REPUBBLICA ITALIANA. In Nome del Popolo Italiano LA CORTE DEI CONTI. Sezione giurisdizionale regionale dell Umbria. Dott.ssa Maria Cristina Razzano

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1 Sentenza N. 36/2016 REPUBBLICA ITALIANA In Nome del Popolo Italiano LA CORTE DEI CONTI Sezione giurisdizionale regionale dell Umbria composta dai seguenti Magistrati: Dott.ssa Acheropita Mondera Dott. Francesco Belsanti Dott.ssa Maria Cristina Razzano Presidente f.f. rel. 1 Referendario 1 Referendario ha pronunciato la seguente S E N T E N Z A nel giudizio di responsabilità promosso dalla locale Procura regionale nei confronti della Sig.ra BIGIO Cristina, nata a Perugia il 4 aprile 1969 e ivi residente in Via Cesare Pavese, n. 81, C.F. BGI CST 69D 44G 478N, rappresentata e difesa dagli Avv.ti Maria Mezzasoma e Nicola Marcinnò, presso il cui studio, in Perugia, Viale Roma n. 11, ha eletto domicilio. Visto l atto introduttivo del giudizio, iscritto al n del registro di Segreteria, e tutti gli altri atti e documenti della causa. Uditi, alla pubblica udienza del 13 aprile 2016, con l assistenza del Segretario, dott.ssa Cristina Fittipaldi; il relatore, nella persona del Cons. Acheropita Mondera; il P.M., nella persona del Procuratore regionale, dott. Antonio

2 Giuseppone e l Avv.to Cesare Manini quale difensore della Sig.ra Bigio, su delega degli Avv.ti Nicola Marcinnò e Maria Mezzasoma. Svolgimento del processo 1) - Con atto di citazione del 9 novembre 2015, la Procura Regionale ha convenuto in giudizio la Sig.ra Bigio Cristina, Cancelliere addetto all Ufficio Corpi di Reato del Tribunale di Perugia, per ivi sentirla condannare alla somma di ,00, di cui ,00 per danno all immagine ed ,00 per danno da sottrazione di corpi di reato, depositati presso il Tribunale di Perugia. 1.2) Dall atto introduttivo del giudizio, si evince che i fatti per i quali la Sig.ra Bigio è stata convenuta sono i seguenti. In conseguenza della scoperta della sottrazione di vari beni, costituenti corpi di reato, a carico della Sig.ra Bigio Cristina, Cancelliere addetto all Ufficio Corpi di Reato del Tribunale di Perugia, si è svolto un procedimento penale a seguito del quale è stata adottata la sentenza n. 359 del 2011 del G.I.P. presso il Tribunale di Perugia, che ha accertato la colpevolezza della Sig.ra Bigio, relativamente alla predetta sottrazioni di beni, condannandola per il reato di peculato alla pena di anni sei di reclusione ed ,00 di multa, oltre ad una provvisionale di ,00 a favore dell Amministrazione della Giustizia, costituitasi parte civile, a fronte della 2

3 sottrazione di beni dal valore sommariamente stimato in ,00 (pag. 8 della sentenza n. 359 del 2011 del G.I.P. presso il Tribunale di Perugia). La citata sentenza è stata confermata (con la sola riduzione della multa ad ,00) dalla Corte d Appello di Perugia, con la sentenza n. 923 del 2012 e dalla Corte di Cassazione, IV Sezione Penale, con la sentenza n del Ritenendo che, in conseguenza della commissione del predetto reato, sia derivato un danno erariale all Amministrazione della Giustizia, la Procura regionale, con atto di citazione del 19 dicembre 2014, ha convenuto in giudizio la Sig.ra Bigio per il danno all immagine subito della pubblica Amministrazione, nonché per il danno patrimoniale derivante dalle spese processuali sostenute dall Erario per i giudizi a carico della convenuta, dal mancato pagamento della provvisionale immediatamente esecutiva, riconosciuta dal giudice e della multa, così come ridotta in appello. Il giudizio introdotto dal predetto atto di citazione si è concluso con la sentenza n. 78 del 17 luglio 2015 della Sezione giurisdizionale della Corte dei conti per l Umbria, che ha condannato la Sig.ra Bigio solo limitatamente alla somma di 4.045,43, corrispondente alle spese legali sostenute dal Ministero della Giustizia, per la costituzione di parte civile nel processo penale ed ha dichiarato inammissibile la citazione per 3

4 tutte le altre voci di danno. In particolare, la sentenza n. 78 del 2015 ha dichiarato: l inammissibilità del danno da mancato pagamento della multa in quanto la stessa costituisce una sanzione penale, soggetta allo specifico regime previsto dallo stesso sistema penale, il cui mancato pagamento non configura danno erariale; l inammissibilità del danno all immagine in quanto la Procura ha contestato lo stesso direttamente con l atto di citazione, senza far precedere la contestazione con l emissione di un invito a dedurre, ex articolo 5, comma 1, della legge n. 19 del 1994; l inammissibilità del mancato pagamento della provvisionale in quanto per la stessa esiste già un titolo esecutivo, costituito dalla cartella di pagamento n , oltre alla rilevata carenza di interesse poiché, per tale voce di danno, la Procura ha agito per un credito di consistenza minore di quello liquidato dal Giudice penale. Preso atto della citata sentenza n. 78 del 2015, con atto di citazione del 9 novembre 2015, oggetto del presente giudizio, la Procura regionale ha inteso agire per il danno all immagine, cagionato all Amministrazione pubblica, dalla condotta delittuosa della Sig.ra Bigio, quantificato in ,00, nonché per il danno patrimoniale derivante dalla sottrazione dei beni, costituenti corpi di reato, equitativamente determinato in ,00, per un totale di , ) La citazione dà atto dell emissione dell invito a 4

5 dedurre e della presentazione di deduzioni scritte, da parte dell interessata (pag. 5 dell atto di citazione). 2) Costituitisi nell interesse della Sig.ra Bigio Cristina, con memoria depositata il 23 marzo 2016, gli Avv.ti Nicola Marcinnò e Maria Mezzasoma hanno avversato la pretesa attrice eccependo: a) inammissibilità della citazione per violazione del principio del ne bis in idem, in quanto sugli stessi fatti si è formato il giudicato con la sentenza n. 78 del 2015; b) prescrizione dell azione per il danno all immagine, il cui dies a quo va individuato, secondo la difesa, nella data della scoperta del fatto illecito o, per lo meno, nella data dell arresto della Sig.ra Bigio (30 marzo 2010) e, quindi, la citazione depositata il 9 novembre 2015, è intempestiva; c) mancato scorporo delle somme già versate dalla Sig.ra Bigio, nelle more del procedimento penale, pari ad ,00; d) errata quantificazione del danno patrimoniale, operata sulla base di quanto la Bigio ha ottenuto dalla vendita dei corpi di reato, dalla stessa sottratti, e mancanza di attualità del danno, in quanto non risulta che l Amministrazione abbia dovuto far fronte a richieste di restituzione dei beni custoditi, quale corpo di reato, da parte dei soggetti interessati; e) eccessiva quantificazione del danno all immagine, considerato che la convenuta ha tenuto una condotta molto collaborativa e che non è alla stessa imputabile la diffusione 5

6 della notizia a mezzo stampa, anzi la Sig.ra Bigio ha rinunciato anche al suo legittimo diritto alla presenza in aula, proprio per non dare adito ai giornali di diffondere ulteriormente la notizia del processo (pag. 9 delle memorie difensive). 3) All udienza del 13 aprile 2016, il P.M. ed il difensore della convenuta hanno ribadito le loro posizioni, concludendo in conformità. Motivi della decisione 4) In via preliminare, il Collegio ritiene di esaminare la questione della rilevata inammissibilità dell azione per violazione del principio del ne bis in idem. Nel caso di specie non si ravvisa la violazione del predetto principio in quanto: 1) la posta di danno relativa al danno patrimoniale da sottrazione di corpi di reato non ha costituito oggetto del petitum, su cui si è pronunciata la Sezione con la sentenza n. 78 del 2015; 2) relativamente al danno all immagine, pure richiesto dalla Procura attrice, non vi è stato alcun pronunciamento da parte del Collegio, avendo il Giudice dichiarato l inammissibilità dell azione per mancata contestazione di tale voce di danno nell invito a dedurre. 5) Nel merito, la pretesa attorea è fondata, seppur per un importo minore di danno, rispetto a quello richiesto in citazione. 5.1) - In primis si osserva che incontestato è il rapporto di servizio che legava la convenuta all Amministrazione 6

7 danneggiata, all epoca dei fatti, ed altrettanto certa è l antigiuridicità della condotta, costituente non solo un illecito amministrativo ma anche un fatto delittuoso, accertato in via definitiva. A riguardo si ricorda che la definitività della condanna in sede penale fa stato nel giudizio contabile, costituendo un invalicabile limite che si dispiega nei confronti del condannato, in ordine all accertamento della sussistenza del fatto ed all affermazione che sia stato l imputato a commetterlo, in applicazione dell art. 651 del c.p.p. (cfr., ex plurimis, Corte conti Sez. I Giurisd. Centr. 10 febbraio 2016 n. 73). 5.2) Premesso quanto sopra, occorre verificare se, nel caso in esame, si sia verificato un danno erariale, nella specie danno all immagine e danno patrimoniale da sottrazione di corpi di reato, e se lo stesso sia attribuibile alla condotta della convenuta, a titolo di dolo o colpa grave. 5.3) Per quanto attiene il danno all immagine, il Collegio ritiene di dover preliminarmente esaminare la eccepita prescrizione dell azione, sollevata dalla convenuta ) - L azione è tempestiva, considerando che il decorso del termine prescrizionale (il cui dies a quo è stato individuato dalla difesa il 30 marzo 2010, data di arresto della Sig.ra Bigio) risulta interrotto dalla citazione in giudizio, depositata dalla Procura regionale il 19 dicembre 2014 e dichiarata inammissibile con la sentenza n. 78 del 2015 della 7

8 Sezione Giurisdizionale della Corte dei conti per l Umbria. L effetto interruttivo sulla prescrizione, da parte di atti processuali, rientra tra i c.d. effetti sostanziali della domanda, che conservano tale efficacia interruttiva anche in caso di invalidità dell atto sul piano processuale. Sulla valenza interruttiva di un atto di citazione inammissibile, si richiama la recentissima pronuncia delle Sezioni Unite della Cassazione (sentenza n del 27 gennaio 2016), che ha ribadito che anche la domanda inammissibile abbisogna di una pronuncia giudiziale, suscettibile di passaggio in giudicato formale: prima della quale, essa costringe la controparte a difendersi attivamente, palesando pienamente la volontà dell attore di esercitare il diritto di credito. In ogni caso, nel processo instaurato a carico della Sig.ra Bigio, l Amministrazione danneggiata si è costituita parte civile è ciò esplica effetti interruttivi sulla prescrizione, con carattere permanente, in base all articolo 2945, comma 2, del codice civile, sino alla definizione del medesimo giudizio, avvenuta nel ) - Per ciò che attiene alla fondatezza della richiesta attorea, relativamente a tale voce di danno, il Collegio ritiene che la commissione del reato di peculato, da parte di un pubblico dipendente, oltretutto addetto ad un Ufficio giudiziario, posto in essere durante ed in ragione dell espletamento del proprio servizio, determini una lesione 8

9 dell immagine dell Amministrazione Pubblica, danneggiata da tale censurabile condotta. La vicenda della Cancelliera che sottrare corpi di reato, custoditi dal Tribunale, genera sfiducia nelle istituzioni e discredito nei confronti dell Amministrazione Pubblica. Nel caso di specie, la notizia ha avuto ampio risalto sui giornali (come documentato dalla Procura attraverso i numerosi articoli di stampa allegati all atto di citazione) e ciò ha costituito una indubbia diffusione della vicenda, anche se, per integrare l esistenza dell an del danno all immagine, sarebbe stato sufficiente la diffusione della notizia all interno della stessa Amministrazione danneggiata. Infatti, per quanto attiene all esistenza del clamor fori, la giurisprudenza contabile ritiene che il clamor dipende dalla intrinseca gravità ed offensività della condotta tenuta dal convenuto, piuttosto che dalla diffusione che della condotta medesima ne dà la stampa, la quale esprime semmai solo il grado di interesse e di controllo democratico da parte dell opinione pubblica sulla vicenda. Da questo punto di vista, non è possibile escludere il clamor sia nella sua dimensione interna, propria all ambiente dell Amministrazione di appartenenza del convenuto, che nella sua dimensione esterna, tra i consociati, e segnatamente tra gli operatori di settore, interessati alle ispezioni del convenuto, oltre che negli ambienti giudiziari, dove è stato celebrato il processo penale 9

10 (sentenza n. 37 del 2014 della Sezione giurisdizionale della Corte die conti per l Umbria). Ravvisata l esistenza delle circostanze previste dall articolo 17, comma 30 ter del decreto legge n. 78 del 2009, convertito nella legge n. 102 del 2009 e tenuto conto della diffusione della notizia, della condotta delittuosa posta in essere e della qualifica della convenuta, il Collegio ritiene congrua la quantificazione del danno, equitativamente operata dalla Procura, nella somma di , ) Per quanto attiene alle conseguenze derivanti dalla condotta, consistente nella sottrazione di oggetti costituenti corpi di reato, qualificata dal Giudice penale come fattispecie integrante il reato di peculato, la stessa costituisce per l Erario un danno, concreto ed attuale. A riguardo, infatti, si osserva che, in base all articolo 151 del T.U. 115 del 2002, i corpi di reato o vengono restituiti agli aventi diritto o vengono venduti e le somme ricavate sono devolute alla cassa delle ammende. Nel caso in questione non risulta che gli aventi diritto abbiano richiesto la restituzione dei beni-corpi di reato (e, del resto, se ciò fosse accaduto, l Amministrazione della Giustizia, non avendo più la disponibilità dei beni, perché sottratti e venduti dalla Sig.ra Bigio, avrebbe dovuto risarcire gli aventi diritto) e, quindi, si è verificato un danno, concreto ed attuale, consistente nella impossibilità per l Erario di incamerare le 10

11 somme derivanti dalla vendita dei corpi di reato, essendo gli stessi illegittimamente alienati dalla Cancelliera. 6) Relativamente all elemento psicologico, da quanto sopra esposto, discende che la Sig.ra Bigio Cristina deve essere condannata a risarcire il danno cagionato all Erario, consistente nel danno all immagine e nella sottrazione di beni costituenti corpi di reato, a titolo di dolo, stante la coscienza e volontà dell azione delittuosa. 7) - Così affermata la responsabilità della convenuta e l esistenza del danno, il Collegio ritiene di quantificare lo stesso in misura ridotta, rispetto alla pretesa della Procura attrice, tenuto conto delle seguenti circostanze: a) la somma, pari a ,00, versata dalla convenuta nel corso del giudizio penale, deve essere detratta dall ammontare del danno, in quanto, a prescindere dalle motivazioni personali che hanno indotto l interessata a procedere ad un parziale risarcimento del danno, conseguente alla propria condotta delittuosa (per es. riconoscimento dell attenuante di cui all articolo 62, n. 6, del codice penale), tale importo è stato realmente incamerato dall Amministrazione della Giustizia e, quindi, se non si tenesse conto di tale versamento, si ravviserebbe l esistenza di un indebito arricchimento in capo alla pubblica Amministrazione; b) la provvisionale, pari ad ,00, disposta dal Giudice penale, sebbene ad oggi non versata dall interessata, 11

12 non può formare oggetto di una ulteriore decisione di condanna, essendo la stessa già garantita da titolo esecutivo, rappresentato dalla sentenza penale e, quindi, l Amministrazione, è già posta in condizione di richiedere il risarcimento di tale quota di danno. 8) - In considerazione di quanto sopra esposto, il danno addebitabile alla Sig.ra Bigio Cristina è fissato complessivamente in ,00, a titolo di danno all immagine e di danno da sottrazione di corpi di reato. Considerato che, sia la provvisionale disposta dal Giudice penale che le somme restituite dalla convenuta, sono relative alle diverse voci di danno in modo indifferenziato, è necessario tenere conto di tali importi, calcolando percentualmente la quota da detrarre dalle singole voci di danno. Il danno all immagine è il 28,57% del danno totale ( ,00/ ,00), mentre il danno patrimoniale è il 71,43% del danno totale ( / ,00). L importo della provvisionale, pari ad ,00, risulta, dunque, così ripartito: il 28,57% (pari ad 9.999,50 ed arrotondato ad ,00), deve essere detratto dal danno all immagine, mentre il 71,43% (pari ad ,50, arrotondato ad ,00), deve essere detratto dal danno patrimoniale. Analogamente la somma di ,00, versata dalla 12

13 Sig.ra Bigio all Amministrazione della Giustizia, quale riparazione spontanea, deve essere così ripartita: il 28,57% (pari ad 5.714,00) deve essere detratto dal danno all immagine, mentre il 71,43% (pari ad ,00) deve essere scomputato dal danno patrimoniale. Il residuo danno all immagine è, quindi, pari a ,00 ( , , ,00) ed il residuo danno patrimoniale è, invece, pari ad ,00 ( , , ,00), per un totale complessivo di ,00. 9) - Le spese di giudizio seguono la soccombenza. P. Q. M. LA CORTE DEI CONTI Sezione giurisdizionale regionale dell Umbria CONDANNA la Sig.ra BIGIO Cristina al pagamento, in favore del Ministero della Giustizia, della somma di ,00, (euro cinquantamila) comprensiva degli oneri rivalutativi chiesti da parte attrice, ripartita tra danno all immagine e danno da sottrazione di corpi di reato, secondo la misura sopra indicata. Condanna altresì la predetta alle spese di giudizio, nei termini di cui in parte motiva, che liquida, alla data della presente sentenza in 324,25 (euro trecentoventiquattro/25). Sulle somme dovute per effetto della presente decisione andranno calcolati gli interessi legali, dalla data della sentenza 13

14 stessa, al soddisfo. Così deciso in Perugia, nella Camera di Consiglio del 13 aprile Il Presidente f.f. Estensore f.to Acheropita Mondera Depositata in Segreteria 6 maggio 2016 Il Direttore di Segreteria f.to Elvira Fucci 14