Origini e Vicende Storiche del Gabinetto di Fisica dell'università di Urbino

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1 Origini e Vicende Storiche del Gabinetto di Fisica dell'università di Urbino Roberto Mantovani, Flavio Vetrano Gabinetto di Fisica - Università di Urbino "Carlo Bo" Il Gabinetto di Fisica è oggi un istituto universitario afferente, anche storicamente, alla Facoltà di Farmacia dell'università di Urbino. Esso è ubicato nel centro storico dell'antica città feltresca, presso il "Collegio dei Nobili", un palazzo del settecento che fu sede nel medesimo secolo di un famoso collegio scolopico in cui si svolgeva la pubblica accademia di fisica sperimentale. Quale struttura universitaria il Gabinetto di Fisica ha una storia recente (la delibera accademica è del 1988), ma le sue origini lo collocano come la più antica istituzione scientifica dell'università di Urbino. Fig. 1 Museo del Gabinetto di Fisica dell'università di Urbino: scorcio della sala espositiva. 1

2 L'istituto è strutturato, al suo interno, in alcuni studî (con annessa una biblioteca specialistica) e in un museo che raccoglie una tra le più importanti collezioni universitarie di strumentazione storico-scientifica presenti nel nostro Paese. Essa rappresenta una testimonianza "eccezionale" dell'attività didattica e di ricerca nel campo della fisica, svolta nell'ateneo urbinate a partire dalla fine del settecento. Il lavoro di recupero, catalogazione e in seguito anche di restauro degli strumenti scientifici iniziò nell ormai lontano 1986; oggi, a lavori ultimati, la collezione annovera oltre 600 pezzi, alcuni dei quali di gran pregio, databili tra la seconda metà del XVIII e i primi anni del XX secolo. Per buona parte di essi sono state prodotte in questi anni ricerche d'archivio e studi storico-scientifici volti non solo ad identificarne il ruolo sperimentale locale ma anche a contestualizzarli, storicamente, in ambito nazionale ed internazionale. Attualmente il Museo del Gabinetto di Fisica dell'università di Urbino è visitabile virtualmente su internet al seguente indirizzo: Le origini - La storia di questa istituzione è indissolubilmente legata ad alcune esercitazioni settecentesche di fisica sperimentale e all esigenza, nei primissimi anni dell ottocento, di approntare per l università una idonea camera fisica da utilizzare per la didattica e la ricerca scientifica. L'introduzione dell'insegnamento della fisica nell'università di Urbino risale alla fine del seicento. Una caratteristica generale dello sviluppo didattico sei-settecentesco dell'ateneo urbinate fu quella di poter fare leva, per le proprie esigenze didattiche, sui numerosi insegnanti di estrazione religiosa che erano presenti presso le scuole conventuali del comprensorio urbinate e che esercitavano il loro apostolato anche con attività di insegnamento per il proprio ordine e per il popolo. Questa premessa fornisce una logica spiegazione all'evidenza, messa in luce dalle ricerche documentali, di una costante presenza lungo il XVIII e l'inizio del XIX secolo (si veda la tabella 1) di lettori religiosi succedutisi nella cattedra di fisica dell'ateneo urbinate. In particolare va sottolineata a partire dagli ultimi anni del XVIII secolo la presenza di lettori provenienti dal Convento di S. Girolamo. Quest'ultima struttura giocò un ruolo importante per lo sviluppo della fisica sperimentale in Urbino. Infatti ai lettori Antonio Carloni, Venanzio Bertinelli e Giuseppe Maria Santolini, quest'ultimo attivo nei primi anni dell'ottocento, va aggiunta anche la presenza nel convento girolamino, a partire dal 1753, di Fra Luigi Moriconi. A questo personaggio-chiave si deve, in sostanza, la nascita del Gabinetto di Fisica. Il Moriconi tenne nell'ateneo urbinate la cattedra di metafisica dal 1753 al 1760 e, più o meno continuativamente, quella di matematica dal 1760 al Dopo tale periodo sappiamo che egli chiese alla Congregazione degli studi di essere «giubilato» e quindi dispensato dall'insegnamento pubblico della matematica ma non da quello privato. Di fatto (alcuni documenti lo confermano) il Moriconi continuò ad insegnare matematica per la Congregazione, seppur privatamente, fino al 1805, anno della sua morte. Quanto agli interessi scientifici del frate girolamino, essi non rimasero confinati alla pura matematica: con ogni probabilità fu all'incirca intorno al 1790 che egli volse le sue attenzioni verso le scienze fisiche, iniziando a costruire «colla propria industria e fatica» apparati di matematica e di fisica sperimentale. E', infatti, durante il periodo d'insegnamento di Antonio Carloni ( ), confratello del Moriconi, che, scorrendo i documenti d'archivio, ritroviamo per la prima volta la lettura di fisica indicata con il nome di "fisica sperimentale", ciò a 2

3 testimonianza di un nuovo approccio alla materia per l'emergere in Urbino, in forma sempre più consapevole, dei caratteri sperimentali della fisica newtoniana. Lettori di Fisica nello «studio urbinate» nel XVIII secolo Lettore Periodo Santini Bonaventura (girolamino) , 1703, 1705 Colombi Giuseppe Maria (francescano) Savini Gian Vincenzo (domenicano) Varani (domenicano) Morganti Giuseppe (domenicano) Carloni Antonio (girolamino) Bertinelli Venanzio Vanini Ottavio (religioso) Cavallero Andrea (scolopio) 1746 novembre 1749 luglio-1749 settembre 1752 marzo 1787 maggio-1791 giugno 1792 marzo-1796 agosto 1796 agosto 1799 agosto-1800 Tabella 1. Lettori di Fisica nello «studio urbinate» nel XVIII secolo. Per tutto il settecento l'insegnamento della nuova "filosofia naturale" ebbe come scopo precipuo l'esplorazione della natura attraverso la sperimentazione. In Europa un contributo essenziale verso questo programma di ricerca venne dai conferenzieri itineranti, ovvero dagli scienziati dilettanti, spesso ai margini delle università, dotati di propri apparati scientifici che, di città in città, si esibivano con spettacolari dimostrazioni popolari, attirando e radunando un pubblico sempre più vasto ed eterogeneo. Tale fenomeno fu alla base, nel XVIII secolo, di una diffusa popolarizzazione della scienza e di un conseguente sempre più massiccio utilizzo di strumentazione scientifica. Questa pratica, con il tempo, passò dalle piazze e dai solotti pour amuser les dames a luoghi istituzionali quali Accademie ed Università, questi ultimi deputati ad un più preciso controllo dei fenomeni naturali ed artificiali. Le università, in particolare, svolsero un ruolo essenziale nel passaggio dalla "physique amusante" ad una fisica di laboratorio intesa alla spiegazione razionale e alla ricerca controllata delle leggi naturali. In Italia i primi teatri di fisica sperimentale si istituirono intorno alla metà del settecento sulla scia delle pratiche d'insegnamento pilota, basate su dimostrazioni sperimentali, prodottesi dapprima in Inghilterra, poi in Olanda e in Francia. Ad Urbino l'insegnamento della fisica su basi sperimentali entrò nei programmi accademici relativamente tardi rispetto ad altri atenei italiani quali Torino (1739), Padova (1740), Bologna (1745), Pisa (1748), Roma (1748) e Pavia (1771). Ad esempio, nell'ateneo di Pisa, la prima cattedra di Fisica sperimentale venne conferita al fiorentino Carlo Alfonso Guadagni ( ) nel 1748, cioè quasi 40 anni prima di quella istituita ad Urbino. 3

4 Le vicende pisane, viste come caso tipico, meritano qualche parola in più: il Guadagni fin dal 1744 aveva iniziato ad insegnare fisica a Firenze, in casa propria, utilizzando apparati sperimentali di sua proprietà e in seguito, alla maniera dei lettori-sperimentatori, si era esibito anche in altre pubbliche occasioni. Quando iniziò ad insegnare per l'università di Pisa il Guadagni utilizzò per le sue letture gli strumenti di sua proprietà che, di li a poco (1750), vennero però acquistati dall'università. Scriveva l'allora provveditore dell'università di Pisa, a proposito del "nuovo" insegnamento: «introducendosi nell'università la cattedra di fisica sperimentale, sarà quasi indispensabile di destinare una stanza per le esperienze, corredata delle macchine e degli strumenti opportuni all'intento». L'esempio pisano, in realtà, rispecchia molto bene le vicende storiche relative alle origini dei "gabinetti fisici" o, come allora venivano chiamati, dei teatri di filosofia sperimentale di molti atenei italiani. Il caso urbinate ricalca in buona parte le modalità accennate per la presenza di un lettore, il Moriconi, che possiede un buon numero di macchine scientifiche «costruite colla proprio industria» per le sue lezioni private o fors'anche per quelle dei suoi confratelli fisici, i lettori Carloni e Bertinelli, e che, in seguito, dopo aver collaborato con l'università, le cede la propria strumentazione «per pubblico beneficio della gioventù studiosa». Come vedremo, ciò fu quanto realmente si svolse verso la fine del In quell'anno vi fu anche l'avvicendamento alla cattedra di fisica del canonico bolognese Ottavio Vannini ( ) con lo scolopio Andrea Cavallero, quest'ultimo fino ad allora lettore di filosofia nel Collegio dei Nobili e lettore di logica all'università. In una lettera del 24 agosto 1799, indirizzata alla Congregazione degli studi, il Cavallero, richiedendo la lettura di fisica, dichiarava di volersi impegnare «a maggior vantaggio del pubblico e a maggior decoro di questa città coll'insegnare alla studiosa gioventù la fisica e fare ogni anno la pubblica accademia sperimentale coll'uso delle macchine spettanti all'università sopra una tal scienza». La lettera ci segnala che dovevano già essere a disposizione dell'università, per l'utilizzo didattico, alcune macchine fisiche e ci informa anche della pratica dell'accademia sperimentale. Da un documento a firma del Moriconi si evince come sin dal 1798 l 'università avesse già avviato una collaborazione con il frate costruttore, per la presenza di almeno tre pagamenti per il «compimento» di alcune macchine fisiche. Probabilmente la Congregazione degli studi pagava il Moriconi per il solo affitto delle macchine poiché successivamente il girolamino, in un altro scritto, ci informa che l'università «non ha alcuna macchina per le fisiche esperienze». Seguirono nel 1799 altri tre pagamenti di cui l'ultimo, datato 29 agosto 1799, riporta nella quietanza «spesi per preparazione di dette macchine [fisiche] per fare l'accademia scudi 7.10». Quest'ultimo appunto ci rende conto del coinvolgimento del Moriconi nel preparare "l'accademia" ovvero il pubblico «esercizio accademico di fisica sperimentale», evento che realmente si svolse in Urbino la sera del 29 agosto 1799 presso una sala del Collegio dei Nobili. 4

5 Fig. 2. Avviso a stampa per un «Esercizio accademico di fisica sperimentale» del 29 agosto 1799 presso il Collegio dei Nobili di Urbino. 5

6 Non sappiamo esattamente se tale "esercizio accademico" sia stato, storicamente, il primo svolto in Urbino (alcuni semplici deduzioni ce lo farebbero supporre): certo è che l'avanzamento delle conoscenze scientifiche aveva reso necessario anche ad Urbino un costante aggiornamento in contenuti e metodi della didattica universitaria; nel caso specifico la fisica sperimentale comportava, per il docente, lo svolgimento di un programma annuale supportato da un certo numero di dimostrazioni sperimentali con l'obbligo di preparare gli studenti a presentare, a fine anno, la Pubblica Accademia di Fisica Sperimentale. Quest'ultima era strutturata in una specie di spettacolo teatrale (generalmente serale) in cui gli alunni, a dimostrazione del profitto raggiunto, presentavano un argomento pertinente alla fisica con prologo iniziale, dialoghi, singole dissertazioni ed esperimenti finali. Chiudeva il programma la recita da parte di un alunno di un sonetto per ringraziare «i mecenati e la nobile udienza». Un deciso passo in avanti verso la costituzione nell'università di un Gabinetto Fisico si ebbe nel novembre del 1799 allorché il Moriconi, scrivendo alla Congregazione, manifestò il desiderio di cedere le proprie macchine (che erano depositate in S. Girolamo) all'università chiedendo in cambio, però, alcune contropartite. Un documento senza data ma all'incirca di quel periodo, ben riassume i termini della questione: Fra Luigi Moriconi ex Generale della Congregazione del B. Pietro da Pisa di famiglia nel monastero di S. Girolamo di Urbino Oratore Umilissimo di Vostra Signoria Illustrissima e Reverendissima con tutto l'ossequio le rappresenta ritrovarsi alcune macchine fisiche e le credenze per custodirle, da se costruite colla propria industria, e fatica: queste per vantaggio pubblico della studiosa gioventù, e per fare cosa grata all'università della suddetta città che le desidera, di cui l'oratore per il corso di quaranta, e più anni è stato professore pubblico di matematiche, al presente giubilato, bramerebbe cederle alla medesima università, la quale non ha alcuna macchina per le fisiche esperienze; con tale cessione verrebbe l'oratore dalla riferita università destinato pubblico direttore delle macchine sua vita durante (impiego per l'oratore onorifico, e di qualche vantaggio) con l'annuo emolumento di scudi 50, e per le credenze percepirebbe la somma di scudi sessanta, supplica pertanto Vostra Signoria Illustrissima e Reverendissima accordarle il necessario beneplacito per fare una tale cessione... Le richieste vennero accettate dalla Congregazione degli studi e la cessione delle macchine e l'acquisto delle credenze per la custodia delle macchine si formalizzò con un atto notarile datato 3 aprile Il P. Moriconi cedette quindici strumenti scientifici (l'elenco dettagliato si trova nelle carte dell'atto notarile) all'università con gli accordi che «fintanto le suddette macchine resteranno in deposito in S. Geronimo sia in libertà del lettore di filosofia protempore della università di prevalersi delle medesime co suoi scolari, ma però sotto la direzione dello stesso R.mo Padre Moriconi, come Direttore Pubblico e Custode di quelle. Secondariamente, che fatto il trasporto delle macchine, e credenze, quale dovrà essere a carico della università; nelle camere da essa destinate, le chiavi delle medesime debbino essere sempre presso l`anzidetto R.mo P. Moriconi, che avrà l`obbligo di intervenire alla occorrenza per la direzione degli esperimenti, che dal lettore suddetto di filosofia si faranno per istruire li scolari». 6

7 Fig. 3 Atto notarile del 3 aprile 1800 con cui il girolamino Luigi Moriconi cede le sue macchine fisiche all'università di Urbino. 7

8 Poco tempo dopo, le macchine e gli armadi vennero trasportati in una delle stanze del Collegio dei Nobili. Tale ambiente, inteso come luogo di raccolta, conservazione e uso degli strumenti scientifici, costituì, storicamente, l'erigendo Gabinetto di Fisica dell'università di Urbino e può a ragione essere considerato, seppure ancora non formalmente (il nome "Gabinetto di Fisica" o "Gabinetto Fisico" comparirà nelle carte molto più tardi), come l'atto di nascita di tale istituzione. Il primo ottocento - La collaborazione tra il P. Cavallero, lettore ufficiale alla cattedra di fisica, e il P. Moriconi, custode e direttore degli esperimenti fisici, continuò fino al Nonostante le vicissitudini politiche urbinate di questo periodo, sappiamo che il fratecostruttore continuò a proporre e a costruire apparati per incrementare la dotazione strumentale dell'università. In una sua nota del febbraio 1802 dal titolo «Macchine che si crederebbero necessarie per la Camera delle Esperienze onde far l'accademia Sperimentale» si propongono alla Congregazione sette strumenti scientifici (con accanto i relativi costi) di cui quattro di meccanica, due di ottica e uno d'idrostatica. Il tipo di strumentazione richiesta ci fornisce preziose informazioni su quali dovessero essere gli argomenti e gli esperimenti con cui dovevano cimentarsi a fine anno gli studenti del Cavallero. E' anche chiaro che in questa prima fase di vita del Gabinetto gran parte della strumentazione progettata e costruita era finalizzata al programma dell'accademia Sperimentale ma sarebbe anche interessante capire fino a che punto l'ntroduzione della pratica strumentale nell'insegnamento abbia influito sulla scelta del lettore nello stabilire i contenuti del Corso e dell'accademia. Il Moriconi rimase attivo fino a pochi mesi prima della sua morte avvenuta presumibilmente all'inizio di maggio del Ancora nel gennaio di quell'anno redigeva per la Congregazione un elenco di «pezzi fatti di nuovo per le machine fisiche». Curiosamente va segnalato nell'elenco forse il primo acquisto operato dalla Congregazione fuori Urbino: trattasi di «una sfera armillare venuta da Venezia del prezzo di pavoli 21 compreso il porto e gabella». Alla morte del Moriconi un atto notarile ci informa che una delegazione della Congregazione degli studi procedette alla verifica di tutte le macchine presenti nella camera fisica del Collegio dei Nobili. Si trovarono alcuni strumenti mancanti che vennero successivamente recuperati nel Convento di S. Girolamo perchè, come testimoniò il Cavallero, il Moriconi aveva l'uso di restaurare alcune macchine nel Convento. Sul piano didattico la morte del Moriconi ebbe come conseguenza anche una ridistribuzione nell'ateneo delle cattedre scientifiche: la matematica (ridisegnata con il nome di "geometria piana e matematica") fu richiesta dal Cavallero che a sua volta cedette quella di fisica sperimentale al girolamino Giuseppe Maria Santolini che la mantenne fino al Nel settembre del 1805 la Congregazione degli studi elesse Angelo Viviani «Conservatore delle macchine e Direttore dei fisici esperimenti». Da un elenco di pezzi accluso alla nomina, sappiamo che nella camera fisica vi erano 22 strumenti scientifici, numero che salì nel 1807 a 23 per l'arrivo di una "siringa pirica" da Firenze. Quanto alle regole vigenti nel laboratorio, queste erano piuttosto rigide: il Viviani era responsabile di «qualunque rottura o frazione di macchine sempre che queste non si rompessero in qualche pubblico esperimento»; doveva costantemente aggiornare l'elenco delle macchine al mensale dell'università, tenere le chiavi della stanza e non introdurvi alcuna persona che non fosse «onesta, proba ed intelligente»; inoltre egli non poteva dare «alcun pubblico o semipubblico esperimento» se prima non avesse avuto «per iscritto l'ordine dall'ill.mo Signor mensale pro tempore» (che doveva a sua volta essere attivato da una 8

9 richiesta del lettore). Infine, per le esercitazioni, il Viviani doveva prestarsi «in ogni miglior modo alla direzione degli sperimenti allorquando il lettore di fisica o quello di filosofia vorranno esercitare i loro scolari». Viviani mantenne il suo incarico presumibilmente fino al 1807 perchè «sopraggiunto nel 1808 il Governo Italico, le letture rimasero sospese». Nel 1809, per le note vicende napoleoniche, l'università urbinate venne definitivamente soppressa e sostituita da un Regio Liceo Convitto con sede nel medesimo Collegio dei Nobili che, per l'occasione, venne ribattezzato "Collegio Nazionale". In queste mutate condizioni politiche il Viviani lasciò l'incarico di conservatore del Gabinetto Fisico per assumere quello di commissario di polizia (dai documenti consultati sembrerebbe una decisione imposta dagli eventi). Il 14 maggio 1809 il Reggente del Liceo Angelo Gasparri, alla presenza del medesimo Viviani, consegnò le chiavi e le macchine del Gabinetto al nuovo professore di fisica del Liceo, il bresciano Angelo Bodei il quale, formalmente, oltre all'insegnamento assunse anche la custodia e la direzione degli esperimenti. Con il ritorno della restaurazione l'università riaprì nel 1814 e nel novembre dello stesso anno il Viviani venne reintegrato nelle sue funzioni di conservatore e direttore degli esperimenti fisici. La riapertura, tuttavia, non fu troppo felice: i gravi problemi economici in cui versava l'università imposero un drastico ridimensionamento delle cattedre e per i lettori si ebbe una significativa riduzione degli stipendi. Nel 1815 a Viviani venne offerta annualmente «una gratificazione in zucchero, caffè, cioccolato per la spesa di scudi 12», integrata nell'agosto del 1817 da un assegno aggiuntivo di scudi sei. La situazione migliorò sensibilmente nel 1821 allorché la Congregazione decise di portare l'onorario annuo del Viviani a scudi 50 equiparandolo «al lettore filosofo». Frattanto verso la metà del 1815, un importante avvenimento si era verificato: il trasloco di tutti gli strumenti di fisica dal Collegio dei Nobili alla «casa dell'università» locata «avanti la corte in piazza grande». Tale edificio, che era ubicato di fronte all'attuale piazza del Rinascimento, venne in seguito demolito per far posto al palazzo del nuovo seminario. In questa nuova sede vennero sistemati in più stanze i gabinetti scientifici di Fisica, Chimica e Scienze Naturali che lì rimasero fino agli anni quaranta dell'ottocento. «Custodi delle macchine fisiche» e «Direttori dei fisici esperimenti» nell università di Urbino dal 1779 al 1831 Luigi Moriconi Angelo Viviani ; Andrea Marcantonj Tabella 2. «Custodi delle macchine fisiche» e «Direttori dei fisici esperimenti» nell Università di Urbino dal 1779 al Circa la loro disposizione da un inventario dei gabinetti datato 1825 apprendiamo che l'area museale era costituita da 9 stanze: tre per il museo di storia naturale, due per la fisica (ma in altri inventari si cita anche una terza stanza), due per la chimica più un laboratorio chimico e una stanzetta dove si conservavano materiali per gli esperimenti chimici. Questi musei, a partire dall'anno accademico e fino all'unità d'italia, si ritrovano 9

10 costantemente citati nell «Album Pontificiæ Universitatis Urbini Una Cum kalendario» nel seguente modo: «Musea Physicæ, Historiæ Naturalis, Anatomiæ, Pathologiæ, Officina Chymiæ, Hortus Botanices curantur a professoribus earumdem disciplinarum». Quanto agli strumenti, è a partire dal 1816 che il Gabinetto Fisico iniziò ad incrementare la sua dotazione. Non è chiaro se il Viviani fosse, sulla scia del Moriconi, un costruttore di strumenti scientifici: sta di fatto che diversi documenti indicano che egli possedeva in casa un buon numero di strumenti scientifici come anche pezzi di mineralogia, storia naturale e che li usasse per scambi o vendite. In effetti il Viviani propose più volte alla Congregazione non solo l'acquisto di proprie macchine fisiche ma anche veri e propri scambi di pezzi. Ad esempio nel 1816 egli propose alla Congregazione lo scambio di un microscopio solare dell'università con alcuni strumenti scientifici di sua proprietà tra cui una bilancia; parimenti il 7 gennaio del 1818 propose la vendita di varie macchine fisiche. Di tale vendita, che almeno per alcuni pezzi andò a buon fine, ci è rimasto un documento che recita «Di alcune macchine che si fanno vendibili da Angelo Viviani e che prima di esibirle ad altri le presenta ai S.S. Rettori della Università d'urbino». Il documento riporta un elenco di 21 macchine tra le quali, al primo posto, si cita «un telescopio con bussola snodata e quadrante per la misura degli angoli, il tutto posto sopra d'un sostegno di legno verniciato di rosso». Questo bel telescopio a riflessione, oggi con il sostegno verniciato in nero, è tuttora conservato presso il Museo del Gabinetto di Fisica dell'università di Urbino (fig. 4). Fig. 4 Telescopio a riflessione, modello Gregory, venduto per sette scudi da Angelo Viviani all'università di Urbino nel

11 I documenti di questo periodo riportano anche altri acquisti: il 30 giugno 1820 furono acquistati per scudi 3 e baiocchi 10 due idrometri (pesa-liquori) a zavorra di mercurio; nel 1822 si acquistarono per scudi 12 un termoscopio, una fontana di Erone e un idrobolo (antenato dell'estintore), quest'ultimo comprato dal professore di idraulica Luigi Sacchi, romano, abitante in Pesaro. Oltre agli acquisti, la collezione si arricchì anche di alcune donazioni. In particolare risultano numerose quelle del Viviani stesso. Negli inventari ufficiali di quel periodo si trovano, infatti, molti pezzi marcati come «donazione Viviani», la maggior parte dei quali, però, elargita qualche anno prima della sua morte. D altra parte il Viviani dovette pur sentirsi maggiormente legato alla struttura e responsabile del proprio operato allorché, probabilmente intorno al 1821, divenne "direttore del Gabinetto di Fisica e Storia Naturale dell'università di Urbino. Tale incarico (la data del 1821 non è sicura) fu la diretta conseguenza della nomina del Viviani a docente di fisica dell'università, impegno che egli mantenne fino a pochi giorni prima della sua morte, sopraggiunta il 5 agosto del Anche se dopo la sua morte si riscontrarono nel Gabinetto anomalie e pezzi mancanti, a conti fatti, l operato del Viviani fu decisamente positivo: sotto la sua gestione il numero totale degli strumenti scientifici del Gabinetto di Fisica lievitò dai 22 del 1805 ai 68 presenti in un inventario datato 6 luglio 1825 fino ad arrivare agli 81 pezzi (94 se conteggiati anche i doppioni) riportati in un altro inventario databile all'incirca intorno agli anni Il 24 agosto del 1830 la cattedra di fisica del Viviani fu dichiarata vacante (fig. 5). Secondo le norme della bolla "Quod divina sapientia" venne subito attivata la procedura per reperire il nuovo professore. Il concorso, che si chiuse il 25 ottobre, decretò la nomina, quale unico candidato, di Andrea Marcantonj alla cattedra urbinate di «fisica generale e sperimentale». Questi, che fino ad allora aveva ricoperto nella medesima università le cattedre di chimica e botanica, mantenendo il doppio incarico, verso la fine del 1830, iniziò ad insegnare la botanica e la fisica. Tali incarichi durarono solo pochi mesi. 11

12 Fig. 5 Bando di concorso, datato 24 agosto 1830, 12

13 per la cattedra di fisica «universalis et experimentalis» nell'università di Urbino. Il concorso fu vinto dal Prof. Andrea Marcantonj. Nel 1831 per i moti di Romagna e delle Marche l'università venne sospesa. Gli insorti costituirono un comitato provinciale appoggiato anche da un gruppo di docenti dell'università di Urbino tra cui figurava anche il Marcantonj. Ristabilito l'ordine, il 24 maggio 1831 il Marcantonj venne destituito dalle cattedre di fisica e botanica ed esiliato. Nel 1832, riaperta l'università, arrivò dalla Congregazione degli studi di Roma l'assenso a poter ricoprire le cattedre vacanti di fisica e di "algebra e geometria" con un «lettor filosofo scolopio». In sostanza si realizzava un più ampio progetto, finalizzato alla possibilità di poter sostituire i professori esiliati con i padri delle Scuole Pie che insegnavano nel Collegio dei Nobili di Urbino. Frattanto da Roma, con decreto, si migliorarono le condizioni economiche dell'università di Urbino e, con notifica del 4 agosto 1832, la si dichiarava «Pontificia Università Provinciale». Per l'occasione venne ampliata la biblioteca, si acquistò una nuova e prestigiosa sede qual era quella del palazzo Bonaventura e si riorganizzarono e potenziarono i gabinetti scientifici. Come riconosciuta struttura universitaria nasce, così, ufficialmente il Gabinetto di Fisica. Suo primo direttore fu lo scolopio Cesare Magherini, rettore del Collegio dei Nobili e sostituto del Marcantonj alla cattedra di Fisica nell'università di Urbino. L'arrivo del Magherini e le nuove favorevoli condizioni economiche, produssero un immediato potenziamento della nuova e riconosciuta struttura: da un «Inventario generale de capitali stabili e mobili della Pontificia Università degli Studi di Urbino» del 1833 il numero degli strumenti in dotazione al Gabinetto di Fisica risulta salito a 122 unità, con un evidente incremento di pezzi in soli pochi anni. Magherini mantenne per quattordici anni la direzione del Gabinetto di Fisica, insegnando contemporaneamente fisica e filosofia al Collegio e all'università. Alla sua morte, avvenuta nel 1846, dovendosi nel Collegio dei Nobili rinnovare le sue cariche (rettorato ed insegnamenti) il P. Pendola, governatore della provincia, destinò al rettorato il letterato Alessandro Checcucci e chiamò alla cattedra di fisica, dal collegio senese "Tolomei" dove nel frattempo insegnava "matematica e filosofia", il giovane Alessandro Serpieri. L'epoca del Serpieri - Lo scolopio Alessandro Serpieri ( ) arrivò in Urbino verso la fine del 1846, qui vi rimase fino al La sua venuta, storicamente, coincise con il periodo più fecondo e di massimo splendore per il Gabinetto di Fisica. Sotto la sua direzione il Gabinetto si potenziò e si arricchì di numerosi strumenti scientifici (tanto da raggiungere negli anni ottanta la ragguardevole dotazione di diverse centinaia di pezzi), di un ottimo macchinista (Achille Scateni) e, a partire dal 1850, anche stabilmente di un osservatorio meteorologico e sismologico. Egli fu una nobile figura di educatore ma soprattutto lo scienziato più importante ed influente della città di Urbino e, senza dubbio, uno tra i più rappresentativi dell intero territorio marchigiano. Eclettico nel pensiero e nell'azione, il Serpieri si interessò di fisica, astronomia, meteorologia e sismologia. Al pari di altri scienziati di provincia si distinse nella didassi e nella ricerca scientifica con note e lavori, alcuni dei quali anche originali. Da questo punto di vista la sua figura è paragonabile al tipico scienziato post-unitario polivalente, duttile, in grado di coltivare numerose branche della scienza tra loro simili o contigue e di coglierne indifferentemente aspetti importanti ai fini della didattica e della ricerca. Anche in questo il Serpieri si mostrò un tipico figlio del suo tempo. Una testimonianza del suo vigoroso impegno scientifico ci è anche fornita dal suo epistolario costituito da circa mille lettere inviate al Serpieri da scienziati italiani e stranieri. 13

14 Non è compito di questo lavoro tratteggiare direttamente gli scritti e lumeggiare i contributi scientifici offerti dal Serpieri nelle sue aree di ricerca, né tanto meno descrivere le sue notevoli capacità di educatore o indagare il suo impegno profuso nelle scienze letterarie, religiose o filosofiche; non possiamo comunque sottacere i profondi insegnamenti di due valenti maestri del Serpieri, i Padri Cesare Magherini e Giovanni Inghirami che fin dall'inizio ne seppero forgiare la dinamica personalità di uomo e di scienziato, per quasi un quarantennio ai servigi non solo della vita universitaria e civile di Urbino ma anche della sua rinascita culturale. Basti pensare, a questo proposito, oltre che alla fondazione dell'osservatorio Meteorologico e al suo progetto di porre Urbino a capo di una società meteorologica che facesse regolare uso del telegrafo (Serpieri fu tra i primi in Italia a lanciare tale idea), anche al suo impegno per la valorizzazione delle lettere e delle arti con la fondazione della rivista urbinate di Scienze Lettere ed Arti o anche alla sua attività svolta per l'accademia Raffaello. Giunto -come già detto- ad Urbino nel 1846 il Serpieri iniziò nel novembre ad insegnare fisica nel Collegio dei Nobili. Due mesi dopo arrivò la medesima nomina anche dall'università (il relativo decreto ministeriale è datato 19/1/1847), così, a soli 23 anni, fu pubblico professore di fisica al collegio e all'università, cariche che poi mantenne ininterrottamente fino al Docenti di Fisica dell'università di Urbino nel XIX secolo Lettore Periodo Cavallero Andrea (scolopio) Santolini Giuseppe Maria (girolamino) Angelo Bodei Angelo Viviani 1821? Andrea Marcantonj 1830 novembre 1831 marzo? Cesare Magherini (scolopio) Alessandro Serpieri (scolopio) Giuseppe Martinotti Augusto Rovida 1897 Aristide Fiorentino Tabella 3. Docenti di Fisica dell'università di Urbino nel XIX secolo. La chiamata universitaria comportò automaticamente anche la sua nomina alla direzione del Gabinetto di Fisica dell'università. Da questo momento in poi la dotazione strumentale del laboratorio fu, anno dopo anno, incrementata con numerosi acquisti presso costruttori italiani e stranieri. Tuttavia dai documenti consultati risulta che solo a partire dagli anni sessanta egli poté disporre di mezzi e sussidi economici adeguati ai bisogni del suo 14

15 Gabinetto; non così fu ai primordi della sua carriera didattica e scientifica per le precarie condizioni economiche in cui versava l'ateneo urbinate. Nonostante le generali difficoltà, stupisce, tuttavia, la capacità con cui egli riusciva ad incrementarne, anche se di poche unità all'anno, la dotazione strumentale e a sanare, quando necessitava, difficoltà economiche. Ne è esempio un episodio, probabilmente relativo a uno dei suoi primi acquisti fatti dopo la nomina a direttore del Gabinetto: si tratta di una «macchina comprata alla fiera di Senigallia» ovvero di un dagherrotipo completo dei suoi accessori (fig. 6), come risulta da una nota-spesa del Fig. 6 Dagherrotipo con lastre fotografiche ed accessori per pulirle. Fu acquistato dal Serpieri nel 1847 a Senigallia. Il costo della macchina ammontava a 40 scudi e il 7 settembre di quell'anno il Serpieri richiese il mandato per l'acquisto del pezzo ma l'economo dell'università, tal Giuseppe Ciccolini, vista esaurita la dotazione del Gabinetto di Fisica, gli inviò un importo di soli 30 scudi. La questione si risolse l'anno successivo con l'invio da parte del Serpieri di una dettagliata e persuasiva relazione sull'acquisto fatto e con il completo rimborso della somma spesa. Al di là dell'abilità intermediaria del giovane scolopio, va qui sottolineata soprattutto la sua precoce attenzione verso le novità scientifiche -le prime applicazioni pratiche del dagherrotipo si ebbero 15

16 solo dopo il 1840-, un aspetto questo che sarà un motivo puntuale e dominante di tutta la sua attività didattica e scientifica successiva. Un altro esempio delle sue qualità scientifiche è relativo all'istituzione nel 1850, su una torretta del palazzo degli scolopi, di un osservatorio meteorologico (il primo fondato nelle Marche) che egli manterrà attivo fino al In quel frangente l'osservatorio necessitava di un corredo strumentale di buona qualità e il Serpieri scelse diversi strumenti tra cui numerosi pezzi di Angelo Bellani, uno dei costruttori italiani più importanti del XIX secolo. L'episodio mostra una già matura capacità critica del Nostro che, ancora ai primordi della sua carriera scientifica, non esita ad acquistare la migliore strumentazione in circolazione e quando, alcuni anni più tardi, non troverà più ditte o costruttori italiani in grado di garantirgli standard qualitativi adeguati, non esiterà a rivolgersi all'estero, in Francia, presso l'atelier Secretan, uno dei migliori del tempo. Dell'originario nucleo strumentale dell'osservatorio sono sopravvissuti solo un paio di igrometri ad assorbimento: il primo a corda di budello di Bellani firmato dal costruttore perugino Gaetano Pizzali; il secondo a capello di Seaussure. Nel 1860 il Gabinetto di Fisica si arricchì di un bravissimo costruttore locale di strumenti scientifici, Achille Scateni. In quell'anno lo Scateni fu, infatti, nominato custode del palazzo universitario e contemporaneamente assistente ai Gabinetti di Chimica e Fisica, mantenendo tale incarico fino all'anno accademico Non abbiamo molte informazioni su questo valente artefice che, come era allora prassi nei laboratori di fisica, esercitava il mestiere di macchinista. Sappiamo che inizialmente svolgeva l'attività di orologiaio, definendosi di scuola ginevrina. Sotto la vigile e competente guida del Serpieri egli fu un esperto ideatore, costruttore e riparatore di strumenti fisici, molti dei quali sono ancora oggi conservati presso il Museo del Gabinetto di Fisica dell'università di Urbino. Abile anche nelle modifiche di alcuni apparati, lo Scateni si distinse nella costruzione di diversi pezzi tra cui spiccano una bella macchina di Atwood, oggi conservata presso il Gabinetto di Fisica del Liceo Classico "Raffaello" di Urbino, una pompa pneumatica modello Deleuil, una grande macchina elettrostatica alla Winter e, soprattutto, alcune bilance di precisione di così buona fattura da non temere il confronto con quelle fabbricate presso le più importanti officine estere, come risulta da un documento del 1880 in cui è espresso un giudizio della Commissione Consultiva per Pesi e Misure di Firenze. Nel 1883 lo Scateni ideò e costruì, molto probabilmente con la consulenza teorica del Serpieri, un sismografo composto da una parte rivelatrice e da una registratoria che, come egli stesso dichiarava in una pubblicazione del 1883, era in grado di rilevare «con la massima esattezza e facilità, l'ora, la durata, la direzione e ogni altra fase del fenomeno». Purtroppo delle due parti, solo quella rivelatrice è sopravvissuta unitamente ad un secondo sismografo (a registrazione grafica) per scosse sussultorie che, da alcuni documenti, risulterebbe sempre del medesimo Scateni e coevo al primo. Alla morte dello Scateni (circa 1890) diversi assistenti meccanici gli successero al Gabinetto di Fisica: dapprima Filippo Cangini, poi, dal 1908 al 1937, Giuseppe Basili quindi Fausto Santini ed infine, dal 1945 al 1963 Pasquale Logli. L'entrata in ruolo nel 1860 dello Scateni nel Gabinetto di Fisica coincise anche con una migliore situazione economica generale dell'università, specialmente a partire dall Unità d Italia. Nel 1861 l università passò da Pontificia a Libera Università Provinciale. Nel medesimo anno fu stanziata una prima cifra di 1980 e l anno successivo quella di 1850 per l'arredamento dei Gabinetti scientifici di Fisica, Chimica Generale, Mineralogia e per quello dell'orto Botanico. Del medesimo anno è anche un preventivo spese a firma Serpieri, in cui risulta l acquisto di «apparecchi sommamente necessari al gabinetto fisico» per Sempre dai documenti rinvenuti risulta che certamente per gli anni 1862 e 1863 la 16

17 Deputazione Provinciale di Pesaro e Urbino stanziò per le necessità del «Gabinetto fisico» la cifra annuale di 1600, una somma ragguardevole se si pensa che il medesimo onorario annuo del Serpieri ammontava a 1200 (anche se con l'inizio dell'anno accademico il suo stipendio ebbe un sostanzioso incremento passando da 1200 a 2000 lire). Dalla lettura di tali note risulta che i primi acquisti dopo l unità furono commissionati a ditte importanti quali «Dell Acqua» (1863) e «Longoni Duroni e Dell'acqua», entrambe di Milano, al Cecchi di Firenze e al meccanico Secretan di Parigi. Nel 1864 il Serpieri continuò a servirsi dei meccanici Longoni, Duroni e dell'acqua che nel frattempo avevano fondato il Tecnomasio Italiano, una ditta che ebbe in seguito una notevole fortuna commerciale. In questo periodo si segnalano numerosi acquisti interessanti effettuati a Parigi dal Secretan; eccone alcuni fedelmente ritrascritti: «spettrometro di Duboscq» ( 350, mancante), «batteria composta da nove bottiglie di Leida» ( 80), «rocchetto di Ruhnkorff con accessori» ( 500), «due romboidi di spato d'islanda» ( 55, uno mancante), «spettrometro di Kirkoffe [sic] e Bunsen» ( 300), «carte e colori ozonometrici» ( 6, mancanti), «tubo scintillante» ( 80), «elettrometro di Bohnemberger a pile secche con nuovo congegno per l'avvicinarsi» ( 40), «un eccitatore universale» ( 80) e «un Carillon à bouteille» ( 80). Tranne che per i pezzi marcati mancante, andati perduti, tutti gli altri sono attualmente conservati presso il Museo del Gabinetto di Fisica dell'università di Urbino. Intorno al 1870 la dotazione annuale del Gabinetto Fisico era scesa a lire In questo periodo si segnalano numerosi acquisti di pezzi fatti presso il meccanico napoletano Filippo De Palma ( circa). Nel 1871 il Serpieri vi comprò macchine e pezzi per un totale di 995 lire. Riportiamo fedelmente alcuni tra gli acquisti di maggior interesse: «pila termoelettrica con riflettore conico» ( 95), «galvanometro a filo lunghissimo per delicate esperienze» ( 300), «apparato elettro-magnetico di Clarke col doppio sistema di rocchetti» ( 390, fig. 7), «termometro di Kinnersly» ( 20), Fig. 7 Macchina magneto-elettrica di Clarke. Fu acquistata dal Serpieri a Napoli nel

18 «spettroscopio a visione diretta del Prof. Donati di Firenze» ( 120, mancante), «polariscopio di Savart» ( 40, mancante). Del De Palma è anche una delle macchine più costose mai acquistate dal Serpieri; in un suo rendiconto spese del 20 Gennaio 1873 scrive: «In questi giorni è arrivata la grande macchina di Foucault del maccanico De Palma di Napoli per la conversione del moto in calore e vari accessori, 700». A partire dal 1880 il Serpieri iniziò a servirsi, con una certa regolarità, dalla ditta Dall'Eco di Firenze. In quell'anno la dotazione del Gabinetto di Fisica doveva essere almeno di 1000 lire. Infatti da un conteggio ricavato sommando le ricevute rilasciate da varie ditte e dall'artigiano meccanico urbinate Filippo Cangini, che aveva svolto per ordine del Serpieri alcuni lavori di manutenzione e riparo della strumentazione di laboratorio, risulta una spesa annua di lire. Da questi ultimi anni in poi le vicende del Gabinetto di Fisica, che oramai aveva raggiunto forse la massima dotazione strumentale (centinaia di pezzi) della sua storia, si intrecciano con gli eventi storico-politici dell'italia del tempo. Nel 1884 lo scontro in Urbino tra forze clericali ed anticlericali si acuì a tal punto da produrre la secolarizzazione delle scuole. Gli scolopi, sentendosi direttamente minacciati, abbandonarono il collegio. Il 21 ottobre 1884, anche per volere dei suoi superiori, Serpieri partì da Urbino per recarsi alla Badia Fiesolana dove si spense il 2 febbraio Le vicende del laboratorio dopo il Dopo la partenza del Serpieri vari docenti si alternarono alla direzione del Gabinetto di Fisica, all interno del corso di studi di Farmacia. C è da ritenere che in quegli anni l acquisizione di nuovi strumenti subisse una battuta d arresto. Infatti nel 1900 Aristide Fiorentino, allora responsabile del laboratorio, dichiarava: Il laboratorio, per il numero molto limitato di strumenti di misura validi, non permette assolutamente di compiere delle esercitazioni di fisica in un corso sufficientemente esteso. Ci si deve limitare ad un numero molto piccolo di semplici esperienze ed il tempo che resta è dedicato al completamento delle conoscenze teoriche degli studenti. A quest affermazione va attribuito comunque valore relativo; infatti da un inchiesta di B. Weinberg sull insegnamento sperimentale della fisica in Italia negli ultimissimi anni dell ottocento, risulta che ad Urbino venivano comunque eseguite 96 esperienze didattiche di laboratorio. All inizio del 900 il Gabinetto di Fisica riprese ad arricchirsi di nuova strumentazione. Da alcune spese d inventario per l acquisto di apparecchiature, risulta infatti che negli anni il Gabinetto usufruì di una dotazione media annuale di circa duecento lire. Si tratta comunque di una cifra modesta se confrontata con le 7000 lire dello stipendio annuo di un professore ordinario del La situazione economica del laboratorio di Urbino non era comunque molto diversa da quella di altri laboratori italiani in quegli anni: Garbasso nel 1912 lamentava che il Gabinetto di Fisica dell università di Genova disponesse annualmente di sole 2000 lire, il 4% della dotazione dell Istituto di Fisica di Gottinga. Tra le due guerre l attività del laboratorio fu principalmente legata alla figura di Giovanni Tamburini, attivo ad Urbino tra il 1920 e il 1943, che si interessò principalmente di meteorologia, divenendo anche direttore dell Osservatorio Meteorologico di Rimini. 18

19 Direttori del Gabinetto di Fisica dal XIX al XXI secolo Cesare Magherini Alessandro Serpieri Giuseppe Martinotti Augusto Rovida Aristide Fiorentino Tito Alippi Carlo Del Lungo Giuseppe Crestani Mariano Pierucci Giovanni Tamburini Ercole Borgogelli Flavio Vetrano Dal 1988 Tabella 4. Direttori del Gabinetto di Fisica dal XIX al XXI secolo. Dal dopoguerra ad oggi l attività didattica e quella di ricerca non hanno sostanzialmente modificato, fatta eccezione per alcune sporadiche donazioni, la dotazione strumentale del Gabinetto di Fisica. Conclusioni - In questi ultimi anni le vicende storiche del Gabinetto e dei suoi strumenti sono stati oggetto di lavori e di studi sia sul piano storico-scientifico che su quello museale. Ancora molto resta da fare; tuttavia la ricerca locale di documenti, la catalogazione ed il restauro di pressoché tutti gli strumenti e lo studio di una parte di essi ci hanno già permesso di mettere in luce un primo dato rilevante: accanto alla incomparabile stagione della scienza rinascimentale urbinate vi fu, soprattutto nell ottocento, un discreto sviluppo degli studi scientifici in Urbino, testimoniato non solo dalla rarità e dall originalità di alcuni pezzi della collezione ma anche dal fervore di misure ed esperimenti originali nonché da una didattica rinnovata e scientificamente valida. Quanto al Museo, purtroppo esso è rimasto chiuso al pubblico per lungo tempo e le attività del Gabinetto di Fisica hanno subito un drastico ridimensionamento. Nel settembre 1997 e nel marzo 1998 due forti scosse di terremoto hanno danneggiato gravemente i locali del Gabinetto di Fisica; il Museo ed alcuni suoi strumenti scientifici hanno subito ingenti danni. A distanza di diversi anni da quegli infausti eventi solo recentemente alcuni originali locali, modificati e ristrutturati, ci sono stati riconsegnati; la speranza è che questa benemerita celebrazione per i cinquecento anni della nascita dell'università di Urbino sia una valida 19

20 occasione per ridare luce e nuovo impulso alla più antica istituzione scientifica dell'ateneo urbinate. 20

21 Bibliografia essenziale Manoscritti: Biblioteca universitaria di Urbino (d'ora in poi BuU), fondo dell'università: b. 80, fascc. 6, 9; b. 90, fascc. 2, 8, 9, 11, 13; Archivio universitario di Urbino (d'ora in poi AuU), scansia IV, vol. 80; Allegati ai consuntivi: 1800, scansia 3, b. 40; 1820, scansia 3, b. 41; 1845/1847, anno 1847, b. 57, fasc. 3, mandato 60; Atti della commissione: 1865, b. 13, fasc. 7; 1866, b. 15, fasc. 5; b. 17, fasc. 6; 1873, b. 18, fasc. 6; 1874, b. 19, fasc. 5; 1877, b. 22, fasc. 1; 1878, b. 23, fasc. 1; 1879, b. 24, fasc. 1; 1881, b. 27, fasc.1; 1883, b. 29, fasc.1; 1884, b. 30, fasc. 1; 1885, b. 31, fasc.1, b. 32, fasc. 5; 1887, b. 35, fasc. 3. Archivio del Comune di Urbino (d'ora in poi AcU), bb. 105, fasc. 12; 109, fasc. 16; A. Lazzari, Dello studio pubblico ed Università d Urbino discorso dell Arcip. D. Andrea Lazzari, In «Antichità picene», Tomo XXVI, Fermo 1796, pp Album pontificiæ universitatis urbini una cum kalendario ( e ss.), AcU, b. 110, fasc. 11. G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, vol. LXXXVI, Venezia 1857, pp , A. Gemelli, S. Vismara, La riforma degli studi universitari negli Stati Pontifici ( ), Milano 1933, pp , F. Marra, Chartularium. Per una storia della Università di Urbino, 2 Vols., Urbino P. Bernardini, F. Vetrano, R. Mantovani, Dieci strumenti dell'antico laboratorio di fisica dell'università urbinate, in «Studi Urbinati», LX, C, 29, Urbino 1987, pp P. Bernardini, F. Vetrano, R. Mantovani, Gli strumenti conservati presso l antico laboratorio di fisica dell università di Urbino, in «Atti del XXVI Congresso Nazionale A.I.F. La Fisica nella Scuola», Anno XXI, N. 2, Aprile-giugno 1988, pp P. Bernardini, F. Vetrano, R. Mantovani, Un antico laboratorio di fisica ad Urbino, in «Atti del VIII Congresso Nazionale di Storia della Fisica», Pavia 1988, pp P. Bernardini, R. Mantovani, F. Vetrano, Sul ritrovamento di antichi documenti relativi all'attività del Gabinetto di Fisica dell'università di Urbino, in «Atti del IX Congresso Nazionale di Storia della Fisica», Pavia 1989, pp R. Mantovani, Su un antico sismografo usato dal Serpieri, in «Atti del IX Congresso Nazionale di Storia della Fisica», Pavia 1989, pp G. Mancini, R. Mantovani, Il Gabinetto di Fisica dell'università di Urbino ed i suoi strumenti, in F. Vetrano (a cura di), Guida alla Mostra, Università degli Studi di Urbino, Urbino 1989, pp F. Grianti, R. Mantovani, F. Vetrano, I sismografi usati da Alessandro Serpieri nell'antico Gabinetto di Fisica dell'università di Urbino, in «Gli Strumenti Sismici Storici. Italia e Contesto Europeo», Bologna 1990, pp R. Mantovani, L. Santelli, F. Vetrano, I globi conservati nel Gabinetto di Fisica dell'università di Urbino, in «Geografia», XIII, 4, Roma 1990, pp

22 R. Mantovani, F. Vetrano, Una realtà dimenticata: il Gabinetto di Fisica dell'università di Urbino, in G. Dragoni (a cura di), INSTRUMENTA. Il patrimonio storico scientifico italiano: una realtà straordinaria, Bologna 1991, pp R. Mantovani, F. Vetrano, Le ricerche e l'insegnamento dello scolopio urbinate Alessandro Serpieri, in «Didattica delle Scienze», anno XXVI, n. 152, febbraio 1991, pp R. Mantovani, F. Vetrano, Inventario del carteggio scientifico inviato allo scolopio Alessandro Serpieri, in «Nuncius», IV, fasc. 1, Firenze 1991, pp W. R. Shea (a cura di), Storia delle scienze. Le scienze fisiche e astronomiche, Torino 1992, pp R. Mantovani, F. Vetrano, passim, in F. Vetrano (a cura di), Il Gabinetto di Fisica dell Università di Urbino: la sua Storia, il suo Museo, Roma R. Mantovani, Attività storico-scientifiche legate al Gabinetto di Fisica, in «Studi Urbinati», Anno LXX, Serie C, N. 39, Urbino 1997, pp R. Mantovani, La strumentazione scientifica di Padre Alessandro Serpieri, in L Maggioli (a cura di), Alessandro Serpieri scienziato riminese. Atti del Convegno tenuto a Rimini il marzo 1996, Rimini 1998, pp R. Vergara Caffarelli (a cura di), Carlo Alfonso Guadagni. Saggio di Naturali Esperienze, ediz. anastatica, Pisa 1998, pp. IX-XLIII. R. Mantovani, Antique Scientific Instruments at the University of Urbino. A Case Study : Arthur Auguste de la Rive s Electric Egg, in F. Vetrano (edited by), The Science of the Dukedom of Urbino (bilingual book), Urbino 2001, pp R. Mantovani, testi del CD-Rom dal titolo: Strumenti di Meccanica: le collezioni urbinati, Università degli Studi di Urbino, distribuzione a cura del Gabinetto di Fisica dell università, Urbino Referenze iconografiche. Figg. 1, 4, 6, 7, Archivio fotografico del Gabinetto di Fisica dell università di Urbino; Fig. 2, BuU, B-XII, b. 2, fasc. 1; fig. 3, BuU, fondo università, b. 80, fasc. 6; fig. 5, BuU, fondo università, b. 90, fasc

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