LA FASE UMANA RECENTE

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1 L ERA QUATERNARIA: L OLOCENE IL MESOLITICO L ARTE L INUMAZIONE DEI CADAVERI IL NEOLITICO LA FASE UMANA RECENTE INDICE L AGRICOLTURA NUOVI STRUMENTI LE DIVERSE PRATICHE AGRICOLE DOMESTICAZIONE DEGLI ANIMALI IL BARATTO O SCAMBIO IN NATURA O PERMUTA LE MERCI DI SCAMBIO I VANTAGGI DELL AGRICOLTURA E DELL ALLEVAMENTO DALL ECONOMIA DEL VILLAGGIO ALL ECONOMIA URBANA DALL ETA DEL RAME ALL ETA DEL BRONZO: L ECONOMIA DEI METALLI DALLA PROPRIETÀ COMUNE A QUELLA PRIVATA DAL BARATTO ALLA MONETA: LA COMPRAVENDITA LA SCRITTURA E LA MATEMATICA 0

2 L ERA QUATERNARIA: L OLOCENE. Il Quaternario è suddiviso in due grandi periodi: il Pleistocene (periodo delle grandi glaciazioni che va da 2,6 milioni a 11/10 mila anni fa) e l'olocene (periodo post glaciale, iniziato 11/10 mila anni fa circa, ed è tuttora in corso). A seconda delle diverse tecniche adottate per lavorare la pietra, l era quaternaria è stata divisa in: Paleolitico, Mesolitico e Neolitico. Del Pleistocene (o Paleolitico) abbiamo già parlato nella Fase umana antica del Pleistocene, qui ci occuperemo dell Olocene. ERA PERIODO EPOCA ETA' QUATERNARIA O NEOZOICA PLEISTOCENE O PALEOLITICO OLOCENE INFERIORE GELASIANO CALABRIANO / / MEDIO IONIANO / SUPERIORE TARANTIANO / MESOLITICO / NEOLITICO / CALCOLITICO o ETA' DEL RAME ENEOLITICO o ETA' DEL BRONZO / / ETA' DEL FERRO a.c. fino al XVIII sec. d. C. L Olocene è la seconda e ultima delle due epoche in cui è suddiviso il Quaternario. Convenzionalmente il suo inizio lo si fa coincidere a anni fa con la fine della glaciazione Würm e costituisce il periodo geologico attuale, noto anche come Postglaciale. In questi ultimi anni la deriva dei continenti è stata inferiore a un chilometro, che in termini geologici è uno spostamento pressoché irrilevante. Come sappiamo le terre emerse non sono sempre state come noi le conosciamo oggi. La dislocazione degli attuali continenti è il frutto di spostamenti, separazioni e collisioni di placche crostali che sono avvenuti nel corso di miliardi di anni. (Cliccando all interno di questa frase si aprirà un video che mostra come si siano evoluti i continenti nel corso degli ultimi 600 milioni di anni, e come si dislocheranno fra 100 milioni di anni). 1

3 IL CLIMA NELL OLOCENE. Dopo una lunga serie di cambiamenti climatici, nell ultima parte di questo periodo si registrò, una certa stabilizzazione del clima, che divenne molto simile a quello odierno. Inizialmente si ebbe un flusso di calore, non regolare ed uniforme, che toccò le sue punte massime intorno al circa quando nel giro di due secoli si venne a formare il deserto del Sahara (che prima era un estensione di superficie fertile, grande come gli U.S.A.). Questo periodo finì intorno al a.c. quando iniziavano a fiorire le più arcaiche civiltà umane in Asia e in Africa. Dal al a.c. si alternarono diverse fasi di condizioni climatiche. Seguì un clima non dissimile da quello attuale fino al 1900 a.c. Tra il ed il a.c. si registrò una piccola era glaciale, che ebbe i suoi picchi negli anni: 1.850, e A questa fase seguì una fase calda fra il ed il 900 a.c. noto come il periodo caldo medioevale, che provocò un ulteriore riduzione della grande calotta polare e dei ghiacciai alpini. Le conseguenze furono: l innalzamento del livello dei mari; arretramento della linea di costa; aumento delle precipitazioni; l estinzione o la diversa dislocazione di alcune specie faunistiche; nuovo sviluppo della vegetazione arborea. FAUNA E FLORA. Durante l Olocene non ci furono trasformazioni evoluzionistiche eclatanti, furono invece più importanti gli spostamenti geografici di piante e animali ed alcune loro estinzioni. Ci furono grandi migrazioni di animali verso aree più temperate, si verificò una lenta occupazione dell'europa centrale e meridionale da parte di specie artiche, come ad esempio il mammut, il rinoceronte lanoso, la renna, l'alce, il bue muschiato e alcuni roditori (Lemming). Comparvero nuovi animali come capre, pecore e buoi e si diffusero nuove piante tra cui grano e orzo che crescevano spontaneamente. Un numero di grandi animali, inclusi i mammut e mastodonti, tigri dai denti a sciabola come la Smilodon (a sinistra), l'homotherium (a destra), il bradipo gigante sparirono nel tardo Pleistocene e l'inizio dell'olocene, specialmente nel Nord America. 2

4 Questa estinzione della mega fauna americana è stata, secondo alcuni attribuita all'arrivo degli antenati degli Amerindi; secondo altri fu causata da un mutamento climatico; secondo altri ancora dall impatto di un bolide cometario sul Nord America. Durante questo periodo l'europa nord occidentale, che durante l era glaciale era occupata dalla tundra, diventò il regno della foresta a latifoglie. La tundra si spostò invece a nord e raggiunse le regioni che si trovano oltre il Circolo Polare Artico. Le grandi foreste di conifere, che occupavano l area mediterranea, migrarono anch esse verso nord est e s impiantarono nella Scandinavia e nella Russia settentrionale. Invece nelle regioni costiere delle penisole italica, iberica e greca si diffuse la macchia mediterranea. Infine la fascia tropicale che va dal Sahara alla Penisola Arabica si formarono i grandi deserti. La desertificazione del Sahara e dell Arabia colpì regioni nelle quali, durante l era glaciale, erano diffuse ampie praterie ricche di erbivori. Di conseguenza, mentre l Europa glaciale era pressoché spopolata, qui si era sviluppata una discreta popolazione che viveva di caccia e che forse aveva iniziato ad addomesticare il bestiame. FINE IL MESOLITICO Il Mesolitico va dalla fine dell'ultima glaciazione di Würm ( anni fa) fino a anni fa circa. È considerato un periodo di transizione tra il Paleolitico ed il Neolitico (l età della pietra levigata). In questa epoca la fusione del ghiaccio causò un innalzamento del livello del mare di circa 20 m. Questo aumento non fu un processo lineare e uniforme, perché le fasi di disgelo non furono progressive e costanti. Ad ogni modo la maggior parte della crescita delle acque avvenne prima di anni fa. L avanzata del deserto costrinse le popolazioni ad emigrare verso le giungle paludose che si estendevano sul delta del Nilo e sul bacino del Tigri e dell Eufrate. La concentrazione della popolazione in queste aree ristrette provocò la rarefazione delle risorse alimentari dovute alla caccia. Il rifornimento alimentare delle bande di cacciatori venne sempre più integrato dalla raccolta di radici, tuberi e frutta. L uomo cioè si limitava a consumare le risorse offerte dalla natura, ma non era ancora in grado di intervenire sui processi della produzione. FINE 3

5 L ARTE. L'arte rupestre ebbe origine nel Paleolitico superiore e continuò nel Mesolitico. Nel continente africano, più a sud del deserto del Sahara, in Tanzania, sono custodite, in caverne di granito e in gallerie di arenaria o su pareti laviche lisce, pitture monocromatiche gialle, nere e graffiti dei cacciatori primitivi all'opera. A queste sono sovrapposte altre opere in policromia appartenenti ad epoche posteriori: segni ideografici e pitture, segni impressi con le mani, figure umane sporadiche e di piccole dimensioni con enormi animali generalmente in coppia spesso elefante e giraffa. Altre testimonianze di questa grande arte si trovano nel Nord-Africa, allora densamente popolata, con pitture e incisioni su pareti all'aperto, ai piedi di massicci (Tibesti, Tassili), oggi purtroppo perduti in vastissimi deserti. L'arte parietale si trova nelle zone provviste di grotte ed altri tipi di ripari: aree della Francia, Spagna, Portogallo, Romania, Russia e pochissime in Italia. In questo tipo di pittura si impiegavano ocre di vario genere con gradazioni gialle, rosse, viola e nero di biossido di manganese, stemperati in grassi e stesi sui supporti impiegando dita, bastoncini ed anche pennelli rudimentali a pelo di animale. A cominciare dal Mesolitico comparvero figure umane e simboli, scene di caccia con antropomorfi ben dettagliati e armati con arco e frecce, mentre le figure animali diventarono schematiche e semplificate. Pitture su pareti rocciose all aperto sono state trovate in Spagna e nel Sahara Algerino. Nel Neolitico la tecnica incisoria raggiunse l apice, la produzione di figure fu vasta in tutta Europa. Il livello artistico raggiunto in questo periodo fu molto elevato. In Francia e nell Europa occidentale si sviluppò la cultura Maddaleniana che si interessava più a manufatti 4

6 d osso che a quelli litici. Pittura, arte del rilievo, sculture in avorio e lavorazione della pietra raggiunsero un livello artistico così alto che ci lasciano stupiti ed ammirati. Sembra impossibile che già allora ci potessero essere uomini così dotati da poter produrre opere così interessanti. C è da pensare che questi individui, particolarmente dotati, venissero esentati, di tanto in tanto, dai lavori quotidiani e che venissero approvvigionati dall intero gruppo. Un inizio di una divisione, seppure temporanea, per mestiere. L arte crea una prima attività specialistica temporanea. Naturalmente quest arte non veniva praticata come fine a sé stessa, né per procurare godimento estetico. L arte serviva a scopi magici. La raffigurazione di una caccia doveva stregare gli animali, oppure ispirare negli uomini particolare forza e abilità. L arte quindi era un modo per esorcizzare le principali attività svolte dall uomo per soddisfare i suoi bisogni. L arte doveva servire come oppio per la preda e come fonte di energia per il predatore. Così nell idea del cacciatore paleolitico, l immagine da lui dipinta non era altro che l anticipazione dell effetto desiderato: quando dipingeva un animale sulla roccia, egli pensava probabilmente all esemplare vero che di lì a poco sarebbe andato a procurarsi e, per evocarlo magicamente, credeva che occorreva rappresentarlo come copia fedele del modello offerto dalla realtà. Contemporaneamente ai primi tentativi di arte figurata compaiono gli ornamenti personali: bracciali, pendagli, decorati, collane e le prime statuette raffiguranti la fecondità femminile e incisioni su roccia. L'uso delle conchiglie come ornamenti sono la prova che egli esseri umani avevano sviluppato molto precocemente una sofisticata cultura materiale simbolica. FILMATO 1 FINE 5

7 L INUMAZIONE DEI CADAVERI. L uomo del Paleolitico medio praticava, l inumazione in fosse ovali, talvolta protette da blocchi calcarei, appositamente scavate nel suolo argilloso delle caverne. Nel Neolitico le sepolture venivano scavate nelle stesse abitazioni (credendo in un prolungamento della vita terrena), o in abitazioni abbandonate o al di fuori di quelle occupate. Il defunto veniva deposto in posizione rannicchiata, accompagnato da un corredo funerario consistente in strumenti di selce e pezzi di carne, come testimoniato dalle ossa di animali rinvenute nelle sepolture. Nell Uzbekìstan (Asia centrale), in una sepoltura di fanciullo, il cranio è stato ritrovato circondato da corna di capra selvatica, suggerendo l esistenza di riti che secondo alcuni autori rappresenterebbero le più antiche manifestazioni di credenza di tipo religioso, basate sull idea dell aldilà e della sopravvivenza dell anima. Si tratta di tombe singole o multiple in cui gli inumati erano deposti in posizione supina, flessa o semiflessa. Il corredo era costituito da diademi, collane, bracciali, cinture, orecchini e pendenti ricavati da conchiglie marine, osso, denti di animali e perle. FINE 6

8 IL NEOLITICO Questo periodo, che va dagli ai anni fa, comprende un insieme di fenomeni complessi che diedero vita a profondi cambiamenti economici, sociali e tecnologici delle comunità preistoriche. Tali processi avvennero indipendentemente ed in tempi diversi nelle varie regioni del mondo. L uomo del neolitico si trasformò da predatore in produttore di cibo superando così la fase della sussistenza. Gli elementi principali che caratterizzarono quella che viene definita la Rivoluzione neolitica furono: I cambiamenti climatici (comincia un periodo post glaciale). Il processo evolutivo dell uomo. La domesticazione di piante ed animali: l uomo inizia a scegliere e coltivare le piante utili (soprattutto cereali e leguminose) per i suoi bisogni essenziali e per l alimentazione degli animali. La formazione di comunità sedentarie. Il raggiungimento di un alta qualità tecnica. Lo scambio di materie prime e di manufatti. I cambiamenti nei rapporti sociali. Solo l Homo sapiens 7 mostrò uno sviluppo ed una diffusione che proseguì con ritmo accelerato per tutta la durata dell'olocene. L'uomo divenne, in questo periodo, elemento attivo e riuscì ad adattare l'ambiente in cui viveva alle sue esigenze grazie alle sue accresciute conoscenze e alla sua maggiore tecnologia. L'Olocene è l'epoca del definitivo sviluppo dell'homo sapiens, l'unico sopravvissuto del genere Homo, e destinato a diventare in breve tempo l'essere dominante del pianeta. In questa fase umana recente si registra un notevole progresso economico ed uno straordinario aumento delle forze produttive. Le cause di questo progresso sono da attribuire a due nuove attività economiche:

9 l agricoltura prima e l allevamento di bestiame per uso domestico dopo. Con queste due attività si passò da un economia di caccia e raccolta, cioè di tipo parassitario/predatorio, ad un economia imperniata sulla produzione organizzata del cibo mediante coltivazione di alcune specie vegetali e domesticazione di alcuni animali (cane, ovini, maiali, capre) e piante. Le comunità del primo Neolitico avrebbero così ricercato una maggiore garanzia di sicurezza economica sottraendo le basi del loro sostentamento alimentare al capriccio della Natura e affidandosi a una collaborazione con quest ultima, volta ad aumentare la produttività delle piante commestibili e a favorire la riproduzione degli animali. FINE L AGRICOLTURA. Dopo la glaciazione di Würm il clima divenne più mite e favorì la formazione di ampie distese di cereali selvatici (grano e orzo), piante resistenti alle variazioni di temperatura. I luoghi in cui ebbe origine l agricoltura furono le regioni del Medio Oriente. Da qui iniziò lentamente a diffondersi e solo dopo anni (intorno al a.c.) giunse nel Nord Europa. Le donne, alle quali spettava il compito della raccolta dei frutti spontanei, impararono a scegliere le piante e a conservare i frutti (come ad esempio l orzo e il grano selvatico) che resistevano più a lungo, per essere usati nei periodi in cui la caccia non era favorevole. Grazie a loro si cominciò a capire come si svolgeva il ciclo biologico naturale: seme-pianta-frutto seme. Raggiunta questa consapevolezza, sotto la spinta delle necessità l uomo cominciò a desiderare di controllare il ciclo vegetativo per poterlo ripetere a piacimento. Fu quindi inevitabile che l incombenza di coltivare i campi dovesse spettare alle donne e, a differenza di quanto avveniva per la caccia, qui fu possibile impiegare anche i fanciulli in età relativamente tenera. Ciò consenti un aumento considerevole delle forze produttive e fece aumentare l estensione del terreno messo a coltura. 8

10 La coltura dei campi e l addomesticamento delle erbe selvatiche (perché tali erano originariamente l orzo ed i grano) precedette l addomesticamento e l allevamento di animali selvatici. Prima della domesticazione delle piante (che fu un processo lungo), il ciclo lavorativo delle graminacee prevedeva che i chicchi raccolti venissero abbrustoliti e pestati fino a essere ridotti in farina; questa poi era bagnata con acqua e mangiata cruda o, poggiata su una pietra rovente, sottoposta a una cottura approssimativa. Questo trattamento era riservato non solo alle graminacee, ma anche a fagioli, tapioca e ghiande, da cui si ricavarono presumibilmente le prime farine. Le graminacee erano l alimento più ricercato, in quanto si conservavano meglio ed erano dotate di maggior valore nutritivo Cereali e leguminose inoltre si adattavano facilmente a diversi tipi di terreno e potevano essere raccolti a breve distanza di tempo dalla semina, rendendo agevole la ricostituzione delle eccedenze. Fra i cereali il primo a convertirsi in pane pare sia stato l orzo. Si tentò anche con il miglio e successivamente, nell Età del bronzo (III-II millennio a.c.), con la segale, l avena ed il farro. Ma fu soprattutto il frumento, conosciuto contemporaneamente all orzo, che si affermò come il cereale principe, il più adatto quindi alla panificazione. A questa fase seguì quella della selezione e dell ibridazione delle diverse specie vegetali selvatiche. Secondo gli studiosi, i nostri progenitori, riuscirono ad individuarne circa duecento varietà diverse. LA NASCITA DI UN ECONOMIA AGRO-PASTORALE Queste pratiche agricole comportarono non solo una sia pur elementare divisione del lavoro; ma anche un certo allargamento delle relazioni sociali ed un rapido incremento demografico. Con la coltivazione dei cereali l uomo imparò a procurarsi il cibo in maniera completamente diversa dai suoi antenati e, di conseguenza, modificò anche il suo stile di vita. Passando da una vita nomade a una sedentaria, basata prevalentemente sull agricoltura, imparò a seguire il moto del sole e della luna, a riconoscere un terreno e una stagione adatta per la semina, a determinare il momento del raccolto e il miglior sistema di coltivazione. La nascita di un economia agropastorale diede inizio inoltre ad una serie di processi di modificazione dell ambiente 9

11 circostante, come il disboscamento dei terreni per la creazione di pascoli e di terre coltivabili. Una volta intuiti i meccanismi della riproduzione vegetale, i gruppi umani, per la prima volta, furono in grado di intervenire consapevolmente sulla quantità e sul ritmo della produzione dei vegetali e riuscirono perciò a controllare una forma di ricchezza offerta dalla natura. Siccome i prodotti agricoli potevano essere accumulati e conservati nel tempo e costituire delle durevoli scorte alimentari, fu così sconfitta la paura della fame che aveva accompagnato i gruppi del paleolitico (la selvaggina non sempre era abbondante e le prede dovevano essere consumate subito, non rappresentavano pertanto delle riserve di cibo per il futuro). DIVISIONE DELLE MANSIONI ALL INTERNO DELLA FAMIGLIA. 10 In questo periodo si registrarono le prime tracce di una elementare divisione tecnica del lavoro, sia pure nell ambito ristretto del nucleo familiare. I maschi si occupavano principalmente dei lavori più duri: dissodamento; aratura, caccia (spesso contesa con orde nemiche, che perciò dovevano

12 affrontare con le armi); lotte, costruzione di case e di strumenti vari. Le donne invece s interessavano dei lavori più leggeri e meno pericolosi: raccolta delle erbe, delle radici, di frutti; trasformazione e conservazione domestica del cibo; produzione di vasellame e tessuti; lavori domestici e allevamento della prole. L agricoltura rafforzò ulteriormente il prestigio e la posizione della donna all interno della vita familiare, dove già vigeva il matriarcato. All'interno della famiglia quindi si impose una divisione del lavoro per sesso ed età. I bambini assunsero presto ruoli lavorativi (nella pastorizia, ma anche nella tessitura, ecc.), soprattutto di supporto. FINE NUOVI STRUMENTI. Inizialmente l H. sapiens usava un semplice bastone per piantare i semi, poi gli strumenti migliorarono e si passò al bastone da scavo, alla vanga e all aratro. L ARATRO. Con l impiego dell aratro fece la sua comparsa nell agricoltura anche l uomo, e non più soltanto la donna. Ciò, come vedremo, ebbe importanti conseguenze nella vita sociale. L invenzione dell aratro (trainato prima dall uomo) e l utilizzazione che seguì ben presto del bestiame come mezzo di anni fa) permisero il passaggio all agricoltura trazione (circa propriamente detta, senza naturalmente che le forme più rudimentali di coltura venissero abbandonate. I nuovi mezzi di produzione (aratro e bestie) aumentarono velocemente la produzione. Per la prima volta una forza estranea, una forza superiore a quella dell uomo, veniva messa al servizio della produzione. 11 Probabilmente l aratro fu inventato in Mesopotamia fra il VI / V millennio a. C.

13 e si diffuse progressivamente verso l Europa, il Medio Oriente e l Egitto. In Europa le più antiche tracce di aratura sono state rinvenute in Danimarca e datate alla seconda metà del IV millennio a.c. Questi aratri erano molto semplici, erano tutti in legno, solo il vomere era costituito da un ascia di selce. L aratro riusciva a rivoltare, cioè a rigirare, più rapidamente la terra e prepararla per accogliere i semi. Era un grande progresso rispetto al lavoro manuale eseguito con attrezzi di legno, perché rese possibile la fertilizzazione di vaste superficie, che prima erano improduttive. Ciò rese possibile un aumento di prodotti agricoli ed una maggiore disponibilità di nuove eccedenze destinate alla massa crescente di artigiani (metallurgici, ceramisti, carpentieri, falegnami, muratori, fabbri) oramai sottratti tutti dall occupazione originaria di produzione del cibo. LA FALCE, LA ZAPPA ED IL BASTONE A PUNTA. La falce fu uno strumento usato dagli uomini fin da tempi antichi e lontani. Già prima della coltivazione dei cereali l uomo la utilizzava quando andava alla ricerca di essi nelle sterpaglie o nei campi dove nascevano in modo spontaneo. I primi rinvenimenti di pale a falce risalgono in Mesopotamia al periodo epipaleolitico ( a.c.). Le falci più antiche erano in realtà dei coltelli messori (vale a dire usati per mietere). Il loro uso è testimoniato dal sickle gloss (falcetto lucidato), la caratteristica lucentezza prodotta sul taglio della lama dallo sfregamento dei granelli di silice contenuti nello stelo dei cereali. I coltelli messori dritti o leggermente ricurvi, senza soluzione di continuità tra manico e corpo, compaiono per la prima volta in Palestina, in Egitto, in Mesopotamia e nei Balcani. La falce messoria a lama ricurva e impugnatura distinta è attestata in Mesopotamia fin dal V millennio a.c. e in Egitto dalla I a dinastia (circa a.c.). La zappa infilata su un bastone, serviva per rompere le zolle, cioè i pezzi grossi di terra, e per lavorare il terreno. Si ritiene improbabile che l'aratro sia derivato dalla zappa, perché i due attrezzi richiedono movimenti del corpo del tutto diversi: la zappa viene tirata a sé, l'aratro spinto; il primo movimento è all'indietro, il secondo in avanti. 12

14 Per questo motivo si pensa che l'aratro non derivi da alcun attrezzo manuale. Il bastone a punta serviva per mandare in profondità il seme. I semi o le talee erano spesso piantati con un bastone, dalla punta indurita col fuoco. Forse questo attrezzo potrebbe essersi evoluto in una vanga. LA NUOVA PIETRA E L USO DELL ARGILLA. Anche la tecnica per la lavorazione della pietra apparve più efficiente. L'età della nuova pietra" fu infatti contraddistinta da notevoli innovazioni nella litotecnica, tra le quali la principale fu rappresentata dall'uso della levigatura. Aumentò anche la gamma degli arnesi utili: asce, aghi, picconi, raschiatoi, scalpelli, arpioni, trapani, archi ed altri attrezzi per meglio lavorare l osso e la pietra stessa, rudimentali mortai e recipienti ceramici per la conservazione delle derrate alimentari. Molto ricca fu anche l industria in osso-corno, spesso riccamente decorata. Il materiale utilizzato era ancora la selce anche se iniziava a diffondersi l ossidiana: un vetro vulcanico di durezza superiore alla selce e di colore nero lucente. Con l ossidiana fu possibile realizzare piccoli manufatti particolarmente taglienti, oggetti ornamentali e fu tra i primi prodotti ad essere accettato come merce di scambio tra i paesi del mediterraneo. La produzione della ceramica rappresentò una delle principali innovazioni del Neolitico e, nella storia della tecnologia (il primo caso di trasformazione di una materia prima in un prodotto con caratteristiche fisiche e chimiche diverse dal materiale di partenza). L uomo iniziò a usare l argilla, a darle la forma che voleva e a renderla dura con la cottura. 13

15 LA RUOTA. Secondo gli studiosi la ruota fu inventata dai Sumeri nell'antica Mesopotamia (l odierno Iraq) intorno al a.c. Le prime ruote erano dei semplici dischi di legno con un foro in mezzo dove passava l asse che trasmetteva il movimento al carro. Erano pesanti eppure rivoluzionarono i trasporti perché permettevano di spostare materiali ingombranti con una certa facilità. Ma dovevano passare ancora molti anni perché si inventasse la ruota a raggi: le prime comparvero intorno al a.c. e verso il furono applicate ai carri da guerra egizi, che così divennero molto maneggevoli e veloci. La ruota, questa grandiosa conquista della tecnica preistorica, da una parte servì a meccanizzare la lavorazione della ceramica; dall altra applicata a veicoli trainati da buoi, asini o cavalli rivoluzionò totalmente i trasporti, accelerando le comunicazioni e semplificando il trasferimento delle merci. In Europa le più antica rappresentazioni di carro lo mostrano sia a due sia a quattro ruote e si datano alla metà del IV millennio a.c. La domesticazione del cavallo avvenne nel V millennio a.c. nelle steppe tra Volga e Dnepr. Da questa zona si diffuse sporadicamente nell Europa orientale e centrale. 14

16 LA VELA. L'invenzione della vela fu senza dubbio l'evento più importante nella storia dell'arte marinaresca. Vi sono ragioni per pensare che essa apparve verso il a.c., probabilmente nel Mar Rosso o nel Golfo Persico. Le prime vele della storia erano quasi certamente formate da grandi foglie di palma, dalle quali derivarono in seguito quelle fatte di foglie, probabilmente di cocco, intrecciate a stuoia. Ma già verso il a.c. un disegno, proveniente da un vaso egiziano, mostra finalmente in modo chiaro una vela quadra munita di boma e pennone. Con la vela l uomo si lanciò in alto mare instaurando relazioni con altri popoli lontani. IL TELAIO. I primi telai apparvero nel neolitico ed erano costruzioni molto semplici, poco più di una intelaiatura rettangolare costruita con rami o pali di legno messa in posizione verticale. La tensione dei fili di ordito era ottenuta tramite pesi, in argilla o pietra, che si trovano numerosissimi negli scavi archeologici. Nel a.c. era conosciuto l uso dei telai orizzontali a terra, dove la tensione dei fili d ordito era ottenuta grazie alla presenza di due subbi, uno anteriore e uno posteriore. Con il telaio 15

17 si cominciò ad usare la lana delle pecore e delle capre per fare i vestiti. Si stabilì così un legame diretto tra l industria del bestiame e l industria tessile. ALTRI STRUMENTI. Gli uomini di questo periodo disponevano di nuove invenzioni quali: il bulino, una specie di lama appuntita che usavano per incidere; il rampone, osso di renna di forma cilindrica con ai lati una o più serie di denti ricurvi che impiegavano per la cattura dei pesci più grossi; l arco ottenuto da legni od ossi ricurvi, per il lancio delle frecce; la fionda, che usavano per il lancio delle pietre; aghi per cucire le pelli. FINE 16

18 LE DIVERSE PRATICHE AGRICOLE Nei primi tempi lo sfruttamento intensivo del terreno e la primitività dei metodi di coltivazione resero infecondi i suoli e ciò obbligò spesso gli uomini ad abbandonare i terreni per andarne a trovare altri. Un altro metodo poco produttivo fu l agricoltura del taglia e brucia che era praticata nel Nord Europa da popolazioni nomadi o seminomadi. Veniva abbattuto un tratto di foresta con asce rudimentali, poi si incendiava l area disboscata per liberarla dalle radici e infine si coltivava. Ma la fertilità del terreno si esauriva rapidamente e gli agricoltori dovevano cercare nuove terre da disboscare. Per non impoverire il terreno l uomo cominciò a: Deviare l acqua dei fiumi verso le zone più aride attraverso canali, in modo da poter allargare le aree da coltivare. Si passò dall irrigazione naturale a quella artificiale, sfruttando l acqua dei laghi e dei fiumi con sistemi di irrigazione, sempre più funzionali e sofisticati. Utilizzare il concime animale, per ripristinare la fertilità del terreno ed assicurare alle piante il nutrimento di cui avevano bisogno. Esercitare l agricoltura a rotazione si sviluppava su superfici già disboscate: la terra veniva lasciata periodicamente a riposo dopo averla arata per renderla soffice. Inoltre, la coltivazione dei cereali veniva alternata a quella dei legumi che arricchiscono il terreno di sali azotati. Praticare l agricoltura dei palafitticoli era anch essa sedentaria e si era diffusa lungo le sponde degli acquitrini: infatti sfruttava il limo dei fiumi che rendeva fertile il terreno. Il villaggio su palafitte era collegato a terra da un pontile che conduceva ai campi coltivati. Esercitare una pressione selettiva sulle specie vegetali, modificando notevolmente le caratteristiche morfologiche delle piante. FINE 17

19 DOMESTICAZIONE DEGLI ANIMALI. L allevamento del bestiame sorse nell ambito delle culture neolitiche, che avevano avviato il fenomeno della sedentarizzazione degli insediamenti e avevano intrapreso la coltivazione anche di specie vegetali. Gli animali che si cominciarono ad addomesticare e ad allevare furono: i maiali, le pecore, le capre, i buoi, i cani, i cavalli, le api, cioè quegli animali che presentavano particolari caratteristiche, quali: una potenziale mansuetudine ed una tendenza al commensalismo. L allevamento del bestiame fu praticato inizialmente per far fronte ai bisogni alimentari, cioè per la produzione del latte, poi per provvedere al carico ed al trasporto o al tiro dell aratro, solo successivamente per la macellazione. Singoli esemplari raccolti in giovane età, ammansiti con la distribuzione di cibo e addestrati opportunamente, furono usati come ausiliari nella caccia. Gli animali allevati dipendevano totalmente o parzialmente dall uomo per quanto riguarda il nutrimento e 18

20 ciò porto nel tempo alla creazione e alla progressiva selezione di specie domestiche, con caratteristiche biologiche e attitudini diverse da quelle delle originarie specie selvatiche. L allevamento assicurò delle scorte vive di cibo, cioè un afflusso maggiore di mezzi di sostentamento rispetto alla semplice coltivazione dei campi; ma al contempo ebbe un influenza inferiore sullo sviluppo culturale in quanto promuoveva la vita nomade. In effetti quando l allevamento del bestiame non era legato all agricoltura, gli uomini erano costretti ad una vita nomade accentuata, per assicurare al bestiame, durante tutto l anno, la disponibilità di foraggi. L importanza economica degli armenti, costrinse l uomo ad adattarsi alle loro esigenze, e a ricercare nuovi pascoli, con forme di transumanza anche stagionale. Inizialmente l allevamento del bestiame fu, come per la caccia, incarico dell uomo, anziché della donna. LA RIVOLUZIONE DEI PRODOTTI SECONDARI. L allevamento del bestiame acquisì un importanza sempre maggiore, nel momento in cui l uomo cominciò a sfruttare non solo la carne di questi animali, ma anche i loro prodotti. Gli animali venivano allevati perché fornivano prodotti come il latte, la lana e nel caso dei bovini l energia per trainare carri ed aratri. La lana a sua volta permise la confezione di tessuti che prima era possibile ottenere solo da fibre vegetali (ad es. il lino). Certamente la comparsa della lana incrementò le attività di filatura e di tessitura relegando sempre più la donna all ambito domestico. L utilizzo dei bovini come animali da trazione consentì di aumentare le aree coltivate e al tempo stesso di trasportare una maggior quantità di prodotti per distanze maggiori là ove la natura del suolo consentisse l uso di carri. NASCITA DELLA SCHIAVITÙ La crescente produzione di bestiame, il fatto che il bestiame aumentava più rapidamente degli uomini portò ad una mancanza di uomini in grado di accudire al bestiame, che spesso scappava o veniva rubato. Si correva il rischio che il plus prodotto non si poteva né gestire, né mantenere. Per sopperire a questa carenza, gli uomini pensarono bene di procurarsi braccia da lavoro prelevandole da altre comunità con la forza. Gli interessi economici, cominciarono a scatenare guerre, che servirono 19

21 per procurarsi guardiani del bestiame ed eventualmente anche forze umane da adibire ad altri impieghi economici, come per esempio all agricoltura. La guerra divenne purtroppo un importante ed indispensabile elemento costitutivo dell economia, al punto tale che anche Aristotele la annoverava fra le attività economiche naturali, come la caccia, la pesca, l agricoltura, l allevamento. La schiavitù rese possibile la creazione di una sempre maggiore quantità di plus prodotto in quanto gli schiavi erano considerati, a tutti gli effetti, degli strumenti di lavoro. FINE IL BARATTO O SCAMBIO IN NATURA O PERMUTA. Fino a quest epoca le comunità umane avevano vissuto praticamente in un economia autarchica, ciascuna di esse raccoglieva e produceva per proprio conto ciò che le occorreva. Ora, invece, da un lato con l estendersi degli insediamenti stabili, dall altro con l introduzione dell allevamento del bestiame e dell agricoltura e quindi con l accrescersi dei mezzi di sostentamento, cominciò a poco a poco a prendere piede uno scambio di beni fra comunità diverse. Sotto la spinta di continui ampliamenti delle relazioni sociali le persone cominciarono a scambiare le merci che producevano in eccedenza, con altre merci a loro mancanti. Popolazioni dedite alla pastorizia cominciarono a visitare più spesso, nel corso dell anno, i centri abitati e a scambiare animali e prodotti dell allevamento con prodotti agricoli. Il motivo dello scambio era dato solamente dalla diversità del bisogno. Mancando la moneta, in queste economie estremamente primitive si diffuse il baratto: cioè lo scambio di beni o servizi contro altri beni o servizi, cioè la libera cessione fra due o più persone, di una certa quantità di ricchezza contro un altra differente quantità di ricchezza. I primi baratti riguardarono soprattutto i prodotti della terra. 20

22 I LIMITI DEL BARATTO. Il baratto, però, era una modalità soggetta a diversi problemi: Reciproco vantaggio immediato. Per effettuare un baratto, non bastava trovare una persona in possesso dell'oggetto desiderato, occorreva anche A B che questa persona avesse bisogno, a sua volta, di ciò che gli si offriva in cambio. Ognuno dei due contraenti quindi doveva 1 attribuire al bene posseduto dall altro 2 maggiore utilità che non al proprio. Facciamo un esempio: affinché uno scambio tra le persone (A) e (B) potesse andare a buon fine c era bisogno che la persona (A) possedesse il prodotto (1) e desiderasse il prodotto (2) e che la persona (B) avesse il prodotto (2) e volesse il prodotto (1). E questa situazione non sempre si avverava! Era sufficiente che una sola delle due persone non desiderasse il bene dell altra perché il baratto non andasse a buon fine. Valori equivalenti o divisibili. Occorreva anche che i due oggetti scambiati avessero un valore equivalente, oppure che potessero essere divisibili. Riferendoci all esempio precedente, se la persona (A) reputava che il valore del bene (2) non era equivalente al valore della sua merce (1) e viceversa, lo scambio non si poteva concludere. Così si incominciarono a stabilire i primi valori delle merci, che erano nient altro che le quantità di un bene che servivano per comprare un altro bene. Contiguità temporale delle consegne. Entrambe le merci dovevano essere disponibili nello stesso tempo e nello stesso spazio, e non era una precondizione da poco. Ad esempio, un baratto di arance contro grano, posti i diversi tempi stagionali di maturazione e dunque di reperibilità, era impossibile, o quantomeno sconsigliabile. Deperibilità dei prodotti agricoli. Chi produceva un bene, non potendolo scambiare con il denaro con cui acquistare in un secondo tempo altri beni di consumo, era costretto a consumare subito il bene prodotto, prima che deperiva (si pensi ai generi alimentari). Solo una piccola parte dei beni prodotti poteva essere conservata nel tempo e consumata in futuro. TENTATIVI PER RIMEDIARE AI LIMITI DEL BARATTO. Il baratto quindi, in assenza della moneta, presentava come abbiamo visto diversi limiti, per ovviare ai quali si ricorse a delle soluzioni: Baratto multiplo. quando un soggetto cedeva un bene o un servizio ricevendone in cambio un altro bene o servizio che non desiderava avere, ma che poteva scambiare per ottenere quanto desiderato (si dice che il bene ottenuto nello 21

23 scambio è desiderato per il suo valore di scambio e non per il suo valore d'uso). Così il venditore poteva ottenere il bene desiderato solo dopo una serie di scambi (baratto multiplo), che non facilitavano la compravendita di beni e servizi. Scambio a credito. La soluzione di cedere un bene subito ottenendo in cambio la sola promessa di avere il controvalore dopo un certo periodo di tempo, praticata fra tribù diverse, presupponeva rapporti consolidati basati sulla fiducia e stima reciproca che, di solito, non erano facili da instaurare né da mantenere. Organizzazione di mercati. Gli uomini pensarono di incontrarsi in date e luoghi prestabiliti: nacquero così i mercati. Dai luoghi d incontro occasionali, i centri abitati divennero mete fisse per sviluppare un'economia mercantile, per favorire l'instaurarsi di relazioni tra gli individui e i gruppi e per il diffondersi della cultura. FINE LE MERCI DI SCAMBIO. Il baratto comunque impostato in questo modo, presentava ancora diversi problemi irrisolti (deperibilità dei prodotti agricoli, valori equivalenti o divisibili, cioè una misura di valore comune che permetteva di confrontare tra di loro i valori delle diverse merci e quindi di scambiarle secondo una proporzione costante ed equa). Nel tempo si passò dal baratto diretto al baratto mediato, attraverso l'uso di una terza merce, con carattere di garanzia (cioè che veniva accettata da tutti), la quale potesse fungere da "valore-ponte". La prima forma di merce-moneta fu costituita da quei beni di larga diffusione che erano apprezzati da tutti, perché in grado di soddisfare i bisogni essenziali (bestiame, pellicce, sale, pezze di stoffa, grano, cuoi, ossidiana, conchiglie rare, denti di balena, punte di aratro, ami, monili preziosi e così via). Ad esempio il bestiame era 22

24 conservabile, mobile, e si accresceva. A volte la scelta della merce dipendeva dal suo uso pratico, a volte da una convenzione di un popolo. Una volta che una merce era accettata come merce di scambio, acquisiva un utilità maggiore ed il suo valore aumentava. L uomo quindi cercò di produrre non solo beni di consumo, ma anche beni (o valori) di scambio. I valori intrinseci delle merci di scambio (la loro non deperibilità, la loro generale accettazione incondizionata), favorirono gli scambi indiretti (cioè scambio di beni ritenuti non necessari, ma potenzialmente scambiabili con altri beni), ampliarono in generale i commerci e crearono sempre più ricchezza. Comparve così la figura del mercante di professione, che intenzionalmente produceva troppo di un bene, considerato valore di scambio per ottenere altri beni. Segue una sintesi di quanto detto sul baratto e viene introdotto in concetto della moneta. 23

25 24 FINE

26 VANTAGGI APPORTATI DALL AGRICOLTURA E DALL ALLEVAMENTO. Queste due nuove attività apportarono notevoli vantaggi alle popolazioni dell epoca: Allevamento ed agricoltura assicurarono un alimentazione più abbondante e più sicura in un territorio meno esteso. I mezzi di sostentamento oltre ad affluire in modo sicuro e continuo, si distribuirono in modo uguale per tutto il corso dell anno (era possibile infatti mungere e macellare bestiame anche in inverno). Se riuscire a catturare ogni giorno un animale dipendeva dalla sorte, mungere invece ogni giorno la propria vacca dipendeva solo dal fatto di sapere che ciò era possibile. Si poterono creare scorte di prodotti agricoli. I cereali non solo vennero trebbiati e macinati, ma furono anche conservati in primordiali silos. La maggiore produttività del lavoro creò un plus prodotto, per cui il singolo produceva più viveri di quanto ne potesse consumare. Migliorarono le condizioni generali di salute e di vita il che a sua volta fece sì che nascessero più bambini vivi, molti dei quali raggiungevano più facilmente la maturità. Tutto ciò portò ad un aumento demografico. Aumentò la scelta dei cibi, che diventò più varia: burro, formaggi, miele, salsicce, zuppe, arrosti, vino, birra e sidro entrarono ora nel consumo. Sale condimenti, erbe aromatiche stimolarono il gusto. Si cominciò a far uso del tavolo e deli piatti. Dal nomadismo si passò alla sedentarietà. Agricoltura ed allevamento, richiedevano un attività metodica e continua, per cui gli uomini furono costretti a cambiare il loro stile di vita che si ripeteva da milioni di anni. Gradualmente abbandonarono il nomadismo e scelsero la sedentarietà. Aumentò così il numero dei villaggi di capanne e la costituzione di gruppi sociali stabili. Progressi si registrarono dal punto di vista economico, in quanto i gruppi del neolitico non si limitarono più a depredare la natura, ma la costrinsero ad essere produttiva; tecnologico, con la costruzione di nuovi utensili e l ideazione di nuove tecniche di lavoro capaci di sfruttare le risorse disponibili in modo più soddisfacente; sociale, con la nascita dell artigianato, della divisione sociale del lavoro e della schiavitù. FINE 25

27 DALL ECONOMIA DEL VILLAGGIO ALL ECONOMIA URBANA L epicentro della Rivoluzione Neolitica fu l Asia sudoccidentale, un area favorita da particolari condizioni ambientali, che si estende dall Iran alla Palestina, alla Turchia meridionale (la cosiddetta Mezzaluna Fertile ). Inizialmente in assenza di pratiche di irrigazione, i terreni esaurivano presto il loro potenziale, costringendo così le prime comunità di contadini a forme di agricoltura mobile e alla continua ricerca di suoli vergini da dissodare. Proprio questo fattore avrebbe contribuito alla diffusione del Neolitico in aree diverse, come l Europa. Successivamente sorsero, in territori ricchi di sorgenti d acqua, i primi villaggi dove la pratica dell agricoltura e le nuove conoscenze tecniche acquisite avrebbero contribuito a radicare le comunità al territorio favorendo la sedentarietà e la costruzione dei primi villaggi, cioè degli insediamenti abitativi, per lo più rurali, dove vivevano persone dedite all'agricoltura. Il villaggio era costituito da pochi nuclei 26

28 familiari, spesso imparentati fra loro. Per la costruzione delle capanne si utilizzava principalmente il legno abbinato a pietre. I produttori acquistando via via un più sicuro domino dell ambiente, tendevano a produrre beni eccedenti il consumo del gruppo, per ottenere con le eccedenze, la cessione di altri beni che altrimenti avrebbe dovuto produrli personalmente. Sorse così l economia del villaggio basata su semplici scambi e sui primi commerci. Si è calcolato che: in un economia di raccolta per sopperire al fabbisogno di un gruppo di 25 raccoglitori servivano più di 600 Kmq di foresta e di prateria; per coprire invece le necessità alimentari di 150 abitanti di un tipico villaggio neolitico ne bastavano solo una ventina. Sul territorio cominciano a vedersi i primi segni di organizzazione: gli itinerari dei mercanti si consolidarono e diventarono strade; il mare cominciò ad essere solcato da navigli a vela e a remi e nacquero i primi approdi; i luoghi collocati agli incroci degli itinerari diventarono mercati i villaggi situati accanto a questi luoghi speciali acquistarono più importanza. Questi villaggi evidenziavano una sostanziale uniformità sociale, economica e politica: tutti i componenti della comunità svolgevano attività molteplici (coltivavano i campi, si dedicavano alla caccia, alla pesca, all allevamento, costruivano utensili, scambiavano prodotti e oggetti). 27

29 La divisione del lavoro era organizzata solo all interno dei vari clan, come abbiamo già visto. Nei villaggi inoltre non si verificavano vistose differenze nella distribuzione delle ricchezze; le principali decisioni erano prese dall assemblea degli anziani, espressione di tutta la collettività. I VILLAGGI SI TRASFORMANO IN CITTÀ. Man mano che gli abitanti del villaggio diventarono sempre più numerosi si cominciarono a costruire più case, il villaggio diventò sempre più grande fino a diventare una città. Molto probabilmente la causa principale che permise la trasformazione dei villaggi in città fu la grande abbondanza dei raccolti (favorita dal clima favorevole, dal suolo fertile, da un efficiente sistema di canali) che consentì agli abitanti di non svolgere tutti il mestiere di contadino. I raccolti erano così abbondanti che bastavano poche persone a lavorare la terra per produrre il cibo per tutti. Ciò permise l'esercizio di altri mestieri e coloro che li svolgevano avevano tutto l interesse di andare a vivere nelle città dove era più facile e proficuo svolgere la loro attività rispetto alla campagna. 28

30 NASCE L ARTIGIANATO. Come già detto furono le eccedenze agricole che consentirono il mantenimento degli specialisti, cioè di persone adibite a soddisfare i nuovi bisogni sorti nella comunità. Prese così forma una nuova organizzazione del lavoro, basata sulla specializzazione: l artigianato. E queste nuove organizzazioni di lavoratori si riversarono nelle città che sempre più erano diventate sedi del commercio, del potere, di raccolta di merci in partenza e in arrivo. Le città della Mesopotamia inviavano prodotti agricoli, quelli che le campagne producevano oltre il fabbisogno interno, alle zone e alle popolazioni che ne erano carenti o prive del tutto, e da queste acquistavano materie prime come certi minerali e altri materiali di cui la Mesopotamia era priva. Il sorgere delle città modificò profondamente i rapporti tra gli individui e determinò le prime forme di stratificazione sociale. Accanto ai contadini e agli allevatori che vivevano nelle zone circostanti vi furono gli artigiani, i fabbri e i mercanti. UNA NUOVA ARCHITETTURA. Nelle città si sviluppò un architettura basata sull impiego di un materiale di recente invenzione: il mattone (fango misto a paglia, modellato ed asciugato al sole) che consentì la costruzione di case resistenti e di edifici monumentali. 29

31 NUOVO INCREMENTO DEMOGRAFICO E RECUPERO DI NUOVE AREE PRODUTTIVE. Questa diversificata popolazione fu al tempo stesso motivo non solo di un notevole incremento demografico, ma anche di un incremento delle riserve alimentari che portò gli uomini di quel tempo ad ampliare le superfici coltivabili. Vaste opere di bonifica dovettero compiersi prosciugando paludi, disboscando foreste, sterminando la fauna nociva, sfruttando con opere irrigue di canalizzazione le riserve idriche permanenti. Furono così introdotte nuove colture arboristiche: palma da dattero, olivo, fico, vite.. Per meglio rispondere alle crescenti necessità delle comunità e per procurarsi materie prime (metalli, legname, pietre da costruzione) quasi completamente assenti nei bacini alluvionali, vennero sistematicamente organizzate delle spedizioni commerciali anche in territori lontani ; per esempio s importava la malachite dal Sinai o dal deserto orientale della Nubia (Egitto meridionale). FINE 30

32 DALL ETA DEL RAME ALL ETA DEL BRONZO: L ECONOMIA DEI METALLI. Questo periodo è collocato fra i e 900 anni fa circa ed è contrassegnato dalla scoperta del rame, del bronzo e da un importante rivoluzione tecnologica: la metallurgia. Questo periodo, considerato la tappa di transizione tra le industrie litiche del neolitico (età della pietra levigata) e la nascente metallurgia, dell'età del bronzo, conobbe grandi e importanti trasformazioni sociali, tecnologiche ed economiche. Verso la fine del IV sec. a.c. si cominciarono a sfruttare i giacimenti di rame. I ritrovamenti archeologici attestano inoltre che l'utilizzo del rame riguardava culture contemporanee e vicine ad altre che lo ignoravano e ad altre ancora che già possedevano il bronzo. A differenza del bronzo e del ferro, l'utilizzo del rame non segnò il tramonto degli utensili di pietra, tanto che l età del rame fu chiamata periodo Eneolitico. Questo metallo però non riuscì ad apportare grandi sconvolgimenti socioeconomici nelle civilizzazioni che lo conoscevano. Questa scarsa incidenza dell'utilizzo del rame sulle culture preistorica si deve probabilmente spiegare con le difficoltà e gli scarsi benefici di questa nuova tecnica. Il rame si poteva raccogliere allo stato naturale in modeste quantità e il minerale doveva essere martellato prima di essere fuso a circa 1000 C. La produzione del rame quindi fu modesta, non paragonabile all'industria litica le cui produzioni avevano raggiunto un alto grado di tecnologia. La metallurgia del rame in Europa ebbe origine nella penisola balcanica. Il rame nativo veniva usato per fabbricare piccoli oggetti, come elementi di collana o ami da pesca. Successivamente, a partire dal a.c. circa si lavorò il bronzo, una lega ottenuta dalla fusione del rame con lo stagno. Il ferro venne diffuso nel vicino oriente dagli Ittiti nel II millennio a.c. Lo sviluppo della tecnologia del ferro richiese la messa a punto di 31

33 tecniche difficili, come la tempre in acqua e la ricottura, che erano indice di un elevato grado di civiltà. fu praticata molto più tardi (non prima del a.c.) perché richiedeva alte temperature (intorno ai ) raggiungibili con una tecnologia ancora poco avanzata. L introduzione della metallurgia, può considerarsi come la più grande trasformazione industriale conosciuta dall umanità sino all età moderna. La metallurgia permise la creazione di tutta una serie di oggetti di prestigio, indicatori di uno status sociale e non strettamente connessi ad uno scopo utilitaristico. LA STRATIFICAZIONE SOCIALE. Con l agricoltura irrigua le comunità agricole furono in grado di produrre quantità di raccolto superiore all immediato fabbisogno, e con queste eccedenze poterono sia costituire riserve, per eventuali periodi di carestia, sia mantenere degli specialisti che non si dedicavano alla produzione del cibo ma a soddisfare i nuovi bisogno sorti nella comunità. La metallurgia consentì di soddisfare nuovi bisogni e creò nuovi mestieri: ricercatori, minatori, fonditori, fabbri che si aggiunsero ai vari: contadini, pastori, pescatori, allevatori, artigiani, mercanti, sacerdoti, scrivani, funzionari, soldati, muratori, falegnami e schiavi. Si assiste così ad una nuova stratificazione sociale basata sulla specializzazione. Testimonianze archeologiche soprattutto fornite dai corredi funerari documentano l affermarsi di una sempre più marcata gerarchia sociale e l affermazione delle differenze di status tra gli individui che componevano la comunità. Le diverse discendenze erano disposte secondo una scala di prestigio e la società nel suo complesso era governata da un capo. A lui si versavano, come tributo, le eccedenze alimentari e la sovrapproduzione artigianale. La struttura, sempre più complessa, dei centri abitativi e, soprattutto, l aumento demografico determinarono necessariamente una ben precisa organizzazione della società, con una differenziazione dei ruoli tra uomini e donne, una divisione in classi, una progressiva specializzazione nei diversi settori amministrativi, economici e culturali e una direzione sempre più centralizzata delle attività svolte. Tutti questi cambiamenti facilitarono la possibilità di accumulare ricchezze e conseguentemente una maggior differenziazione sociale. IL RUOLO DEGLI SCHIAVI. Nel neolitico, come già detto precedentemente, comparve anche la figura dello schiavo, che si trovava in fondo a questa scala sociale. Gli schiavi erano perlopiù prigionieri di guerra addetti a i lavori umili; oppure persone incapaci di far fronte ai propri debiti. La presenza degli schiavi liberò altri uomini dal lavoro manuale creando così le basi per la formazione di: scienziati, poeti, artisti, in altre parole di persone dediti professionalmente ad attività spirituali e culturali. FINE 32

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