RELAZIONE PIANO DI ASSESTAMENTO DELLE PROPRIETÁ DEL COMUNE DI ROVERETO

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2 RELAZIONE PIANO DI ASSESTAMENTO DELLE PROPRIETÁ DEL COMUNE DI ROVERETO

3 PROSPETTO DELLE SUPERFICI

4 DESCRIZIONI E RILIEVI PARTICELLARI

5 PROSPETTO SUPERFICI PARTICELLARI RIPARTITE PER PARTICELLA FONDIARIA

6 INDICE PREMESSA 4 PARTE 1: IL COMUNE E LE FRAZIONI DI ROVERETO 7 1. ORIGINI E STORIA 7 2. IL PATRIMONIO SILVO-PASTORALE LA PROPRIETÀ GLI USI CIVICI DI ROVERETO E DELLE ALTRE FRAZIONI COMUNALI 9 PARTE 2: DESCRIZIONE GEOGRAFICA, CLIMATICA ED INQUADRAMENTO ECOLOGICO-VEGETAZIONALE COLLOCAZIONE GEOGRAFICA SUPERFICIE CARATTERI MORFOLOGICI ED IDROLOGICI ASPETTI CLIMATICI ASPETTI GEOLOGICI E PEDOLOGICI I TIPI FORESTALI E LE BIOCENOSI DESCRIZIONE DEI TIPI FORESTALI PRESENTI ZONE DI INTERESSE TURISTICO-NATURALISTICO IL BOSCO DELLA CITTÀ AREE FLORISTICHE IL BIOTOPO LAVINI DI MARCO LE ORME DEI DINOSAURI I PRATI ARIDI LA RETE VIARIA FORESTALE LE STRADE FORESTALI DESCRIZIONE DELLA VIABILITÀ PRESENTE SISTEMI DI ESBOSCO UTILIZZAZIONI E TRATTAMENTI PASSATI 38 1

7 PARTE 3: LA METODOLOGIA ASSESTAMENTALE L IMPOSTAZIONE ASSESTAMENTALE RILIEVO TOPOGRAFICO E CARTE DERIVATE CLASSI ECONOMICHE E PARTICELLARE I RILIEVI DENDROMETRICI 46 PARTE 4: ANALISI DELLO STATO EVOLUTIVO E DI AVVIAMENTO VERSO IL BOSCO NORMALE. CRITERI DI COLTIVAZIONE, MIGLIORAMENTO E PROGRAMMAZIONE DEGLI INTERVENTI FUTURI CRITERI DI GESTIONE E DI NORMALIZZAZIONE GOVERNO E TRATTAMENTO GESTIONE DELLE FUSTAIE AVVIAMENTO ALL ALTO FUSTO TIPI STRUTTURALI Fasi di vuoto e di novelleto Fase di spessina Fase di perticaia Fase di adulto Fase di maturo Fase di biplano Fase di multiplano TRATTAMENTO DELLE PINETE DI PINO NERO ASSESTAMENTO PROPOSTO 62 NEI BOSCHI DEL COMUNE DI ROVERETO SI INDIVIDUANO ALCUNI ASPETTI CHE DETERMINANO SOSTANZIALMENTE I MODELLI ASSESTAMENTALI CUI RIFERIRSI PER LA GESTIONE DEI BOSCHI DELLA COMPRESA DI PRODUZIONE VALUTAZIONE DEGLI ASPETTI TURISTICO - PAESAGGISTICI CLASSE ECONOMICA A: FORMAZIONI MISTE DI FAGGIO, ABETE BIANCO E ABETE ROSSO CARATTERISTICHE GENERALI ED EVOLUZIONE IN CORSO CONFRONTO TRA STATO REALE E POTENZIALE CLASSE ECONOMICA B: FORMAZIONI DI TRANSIZIONE TRA ORNO-OSTRIETI E FAGGETE TERMOFILE CON FORTE PARTECIPAZIONE DI PINO NERO CARATTERISTICHE GENERALI ED EVOLUZIONE IN CORSO CLASSE ECONOMICA C: FUSTAIA DI PINO NERO AD EVOLUZIONE RALLENTATA CLASSE ECONOMICA H: FUSTAIA DI PROTEZIONE (FAGGETE TERMOFILE, ORNO-OSTRIETI E PINETE DI PINO NERO) 72 2

8 8. CLASSE ECONOMICA D: CEDUI DI PRODUZIONE AFFERENTE A ORNO-OSTRIETO A DIVERSO CARATTERE DI FERTILITÀ CLASSE ECONOMICA K: CEDUI DI PROTEZIONE APPARTENENTI AGLI ORNO-OSTRIETI CALCOLO DELLA RIPRESA CLASSE ECONOMICA A CLASSE ECONOMICA B CLASSE ECONOMICA C CLASSE ECONOMICA D CLASSE ECONOMICA K CLASSE ECONOMICA H RIEPILOGO RIPRESA PREVISIONE PRELIEVI LEGNA DA ARDERE PER USO CIVICO ALPI E PASCOLI IMPRODUTTIVI I FABBRICATI MIGLIORAMENTI PROGRAMMATI MIGLIORAMENTI AL PATRIMONIO SELVICOLTURALE Interventi di carattere selvicolturale Interventi di carattere ambientale Interventi atti alla valorizzazione degli aspetti storici-culturali MIGLIORAMENTO ALLA VIABILITÀ PROGETTO PARTICOLAREGGIATO DI VALORIZZAZIONE DEL BOSCO DELLA CITTÀ QUANTIFICAZIONE ECONOMICA DEGLI INTERVENTI PREVISTI E SOSTEGNO INDIVIDUATO ALBERI CARATTERISTICI CONCLUSIONI 100 3

9 PREMESSA Con determina nr. 1882/2007 del del Dirigente del Servizio Programmazione, Bilancio e patrimonio del Comune di Rovereto, ai sensi dell art. 130 del R.D.L n.3267, dell art. 3 della L.P n.48, l amministrazione comunale ha affidato al dottor GIOVANNI MARTINELLI, dopo aver espletato gara d appalto, l incarico di redigere la revisione del piano di assestamento per i beni silvo-pastorali. L incarico comprende la completa revisione dell elaborato passato, il rinfresco dei confini di proprietà e particellari in collaborazione con il custode sign. Macchiella, mentre si è tralasciato ogni tipo di rilievo diretto tramite cavallettamento, riprendendo i dati passati, e si è proceduto solo alla misurazione campionaria con aree di saggio per le zone di ceduo e/o di prima fustaia transitoria. Un continuo monitoraggio della consistenza della proprietà comunale, avvenuto con cadenza decennale, ( il presente piano è già giunto alla sua 3 revisione) ha fornito dei validi strumenti di confronto fra la realtà esistente e il passato, non solamente in termini di produttività ma tenendo in considerazione anche tutte le dinamiche naturali e i profondi cambiamenti socio-economici che si sono susseguiti nel tempo. Infatti negli ultimi decenni la proprietà boscata comunale ha mostrato un progressivo miglioramento e rafforzamento sia dei caratteri produttivi che di stabilità ecologica: questa crescita si spiega con l attenta politica forestale adottata, basata non solo sull ottica del risparmio, ma soprattutto sui principi della selvicoltura naturalistica, mediante la quale si adottano criteri prudenziali di prelievo e consoni allo sviluppo naturale delle cenosi; inoltre con il tempo sono notevolmente diminuite le forti pressioni antropiche sull ecosistema forestale, basate su attività, sovente di rapina, delle risorse del bosco ai fini energetici. Inoltre il profondo cambiamento si è avuto nella aumentata coscienza a livello culturale delle aree protette, a livello non locale ma comunitario con l introduzione dei Siti di Importanza Comunitaria Monte Ghello e Zugna di cui la presente pianificazione è profondamente ancorata. La funzione turistico-ricreativa e paesaggistica risultano particolarmente importanti per la proprietà forestale di Rovereto, sicuramente di più di quella produttiva del legname uso commercio, la quale risulta sempre marginale, anche alla luce della progressiva riduzione del margine di guadagno offerto dalle utilizzazioni boschive; nel tempo cioè il bosco ha assunto ulteriori interessi da parte della collettività alcune zone: il Bosco della Città, alcune aree floristiche, il Biotopo dei Lavini di Marco, l area interessata dalla presenza delle Orme di dinosauri e da ultimo le zone Sic, anche se oggigiorno ancora poco conosciute dalla popolazione locale. In data 20 marzo 2008, presso l Ufficio Pianificazione e Selvicoltura della Provincia Autonoma di Trento alla presenza degli incaricati dell Ufficio Assestamento Forestale, e il tecnico assestatore è avvenuta la consegna del presente piano; in tale occasione sono state delineate le linee guida su cui impostare la revisione del piano in scadenza: la validità temporale del piano viene stabilita per il periodo ; la revisione si caratterizzerà per aspetti salienti di sintesi espositiva e di realistica fattibilità delle operazioni selvicolturali proposte; 4

10 si effettuerà preliminarmente la verifica della consistenza patrimoniale dell Ente, registrando ogni eventuale modifica intercorsa nel periodo assestamentali, che giunge a scadenza, ed aggiornando in tal senso i riferimenti del piano; Il tal senso verrà inserita la nuova proprietà collocata nei pressi della campana dei caduti e contrassegnata come nuova sezione di particellare nr. 89; le unità assestamentali verranno precisamente riportate sulla cartografia tecnica provinciale in scala 1:10.000, effettuando altresì ogni necessaria integrazione o correzione in merito, con particolare attenzione alle infrastrutture ed ai dettagli di valenza gestionale; particolare attenzione verrà posta nella confinazione della proprietà in alcune zone ove il personale di custodia forestale ha rilevato nella sua quotidiana attività degli errori ed incongruenze, attuando una più attenta misurazione tramite strumento GPS e riportando la nuova segnaletica sul terreno. In tal senso le zone da definire sono poste al confine con il comune di Ala, sul Cengio Alto e in alcuni tratti a cavallo della strada per lo Zugna; il tecnico incaricato valuterà l ipotesi di portare dalla classe di ceduo alla fustaia di produzione quelle sezioni interessate totalmente o per gran parte della superficie da interventi di conversione, parimenti anche alcune particelle classificate un tempo ceduo e mai trattate e quindi con un età media elevata andranno collocate nella classe di governo a fustaia, valutando s evi è la possibilità di intervenire (di produzione) o se lasciate all evoluzione naturale (protezione); si faranno, inoltre, 10 aree di saggio, da mq , nelle sezioni governate a ceduo; viene esclusa ogni forma di cavallettamento; il piano dovrà prevedere, come linea generale qualificante, la continuazione del trattamento di conversione all alto fusto all interno dei popolamenti di ceduo a dominanza di latifoglie, con un ottica di assicurare anche un costante prelievo di legna da ardere per soddisfare l uso civico; sarà necessaria la predisposizione di una carta dei tipi strutturali per le sezioni a fustaia e delle classi cronologiche per le sezioni a ceduo; come pure una carta tematica sugli interventi ove si prevede il prelievo di legna da ardere nell ottica di attuare interventi di conversione e di sostegno all avviamento all alto fusto; dovrà essere attentamente valutato ogni intervento fuori dalla selvicoltura naturalistica nelle aree Sic e nel biotopo Lavini di Marco, predisponendo nel caso una valutazione d incidenza sommaria; il piano riporterà le zone meritevoli di conservazione essendo presenti tracce storiche del primo conflitto bellico, proponendo interventi di recupero e di ampliamento visivo di tali infrastrutture; nei boschi di pino nero presenti dovranno essere attentamente valutati i ritmi naturali di successione, proponendo ove possibile lo sgombero del pino e lo sviluppo delle latifoglie autoctone. Tale azione avrà un valore più incisivo nelle zone periurbane; il piano dovrà indicare le zone a prati arido meritevoli di conservazione proponendo l ampliamento e contrastando il naturale rimboschimento, soprattutto per la zona del Cengio Alto, Bosco della Città come pure per le parti più in quota dello Zugna; 5

11 nella zona dello Zugna si dovranno prevedere interventi atti ad ampliare le zone prative ai fini faunistici; la riqualificazione ambientale e polifunzionale del Bosco della Città sarà oggetto di un progetto dettagliato a parte, di cui il piano dovrà riportarne le linee guida; la presente pianificazione forestale dovrà confrontarsi con la revisione in atto del PRG del Comune di Rovereto e il tecnico dovrà confrontarsi con l arch. Andrea Meli, soprattutto per gli aspetti di valorizzazione naturale ma anche ricreativi della zona dello Zugna e del Bosco della Città; il piano dovrà presentare un attenta analisi della viabilità esistente e formulare proposte infrastrutturali motivate e fattibili per cercare di risolvere gli eventuali problemi, prevedendo naturalmente anche alla manutenzione ordinaria dell esistente. Nella primavera/estate 2008 si è proceduto alla raccolta delle informazioni dendrometriche, al rinnovo dei confini particellari e di proprietà, alla stesura delle cartografie tematiche e all analisi tecnica di ogni particella. Nell autunno e nel periodo invernale si è proceduto all elaborazione dei dati e alla stesura del presente elaborato. L esistenza di descrizioni attente e minuziose come quelle contenute nelle precedenti revisioni ha indotto l estensore del piano a contenere la ripetizione di elementi già ampiamente trattati, dei quali saranno richiamati gli aspetti essenziali, rimandando se necessario a specifici elaborati; si è piuttosto preferito concentrarsi sugli aspetti più specificatamente gestionali nell intento di fornire da un lato, all Amministrazione comunale, gli strumenti indispensabili per un attenta programmazione degli interventi da realizzarsi e, dall altro, a chi sarà incaricato dell operatività, gli elementi per potere attuare gli obiettivi assestamentali e di miglioramento patrimoniale che si vogliono perseguire. Infine un particolare accenno è stato rivolto alla componente ambientale e naturalistica sempre più attuale in un contesto del bosco di Rovereto, non solo come vicinanza alla città, ma soprattutto per gli aspetti storici, naturalistici e culturali che presenta. La presente revisione ha validità per il decennio

12 PARTE 1: Il Comune e le frazioni di Rovereto 1. ORIGINI E STORIA 1 Il suo nome tradotto significa: "Città della Quercia". La denominazione risale alla toponomastica romana "Roboretum", ossia: selva di querce, albero che abbonda nella valle ed è effigie dello stemma comunale. La conformazione urbanistica della città mantiene lo schema del borgo medioevale che è raffigurabile in un grappolo di case sorte attorno ad un castello e protette da un cordone di mura. Terra di passaggio e conquista, Rovereto diviene possedimento dei signori di Lizzana (nel XII secolo), quindi dei Castelbarco (con Guglielmo II) che la fortificano e nel 1416 è occupata da Venezia, la città dei dogi che punta a frenare le mire dei conti di Tirolo. E' sotto il dominio veneziano che la città apprende l'arte dell'allevamento del baco da seta e del gelso, che diverranno elementi trainanti dello sviluppo economico futuro. Occupata dagli Imperiali del 1507, Rovereto diventa possesso austriaco e nel 1564 si aggrega al Tirolo. Sono anni di prosperità. La lavorazione della seta permette, nello spazio di due secoli, l'occupazione di migliaia di persone. A Rovereto sorgono filatoi e tintorie, la città vive un momento di fervore urbanistico - architettonico. A fianco delle fabbriche vengono realizzati maestosi palazzi e signorili ville. Lo sviluppo economico della città diventa soprattutto traino per lo sviluppo culturale. Nascono salotti, istituzioni intellettuali, scuole. Nel 1750 viene fondata l'accademia degli Agiati, nel 1782 sorge il teatro Zandonai. Occupata da Napoleone alla fine del '700, Rovereto viene successivamente annessa al Regno italico, per tornare all'austria dopo il Congresso di Vienna e diventare sede di un Capitanato (rimarrà sotto la bandiera austriaca fino alla fine della prima guerra mondiale). L'Ottocento è segnato dalla nascita di importanti istituti, quali l'attivazione della Cassa di Risparmio di Rovereto (1841), la realizzazione dell'acquedotto dello Spino ( ), l'apertura della Manifattura tabacchi (1854) e nel 1850 fu Rovereto ad erigere la Camera di Commercio ed Industria del Tirolo Italiano. L'equilibrio economico che Rovereto aveva instaurato fu compromesso dalle due guerre mondiali. Ma la città, fedele alla sua vocazione produttiva, tornò a essere un importante centro manifatturiero e industriale, raggiungendo negli anni '70 l'apice dello sviluppo economico. E dalle guerre nacque lo scatto per una vocazione di pace. La Campana dei Caduti è oggi un solenne simbolo di solidarietà e fratellanza. Nell ultimo decennio Rovereto si è posta all attenzione come importante centro culturale, ne è forte testimonianza il Mart, il museo della guerra, il museo civico e la nuova Casa Depero, ponendosi come cerniera tra la cultura italica e il mondo tedesco. 1 Informazioni tratte dal sito internet del Comune di Rovereto 7

13 Manufatti bellici sul Monte Zugna Cimitero militare San Giorgio nella sezione IL PATRIMONIO SILVO-PASTORALE 2.1 La proprietà Il patrimonio silvo-pastorale del Comune di Rovereto si articola in nove comparti separati che ricadono in altrettanti comuni Catastali (Biacesa, Brentonico, Chizzola, Lizzana, Marco, Noriglio, Rovereto, Sacco e Trambileno), ma quasi interamente compresi nel Distretto Forestale di Rovereto sotto la giurisdizione della Stazione Forestale di Rovereto; rimane infatti esclusa unicamente la particella n.87 (17 ha di ceduo di protezione), la quale si trova nel C.C. di Biacesa (Comune amministrativo di Molina di Ledro) e compete al Distretto Forestale di Riva del Garda. La superficie considerata dal piano è di ettari 2.023,7845, di cui 1530,9128 ha sono occupati da formazioni forestali, solamente 28,7957 ha da aree classificate a pascolo, mentre i restanti 464,0760 ha costituiscono le superfici dei grandi improduttive. Del patrimonio boschivo, 830,4124 ha sono costituiti da fustaie (boschi da seme o formazione in fase di conversione), 301,3750 da boschi a funzione protettiva e/o scarsamente produttiva e 399,1254 ettari sono rappresentati da boschi cedui produttivi e di protezione. La suddivisione di cui sopra risulta meglio rappresentata dal grafico seguente: 8

14 Distribuzione qualità di coltura 23% 20% 1% 56% Fustaia Ceduo Improduttivi Pascolo Alcune considerazioni: - predomina nettamente la superficie di bosco con un progressivo ampliamento nel tempo a carico delle superfici di pascolo, poste sia sui rilievi superiori del Zugna, ma anche negli inclusi particellari, un tempo utilizzati come pascoli di casa. - la qualità di coltura del ceduo, un tempo fortemente utilizzata si sta riducendo sempre più sia per gli interventi di avviamento all alto fusto sia per il non utilizzo nelle zone scarsamente accessibili. - i grandi improduttivi, che rappresentano sicuramente la parte scenica più rilevante e facilmente visibile dalla valle dell Adige, vanno a comprendere il 23% dell intera superficie di Rovereto e rappresentano una porzione rilevante di territorio con elevati caratteri paesaggistici, geologici ed ambientali. L evoluzione in tali superfici risulta molto lenta ma accompagnata da una forte biodiversità. - il pascolo rappresenta una superficie decisamente minoritaria e in progressiva riduzione causa l abbandono di ogni attività zootecnica in quota; solamente l intervento antropico permette oggi la permanenza di tali superfici, che sono indispensabili per attività ricreative oltre al mantenimento di peculiarità botaniche di rilievo (es. prati aridi). 2.2 Gli usi civici di Rovereto e delle altre Frazioni Comunali Gran parte della proprietà comunale è gravata da uso civico a favore delle frazioni di Lizzana, Noriglio e Marco, mentre risulta non gravato il Bosco della Città ed alcune porzioni staccate. (sez. 1,3, 33,67,88 e 89). 9

15 Il regio Commissario per la liquidazione degli usi civici per le provincie di Trento e Bolzano decretò, mediante la delibera del 31 gennaio 1941, i diritti di cui i cittadini comunali godono secondo il seguente schema: Diritto di pascolo casalingo nelle plaghe a ciò adatte con gli animali che svernano nella frazione Diritto di legnatico da combustibile mediante raccolta e taglio nel bosco ceduo Diritto di legnatico mediante di cascami di legna nei boschi cedui e di taglio di legna dolce nei boschi stessi a mezzo di bolletta rilasciata dall Amministrazione Diritto di legnatico da opera (uso interno), per riparazione e costruzione di edifici nei boschi di alto fusto Lizzana Noriglio Marco Si Si Si Si Si Si Si Si Si No No No Diritto di taglio di pali per le viti in maggiociondolo No No No Quello tra gli usi civici ancora assiduamente esercitato è il diritto di legnatico da combustibile. Al fine di garantire un utilizzazione razionale del patrimonio silvo-pastorale è opportuno che l esercizio di detti diritti avvenga entro i limiti dello stretto necessario, verificando che lo stesso non diventi fonte di lucro per il beneficiario. Da sempre in fasi alterne il diritto di uso civico per legnatico è assai sentito dalla popolazione, anche a causa dell aumento dei combustibili fossili. Non bisogna dimenticare che la popolazione delle frazioni ha vissuto sino a qualche decennio fa all interno del mondo agricolo e pertanto l uso della legna da ardere è insito nello spirito di vita di tali genti. La consuetudine di utilizzare però sempre legna dura ha comportato nel passato un forte depauperamento dei boschi e di conseguenza un economia di scala a partire dal dopoguerra per rimpolpare tali compagini. Anche oggi l utilizzo della legna dura è fattore determinante nella scelta del diritto di legnatico e quindi se è possibile si rifugia dal prelevare la legna delle resinose. Fatture questo che già da presente piano deve essere sfatato in quanto non è più possibile soddisfare, stante i quantitativi richiesti, con sola legna da latifoglie. La progressiva eliminazione del pino nero accanto ad esigenze di sgombero a tratti del pino silvestre comporterà nel futuro di disporre di legna di resinose a scapito di legna dolce. Tale fatto dovrà essere accettato dai richiedenti, anche se ciò comporta un minor riscaldamento a pari quantitativo. Nella parte 4 un dettagliato capitolo andrà a quantificare le possibilità di prelievo di legna da ardere per il prossimo decennio suddiviso per la singole frazioni. 10

16 PARTE 2: Descrizione geografica, climatica ed inquadramento ecologico-vegetazionale 1. COLLOCAZIONE GEOGRAFICA La proprietà del Comune di Rovereto è quasi esclusivamente situata sul versante orografico sinistro della valle dell Adige, a monte di Rovereto, rimangono solo sul versante opposto due particelle: la sezione n.87 situata nei pressi dell ex centrale elettrica nel territorio di Biacesa, e la sezione n.86 nel c.c. di Chizzola. Il corpo principale, (Comparto Monte Zugna) per estensione, è collocato sul confine comunale posto sul crinale che parte dall abitato di Rovereto e culmina sulla cima del Monte Zugna, e inferiormente comprende per intero i Lavini di Marco, fino al fondovalle. La proprietà confina a sud con il comune di Ala, a est in alto con il Comune di Vallarsa e in basso con Trambileno. Pendici centrali del Monte Zugna Un secondo corpo, (Comparto Finonchio) di dimensioni più contenute, costituisce la proprietà localizzata a valle verso sud-ovest della cima del Monte Finonchio, confina a ovest con Volano e a nord con Calliano a Folgaria. Altre proprietà sono situate nei pressi del centro abitato di Rovereto: un corpo particellare è presente nella zona dell Ossario di Castel Dante, un altro è quello denominato come Bosco della Città posto a valle del Dos di Gàrdole (confinando a nord e ad est con il Comune di Volano), mentre due particelle di dimensioni ridotte sono situate nei pressi del fondovalle della Vallarsa all altezza di loc. Bertolda. 2. SUPERFICIE Attualmente, secondo i dato catastali, la proprietà complessiva del Comune di Rovereto ammonta ad ettari 2.165,4078 di questa superficie 141,6263 ettari sono stati esclusi dall attenzione del piano non costituendo beni di interesse forestale. 11

17 La carta catastale in scala 1: individua, tutte le particelle fondiarie (anche quelle escluse), ognuna contraddistinta dal numero corrispondente; queste particelle sono riportate anche nei prospetti allegati delle superfici nei quali sono evidenziate con un asterisco le aree escluse. Rispetto all inventario precedente si ha una riduzione di superficie data da cessioni di terreni comunali avvenute nell ultimo decennio soprattutto nella zona dei Lavini di Marco a seguito di ampliamenti delle zone produttive, della realizzazione del canile comunale e di altre infrastrutture minori. Anche la sezione n 66 dislocata sul territorio del comune catastale di Trambileno, rispetto al piano precedente, viene esclusa dalla gestione forestale, in quanto al suo interno si trova un sito di captazione idrica provvisto di acquedotto per il quale sono previsti interventi di potenziamento a sostegno della rete idrica. Complessivamente il piano considera una superficie di ettari 2.023,7815, così distinta secondo la suddivisione catastale: Superfici incluse Superfici escluse Comune Catastale di Lizzana ha 1.037, ,4536 Comune Catastale di Marco ha 739,4401 8,2111 Comune Catastale di Noriglio ha 143, ,7629 Comune Catastale di Rovereto ha 84, ,0408 Comune Catastale di Biacesa ha 17,1396 0,3208 Comune Catastale di Chizzola ha 1,6337 1,1791 Comune Catastale di Brentonico ha 0 1,4782 Comune Catastale di sacco ha 0 19,1748 Totale ha 2.023, ,6263 I dettagli relativi alle superfici, alle qualità di coltura secondo il catasto ed alla destinazione di uso forestale sono meglio illustrati negli specifici riepiloghi (Prospetti delle superfici ed allegati catastali) ai quali si rimanda. Nella maggior parte dei casi, i confini esterni sono di facile individuazione grazie alla presenza di cippi posti sul terreno o perché poggianti su linee naturali inconfutabilmente riconosciute. Solo in alcune piccole aree l assenza di punti fissi la forma irregolare e frastagliata dei contorni hanno comportato maggiori attenzioni e richiesto l utilizzo del GPS. In appendice del presente piano sono riportati i tratti di confine rilevati con indicazione dei punti d appoggio per il rilievo. 12

18 3. CARATTERI MORFOLOGICI ED IDROLOGICI In considerazione dell ampiezza del territorio nonché della varia dislocazione degli appezzamenti formanti la proprietà comunale, anche la morfologia complessiva risulta differenziata e poliedrica. I territori presi in esame, si trovano prevalentemente in pendice di due grossi complessi rocciosi: il Monte Zugna (quota della cima 1864 m s.l.m.) e il Monte Finonchio (quota della cima 1602,8 m s.l.m.). Troviamo pendenze che variano da quelle molto inclinate situate su preti rocciose presenti sullo Zugna a zone cacuminali e di fondovalle pressoché pianeggianti (con quote minime di 160 m s.l.m.). Tale morfologia è il risultato di rimaneggiamenti glaciali, antichi crolli e scoscendimenti tettonici. Un evidente segno di un antico crollo è riscontrabile sulle pendici inferiori dello Zugna, dal quale ha avuto origine la zona dei Lavini di Marco. In tale zona la morfologia è variabile, si trovano infatti frequenti salti rocciosi interposti a zone meno ripide, queste ultime spesso interessate da affioramenti rocciosi nastriformi o coperte da detriti. Zone meno ripide sono quelle sopra l abitato di Lizzana, dove sono rilevabili alcune vallette. Pavimenti calcarei nella sezione 21 Il fungo di Albaredo nella sezione 36 Gli altri due complessi principali, il Bosco della Città e la zona del Monte Finonchio, sono caratterizzati da una morfologia piuttosto regolare, con una pendenza abbastanza costante che conduce verso il punto di quota massimo (cima del Monte Finonchio), in prossimità del quale è riscontrabile qualche salto roccioso. Tale morfologia ha portato ad una serie di caratteristici siti geologico, come i pavimenti calcarei a franapoggio di rilevante interesse naturalistico e paesaggistico. Praticamente assente la rete idrografica, a causa dell elevata permeabilità del terreno e per la mancanza di impluvi naturali di rilievo. 13

19 4. ASPETTI CLIMATICI Per una valutazione del clima della bassa Vallagarina risultano utili i dati meteorologici raccolti da alcune stazioni situate in zona; in particolare sono disponibili i dati relativi alle piogge cadute nei decenni trascorsi ad Ala, Ronchi, Brentonico e Rovereto; di quest ultima stazione sono disponibili anche le temperature mensili. Quota Gen. Feb. Mar. Apr. Mag. Giu. Lug. Ago. Set. Ott. Nov. Dic. Totale Ala Ronchi Brentonico Rovereto mm Precipitazioni mensili Ala Ronchi Brentonico Rovereto dic nov ott set ago lug giu mag apr mar feb gen 14

20 Come si può osservare, in tutte le stazioni si osservano due picchi (maggio e novembre) in cui le precipitazioni presentano i loro massimi cui fanno riscontro i minimi estivi (piovosità inferiori a 100 mm mensili) ed invernali (in cui si verificano i minimi assoluti. I dati mostrano la tipica tendenza prealpina in cui le precipitazioni sono scarse in inverno (sono limitate anche le precipitazioni nevose) e mediamente elevate durante l anno sebbene la flessione estiva pronunciata alle quote inferiori (Ala e Rovereto) possa rappresentare un periodo di difficoltà soprattutto per le specie più esigenti di acqua (faggio) ed essere un elemento di pericolo per lo svilupparsi degli incendi (fattore questo estendibile anche al periodo invernale). Nelle zone più interne e più elevate (Ronchi e Brentonico) si osserva un incremento dei valori sia assoluti che parziali. Le temperature, disponibili solo per la stazione di Rovereto, ci forniscono la seguente situazione: Quota Gen. Feb. Mar. Apr. Mag. Giu. Lug. Ago. Set. Ott. Nov. Dic. Totale Rovereto 210 1,7 4,4 8,3 12,6 16,8 20,5 22,7 21,8 18,1 12,7 7,0 2,4 12,4 C Temperature mensili Anche i dati relativi alla temperatura indicano la presenza di un estate calda ed inverni in cui la temperatura minima media non scende sotto lo zero; sebbene non siano infrequenti minime giornaliere inferiori allo zero, la temperatura minima del mese più freddo si attesta a 0.0 C. 15 Rovereto gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic 15

21 In conclusione il clima della zona di Rovereto può considerarsi temperato con però forti differenze tra il fondovalle e le quote maggiori. Infatti l escursione termica se è ridotta al fondovalle assume al salire di quota differenze sempre più marcate. Al contrario le precipitazioni non dipendono dal livello altitudinale ma dalla posizione geografica e presentano due massimi primaverili ed autunnali con forte siccità in estate, che limita alquanto le condizioni vegetative specie al versante a sud del Zugna su terreni poco evoluti e a forte permeabilità. 5. ASPETTI GEOLOGICI E PEDOLOGICI Da un punto di vista geologico, il territorio di Rovereto è caratterizzato, su ambedue i versanti nella fascia basale e media, da un potente banco di Dolomia principale del Norico intervallato a Calcari dolomitici. In particolare si riscontra una fascia molto consistente di Calcari Grigi di Noriglio del Trias Medio ed Inferiore, all'incirca da quota 800 ai Al di sopra formazioni del Trias Inferiore rappresentate da Ooliti di San Vigilio (Calcari roseo o rossastri, ricchissimi di fossili). Completano l'area di proprietà comunale formazioni di Rosso Ammonitico veronese (Calcari rossi marmorei e lastriformi ad ammoniti), soprattutto nella zona sopra Lizzana, Calcari grigio-biancastri, a chiazze scure, con intercalazioni argillose (Biancone). In diversi punti del territorio sono poi presenti limitati camini e dicchi di colate basaltiche riscontrabili in corrispondenza delle cave di marmo (grigio -perla). Nella parte basale della Val dell'adige, in corrispondenza delle numerose vallette laterali, sono evidenti conoidi detritici, questi ultimi imponenti nella zone dei Lavini. Legato ai fenomeni mineralogici locali è fiorita, nel passato, una discreta attività di estrazione di materiale calcareo in zona Lavini nell'ambito della proprietà comunale. La cava, ora completamente dismessa, e sede oggi della Protezione Civile, rappresenta zona di degrado paesaggistico. I terreni derivati dalla disgregazione meteorica e biologica del substrato sono abbastanza uniformi e da correlare alla natura litologica di base, ai fattori ecologici di esposizione, quota, pendenza (sempre molto elevata) e copertura vegetale. Nei territori presi in esame, specie nelle vicinanze dei nuclei abitati, ha inoltre avuto un peso notevole l'uso che si è perpetrato in epoche anche recenti, attraverso la ceduazione, e, in passato, il pascolo e la raccolta di strame. Molto hanno inciso le vicende belliche e il ripetersi degli incendi. Questi, il più delle volte di origine dolosa (specialmente negli ultimi anni) o colposa (abbruciatura di residui agricoli), hanno interessato, recentemente, buona parte di alcune sezioni di proprietà e private. Nella fascia basale e media, soprattutto sulle pendici inferiori e medie dello Zugna, si possono quindi individuare terreni di scarsa potenza ed a ridotto grado evolutivo ascrivibili ai rendzina o protorendzina (nelle stazioni a forte pendenza o su roccia affiorante) alternati ad aree a terreno più evoluto, terre brune forestali più o meno lisciviate, dove la pendenza è meno elevata e l'esposizione più favorevole, in microstazioni fresche. I terreni migliori si riscontrano sul monte Finonchio e nelle zone pianeggianti dello Zugna, con suoli riconducibili al bruno forestale, abbastanza profondi e di buona fertilità (profilo A B C con orizzonte A nerastro e humus di tipo mull forestale) ed inoltre favoriti anche dall accumulo della frazione argillosa e marnosa presente nel substrato calcareo, che favorisce anche una certa ritenzione idrica. 16

22 Le zone dei pascoli dello Zugna e del Finonchio, posti a quote variabili tra i 1600 ed i 1800, a prevalente copertura erbacea, sono caratterizzate da rendzina più o meno degradati con spessori sempre ridotti e fertilità modeste. Lo scheletro è abbondante ed il profilo del terreno rispecchia lo schema A-C con orizzonte A di colore nerastro ed humus di tipo moder acido o mor e sostanza organica in lenta decomposizione. Alle quote superiori e negli altri casi al di sopra della vegetazione arborea si riscontrano litosuoli prevalenti (primissimo stadio non evoluto con una notevole componente di scheletro), protorendzina (suoli giovani, profilo A -C di modesto spessore con abbondante scheletro grossolano ed humus tipo moder grezzo) e roccia affiorante. L'humus è praticamente assente nelle aree percorse da incendi a causa della rapida mineralizzazione delle sostanze organiche; è assente o localizzato e di lenta evoluzione sui litosuoli alpestri e nelle aree aride del basso e medio versante dell'intera proprietà; è spesso rappresentato da moder micogenico nelle limitate zone ad aghifoglie prevalenti della Sega (localmente podsol) e nelle pinete artificiali pedemontane, per la difficoltà di decomposizione delle foglie delle resinose; è in genere a prevalenza di moder zoogenico con qualche area a mull nelle faggete e nei boschi misti. 6. I TIPI FORESTALI E LE BIOCENOSI Qualsiasi ambiente naturale ospita organismi viventi appartenenti a specie distinte. Viene definita biocenosi o comunità l insieme delle popolazioni animali e vegetali che vivono, in un determinato periodo, all interno di un dato ambiente. La contemporanea presenza in un medesimo luogo di individui ed organismi appartenenti a diverse popolazioni, consente un migliore utilizzo delle risorse fornite dall ambiente. Ciò è reso possibile, oltre che dalle specifiche caratteristiche dei singoli individui, anche grazie alle interrelazioni, sia competitive che mutualistiche, che insorgono fra individui o gruppi di individui appartenenti a specie diverse: questo contribuisce a determinare la struttura della biocenosi stessa. In ambito forestale il concetto di biocenosi assume notevole importanza in quanto la componente arborea, principale oggetto delle attenzioni del selvicoltore, condiziona oltre che l ambiente fisico anche tutte le altre componenti della comunità da cui, per altro, ne viene allo stesso tempo condizionata. All interno di una biocenosi alcune specie possono esercitare una maggiore influenza (ad esempio perché sono presenti in numero più elevato di altre o perché possiedono maggiori dimensioni, o, ancora perché possiedono caratteristiche fisiologiche ed ecologiche tali da influenzare il suolo e il soprassuolo) e vengono perciò definite specie dominanti. La ricchezza di una comunità è invece determinata dalla presenza di un elevato numero di specie presenti (biodiversità). Le biocenosi si inseriscono quindi in uno spazio ecologico, ovvero un territorio dove insistono particolari condizioni fisiche ed ecologiche di clima, suolo e soprassuolo (nicchia ecologica). L insieme della biocenosi e delle caratteristiche fisiche ecologiche che la ospitano viene detto biogeocenosi. In sostanza una biogeocenosi è un termine per indicare l insieme della biocenosi e del suo habitat. 17

23 Esistono diversi studi e molti modi per classificare ed individuare le comunità vegetali all interno di un territorio, in passato veniva spesso usato un criterio basato su un approccio prettamente floristico, cioè un sistema che andava alla ricerca di unità omogenee al loro interno per le specie vegetali presenti. È questo un approccio fitosociologico, a questo veniva affiancato un approccio biocenotico, che andava a studiare le caratteristiche stazionali, ovvero ricercava unità omogenee per caratteristiche ecologiche entro le quali vivono simili gruppi di specie (gruppi ecologici). L approccio appena descritto, molto usato in passato, è di tipo conoscitivo-interpretativo, ma si presta molto poco alla funzionalità e agli interessi prettamente gestionali del bosco. Attualmente, invece, è l approccio sulla base delle tipologie forestali che meglio riesce a descrivere i caratteri vegetazionali forestali attuali e potenziali e a fornire indicazione circa la loro gestione. Con il termine Tipologia Forestale vengono in genere descritti quei sistemi di classificazione delle aree forestali che, pur partendo da basi dottrinali spesso diverse, forniscono un insieme di unità floristico-ecologico-selvicolturali sulle quali è possibile basare la pianificazione forestale o, più in generale, la pianificazione territoriale. Si tratta, quindi, di schemi di classificazione con evidente significato applicativo e perciò, da una parte, essi risultano semplificati rispetto a quelli predisposti con finalità di carattere più strettamente scientifico e, dall altra, prevedono, per ogni evidenziata, la formulazione di indicazioni tencico-selvicolturali (Roberto Del Favero, la vegetazione forestale del Veneto. Prodromi di tipologia forestale. Regione Veneto). E evidente quindi che i tipi forestali vengono definiti sulla base di unità omogenee al loro interno per l insieme degli aspetti floristici, ecologici e selvicolturali e, soprattutto, è importante ribadire il concetto applicativo sulla finalità gestionale. I boschi del comune di Rovereto sono stati classificati sulla base di tipi forestali semplificati rispetto a quelli forniti da Maurizio Odasso per i Tipi Forestali del Trentino (Maurizio Odasso, I tipi forestali del Trentino, Centro di Ecologia Alpina), ad esempio per gli orno-ostrieti (la tipologia predominante per questo territorio) sono stati individuate solamente due sottotipi: orno-ostrieto tipico, e orno-ostrieto primitivo. 6.1 Descrizione dei tipi forestali presenti All interno dei boschi delle proprietà silvo-pastorali del comune di Rovereto vi sono diversi tipi forestali, spesso di difficile identificazione a motivo dei caratteri transitori del soprassuolo e degli effetti antropici negativi del passato. Prevalgono formazioni disformi e astrutturate riferibili a soprassuoli transitori che derivano da ex-cedui di carpino, orniello, roverella e faggio invecchiati. Le tipologie prevalente sono orno-ostrieti, ostrio-querceti, pinete di pino nero artificiali e faggete termofile ai primi stadi evolutivi. 1. Abieteti calcicoli con faggio: troviamo queste formazione in piccoli lembi presso malga Finonchio a quote comprese tra e m in esposizione prevalentemente nord e nord-ovest. Si tratta di formazioni miste di abete e faggio con altre specie più mesofile, all interno del comparto 18

24 comunque, si trovano pure molte specie meno esigenti come il carpino nero e più microtermofile come l abete rosso. Sono formazioni spesso poco stabili che tendono a variare spesso la composizione in relazione alla disponibilità di acqua. Quando le condizioni edafiche diventano meno favorevoli infatti, la quantità di abete bianco si riduce fino a scomparire, in tal caso aumenterà notevolmente la picea fino ad arrivare ad una formazione, ancora transitoria, riferibile ai piceo-faggeti. 2. Aceri-frassineti: troviamo piccolissimi lembi di queste formazioni più esigenti in termini di fertilità, suolo e disponibilità di acqua solamente in piccoli impluvi del monte Zugna, spesso sono a contatto con situazioni aride come marocche con pino nero, e in questo caso si tratta di formazioni prostrate, aduggiate e dal portamento arbustivo; in altri casi si trovano a contatto con zone più fresche di medio versante con mescolanza di faggio. Gli aceri frassineti di questo comparto sono da considerarsi, nei casi presenti, delle neoformazioni derivanti da processi di ricolonizzazione o delle formazioni transitorie verso i tipi potenziali della stazione. 3. Faggeta altimontana: si tratta di formazioni che si trovano localmente alle quote più alte e, in parte, nella zona culminale del monte Zugna, tra e m. Si tratta di faggete che nel comparto si trovano a diversa mescolanza con l abete rosso, specialmente nella parte bassa della particella 54, verso la strada che porta all ex-cimitero. Queste faggete sono caratterizzate da un alto rallentamento dei processi fisiologici e di accrescimento, si hanno basse produzioni e lentezza dell insediamento della rinnovazione. Nella zona culminale, inoltre, i faggi possiedono caratteri formali pessimi o mediocri in quanto si presentano in forma contorta ed arbustiva con chioma rarefatta. Faggeta interessata da interventi di conversione a fustaia nella sezione Faggeta con carpino nero: si tratta di tipologie che si trovano anche su ampi comparti presso Pozze, monte di Marco e il Vallone sul versante Ovest del monte Zugna a quote comprese tra 800e m. Si tratta di formazioni in cui è ancora presente l abete rosso e una ricca compagine di carpino nero, laddove le condizioni si fanno più aride può subentrare l orniello, spesso invadente, che rende difficile la rinnovazione delle 19

25 componenti fagetali. Laddove le condizioni sono stabili, la faggeta si evolve e miglioreranno i caratteri formali del faggio, in queste stazioni infatti, anche l abbondanza di abete rosso è, comunque, da considerarsi un intrusa. Il faggio ha infatti una maggiore competitività rispetto alle altre specie, sempre che persistano tali condizioni edafiche. 5. Faggeta tipica a dentaria: vi sono alcuni comparti, di piccola estensione, dove si trovano queste formazioni. In particolare presso Cengio del Lonte su versante ovest del Monte Finonchio ad una quota tra e m, e dei popolamenti presso Pozze sul versante ovest del monte Zugna. Si tratta di faggete relegate alle zone più fertili, con copertura arborea anche colma che rende lo strato arbustivo più limitato. Specie caratteristiche presenti in queste formazioni sono Cardamine heptaphyllos, Cardamine bulbifera e Cardamine enneaphyllos. 6. Lariceto secondario o sostitutivo: sostanzialmente si tratta di lariceti su ex-pascoli in prossimità della Malga Finonchio e in sez.51. In queste formazioni è frequente anche l entrata della picea ma soprattutto di componenti fagetali e dell abete bianco; tali soprassuoli sono infatti in tensione dinamica verso tipologie proprie dell abieti-faggeto. 7. Mughete a erica e mughete acidofile d invasione: si tratta di mughete macro e mesoterme su marocche o su suolo molto superficiale o sassoso, oppure su suolo eutrofizzato dal lungo esercizio pascolivo in zone di pascolo non più utilizzate. Formazioni che non hanno possibilità di evolversi verso cenosi più stabili nel breve periodo. Tali popolamenti sono prime colonizzazioni in zone a scarsa valenza ecologica di zone meno fertili del monte Zugna. Si trovano infatti in corrispondenza di macereti o di colate di ghiaia. Sono per lo più nuclei, spesso anche molto piccoli, di espansione di aree a contatto tra macereti e le cenosi erbacee o le microstazioni in cui si ha anche una piccola concentrazione di materiale grossolano che consenta di trattenere anche bassissime quantità di acqua. In ogni caso si tratta di formazioni molto rade, e, per il dinamismo fisioecologico proprio di queste formazioni, i tempi per arrivare ad occupare completamente il suolo e iniziare una successione verso altre formazioni sono decisamente molto lunghi ( anni). Oltre a ciò si deve considerare che molto spesso vi sono momenti regressivi della mugheta, ad esempio in occasione di nuove colate di ghiaia. Il pino mugo è infatti una specie estremamente suscettibile all inghiaiamento, e, anche pochi centimetri di ghiaia, ne provocherebbero la morte. Formazioni a pino mugo verso il crinale superiore del Monte Zugna 20

26 8. Orno-ostrieto primitivo: tali popolamenti sono per lo più ubicati su rupi nella parte bassa del monte Zugna in prossimità della località Calchera. In queste formazioni la rinnovazione è per lo più continua ma di origine agamica, frequente è l emissione di nuovi polloni in conseguenza di traumi subiti da caduta di sassi o da piccoli movimenti del suolo. La rinnovazione su grandi superfici può invece subentrare in caso di incendio. Il sottobosco di queste formazioni è caratterizzato da un fitto tappeto erbaceo e da uno strato arbustivo più o meno elevato, queste caratteristiche strutturali e vegetazionali, unitamente alla posizione topografica sul versante, innalza molto la probabilità di sviluppo di incendi. In queste tipologie, proprio per i caratteri stazionali limitanti, non vi è possibilità di evoluzione verso altre formazioni. Formazioni primitive a orno-ostrieto con resinose sparse su versante centrale del Monte Zugna 9. Orno-ostrieto tipico: decisamente una delle tipologie forestali più presenti all interno del monte Zugna. Si tratta di boschi anche molto disformi per struttura, spesso a composizione molto varia in relazione dei trattamenti passati, delle condizioni stazionali e del momento di evoluzione in cui si possono trovare questi boschi. Il soprassuolo è costituito soprattutto dall orniello e dal carpino nero, con partecipazione sporadica della roverella, del maggiociondolo, del sorbo montano e da uno strato arbustivo composto da biancospino e nocciolo. Lo strato arbustivo è spesso molto abbondante anche a motivo della ridotta copertura esercitata dalle chiome. La scarsa copertura di questi soprassuoli non è data tanto dallo scarso numero di soggetti ma dalle loro esigue dimensioni. È da considerare che si tratta di formazioni a lento accrescimento e, spesso, dopo circa dall ultimo taglio del ceduo, il diametro medio si aggira comunque intorno ai 4-6 cm e l altezza media poco superiore ai 6 metri. In questi popolamenti il ridotto accrescimento del soprassuolo, oltre ad essere legato alle caratteristiche stazionali, è dovuto ad un eccessivo sfruttamento esercitato in passato attraverso continue ceduazioni a turno breve. È da precisare che gli orno-ostrieti entrano spesso in tensione con altre facies di transizione, non sempre facilmente inquadrabili. È importante considerare che, laddove la morfologia si fa più dolce e l esposizione più fresca, si creano condizioni di accumulo di sostanza organica e di maggiori disponibilità di suolo, in questi casi si ha un arricchimento con un numero maggiore di piante di carpino bianco e specie quercine; la produttività, pertanto, sarà più elevata. Gli orno-ostrieti tipici sono da considerarsi come stadi secondari della successione che si stabilisce dopo ripetute fasi di ceduazione e prelievo della massa legnosa, e pertanto sono forme di transizione che proseguiranno, lasciandoli alla libera evoluzione naturale, verso una maggiore mescolanza di specie quercine. La rinnovazione di queste cenosi è spesso lenta e limitata dal fitto tappeto erbaceo che entra in competizione con le giovani piantine. 10. Ostrio-querceti: gran parte del versante medio, alle quote più basse del monte Zugna, è occupata da queste formazioni. Anche queste formazioni non sono da considerarsi climaciche, ma si collocano in stazioni più fertili rispetto all orno-ostrieto tipico. In questi boschi aumenta molto la presenza del carpino nero, del carpino bianco e della roverella. L orniello è ancora molto presente, ma gli incrementi di diametro di queste 21

27 formazioni sono comunque nettamente superiori rispetto all orno-ostrieto tipico. In questi comparti, con un opportuno trattamento selvicolturale potrebbe essere migliorata la struttura verso una composizione a favore delle querce, in particolare, laddove vi sia presenza di rovere il querceto mesofilo potrebbe rappresentare il punto di riferimento evolutivo. 11. Pecceta secondaria o sostitutiva: sono le formazioni che si trovano per lo più alle quote più elevate del monte Zugna verso il culmine e in prossimità della malga. Si tratta comunque di formazioni transitorie, in conseguenza di interventi selvicolturali di impianti di abete rosso, che oggi hanno un età compresa tra i anni. Queste peccete si collocano potenzialmente su suolo proprio della faggeta tipica a dentaria, ma i processi evolutivi sono sempre molto lenti e possono anche essere impediti dalla stessa rinnovazione dell abete rosso. In queste formazioni il faggio entra con un certo grado di mescolanza, più rara è l entrata dell abete bianco che è limitato dalle condizione edafiche e dal morso dei selvatici. Si deve ricordare che l esercizio continuo del pascolamento dei selvatici è in grado di condizionare l evoluzione di molti soprassuoli. Peccete secondarie a lato dei pascoli del Monte Zugna 12. Pinete di pino nero: si tratta di formazioni abbondanti in tutto il territorio di proprietà del comune di Rovereto, collocate in particolar modo alle quote medio-basse come nel Bosco della città, ai Lavini di Marco, zone prossime alla campana dei Caduti, come pure in tutto il versante centrale dello Zugna su terreni sempre assai poveri e a profilo ridotto. A questa categoria appartengono suoli anche molto disformi tra di loro per specie e struttura; tanto che non sarebbe propriamente corretto parlare di tipo forestale ma di un insieme di tipi forestali accumunati dall avere una sensibile presenza di pino nero. In ogni caso si tratta di pinete di pino nero di origine artificiale, a diverso grado di mescolanza con altre specie e su suoli potenzialmente propri degli ostrio-querceti, dei quercocarpineti e degli orno-ostrieti. Spesso si tratta di multiplani in pieno stadio successionale verso le formazioni potenziali della stazione. In questi comparti è da prescrivere l allontanamento del pino nero attraverso tagli colturali. Pineta di pino nero nella zona dei Lavini di Marco 22

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