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1 L arte rupestre della Valle Camonica è stato il primo sito italiano, nel 1979, ad entrare nella lista del Patrimonio Mondiale dell UNESCO. Un riconoscimento dettato dalla valenza culturale delle incisioni rupestri, dalla loro capacità di testimoniare il racconto straordinario della nascita e degli sviluppi della civiltà dell uomo. Un sito di questa importanza, custodito oggi da vari parchi archeologici distribuiti lungo il territorio camuno, va sostenuto con adeguati strumenti di gestione, con interventi continui di conservazione e valorizzazione, con azioni promozionali e di educazione al patrimonio. La pubblicazione di questa guida, realizzata dalla Comunità Montana di Valle Camonica con finanziamenti della Legge regionale sulla montagna, è un contributo nella direzione della maggior conoscenza e della divulgazione al pubblico di questa straordinaria ricchezza. Con l obiettivo di costruire un percorso unitario per la fruizione del patrimonio d arte rupestre, al centro dell interesse e dell impegno di tanti soggetti, enti pubblici e operatori culturali della Valle Camonica. Comunità Montana della Valle Camonica Il Presidente del Gruppo di Coordinamento del Sito Unesco Mario Rizza Il Presidente della Comunità Montana di Valle Camonica Alessandro Bonomelli

2 Scorrendo il lungo elenco dei siti culturali della Lista del Patrimonio Mondiale dell UNESCO, al n. 94 si legge Rock Drawings in Valcamonica : sono ormai quasi 30 anni, dal 1979 per l esattezza, che i pitoti, cioè pupazzi, come sono chiamate in dialetto le incisioni rupestri della Valle Camonica, fanno parte delle straordinarie testimonianze della cultura dell Uomo da preservare per le future generazioni. L arte rupestre è attestata su tutto il territorio della Valle Camonica, la più vasta delle valli bresciane, attraversata dal fiume Oglio: ad oggi sono state censite oltre 180 località con incisioni, per un totale di almeno 2000 rocce istoriate (arenarie e conglomerati), distribuite in 24 dei 41 comuni della Valle. Le incisioni sono state realizzate lungo un arco di tempo di oltre anni, dalla fase finale dell età della Pietra Antica (Epipaleolitico) alla fine del I millennio a.c., quando si conclude il grande ciclo dell arte camuna ma la pratica di incidere le rocce prosegue anche dopo la conquista della Valle da parte dei Romani, giungendo fino all epoca medievale e moderna. Le raffigurazioni, incise talora con grande accuratezza, trattano aspetti della spiritualità e momenti della vita quotidiana degli antichi abitanti della Valle: spesso si tratta di veri e propri palinsesti, dove scene di culto e danze si affiancano o si sovrappongono a scene di agricoltura e a scene di caccia, creando talora intrecci di immagini cariche di significato che gli archeologi, a distanza di tanto tempo, riescono a comprendere a volte con difficoltà. Ma oltre all arte rupestre e ai coevi contesti archeologici di epoca preprotostorica (abitati, santuari, etc.), la Valle Camonica conserva altre importanti testimonianze di carattere storico, archeologico ed artistico, memorie del suo passato. L epoca romana è documentata dai resti del teatro e dell anfiteatro a Cividate Camuno, dove ha sede anche il Museo Nazionale della Valle Camonica, e dalle vestigia del santuario di Minerva a Breno. Per il Medioevo spiccano i numerosi castelli (come quelli di Gorzone a Darfo Boario Terme, di Breno, di Lozio, di Cimbergo) ed i nuclei storici di molti comuni della Valle, che ricalcano perfettamente gli impianti urbanistici ed architettonici di epoca medievale. Numerosi sono anche gli edifici di carattere religioso che si distinguono sia per il valore architettonico delle strutture sia per le opere d arte che ospitano (ad esempio il monastero di S. Salvatore e la pieve di S. Siro a Capo di Ponte, del secolo XI). Strettamente collegate all utilizzo delle risorse del territorio della Valle Camonica sono le attività produttive, che in alcuni casi affondano le loro radici in tradizioni millenarie. L attività mineraria per lo sfruttamento degli affioramenti di siderite e calcopirite, conosciuti e coltivati sin dalla preistoria e protostoria (ad esempio la miniera di Bienno-Campolongo), è oggi documentata nel borgo di Bienno dove sono state allestite fucine-museo, fino a poco tempo fa ancora produttive. La lavorazione della pietra, con le cave di marmo di Vezza d Oglio già utilizzate in età romana, e la lavorazione del legno, che tra il XV ed il XVIII secolo ha dato vita ad opere di alto valore, continuano ancora oggi a livello artigianale, anche con prodotti di artigianato artistico. L agricoltura e l allevamento, che per millenni hanno rappresentato la base dell economia camuna, sono oggi praticate nel rispetto delle caratteristiche del territorio, per valorizzare le risorse e le valenze tradizionali della Valle.

3 In considerazione della vastità del territorio e della varietà dei beni (oltre 180 località con arte rupestre) si sono individuati come referenti principali la Provincia di Brescia, la Comunità Montana di Valle Camonica, il Consorzio dei Comuni del Bacino Imbrifero Montano di Valle Camonica (BIM) e i 7 Comuni interessati dalla presenza di Parchi d Arte Rupestre: Comune di Darfo Boario Terme Consorzio per le incisioni rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo Comune di Capo di Ponte Comune di Sellero Comune di Sonico L elaborazione del Piano di Gestione, che si è conclusa nel luglio 2005, è stata condotta in modo condiviso tra tutti gli Enti partecipanti, che hanno affrontato le problematiche legate alla tutela, alla conservazione e alla valorizzazione del sito UNESCO e hanno avviato la programmazione e la progettazione di interventi funzionali allo sviluppo sostenibile della Valle. Ora andiamo a conoscere i sette parchi d arte rupestre della Valle Camonica con le loro straordinarie incisioni.

4 Sonico Sellero Cedegolo Paspardo Cimbergo

5 Come raggiungere il parco Una volta giunti a Darfo Boario Terme, seguire le indicazioni per Valle di Scalve- Angolo Terme. Nei pressi dell'ingresso al Parco è disponibile un'ampia area a parcheggio, anche per pullman. Parco Comunale di Luine Località Luine, L'ingresso è gratuito. Ente responsabile: Comune di Darfo Boario Terme Per informazioni: Sig.ra M. Grazia Gabossi, Tel Consorzio Pro Loco Camuno - Sebine piazzale Lorenzini, Darfo Boario Terme (BS) Tel. e Fax consorzio.proloco@netmatica.it (notizie sul parco sotto la voce "Vivere la città")

6 Il Parco, ubicato su una collina che domina la confluenza del torrente Dezzo nel fiume Oglio, sulla sponda idrografica destra della Valle, comprende un centinaio di rocce e si estende nelle tre aree di Luine, Simoni e Crape. Le incisioni coprono tutti i periodi dell'arte rupestre camuna: in quest'area infatti sono documentate le raffigurazioni più antiche della Valle, riferibili al IX-VIII millennio a.c. In corrispondenza dell'ingresso del Parco si trova un Centro Servizi, che espone documentazione iconografica sull'arte rupestre e pubblicazioni di settore, integrando le notizie che si possono leggere sui pannelli didattici distribuiti lungo i percorsi. Per la visita sono stati ideati tre percorsi, della lunghezza complessiva di circa 3 Km, distinti per aree (A, B, C). La zona denominata Luine, nella quale si sviluppa il percorso A, comprende il gruppo più numeroso di rocce incise, con figure databili soprattutto all'età del Bronzo (II millennio a.c.). Di particolare interesse è la Roccia 30, famosa per la presenza di numerose raffigurazioni della cosiddetta "rosa camuna", simbolo adottato dalla Regione Lombardia come proprio emblema. Nei pressi si trova la Roccia 34, una spettacolare roccia dalla superficie inclinata sulla quale gli antichi abitanti della Valle hanno inciso, tra l'età del Bronzo e l'età del Ferro (II-I millennio a.c.), migliaia di raffigurazioni: grandi guerrieri armati (nella parte centrale), figure reticolari, rettangoli e linee, meandri, labirinti e, sul lato destro, una grande composizione con lance, asce, alabarde e scutiformi. Nella parte alta della roccia spicca la figura di un grande cervide che si data per lo stile all'inizio dell'arte rupestre camuna (IX-VIII millennio a.c.). Proseguendo la visita possiamo soffermarci presso la Roccia 48, che risulta incisa nel solo settore destro con figure di asce, pugnali, lance e scutiformi databili all'età del Bronzo. Ancora qualche metro ed il percorso A incrocia il Percorso B, lungo il quale incontriamo soprattutto rocce con raffigurazioni di armi e di scutiformi (Rocce 54 e 57). Ritornati nei pressi del Centro Servizi possiamo iniziare la visita lungo il Percorso C, che si affaccia sulla Valle e sull'abitato di Darfo-Boario Terme. In questa zona, conosciuta come Crape, merita sicuramente una visita la Roccia 6, una grande superficie sulla quale già nel IX-VIII millennio a.c. gli antichi abitanti della Valle incisero figure di grandi animali (un'alce ed alcuni cervidi). Tra le altre incisioni possiamo osservare anche armi (asce, alabarde e pugnali), coppelle e iscrizioni in caratteri nordetruschi.

7 Come raggiungere la riserva Dalla Strada Statale 42 uscire a Nadro e seguire le indicazioni per il centro del paese, dove si trovano il Museo e l'ingresso principale della Riserva. I comuni di Ceto, Cimbergo e Paspardo sono collegati dalla Strada Provinciale 88. Riserva Naturale delle Incisioni Rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo Nadro di Ceto (BS) L'ingresso è a pagamento. Ente responsabile: Consorzio per le Incisioni Rupestri di Ceto, Cimbergo, Paspardo segreteria ente gestore: tel fax Per informazioni: Museo della Riserva Via Piana, Nadro di Ceto (BS) tel riservaincisioni.museo@arterupestre.it riservaincisioni.direzione@arterupestre.it consorzioincisionirupestri@arterupestre.it

8 Istituita nel 1988, dalla Regione Lombardia la Riserva Regionale delle Incisioni Rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo è situata sul versante idrografico sinistro, su un'area di quasi 300 ettari coperta quasi completamente da boschi di castagne e di betulle. All'interno di questo vasto territorio si trovano diverse aree con rocce incise, (circa 450 superfici istoriate) raggiungibili dalla strada che congiunge i paesi di Nadro, Cimbergo e Paspardo. La visita inizia nel centro di Nadro, presso il Museo della Riserva, che offre informazioni e notizie sull'arte rupestre e sugli itinerari didattici. Uscendo dal Museo si gira verso sinistra e, dopo il parcheggio, si imbocca un sentiero acciottolato che porta, con una passeggiata di minuti, alla zona di Foppe di Nadro. All'inizio del percorso, prima di raggiungere le rocce incise, è possibile osservare la ricostruzione di due capanne protostoriche, una completamente in legno ed una caratterizzata dalla parte inferiore in Per chi volesse proseguire la visita, lungo questo percorso meritano una sosta la grande Roccia 27, con incisioni dal Neolitico all'età del Ferro, e la Roccia 35, con la raffigurazione della cosiddetta cometa. Per visitare l'area di Campanine, situata al centro della Riserva, è consigliabile raggiungere con l'auto l'abitato di Cimbergo, dal quale si diparte il sentiero che conduce nei tre settori di Campanine Alta, Campanine Bassa e Figna. Sulle rocce della zona di Campanine, oltre ai consueti temi dell'arte rupestre pietra e da quella superiore in legno. All'inizio dell'area di Foppe di Nadro, segnalata da appositi pannelli, ci soffermiamo sulla Roccia 1, con le sue raffigurazioni di oranti, dischi solari e scene di duello. Più avanti, sulla sinistra, visitiamo le Rocce 6 e 7: numerosissime impronte di piedi (oltre 200) e guerrieri che si affrontano in duello caratterizzano la prima, mentre sulla seconda sono incise alcune figure di uccelli, rese con attenzione quasi naturalistica. Riprendiamo il sentiero e saliamo alla Roccia 4, per ammirare le composizioni di armi dell'età del Bronzo: analoghe incisioni sono presenti anche sulla vicina Roccia 22-23, una grande superficie con scene di aratura ed iscrizioni in caratteri nord-etruschi. Continuando a salire troviamo la Roccia 24 con una scena di villaggio composta da numerosi edifici. camuna (scene di caccia, di lotta, edifici etc.), sono presenti numerose raffigurazioni databili al Medioevo: croci, chiavi e figure del cosiddetto nodo di Salomone documentano l'avvenuta cristianizzazione della Valle Camonica ed il perdurare della pratica di incidere le rocce. Anche l'area intorno al paese di Paspardo è particolarmente ricca di arte rupestre. Rocce incise si trovano nelle località di In Vall-Castello, Dos Sottolaiolo, Capitello dei Due Pini, Dos Custapeta, Deria-Vite e nella zona, compresa nel Parco Regionale dell'adamello, di Dos Sulìf: tutte queste aree sono raggiungibili percorrendo la Strada Provinciale 88, che congiunge Paspardo a Capo di Ponte. Nelle immediate vicinanze del centro abitato di Paspardo meritano sicuramente una visita il Capitello dei due Pini, una parete verticale che offre una delle più note composizioni di raffigurazioni dell'età del Rame (III millennio a.c.) e, accanto, la cosiddetta Roccia del Sole. Dal Parco Giochi di Paspardo inizia invece il sentiero che porta all'area di In Vall-Castello, dove spiccano le incisioni della Roccia 4, con grandi guerrieri armati di lancia e scudi, zoomorfi ed oranti. Scendendo lungo la Strada Provinciale 88 incontriamo la zona di Dos Sottolaiolo, un'area attrezzata che comprende un gruppo di sette rocce con incisioni riferibili soprattutto all'età del Ferro: rose camune, duelli e asce sulla Roccia 1 e palette sulle Rocce 2 e 4.

9 Come raggiungere il parco Una volta giunti a Capo di Ponte, seguire le indicazioni per la Stazione dei Carabinieri e per la Chiesa delle Sante, nei pressi della quale è possibile posteggiare l'auto: di qui, seguendo i cartelli, si raggiunge in pochi minuti a piedi l'ingresso del Parco. I pullman possono parcheggiare nel piazzale dell'hotel Graffiti; attraversata la Strada Statale 42, si può imboccare il percorso pedonale che raggiunge il Parco per la via Ronchi di Zir. Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri Località Naquane Capo di Ponte (BS) L'ingresso è a pagamento. Ente responsabile: Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia Per informazioni: tel ; fax archeologica.cdp@inwind.it

10 Il Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri, istituito nel 1955 quale primo Parco Archeologico italiano, racchiude un complesso di oltre 100 rocce incise, sulle cui superfici, levigate e montonate dall'azione dei ghiacciai, gli antichi abitanti della Valle incisero immagini, reali e simboliche, tratte dalla loro vita quotidiana e dal loro mondo spirituale. La cronologia delle incisioni di Naquane va dal Neolitico (VI-IV millennio a.c.) all'età del Ferro (I millennio a.c.); si riconoscono anche riprese in età storica, romana, moderna e contemporanea. Nel Parco, dotato di percorsi di visita attrezzati con pannelli a tema, sono anche presenti un Antiquarium ed un'esposizione all'aperto di stele e massi-menhir istoriati nell'età del Rame (III millennio a.c.). Ecco un itinerario ideale che, partendo dall'ingresso del Parco, vi accompagnerà nella visita alle rocce più interessanti. o teste di uccello o di cavallo, poste a protezione dell'edificio). Poco più a valle la Roccia 70, famosa per la figura del dio Cernunnos, divinità del mondo celtico fronte alla roccia più grande e famosa del Parco, la Roccia 1 o "Roccia Grande", che offre una straordinaria varietà di incisioni (circa un migliaio), tra le quali risultano di particolare interesse i telai del tipo a struttura verticale, le raffigurazioni di palette, il cosiddetto "labirinto", le numerose scene di caccia al cervo e le raffigurazioni di cavalieri. Proseguiamo lungo la strada alla ricerca della Roccia 23 (percorso BLU), sulla quale potremo ammirare una bella raffigurazione di carro a quattro ruote tirato da cavalli (non mancano anche incisioni di edifici, di guerrieri e di animali). raffigurazioni di duelli, impronte di piedi, edifici e reticoli. Accanto a queste incisioni dell'età del Ferro fu incisa in epoca romana un'iscrizione in lingua latina, che testimonia il perdurare nel tempo dell'uso di incidere le rocce. Possiamo concludere la nostra visita a Naquane con la Roccia 57 (percorso ROSSO), ubicata ad Est dell'ingresso, sulla quale, tra le numerose incisioni, possiamo osservare una serie eccezionale di edifici di grandi dimensioni, cervi, alcuni dei quali sembrano cavalcati da uomini in piedi o seduti, ed una scena di aratura con l'aratro trainato da due cavalli. A pochi metri dall'ingresso del Parco troviamo la Roccia 50: è una grande superficie, totalmente incisa con raffigurazioni di oranti, guerrieri (alcuni anche di notevoli dimensioni), edifici, impronte di piedi ed iscrizioni in caratteri nord-etruschi. Scendendo verso valle lungo il sentiero che parte dalla Roccia 50, incontriamo dapprima la Roccia 73, con un'interessante raffigurazione di edificio, ricca di dettagli (si notino le travi del tetto e, sul colmo, due elementi ad uncino contrapposti, forse corna di bovidi Inoltriamoci nel Parco raggiungendo la Roccia 35, posta all'estremità Sud del percorso BLU: su questa lunga superficie istoriata soffermiamoci ad osservare la scena del villaggio, la figura del cosiddetto sacerdote che corre, dal particolare copricapo con piume piegate all'indietro e la "scena del fabbro", nella quale un personaggio sembra intento a forgiare una spada sull'incudine. Torniamo ora verso la Roccia 1, a monte della quale troviamo la Roccia 99 (percorso ARANCIONE), ricca di

11 Come raggiungere il parco A Capo di Ponte svoltare in direzione di Pescarzo; quindi girare a sinistra seguendo sempre le indicazioni per Pescarzo, oltrepassare il ponte sul fiume Oglio e proseguire per circa 1 Km. I pullman possono parcheggiare oltre il Parco, presso il Cimitero. Parco Archeologico Nazionale dei Massi di Cemmo Località Cemmo Capo di Ponte (BS) L'ingresso è gratuito. Ente responsabile: Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia Per informazioni: tel ; fax archeologica.cdp@inwind.it

12 Il Parco Archeologico Nazionale dei Massi di Cemmo, inaugurato nell'ottobre del 2005, offre al visitatore la possibilità di entrare in un luogo di culto che ebbe una storia lunghissima: fondato nell'età del Rame (III millennio a.c.), mantenne la sua natura di area sacra anche nell'età del Ferro e in epoca romana, per essere smantellato ad opera dei Cristiani tra tarda antichità e alto medioevo, in quanto sede di cerimonie e culti pagani. Nel XII secolo nei suoi pressi fu costruita la Pieve di S. Siro, insigne esempio di architettura romanica lombarda. La principale attrazione del Parco di Cemmo è rappresentata sicuramente dai due celebri Massi, due grandi blocchi staccatisi dalla parete di roccia retrostante e che gli antichi uomini della Valle Camonica incisero nel corso dell'età del Rame con figure di animali, di armi e con scene della vita quotidiana (aratura e traino del carro). esposte nell'antiquarium del Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri, mentre le altre troveranno collocazione nel Museo Nazionale della Preistoria della Valle Camonica, in allestimento nel palazzo di Villa Agostani a Capo di Ponte. La visita al Parco può iniziare con la lettura dei pannelli posti subito all'ingresso e di quelli lungo il breve sentiero che conduce ai Massi. Il primo monumento che incontriamo è il Masso 2, dal profilo frastagliato per l'erosione e con la superficie idealmente divisa in tre parti, ciascuna con differenti due Massi e ci avviciniamo al Masso 1, noto in passato alla popolazione locale con il nome di Preda dei pitoti ( pietra dei pupazzi ), termine dialettale con il quale si indicano tuttora le incisioni. La faccia principale, rivolta verso Est, è ampiamente danneggiata nella parte inferiore, rimasta a lungo interrata; altre parti incise si trovano sulla sommità del masso e sul lato sinistro. Segnalata per la prima volta nel 1909 dal geografo Gualtiero Laeng nella Guida su Piemonte, Lombardia, Canton Ticino del Touring Club Italiano, l'area dei massi di Cemmo fu oggetto di ricerche e di scavi da parte degli archeologi fin dagli anni '30 del secolo scorso. Le altre campagne, effettuate a cura della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia negli anni '60, negli anni '80 e, con maggiore continuità, dalla metà degli anni '90 fino ad oggi, hanno permesso di approfondire la conoscenza di questo importante santuario megalitico che, all'interno di un imponente recinto murario semicircolare, racchiudeva oltre ai celebri due Massi, anche un numero considerevole di stele istoriate. Al momento le stele Cemmo 3 e 4 sono istoriazioni, a causa di una serie di lacune e di fratture. Le figure incise comprendono animali (stambecchi, cerbiatte e canidi in cui si riconoscono branchi di lupi ed un cane raffigurato con la coda all'insù), armi (un'ascia, un'alabarda e numerosi pugnali) e figure umane stilizzate. Nella parte sinistra del masso si possono ammirare le due figure più interessanti del masso: un carro a quattro ruote piene ed un aratro privo di aratore; entrambe le figure sono trainate da coppie di buoi dotati di grandi corna arcuate, raffigurate secondo una visione dall'alto. Proseguiamo lungo il percorso di visita, osservando dalla passerella lignea il recinto semicircolare che collegava i Su questo masso sono state riconosciute oltre centocinquanta raffigurazioni, in alcuni casi sovrapposte tra loro: cervi dalle grandi corna ramificate, cerbiatte, camosci con corte corna ad uncino, stambecchi, suidi (cinghiali o maiali), canidi, bovidi, figure di pugnali ed una scena di aratura costituiscono questa grande composizione incisa.

13 Come raggiungere il parco Seguendo lo stesso percorso per il Parco Archeologico Nazionale dei Massi di Cemmo, si prosegue fino al Cimitero, dove si possono parcheggiare gli autoveicoli, e si imbocca la strada acciottolata che lo costeggia sulla sinistra. L'accesso diretto all'area di Bedolina può essere raggiunto in auto percorrendo la strada Cemmo-Pescarzo, fino al parcheggio posizionato, salendo, sulla sinistra. Località Seradina-Bedolina Capo di Ponte (BS) Ente responsabile: Comune di Capo di Ponte, via Stazione Per informazioni: Comune tel ; fax info@comune.capo-di-ponte.bs.it

14 Il Parco Archeologico Comunale di Seradina-Bedolina, ubicato poco a Nord del Parco Archeologico Nazionale dei Massi di Cemmo, comprende le località di Seradina I, II, III, Corno di Seradina e Bedolina: le incisioni sono databili in buona parte all'età del Bronzo e del Ferro ed offrono al visitatore un'ampia tipologia di raffigurazioni, fra le quali mappe e scene di aratura costituiscono i temi più caratteristici. Nel Parco, inaugurato nel 2005 e dotato di una biglietteria e di un puntoinformazioni presso l'ingresso di Seradina, sono stati allestiti cinque percorsi di visita, distinti per colore e dotati di pannelli didattici. Il primo itinerario che si incontra è quello del Percorso arancio (Seradina II), alla destra del percorso principale che attraversa tutta l'area di Seradina: in questa zona prevalgono sulle rocce raffigurazioni che appartengono soprattutto all'età del Ferro (I millennio a.c.), con armati impegnati in duelli, armi, edifici, iscrizioni in alfabeto nordetrusco e coppelle. Seguendo il sentiero suggeriamo la visita alle Rocce 21 e 18, sulle quali le figure sono a volte raggruppate in pannelli fittamente istoriati e di grande suggestione. Ritornati sul percorso principale incontriamo sulla sinistra il Percorso marrone (Seradina III): in questo settore sono documentate le incisioni più antiche, rappresentate dai pugnali dell'età del Rame (III millennio a.c.) della Roccia Sulle Rocce 8, 9 e 11 possiamo ammirare figure a reticolo, cerchi raggiati, animali e figure antropomorfe (talora armate): in particolare, presso la Roccia 11 vale la pena di soffermarsi sulla figura di cavaliere. La visita può proseguire in direzione del Percorso rosso (Seradina I), all'estremità Nord del sentiero principale. L'area di Seradina I è divisa idealmente in due parti: il cosiddetto Corno, cioè la parte sommitale di un dosso che affaccia sul fondovalle e Seradina I, che scende verso il fiume con grandi superfici istoriate. Questa suddivisione morfologica rispecchia anche una differenza di soggetti raffigurati: se sul Corno troviamo soprattutto raffigurazioni legate all'ideologia del guerriero (armati in atteggiamento di duello), le rocce di Seradina I si caratterizzano per la presenza di scene di aratura e scene di caccia. La roccia più significativa ed interessante di Seradina I è sicuramente la Roccia 12: qui, accanto a numerosi duelli di armati, troviamo scene di aratura, di caccia al cervo e figure simbolico-rituali come quelle serpentiformi. Risalendo verso il Corno incontriamo un gruppo di piccole rocce, che si caratterizzano per la presenza di figure isolate di guerrieri e di animali (Roccia 54 e Roccia 6). Terminato il Percorso Rosso possiamo dirigerci verso la zona di Ronco Felappi (Percorso verde), per visitare la quale è però necessario richiedere una guida all'ingresso del Parco. Chi volesse proseguire l'itinerario per Bedolina (Percorso azzurro) ha due possibilità: prima del punto-informazioni all'ingresso del Parco può imboccare il sentiero che sale a sinistra o, in alternativa, raggiungere la zona di Bedolina in auto percorrendo la strada che sale verso il paese di Pescarzo, fino all'area di parcheggio segnalata. Il tema dominante delle incisioni del settore di Bedolina è sicuramente quello delle mappe topografiche, composizioni geometriche nelle quali sono state riconosciute antiche suddivisioni del territorio in campi (coltivati?). La roccia più famosa in questo senso è la Roccia 1, detta anche Roccia della Mappa, un palinsesto formato quasi esclusivamente da motivi quadrangolari, con all'interno coppelle allineate (i campi con coltivazioni o alberi), uniti da linee sinuose (i sentieri), a formare una vera e propria rappresentazione del territorio. Altre raffigurazioni sono quelle della rosa camuna, nella porzione sinistra, alcuni armati, animali ed edifici. Di recente alla complessa raffigurazione topografica della Roccia 1, databile al I millennio a.c., se ne è aggiunta un'altra, ancora più ricca, incisa su una roccia a pochi metri di distanza, a testimoniare quasi una vocazione di questa zona per le composizioni di questo tipo.

15 Come raggiungere il Parco Dalla Strada Statale 42 seguire le indicazioni per il centro di Sellero Parco Comunale di Sellero Piazza Donatori di Sangue Sellero (BS) L'ingresso è gratuito. Per informazioni: Comune tel. 0364/637009; fax 0364/ E disponibile il sito: (sotto la voce arte, cultura e tradizione ).

16 Ubicato nell Alta Valle, sul versante idrografico destro, ad una quota media compresa tra 500 ed 800 m/slm, raggruppa oltre 100 rocce incise, distribuite nelle località di Carpene- Fradel-Berco, Preda Mola-Castello. Altre concentrazioni di rocce sono note anche ad Isù-Barnil (a Nord del Parco) e a Pià d Ort-Còren (a Sud, al confine con Capo di Ponte). Le incisioni coprono un arco di tempo compreso tra l età del Bronzo e del Ferro (II-I millennio a.c.) Il Parco, per il quale è in corso di definizione il progetto di allestimento, sarà in futuro dotato di percorsi attrezzati con apparati didattici e di fruizione. Particolare cura verrà data anche al suo collegamento, attraverso un percorso storico pluritematico, con l area mineraria di Carona, località a Nord del Parco, in corso di valorizzazione. Iniziamo la visita dalla zona di Carpene, che si raggiunge portandosi a nord del paese: qui possiamo visitare un nucleo di una ventina circa di rocce, tra le quali spicca la cosiddetta Grande Roccia (Roccia 2), un ampia lastra sulla quale sono state incise più di 700 raffigurazioni (oltre a guerrieri e duellanti, a simboli circolari, lineari e coppelle, di grande importanza sono le figure del Grande Idolo, del Viandante e della Rosa Camuna). Nell area di Fradel, vicino a Carpene, si trovano invece alcune rocce con raffigurazioni topografiche e di guerrieri (Roccia 44) o di cavalieri (Roccia 4). Passiamo poi all area di Isù-Barnil, situata a valle dei nuclei di Carpene- Fradel-Berco, dove prevalgono rocce con incisioni di arte schematica (coppelle e canaletti). Proseguiamo quindi la visita spostandoci a Sud di Sellero, nella zona di Preda Mola-Castello, dove possiamo osservare alcune rocce, tra le quali spicca la Roccia 26, con incisioni dell età del Ferro (guerrieri, cavalieri, zoomorfi, raffigurazioni simboliche e coppelle). A Sud di Preda Mola si entra nell area di Pià d Ort, ricca di raffigurazioni di particolare interesse: possiamo concentrare la nostra attenzione sulla Roccia 1 (da non perdere la cosiddetta Casa del fabbro ), sulla Roccia 24 (sottilissime incisioni filiformi) e sulla Roccia 39 (rappresentazioni topografiche, rosa camuna, duelli ed edifici). La visita può concludersi scendendo a Còren, altra area con rocce incise (soprattutto figure antropomorfe e rose camune), dalla quale si diparte un sentiero che riporta a Sellero.

17 Come raggiungere il parco Arrivati a Sonico, percorrendo la Strada Statale 42, si raggiunge il Municipio, sulla sinistra del quale si imbocca una strada che porta al percorso di visita al Parco. Ente Parco Pluritematico del Còren de le Fate Sonico (BS) L'ingresso è libero. Ente responsabile: Parco Regionale dell Adamello e Comune di Sonico Per informazioni: Comune di Sonico, Piazza IV Novembre, Sonico (BS) tel ; fax info@comune.sonico.bs.it (notizie sul parco, sotto la voce "storia, arte e cultura ); (notizie sotto la voce "territorio", "la preistoria nel parco")

18 Tra incisioni e fate: un itinerario magico Le incisioni rupestri del Coren de le Fate, originariamente noto come Coren de le Strie, sono note sin dagli anni 50 e, come le altre rocce istoriate presenti nel territorio di Sonico, presentano tratti esecutivi e stilistici peculiari, forse riconducibili all opera di sacerdoti-artisti che si sono espressi con simboli e figure diversi rispetto a quelli di altri luoghi della Valle Camonica. Le incisioni rupestri del Coren de le Fate sono state eseguite in tre momenti di assidua frequentazione per scopi religiosi: _tra il 4 ed il 3 millennio a.c. (Neolitico ed età del Rame) sono state realizzate soprattutto figure circolari, ruotiformi e spirali (simboli solari); _durante l età del Bronzo (2 millennio a.c.) sono state incise rappresentazioni planimetriche-mappe; dominato da boschi secolari, che connotano fortemente il paesaggio. Le incisioni, in genere poco leggibili per la natura stessa delle rocce di questa parte della Valle, sono in prevalenza costituite da coppelle, dischi solari (cerchi concentrici e dischi raggiati), raffigurazioni topografiche, meandri e palette, mentre meno rappresentate risultano le figure antropomorfe. _nell età del Ferro (1 millennio a.c.) è stato inciso un grande numero di palette, simboli riconducibili ad oggetti funzionali alla raccolta delle ceneri del rogo funebre. Al Cornel de l aiva si trovano raffigurazioni di tipo planimetrico uniche per tipologia su tutto l arco alpino, realizzate nell età del Rame e probabilmente riconducibili a insediamenti di tribù, clan e famiglie. Le rocce sono inserite in un contesto naturale particolarmente suggestivo, Il Parco dell Adamello con il sostegno finanziaria della Provincia di Brescia, ha attrezzato nel 2007 un percorso ad anello che, partendo dal Municipio di Sonico, conduce alle rocce istoriate del Coren delle Fate e del Cornel de l aiva passando dall antico forno fusorio del paese in un bellissimo bosco di castagni e betulle. Lungo il percorso si trovano pannelli illustrativi, stele lignee e piccole aree di sosta, a creare un itinerario ricco di suggestioni e magia. Idolo di Sonico, figura idoliforme accompagnata da due dischi solari e da segni a paletta. Il corpo dell idolo presenta vari simboli, fra i quali un presunto bucranio, un ascia e un disco solare. L idolo ricorda un bambino in fasce per cui fu denominato il bambinodio. Periodo II finale. Coren delle Fate, Sonico.

19 L UNESCO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l Educazione, la Scienza e la Cultura) è un Agenzia speciale delle Nazioni Unite, con sede a Parigi, fondata il 16 novembre 1945 per incoraggiare la collaborazione tra i Paesi aderenti nei settori dell educazione, delle scienze naturali, delle scienze sociali e umane, della cultura, della comunicazione e dell informazione. Nell ambito del Settore Cultura, l UNESCO ha istituito nel 1972 la Lista del Patrimonio Mondiale (WHL-World Heritage List), che comprende tutti i siti di particolare interesse culturale e naturale nel mondo, allo scopo di promuovere la protezione, la conservazione, la valorizzazione e la trasmissione alle generazioni future di questo patrimonio. I siti del Patrimonio Culturale Mondiale appartengono a tutti i popoli della Terra, indipendentemente dal Paese in cui risiedono. A oggi la Lista include 830 siti in 138 Paesi: 644 hanno valenza culturale, 162 naturale e 24 sono misti. L Italia ha ratificato la propria adesione alla Lista nel 1978 e nel 1979 la Valle Camonica è stato il primo sito italiano a essere inserito in questo elenco, che rappresenta il riconoscimento dell importanza mondiale del patrimonio di arte rupestre della Valle. Dopo meno di 30 anni l Italia è la Nazione con il maggior numero di siti inseriti nella Lista, con 41 tra città, singoli monumenti, siti archeologici e di interesse naturale. Nel 2004, su richiesta dell UNESCO, la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia è stata incaricata dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali di predisporre il Piano di Gestione del sito n. 94 Arte Rupestre della Valle Camonica. Tutto l UNESCO con un click Navigando su Internet possiamo trovare numerosi siti che offrono informazioni sull UNESCO e i suoi diversi ambiti di intervento. Per conoscere meglio l organizzazione dell UNESCO, le sue attività ed i servizi consigliamo una visita al portale accessibile anche da e, per l Italia, al sito Tutte le informazioni sul Patrimonio Mondiale con la lista completa dei paesi e dei siti inseriti nella Lista del Patrimonio Mondiale sono reperibili visitando il sito: Per chi volesse concentrare l attenzione sui siti UNESCO italiani e sull attività della Commissione Nazionale Italiana per l'unesco consigliamo il sito: In Italia esiste anche l Associazione Città Italiane Patrimonio Mondiale UNESCO, fondata nel 1997:

20 crediti Coordinamento: Sergio Cotti Piccinelli (Comunità Montana di Valle Camonica) Testi: Carlo Liborio, Maria Giuseppina Ruggiero (SCA - società cooperativa archeologica), Milano Angela Ferroni (ufficio Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO, Ministero per i Beni e le Attività Culturali), Roma Fotografie: Archivio Fotografico delkla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia Centro Camuno di Studi Preistorici progetto Grafico: oninart - Darfo Boario Terme (BS) Stampa: Mediavalle - Darfo Boario Terme (BS) Segreteria e revisione testi Wilma Gheza Si ringrazia per la collaborazione la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia (Raffaella Poggiani Keller), il Centro Camuno di Studi Preistorici (Tiziana Cittadini) e la Provincia di Brescia (Elena Tironi)

21 Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia 1.2 Identità storica Breve storia delle ricerche Nel 1914 Gualtiero Laeng, riprendendo una nota edita nel 1909 (LAENG G. 1909, Scheda di segnalazione al Comitato Nazionale per la protezione del paesaggio e dei monumenti, Touring Club Italiano), segnalò per la prima volta al grande pubblico, sulla Guida d Italia del Touring Club Italiano: Piemonte, Lombardia e Canton Ticino, Milano, Touring Club Italiano, p. 595, i due massi di Cemmo (Figg. 3-4). La notizia suscitò l interesse di altri studiosi che giunsero in Valle per occuparsi di queste manifestazioni di arte preistorica (si veda la Bibliografia). Negli anni 20 e 30 del XX secolo, le ricerche si estesero in altre località della Valle Camonica, ad opera di studiosi quali Giovanni Marro, Paolo Graziosi, Raffaello Battaglia e Giuseppe Bonafini, che fu tra i primi a suggerire la realizzazione di un parco archeologico (BONAFINI G. 1932, Il Parco Nazionale Preistorico di Valcamonica, Brescia, 11/Dicembre, Brescia, pp ) (Figg. 5-6). Sempre negli anni 30 la Valle Camonica, come altre località, non sfuggì ai tentativi del Terzo Reich di legittimare il concetto di razza ariana e le incisioni rupestri degli antichi Camuni attirarono l attenzione dello studioso Franz Altheim, docente di Storia Antica all'università di Berlino e fervido sostenitore delle teorie razziste (ALTHEIM; TRAUTMANN, in Bibliografia). Dopo il silenzio dovuto alla Seconda Guerra Mondiale, le ricerche ripresero negli anni '50, grazie allo svizzero Hercli Bertogg (direttore del Museo di Coira: BERTOGG 1952, 1956, 1967), ed a studiosi locali quali Gualtiero Laeng ed Emanuele Süss (si veda la Bibliografia), che lavoravano per il Museo di Scienze Naturali di Brescia. Al Süss si deve la realizzazione della prima carta di distribuzione delle rocce incise della zona di Naquane (SÜSS 1956 a, b), premessa per l istituzione nel 1955 del Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri, per volere dell allora Soprintendente alle Antichità, Mario Mirabella Roberti. In quella occasione risultò fondamentale la collaborazione del Comune di Capo di Ponte e della Provincia di Brescia, che acquisirono i terreni e li donarono al Demanio statale (atto del 20 agosto 1963, ratificato dal DPR del 26 ottobre 1967, n ALL. 2). (Fig. 5). Nuovo e decisivo slancio alle indagini fu impresso da Emmanuel Anati che, giunto nel 1956 in Valle Camonica per comparare le incisioni rupestri camune con quelle del Monte Bego (Alpi Marittime francesi), si stabilì a Capo di Ponte, dove fondò nel 1964 il Centro Camuno di Studi Preistorici. Il suo gruppo di ricerca avviò sistematiche campagne di studio delle rocce istoriate, con il metodo del rilievo a contatto ed utilizzando in alcuni casi caseina e nero-fumo per evidenziare le raffigurazioni incise (Il trattamento delle rocce istoriate in ANATI 1982, pp e Fig. 47). Negli anni 60 Anati, oltre alle ricerche sull arte rupestre, condusse anche, per conto della Soprintendenza alle Antichità della Lombardia, scavi archeologici a Luine, nel comune di Darfo Boario Terme (ANATI 1982 c), ed a Capo di Ponte, nelle località dei Massi di Cemmo (ANATI 1967 b) e di Dos de l Arca (ANATI 1979 b, passim), sito dove furono messi in luce un abitato fortificato dell età del Bronzo e del Ferro ed alcune rocce istoriate (Figg. 7-10). Le ricerche del Centro Camuno e del Dipartimento Valcamonica e Lombardia-CCSP, fondato nel 1987 come Sezione del CCSP, continuano a tutt oggi con annuali campagne di studio delle rocce incise, secondo piani annuali concordati con la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia, con la quale il Centro Camuno ha stipulato nel 1994 una Convenzione quinquennale. PIANO di GESTIONE del sito UNESCO n.94 Arte Rupestre della Valle Camonica

22 Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia Ricerche sui siti con incisioni si devono anche, dagli anni Settanta, ad A. Priuli del Museo didattico Arte e Vita preistorica di Capo di Ponte e, dal 1988, alla Cooperativa Archeologica Le Orme dell Uomo. Alle attività di ricognizione di superficie, condotte su tutto il territorio della Valle Camonica da parte dei diversi gruppi di ricerca, si deve la segnalazione ogni anno di nuove località con rocce incise Ad oggi le località con rocce istoriate segnalate sono oltre 180, distribuite nella bassa, media e, seppure in minor quantità, alta valle, a volte correlate in un medesimo contesto o prossime a siti d abitato plurisecolari, come Luine di Darfo Boario Terme e Dos de l Arca di Capo di Ponte. Un consuntivo delle ricerche nei siti d arte rupestre è sintetizzato nella Tabella allegata (ALL. 28) seguente dove sono elencati per località gli studi e le indagini effettuati dai diversi Istituti di ricerca e gruppi di lavoro operanti in Valle Camonica. Dal confronto tra Elenco delle località con arte rupestre (infra) e Tabella degli studi è possibile desumere una valutazione sullo stato della ricerca. Allo sviluppo dell arte rupestre, tra la fine del Paleolitico e l età del Ferro, con persistenze del fenomeno in età romana fino al Medioevo e oltre, si accompagna in Valle Camonica un popolamento diffuso, ancora troppo poco noto, che interessa prevalentemente la fascia collinare di mezza costa, ma si spinge anche all interno delle valli laterali e alle alte quote per lo sfruttamento delle risorse (caccia, pascoli, affioramenti di rame e di ferro): ne sono indizio i ritrovamenti di abitati, di sepolture e luoghi di culto, di aree di lavoro minerario e di manufatti sporadici, in prevalenza metallici, che sono stati oggetto di studi di sintesi e di resoconti di scavo, soprattutto in anni recenti (Fig. 11). In generale va sottolineato che la presenza diffusa e importante del fenomeno dell arte rupestre ha comportato un interesse privilegiato per questo settore di studio a discapito di una visione globale del contesto territoriale e dei contesti archeologici che, seppure segnalati, non ebbero fino al 1980 equivalente attenzione, così che il quadro delle conoscenze sulla preistoria e protostoria camuna risulta ancor oggi piuttosto lacunoso. Prevalentemente solo a partire dal 1980 si è potenziata, da parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali-Soprintendenza Archeologica della Lombardia, la ricerca archeologica sui contesti non necessariamente collegati all arte rupestre, nell ambito di indagini preventive o di salvataggio (i numerosi interventi di tutela della Soprintendenza a Darfo Boario Terme- Luine e Corni Freschi, Cividate Camuno-Via Palazzo, Malegno, Ossimo-Passagròp e Pat, Capo di Ponte-Cemmo, Temù-Desèrt, Cevo-Dos del Curù e Dosso Andròla, Cedegolo-Dosso Poglia e altri minori) e di progetti di ricerca (gli scavi condotti da F. Fedele dell Università di Napoli sulla collina di Breno, sede di un abitato, e nel sito di culto e cerimoniale di Ossimo-località Anvòia; le ricerche di M. Tizzoni dell Università degli Studi di Bergamo nella miniera di Campolongo di Bienno; lo scavo dell Università di Trento al Coren Pagà di Rogno). Dalle ricerche condotte va emergendo un quadro di grande ricchezza e complessità nel quale è ora possibile delineare le modalità di popolamento della valle, fin dalle epoche più antiche della preistoria (risale al Paleolitico la più antica capanna scoperta), e ricostruire i modi dell abitare, i luoghi di culto, i luoghi del lavoro, meno le sepolture, che restano a tutt oggi poco note. In particolare, si menzionano di seguito i principali interventi sui contesti archeologici preistorici e protostorici della Valle Camonica. Nuove ricerche furono promosse dalla Soprintendenza nell area dei Massi di Cemmo, nel 1983 e nel 1984 (direzione R.C. De PIANO di GESTIONE del sito UNESCO n.94 Arte Rupestre della Valle Camonica

23 Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia Marinis: DE MARINIS 1988 b), a seguito del ritrovamento fortuito, nel 1981, di un frammento di stele, la Cemmo 3. A partire dal 1988 furono affidati alle Università, su concessione del Ministero, alcuni scavi di ricerca su contesti insediativi e cerimoniali. A Breno, sulla collina del Castello (Fig. 12), gli scavi diretti dal 1988 da F. Fedele (Università Federico II di Napoli) hanno portato alla luce un insediamento neolitico, perdurato anche nell età del Bronzo e del Ferro (FEDELE 1988 a). Altre campagne di scavo furono avviate anche a Ossimo, in località Anvòia (Fig. 13), dove, tra 1988 e 2003, fu esplorato un santuario megalitico dell età del Rame (FEDELE 1995). Gli scavi diretti da B. Bagolini dell Università di Trento hanno esplorato un particolare sito d altura neolitico a Rogno (Fig. 14) (FERRARI-PESSINA 1997 a, b); M. Tizzoni dell Università degli Studi di Bergamo ha avviato nel 1997 una ricerca internazionale sull attività mineraria dell età del Ferro nella miniera di Campolongo di Bienno (ANCEL et alii 2000). Nei medesimi anni le indagini condotte direttamente dalla Soprintendenza Archeologica della Lombardia sono divenute più intense e capillari, interessando diverse località della Valle e spesso in connessione con aree ricche di rocce incise (si veda bibliografia e notizie in NSAL, ): si è trattato di interventi sia di salvataggio, sia di indagine preventiva a grosse opere pubbliche, sia di ricerca programmata. Al 1988 risale la scoperta a Cividate Camuno (Figg ), dei resti di una capanna con livelli del Paleolitico Superiore (circa anni da oggi) e di un livello di frequentazione del Mesolitico Antico (fine IX millennio a.c.): si tratta della più antica testimonianza della presenza umana in Valle Camonica (POGGIANI KELLER 1999 c); nello stesso sito nel Neolitico Medio-Tardo fu fondato un abitato, di cui si conservano resti di capanna su impalcato ligneo. Inoltre, partendo dalla Bassa Valle, si ricorda il rinvenimento di resti insediativi neolitici ed eneolitici nel Parco di Luine a Darfo Boario Terme ( ); nel 1993 ad Ossimo, in località Passagròp, è stato messo in luce un sito con stele e massi-menhir dell età del Rame; dal 1995 sempre ad Ossimo, in località Pat (Figg ), la Soprintendenza sta scavando un area cerimoniale e funeraria megalitica dell età del Rame, nei pressi della quale venne fondato un abitato dei Camunni durante l età del Ferro (POGGIANI KELLER 1999 d, 2004 a, b, d). A Cemmo, dopo un intervento di scavo effettuato nel 1995 che ha portato al ritrovamento di un piccolo frammento di stele (Cemmo 5), nuove e importanti testimonianze sono emerse nel 2000, a seguito dei lavori di sistemazione dell area per la realizzazione del Parco Archeologico Nazionale dei Massi di Cemmo (Figg ). La Soprintendenza ha così avviato una serie di campagne di scavo, tuttora in corso, che hanno permesso di portare alla luce i resti di un santuario megalitico fondato nell età del Rame e perdurato fino ad età tardo romana-altomedioevale (POGGIANI KELLER 2000 a). Tracce di frequentazione preistorica sono state rinvenute nel 1999 all interno del Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri, nelle località de I Verdi (nella vicinanze della roccia 33) e del Baitello del Pedù (NSAL ). Nell Alta Valle Camonica, connotata da sporadiche evidenze archeologiche, rivestono particolare importanza i resti di una casa databile tra la fine del VI ed il V secolo a.c., scavati dalla Soprintendenza in località Desèrt a Temù nel corso del 2000 (POGGIANI KELLER 2001 a). Nel 2004 sono stati indagati i resti di un abitato minerario della media età del Ferro, connessi con una lunga iscrizione in alfabeto nord-etrusco e con massi incisi con coppelle, a 2000 m di altezza sul livello del mare, a Cevo (Figg ); inoltre, uno scavo nel centro storico di Malegno ha portato alla scoperta dei resti di un abitato fondato nel Neolitico Tardo e PIANO di GESTIONE del sito UNESCO n.94 Arte Rupestre della Valle Camonica

24 Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia perdurato fino alla media età del Ferro, quando si attesta nel sito una officina metallurgica per la lavorazione del bronzo Arte rupestre: tecniche di incisione e periodizzazione del fenomeno. Premessa L arte rupestre della Valle Camonica costituisce il più importante complesso di questo genere di manifestazione del pensiero dell uomo in ambito mondiale. Il patrimonio d arte rupestre camuno, costituito da oltre figurazioni incise distribuite su circa rocce, rappresenta una straordinaria espressione della creatività dell uomo attraverso i millenni, per un arco cronologico di oltre anni, a partire dall Epipaleolitico fino ad età storica, romana e medioevale. Il numero, la durata e la varietà delle incisioni contribuiscono a rendere eccezionale il valore del complesso. Tecniche di incisione Le incisioni sono state realizzate su rocce classificabili come arenarie e conglomerati del Permiano Superiore: si tratta di materiali molto compatti, costituiti in prevalenza da quarzo, sui quali l azione erosiva esercitata dal passaggio dei ghiacciai quaternari ha operato una lisciatura delle superfici. Su queste rocce gli antichi abitanti della Valle hanno inciso raffigurazioni che descrivono sia momenti della vita quotidiana (soprattutto scene di caccia e di agricoltura) sia aspetti della loro spiritualità (figure di divinità, scene di culto, manifestazioni rituali, quali, ad esempio, danze e pratiche di iniziazione). La maggior parte delle incisioni è stata realizzata con la tecnica detta a martellina, ottenuta picchiettando la superficie rocciosa con uno strumento di pietra prima e poi di metallo, che crea piccole concavità di forma circolare. Le figure possono essere definite da una linea di contorno a martellina o possono essere completamente campite con la martellinatura (Figg ). Un altra tecnica adottata è quella chiamata filiforme o a graffito : in questo caso le raffigurazioni sono ottenute incidendo la superficie rocciosa con uno strumento a punta usato come un bulino che, se sfregato più volte sulla superficie, lascia il segno di un solco (Figg ). Non è raro trovare nel ricco repertorio dell arte rupestre camuna figure realizzate con l uso di entrambe le tecniche: in questo caso la tecnica filiforme è adottata per incidere alcuni dettagli delle figure (Fig. 29). Periodizzazione del fenomeno La prima articolata scansione tipologica e cronologica dell'arte rupestre camuna, condotta sull'analisi e lo studio dello stile, del contenuto e delle sovrapposizioni di migliaia di incisioni, si deve ad Emmanuel Anati, fondatore, nel 1964, del Centro Camuno di Studi Preistorici. Nel volume Evoluzione e stile nell arte rupestre camuna del 1975, l'arte rupestre risulta scandita dallo studioso in quattro gruppi stilistici principali corrispondenti al periodo preistorico (dall'epipaleolitico all'età del Bronzo: stili I-III), caratterizzato da un'arte schematica con figure isolate o raggruppate in composizioni di carattere simbolico (armi e altri manufatti), e al periodo protostorico (età del Ferro: stile IV), contraddistinto da un'arte naturalistico-narrativa con figure in movimento e descrizione di azioni (Fig. 30). PIANO di GESTIONE del sito UNESCO n.94 Arte Rupestre della Valle Camonica

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