A G D G A D U. Il Silenzio. R L Tacito n 740 All Or di Terni

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1 Il Silenzio A G D G A D U R L Tacito n 740 All Or di Terni Considerata la vastità, complessità e profondità del tema di cui tratto, ho dovuto limitare necessariamente la mia analisi a determinati aspetti, e mi riferirò in buona sostanza al silenzio iniziatico, cercando di sottolineare alcuni punti tra i più interessanti con alcune citazioni o con riflessioni personali. Si afferma comunemente che la pratica del silenzio dei novizi abbia un origine Pitagorica, secondo le testimonianze dirette ed indirette degli autori che commentavano il pensiero pitagorico; in realtà ogni scuola filosofica imponeva un periodo probatorio, durante il quale i novizi avevano l interdizione dell interloquire. I neofiti della scuola iniziatica pitagorica si impegnavano per almeno due anni al silenzio più totale, non potendo fare domande, ma soltanto ascoltare (erano inoltre tenuti al totale segreto e silenzio verso l esterno). Il silenzio poteva intendersi come il mezzo per portare la propria mente ad un superiore livello di conoscenza, come esercizio di autocontrollo, concentrazione, apprendimento che, se non superato, era la prova che non si era adatti per un tipo di vita, di insegnamento e di studi i quali, progredendo nei gradi della conoscenza, si sarebbero dovuti affrontare. E interessante considerare un altro aspetto; l applicazione della retorica e della dialettica, che Pitagora e la sua scuola insegnarono e che furono esercitate per prime proprio dai Pitagorici, imponeva un apprendimento ed un esercizio continuo. Pertanto il silenzio era anche un periodo nel quale l ascolto dei maestri doveva esser prevalente, un momento di riflessione prima di imparare l arte della parola e 1

2 possedere la padronanza di linguaggio; solo la padronanza del silenzio consente di esprimersi pienamente e propriamente con poche parole. Il pensiero pre-filosofico aveva un carattere sacrale, in cui l espressione verbale era ridotta al minimo, e limitata a frasi arcane, supportate dall ampio uso di simboli; l uso della scrittura e della retorica per l espressione di concetti sacrali era visto con notevole diffidenza, data l impossibilità di esprimere concettualmente, verbalmente, logicamente e razionalmente l Assoluto, che trascende la ragione umana, al punto che il silenzio poteva essere assunto come sua espressione simbolica. Caratteristica, da questo punto di vista era la liturgia misterica, di cui già Plutarco notava l arcaicità; all ingresso dei templi misterici dell antico Egitto era raffigurato il Dio del silenzio e del segreto, Arpocrate, fratello di Horus, sotto molteplici forme ed aspetti, (presso i Greci e i Romani il suo aspetto era quello di un giovane nell atto di portare un dito alle labbra), quasi a significare, come afferma Plutarco, che gli uomini che conoscono gli Dei non dovevano parlarne in maniera irresponsabile. Colui che veniva iniziato, entrando nel Tempio passava davanti all immagine o alla statua di Arpocrate, a significare che egli doveva osservare un periodo di assoluto silenzio. Essendo Dio del silenzio e del segreto, Arpocrate era anche Dio della saggezza e della conoscenza esoterica, il cui messaggio era rivolto solo agli iniziati che entravano nel Tempio, non al volgo. Riscontriamo molte analogie tra le diverse scuole, organizzazioni ed istituzioni iniziatiche che si sono succedute nel tempo: nella Massoneria, la capacità di saper osservare il Silenzio equivale innanzitutto a possedere umiltà intellettuale e la pratica del silenzio, imposta agli apprendisti e deducibile dal Regolamento dell Ordine, è un suggerimento sottile di metodo iniziatico e costituisce la preparazione per aprirsi ad un nuovo, più profondo, intimo ed autentico modo di Conoscenza. Tuttavia va sottolineato come l interdizione della facoltà di parola, strumento sovrano delle relazioni umane e dello scambio di informazioni e di pensieri, opinioni, 2

3 sensazioni con gli altri, così come, a maggior ragione, di dialogo e reciproca crescita tra Fratelli nel Tempio, può essere considerata da due punti di vista apparentemente contrapposti: una imposizione, ma anche un diritto ed una libertà concessa. Ovvero l apprendista è libero di ascoltare in silenzio e in pace, potendo così assimilare pienamente quanto egli ascolta durante i Lavori nel Tempio, riflettere e meditare; egli ha quindi il diritto al silenzio. Questo gli consente l apprendimento dell arte del silenzio, perché il silenzio è una Grande Cerimonia, come dicevano i monaci dei primi secoli cristiani. Ghandi osservava che Il silenzio apre una via ; è chiaro, e lo rimarco, che qui non si parla del banale silenzio inteso come tacere e basta, ma di silenzio esteriore ed interiore. La nostra mente corre frenetica, incessante, soventemente stretta tra la morsa della razionalità e delle passioni, nel caos e negli affanni del mondo e della vita profana; la tendenza generale dell uomo è quella di ascoltare tutto ciò che giunge da fuori e all orecchio sono connessi la mente ed il cuore, che finiscono con l ascoltare anch essi il mondo esterno. Ecco che dobbiamo cercare invece quel silenzio, quel vuoto mentale, quella calma del cervello, del cuore e dei nervi che ci consentono di ascoltare le voci ed i suoni provenienti dal nostro interno, di aprire la via alla meditazione silenziosa, alla Conoscenza e alla vera intuizione; nel silenzio dobbiamo imparare il raccoglimento, trovare la meditazione, praticare la pazienza, e chi cerca il silenzio sarà a sua volta cercato dal silenzio. E interessante sottolineare che il silenzio imposto all Apprendista significa anche la sua impossibilità ed incapacità di esprimersi nel linguaggio segreto iniziatico; l ambito iniziatico può intendersi come ambito del segreto e del mistero, ovvero di ciò che si deve ricevere in silenzio e su cui non conviene discutere, si tace per significare che siamo di fronte a qualcosa di inesprimibile, che si può contemplare solo in silenzio, in un dominio in cui solo l intuizione intellettuale, 3

4 basandosi sulla mediazione e meditazione del Simbolo, permette di attingere alla conoscenza iniziatica, che è di ordine sovra razionale e che il solo esercizio esclusivamente razionale della mente non è in grado di raggiungere. Il fermare la mente nel silenzio esteriore ed interiore diventa così uno strumento, un tramite ed una preparazione indispensabile per attivare una forma di conoscenza superiore, finalizzata alla continua ricerca ed apprendimento del linguaggio segreto, che non è mai andato perduto né è stato mai dimenticato. Questo idioma, fondamenta della conoscenza massonica più profonda mai pienamente raggiunta, ha fatto parte di molte civiltà passate, ed è arrivato ai nostri giorni, al contrario di molti altri linguaggi che, benché scritti nella pietra, sono andati perduti per sempre; è il linguaggio dei simboli, che non è trasmesso tramite la comune tradizione scritta o orale, ma si manifesta tramite un ricco patrimonio simbolico, in un vasto simbolismo posto in libri, vite umane, eventi, e capace di riaffiorare da edifici, dipinti, cattedrali. Il simbolo è un linguaggio universale, che ognuno percepisce in funzione del proprio intelletto, della propria conoscenza e dello stato di risveglio interiore della propria coscienza e che ci pone in relazione con qualcosa che non appartiene al dominio sensibile, ma che è sempre più ampio di ciò che esso rappresenta. Quando si cerca di definire un simbolo usando la parola, ci accorgiamo che ciò è impossibile, in quanto la parola non riesce ad esprimerne il contenuto; un simbolo non impone nulla, ma è una finestra spalancata sull Universo, in esso sono riuniti significati, idee, realtà in parte convergenti, in parte divergenti, ed affida al singolo individuo la capacità e la libertà di sceglierne il significato ed il senso a lui più vicino. E attraverso il linguaggio simbolico che si manifesta la pienezza del Verbo, e noi tendiamo al suo apprendimento in un continuo cammino di crescita interiore, intellettuale e spirituale. Ecco quindi un altra grande valenza del silenzio, che ci consente di ascoltare il linguaggio simbolico e di predisporci ed aprirci al suo apprendimento; il tirocinio del silenzio è fondamentale per l apprendimento del Verbo, e in questa considerazione, in 4

5 questa corrispondenza e dualismo tra silenzio e Verbo, che può sembrare contraddittoria ad un profano, è la grandezza e l essenza del silenzio stesso. Proviamo a riflettere sul fatto che anche la nostra vita profana, tutto ciò che ci circonda fuori dal Tempio, è piena di simboli e di comunicazioni non verbali, silenziose, che magari ci sfuggono, che non riusciamo nemmeno a percepire, presi come siamo dal rumore, dagli affanni e dalla frenesia, dalle parole, da un processo di ragionamento meramente razionale che non ci consente di Ascoltare; proviamo di contro a riflettere sull importanza e la grandezza dei nostri Lavori, a cominciare proprio dagli attimi che trascorriamo nella Sala dei Passi Perduti quando, prima dell ingresso nel Tempio, ci prepariamo ad essi cercando quel silenzio esteriore prima, ed interiore poi, che ci apre la via alla Conoscenza e all Apprendimento. Nel silenzio sta il mutamento, la morte e rinascita psicologica e spirituale, la ricerca del contatto e della comunicazione con l Io interiore, non più con la realtà che ci circonda e con il mondo profano che suscita passioni, desideri, bramosia di possesso, di potere e ricchezza, tanto illusori quanto mai pienamente compiuti né realizzati proprio per la molteplicità e continua mutevolezza dell esterno. Il silenzio del cuore e della mente, nel senso di far tacere le nostre passioni, i nostri desideri materiali, i nostri pensieri e pregiudizi, è la rinascita che porta necessariamente al benessere interiore e non materiale, alla gioia di essere e di esistere, ad una evoluzione, ad un ordine di conoscenza spirituale superiore. Il silenzio così inteso è unione con il proprio Io, ed è preludio all unione spirituale più ampia, sublime, tra tutti noi Fratelli, così che riusciamo ad essere in armonia e in sintonia prima con noi stessi, poi fra noi, superando tutte le nostre barriere mentali, le nostre diversità, facendo emergere una sorta di energia positiva che ci accomuna, quell energia che più volte ho avvertito nel Tempio e fuori, durante i nostri Lavori come in una Catena d Unione, e che ci fa sentire veramente, e non solo chiamare, FRATELLI uniti non tanto in una istituzione massonica, quanto in una più sublime comunione. 5

6 Il silenzio massonico non è imposto solo nel Tempio agli apprendisti, ma anche fuori a tutti i Massoni; ciascuno deve osservare il silenzio e la discrezione, astenendosi dal parlare con i profani dei lavori che si svolgono in Loggia. Questo è, se vogliamo, un invito alla riservatezza e all osservanza del segreto Massonico, ma non va visto solo come un banale silenzio esterno, come il semplice tacere, ma di nuovo, riallacciandomi a quanto detto in precedenza, come il segno più tangibile e profondo della incomunicabilità del segreto stesso; per il Fratello Massone, la conoscenza del segreto equivale al totale compimento della propria esperienza iniziatica, operazione in realtà mai conclusa, termine di un cammino infinito di separazione dal mondo profano, di crescita spirituale ed intellettuale, di unione con il Verbo, pertanto il segreto è per sua natura inviolabile ed incomunicabile. Riporto a questo proposito una citazione del massone Giacomo Casanova: Coloro che domandano di essere ricevuti Massoni per giungere a conoscere il segreto di questa Istituzione, rischiano di rimanere alquanto delusi e di trascorrere anche 50 anni come Maestri Massoni, senza mai giungere a penetrare il segreto di questa Confraternita. Il segreto della Framassoneria è inviolabile per sua stessa natura, dato che il Massone che lo conosce, non lo può conoscere se non per averlo intuito. Non l ha imparato da nessuno, l ha scoperto con il recarsi in Loggia, con l osservare, il ragionare, il dedurre. Tutto ciò che viene fatto in Loggia deve essere segreto, ma coloro che, mossi da intenti disonesti, non si sono fatti scrupolo di rivelare ciò che vi avviene, non hanno affatto rivelato l essenziale. Come avrebbero potuto farlo se essi stessi non lo conoscevano? E se avessero saputo, non avrebbero certo rivelato le cerimonie. Alla base del nostro segreto c è il fatto che esso rimarrà per sempre tale, è nel silenzio, non potrà essere trasmesso oralmente e il profano, che non possiede di certo 6

7 il talento per penetrarlo, non avrà neppure quello per trarne vantaggio apprendendo oralmente dei nostri Lavori. Maestro Venerabile, Vi ringrazio per avermi concesso la facoltà di approfondire un tema, il silenzio, da me scelto, che sento un po mio, come se in qualche modo mi appartenesse, sia pure con un livello di approccio e conoscenza ancora embrionale. E una pratica, una disciplina che devo ancora ricercare, assimilare, sviluppare e comprendere più approfonditamente, fa parte del cammino senza fine di un iniziato e, più in generale, di un Fratello Libero Muratore. Perché il silenzio? Perché la prima cosa che mi ha colpito della mia esperienza iniziatica come fratello libero muratore, è proprio il silenzio, di cui conserverò indelebile il ricordo, a partire da quei momenti trascorsi nell oscurità del Gabinetto di Riflessione. Vedete, il ricordo che ho di quella esperienza è significativo; all inizio quel silenzio creava quasi una situazione di smarrimento, angoscia, timore. Da profano e da uomo poco avvezzo al silenzio, non riuscivo a coglierne ancora la profonda essenza e la grandezza. Guardavo con smarrimento i simboli, gli oggetti che mi circondavano, che mi apparivano inizialmente quasi insignificanti. Eppure, nell oscurità, quasi spontaneamente o forse perché cominciavo a concentrarmi su tutto quanto mi circondava, sugli oggetti e le raffigurazioni, ponendomi silenziose domande su di essi, cercando di coglierne il significato ed il nesso, quel silenzio, inizialmente foriero di una sensazione di timore e smarrimento, mi ha poi condotto ad una sorte di benessere interiore, di pace e tranquillità mentale, e cominciavo a vedere con una luce diversa ogni particolare. Ricordo che solo allora mi sono seduto e con l entusiasmo di chi sa di dover intraprendere un lungo, faticoso ma al contempo affascinante e meraviglioso 7

8 cammino, ho cominciato a scrivere il Testamento spirituale di abbandono del mondo profano. Confesso che non è stato semplice esprimere con parole dei concetti e delle sensazioni tanto vasti e profondi; del resto, come poter scrivere o proferire parole sul silenzio? E proprio vero: un bel tacer non fu mai scritto. 8

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