Dal 2001 a oggi, Cina e India insieme hanno

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1 Cina e India non stanno trascinando soltanto le economie occidentali. I due giganti asiatici sono infatti tra i maggiori investitori di capitali in Africa. Ad attrarli sono soprattutto l energia e le materie prime. Ma il continente africano rappresenta un buona opportunità anche per l industria impiantistica e per quella di trasformazione. È questo lo Shangri-la di cui hanno bisogno i Paesi africani per per uscire dal tunnel della povertà? Se l Africa chiama, l Asia risponde ECONOMIA GLOBALE 3 di Andrea Goldstein Dal 2001 a oggi, Cina e India insieme hanno contribuito per circa il 30% della crescita economica globale. Grazie all emergere dei giganti asiatici, la crescita ha superato la soglia del 4% annuo, necessaria per migliorare i termini di interscambio dei produttori di materie prime. In più, nella misura in cui essi hanno reinvestito le proprie ingenti riserve monetarie in buoni del Tesoro americani, gli investitori asiatici hanno contribuito pure a mantenere bassi i tassi d interesse statunitensi e a sostenere i prezzi mondiali delle materie prime. Infine, grazie a questa convergenza di fattori nonché all interesse diretto dei governi e delle imprese di questi due Paesi, gli investimenti nei settori primari, tra cui l estrazione di materie prime, sono ripartiti verso l alto negli ultimi anni. In questo contesto, non c è da stupirsi se i produttori africani di materie prime siano stati tra i 1. VOLUMI, TERMINI DI SCAMBIO E POTERE D ACQUISTO DELLE ESPORTAZIONI AFRICANE principali beneficiari, sia in termini di maggiore domanda per le proprie materie prime, sia in termini di interscambio e potere d acquisto più favorevoli delle proprie esportazioni (Grafico 1). Tutto ciò ha creato le basi per l accelerazione della crescita economica in Africa sub-sahariana, che nel periodo secondo l African Economic Outlook pubblicato a maggio 2006 ha raggiunto il 4,2 % medio annuo contro il 3,3 % registrato nel periodo In parallelo, la crescente domanda di commodities da parte di Cina e India ne ha fatto un mercato di sbocco sempre più importante per le materie prime prodotte dell Africa, consentendo al Continente di diversificare la struttura geografica delle proprie esportazioni (Grafico 2). Anche le importazioni dell Africa sub-sahariana dalla Cina (e in misura minore dall India) sono aumentate 2. IL COMMERCIO DEI GIGANTI ASIATICI CON L AFRICA volumi esportati potere d acquisto delle esportazioni termini d interscambio esportazioni in Cina importazioni dalla Cina esportazioni in India importazioni dall India

2 SE L AFRICA CHIAMA, L ASIA RISPONDE Contrasto_Reuters vertiginosamente, consentendo ai consumatori, soprattutto nelle zone urbane, di accedere a beni di consumo a buon mercato e alle imprese di equipaggiarsi di beni di investimento. Un ulteriore canale di trasmissione della crescita in India allo sviluppo economico in Africa è rappresentato dagli investimenti diretti esteri. Anche in questo caso è utile distinguere tra effetti indiretti e diretti. Tra i primi va menzionato innanzitutto l interesse che le grandi compagnie petrolifere e minerarie dimostrano rispetto a progetti in Africa. Con prezzi internazionali per le materie prime in aumento in modo apparentemente costante, esse non sembrano scoraggiarsi rispetto alle incertezze di ogni tipo dalle guerre alla corruzione, passando per pandemie e infrastrutture che nel migliore dei casi sono difettose e spesso sono semplicemente assenti che caratterizzano l Africa. In più, il contesto geopolitico mondiale è cambiato con l 11 settembre e il Golfo di Guinea ha assunto un importanza nuova agli occhi dei Paesi occidentali, Stati Uniti in primis, desiderosi di affrancarsi dalla dipendenza energetica dai Paesi arabi. Gli effetti diretti comprendono ovviamente _Dopo l 11 settembre il Golfo di Guinea ha assunto un importanza nuova agli occhi dei Paesi occidentali. Gli effetti diretti comprendono anche gli investimenti realizzati nell area da imprese cinesi e indiane gli investimenti realizzati da imprese cinesi e indiane. Come è noto, esse si sono installate da ormai vari anni in Sudan, dove, insieme a compagnie petrolifere occidentali minori, hanno preso il posto precedentemente occupato dalla Chevron e dalle compagnie statali di Austria e Svezia, che hanno preferito liquidare i propri interessi di fronte ai problemi politici e di immagine suscitati dalle loro attività in un Paese straziato dalle guerre. Le cinesi Sinopec, CNOOC e Petrochina e l indiana ONGC sono presenti anche in altri Paesi africani, come l Angola dove la prima è recentemente subentrata alla Total nello sfruttamento del blocco 18 la Nigeria e la Mauritania. In più, si sospetta che esista un interesse cinese a dirottare le forniture del Chad verso la costa orientale, e non più verso il Camerun. Esempi di altri settori estrattivi in cui le imprese asiatiche hanno investito massicciamente in Africa sono il rame (in Zambia l indiana Vedanta, quotata a Londra, ha acquistato Konkola, mentre 50

3 ECONOMIA GLOBALE 3 Grazia Neri_AFP un impresa cinese ha investito nel giacimento di Chambishi) e il legname (Green Crown Group è uno dei principali player nella regione della Zambezia in Mozambico). La presenza imprenditoriale cinese e indiana sul continente non si limita però al settore primario. Imprese di costruzione, soprattutto cinesi, sono estremamente attive sia nella realizzazione di progetti connessi allo sfruttamento delle ricchezze naturali come porti, strade e ferrovie, sia nella costruzione di nuove infrastrutture come edilizia residenziale e commerciale, ospedali, alberghi e stadi. Del resto sono molteplici le capitali africane che si fregiano di giganteschi installazioni sportive e palazzi presidenziali generosamente donati dalla Cina fin dagli anni 70. Queste imprese offrono spesso prezzi più favorevoli, anche se spesso utilizzano manodopera cinese e impiegano pochissimi locali. Una seconda presenza è quella nell industria manifatturiera e anche in questo caso non si tratta di un fenomeno del tutto nuovo. In alcuni dei Paesi, in particolare in Africa orientale, in cui l import substitution industrialization degli anni 60 aveva prodotto qualche frutto, sia pur modesto, ciò che esiste a livello di capitalismo nazionale è quasi completamente nella mani della diaspora indiana. Negli anni 90 imprenditori asiatici, quasi sempre di origine cinese anche se raramente della Cina stessa, hanno installato opifici in alcuni Paesi dell Africa australe per produrre indumenti da esportare nei Paesi industrializzati nel regime di quote stabilito dall Accordo Multifibre (MFA). Negli ultimi anni imprenditori cinesi hanno investito sia in Paesi con un grande mercato, come la Nigeria, dove assemblano motocicli e telefoni cellulari, sia in altri che non apparivano neppure sullo schermo radar degli investitori tradizionali, come la Sierra Leone, dopo la fine di una guerra civile di rara crudeltà. Questo scenario costituisce lo Shangri-la di cui l Africa ha tanto bisogno per crescere in maniera sostenuta e uscire dal tunnel della povertà? Non c è dubbio che un iniezione di adrenalina economica di quest ampiezza non può che essere benvenuta per il Continente, che rimane di gran lunga il fanalino di coda del mondo quanto a sviluppo economico e povertà. Tuttavia, le risposte che i policy-makers siano essi governi africani, donatori o organizzazioni internazionali sono chiamati a dare sono cruciali per assicurare che tale bonanza crei crescita e sviluppo in un contesto caratterizzato non solo da sfide globali difficili, ma anche da una profonda fragilità dell assetto politico e istituzionale nazionale. L Africa ha un enorme potenziale, non del tutto sfruttato, in industrie estrattive come il petrolio, il settore minerario e quello forestale in cui i bisogni di investimenti di capitale sono ingenti. Eppure, nella misura in cui rinforzare questo sentiero di specializzazione consuma tutte le risorse finanziarie disponibili e concorre all apprezzamento reale della moneta (il cosiddetto Dutch disease), esso può impedire lo sviluppo del settore manifatturiero sia le imprese che concorrono con gli importatori, sia quelle che cercano di vendere all estero perdono infatti competitività. In più, strategie di sviluppo economico che si focalizzano soltanto sulle materie prime rischiano di avere un effetto limitato, se ne hanno, sull incidenza della povertà: anche se il reddito nazionale aumenta, infatti, lo sfruttamento delle risorse naturali genera poche opportunità lavorative per la manodopera poco qualificata che abbonda in Africa. Come fare per capitalizzare gli windfall 51

4 SE L AFRICA CHIAMA, L ASIA RISPONDE gains prodotti dallo sfruttamento delle risorse naturali e per promuove la crescita di settori capaci di assorbire e qualificare la manodopera? Non c è alcun dubbio che migliorare il policy mix macro-economico sia cruciale. Da un lato le autorità monetarie debbono cercare di intervenire per scoraggiare l apprezzamento reale delle valute africane ed isolare l economia domestica dal rischio del Dutch disease: ciò può essere fatto in modi diversi per esempio investendo all estero parte dei proventi all esportazione. Dall altro non si può lasciare che la politica fiscale sia troppo espansiva, soprattutto laddove l aumento della spesa corrente si traduce di solito in una crescita dei prezzi relativi per i prodotti e i servizi non commerciabili. Una seconda sfida è quella della diversificazione. L India e la Cina vanno riducendo le possibilità per altri Paesi in via di sviluppo di competere internazionalmente in settori manifatturieri intensivi in manodopera, quali il tessile e soprattutto l abbigliamento. Questo non vuol però dire che non esista lo spazio di manovra per avvantaggiarsi dalle opportunità aperte dallo sviluppo economico dei giganti asiatici. Per esempio, anche se in un contesto internazionale difficile a causa del protezionismo americano ed europeo, gli esportatori di cotone dell Africa occidentale hanno aumentato le proprie vendite in Cina allorché questo Paese ha visto esplodere la propria industria tessile con la fine del MFA (Multifiber agreement). Nella misura in cui la coltivazione del cotone avviene in Africa in piccole proprietà, l aumento delle esportazioni ha un effetto moltiplicatore tutt altro che trascurabile in termini di occupazione e di riduzione della povertà. Un altro caso interessante è quello di Mauritius, che pure ha sofferto a causa dell abolizione del MFA. Grazie alla sua forza lavoro ben istruita, alla qualità del sistema delle infrastrutture e alla presenza di un importante diaspora indiana, Mauritius è riuscita ad attrarre grossi investimenti nel campo delle tecnologie dell informazione e delle comunicazioni Infosys, per esempio, vi ha stabilito il proprio recovery centre. Nel caso dell Africa orientale, in cui negli ultimi anni sono aumentate in maniera significativa le esportazioni verso l Europa di frutta e verdura fresca e di fiori, non c è motivo di dubitare che un identica dinamica possa sorgere man mano che le classi medie in Cina e in India adotteranno abitudine alimentari simili a quelle dei Paesi industrializzati. Per l Africa del Sud, infine, che ha un tessuto industriale competitivo in molti settori, ci sono chiare opportunità nell agro-industria, nei vini, nell automobile, nella cantieristica, nella chimica e nella trasformazione del carbone in carburante una tecnologia in cui la Sasol ha una posizione di leadership a livello mondiale. Senza dimenticare che l intero continente africano ha un immenso potenziale turistico, che solo alcuni Paesi hanno finora iniziato a sfruttare, e che tutti gli esperti concordano nell affermare che il numero di turisti cinesi e indiani in giro per il mondo è destinato a esplodere nei prossimi anni. L aumento dei voli diretti tra l Africa e l Asia basti pensare che ci sono più frequenze settimanali tra Johannesburg e Hong Kong che tra l Italia e Hong Kong dimostra come di queste opportunità siano ben coscienti gli operatori. Al di là della diversificazione, creare legami verticali e orizzontali tra il settore minerario e il resto dell economia è fondamentale non solo per ovviare allo scarso numero di posti di lavoro creati direttamente, ma anche per gestire meglio i rischi di impatto ambientale e di volatilità dei prezzi mondiali delle materie prime. L esperienze dei Paesi scandinavi, del Canada, dell Australia, della Nuova Zelanda e, più di recente, del Cile insegnano che a partire dalle miniere o dalle foreste si possono creare nuove opportunità sia a valle sia a monte, in particolare nella produzione di beni di investimento e nella fornitura di servizi. In più, la ricchezza quasi improvvisa creata direttamente e indirettamente dalla domanda cinese e indiana va utilizzata bene e rapidamente per rimuovere gli ostacoli istituzionali e infrastrutturali alla crescita. L Africa soffre di gravi problemi di governance, corruzione e mancanza di democrazia, che hanno cause molteplici e complesse che non possono essere esaminate in questa sede ma cui non è certo estraneo il suo modello di specializzazione. Anche se l abbondanza di risorse naturali non è necessariamente una maledizione e Paesi esportatori di materie prime che siano anche democrazie ne esistono anche in Africa, come il Botswana sono vari gli studi sia quantitativi che qualitativi che mostrano come essa renda più arduo costruire istituzioni adeguate all obiettivo di 52

5 ECONOMIA GLOBALE 3 _Creare legami verticali e orizzontali tra il settore minerario e il resto dell economia è fondamentale anche per gestire meglio i rischi di impatto ambientale e di volatilità dei prezzi mondiali delle materie prime una crescita vigorosa, sana e includente. Se ci sono regolarità empiriche, esse sono piuttosto con l emergere di istituzioni e comportamenti rent-seeking. Quando i prezzi internazionali aumentano, crescono anche gli incentivi per i governanti a estrarre dal sottosuolo maggiori quantità di risorse naturali, anche quando ciò non è conveniente in un ottica di lungo periodo. Per mitigare questa tendenza a scontare eccessivamente il futuro, in assenza di istituzioni nazionali adeguate, la presenza di investitori esteri sottoposti a regole severe può costituire l unico meccanismo efficace di controllo. Se le cose potranno cambiare in futuro, non c è dubbio che allo stato attuale le multinazionali cinesi e, in misura minore, indiane non garantiscono queste condizioni tanto meno quando esse vengono appoggiate dai propri governi attraverso l aiuto allo sviluppo erogato al di fuori delle best practices elaborate dalla comunità internazionale. Quello della concorrenza che Cina e India esercitano per l attenzione dei policy-maker Corbis africani è pertanto un tema strategico. L influenza che i Paesi occidentali e le organizzazioni multilaterali hanno esercitato in Africa ha senza dubbio avuto effetti nefasti in determinati momenti, negli anni 80 in particolare, ma allorché la comunità internazionale promette di aumentare considerevolmente l aiuto allo sviluppo essa rimane una forma di garanzia necessaria e complementare rispetto alla cosiddetta ownership esercitata dai Paesi recettori. Nella misura in cui l intervento cinese e indiano non si accompagna a nessuna domanda di comportamenti politici ed economici virtuosi, esso è ovviamente visto con simpatia da governanti come Robert Mugabe in Zimbabwe o José Eduardo dos Santos in Angola, cui invece i Paesi occidentali non sono disposti a dare carta bianca. Come uscire allora da questo impasse? Ripensando i fondamenti delle relazioni commerciali tra Africa e Occidente, innanzitutto. Se da un lato i Paesi ricchi hanno voluto fare dell attuale ciclo negoziale all Organizzazione mondiale del commercio un development round, peraltro con risultati che rimangono pericolosamente modesti rispetto alle ambizioni iniziali, dall altro la retorica della liberalizzazione multilaterale e della riduzione delle eccezioni rischia di costare caro ai Paesi poveri in termini di erosione delle preferenze commerciali. L Africa, soprattutto nel contesto delle negoziazioni degli Economic Partnership Agreements con l Unione Europea, si impegnerebbe ad aprire i propri mercati ai prodotti provenienti dai Paesi industrializzati senza ricevere nel contempo una contropartita sotto forma di una asimmetria commerciale positiva. Che i Paesi europei e gli Stati Uniti siano seriamente preoccupati dalla crescente influenza della Cina in Africa è indubbio; se vogliono riconquistare lo spazio politico che credono di meritare per contribuire allo sviluppo del Continente, nulla di meglio che offrire accesso effettivo senza dazi e senza quota alle merci africane in modo da garantire loro un vero e significativo vantaggio competitivo rispetto a produttori asiatici che sono intrinsecamente più efficienti. 53

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