 6 alle. di fine 7, per una variazione negativa dell, per cento, in linea con quanto avvenuto in Emilia-Romagna (-,8 per cento). A fine 997 se ne contavano 6., a fine erano.6. L aumento del ramo secondario è stato sostanzialmente determinato dal settore delle costruzioni e installazioni impianti, la cui consistenza è cresciuta del, per cento rispetto alla situazione in essere a fine 6, consolidando la tendenza espansiva in atto da diversi anni. A fine 7 è arrivato a rappresentare quasi il 7 per cento delle attività industriali e il 9,6 per cento del Registro imprese. A fine le rispettive percentuali erano attestate al 9, e, per cento. Questo andamento è in gran parte dovuto alla politica di talune imprese che invogliano i dipendenti, specie stranieri, a trasformarsi in autonomi, in quanto considerano questi rapporti più convenienti. E inoltre da sottolineare che l afflusso di nuove imprese edili, per lo più ditte individuali senza addetti, non ha avuto riflessi proporzionati sulla consistenza della relativa sezione speciale dei piccoli imprenditori, la cui incidenza sul totale delle imprese registrate è apparsa piuttosto limitata, in rapporto alla media generale del Registro imprese:,8 per cento contro 8, per cento. Le imprese manifatturiere attive sono risultate 6.9, esattamente le stesse del 6. La stabilità del settore è maturata in un contesto regionale nuovamente negativo (-,8 per cento). La tenuta del settore manifatturiero costituisce un fiore all occhiello per il tessuto produttivo parmense. Tra il e il 7 la provincia di Parma è riuscita a crescere dell, per cento, a fronte della diminuzione regionale prossima al per cento. La stabilità del settore manifatturiero è stata determinata essenzialmente dalla buona intonazione delle industrie metalmeccaniche, soprattutto quelle impegnate nella produzione di mezzi di trasporto, che hanno colmato i vuoti emersi in altri settori, industrie della moda in primis. Questo settore continua a perdere imprese ed è probabilmente quello che ha sofferto, e soffre, maggiormente la concorrenza internazionale. Dalle 6 imprese attive del si è progressivamente scesi alle 66 del 7. Come accennato, il ramo terziario è cresciuto tendenzialmente dello,6 per cento, in misura maggiore rispetto a quanto avvenuto in regione (+, per cento). Tra i vari settori è da rimarcare il nuovo consistente aumento delle Attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca e altre attività professionali ed imprenditoriali (+, per cento), la cui consistenza è arrivata a sfiorare il per cento del Registro imprese, rispetto alle percentuali dell,6 e 8,8 per cento rilevate rispettivamente nel 6 e. Più segnatamente, è stato il gruppo più numeroso delle attività immobiliari a crescere più velocemente (+, per cento), assieme a quello delle attività professionali e imprenditoriali, escluso informatica e ricerca e sviluppo (+,8 per cento). Questi ultimi due comparti, che possono essere annoverati nella cosiddetta new economy, sono complessivamente cresciuti dell,9 per cento. Nell arco di circa un decennio la relativa consistenza è passata da 7 a 697 imprese attive. Nei rimanenti settori del terziario sono stati registrati incrementi negli alberghi e pubblici esercizi, nell intermediazione monetaria e finanziaria e nei servizi, comunque marginali come consistenza, dell istruzione e della sanità e altri servizi sociali. Non sono mancati i cali, come nel caso dei trasporti e del commercio. Il primo comparto ha ridotto la propria consistenza del, per cento, consolidando la tendenza negativa in atto. A fine 997 incideva per il,8 per cento del Registro imprese. A fine 7 la percentuale si riduce al, per cento. Le attività commerciali hanno mostrato una maggiore tenuta (-, per cento), ma anche per esse è proseguita la tendenza al ridimensionamento della consistenza. A fine 997 si articolavano su imprese attive. Nel si riducono a 9.78, per scendere nel 7 a L evoluzione per forma giuridica è continuato l incremento delle forme societarie di capitale, cresciute del, per cento rispetto a dicembre 6. Per le società di persone è stato invece registrato un leggero decremento pari allo, per cento. Nelle altre forme societarie (è compresa la cooperazione), che costituiscono una piccola parte del Registro delle imprese, c è stato invece un aumento del, per cento. Le ditte individuali, che costituiscono il gruppo più consistente del Registro imprese, hanno consolidato l inversione della tendenza negativa emersa nel, in virtù di una crescita tendenziale dello,6 per cento, da attribuire in parte alla vivacità manifestata dalle imprese edili (+, per cento). Senza l apporto di questo settore, il tasso di crescita delle imprese individuali sarebbe sceso allo, per cento. Il peso delle società di capitale sul totale delle imprese attive del Registro imprese è salito al 7, per cento. A fine 997 era

63 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 6 attestato all, per cento. La crescita delle società di capitale è avvenuta in sintonia con quanto emerso in Emilia-Romagna e costituisce uno dei fenomeni più evidenti del Registro imprese, che sottintende la presenza di imprese più solide economicamente, in grado, almeno teoricamente, di meglio affrontare le sfide imposte dalla globalizzazione dei mercati. Lo status delle imprese Un altro aspetto del Registro delle imprese è rappresentato dallo status delle imprese registrate. Quelle attive ne costituiscono naturalmente la maggioranza, seguite da quelle inattive, liquidate, in fallimento e sospese, che rimangono formalmente iscritte nel Registro delle imprese. Il dato più saliente dell andamento delle imprese per status è stato rappresentato dalla flessione del 6, per cento di quelle inattive. Gli effetti delle cancellazioni d ufficio contemplate dal D.p.r. 7 del luglio e successiva circolare n 8/C del Ministero delle Attività Produttive, cominciano a farsi sentire. Con questo strumento le Camere di commercio sono state messe in grado di potere cancellare d ufficio le imprese non più operative e, tuttavia, ancora figurativamente iscritte al Registro. La Camera di commercio di Parma non ha mancato di sfruttare questa opportunità, provvedendo nel 7 alla cancellazione d ufficio di imprese, rispetto alle del 6. Le cariche Per quanto concerne le cariche presenti nel Registro delle imprese, a fine dicembre 7 ne sono state conteggiate 9.97, vale a dire lo,8 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 6. In Emilia-Romagna c è stato un incremento più contenuto (+, per cento), mentre in Italia è emersa una leggera diminuzione (-, per cento). In ambito regionale, solo la provincia di Forlì-Cesena è riuscita ad eguagliare il tasso di crescita di Parma. Per quanto concerne la tipologia delle cariche, l aumento percentuale più consistente è stato rilevato nuovamente tra i soci (+, per cento), seguiti da amministratori (+, per cento) e titolari (+,6 per cento). Il gruppo delle altre cariche, che riassume tutte le cariche diverse da titolare, socio e amministratore, è apparso in lieve diminuzione (-, per cento). Il gruppo degli amministratori si è confermato il più numeroso, con un incidenza del, per cento sul totale delle cariche. A fine si aveva una percentuale del 7,9 per cento. A fare da traino a questa tipologia ha provveduto il costante aumento delle società di capitale. Dal lato del sesso, sono nettamente prevalenti le cariche ricoperte dai maschi, pari a poco più di 7. rispetto alle. occupate dalle femmine. La percentuale di maschi sul totale delle cariche si è attestata al 76, per cento, rispecchiando nella sostanza la situazione degli anni precedenti. Se andiamo più indietro nel tempo, risalendo al dicembre 997, troviamo una percentuale leggermente più contenuta, pari al 7,9 per cento. Se è vero che le donne occupano sempre più posizioni nel mercato del lavoro, accrescendo il proprio peso sull occupazione, non altrettanto avviene nel Registro delle imprese, dove emerge una situazione più equilibrata. Per quanto concerne l età delle persone che ricoprono cariche, la classe più numerosa è quella intermedia da a 9 anni, seguita dagli over 9. I giovani sotto i trent anni hanno ricoperto in provincia di Parma. cariche, in calo rispetto alle.7 di fine 6 e 6. di fine. Sono equivalse al,9 per cento del totale (era il, per cento a fine 6) rispetto alla media regionale dello stesso tenore e nazionale del,9 per cento. Nell ambito dell Emilia-Romagna, le province imprenditorialmente più giovani sono risultate Reggio Emilia (,6 per cento) e Rimini (, per cento). Quelle con meno cariche rivestite da giovani sono state Ravenna e Bologna, entrambe con una incidenza del, per cento). Il graduale invecchiamento delle persone iscritte a vario titolo nel Registro imprese non fa che seguire il generale fenomeno dell invecchiamento della popolazione e l Emilia-Romagna, e con essa Parma, non può che scontare il sempre maggiore peso della popolazione anziana rispetto a quella giovanile. In provincia, l indice di vecchiaia di inizio 7 si è attestato a 89,, vale a dire che ogni cento bambini da a anni, vi sono 89 persone da 6 anni e oltre. In Emilia-Romagna si ha un rapporto di 8,6, in Italia di,7. Nelle regioni del Sud gli imprenditori con meno di anni pesano maggiormente sul totale delle cariche, rispecchiando nella sostanza la struttura della popolazione. In Campania, ad esempio, gli under incidono per l 8,6 per cento del totale delle cariche, in Calabria e Sicilia sono rispettivamente al 9, e 7,7 per cento. Al di là delle considerazioni sull andamento delle varie cariche, merita attenzione il rapporto tra l insieme dei titolari e soci e la popolazione residente in provincia. Sotto questo aspetto, che configura una sorta di indice di imprenditorialità, la provincia di Parma viene a trovarsi nelle ultime posizioni della graduatoria nazionale, esattamente settantasettesima su centotre province italiane, con una incidenza di 8,, tra titolari e soci, su. abitanti. In ambito regionale Parma si trova ad occupare la penultima posizione, dietro Bologna (8,). Occorre tuttavia sottolineare che non vi è affatto correlazione tra la minore diffusione imprenditoriale e il grado di ricchezza. Le ultime province dell Emilia-Romagna in fatto di diffusione imprenditoriale sono tra le prime in Italia come reddito per abitante. Nel 7, secondo le ultime stime dell Istituto Guglielmo Tagliacarne, la provincia di Parma occupava l ottava posizione su centotre province con.696,7 euro di prodotto interno lordo per abitante, preceduta da Firenze, Roma, Modena, Aosta, Bolzano, Bologna e Milano, prima con 9., euro. Per inciso il capoluogo della Lombardia ha evidenziato uno dei tassi di imprenditorialità più contenuti, risultando addirittura 99esimo nella graduatoria provinciale. L immigrazione straniera Sempre in tema di cariche, giova sottolineare il crescente peso degli stranieri. A fine 7, hanno ricoperto in provincia di Parma.9 cariche nelle imprese attive rispetto alle.6 di fine 6 e. di fine. Nell arco di sette anni c è stato un aumento del 6, per cento, a fronte dell incremento medio del, per cento, che per gli italiani si riduce ad un modesto +,

64 6 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 per cento. L espansione della presenza straniera, come si può costatare, ha assunto proporzioni notevoli, anche se relativamente più contenute rispetto a quanto registrato in regione, dove le cariche rivestite dagli stranieri sono aumentate, tra il e il 7, del, per cento. In provincia di Parma l immigrazione straniera è arrivata a coprire il 6,8 per cento del totale delle cariche rispetto alla percentuale del, per cento di fine. In Emilia-Romagna nello stesso arco di tempo si è passati dal,8 al 6, per cento. è nell ambito del gruppo più consistente, vale a dire i titolari d impresa, che il fenomeno presenta lo sviluppo maggiore. Il numero degli stranieri sale, tra il e il 7, da. a.7, per un aumento percentuale del 6, per cento. In termini di incidenza sul totale dei titolari presenti nel Registro imprese la quota degli stranieri sale, nello stesso arco di tempo, dal, al,6 per cento. Progressi più contenuti, ma comunque degni di nota, sono stati osservati per soci (+, per cento), amministratori (+6,9 per cento) e altre cariche (+6,6 per cento). Per gli italiani si ha invece, come descritto precedentemente, una situazione di sostanziale stabilità, dovuta soprattutto alla crescita del, per cento degli amministratori, che ha bilanciato i vuoti lasciati dai titolari (-6, per cento) e dalle altre cariche (-, per cento), mentre per i soci c è stata una sostanziale stabilità (+, per cento). I settori nei quali è maggiore la presenza straniera sono edilizia e trasporti, magazzinaggio e comunicazioni, con percentuali rispettivamente pari al 7, e 9, per cento. Quelli nei quali la presenza straniera è ai minimi termini, vale a dire sotto la soglia del per cento, sono agricoltura, caccia e silvicoltura, industria estrattiva e servizi di intermediazione monetaria e finanziaria. Se analizziamo più in dettaglio il settore edile, possiamo vedere che sono Tunisia e Albania le nazioni più rappresentate, con un totale di. cariche rivestite, equivalenti al, per cento del totale generale. Nell ambito dei trasporti, magazzinaggio e comunicazioni si ha una situazione più articolata, nel senso che non c è una nazione predominante. I paesi più rappresentati sono Marocco, Costa d Avorio e Tunisia, ma assieme superano di poco le settanta unità, equivalenti ad appena il, per cento del totale generale. L imprenditoria femminile Un ultimo aspetto degno di menzione del Registro delle imprese è rappresentato dall imprenditoria femminile. La provincia di Parma vanta una partecipazione al lavoro femminile tra le più elevate del Paese. Nel 6, secondo le rilevazioni continue Istat sulle forze di lavoro, il tasso di attività, sulla popolazione in età di -6 anni, è stato del 6, per cento, il sesto sulle centotre province italiane. L elevata partecipazione al mercato del lavoro delle donne parmensi si riflette anche sulla conduzione delle imprese. A fine 7 le imprese femminili attive sono risultate 8.6. Rispetto alla situazione di fine 6, c è stato un incremento del,8 per cento, il più alto rilevato in regione. La relativa incidenza sul totale delle imprese iscritte nel Registro è salita al 9, per cento, rispetto al 9, per cento del 6 e 8,7 per cento del. Al di là dell entità della crescita percentuale avvenuta tra il 6 e il 7, la provincia di Parma ha tuttavia registrato una incidenza dell imprenditoria femminile più contenuta rispetto al resto della regione. Solo Reggio Emilia ha evidenziato un rapporto più contenuto, pari al 7, per cento. Nelle altre province i rapporti sono stati compresi fra il, per cento di Modena e il, per cento di Piacenza. Quasi il 9 per cento delle imprese è gestito in forma esclusiva dalle donne, in misura superiore rispetto alla percentuale regionale del 9,8 per cento. Nel, ultimo anno con il quale è possibile effettuare un confronto, si aveva una incidenza leggermente inferiore. La forma giuridica prevalente è rappresentata dall impresa individuale, che ha coperto circa il 7 per cento delle

65 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 6 imprese, a fronte della media regionale del 67, per cento. Tra il e il 7 le imprese individuali sono cresciute in provincia di Parma del, per cento, mentre in Emilia-Romagna sono diminuite dell, per cento. Le società di capitale sono risultate 877 contro le 77 del 6 e 68 del. La relativa incidenza è stata nel 7 del, per cento, rispetto al 6, per cento del. In questo caso la provincia di Parma si è allineata all andamento regionale, in piena sintonia con la tendenza in atto nel Registro delle imprese, che vede il costante rafforzamento delle società di capitale. Le cariche rivestite da donne sono risultate.78 rispetto alle.9 di fine 6 e.6 di fine. è in atto un ridimensionamento, che in linea con quanto avvenuto in Regione è da attribuire principalmente alla flessione accusata dai soci di capitale, la cui consistenza è scesa dalle.8 unità del alle.7 del 7. Per socio di capitale si intendono le donne titolari di azioni\quote di capitale nelle imprese tenute alla presentazione al Registro delle imprese dell elenco dei soci. Nelle altre cariche sono emersi incrementi in un arco compreso tra il +, per cento dei titolari e il +, per cento delle altre cariche. In questo caso la provincia di Parma si è distinta dall andamento regionale che è stato caratterizzato dalle diminuzioni, oltre a quella dei soci di capitale, di titolari e soci. La maggioranza delle cariche femminili è costituita da amministratori in linea con la situazione regionale e con la totalità del Registro imprese. Se confrontiamo il peso della varie cariche della provincia di Parma con quello medio dell Emilia-Romagna emerge, in provincia, uno sbilanciamento verso la carica di amministratore e al contrario una minore incidenza di quella dei soci non di capitale, nell ordine di circa otto punti percentuali. Il settore nel quale è maggiore la presenza di imprese femminili è quello delle altre attività dei servizi, che registrava a fine 7 una incidenza del 6, per cento. Questa situazione è abbastanza comprensibile in quanto sono compresi i servizi di estetista, parrucchiera, saloni di bellezza, oltre a lavanderie, tintorie ecc. Il secondo settore per femminilizzazione è quello delle industrie tessili (, per cento), davanti alla confezione di articoli di vestiario-preparazione pellicce (, per cento) e il commercio al dettaglio, escluso gli autoveicoli, ma comprese le riparazioni di beni di consumo (8, per cento). In estrema sintesi le donne sono più orientate ad attività legate a bellezza e moda, due cose queste probabilmente legate da un filo comune chiamato vanità.

66 66 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8. Mercato del lavoro La principale fonte per analizzare l evoluzione del mercato del lavoro parmense nel 7 è rappresentata dalla rilevazione continua sulle forze di lavoro effettuata da Istat su di un campione di famiglie. Prima di commentare l indagine, che ha costituito una frattura con le serie antecedenti il, occorre considerare che i dati posti a confronto possono essere stati influenzati dalle massicce regolarizzazioni di cittadini extracomunitari avvenute negli anni precedenti. Sul finire del, ad esempio, in Italia hanno riguardato circa 697. soggetti. Altre. persone sono state regolarizzate nel 6, senza dimenticare l estensione della libera circolazione dei lavoratori comunitari in Italia, anche agli otto paesi di recente adesione quali Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia e Ungheria, che avrebbero potuto beneficiarne solo dal. Le conseguenze di questi provvedimenti sulla consistenza delle anagrafi sono facilmente intuibili, in quanto queste persone, dopo avere ottenuto il permesso di soggiorno, si sono progressivamente iscritte, accrescendo la popolazione residente e di conseguenza l universo al quale rapportare le stime campionarie sulla forza lavoro. In provincia di Parma, secondo il bilancio demografico elaborato da Istat, a fine 6 la popolazione straniera residente è ammontata a.9 unità, contro le.88 di fine e 8. di inizio 996. Nel, ovvero il periodo più influenzato dalla sanatoria decretata sul finire del, parallelamente alla promulgazione della Legge 89 del luglio, la popolazione straniera ha superato le. unità, rispetto alle 6.8 di fine. Le regolarizzazioni hanno insomma accresciuto la popolazione residente della provincia, facendo emergere posizioni lavorative di cittadini stranieri prima sconosciute. Ne consegue che l analisi dell andamento occupazionale deve essere effettuata con la dovuta cautela, in quanto la crescita degli occupati, che c è stata come vedremo diffusamente in seguito, potrebbe anche non essere del tutto reale, quanto meno nelle proporzioni emerse. Non bisogna inoltre dimenticare, ma qui il discorso riguarda l indagine in generale, che le rilevazioni campionarie contengono margini di errori, che possono aumentare man mano che si scende nel dettaglio territoriale. In pratica occorre sempre valutare i dati con attenzione. Fatta questa doverosa premessa, nel 7 Istat ha stimato nella provincia di Parma una consistenza degli occupati pari a circa. unità, vale a dire il, per cento in più rispetto al 6, equivalente in termini assoluti a circa 6. unità. In Emilia-Romagna e Italia sono stati registrati incrementi più contenuti, rispettivamente pari all,8 e, per cento. In ambito regionale, la provincia di Parma si è collocata tra le realtà più dinamiche, alle spalle della sole province di Ferrara (+, per cento) e Ravenna (+,9 per cento). Al di là delle cautele, come spiegato precedentemente, dovute alle ricorrenti regolarizzazioni degli stranieri e agli errori campionari insiti nell indagine, siamo alla presenza di un andamento che si può giudicare soddisfacente, anche se meno brillante rispetto a quanto rilevato nel 6, quando venne registrato un incremento del, per cento. Quanto abbiano influito gli stranieri sulla crescita occupazionale del 7 non è dato sapere, ma con tutta probabilità anche la provincia di Parma non è stata esente da un fenomeno, che in Italia è stato rappresentato da. unità in più sulle. complessive. L incremento dell occupazione parmense è da attribuire nuovamente alla vivacità della componente femminile, la cui occupazione è aumentata del, per cento, a fronte dell incremento, comunque significativo, rilevato per i maschi (+, per cento). Non altrettanto è stato riscontrato in Emilia-Romagna, dove i maschi crescono del, per cento rispetto al +,6 per cento delle femmine. In Italia è stato registrato un andamento analogo a quello parmense, ma in termini più contenuti: +,8 per cento i maschi; +, per cento le femmine. La crescita femminile ha consolidato la tendenza espansiva emersa negli anni passati, dopo la sostanziale pausa rilevata nel. Nel 7 l occupazione femminile è arrivata a rappresentare il, per cento di quella totale, in progresso rispetto al,6 per cento del 6 e,6 per cento del. In Emilia-Romagna è stata registrata nel 7 una percentuale del, per cento, leggermente più elevata di quella riscontrata in provincia di Parma. Sotto l aspetto della posizione professionale, è stata l occupazione alle dipendenze a fare pendere positivamente la bilancia dell occupazione parmense. Nel 7 è cresciuta del, per cento, a fronte della diminuzione dell, per cento accusata dagli indipendenti. In pratica, è stato replicato l andamento registrato nel biennio -6. I dipendenti hanno coperto il 7,8 per cento del totale degli occupati. Nel biennio -6 si avevano percentuali più ridotte pari rispettivamente al 7, e 7,6 per cento. Il rafforzamento dell occupazione dipendente ha travalicato i confini della provincia. In Emilia-Romagna è stata registrata * L indagine congiunturale trimestrale sull industria regionale, realizzata da Camere di commercio, Unioncamere Emilia-Romagna, in collaborazione con Centro Studi Unioncamere, si fonda su un campione rappresentativo dell universo delle imprese industriali regionali fino a dipendenti ed è effettuata con interviste condotte con la tecnica CATI. Le risposte sono ponderate sulla base del fatturato. L indagine si incentra sull andamento delle imprese di minori dimensioni, a differenza di altre rilevazioni esistenti che considerano le imprese con più di o addetti. I dati non regionali sono di fonte Centro Studi Unioncamere - Indagine congiunturale sull industria manifatturiera.

67 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 67 una crescita del, per cento, a fronte dell aumento dell, per cento degli autonomi. In Italia l incremento è stato dell, per cento, rispetto alla moderata diminuzione degli occupati indipendenti (-, per cento). Se analizziamo l andamento settoriale dell occupazione, possiamo vedere che tutti i rami di attività hanno contribuito alla crescita. L aumento percentuale più elevato ha riguardato i servizi, i cui addetti sono cresciuti del, per cento rispetto al 6, per un totale, in termini assoluti, di circa. addetti, tutti alle dipendenze. In ambito regionale, l incremento parmense non è risultato tra i più elevati. Meglio di Parma hanno fatto Ferrara, Modena, Ravenna e Piacenza, quest ultima prima per entità della crescita, con un eccellente +6,9 per cento. Non sono tuttavia mancate le diminuzioni, come nel caso di Bologna (-,8 per cento) e Forlì-Cesena (-, per cento). Il peso delle attività terziarie parmensi sul totale dell occupazione è salito al 9,8 per cento rispetto al 9, per cento del 6. Rimane il divario con la regione, la cui incidenza si è attestata al 6,6 per cento. L occupazione industriale è aumentata del, per cento rispetto al 6, per complessivi. addetti, in linea con quanto avvenuto in Emilia-Romagna (+,7 per cento) e Italia (+, per cento). L andamento dell occupazione industriale si segnala per le forti oscillazioni. Nel 6 era stato rilevato un incremento decisamente sostenuto, pari al 9,8 per cento, che seguiva una diminuzione del,7 per cento. Resta da chiedersi, al di là dei possibili errori statistici sempre possibili, quanto possano avere inciso le regolarizzazioni di stranieri, nascondendo l effettivo andamento dell occupazione. In ambito regionale è emersa una varietà di andamenti che ha evidenziato una linea tutt altro che comune e anche in questo caso vale il discorso delle distorsioni causate dalle regolarizzazioni di immigrati extracomunitari. Le confinanti province di Piacenza e Reggio Emilia hanno evidenziato decrementi rispettivamente dell, e, per cento. Nel resto della regione hanno prevalso gli aumenti, con una punta dell, per cento registrata a Forlì-Cesena. Unica eccezione Rimini, penalizzata da una flessione dell 8,9 per cento. Se scendiamo nel dettaglio, è stato soprattutto il comparto dell industria delle costruzioni a trainare l occupazione industriale. I relativi occupati sono cresciuti del 7,9 per cento (+8, per cento in Emilia-Romagna; +,9 per cento in Italia), per un totale di circa. addetti. L incremento di circa. dipendenti ha compensato la diminuzione di circa. occupati autonomi. In EmiliaRomagna entrambe le posizioni professionali sono aumentate e lo stesso è avvenuto in Italia. L industria in senso stretto (estrattiva, manifatturiera, energetica) è aumentata dell, per cento, per un totale di circa mille addetti, rallentando sensibilmente rispetto alla brillante situazione del 6 (+, per cento). A costo di ripeterci, resta da chiedersi quanto possano avere influito su questa marcata oscillazione le regolarizzazioni di manodopera extracomunitaria. In Emilia-Romagna è stato registrato un incremento praticamente dello stesso tenore (+, per cento). Nel Paese è stata rilevata una crescita più contenuta, pari allo, per cento. Nelle

68 68 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 altre province hanno prevalso aumenti dai toni sostanzialmente smorzati, con l unica eccezione di Forlì-Cesena che ha registrato una crescita dellì, per cento. L unica diminuzione ha riguardato la provincia di Rimini, che ha perso circa. addetti, per una variazione negativa del, per cento. Le attività dell agricoltura, silvicoltura e pesca hanno visto crescere l occupazione dell, per cento, recuperando solo parzialmente sulla flessione del 7, per cento emersa nel 6. Il relativo peso sul totale degli occupati è rimasto invariato al,6 per cento, rispecchiando nella sostanza la situazione degli anni precedenti. La componente autonoma, la cui prevalenza rispetto a quella alle dipendenze è strutturale, è aumentata del,8 per cento, a fronte della flessione del 6,8 per cento accusata dai dipendenti. In regione è stato registrato un decremento complessivo degli occupati, dovuto in questo caso alla riduzione degli addetti indipendenti. Nel Paese c è stata una flessione del,9 per cento, dovuta ad entrambe le posizioni professionali. Tra le province dell Emilia-Romagna sono emersi andamenti spiccatamente differenziati, con aumenti e diminuzioni percentuali di entità piuttosto accentuata. La limitatezza dei periodi presi in considerazione la rilevazione continua delle forze di lavoro è nata nel e non consente alcun confronto con il passato non permette di verificare se vi sono stati mutamenti significativi nella struttura dell occupazione parmense. Il peso dei vari settori di attività sul totale rilevato in provincia di Parma rispecchia sostanzialmente la situazione regionale. Rispetto all Emilia-Romagna, la provincia di Parma evidenzia uno sbilanciamento maggiore verso le attività dell industria in senso stretto, una sostanziale parità per quanto concerne le costruzioni e un peso più contenuto relativamente ad agricoltura e servizi. In sintesi, l evoluzione del mercato del lavoro della provincia di Parma è risultata su buoni livelli, senza tuttavia ripetere le performance del 6. Questa situazione assume una valenza ancora più positiva se si confrontano i vari tassi di attività, occupazione, ecc. con quelli delle altre province italiane. In termini di tasso di occupazione calcolato sulla popolazione in età di -6 anni, la provincia di Parma è risultata il territorio a più elevata occupazione del Paese, con il migliore indice nazionale (7, per cento), davanti a quattro province emiliano-romagnole, ovvero Ravenna (7,9 per cento), Bologna (7, per cento), Modena (7, per cento) e Reggio Emilia (7,6 per cento). Nel 6 la provincia di Parma era risultata terza, nel ottava. Dal lato del sesso, i maschi hanno evidenziato l indice nazionale più elevato (8,7 per cento) rispetto a quello femminile (6,8 per cento). La forbice tra i due tassi è abbastanza comprensibile, in quanto le donne devono spesso fare i conti con obblighi famigliari, che non permettono altre occupazioni. Il dinamismo dell occupazione femminile ha migliorato il relativo tasso, portandolo dal 6, per cento del 6 al 6,8 per cento del 7. In ambito nazionale solo due province, tutte dell Emilia-Romagna, hanno evidenziato tassi più elevati, vale a dire Bologna (6, per cento) e Ravenna (66,8 per cento). Per quanto concerne i maschi, come accennato, la provincia di Parma ha registrato il migliore tasso di occupazione nazionale, superando per la prima volta la soglia dell 8 per cento, dopo avere sopravanzato cinque province. L alto tasso di occupazione si coniuga agli elevati livelli di reddito della provincia, che nel 6 occupava, secondo le prime stime dell Istituto Guglielmo Tagliacarne, l ottava posizione su centotre province con.88, euro per abitante, superata in ambito regionale solo da Modena e Bologna, seconda quest ultima alle spalle di Milano. Le persone in cerca di occupazione sono risultate circa., di cui circa. costituite da donne. Rispetto al 6 è stata registrata una flessione del,6 per cento, equivalente in termini assoluti a circa. persone. La provincia di Parma ha ricalcato quanto avvenuto sia in Emilia-Romagna (-, per cento), che in Italia (-, per cento). Il tasso di disoccupazione parmense è conseguentemente sceso notevolmente, riducendosi dal,7 per cento del 6 al, per cento del 7, al di sotto sia della media regionale del,9 per cento, che nazionale del 6, per cento. L ulteriore abbassamento della disoccupazione è da attribuire alla componente maschile, il cui tasso è passato dal, all,6 per cento, a fronte del leggero ridimensionamento evidenziato dalle donne attestate al, per cento rispetto al, per cento del. La riduzione del tasso di disoccupazione ha consentito alla provincia di Parma di rimanere nelle posizioni più eccellenti, vale a dire quinta su centotre province italiane, preceduta nell ordine da Cuneo, Piacenza, Belluno e Reggio Emilia, unica provincia italiana con un tasso inferiore al per cento. Il tasso di attività è costituito dal rapporto fra la forza lavoro, intesa come insieme delle persone in cerca di occupazione e occupate, sulla popolazione. Di norma l aumento di questo tasso può essere messo in relazione all esaurirsi delle migrazioni verso l estero, dall arrivo di stranieri, oltre alla progressiva accelerazione dell ingresso delle donne nel mercato del lavoro. Tende invece a decrescere quando, ad esempio, la popolazione inattiva aumenta a causa del progressivo invecchiamento, oppure a seguito dell innalzamento del livello d istruzione scolastica, che accresce la durata degli studi, ritardando l entrata dei giovani nel mondo del lavoro. Il tasso di attività parmense è senza dubbio intaccato da crescente scolarizzazione e invecchiamento della popolazione, ma l antidoto principale al suo ridimensionamento è rappresentato soprattutto dalla immigrazione straniera. Senza di essa avremo un drastico ridimensionamento del tasso di attività, come dimostrato da una proiezione dell Istat fino all anno effettuata su dati regionali e nazionali. In provincia di Parma il tasso di attività del 7 calcolato sulla popolazione in età di -6 anni si è attestato al 7, per cento (era il 7, per cento nel 6), collocandosi ai vertici del Paese, assieme alla provincia di Ravenna. Quello femminile, pari al 6,9 per cento, è risultato il quarto in Italia, guadagnando due posizioni rispetto al 6. Quello maschile è salito all 8, per cento, rispetto all 8,7 per cento del 6, ponendo la provincia di Parma al primo posto tra le province italiane, davanti a Reggio Emilia e Bolzano. In sintesi la provincia di Parma ha esibito dei fondamentali del mercato del lavoro eccellenti, confermandosi tra le realtà più dinamiche del Paese. L alta partecipazione femminile al lavoro è indice di una società evoluta ed emancipata. Le famiglie nelle quali entrambi i coniugi lavorano sono pertanto più numerose che altrove, sottintendendo di conseguenza una maggiore ricchezza, in linea con gli elevati livelli pro capite di reddito.

69 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 69 Un ulteriore contributo all analisi del mercato del lavoro, è stato rappresentato dalla nona indagine Excelsior conclusa all inizio del 7 da Unioncamere nazionale, in accordo con il Ministero del Lavoro, che analizza, su tutto il territorio nazionale, i programmi annuali di assunzione di un campione di mila imprese di industria e servizi, ampiamente rappresentativo dei diversi settori economici e dell intero territorio nazionale. La tendenza emersa dall indagine Excelsior è andata nella stessa direzione di crescita registrata dalle indagini continue sulle forze di lavoro. Le imprese parmensi hanno previsto di chiudere il 7 con un incremento netto dell occupazione dipendente di industria e servizi pari a 9 unità, corrispondente ad una crescita dello,9 per cento rispetto allo stock di occupati dipendenti a fine 6, un po più contenuta di quella prospettata per il 6 pari all, per cento, per complessivi 99 dipendenti. In Emilia-Romagna è stato previsto un tasso di crescita dello,8 per cento, leggermente inferiore a quello previsto per la provincia di Parma, e anche in questo caso è da annotare il leggero ridimensionamento rispetto alla previsione dell, per cento formulata per il 6. Più precisamente, le imprese industriali e dei servizi della provincia di Parma hanno previsto di effettuare 7.9 assunzioni - erano 6.97 nel 6 - a fronte di 6.98 uscite rispetto alle.97 prospettate nel 6. Rispetto alle previsioni formulate per quell anno, che indicavano un incremento, come descritto precedentemente, dell, per cento, siamo di fronte ad un leggero ridimensionamento, che può essere dipeso da aspettative meno ottimistiche sull evoluzione della congiuntura. Il settore dei servizi ha prospettato una crescita dell,7 per cento, un po più ampia di quella prevista per il 6 (+, per cento). Il miglioramento è stato tuttavia raffreddato dal ridimensionamento delle prospettive formulate dal settore industriale, scese dal +,6 per cento del 6 al modesto +, per cento di industria in senso stretto e costruzioni. Nell ambito dei servizi, è stata Sanità, istruzione e altri servizi alle persone, assieme a Trasporti, credito-assicurazioni, informatica e servizi operativi a manifestare maggiore dinamismo, con incrementi rispettivamente pari al, e,8 per cento. Nei rimanenti comparti del terziario le previsioni di crescita sono risultate comprese fra la diminuzione dell, per cento degli Studi di consulenza amministrativa e legale, studi tecnici e studi medici e l incremento del, per cento di Servizi avanzati alle imprese (esclusa informatica). Nel comparto industriale la situazione è apparsa, come accennato precedentemente, meno rosea rispetto a quanto prospettato per il 6. Per il 7 è stata prevista una crescita di appena lo, per cento, equivalente, in termini assoluti, ad un saldo occupazionale di dipendenti, in rallentamento rispetto alla crescita dello,6 per cento relativa al 6, equivalente ad un saldo positivo, fra entrate e uscite, di dipendenti. La sostanziale stabilità dell occupazione è da attribuire alla flessione del,8 per cento registrata nelle industrie delle costruzioni, che ha bilanciato gli aumenti emersi nella maggioranza dei settori dell industria in senso stretto. Quelli più elevati hanno riguardato Produzione metalli, leghe ed elementi metallici (+, per cento), Fabbricazione di macchinari industriali ed elettrodomestici (+,7 per cento) e Trattamento dei metalli e fabbricazione oggetti e minuteria in metallo (+,7 per cento). L unica previsione negativa è venuta da uno dei settori portanti dell economia parmense, ovvero le Industrie alimentari e delle bevande che hanno prospettato una diminuzione dello, per cento, equivalente, in termini assoluti, ad un saldo negativo occupazionale di dipendenti. Rispetto alla previsione per il 6 c è stato tuttavia un miglioramento, in quanto per quell anno era stata prospettata una flessione dell,8 per cento, equivalente a un saldo negativo di dipendenti. L ottimismo manifestato dall industria in senso stretto rispetto al comportamento opposto delle costruzioni, ha trovato una conferma nelle indagini congiunturali che hanno rilevato per le prime una situazione meglio intonata rispetto al 6, mentre per le seconde è emersa una situazione quanto meno grigia. Per quanto concerne le assunzioni previste per il 7, è da sottolineare il ridotto peso delle assunzioni stabili. I contratti a tempo indeterminato hanno coperto il,7 per cento del totale, in misura più contenuta rispetto alla percentuale del 7, per cento del 6. E nel terziario che il fenomeno è apparso in tutta la sua evidenza: la relativa quota di assunzioni a tempo indeterminato è scesa al,6 per cento contro il quasi per cento del 6, mentre nell industria la quota è rimasta sostanzialmente stabile, attorno al per cento. Nell ambito degli altri contratti di lavoro, Il peso delle assunzioni di dipendenti a tempo determinato è sceso dal, per cento del 6 al,8 per cento del 7. A crescere è stata la quota degli apprendisti, passata dal, al 9,7 per cento, a fronte della sostanziale stabilità manifestata dai contratti, comunque marginali come peso, di inserimento e dalle altre forme contrattuali non specificate. In ambito industriale sono le Industrie delle macchine elettriche ed elettroniche ad assumere in maggioranza con contratto a tempo indeterminato (69, per cento), mentre il tempo determinato prevale nelle Industrie alimentari e delle bevande (9, per cento), dove è piuttosto spiccata la stagionalità. L apprendistato è più diffuso nelle industrie del Trattamento dei metalli e fabbricazione oggetti e minuteria in metallo, con una quota del 8, per cento. Nel terziario sono le attività legate a Trasporti, credito-assicurazioni, informatica e servizi operativi a privilegiare le assunzioni a carattere di stabilità (, per cento), mentre il precariato incide principalmente negli Alberghi, ristoranti, servizi di ristorazione e servizi turistici, con una quota del 7, per cento. Non a caso si tratta di attività caratterizzate anch esse da una spiccata stagionalità. Per quanto concerne la classe dimensionale, nelle piccole imprese da a 9 dipendenti prevalgono le assunzioni a tempo indeterminato e l apprendistato, mentre è nelle imprese di maggiori dimensioni che si ricorre preferibilmente a personale con contratti a termine. Per quanto riguarda uno degli aspetti più importanti della Legge Biagi, rappresentato dalle collaborazioni a progetto, nel 7 quasi l 8 per cento delle imprese parmensi ha pensato di valersene, in misura più contenuta rispetto all Emilia-Romagna (8,6 per cento), ma superiore in rapporto al Nord-est (7,8 per cento) e all Italia (6,7 per cento). Nelle imprese con dipendenti e oltre la percentuale sale al, per cento, mentre in ambito settoriale troviamo in testa i Servizi avanzati alle imprese (esclusa informatica), con una percentuale del 6, per cento. Tra i contratti cosiddetti atipici rientrano anche le assunzioni a tempo parziale. Nel 7 è stata registrata una percentuale del, per cento sul totale delle assunzioni, in misura più ridotta rispetto a quanto previsto per il 6 (,6 per cento). La provincia di Parma ha evidenziato un utilizzo del part time più contenuto rispetto ad altre realtà: in Emilia-Romagna è stata rilevata una percentuale del, per cento, nel Nord-est del, per cento e in Italia del, per cento. Nei servizi è stata registrata

70 7 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 una percentuale del 8,6 per cento, che nell industria scende al, per cento. Tra i settori, è quello degli Alberghi, ristoranti, servizi di ristorazione e servizi turistici che ha mostrato la maggiore propensione al part-time, con una quota del, per cento, seguito da Sanità, istruzione e altri servizi alle persone (, per cento). Di contro, non sono state previste assunzioni a tempo parziale nella maggioranza dei settori industriali, come nel caso, ad esempio, delle industrie delle costruzioni e delle macchine elettriche ed elettroniche. Per quanto concerne il titolo di studio delle persone da assumere segnalato dalle imprese prevale nuovamente il livello della scuola dell obbligo (, per cento), seguito da quello secondario, ovvero il diploma di scuola superiore e post-diploma (6, per cento) e dalla istruzione e formazione professionale (,6 per cento). Quella universitaria si riduce al 6, per cento del totale, con prevalenza di indirizzo economico (quasi il 6 per cento del livello universitario). Per quanto concerne le professioni richieste (dalla classificazione Isco del 6 si è passati nel 7 a quella Istat), si ha un quadro che è abbastanza coerente con la prevalenza del titolo d istruzione della scuola dell obbligo. In testa troviamo gli addetti ai servizi di ristorazione, che hanno rappresentato l 8,6 per cento del totale delle assunzioni previste, davanti agli addetti alle vendite: commessi e dimostratori (6, per cento) e a Manovali nel settore dei trasporti e addetti al carico / scarico delle merci (,7 per cento). Oltre la soglia del per cento si registrano inoltre Tecnici finanziari e delle vendite (, per cento), Impiegati addetti alla registrazione dei materiali ed ai trasporti (, per cento) e Operatori di cassa, di sportello e affini (, per cento). Si tratta in sostanza di professioni prevalentemente manuali, che non richiedono titoli di studio particolarmente elevati o esperienze particolari o quanto meno di lungo apprendimento, tutte figure insomma che mal di conciliano con una società sempre più scolarizzata e che in futuro tenderà sempre più all eccellenza dei titoli scolastici, visto l indirizzo della riforma della scuola. Sarà pertanto praticamente inevitabile che la domanda dei profili considerati più umili, venga coperta da manodopera d importazione. A tale proposito, le imprese parmensi hanno previsto di assumere nel 7 da un minimo di. a un massimo di.8 immigrati. In quest ultimo caso si ha una incidenza del 8,7 per cento sul totale delle assunzioni, inferiore alle percentuali di Emilia-Romagna (,8 per cento) e Nord-est (, per cento), ma superiore alla media italiana (7, per cento). In ambito settoriale, spicca la percentuale del 6, per cento della produzione di metalli, leghe ed elementi metallici, che richiede personale che deve adattarsi a condizioni ambientali di lavoro non facili. Al secondo posto come richiesta di manodopera immigrata troviamo Sanità, istruzione e altri servizi alle persone che racchiude un profilo professionale, quale quello degli infermieri, che evidentemente risulta di non facile reperimento nel mercato del lavoro nazionale. Un altra percentuale di non trascurabile entità (, per cento) si riscontra nel settore edile, che è anche quello dove la diffusione di imprenditoria straniera è maggiore. Il settore meno propenso alle assunzioni di personale extracomunitario è stato quello del Commercio al dettaglio e all ingrosso; riparazioni che ha fatto registrare una percentuale di assunzioni massime del 7,6 per cento. In questo settore la disponibilità di manodopera nazionale è probabilmente maggiore rispetto ad altre professioni e forse ha un ruolo rilevante la necessità di disporre di personale, che possa accogliere la clientela senza problemi di lingua. Assumere non è sempre facile. Delle 7.9 assunzioni previste per il 7, il 7,8 per cento (era quasi il per cento nel 6) è stato considerato di difficile reperimento, a fronte della media regionale del,8 per cento, nord-orientale del,9 per cento e nazionale del 9,6 per cento. Il problema si è ridotto rispetto al 6, ma è apparso più ampio rispetto ad altre zone. Nei settori industriali Altre industrie (tessili, legno-mobili, carta e stampa) e Produzione metalli, leghe ed elementi metallici sono state rilevate percentuali superiori al 6 per cento. Il problema è decisamente meno avvertito nelle attività commerciali, che sono poi quelle dove è meno richiesta la manodopera immigrata, la cui percentuale di difficoltà è stata di appena il, per cento. Nell ambito delle professioni, il tasso di difficoltà maggiore ha riguardato alcuni profili dove prevale la richiesta di particolari specializzazioni, come nel caso degli specialisti del settore artistico, dello spettacolo e dello sport ( per cento di difficoltà), degli addetti ad alcuni servizi personali (98, per cento), degli addetti alle macchine per la lavorazione di prodotti tessili, di pellicceria e pelletteria (86,6 per cento) e dei conduttori di macchine agricole ed altri impianti mobili (8, per cento). Se guardiamo ai principali motivi del difficile reperimento, troviamo in testa, in linea con quanto registrato in Emilia-Romagna, la ridotta presenza della figura richiesta, seguita dalla mancanza della qualificazione necessaria. Il terzo motivo è stato rappresentato dalle insufficienti motivazioni economiche, seguito dalla indisponibilità ad effettuare turni notturni e festivi. La mancanza di qualificazione necessaria, come visto, è tra i motivi principali del difficile reperimento di manodopera. Per talune aziende diventa pertanto una necessità sopperire a questa manchevolezza, curando la formazione del personale. Nel 6 circa il per cento delle imprese parmensi dell industria e dei servizi ha effettuato, internamente o esternamente, corsi di formazione per il personale. In Emilia-Romagna è stata registrata una percentuale più contenuta (,6 per cento) e lo stesso è avvenuto nel Nord-est (,6 per cento) e in Italia (9,8 per cento). Più cresce la dimensione d impresa e più sale la percentuale di imprese che hanno effettuato formazione. In provincia di Parma si passa dal, per cento della classe da a 9 dipendenti al,6 per cento di quella con e oltre dipendenti. Il fenomeno è abbastanza comprensibile in quanto i corsi di formazione, specie esterni, richiedono oneri che non sempre le piccole imprese, spesso poco capitalizzate, sono in grado di sostenere. Per quanto concerne la percentuale di dipendenti oggetto di formazione, in provincia di Parma è stata superata la percentuale del per cento, e anche in questo caso troviamo un rapporto superiore di circa tre punti percentuali alla media regionale, nord-orientale e nazionale. Un interessante aspetto che emerge dall indagine Excelsior è rappresentato dal cosiddetto precariato, fenomeno questo che le indagini Istat sulle forze di lavoro non rilevano statisticamente a livello provinciale. Nel 6 il 9, per cento delle imprese parmensi di industria e servizi ha utilizzato almeno uno dei contratti temporanei previsti dalle leggi (tempo determinato, apprendistato, interinale, collaborazioni a progetto), con una punta del 9,7 per cento nella dimensione con dipendenti e oltre. Nel la percentuale era attestata al 6, per cento. Al di là dell aumento, si ha un forte utilizzo dei contratti temporanei, con la provincia di Parma sostanzialmente in linea con gli standard regionali (, per cento), oltre che ben al di sopra di quelli nazionali (, per cento). Nelle imprese medio-grandi con più di 9 dipendenti, il ricorso ai contratti temporanei è apparso molto diffuso, soprattutto nell industria in senso stretto e nel commercio, con percentuali rispettivamente pari al 97,7 e 9, per cento.

71 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 7 Stiamo parlando di imprese che ne hanno fatto ricorso. Se rapportassimo il numero dei contratti temporanei alla totalità di quelli avviati avremmo probabilmente percentuali meno eclatanti, ma ciò non toglie che si sia di fronte a un fenomeno sempre più diffuso. Il precariato rischia di avere implicazioni sociali devastanti, se diviene una costante della vita lavorativa di una persona, d altro canto può rappresentare un valido strumento per farsi conoscere all interno di un impresa e quindi fare da prodromo a un rapporto più duraturo, che consenta di progettare il proprio futuro, oppure può servire per acquisire conoscenze spendibili in altri ambiti. Se analizziamo l altro aspetto della medaglia, rappresentato dalle imprese che non prevedono comunque di assumere, possiamo vedere che in provincia di Parma si ha una percentuale pari al 66, per cento, più contenuta di quella emersa nel 6, ma superiore sia a quella regionale (6, per cento), che nazionale (6, per cento). Il motivo prevalente della intenzione di non assumere è rappresentato dall organico al completo o sufficiente (,6 per cento), seguito dalle difficoltà ed incertezze di mercato (,7 per cento). La stessa classifica emerge sia in regione che nel Paese. Lo scenario illustrato da questi dati potrebbe sottintendere un certo pessimismo. Se un azienda dichiara di essere al completo come personale, probabilmente non si aspetta un espansione dell attività tale da giustificare nuove assunzioni, ma non si può nemmeno escludere che possa farvi fronte esclusivamente con investimenti in macchinari. E semmai da sottolineare che nel 6 la motivazione legata alle difficoltà e incertezze di mercato era stata dichiarata da una percentuale inferiore di imprese (. per cento), ulteriore segno questo di aspettative meno ottimistiche sull evoluzione congiunturale del 7. Tra le imprese che non intendono assumere, ve ne sono alcune che lo farebbero a determinate condizioni. Nel 7 sono ammontate al 7,6 per cento del totale, in misura uguale rispetto al rapporto regionale, ma inferiore a quello nazionale (9, per cento). Le imprese parmensi considerano, come ostacolo maggiore da rimuovere per potere assumere, l alto costo del lavoro, seguito dalla pressione fiscale considerata troppo elevata. Segue il desiderio di una gestione più flessibile del personale. Costo del lavoro, fisco, rapporti con i sindacati sono insomma tra gli scogli più grandi che impediscono a talune imprese di assumere. In Emilia-Romagna e Italia si ha un analoga situazione.

72 7 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8. Agricoltura Caratteri strutturali dell agricoltura parmense Innanzitutto alcune cifre per dare un immediato quadro dell importanza dell agricoltura parmense. Nel 6, ha prodotto valore aggiunto per,7 milioni di euro (ai prezzi di base, a valori correnti), pari al, per cento del valore aggiunto provinciale, nonostante un annata agraria negativa. Nel 7, sono stati impiegati più di 7 mila addetti, pari al,6 per cento della forza lavoro provinciale. A fine anno risultavano attive 7. imprese in agricoltura, pari al 7, per cento del sistema imprenditoriale parmense. Il numero delle imprese attive provinciali nei settori dell agricoltura, caccia e silvicoltura, come si è detto pari a 7. a fine 7, è aumentato rispetto allo scorso anno. L Agenzia del Territorio è tenuta a definire liste dei fabbricati già iscritti al catasto terreni per i quali siano venuti meno i requisiti di ruralità, individuati attraverso l incrocio dei soggetti intestatari in catasto, con le basi dati relative alla iscrizione al Registro delle imprese e l esclusione automatica di immobili a presunto uso non abitativo. I soggetti titolari di diritti reali sugli immobili iscritti al Catasto terreni per i quali siano venuti meno i requisiti di ruralità e iscritti nelle liste devono provvedere a dichiararli al Catasto Edilizio Urbano, stante l obbligo fatto loro di presentare denuncia di nuova costruzione urbana in catasto. In caso di inadempienza gli Uffici Provinciali dell Agenzia del Territorio provvedono all accatastamento. Ciò comporta, attraverso modificazione o attribuzione, una sostanziale rivalutazione delle rendite catastali degli immobili. Per evitare il notevole maggiore onere fiscale connesso, molti proprietari di immobili stanno provvedendo all iscrizione al Registro delle imprese come imprenditori agricoli. Si tratterebbe quindi di un movimento una tantum che attutisce, ma non elimina, il trend negativo pluriennale per la consistenza delle imprese agricole. Secondo l indagine Istat sulle forze di lavoro, nel 7, in agricoltura erano stati impiegati più di 7 mila addetti, pari al,6 per cento dell occupazione provinciale, mentre a livello regionale la corrispondente quota sul totale degli occupati è stata del,9 per cento. Rispetto al 6, l occupazione è risultata in leggero aumento (+, per cento), in controtendenza rispetto al trend negativo di lungo periodo. La componente degli indipendenti è la principale, pari a oltre mila unità, ed è aumentata sensibilmente (+,8 per cento), mentre i dipendenti sono apparsi in calo (-6,8 per cento), riducendosi a poco meno di duemila unità. Il quadro produttivo dell agricoltura nazionale Secondo la stima Ismea di novembre 7, l andamento della produzione totale agricola italiana nel 7, a prezzi costanti (concatenati), è stato nuovamente negativo (-,9 per cento), dopo la riduzione del,9 per cento registrata nel 6. La flessione è Tab. Superficie, rese, produzione e Plv (produzione lorda vendibile) a valori in milioni di euro correnti, variazione rispetto all anno precedente e quota percentuale delle principali coltivazioni e produzioni zootecniche. Anno 7 Superficie Produzione Produzione Produzione lorda vendibile ettari var. % kg/ha var. % tonnellate var. % Migliaia di Euro var. % quota Prodotti vegetali 99.9,, - Cereali 8.7-8,7.8,6, - Frumento tenero 8.,7-9, , 9.,8,6 - Frumento duro. 6 -, 7. 7,.99,, - Granoturco , ,.7,8, - Patata e ortaggi 67.9,6.8,7 6 - Pomodoro. 6, , ,,6 - Coltivazioni industriali () , 8.7 -,8,9 - Barbabietola da zucchero , , ,,9 - Foraggi (in fieno) 6. 6.,8 Prodotti zootecnici 8.9 7, 76,8 - Carni suine ,9, - Carni bovine.8-6,6.79 -,9 7, - Latte vaccino 99., 9.9,8 6, Produzione lorda vendibile , Fonte: Servizio provinciale agricoltura, Parma.

73 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 7 derivata da un calo delle produzioni vegetali (-, per cento), a fronte di un incremento delle produzioni zootecniche (+,9 per cento). L indice Ismea dei prezzi all origine dei prodotti agricoli nel 7, rispetto all anno precedente, ha riflesso un nuovo incremento della media dei prezzi del 7, per cento. L aumento è stato superiore per l insieme dei prodotti delle coltivazioni (+, per cento), rispetto a quello relativo ai prodotti zootecnici (+,6 per cento). Le due indicazioni di fonte Ismea, circa l andamento quantitativo della produzione e dei prezzi, suggeriscono un risultato lievemente positivo per l agricoltura a livello nazionale. Occorre precisare che il forte aumento dei mezzi correnti di produzione ha tuttavia ridotto ampiamente il potenziale incremento di redditività risultante. Le previsioni di novembre dell Unione italiana delle camere di commercio indicano un aumento del valore aggiunto reale dell agricoltura, silvicoltura e pesca regionale del 6, per cento, dopo la flessione dello 7, per cento del 6. Si tratta di un incremento superiore a quelli del, e dello,7 per cento, riferiti rispettivamente per il Nord-est e l Italia. Fig. Prezzi del bestiame bovino, minimi, massimi e media delle settimane precedenti. Il quadro produttivo dell agricoltura provinciale Secondo i dati del Servizio provinciale agricoltura (tabella ), che hanno ampiamente rivisto le serie, nel 7, la produzione lorda vendibile è aumentata sensibilmente (+8, per cento) rispetto all anno precedente, arrivando a superare i 8 milioni di euro. Il risultato deriva da un incremento superiore della Plv originata dalle coltivazioni, salita dell, per cento e giunta a oltre 99 milioni di euro, e da un aumento leggermente inferiore della Plv riferita alla zootecnia (+7, per cento), pari a oltre 8 milioni di euro. La zootecnia ha un ruolo dominante nell agricoltura parmense, ampiamente superiore a quello rivestito nell agricoltura emiliano-romagnola. Lo scorso anno, le produzioni zootecniche hanno generato quasi il 77 per cento della produzione lorda vendibile dell agricoltura provinciale, rispetto al per cento di quella dell agricoltura emiliano-romagnola, in base ai dati dell Assessorato regionale. Tra le sole coltivazioni, quelle arboree sono del tutto marginali, mentre quelle erbacee risultano avere una certa importanza, seppure inferiore a quella detenuta nell agricoltura regionale. Nel 7, quasi il per cento della produzione lorda vendibile provinciale è derivata dalle coltivazioni erbacee, a fronte di una quota regionale pari a quasi il per cento. Fig. Quotazioni medie nominali del comprensorio del Parmigiano Reggiano, produzione a marchio e 7 La zootecnia I dati del Servizio provinciale agricoltura indicano che nel 7 c è stata una forte caduta (-,9 per cento) del valore della produzione di carni bovine, che corrisponde ad una quota del 7, per cento della complessiva Plv dell agricoltura provinciale, sostanzialmente determinata da una flessione della quantità di prodotto. L andamento commerciale delle tipologie di bestiame bovino considerate come indicatori del mercato (figura ), ha mostrato per le quotazioni dei vitelli baliotti da vita pezzati neri una chiara tendenza al ribasso, al di là delle tipiche oscillazioni stagionali, che ha determinato una chiusura del 7 con un netto ribasso medio del 7, per cento, rispetto all anno precedente. I prezzi dei vitelloni maschi da macello Limousine si sono ridotti mediamente del 6, per cento, ma la forte tendenza positiva instauratasi nella seconda metà dell anno lascia ben sperare. Le quotazioni delle vacche da macello pezzate nere di qualità hanno proseguito una lenta tendenza cedente avviata nel 6, che ha determinato una loro riduzione media del,7 per cento nel 7, anche se nella parte finale dell anno i prezzi sono apparsi più sostenuti, con livelli minimi stagionali superiori a quelli dell anno precedente. La produzione di latte vaccino è rimasta sostanzialmente stazionaria nel 7, +, per cento, l andamento commerciale è stato però ampiamente positivo, tanto che in termini di valore si è registrato un incremento del,8 per cento. Elaborazioni Agroter su dati Sezioni Provinciali CFPR Fonte: Consorzio del formaggio Parmigiano-Reggiano

74 7 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 Fig. Zangolato di creme fresche per burrificazione, Borsa merci di Parma Fig. Prezzi dei suini, mercato di Parma. Fig. Prodotti tipici della trasformazione delle carni suine, prezzi, mercato di Parma. La produzione di latte vaccino costituisce una quota del 6, per cento del valore della Plv parmense, risultando così la voce più importante dell agricoltura della provincia. I risultati ottenuti nel 7 sono risultati leggermente migliori di quelli registrati a livello regionale, grazie ad un migliore andamento delle quotazioni. Secondo i dati del Consorzio del formaggio Parmigiano-Reggiano, continua la diminuzione della consistenza dei caseifici. Nel 7, ne erano attivi 9 nel parmense e nell insieme del comprensorio, mentre erano rispettivamente e 66 l anno precedente. I risultati produttivi si sono mantenuti sui livelli del 6, appena al di sotto dell eccezionale annata. La produzione di Parmigiano-Reggiano è rimasta sostanzialmente stabile, -, per cento, ed è risultata pari a..6 forme. L andamento è risultato analogo a quello rilevato per l intera produzione del comprensorio, risultata pari a.8.6 forme, lo, per cento in meno rispetto al 6. In termini commerciali, la produzione a marchio 6 ha trovato una più pronta collocazione nel corso del 7, rispetto a quanto sperimentato dalla notevole produzione a marchio nel corso del 6. Sempre secondo i dati del Consorzio, a metà gennaio 8, le vendite avevano toccato quota 9,6 per cento delle partite vendibili della produzione parmense a marchio 6. Si tratta di un dato sensibilmente migliore rispetto a quello dello scorso anno, quando, nello stesso periodo, risultava venduto il 68, per cento della produzione a marchio, e in linea con l andamento rilevato per l intero comprensorio. Infatti, alla stessa data risultava venduto il 9,6 per cento del totale delle partite vendibili della produzione 6 del comprensorio, un risultato meglio intonato rispetto a quello rilevato l anno precedente, quando risultava collocato solo l 8, per cento della produzione. A dicembre 7, le giacenze complessive di Parmigiano-Reggiano di oltre 8 mesi si sono ridotte a.786 forme, con un calo del, per cento rispetto al dicembre 6, seguendo una tendenza alla riduzione avviata da marzo 6. Dai dati del Consorzio, i contratti siglati per la produzione a marchio 6 hanno fatto segnare prezzi (7,8 /kg) in buona ripresa (+,7 per cento) rispetto a quelli riferiti alla produzione a marchio (figura ). In particolare le quotazioni sono risultate in forte ripresa nella seconda metà dell anno e hanno raggiunto livelli non fatti segnare dalla primavera del. Le quotazioni dello zangolato (figura ), hanno avuto una nettissima impennata dal mese di aprile e, nonostante la ciclica fase di debolezza avviatasi a metà novembre, nel 7 i prezzi hanno messo a segno un incremento medio del 7,7 per cento, rispetto all anno precedente. Secondo i dati del Servizio provinciale agricoltura, nel 7, si è avuto un calo del 6,9 per cento del valore della produzione lorda vendibile di carni suine, che corrisponde ad una quota del, per cento della complessiva Plv dell agricoltura provinciale (tabella ). Il risultato è derivato da una negativa evoluzione commerciale, a fronte di una forte concorrenza internazionale, che ha indebolito i prezzi, più che compensando il leggero aumento della quantità di carne prodotta. Per quanto riguarda l andamento commerciale delle tipologie di suini considerate come indicatori del mercato (figura ), nel 7, le quotazioni dei suini grassi da macello 8-8kg hanno mostrato una chiara tendenza cedente, al di là delle oscillazioni stagionali, che ha visto i prezzi in discesa dell 8, per cento. Tale andamento si è pienamente riflesso sulle quotazioni dei lattonzoli da kg, che, con le tipiche oscillazioni del ciclo stagionale, hanno amplificato la tendenza e sono risultate in calo del, per cento in media rispetto al 6. L andamento commerciale di alcune produzioni tipiche della trasformazione parmense risulta meno negativo (figura ). In particolare, in primo luogo, si rileva che le quotazioni del Prosciutto di Parma con osso, stagionato mesi, da 9, a, kg, sono leggermente aumentate rispetto all anno precedente (+, per cento), grazie ai più elevati livelli nella prima parte del 7 e nonostante la debolezza mostrata nella parte finale dell anno. Infine le quotazioni del Salame di Felino di puro suino sono andate costantemente cedendo durante tutto l anno, chiudendo con una riduzione media del, per cento rispetto al 6. Le coltivazioni Le principali coltivazioni della provincia risultano strettamente connesse all attività dell industria di trasformazione alimentare, che è fortemente presente sul

75 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 7 territorio e ne trasforma le produzioni direttamente o indirettamente, dopo il loro impiego nell attività zootecnica. Tra le coltivazioni erbacee il ruolo dominante nell agricoltura parmense compete alle produzioni cerealicole che, nel 7, hanno fornito il, per cento della Plv. I prezzi internazionali dei cereali hanno avuto una forte impennata lo scorso anno e sono ancora in forte tensione. In dettaglio, secondo i dati del servizio provinciale agricoltura (tabella ), la produzione vendibile di frumento tenero è diminuita del, per cento, risultando pari a quasi 8 mila tonnellate, a causa di una riduzione delle rese, nonostante il sensibile aumento della superficie investita. Anche la produzione regionale si è ridotta (-9, per cento). Grazie alla forte tensione delle quotazioni, il valore delle produzione lorda vendibile è però salito del,8 per cento. La superficie investita a frumento duro è cresciuta ancor più sensibilmente e, nonostante l andamento negativo delle rese, la produzione vendibile è aumentata del 7, per cento, risultando pari a poco più di 7 mila tonnellate. La produzione regionale ha fatto registrare un incremento meno marcato (+8, per cento). Anche in questo caso, la forte tensione delle quotazioni ha determinato un notevole aumento del valore delle produzione lorda vendibile (+, per cento). Nonostante la stabilità della superficie investita a mais, delle rese e quindi della produzione, risultata pari a quasi 68 mila tonnellate, la forte tensione sui prezzi ha determinato un aumento del,8 per cento del valore della produzione vendibile. Tra le colture industriali il pomodoro mantiene una forte posizione, mentre la barbabietola ritrova una buona posizione di mercato, dopo la forte riduzione delle superfici investite. La superficie investita a pomodoro da industria è aumentata del 6,9 per cento, lo scorso anno, e la quasi stabilità delle rese ha permesso di ottenere un aumento del,9 per cento della produzione raccolta 7, attestatasi a quasi 6 mila tonnellate. La produzione regionale è risultata pressoché invariata. La tendenza positiva dei prezzi ha ulteriormente migliorato la situazione, tanto che il valore della produzione di pomodoro è salito del 9, per cento e corrisponde al,6 per cento della Plv provinciale. Superato il culmine della crisi del settore bieticolo, si è comunque verificata un ulteriore riduzione della superficie investita (, per cento), che, con la diminuzione delle rese, ha condotto ad una diminuzione del, per cento della quantità prodotta di barbabietola da zucchero, risultata pari a quasi 87 mila tonnellate nel 7. Grazie al buon andamento climatico, la produzione è risultata di buona qualità, tanto che il grado di polarizzazione media è salito, da, a 6,66, determinando un migliore andamento economico della campagna. Il valore della produzione si è ridotto di solo l, per cento. La produzione bieticola regionale è invece salita del,7 per cento in termini quantitativi.

76 76 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8. Industria in senso stretto Il quadro di sintesi dell industria in senso stretto della provincia è riassumibile in pochi dati principali che ne esprimono l importanza: 6.9 imprese attive a fine 7, con poco più di 7 mila addetti, pari al 8,8 per cento della forza lavoro provinciale,.79 milioni di euro di valore aggiunto ai prezzi di base nel 6, equivalenti al, per cento del reddito provinciale, una quota che a livello regionale risulta pari al 7,%, e.6 milioni di euro di esportazioni nel 7. L indagine trimestrale*, condotta in collaborazione dal sistema delle Camere di commercio dell Emilia-Romagna e Unioncamere nazionale, ha tratteggiato un quadro positivo della congiuntura industriale provinciale. L andamento congiunturale delle principali variabili rilevate (tavola ) ha mostrato un passaggio da una fase Tab. Congiuntura dell industria 7 Parma Emilia-Romagna Nord Est Italia Fatturato (),,, Esportazioni (),7,,8, Export su fatturato() () 7,,7, Imprese esportatrici() 8,8 6,8,8, Produzione (),,,, Ordini (),,,8,9 Mesi di produzione (),,8,,9 () Tasso di variazione rispetto all anno precedente. () Rapporto percentuale. () Riferito alle imprese esportatrici. () Assicurata dal portafoglio ordini. Fonte: Unioncamere Emilia-Romagna, Centro Studi Unioncamere - Indagine congiunturale sull industria. di forte crescita nella prima metà dell anno, ad un relativo rallentamento della dinamica, assestatasi su valori comunque positivi, nella seconda parte dell anno. L espansione dell attività dell industria provinciale nel complesso è risultata più forte dello scorso anno e lievemente superiore a quella evidenziata dai risultati rilevati a livello regionale, che hanno fatto segnare un minimo rallentamento rispetto all anno precedente. Come per il 6, anche per lo scorso anno, l andamento congiunturale dell industria, sia provinciale, sia regionale, ha fatto segnare variazioni positive, precedentemente non più rilevate a partire dal. Per il complesso dell industria in senso stretto provinciale (tavola ), dopo un notevole quarto trimestre 6, il 7 si è avviato con un primo trimestre fortemente positivo, proseguendo con un buon andamento nel secondo trimestre. Nella seconda metà dell anno si è manifestato un leggero rallentamento, il cui rilievo deve essere valutato con cautela in quanto, da un lato, non ha interessato le esportazioni, che hanno proseguito una tendenza di forte crescita, e dall altro, ha visto una ripresa degli ordini negli ultimi tre mesi dell anno. Rispetto all anno precedente, il 7 si è chiuso facendo registrare un aumento medio del valore del fatturato dell industria provinciale del, per cento (tabella ). Il dato conferma il trend positivo avviato nel 6 (+, per cento). Per un confronto, il risultato appare in linea con il dato regionale (+, per cento) e con quello del Nord-Est (+, per cento), mentre risulta apprezzabilmente superiore al modesto incremento rilevato con riferimento all industria italiana (+, per cento). L andamento del fatturato è stato ampiamente sostenuto da quello delle esportazioni, che hanno fatto registrare variazioni tendenziali superiori a quelle del fatturato in tutti i trimestri e una buona crescita anche negli ultimi sei mesi dell anno. Il 7 si è chiuso con un incremento delle esportazioni del,7 per cento rispetto al 6 (tabella ). L aumento delle esportazioni è risultato lievemente superiore a quello regionale (+, per cento), lievemente inferiore a quello del Nord Est (+,8 per cento) e maggiore dell aumento che l indagine ha rilevato con riferimento al complesso dell industria nazionale (+, per cento). Secondo i dati Istat, nel 7, le esportazioni provinciali di prodotti dell industria in senso stretto, pari a.6, milioni di euro, sono aumentate del, per cento rispetto allo scorso anno, a fronte di incrementi dell, per cento a livello regionale e dell 8, per cento a livello nazionale. Occorre considerare che il confronto tra i dati relativi alle esportazioni rilevati da Istat e dall indagine congiunturale condotta in collaborazione da sistema delle Camere di commercio dell Emilia-Romagna e Unioncamere nazionale, risente del fatto che quest ultima si limita a considerare le sole imprese industriali della regione fino a dipendenti. In provincia operano alcuni giganti del settore la cui attività sui mercati esteri giustifica ampiamente le discrepanze tra gli andamenti rilevati. Nella media del 7, il 8,8 per cento delle imprese industriali della provincia, con almeno uno e non più di dipendenti, ha effettuato esportazioni nei trimestri in esame. La quota provinciale delle imprese esportatrici è superiore a quella riferita alle imprese regionali (6,8 per cento) e nazionali (, per cento) ed è risultata costante rispetto alla rilevazione dello scorso anno (,8 per cento), a fronte dell aumento rilevato per le imprese regionali e della diminuzione riferita alla quota delle imprese * L indagine congiunturale trimestrale sull industria regionale, realizzata da Camere di commercio, Unioncamere Emilia-Romagna, in collaborazione con Centro Studi Unioncamere, si fonda su un campione rappresentativo dell universo delle imprese industriali regionali fino a dipendenti ed è effettuata con interviste condotte con la tecnica CATI. Le risposte sono ponderate sulla base del fatturato. L indagine si incentra sull andamento delle imprese di minori dimensioni, a differenza di altre rilevazioni esistenti che considerano le imprese con più di o addetti. I dati non regionali sono di fonte Centro Studi Unioncamere - Indagine congiunturale sull industria manifatturiera.

77 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 77 nazionali. Nel 7, la sostenuta dinamica della domanda internazionale non ha quindi visto un evoluzione comune della platea delle imprese capaci di proporsi sui mercati esteri. La produzione dell industria parmense è aumentata dell, per cento, nel 7, mentre nell anno precedente la crescita era risultata dell,7 per cento. La ripresa della produzione provinciale è risultata lievemente superiore all incremento messo a segno dalla produzione regionale (+, per cento) e del Nord Est (ancora +, per cento), ma chiaramente superiore alla crescita rilevata a livello nazionale (+, per cento). L incremento tendenziale degli ordini acquisiti nel 7 (+, per cento) costituisce un risultato positivo, in particolare per il suo andamento nel tempo, che parrebbe prospettare un evoluzione positiva dell attività per l avvio del nuovo anno. Lo scorso anno l aumento degli ordini acquisiti era risultato ugualmente del (+, per cento). Il risultato dell andamento del processo di acquisizione ordini per l industria provinciale si colloca appena al di sopra dell incremento rilevato a livello regionale (+, per cento), mentre appare ben superiore sia all aumento segnato per il Nord Est (+,8 per cento), sia al debole incremento riferito all industria nazionale (+,9 per cento). Secondo l indagine Istat sulle forze di lavoro, nel 7, l occupazione dipendente provinciale nell industria in senso stretto è risultata superiore alle mila unità, con un aumento dell,8%) rispetto al 6. Questa tendenza non risulta confermata invece dal dato degli indipendenti, risultati a fine anno pari a oltre 7. unità, in calo però del,9 per cento. Il complesso degli occupati del settore parmense è risultato superiore alle 7 mila unità e ha comunque segnato un incremento dell,%. Questo andamento trova conferma, con una leggera accentuazione delle tendenze, se si considera che il complesso dell occupazione nell industria in senso stretto emiliano-romagnola ha segnato un incremento dell, per cento, determinato da un aumento dei dipendenti del, per cento e da una riduzione degli occupati indipendenti del, per cento. Al contrario l occupazione dell industria in senso stretto nazionale è rimasto pressoché stazionaria (+, per cento), senza mostrare andamenti sostanzialmente difformi tra dipendenti (+, per cento) e indipendenti (+,6 per cento). Nel 7, indicazioni positive vengono anche dai dati della cassa integrazione guadagni. Le ore autorizzate di cassa integrazione guadagni ordinaria, di matrice anticongiunturale, sono risultate.96 con una riduzione del,6 per cento, rispetto al 6, una flessione meno accentuata rispetto a quella del, per cento registrata a livello regionale. Inoltre, le ore autorizzate per interventi straordinari sono risultate solo.6 con una nuova forte caduta (-6,7 per cento) rispetto alle 9.8 ore autorizzate durante il 6. Quest ultimo costituisce un risultato nettamente migliore rispetto a quello regionale, che ha visto le autorizzazioni per gli interventi straordinari aumentare leggermente (+, per cento) e mantenersi sugli elevati livelli degli ultimi quattro anni. Sulla base del Registro delle imprese delle CCIAA, a fine 7, le imprese registrate dell industria in senso stretto sono risultate 7. in lieve aumento di unità (+, per cento). Le imprese industriali attive in provincia a fine anno sono risultate essere 6.9, sostanzialmente invariate rispetto allo scorso anno (- unità). Ciò nonostante, si tratta di un risultato migliore rispetto a quello riferito all Emilia-Romagna. In regione, infatti, la consistenza delle imprese attive nell industria in senso stretto si è ridotta dello,8%, scendendo di unità a quota Prosegue il processo di consolidamento della compagine imprenditoriale dell industria provinciale, che vede una sempre maggiore adozione di forme societarie più consolidate e strutturate, necessarie per garantire la competitività delle imprese. Se è rimasto stabile il numero delle imprese attive del settore nel 7, sono sostanzialmente aumentate le società di capitale (+8 unità, +,9 per cento), si è ridotta la consistenza delle società di persone (- unità, -, per cento), a fronte di una sostanziale stabilità delle ditte individuali (-,8 per cento) e della riduzione delle altre forme societarie (-, per cento). Tavola. Congiuntura dell industria. () Tasso di variazione sullo stesso trimestre dell anno precedente. Fonte: Unioncamere Emilia-Romagna, Centro Studi Unioncamere - Indagine congiunturale sull industria.

78 78 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8.6 Industria delle costruzioni Il quadro di sintesi dell industria delle costruzioni della provincia è definito da pochi dati principali che ne esprimono l importanza: 8.6 imprese attive a fine 7, con oltre. addetti, pari al 7,8 per cento della forza lavoro provinciale, 68, milioni di euro di valore aggiunto ai prezzi di base a valori correnti nel 6, equivalenti al, per cento del reddito provinciale. L indagine congiunturale trimestrale sulle piccole e medie imprese, condotta in collaborazione dal sistema delle Camere di commercio dell Emilia-Romagna e da Unioncamere nazionale, ha registrato un andamento negativo per l industria delle costruzioni parmense. Nonostante le tipiche oscillazioni stagionali del settore, il peggioramento dell andamento dell attività è stato marcato durante tutto l anno, con l eccezione data dal buon risultato fatto segnare nel corso del terzo trimestre, grazie al quale il 7 si è chiuso con una contrazione del volume d affari di solo lo,9 per cento. Si tratta di un sensibile peggioramento rispetto all anno precedente che si era chiuso con un aumento dell,7 per cento. Da un confronto territoriale, il dato parmense è risultato peggiore rispetto all andamento poco più che stazionario rilevato per il volume d affari dell industria delle costruzioni regionale, la cui variazione non è andata oltre un +, per cento, ma migliore della flessione del, per cento accusata dall industria delle costruzioni nazionale, che è risultato dal passaggio da una condizione di debolezza nella prima metà dell anno, ad una più accentuata flessione nella seconda metà del 7. Dai risultati dell indagine a livello regionale, che considera l andamento dell attività anche per diverse classi dimensionali di imprese, si conferma anche per il 7 l indicazione che l andamento del volume d affari è risultato relativamente migliore (+, per cento) per le piccole imprese (da a 9 dipendenti), mentre le imprese minori (da a 9 dipendenti) hanno fatto segnare i risultati peggiori (-, per cento) e l andamento delle medie imprese (da a dipendenti) è stato positivo, ma non certo brillante (+,8 per cento). Sulla base del Registro delle imprese delle CCIAA, a fine 7, la consistenza della compagine imprenditoriale è apparsa nuovamente in forte crescita. Le imprese attive dell industria delle costruzioni hanno toccato quota 8.6, con un incremento del, per cento, pari a unità. L andamento provinciale appare in linea con l evoluzione della consistenza delle imprese del settore regionale, che è risultata in aumento del,6 per cento, mentre a livello nazionale la crescita delle imprese attive del settore è stata ancora più sensibile (+, per cento). L enorme incremento delle imprese dell industria delle costruzioni negli ultimi anni è facilmente apprezzabile se si ricorda che a dicembre 99 si contavano.66 imprese del settore in provincia. L evoluzione della consistenza delle imprese per forma giuridica, nel 7, mette in luce come oltre la metà dell incremento delle imprese attive nel settore a Parma, sia da attribuire alle società di capitale. Queste sono aumentate di unità pari al 9, per cento, le ditte individuali si sono accresciute dell, per cento, mentre le società di persone sono risultate quasi stazionarie (+,6 per cento). Queste variazioni riflettono sostanzialmente la tendenza rilevata a livello regionale, ove l aumento delle società di capitale e delle ditte individuali a spese delle società di persone è risultato leggermente più marcato. Da un lato la crescita della consistenza delle società di capitale pare indicare all esistenza di un processo in corso di ristrutturazione della compagine imprenditoriale. Dall altro, come sottolineato dal centro servizi Quasco, la forte dinamica delle ditte individuali, è frutto di un processo di destrutturazione del tessuto produttivo del settore, che attraverso l impiego di autonomi, sostanzialmente alle dipendenze delle imprese appaltanti, costituisce una forma di flessibilità del mercato del lavoro specifica del settore delle costruzioni. Una peculiarità dell industria delle costruzioni è data dalla forte presenza di imprese di piccola dimensione, per lo più artigiane. In provincia, a fine 7, ne erano attive 6.97, in aumento dell, per cento rispetto alla fine del 6, che costituivano l 8,9 per cento delle imprese del settore provinciale. Le imprese artigiane rappresentano l 8,7 per cento della base imprenditoriale delle costruzioni dell Emilia-Romagna. Indicazioni riguardanti le condizioni del settore delle costruzioni e del suo mer- Tab. Congiuntura delle costruzioni, tasso di variazione del volume d affari(). Anno 7 Parma -,9 Emilia-Romagna, Italia - () Rispetto all anno precedente. Fonte: Unioncamere Emilia-Romagna, Centro Studi Unioncamere - Indagine congiunturale sull industria. Fig. Congiuntura delle costruzioni. Andamento tendenziale del volume d affari () () Tasso di variazione sullo stesso trimestre dell anno precedente. Fonte: Unioncamere Emilia-Romagna, Centro Studi Unioncamere - Indagine congiunturale sull industria.

79 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 79 cato del lavoro possono essere tratte anche dall analisi dei dati relativi alla cassa integrazione. La cassa integrazione guadagni ordinaria viene di norma concessa per cause di forza maggiore, diverse dal maltempo, che impediscono l attività dei cantieri. E quindi scarsamente rappresentativa dell evoluzione congiunturale del settore. Le ore autorizzate, in rapporto agli addetti, sono tradizionalmente contenute. Nel 7 l Inps ha registrato 7.87 ore autorizzate in provincia, aumentate del 6, per cento rispetto al 6. Nonostante ciò si tratta di un numero ridotto di ore. Per il settore delle costruzioni emiliano-romagnolo l Inps ha invece autorizzato 66. ore, aumentate di solo il, per cento rispetto all anno precedente. Gli interventi straordinari hanno invece una diversa valenza, in quanto sono concessi per ristrutturazioni oppure per stati di crisi. Dagli elevati livelli del 6, le ore autorizzate per il settore delle costruzioni regionale si sono ridotte a poco più di 7 mila, con un calo del 7,6 per cento, mentre le autorizzazioni a favore delle costruzioni in provincia sono risultate.68, mantenutesi sui bassi livelli dello scorso anno (-,6 per cento). La gestione speciale edilizia della cassa integrazione viene di norma concessa quando il maltempo impedisce l attività dei cantieri. I dati risentono dell andamento delle condizioni atmosferiche, ma anche delle variazioni del numero dei cantieri in opera. Nel 7 sono state autorizzate quasi 6 mila ore in provincia, con una riduzione del,7 per cento rispetto al 6, quasi milione 66 mila ore in Emilia-Romagna, in flessione del, per cento e quasi milioni mila ore in Italia, un dato che ha avuto un sostanzialmente incremento rispetto al 6 (+,% per cento).

80 8 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8.7 Commercio interno L evoluzione congiunturale. Nel 7 il commercio interno parmense ha registrato, rispetto all anno precedente, una crescita media del valore delle vendite al dettaglio pari all, per cento, leggermente superiore all aumento dell, per cento riscontrato in Emilia-Romagna. Nel 6 era stato registrato un incremento un po più elevato, pari all,7 per cento, che aveva interrotto un triennio caratterizzato da una diminuzione media dello, per cento. Il sostanziale consolidamento della crescita non è tuttavia riuscito ad eguagliare quanto meno il tasso d inflazione, che a Parma città si è mediamente attestato all,8 per cento e nel Paese all,7 per cento. L indisponibilità di dati provinciali, disaggregati per dimensione di impresa, non consente di approfondire l evoluzione del settore, ma con tutta probabilità anche la provincia di Parma ha ricalcato quanto avvenuto in regione, dove la crescita è stata essenzialmente determinata dagli esercizi della grande distribuzione (+,8 per cento), a fronte del basso profilo manifestato da quelli di piccola (-,7 per cento) e media (-, per cento) dimensione. Nel Paese è stato registrato un analogo andamento. La consistenza delle giacenze è stata caratterizzata dalla leggera crescita delle imprese che l anno giudicata adeguata, salite dal 9 al 9 per cento. E tuttavia contestualmente aumentato, anche se moderatamente, il saldo tra chi le ha considerate esuberanti e chi invece scarse. Siamo alla presenza di un segnale di appannamento, anche se contenuto, che non ha tuttavia avuto riflessi sugli ordinativi rivolti ai fornitori, la cui crescita è apparsa generalmente più dinamica rispetto al 6. Il rallentamento della congiuntura è stato più avvertito dai piani di sviluppo. Nel 7 il per cento delle imprese ha dichiarato di volere sviluppare la propria attività, rispetto alla percentuale del per cento riscontrata nel 6. Nell ambito dei beni durevoli di consumo, l Osservatorio Findomestic, con la collaborazione di Prometeia, ha registrato nel 7 una situazione complessivamente espansiva della spesa per famiglia, che ha consentito di superare, conformemente a quanto avvenuto in regione e nel Paese, i livelli medi di spesa del biennio -6. Nell ambito degli elettrodomestici è stata registrata una spesa media famigliare di 8 euro, con un aumento dell, per cento rispetto al 6, più sostenuto di quello rilevato in regione (+, per cento), ma inferiore in rapporto al dato nazionale (+,6 per cento). All incremento del,6 per cento della spesa per famiglia destinata all acquisto di elettrodomestici bianchi e piccoli, si è

81 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 8 contrapposto il calo del, per cento di quelli bruni. La risalita degli acquisti di bianchi e piccoli ha consentito di superare del 6,6 per cento la spesa media per famiglia complessiva dei cinque anni precedenti. Le spese destinate ai mobili sono passate da 6 a 8 milioni di euro, mentre quella media per famiglia è aumentata da 6 a 6 euro, per un incremento percentuale dello,7 per cento, in sostanziale linea con quanto avvenuto in regione (+,6 per cento). Se confrontiamo la spesa media per famiglia del 7 con il livello medio del quinquennio precedente emerge invece un decremento abbastanza pronunciato, pari al 6, per cento. Le immatricolazioni di auto nuove effettuate da persone fisiche, secondo i primi dati provvisori, sono ammontate nel 7 a 6.6 rispetto alle.6 del 6. Questo andamento ha influito sulle relative spese passate da a 7 milioni di euro, mentre quelle per famiglia sono aumentate da. a.89 euro, per una variazione percentuale del,6 per cento, largamente superiore a quella riscontrata in regione (+,9 per cento). Un andamento di segno opposto ha riguardato le immatricolazioni delle autovetture delle persone giuridiche (-, per cento), in linea con quanto rilevato in regione (-,8 per cento), ma non nel Paese (+, per cento). Il bilancio complessivo delle immatricolazioni è apparso positivo (+, per cento), superando di oltre tre punti percentuali la crescita regionale, e uguagliando nella sostanza quella nazionale (+,6 per cento). Per quanto concerne la compravendita di auto usate, si è invece scesi dai 9. pezzi del 6 ai 8.7 del 7, con conseguente stazionarietà della spesa complessiva e ridimensionamento di quella media per famiglia (-, per cento), in sintonia con quanto avvenuto in Emilia-Romagna (-, per cento) e Italia (-,7 per cento). Le vendite di motoveicoli sono apparse in risalita dai.776 pezzi del 6 ai.9 del 7 (+,7 per cento). Ciononostante il livello di vendite del 7 è apparso inferiore a quello medio dei cinque annui precedenti (-,6 per cento), rispecchiando l andamento regionale. La spesa complessiva per motoveicoli è rimasta invariata, mentre quella per famiglia è salita moderatamente (+,9 per cento), risultando ancora distante dal livello medio del quinquennio -6 (-, per cento). Il mercato del lavoro. Secondo quanto previsto dall indagine Excelsior, l occupazione del commercio al dettaglio, ingrosso comprese le riparazioni di beni di consumo dovrebbe essere diminuita in provincia di Parma dello, per cento, in contro tendenza rispetto all incremento complessivo dei servizi dell,7 per cento e all andamento regionale, che è stato caratterizzato da un saldo positivo delle attività commerciali di dipendenti. Nel 6 c era stata in provincia di Parma una previsione positiva pari all,6 per cento. Alle. assunzioni previste sono corrisposte. uscite, per un saldo negativo di venti addetti. Si tratta di numeri negativi sostanzialmente contenuti, ma che tuttavia indicano un certo appannamento del clima congiunturale. Questa situazione è stata registrata anche in altre province della regione, quali Forlì-Cesena, Modena e Reggio Emilia. Nelle rimanenti province sono stati previsti degli incrementi compresi tra il +, per cento di Bologna e Rimini e il +, per cento di Ravenna. Per circa il 8 per cento degli assunti non era richiesta alcuna esperienza specifica, a fronte della media del, per cento dei servizi. Rispetto alla previsione relativa al 6 c è stato un netto ridimensionamento, con conseguente crescita dei dipendenti provvisti di una specifica esperienza. Il ricorso a manodopera straniera è apparso molto contenuto, da un minimo di a un massimo di 8 persone, equivalenti queste ultime ad appena il 7,6 per cento delle assunzioni complessive, a fronte della media del 6, per cento del ramo dei servizi. I problemi che possono essere legati alla conoscenza della lingua italiana, in un settore dove c è un contatto diretto con il pubblico, possono essere tra le cause. Sotto l aspetto del tipo di contratto con cui inquadrare le persone assunte, ha prevalso il tempo indeterminato (9,9 per cento), in misura maggiore rispetto alla media del ramo dei servizi (,6 per cento). Un ulteriore scarto emerge in termini di contratti a tempo determinato: 7,6 per cento nel commercio;,8 per cento nei servizi. Il settore commerciale prevale, rispetto alla media del terziario, nei contratti di apprendistato. In quest ultimo caso si ha una percentuale del,8 per cento rispetto al, per cento dei servizi. Nel 6 era stata rilevata una percentuale di apprendisti molto più contenuta, pari al 9,7 per cento. La ripresa delle relative assunzioni riscontrata nel 7 è da attribuire all azzeramento dei contratti di inserimento, che nel 6 avevano riguardato circa il per cento delle assunzioni del Commercio al dettaglio e all ingrosso; riparazioni. Un cenno infine sulle difficoltà di reperimento del personale. Il per cento circa delle professioni richieste è stato considerato di difficile reperimento, a fronte della media del, per cento dei servizi. Rispetto al 6 c è stato un sensibile alleggerimento delle difficoltà, che avevano coperto circa il 8 per cento delle assunzioni. Ci sono insomma difficoltà relativamente minori, nonostante che sia aumentato il peso delle assunzioni che richiedono esperienze specifiche. Anche le minori difficoltà di reperimento possono essere tra i motivi della scarsa richiesta di manodopera extracomunitaria. Tra le cause delle difficoltà di reperimento della manodopera, predomina la mancanza della qualificazione necessaria, seguita dalla ridotta presenza nel mercato del lavoro della figura richiesta. Nel ramo dei servizi è invece la ridotta presenza il motivo principale, seguito dalla mancanza della qualificazione necessaria. La struttura del settore commerciale. A fine 7 il settore del commercio, escluso alberghi e pubblici esercizi, si articolava, secondo i dati contenuti nel Registro delle imprese, su 9.86 imprese attive, vale a dire lo, per cento in meno rispetto all analogo periodo del 6. Il ridimensionamento è modesto, appena ventitré imprese in termini assoluti, tuttavia ha consolidato la fase negativa in atto da lunga data. A fine 99 il settore poteva contare su.87 imprese, poi progressivamente scese alle 9.78 di fine. Sotto l aspetto settoriale, sono state rilevate delle diminuzioni percentuali pressoché omogenee. Il gruppo più consistente del commercio al dettaglio, escluso quello di autoveicoli e motoveicoli, assieme alle riparazioni di beni personali e per la casa, è apparso in calo dello, per cento, per un totale di una dozzina d imprese. Negli altri ambiti costituiti da grossisti, intermediari del commercio e commercio di auto e moto le diminuzioni sono state rispettivamente pari allo, e, per cento. In Emilia-Romagna è emersa una situazione dello stesso segno, ma in termini un po più accentuati (-, per cento). Lo stesso

82 8 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 è avvenuto nel Paese (-, per cento). I flussi di iscrizioni e cessazioni, queste ultime al netto delle cancellazioni d ufficio, che esulano dall aspetto meramente congiunturale, hanno visto prevalere le seconde determinando un saldo negativo di 76 imprese, praticamente lo stesso rilevato nel 6. La sostanziale tenuta della consistenza del settore è derivata dalle variazioni di attività avvenute nel Registro delle imprese, che hanno arricchito le attività commerciali di circa imprese. Se focalizziamo l andamento dei piccoli imprenditori - hanno costituito il, per cento delle imprese commerciali registrate rispetto alla media generale del 8, per cento - emerge una diminuzione dello, per cento, più sostenuta di quella complessiva dello, per cento. Anche in questo caso siamo alla presenza di numeri negativi sostanzialmente contenuti - in termini assoluti c è stato un calo di una ventina d imprese - ma che tuttavia hanno consolidato la tendenza al ridimensionamento. Nel 997 la piccola imprenditoria si articolava su.9 imprese registrate, che scendono alle.7 del e.8 del 7. Per quanto concerne la forma giuridica, è da sottolineare la crescita del, per cento delle società di capitale, a fronte delle diminuzioni riscontrate nelle società di persone (-, per cento) e ditte individuali (-,8 per cento). Il piccolo gruppo delle altre società, costituito da appena 6 imprese (sono incluse le cooperative), è aumentato del, per cento. Le società di capitale sono arrivate a coprire il, per cento del settore. Nel si aveva una percentuale dell, per cento. Con tutta probabilità, l espansione della grande distribuzione, che richiede l impiego di forti capitali, è alla base di questo andamento. Per quanto concerne il fenomeno dell immigrazione straniera, è in atto una tendenza decisamente espansiva. A fine 7, le relative cariche rivestite nelle imprese attive della provincia iscritte al Registro imprese sono risultate 9 contro le 86 di fine. Il peso dell imprenditoria straniera sul totale delle cariche è cresciuto, nello stesso arco di tempo, dal,8 al 6, per cento. I soli titolari sono risultati 6 rispetto ai 6 di fine. Il relativo peso sul totale dei titolari è cresciuto dal,6 al, per cento. I paesi più rappresentati sono, nell ordine, Marocco, Cina e Senegal, che assieme hanno coperto il per cento delle cariche rivestite da stranieri. Tra il e il 7 le cariche rivestite da marocchini - si tratta per lo più di titolari d impresa - sono salite da a, quelle cinesi da a 9. Segno opposto per i senegalesi, le cui cariche si sono ridotte da 9 a 79. Un ulteriore aspetto della struttura commerciale del settore è offerto dalle rilevazioni del Ministero delle Attività produttive, che propongono dati più disaggregati rispetto a quelli appena commentati relativamente al Registro delle imprese e riferiti all insieme delle sedi d impresa e unità locali, quindi non omogenei con quelli del Registro. A fine 7, gli esercizi in sede fissa impegnati nella vendita al dettaglio sono risultati.8, vale a dire l, per cento in più rispetto al 6, a fronte della crescita emilianoromagnola dello, per cento. Se confrontiamo la struttura dei negozi al dettaglio del 7 con quella del, non emergono cambiamenti radicali. Perdono un po di peso i negozi di frutta e verdura, macellerie, abbigliamento e accessori, comprese le pelliccerie, elettrodomestici, oltre ad alcuni esercizi generici specializzati non alimentari. Di contro aumenta l incidenza dei negozi dediti alla vendita di prodotti tessili e biancheria, oltre a ferramenta, tabaccherie ed esercizi non specializzati a prevalenza alimentare e non alimentare. Se rapportiamo la consistenza dei negozi al dettaglio delle province dell Emilia-Romagna alla rispettiva popolazione residente a inizio anno, la provincia di Parma presenta, a fine 7, un indice pari a, esercizi ogni. abitanti, alle spalle di Ferrara (,6), Ravenna (,6), Piacenza (8,78) e Rimini (76,8). Parma si è in pratica collocata in una posizione mediana, al di sopra della media regionale di 7,8. L incidenza più contenuta appartiene alla provincia di Reggio Emilia, con 98, esercizi al dettaglio in sede fissa ogni. abitanti. Nell ambito del commercio ambulante e di alcune forme speciali di vendita, comunque marginali come consistenza (vendite per corrispondenza, presso domicilio, per mezzo di distributori automatici), i dati ministeriali hanno evidenziato, a fine 7, una crescita complessiva dello,8 per cento, in linea con quanto avvenuto in regione (+,9 per cento), mentre in Italia non è stata registrata alcuna variazione significativa. La consistenza del commercio ambulante a posteggio fisso, pari a 7 esercizi sugli 8 totali, è diminuita per il terzo anno consecutivo, ritornando in pratica ai livelli del. Segno opposto per il commercio ambulante itinerante, la cui consistenza è arrivata a unità, rispetto alle 88 di fine 6 e 9 di fine. La grande distribuzione è apparsa piuttosto articolata, oltre che in espansione. Occorre tuttavia sottolineare, come vedremo più diffusamente in seguito, che la provincia di Parma ha evidenziato una densità di superficie di vendita in rapporto alla popolazione più ridotta, e spesso significativamente, rispetto ai valori medi, sia regionali che nazionali. A inizio 7, la provincia di Parma contava su sei grandi superfici specializzate, le stesse di inizio 6. A inizio erano due. Tra il e il 7 la superficie di vendita è salita da.89 a 9.89 metri quadrati, mentre l occupazione è cresciuta da 6 a 6 addetti. La disponibilità di superficie ogni. abitanti è stata di 9, mq contro i 7,7 di inizio. L Emilia- Romagna ha fatto registrare un rapporto superiore, pari a 78,9 mq ogni. abitanti. In Italia la densità è stata di 6,9 mq. In regione solo la provincia di Modena ha registrato un indice più contenuto pari a,8 mq ogni. abitanti. Nell ambito dei grandi magazzini, ne sono stati conteggiati cinque, gli stessi di inizio 6. La punta massima di otto è stata raggiunta a inizio. La superficie di vendita ha toccato gli 8.7 mq, confermando la situazione di inizio 6. A inizio, era stata toccata la massima espansione con.99 mq. In rapporto alla popolazione, a inizio 7 sono stati rilevati 7,7 mq ogni. abitanti. Anche in questo caso la provincia di Parma ha evidenziato una densità inferiore sia rispetto alla regione (,8) che al Paese (,9). Per i supermercati è in atto una tendenza espansiva di lunga data. Dai ventiquattro esercizi di inizio 99 si è progressivamente passati ai cinquantotto di inizio 6 e sessanta di inizio 7. Tra il 99 e il 7 la superficie di vendita è salita da 7.9 a.98 mq, mentre gli addetti sono aumentati da 9 a.6. In rapporto alla popolazione a inizio 7 sono stati registrati., mq ogni. abitanti, contro i,6 di inizio 99. In Emilia-Romagna e Italia è stata registrata una densità ancora maggiore, pari rispettivamente a.97, e.9, mq. Gli ipermercati a inizio 7 erano tre, situazione questa che possiamo definire cristallizzata, in quanto negli ultimi sette anni non vi è stato alcun mutamento. La superficie di vendita è ammontata a.8 mq, praticamente la stessa da inizio. A inizio è stata toccata la massima espansione, con quasi 7. mq. L occupazione è stata costituita da 7 addetti, in leggero

83 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 8 calo rispetto ai 6 di inizio 6. Il tetto massimo appartiene a inizio con 9 addetti. La superficie ogni. abitanti si è attestata a 6, mq, ben al di sotto dei 7, dell Emilia-Romagna e, dell Italia. Per quanto concerne i minimercati, l indagine ministeriale avviata sperimentalmente dal, ne ha conteggiati a inizio 7 ventidue, vale a dire undici in più rispetto al, per una superficie di vendita pari a 6.9 mq contro i. di inizio. L occupazione si è articolata su quasi addetti, più del doppio di inizio. La densità della superficie di vendita è stata di 8, mq ogni. abitanti, in misura largamente inferiore a quanto rilevato in Emilia-Romagna (8,7) e Italia (,). In sintesi, la diffusione della grande distribuzione in provincia di Parma è apparsa più contenuta rispetto ad altre aree dell Emilia-Romagna. Questa situazione ha probabilmente reso meno stringente la concorrenzialità verso gli esercizi tradizionali, consentendo una maggiore sopravvivenza. Questa considerazione trae fondamento, seppure parziale, dai dati dell Osservatorio sul Commercio della Regione Emilia-Romagna. In provincia di Parma, tra il 998 e il 6, gli esercizi di vicinato, classificati secondo il decreto Bersani, sono aumentati del 6,7 per cento, ricalcando nella sostanza quanto avvenuto in Emilia-Romagna (+6,8 per cento). Nello stesso tempo i piccoli esercizi fino a mq sono cresciuti del, per cento, ma in questo caso l incremento è risultato superiore a quello regionale del,9 per cento. In rapporto alla popolazione la provincia di Parma ha registrato una diffusione degli esercizi di vicinato sulla popolazione più elevata rispetto alla realtà regionale. Nel 6 si avevano.69,7 esercizi ogni. abitanti rispetto alla media emiliano-romagnola di.6,6. Per quanto concerne la superficie, nel 6 ammontava a 86, metri quadri ogni. abitanti, contro gli 8, della regione.

84 8 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8.8 Commercio estero Le esportazioni della provincia di Parma nel 7 sono state pari a miliardi e 8 milioni di euro, vale a dire il,6 per cento in più rispetto al 6. Tale aumento risulta inferiore a quello registrato dall Emilia-Romagna (+, per cento) ma superiore al valore relativo alla circoscrizione Nord-Est (+7, per cento) e all Italia nel suo complesso (+8, per cento). Continua quindi la fase di ritrovata dinamicità dell export parmense cominciata l anno passato che aveva fatto registrare una vistosa ripresa (+, per cento) rispetto all andamento del (+, per cento sul ). A seguito di questo ritrovato slancio, le esportazioni parmensi fanno segnare un aumento della propria incidenza a livello nazionale, passando dall,8 per cento del all, per cento del 6 fino all, per cento del 7 e rimanendo nel solco di un cammino di crescita intrapreso da tempo (il dato era,8 per cento nel 996 e,9 per cento nel 99). Per quel che riguarda la composizione settoriale delle esportazioni si conferma, anche per il 7, il primato del comparto della meccanica. I settori che ne fanno parte, complessivamente considerati, incidono, infatti, per quasi il per cento, in aumento sul 6 (, per cento), sul (9,8 per cento) e sul (7,) segnalando una tendenza all aumento del proprio peso oramai consolidata. Alle spalle del comparto meccanico si trova il settore degli alimentari che rappresenta il 9, per cento delle esportazioni complessive ma con un calo della propria incidenza sul totale provinciale (dal, per cento del al,9 per cento del fino al 9,6 per cento del 6) fenomeno anche questo oramai consolidato nel panorama delle esportazioni della provincia di Parma. Di considerevole peso le esportazioni di prodotti chimici e fibre sintetiche artificiali (,7 per cento), dei prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (6,6 per cento) e quelli delle industrie tessili e dell abbigliamento (,6 per cento). Questi cinque settori (meccanica, alimentare, minerali non metalliferi, tessile e chimica) rappresentano oltre l 89 per cento del totale delle esportazioni parmensi. Tavola : Esportazioni delle nove province dell Emilia-Romagna. Valori in euro Provincia 6 Quota 6 7 Quota 7 Var % 7/6 Piacenza ,6%.7.9.,% 9,7% Parma ,% ,%,6% Reggio nell Emilia ,9% ,6% 9,% Modena ,%.7.7.9,6% 8,7% Bologna ,7%.6.9.,%,% Ferrara..8.8,%.9..8,%,6% Ravenna ,% ,% 7,% Forlì Cesena ,8% ,%,% Rimini ,% ,%,8% Emilia Romagna ,% ,8%,% Italia Nord-orientale..887.,%.9..,% 7,% Italia ,% Fonte: Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Istat. Va sottolineato come, a seguito delle dinamiche appena esposte, il comparto della meccanica, già protagonista delle esportazione parmensi, stia accrescendo ulteriormente in proprio peso nel contesto dell economia provinciale. I settori che hanno fatto segnare i migliori risultati nel corso del 7 sono stati (se si escludono quelli che hanno un peso molto limitato sul totale) i metalli e prodotti in metallo (settore appartenente al comparto della meccanica la cui rilevanza è già stata messa in luce più sopra) che registrano un aumento percentuale pari a, per cento sull anno precedente, i prodotti chimici e fibre sintetiche con un aumento del 7,6 per cento, il cuoio e i prodotti similari con un +, per cento e i prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (con un +,8 per cento). Non tutti i settori, però, registrano una crescita. Di particolare interesse la performance dei prodotti tessili ed abbigliamento che fanno registrare un arretramento delle proprie esportazioni pari al 9, per cento che segue il brillante risultato dell anno passato (+,9 per cento) e segna un inversione di tendenza. Altri settori che vedono diminuire le proprie esportazioni sono quello di carta, stampa ed editoria, i minerali non energetici la piscicoltura ed i minerali energetici. Interessante notare come nessuno dei settori in calo abbia un peso superiore allo, per cento sulle esportazioni provinciali ad eccezione del settore tessile (che ha un

85 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 8 peso pari al,6 per cento), segno di una crescita estesa alla maggior parte dei settori rilevanti per l export. Tavola : Esportazioni della provincia di Parma per settore di attività. Periodo 6 e 7. Valori in euro Settore Agricoltura, caccia e silvicoltura Pesca e piscicoltura Minerali energetici Minerali non energetici Alimentari, bevande, tabacco Prodotti tessili ed abbigliamento Cuoio pelli e similari Legno e prodotti in legno Carta, stampa ed editoria Coke, prodotti petroliferi Prodotti chimici e fibre sintetiche Gomma e materie plastiche Prodotti lavorazione di min. non metalliferi Metalli e prodotti in metallo * Macchine ed apparecchi meccanici * Macchine elettriche, elettroniche ed ottiche * Mezzi di trasporto * Altri prodotti delle industrie manifatturiere Attività informatiche profess. ed imprendit. Altri servizi Provviste di bordo ed altre Totale * settori riconducibili alla meccanica Quota % 6,6%,%,%,% 9,6%,%,%,%,%,%,%,8% 6,6%,%,8% 6,%,%,%,%,%,%,%,% Quota % 7,7%,%,%,% 9,%,6%,%,%,%,%,7%,6% 6,6%,6%,7% 6,%,%,%,%,%,%,%,7% var % 6-8,9% -,% -,% -9,% 8,% -9,%,% 7,7% -,6% 8,% 7,6%,%,8%,%,%,7% 8,%,% -9,% 8,8% -,%,6%,% Fonte: Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Istat. Vale la pena soffermarsi sull andamento del settore alimentare che, a fronte dell aumento medio provinciale del,6 per cento di cui sopra, fa registrare un aumento di minore intensità (come detto +8, per cento). Questo dato va letto alla luce degli andamenti fatti registrare negli anni passati. Se, infatti, consideriamo che questo settore aveva risentito durante il di un calo delle proprie esportazioni che erano poi risultate stabili durante il 6, possiamo parlare di un consolidarsi della ripresa del commercio estero del settore la cui velocità di crescita si sta via, via avvicinando a quella media delle esportazioni provinciali. L inversione di tendenza di cui si era parlato nella precedente edizione sembra, quindi, confermata da questi dati. Rimane comunque il fatto che il combinarsi di questi fenomeni ha determinato la già citata diminuzione dell incidenza del settore sulle esportazioni provinciali. Per quel che concerne la composizione dei mercati di sbocco delle esportazioni parmensi, e fermando l analisi a livello di macro aree economiche continentali, si nota, senza grosse sorprese, che l area che assorbe la maggior percentuale di esportazioni è l Europa, con un peso di oltre il 7 per cento. Il secondo continente è l Asia col 9,8 per cento seguito dall America settentrionale. Il continente che assorbe la minor percentuale delle esportazioni parmensi è l Oceania. Nel confronto fra 7 e 6, l area che ha registrato la performance migliore è stata l America settentrionale con un aumento delle esportazioni pari al, per cento, seguita dall Europa (+,7 per cento) e dall Africa (+8, per cento). L area che ha fatto registrare la minor crescita è stata l Oceania con un,9 per cento di aumento sul 6. La dinamica per macro aree appena delineata, se confrontata con quella dell anno passato mette in luce un fenomeno degno di nota: le esportazioni parmensi verso l America settentrionale sono passate da essere quelle con la performance più contenuta (+ per cento 6 su ) ad essere quelle con la performance, come detto, migliore e questo è avvenuto in un anno in cui il dollaro ha acuito la sua debolezza verso la valuta europea, segno che le caratteristiche distintive delle esportazioni parmensi hanno più che controbilanciato lo svantaggio competitivo derivante dall apprezzamento dell euro sul dollaro USA. A livello europeo, concentrandoci in primo luogo sui mercati dei paesi aderenti all Unione Europea (nella sua attuale conformazione a 7 paesi), il paese verso cui si è indirizzata la maggior parte delle esportazioni parmensi è stata la Francia, con un peso del, per cento sulle esportazioni verso l UE e del,7 per cento sulle esportazione complessive. Il paese continua ad essere la più importante destinazione per le esportazioni delle imprese della provincia di Parma ma assiste ad una diminuzione del proprio peso relativo a seguito di un tasso di aumento delle esportazioni (+6, per cento) inferiore alla media provinciale. Alle spalle della Francia troviamo la Germania (9, per cento delle esportazioni verso l UE e, per cento delle esportazioni complessive), la Spagna (rispettivamente,9 e 8, per cento) e Regno Unito (, e 6, per cento). Questi quattro paesi assorbono complessivamente oltre il % delle esportazioni parmensi. Di particolare interesse la dinamica della Spagna che vede crescere l export parmense di oltre il 9 per cento. Passando da un analisi statica (incidenza del paese sulle esportazioni) ad una dinamica (variazione delle esportazioni tra 6 e 7), è possibile notare che non sono stati i paesi appena citati quelli nei confronti dei quali la provincia ha avuto le migliori performance esportative. Bulgaria (+9, per cento), Lussemburgo (+7,6 per cento) e Lituania (+6, per cento) hanno registrato, infatti, i maggiori tassi di aumento che trovano, però, contraltare nel limitato peso che questi paesi hanno, al momento, sull export parmense (dallo, allo,8 per cento).

86 86 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 Figura : Esportazioni della provincia di Parma per aree di destinazione Fonte: Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Istat. Tavola : Esportazioni della provincia di Parma verso gli USA per settore di attività. Periodo 6 e 7. Valori in euro Settore 6 7 Var % 7/6 Peso % 7 A-PRODOTTI DELL AGRICOLTURA, DELLA CACCIA E DELLA SILVICOLTURA ,7%,% C-MINERALI ENERGETICI E NON ENERGETICI 8.9 -,%,% D-PRODOTTI TRASFORMATI E MANUFATTI ,6% 99,6% DA-PRODOTTI ALIMENTARI, BEVANDE E TABACCO ,6% 7,7% DB-PRODOTTI DELLE INDUSTRIE TESSILI E DELL ABBIGLIAMENTO ,7%,6% DC-CUOIO E PRODOTTI IN CUOIO, PELLE E SIMILARI ,%,% DD-LEGNO E PRODOTTI IN LEGNO ,9%,% DE-CARTA, PRODOTTI DELL EDITORIA E DELLA STAMPA ,%,% DF-COKE, PRODOTTI PETROLIFERI RAFFINATI E COMBUSTIBILI NUCLEARI.6.687,%,% DG-PRODOTTI CHIMICI E FIBRE SINTETICHE E ARTIFICIALI ,9%,% DH-ARTICOLI IN GOMMA E MATERIE PLASTICHE ,%,% DI-PRODOTTI DELLA LAVORAZIONE DI MINERALI NON METALLIFERI ,9%,% DJ-METALLI E PRODOTTI IN METALLO ,%,7% DK-MACCHINE ED APPARECCHI MECCANICI ,% 6,7% DK9-Macchine per la prod e l impiego di energia meccanica, no motori ,% 7,% DK9-Altre macchine di impiego generale ,7% 6,% DK9-Macchine per l agricoltura e la silvicoltura ,%,6% DK9-Macchine utensili ,6%,% DK9-Altre macchine per impieghi speciali ,7%,7% DK97-Apparecchi per uso domestico ,%,% DL-MACCHINE ELETTRICHE ELETTRONICHE ED OTTICHE ,9%,% DM-MEZZI DI TRASPORTO ,%,% DN-ALTRI PRODOTTI DELLE INDUSTRIE MANIFATTURIERE ,%,% K-PRODOTTI DELLE ATTIVITA INFORMATICHE, PROFESSIONALI ED IMPRENDITORIALI ,%,% O-PRODOTTI DI ALTRI SERVIZI PUBBLICI, SOCIALI E PERSONALI ,%,% Totale delle esportazioni verso gli USA ,%,% Fonte: Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Istat Tra i paesi che hanno un incidenza percentuale sulle esportazioni verso l UE maggiore del, per cento, le migliori performance sono state registrate da Polonia (+ 8, per cento), Repubblica Ceca (+, per cento) e Austria (+, per cento) che si confermano anche quest anno alla testa dei mercati a maggior crescita per le esportazioni parmensi. Di assoluto rilievo il dato della Spagna che non solo fa registrare aumenti superiori alla media provinciale (9, per cento) ma è già uno dei mercati di sbocco più importanti per la provincia. Francia e Germania, invece, riportano tassi di aumento delle esportazioni parmensi inferiori alla media provinciale (6, per cento per entrambe) Va poi notato che gli unici paesi dell UE a 7 verso i quali l economia parmense ha registrato una diminuzione delle proprie esportazioni sono stati il Portogallo e a Lettonia. Tali diminuzioni si dimostrano comunque di scarsa rilevanza poiché il peso delle esportazioni verso questi paesi è limitato (,8 per cento del totale provinciale). Rimanendo sempre in ambito europeo ma allargando la visuale sui paesi al di fuori dell Unione Europea va notato che, fra i paesi che hanno un peso sulle esportazioni provinciali complessive superiore all per cento, si segnalano le performance verso la Federazione Russa (+, per cento) e la Svizzera (+7, per cento). Sempre nell ambito di questi paesi va poi sottolineato il calo

87 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 87 delle esportazioni nei confronti della Croazia (-8, per cento) e della Turchia (-,8 per cento). Il peso cumulato di questi due paesi sulle esportazioni della provincia di Parma è, però, pari al per cento. Per quel che riguarda il Nord America, l aumento delle esportazioni pari al, per cento, di cui si è dato conto in precedenza, è il risultato di un miglioramento delle esportazioni sia verso gli Stati Uniti (+, per cento) che verso il Canada (+9, per cento). Il risultato è particolarmente interessante se analizzato, come detto, alla luce del drastico ridimensionamento del valore del dollaro americano (che nel corso del periodo analizzato è raggiunto la parità col dollaro canadese) ed alla luce dei risultati che erano stati registrati l anno passato (USA +,7 per cento e Canada, addirittura, -, per cento). A seguito di questa performance particolarmente positiva, il peso degli Stati Uniti nelle esportazioni della provincia di Parma passa dal,8 al 6, per cento. Di sicuro interesse l analisi settoriale del risultato messo a segno nei confronti degli Stati Uniti. Tavola : Esportazioni della provincia di Parma: primi venticinque paesi di destinazione. Periodo 7 e 6. Valori in euro Rank 6 Paese Francia Stati Uniti Regno Unito 6 Svizzera Fed. russa Paesi Bassi..9 9 Cina Belgio Grecia Polonia Repubblica Ceca Var. % 7/6 Quota % 6 Quota % ,%,%,7% Germania ,%,7%,% Spagna ,% 7,% 8,% ,%,8% 6,% ,% 6,8% 6,% ,%,%,8% 8..,%,%,7%.69.,%,6%,% 99..,%,9%,%,8%,%,%,%,%,% 8,%,8%,%,%,8%,% Austria ,%,8%,9% Romania ,%,%,% 6 Turchia ,8%,%,% 7 Giappone ,6%,%,% 8 Messico ,%,%,% 9 Ungheria ,%,%,% Canada ,%,%,% Svezia ,%,%,% Egitto ,%,6%,% Danimarca ,%,9%,9% Australia ,8%,9%,9% Slovenia ,9%,8%,9% Totale primi p ,% 78,7% 79,8% Mondo ,6% Fonte: Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Istat Va innanzi tutto specificato che il 99 per cento del commercio in uscita della provincia di Parma verso la maggiore economia mondiale è costituito da prodotti manufatti e trasformati che hanno aumentato le proprie esportazioni del,6 per cento. Volendo analizzare più nel dettaglio questi dati, è possibile notare come, in linea col dato complessivo, oltre il 6 delle esportazioni verso gli Stati Uniti sia dato dal comparto della meccanica che fa registrare un aumento di quasi il per cento sull anno precedente. Non tutti i settori che compongono il comparto della meccanica hanno, però, registrato variazioni positive rispetto all anno passato. In particolare, a fronte di un amento dell 88, per cento delle macchine ed apparati meccanici (di gran lunga il settore più importante del comparto rappresentandone oltre l 8, per cento) si assiste ad una contrazione delle esportazioni degli altri settori che va dal -, per cento del settore dei prodotti in metallo al -6, dei mezzi di trasporto, passando per il,9 per cento delle macchine ed apparecchiature elettriche, elettroniche ed ottiche. Di rilievo anche l aumento registrato dell industria tessile e dell abbigliamento (+8,7 per cento), anche se questo settore pesa sulle esportazioni verso gli Stati Uniti per un limitato,6 per cento, e dai prodotti alimentari, bevande e tabacco (+,6 per cento) con un peso di quasi il 8 per cento.

88 88 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 Per quel che riguarda il resto del continente americano, degno di nota il risultato riportato dalle esportazioni verso il Messico dove un aumento del, per cento delle esportazioni si combina, però, con un peso delle esportazioni di poco superiore all, per cento, ed il +, per cento delle esportazioni dirette verso il Brasile (con un peso inferiore all per cento). Di interesse il raddoppio (+, per cento) delle esportazioni verso il Venezuela che, nonostante questo, ha ancora un peso limitato allo,7 per cento. Le esportazioni della provincia di Parma non risultano però in aumento nei confronti di tutti i maggiori paesi del continente americano, infatti, le esportazioni verso Argentina e Cile risultano in diminuzione (-, e 8,9 per cento). Va però rilevato come questi paesi abbiano un peso estremamente limitato sulle esportazioni parmensi (meno dello, per cento per ciascuno). Analizzando il comportamento delle esportazioni parmensi nei confronti delle maggiori economie asiatiche, le performance degne di nota sono quelle nei confronti dell Indonesia (+,6 per cento) della Cina (+, per cento rispetto al 6 con un peso pari all, per cento, in crescita rispetto all,9 per cento dell anno passato), della Corea del Sud (+, per cento) e del Vietnam (+7, per cento). Va sottolineato che tutti questi paesi, ad eccezione della Cina, hanno un peso contenuto sulle esportazione della provincia di Parma (dallo, per cento di Indonesia e Vietnam Singapore allo, per cento della Corea del Sud). Degno di nota anche l andamento delle esportazioni verso il Giappone che fanno segnare un calo del,6 per cento che segue il calo registrato l anno passato (-,7 per cento) portando il peso del paese sulle esportazioni provinciali all, per cento. Passando al continente africano, fra i paesi che hanno un qualche peso sulle esportazioni provinciali, le performance esportative più interessanti sono quelle messe a segno nei confronti dell Egitto (+66, per cento), della Tunisia (+8, per cento) e dell Algeria (+8,6 per cento). In calo le esportazioni verso Libia (-9, per cento) e Marocco (-8, per cento) mentre risultano sostanzialmente stazionarie rispetto all anno passato quelle verso il Sudafrica (-, per cento). La provincia di Parma segna, poi, un aumento delle proprie esportazioni nei confronti delle maggiori economie dell Oceania: +,8 per cento nei confronti dell Australia e +,9 per cento nei confronti della Nuova Zelanda. Le esportazioni nei confronti dei due paesi, comunque, sommate fra loro pesano per solo l per cento sull export complessivo provinciale.

89 Sesta giornata dell economia - 9 maggio Turismo Se valutiamo la stagione turistica sulla base dei dati raccolti dall Amministrazione provinciale, relativi ad arrivi e presenze negli esercizi alberghieri e nelle altre strutture ricettive, emerge un andamento di sostanziale tenuta. Alla stabilità degli arrivi (+, per cento) si è associata la leggera crescita delle presenze, pari allo,6 per cento. La tendenza al ridimensionamento del periodo medio di soggiorno si è arrestata si è passati da, a, giorni, ma permangono livelli inferiori a quelli del passato. Nel era di tre giorni e mezzo, nel 99 sfiorava i quattro giorni. Se confrontiamo il flusso dei pernottamenti del 7 - costituiscono la base per il calcolo del reddito del settore - con quello medio dei cinque anni precedenti emerge una diminuzione del, per cento, che colloca il 7 tra le annate turistiche meno ispirate, ma nemmeno tra quelle più negative, alla luce del sostanzialmente moderato decremento registrato. Non altrettanto è avvenuto per gli arrivi. In questo caso il flusso del 7 ha superato del, per cento quello medio del quinquennio -6. L analisi dei flussi mensili dei pernottamenti ha descritto un andamento un po altalenante. I primi sei mesi si sono tuttavia chiusi con un decremento del, per cento rispetto allo stesso periodo del 6, dovuto soprattutto ai sensibili cali rilevati in gennaio e nel bimestre aprile-maggio. Nella seconda parte dell anno c è stata una maggiore continuità della crescita, con l unica eccezione del mese di agosto, che ha accusato un calo tendenziale dell,6 per cento. Rispetto al secondo semestre del 6 è stato registrato un aumento dei pernottamenti del,8 per cento. Se spostiamo l osservazione al solo periodo giugno-settembre, che costituisce il cuore della stagione turistica, emerge un incremento dello,8 per cento rispetto all analogo periodo del 6. In pratica sono stati i mesi autunnali a sollevare il bilancio della stagione turistica 7, facendo registrare una crescita dell 8, per cento rispetto agli ultimi tre mesi del 6. Se analizziamo i flussi turistici dal lato della nazionalità, si può evincere che è stata la clientela straniera a determinare il complessivo incremento dei pernottamenti, con un aumento dell 8, per cento, a fronte della diminuzione dell, per cento degli italiani. Sotto l aspetto economico, i dati dell Ufficio italiano cambi, ora confluito in Bankitalia, hanno registrato, relativamente ai primi nove mesi del 7, una spesa dei turisti stranieri in provincia di Parma pari a quasi milioni di euro, contro i milioni e 6 mila euro dell analogo periodo del 6. Se consideriamo che nello stesso periodo arrivi e presenze straniere sono cresciuti rispettivamente del,6 e 6,6 per cento, era lecito attendersi qualcosa di più, ma si tratta di dati, quelli di Uic-Bankitalia, che tengono conto della spesa generale dei turisti internazionali, che non è ovviamente destinata alle sole strutture ricettive. Francesi e tedeschi si sono confermati, nell ordine, i maggiori clienti, coprendo assieme quasi un quarto dei pernottamenti. I primi hanno evidenziato una ragguardevole crescita delle presenze, pari al,6 per cento. I secondi hanno invece accusato una diminuzione del, per cento. La terza clientela per importanza, vale a dire quella britannica, ha fatto registrare un buon andamento (+, per cento), consolidando l eccellente risultato conseguito nel 6. I turisti statunitensi, quarta clientela per importanza, hanno mantenuto nella sostanza lo stesso volume di presenze del 6 (+, per cento). Si tratta di un turismo dalle ottime disponibilità economiche, se si considera che quasi il per cento dei pernottamenti è stato trascorso in alberghi a e stelle, a fronte della media generale del 7, per cento. La quinta clientela, vale a dire quella svizzera, ha accresciuto le presenze dell 8, per cento. In ambito europeo sono inoltre da sottolineare gli ottimi incrementi, superiori al per cento, di estoni, finlandesi, greci, irlandesi, lettoni, lituani, portoghesi, romeni, sloveni, turchi e ungheresi, mentre segni negativi hanno caratterizzato, tra gli

90 9 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 altri, austriaci, bulgari, croati, danesi, cechi, svedesi e ucraini. Il turismo proveniente dai paesi extraeuropei è stato caratterizzato, oltre che dalla citata stabilità degli Stati Uniti d America, da un andamento sostanzialmente analogo per i giapponesi, mentre larghi vuoti hanno riguardato canadesi e australiani. Si sono ridotti i flussi di un mercato potenzialmente immenso quale quello cinese (-6,6 per cento), mentre l Africa ha accusato diffusi cali, che per l Egitto hanno toccato la punta del 7, per cento. Per quanto concerne la tipologia degli esercizi, la crescita dello,6 per cento dei pernottamenti è stata determinata dalle strutture extralberghiere, il cui incremento del,8 per cento ha colmato la diminuzione dello, per cento rilevata negli esercizi alberghieri. Se analizziamo più dettagliatamente i flussi delle strutture alberghiere, che hanno accolto circa l 8 per cento delle presenze provinciali, possiamo vedere che sono stati gli alberghi a stelle e quelli di più umili condizioni, ovvero a una e due stelle, ad accusare cali nei pernottamenti. Nelle altre tipologie alberghiere, comprese le residenze turistico-alberghiere, sono stati rilevati aumenti, in un arco compreso fra il +, per cento degli esercizi a tre stelle e il +, per cento di quelli a quattro stelle. Occorre tuttavia sottolineare che le variazioni rilevate nelle varie tipologie alberghiere sono anche dovute ai cambiamenti che avvengono nelle varie strutture. La flessione dei pernottamenti degli esercizi di più umili condizioni, a una e due stelle, è da imputare in parte alla riduzione della consistenza, vuoi per cessazione dell attività oppure per riqualificazione. La piena omogeneità si riscontra soltanto negli alberghi a cinque stelle, che sono rimasti esattamente gli stessi del 6. Le altre strutture ricettive hanno beneficiato di diffusi aumenti, se si esclude il comparto dei campeggi, le cui presenze si sono ridotte del, per cento. Da sottolineare la crescita dell, per cento rilevata nel gruppo delle altre strutture ricettive, che comprende il segmento dei Bed and Breakfast. Per quanto riguarda l indice di affollamento, nella totalità delle strutture ricettive, escluso gli affittacamere occasionali, i pernottamenti hanno coperto il, per cento delle giornate letto disponibili, rispetto alla percentuale del, per cento riscontrata nel 6. Nelle strutture alberghiere le presenze hanno coperto il,8 per cento delle giornate letto disponibili, rispecchiando nella sostanza la percentuale del,7 per cento riscontrata nel 6. Nelle altre strutture ricettive l indice di affollamento si è attestato al,8 per cento, ma in questo caso c è stata una riduzione rispetto alla percentuale del, per cento del 6. In sintesi, all aumento dell offerta ricettiva non è corrisposta un analoga evoluzione dei pernottamenti, specie per quanto riguarda le strutture extralberghiere. Ci sono state delle potenzialità inespresse che possono essere colmate con promozioni ed eventi appropriati, tenuto conto delle peculiarità di un territorio che offre una vasta gamma di opportunità turistiche, dalle località d arte a quelle termali, fino al turismo montano, sia estivo che invernale, senza tralasciare l aspetto gastronomico, che fa della provincia di Parma una delle capitali mondiali del mangiare bene. Se osserviamo l andamento dei flussi delle varie zone turistiche emerge una situazione piuttosto differenziata. Se il termometro delle presenze è risultato appena sopra lo zero, lo si deve principalmente al comune capoluogo, che ha beneficiato di un aumento del 6, per cento, dovuto sia alla clientela italiana (+,8 per cento), che straniera (+8,7 per cento). Per gli arrivi c è stata un evoluzione molto più contenuta (+,6 per cento), ma in questo caso il segno positivo è da attribuire alla sola clientela straniera (+,7 per cento), a fronte della sostanziale stabilità degli italiani (-, per cento). La performance del comune di Parma è il frutto delle politiche promozionali attuate nel 7, e anche del forte richiamo rappresentato dall iniziativa del Festival Verdi. Parma e le terre di Verdi, che si è tenuto in ottobre. Non a caso in quel mese è stato registrato uno dei migliori incrementi percentuali delle presenze provinciali, pari al 7,9 per cento. Altri aumenti dei pernottamenti, compresi fra l, e, per cento, hanno riguardato l insieme delle altre città d arte (Busseto, Colorno e Fidenza tra queste) e la fascia collinare. Il segno meno più pesante è stato registrato nelle località della fascia montana. Nei diciotto comuni che ne fanno parte, le presenze sono scese da 9.9 a 8., per una variazione negativa del 9, per cento. La flessione è da attribuire sia agli italiani (-6,8 per cento), che agli stranieri (-, per cento). In termini di arrivi è emersa una situazione meno cedente (-, per cento), in quanto gli stranieri hanno parzialmente colmato i vuoti lasciati dagli italiani. Parlare di crisi del modello turistico montano parmense potrebbe sembrare eccessivo, ma i dati sembrano andare in questa direzione. Occorre tuttavia considerare che molti turisti sono stati probabilmente scoraggiati dallo scarso innevamento, che ha caratterizzato il troppo mite inverno 6-7. Per quanto riguarda l offerta termale, i comuni di Salsomaggiore Terme, Montechiarugolo e Medesano hanno ospitato circa il per cento delle presenze provinciali, confermandosi tra le mete più gettonate del turismo parmense. Questa leadership sta tuttavia perdendo qualche colpo da diversi anni. Dalle circa 99. presenze del si è scesi alle 7.9 del 7. Rispetto al 6 c è stata una diminuzione del, per cento, certamente modesta, ma che tuttavia ha consolidato la tendenza negativa in atto. Gli arrivi sono invece rimasti sostanzialmente invariati, attorno alle 9. unità. La clientela italiana, che costituisce la grande maggioranza dei turisti termali, ha accusato una diminuzione degli arrivi del,9 per cento, che per i pernottamenti è salita al, per cento. Non altrettanto è avvenuto per gli stranieri, il cui bilancio è apparso brillante sia sotto l aspetto degli arrivi (+8, per cento), che delle presenze (+9,8 per cento). La principale località termale, vale a dire Salsomaggiore Terme, ha mantenuto sostanzialmente invariati gli arrivi (+, per cento), ma scendere le presenze da 6.67 a 69.96, per una variazione negativa del, per cento. Nel comune di Montechiarugolo, che ospita la località di Monticelli Terme, sono stati rilevati per arrivi e presenze, cali piuttosto accentuati, rispettivamente pari al, e,9 per cento. Gli unici segni positivi sono stati registrati a Medesano, dove operano le terme di Sant Andrea Bagni, sia per gli arrivi (+, per cento), che per i pernottamenti (+, per cento). Per quanto concerne la capacità ricettiva della provincia, nel 7 sono stati rilevati 7 alberghi, sei in meno rispetto alla situazione del 6. La tendenza al ridimensionamento si è pertanto consolidata. Nel 987 se ne contavano 66, che dieci anni dopo si riducono a. La diminuzione è stata soprattutto determinata dagli esercizi di più umili condizioni, a una (-7,7 per cento) e due stelle (-6,8 per cento). Gli alberghi a cinque e tre stelle sono rimasti invariati, e lo stesso è avvenuto per le residenze turistico alberghiere. A crescere è stata la sola tipologia a quattro stelle, passata dai esercizi del 6 ai del 7. La riduzione della consistenza degli esercizi ha leggermente intaccato la consistenza delle giornate letto disponibili, apparse in calo dello,7 per cento rispetto al 6.

91 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 9 Il calo degli esercizi a una e due stelle rientra in una tendenza di lungo periodo. Nel 7 hanno costituito meno del per cento dei letti presenti nelle strutture alberghiere della provincia. Nel 6 la quota era attestata al,7 per cento. Nel 98, primo anno della classificazione a stelle, la percentuale sfiorava il 6 per cento, per scendere al, per cento nel. Nell arco di oltre un ventennio l offerta alberghiera parmense ha avviato un processo di razionalizzazione, in linea con quanto avvenuto in regione, per venire incontro ad una clientela sempre più esigente in fatto di comfort. Il rapporto bagni/camere è emblematico di questo fenomeno. Dai 6 bagni ogni camere del 98 si è passati ai 97 del 7. Come dire che nel 7 quasi ogni camera in provincia di Parma disponeva di un bagno. Altri cambiamenti hanno riguardato la struttura stessa degli esercizi. Il calo della consistenza non è andato a scapito dell offerta. Il numero di letti negli alberghi, tra il 98 e il 7, è cresciuto da. a.7, mentre la consistenza degli esercizi si è ridotta da a 7. Meno alberghi, ma più capienti. Nello stesso arco di tempo il numero medio dei letti per esercizio è passato da a 9, mentre in termini di camere per albergo si è saliti da 9 a 9. Alla diminuzione degli esercizi alberghieri si è contrapposta la crescita delle altre strutture ricettive. Dalle 7 strutture esistenti nel - sono esclusi gli affittacamere occasionali - si è passati alle 8 del 7, mentre in termini di disponibilità di posti letto si è saliti da. a 6.. L offerta extralberghiera è piuttosto articolata, comprendendo case in locazione, agriturismi, campeggi, rifugi, ostelli, case per ferie e bed & breakfast. Quest ultimo segmento si è sviluppato notevolmente negli ultimi anni, arrivando a raggiungere nel 7, secondo i dati dell Amministrazione provinciale, una consistenza di unità per complessivi 8 posti letto. Anche l agriturismo è apparso in crescita. A fine 7 sono risultati esistenti 6 esercizi, che mettevano a disposizione 678 posti letto. Nel erano 6 per un totale di posti letto. Si tratta di strutture ricavate per lo più da abitazioni non indipendenti, prevalentemente orientate a fornire alloggio e ristorazione, offrendo nella maggioranza dei casi pensione completa. Tra le varie attività offerte, ci si può dedicare all equitazione oppure seguire corsi vari o praticare attività sportive. In termini di imprenditorialità, in provincia di Parma erano attive a fine 7.89 imprese, tra strutture ricettive, bar, ristoranti e agenzie di viaggio, vale a dire l,6 per cento in più rispetto all analogo periodo del 6. Alla sostanziale stabilità di alberghi e altre strutture ricettive, scesi di appena una unità, si sono associati gli incrementi di bar, ristoranti e agenzie di viaggio, rispettivamente pari allo,,, e 9, per cento. Anche in questo caso dobbiamo annotare il fenomeno della crescita delle società di capitale salite da a, mentre è diminuita la consistenza delle imprese individuali passate da 88 a 87. Le società di persone sono rimaste le stesse del 6, per effetto soprattutto dell aumento dei ristoranti, che ha colmato i cali rilevati nelle strutture ricettive e nei bar. In sintesi siamo di fronte a numeri che testimoniano una buona tenuta del settore turistico in senso stretto e delle attività più strettamente collegate, con una menzione particolare per il segmento delle agenzie di viaggio e degli operatori turistici, la cui consistenza è lievitata da 8 a 69 imprese.

92 9 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8. Trasporti aerei Il progetto di modernizzazione dell Aeroporto Giuseppe Verdi di Parma nasce nel 98, grazie all iniziativa dell Aeroclub Gaspare Bolla e all accordo tra gli enti pubblici di Parma, alcune associazioni economiche, le maggiori imprese locali ed alcuni istituti di credito. L apertura ufficiale avviene il maggio del 99. L aeroporto si estende su una superficie di.8 mq, con una capacità di 8 passeggeri per ora e. passeggeri per anno. La pista, dopo i lavori di ampliamento, è stata portata ad una lunghezza di. metri per una larghezza di. Lo scalo è servito da un parcheggio di.7 mq e può contare su cinque banchi check-in con nastro più uno per bagagli a mano, quattro sale d imbarco, cinque nastri bagagli, un varco di security passeggeri in partenza e per cento da stiva di security dei bagagli. L aeroporto è gestito dalla SO.GE.A.P. S.p.A, il cui capitale sociale è partecipato da enti pubblici del comprensorio parmense, da alcuni istituti di credito e da oltre imprese private. Alla data del dicembre 7 erano operative cinque compagnie aeree, ovvero AirAlps, Ryanair, Belle Air, Cimber Air e Wind Jet. I voli di linea hanno collegato Parma con Olbia, Catania, Palermo, Roma Fiumicino, Londra Stansted, Tirana e Odense. Il 7 si è chiuso con un bilancio moderatamente positivo. Il leggero calo degli aeromobili arrivati e partiti (-,8 per cento), da attribuire interamente ai charter e agli aerotaxi e aviazione generale (i voli di linea sono cresciuti dell, per cento), è stato corroborato dall aumento del, per cento dei passeggeri movimentati. In questo ambito, le flessioni del 8,6 per cento dei charter e del 7,8 per cento di aerotaxi e aviazione generale, sono state più che compensate dal miglioramento evidenziato dai voli di linea, il cui movimento passeggeri è passato da 8. a.8 unità, arrivando a rappresentare l 89, per cento del totale rispetto all 8,8 per cento del 6 e 6, per cento del. L ottima intonazione dei voli di linea è dipesa anche dal potenziamento dei collegamenti curati dalla compagnia aerea low-cost Ryanair, dall apertura di un nuovo collegamento stagionale con Odense in Danimarca curato da Cimber Air e dalla nuova rotta con Tirana gestita dalla compagnia low-cost Bellair. A ciò bisogna aggiungere i nuovi collegamenti con Catania e Palermo, operati dalla compagnia Wind Jet, che sono stati attivati il 9 novembre. Con l attivazione di queste rotte, il traffico passeggeri di linea del bimestre novembre-dicembre è quasi raddoppiato rispetto all analogo periodo del 6. Le merci trasportate si sono azzerate, rispetto alle tonnellate registrate nel 6. Il servizio merci è sospeso dal mese di giugno 6.

93 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 9. Credito Il finanziamento dell economia. I dati Bankitalia riferiti alla situazione di fine settembre 7 hanno registrato un moderato rallentamento del trend degli impieghi concessi alla clientela residente. In un contesto di ripresa dei tassi d interesse, l aumento tendenziale si è attestato al 9, per cento, un po al di sotto del trend del 9,6 per cento riscontrato nei dodici mesi precedenti. Dal modesto incremento del,9 per cento rilevato nel terzo trimestre del 6, si è progressivamente saliti al +, per cento del primo trimestre 7. Dal trimestre successivo la crescita degli impieghi ha iniziato a rallentare, ricalcando nella sostanza l andamento della congiuntura evidenziato dalle indagini campionarie condotte su industria, artigianato, edilizia e commercio. La provincia di Parma si è collocata tra quelle meno dinamiche della regione solo Forlì-Cesena ha evidenziato una crescita più contenuta, pari all 8, per cento a fronte degli aumenti del, e,7 per cento rilevati rispettivamente in regione e nel Paese. Il rallentamento degli impieghi è stato determinato dal gruppo più importante, vale a dire le imprese private (hanno rappresentato quasi il 6 per cento del totale degli impieghi), che in pratica rappresentano il variegato mondo della produzione di beni e servizi destinabili alla vendita. A fine settembre 7 hanno registrato un incremento tendenziale del 9, per cento, in rallentamento rispetto all evoluzione dei tre trimestri precedenti, caratterizzata da incrementi compresi tra il e per cento. Al di là della frenata, resta tuttavia un andamento che ha consolidato la fase virtuosa in atto dalla fine del 6, dopo la lunga fase negativa che aveva caratterizzato i mesi compresi tra marzo e settembre 6, sulla scia della grave crisi finanziaria di Parmalat. E da sottolineare che il rallentamento degli impieghi delle imprese private è maturato in un contesto di ampia espansione dei relativi depositi (+,9 per cento), che potrebbe avere indotto le imprese a ricorrere all autofinanziamento, piuttosto che indebitarsi con le banche, anche alla luce della ripresa dei tassi d interesse. Il gruppo delle famiglie ha rappresentato circa il 8 per cento delle somme impiegate, registrando un aumento tendenziale dell 8,9 per cento, vale a dire oltre due punti percentuali in meno rispetto al trend dei dodici mesi precedenti. Le sole famiglie consumatrici hanno accresciuto gli impieghi dell, per cento, a fronte del trend del, per cento. Un analogo rallentamento ha riguardato il gruppo delle famiglie produttrici, la cui crescita tendenziale del,7 per cento, si è confrontata con un trend attestato al, per cento. Il rallentamento dei finanziamenti alle famiglie consumatrici trae origine dal raffreddamento della domanda di mutui destinati all acquisto dell abitazione e di beni durevoli di consumo. A fine settembre 7 la consistenza dei mutui per la casa è cresciuta tendenzialmente del, per cento, a fronte del trend del, per cento. La frenata dei mutui è risultata in linea con l andamento generale. In Emilia-Romagna l aumento tendenziale del, per cento si è confrontato con un trend attestato al, per cento. In Italia l incremento del, per cento è risultato inferiore di quasi tre punti percentuali rispetto al trend. In termini di somme erogate è tuttavia emersa una situazione meglio intonata, nel senso che nei primi nove mesi del 7 sono stati erogati quasi milioni di euro, rispetto ai circa dell analogo periodo del 6. Non altrettanto è avvenuto in regione e in Italia, le cui somme erogate sono diminuite rispettivamente del, e, per cento. In estrema sintesi la provincia di Parma ha evidenziato una domanda di mutui più dinamica rispetto sia alla media regionale che nazionale, risentendo solo relativamente dell inasprimento dei tassi di interesse. A tale proposito giova sottolineare che in Emilia-Romagna (non sono disponibili dati provinciali) nel primi nove mesi del 7 i tassi attivi sui finanziamenti destinati all acquisto di abitazioni si sono mediamente attestati al, per cento, rispetto al, per cento dell analogo periodo del 6. Per quanto concerne i finanziamenti destinati alle famiglie consumatrici per l acquisto di beni durevoli, in settembre è stato rilevato un incremento tendenziale del 7,9 per cento, inferiore di circa otto punti percentuali rispetto al trend dei quattro trimestri precedenti. Un andamento di segno opposto ha invece caratterizzato le relative erogazioni, che sono passate dai circa 6 milioni di euro dei primi nove mesi del 6 ai quasi 7 milioni e mezzo dello stesso periodo del 7. Un analogo andamento è stato registrato in regione, ma non in Italia. La crescita delle erogazioni registrata in provincia di Parma assume un particolare significato, soprattutto se si considera che è maturata in un contesto di ripresa dei tassi d interesse. Nell ambito della consistenza dei finanziamenti a medio e lungo termine, quelli destinati agli investimenti in macchine, attrezzature, mezzi di trasporto e prodotti vari, rilevati a fine settembre 7, sono apparsi in leggero aumento rispetto all analogo periodo del 6 (+, per cento), uguagliando il trend dei dodici mesi precedenti. Siamo alla presenza di una situazione poco dinamica, soprattutto se rapportata alla crescita tendenziale del 9, per cento riscontrata in Emilia-Romagna, che è apparsa superiore di, punti percentuali al trend. Se spostiamo il campo di osservazione del fenomeno dai finanziamenti in essere alle somme erogate, registriamo invece un andamento meglio intonato, che sottintende un accresciuta propensione ad investire. In provincia di Parma nei primi nove mesi del 7 sono stati erogati finanziamenti per quasi 8 milioni di euro, contro i quasi 8 milioni e mezzo dell analogo periodo dell anno precedente, per una variazione percentuale del, per cento, largamente superiore a quella riscontrata in Emilia-Romagna (+, per cento).

94 9 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 La qualità del credito. Il rapporto sofferenze/impieghi si è attestato a fine settembre 7 al,79 per cento, rispetto al,8 per cento dell Emilia-Romagna e, per cento nazionale. La minore qualità del credito parmense rispetto ad altre realtà non è che lo strascico della grave crisi finanziaria del gruppo Parmalat. Nel quarto trimestre il rapporto sofferenze/impieghi era balzato al 6, per cento rispetto al,7 per cento del precedente trimestre. Era avvenuta in pratica una rottura, le cui conseguenze si protraggono fino all estate del, con incidenze del rapporto sofferenze/impieghi comprese tra il e il per cento. Dal trimestre successivo s inverte la tendenza, con un rapporto sofferenze/impieghi che torna a quote più normali, comprese tra il e 6 per cento. I processi di cartolarizzazione legati alla cessione, comunque onerosa, di crediti problematici da parte delle banche, unitamente al risanamento di Parmalat, sono alla base sono alla base del miglioramento. Rispetto alla consistenza di fine settembre 6 c è stata una leggera riduzione delle sofferenze parmensi, pari allo, per cento, in contro tendenza con quanto avvenuto in Emilia-Romagna (+, per cento) e Italia (+,9 per cento). In una fase congiunturale all insegna della crescita, sia pure più lenta, il sistema bancario parmense ha accresciuto i finanziamenti per cassa in ampia misura, mostrando un dinamismo superiore a quanto avvenuto in regione, che ha sottinteso una disponibilità di credito quanto meno distesa. L accordato operativo dei finanziamenti per cassa a breve termine, che è quello maggiormente utilizzato dalle imprese e conseguentemente più soggetto al ciclo congiunturale, è cresciuto tendenzialmente a settembre dell, per cento, superando di quasi sette punti percentuali il corrispondente aumento regionale e di quasi due punti percentuali il trend dei dodici mesi precedenti. L incremento dei finanziamenti utilizzati a breve termine è risultato meno ampio di quello osservato per l accordato operativo, come dire che alla forte crescita dell offerta di credito da parte del sistema bancario non è corrisposto un andamento di eguale intensità. Al di là di questo andamento, è da sottolineare che la crescita del 6,7 per cento dell utilizzato a breve termine della provincia di Parma è apparsa in contro tendenza rispetto alla flessione del 7, per cento emersa in regione, da attribuire essenzialmente al forte calo accusato dalla provincia di Bologna (-,8 per cento).

95 Sesta giornata dell economia - 9 maggio 8 9 Per quanto concerne l andamento dell accordato operativo diverso da quello a breve termine, in settembre c è stata una crescita tendenziale del 7, per cento, che ha superato di circa punti percentuali il trend dei dodici mesi precedenti. In EmiliaRomagna e Italia sono stati registrati incrementi più contenuti pari rispettivamente al 6, e,7 per cento. La disponibilità del credito a medio-lungo termine, e non solo, è quindi aumentata in misura più ampia rispetto a quello a breve. Per quanto concerne il corrispondente utilizzato è stata registrata una crescita tendenziale più contenuta, pari al, per cento, praticamente in linea con il trend dei dodici mesi precedenti (+,7 per cento). In regione e in Italia i tassi di crescita dell utilizzato a medio e lungo termine sono risultati più elevati, pari rispettivamente al 9, e, per cento. Da sottolineare inoltre che a fine settembre 7 il, per cento di tutto il credito utilizzato dalla clientela parmense è stato coperto da garanzie reali fornite dai clienti, a fronte della media regionale del 8, per cento. Lo scarto di circa quattro punti percentuali tra la provincia di Parma e la media regionale può essere conseguenza della crisi finanziaria di Parmalat, che ha indotto le banche parmensi a cautelarsi maggiormente nei confronti della clientela rispetto al resto della regione. Il fenomeno è in costante espansione. A fine settembre 997 le garanzie reali pesavano per il 8,8 per cento. Cinque anni dopo la quota sale al, per cento. Le banche hanno cercato di tutelarsi sempre più nel concedere prestiti, anticipando nella sostanza le linee dell accordo di Basilea, che è operativo di fatto dal gennaio 8. I depositi bancari. I depositi sono cresciuti più dell inflazione. A fine settembre 7 le somme depositate dai clienti residenti in provincia di Parma sono ammontate a circa 7 miliardi e milioni di euro, con una crescita dell, per cento rispetto all analogo periodo del 6 (+,8 per cento in Emilia-Romagna; +, per cento in Italia), a fronte di un inflazione mediamente attestata in provincia all,8 per cento e di un tasso passivo sui conti correnti a vista che non è arrivato al per cento. Nei confronti del trend dei dodici mesi precedenti c è stato un miglioramento superiore ai sei punti percentuali. In ambito regionale, la provincia di Parma ha registrato l incremento percentuale più elevato, davanti a Ravenna (+8,9 per cento) e Forlì-Cesena (+6, per cento). La modesta crescita regionale, pari, come descritto precedentemente, allo,8 per cento, è stata determinata dal calo tendenziale del 7, per cento accusato dalla provincia di Bologna, che ha riflesso l esaurimento di una grossa operazione effettuata da un importante gruppo assicurativo. Il forte incremento dei depositi parmensi non ha ricalcato l andamento del gruppo più importante, ovvero le famiglie hanno rappresentato quasi il 6 per cento delle somme depositate la cui crescita tendenziale si è attestata ad appena lo, per cento, vale a dire circa due punti percentuali in meno rispetto al trend dei dodici mesi precedenti. Nell ambito di questo gruppo, quello più consistente delle famiglie consumatrici è cresciuto dello,6 per cento, a fronte della diminuzione del, per cento registrata nelle imprese famigliari. Il maggiore sostegno alla crescita dei depositi bancari è venuto dal gruppo delle società e quasi società non finanziarie. Si tratta di società private e pubbliche, che in pratica rappresentano il variegato mondo della produzione di beni e servizi, comprendendo le società in nome collettivo, in accomandita semplice, nonché le società semplici e di fatto e le imprese individuali con più di cinque addetti. A fine settembre 7 i relativi depositi hanno sfiorato i miliardi e 6 milioni di euro, superando del,7 per cento l importo dell analogo periodo del 6, migliorando di oltre punti percentuali il trend dei dodici mesi precedenti.

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