1.INTRODUZIONE MATERIALI E METODI...3

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2 Indice generale.introduzione....materiali E METODI.....Uccelli......Definizione del metodo di indagine e del piano di campionamento......analisi dei dati raccolti nel......altre fonti di dati: dati recenti pregressi e osservazioni occasionali......individuazione delle priorità di conservazione.....anfibi......individuazione del metodo di indagine e del piano di campionamento......altre fonti di dati: dati recenti pregressi e osservazioni occasionali....risultati.....uccelli......risultati generali dei rilievi del......i dati pregressi......status e priorità di conservazione delle specie presenti......analisi dei dati raccolti nel......frequenza di rilevamento......ricchezza specifica......caratterizzazione delle comunità e scelta degli indicatori.....anfibi......tritone punteggiato......tritone crestato italiano......rospo comune......rospo smeraldino Raganella italiana......rana dalmatina......rana di Lataste......Rana verde....sintesi E DISCUSSIONE DEI RISULTATI....BIBLIOGRAFIA...

3 . INTRODUZIONE La presente relazione costituisce il rapporto conclusivo sulle indagini faunistiche condotte nell'ambito del progetto Corridoi ecologici per la costruzione del Parco Agricolo Nord Est, dal Lambro all Adda, dalle colline al Villoresi promosso dal Dipartimento Architettura e Studi Urbani (DAStU) del politecnico di Milano in partnership con i PLIS della Cavallera, del Molgora e del Rio Vallone e cofinanziato da Fondazione Cariplo nell'ambito del bando Realizzare la connessione ecologica. Le indagini faunistiche, al pari di quelle botaniche ed agronomiche, avevano lo scopo di raccogliere informazioni finalizzate al corretto indirizzo delle azioni di miglioramento ambientale progettate nello studio di fattibilità. All'interno del presente rapporto sono riportati e discussi i risultati delle indagini. Parte delle indicazioni emerse nel presente rapporto sono confluite nel lavoro di progettazione svolto dal DAStU e nelle schede tipologiche illustranti caratteristiche e modalità di realizzazione degli interventi previsti al termine dello studio di fattibilità. I gruppi faunistici scelti per questa indagine sono due classi di vertebrati, Uccelli e Anfibi. Gli uccelli sono gli indicatori biologici maggiormente utilizzati. La facilità con cui possono essere rilevati consente di raccogliere dati standardizzati e di elevata qualità su aree molto ampie. Con questi dati è possibile effettuare una lettura ecologica del territorio indagato grazie a metodi analitici consolidati ed efficaci nonché alle vaste conoscenze sull'ecologia delle specie. Gli anfibi d'altro canto sono incredibilmente adatti ad essere utilizzati come specie modello per lo studio della connessione ecologica. Essi necessitano della contemporanea presenza di ambienti acquatici per la riproduzione e di aree vegetate per trascorrere il periodo non riproduttivo. Possiedono inoltre una ridotta capacità di spostamento risultando così molto sensibili a frammentazione ambientale e isolamento ecologico. Per entrambi i gruppi erano inoltre già disponibili per l'area di studio dati pregressi che, assieme a quelli raccolti durante questo progetto, hanno consentito di costituire una banca dati di grande utilità per supportare la predisposizione degli interventiburnh più funzionali al potenziamento della rete ecologica. Il Parco Agricolo Nord Est nasce come idea di unione di tre Parchi Locali di Interesse Sovracomunale: Cavallera, Molgora e Rio Vallone. Il presente progetto riguarda tuttavia solo alcuni di corridoi ecologici presenti nell'area interessata dai comuni aderenti ai tre parchi. Le indagini faunistiche tuttavia, per quanto possibile, hanno cercato di coprire la maggiore estensione possibile al fine di ottenere un quadro completo della situazione presente nel nascente Parco. Alcune aree di campionamento hanno inoltre interessato il Parco Adda Nord. Tre dei corridoi ecologici oggetto di indagine trovano sbocco in questo parco regionale che, per effetto dei nuovi ampliamenti nonché di quelli del PLIS del Rio Vallone, diventa un elemento sempre più importante nella rete ecologica su scala ampia del Parco Agricolo Nord Est.

4 . MATERIALI E METODI.. Uccelli... Definizione del metodo di indagine e del piano di campionamento L'individuazione del metodo di indagine ha tenuto conto degli obiettivi del progetto, in particolare della componente riguardante lo studio dell'avifauna, nonché delle caratteristiche dell'area di studio. L'area potenzialmente interessata dal Parco Agricolo Nord Est è molto ampia e si estende per circa km quadrati, considerando tutta la porzione di territorio su cui insistono i tre PLIS della Cavallera, del Molgora e del Rio Vallone. Data l'estensione dell'area di indagine era necessario individuare una metodologia speditiva che consentisse di raccogliere dati in maniera diffusa su una superficie piuttosto ampia. A tale scopo si è deciso di procedere utilizzando i campionamenti puntiformi senza limiti di distanza (Blondel et al., 9) della durata di minuti ciascuno. Lo studio di fattibilità aveva l'obiettivo dichiarato di approfondire le conoscenze relative ad alcuni dei corridoi interessanti l'area di indagine (corridoi est ovest,, e corridoi nord sud,, 9); le indagini dell'avifauna hanno comunque preso in considerazione tutta l'area di indagine in modo da disporre di un set di informazioni diffuse, spazialmente e temporalmente omogenee. L'individuazione delle stazioni di campionamento è stato effettuata utilizzando un doppio criterio: - mantenere eventuali stazioni di raccolta dati già utilizzate nel recente passato utili a titolo di confronto; - realizzare un campionamento diffuso con particolare attenzione alle aree interessate dai corridoi ecologici. Nel Parco del Molgora e nel Parco del Rio Vallone sono state effettuate recentemente indagini ornitologiche basate in parte sull'utilizzo di punti d'ascolto. Sono dunque state mantenute le stazioni visitate nel corso di questi studi. Si tratta di stazioni per il Parco del Molgora e di stazioni per il Parco del Rio Vallone. Successivamente sono state individuate altre stazioni lungo tutto lo sviluppo della rete ecologica locale usando come criterio spaziale il mantenimento di una distanza di circa km tra le stazioni. Sono dunque state individuate circa stazioni di campionamento. Queste sono state visitate tutte due volte nel corso della stagione riproduttiva del, una volta nel mese di maggio ed una nel mese di giugno. La scelta di visitare più volte le stazioni nel corso della medesima stagione riproduttiva è dovuta alla necessità di ottenere un'informazione il più possibile completa. I rilievi faunistici infatti devono fare i conti con l'imperfetta contattabilità delle specie (detectability, nella letteratura scientifica di settore). Durante una singola visita, la probabilità di rilevare un individuo di una specie, qualora presente, non è mai pari al %. Una specie nidificante in un'area può infatti non essere avvistata o udita oppure può essere temporaneamente assente, ad esempio per motivi come ricerca di cibo o fuga da un predatore: in questi casi la specie, che pure nidifica in quel sito non viene intercettata dal rilievo. Al giorno d'oggi, disponendo di visite ripetute nel corso del tempo è possibile, attraverso opportuni metodi statistici, stimare esattamente la probabilità di contattare una specie qualora presente, migliorando così la stima della reale abbondanza e diffusione della specie (Kéry e Schmidt, ). Un sottoinsieme di circa stazioni è stato visitato anche nel mese di marzo. Con questo accorgimento si è cercato di intercettare più efficacemente alcune specie dalla nidificazione precoce, in particolare quelle stanziali legate alle cenosi forestali (Picidi, Paridi, picchio muratore, rampichino comune). Nel corso delle indagini la posizione di alcune stazioni è stata leggermente spostata a causa della difficile accessibilità, in particolare a stagione vegetativa avanzata, o, alternativamente sono state individuate nuove stazioni di campionamento. Al termine della stagione di attività la rete di monitoraggio è risultata costituita da stazioni di campionamento ( Figura.). I campionamenti sono stati eseguiti nelle ore mattutine con condizioni meteorologiche favorevoli (assenza di precipitazioni o di vento forte). I dati sono stati raccolti su schede standard utilizzando una metodologia del tutto analoga a quella utilizzata nel programma nazionale di monitoraggio dell'avifauna comune (MITO Fornasari et al., ).

5 Figura.. Distribuzione spaziale delle stazioni di ascolto dell'avifauna.... Analisi dei dati raccolti nel I dati raccolti in maniera standardizzata nel sono stati analizzati al fine di caratterizzare le comunità presenti e di ricavare di conseguenza informazioni utili ad indirizzare le future azioni di conservazione e di gestione degli habitat e delle specie presenti. In primo luogo sono state analizzate le relazioni numeriche tra le specie rilevate. Sono poi state individuate, tra le specie presenti, quelle rappresentative degli habitat più diffusi nell'area di progetto, ovvero i seminativi e i boschi. Per questa operazione ci si è basati inizialmente su alcuni elenchi già disponibili per il territorio lombardo. In relazione a questi due ambienti esistono infatti due indicatori compositi basati sugli uccelli e ampiamente utilizzati, anche in ambito istituzionale, per sintetizzare l'evoluzione delle comunità biologiche in determinati contesti territoriali: si tratta del Farmland Bird Index (FBI) e del Woodland Bird Index (WBI). Essi sono basati su un set di specie nidificanti diffuse aventi preferenze ecologiche comparabili; per ognuna delle specie, ogni anno, vengono calcolati gli andamenti di popolazione che poi vengono sintetizzati per mezzo di una media geometrica (Gregory et al., ) Questi indicatori vengono calcolati sia alla scala nazionale che a quella regionale (Rete Rurale Nazionale e Lipu, b). Per individuare alcune specie indicatrici di habitat chiave nell'area di progetto (aree agricole e boschi), si è deciso di partire dai due set di specie utilizzati per il calcolo di FBI e WBI in Lombardia. Per ottenere poi una valutazione oggettiva della vocazione forestale delle specie e delle comunità rilevate nell'area di progetto, uno degli elementi presi in considerazione è stato un recente lavoro condotto a scala nazionale e mirato ad elaborare un indice di vocazione forestale (woodiness score, il termine anglosassone originale - Londi et al., 9). In questo lavoro gli autori, hanno analizzato i dati raccolti nell'ambito del progetto nazionale di monitoraggio delle specie nidificanti comuni (MITO) relativi a specie; per ognuna di esse è stato calcolato un indice derivante dalla tendenza a selezionare habitat di tipo forestale nel periodo di nidificazione (gli indici sono stati desunti dai coefficienti di regressione di

6 un modello logistico utilizzato per valutare il legame tra presenza delle specie ed estensione degli ambienti forestali). Utilizzando i punteggi dell'indice di vocazione forestale per le singole specie rinvenute in un'area è possibile ricavare un indice di comunità (Woodland Bird Community Index, WBCI) consistente nella semplice media aritmetica di tali punteggi: questo indice è in grado di descrivere le risposte delle comunità ornitiche alle caratteristiche delle aree forestali e di monitorare cambiamenti strutturali nelle foreste e nel paesaggio (Londi et al., 9); esso è stato dunque utilizzato per descrivere la vocazione forestale media delle comunità ornitiche rilevate nel territorio P.A.N.E. Per supportare con dati oggettivi l'individuazione delle specie indicatrici dei diversi ambienti sono stati costruiti modelli statistici finalizzati all'individuazione delle preferenze ambientali per le singole specie. I modelli utilizzati sono quelli appartenenti alla famiglia dei Modelli Lineari Generalizzati (GLM), in particolare la regressione logistica per analizzare l'occorrenza delle specie (presenza/assenza) e la regressione di Poisson per analizzare invece i dati di abbondanza. Per ogni specie sono stati costruiti diversi modelli utilizzando quali variabili predittive: categorie di uso del suolo nell'intorno del punto (Tabella.); estensione lineare dei filari nell'intorno del punto; suolo; eterogeneità ambientale misurata come indice di diversità di Shannon-Wiener applicato alle categorie di uso del latitudine (del punto di ascolto) longitudine (del punto di ascolto) Le prime tre tipologie di variabili sopra elencate sono state misurate ad una doppia scala: una prima scala che possiamo considerare di dettaglio ( m di raggio) ed una più ampia che potremmo definire di paesaggio ( km ² corrispondente a circa m di raggio). I diversi modelli costruiti con le combinazioni possibili delle variabili predittive sono considerabili come modelli concorrenti finalizzati aventi ognuno il proprio grado di supporto in base ai dati sui quali sono stati costruiti. Come misura della bontà dei modelli è stato utilizzato il criterio informativo di Akaike (AIC - Akaike, 9), parametro in grado di misurare il compromesso tra capacità esplicative del modello e parsimonia dello stesso (Burnham e Anderson, ): più basso è il valore di AIC e maggiore supporto ha il modello considerato. La procedura di selezione del modello non è stata fatta cercando l'unico modello migliore ma tenendo in considerazione i diversi modelli meglio supportati dai dati, (Cooch e White, 9) in particolare quelli con distanza del valore di AIC dal modello migliore inferiore a. Nella stima dei parametri è stata dunque applicata la procedura di model averaging che permette di tenere conto del livello di supporto e di incertezza dei diversi modelli effettuando una sorta di media pesata dei parametri di ogni variabile nei modelli maggiormente supportati (Burnham e Anderson, ). Utilizzando gli stessi metodi sopra decritti sono stati indagati i fattori che determinano la distribuzione, nell'area di studio, della ricchezza complessiva di specie, nonché di quella interna a gruppi omogenei di specie (tipiche degli ambienti agricoli e forestali). Tabella.. categorie di uso del suolo del progetto DUSAF utilizzate per l'analisi delle preferenze ambientali. Modelli candidati a spiegare la variazione della ricchezza specifica sulla base delle caratteristiche ambientali dei siti di campionamento. Per ciascuna analisi sono riportati i modelli maggiormente supportati. k = numero di parametri stimati. I modelli migliori sono evidenziati in grassetto. Variabili derivate utilizzate nelle analisi codifica Codice Descrizione Codifica aree residenziali resi Variabili originali Codice Descrizione tessuto residenziale denso tessuto residenziale continuo mediamente denso tessuto residenziale discontinuo tessuto residenziale rado e nucleiforme tessuto residenziale sparso cascine insediamenti industriali, artigianali, commerciali insediamenti produttivi agricoli insediamenti ospedalieri impianti di servizi pubblici e privati impianti tecnologici cimiteri impianti fotovoltaici a terra reti stradali e spazi accessori altre aree urbanizzate urba

7 Variabili originali Codice Descrizione reti ferroviarie e spazi accessori cave discariche cantieri aree degradate non utilizzate e non vegetate parchi e giardini aree verdi incolte impianti sportivi seminativi semplici seminativi arborati colture orticole a pieno campo colture orticole protette. colture floro-vivaistiche a pieno campo colture floro-vivaistiche protette orti familiari vigneti frutteti e frutti minori pioppeti altre legnose agrarie prati permanenti in assenza di specie arboree ed arbustive prati permanenti con presenza di specie arboree ed arbustive sparse boschi di latifoglie a densità media e alta boschi di latifoglie a densità bassa formazioni ripariali cespuglieti con presenza significativa di specie arbustive alte ed arboree cespuglieti in aree di agricole abbandonate vegetazione delle aree umide interne e delle torbiere alvei fluviali e corsi d'acqua artificiali bacini idrici naturali bacini idrici artificiali Variabili derivate utilizzate nelle analisi codifica Codice Descrizione Codifica aree degradate degr aree verdi parc seminativi altre colture semi colt colture legnose legn prati prat - boschi di latifoglie bosc boschi ripariali cespuglieti ripa cesp aree umide e corpi idrici ho X -... Altre fonti di dati: dati recenti pregressi e osservazioni occasionali Nei monitoraggi faunistici, come già affermato nel paragrafo precedente, bisogna tenere conto del fatto che difficilmente una campagna di rilevamento può restituire un quadro davvero completo dello stato di una determinata componente ambientale. Solitamente infatti i limiti temporali e di risorse impongono di procedere con rilievi a campione attraverso i quali si può ottenere un'immagine più o meno fedele e più o meno parziale dello stato di conservazione di un sistema ambientale o di una determinata specie. Fatte queste premesse è naturale che maggiore è la disponibilità di dati relativa ad una certa area o specie e maggiore sarà il grado di accuratezza delle conclusioni raggiunte utilizzando quei dati. Va comunque sottolineato che in alcuni casi e per alcuni scopi l'abbondanza dei dati è meno importante rispetto alla qualità degli stessi o alla loro omogeneità. È tuttavia importante, quando si procede ad uno studio, verificare la disponibilità di altri dati per l'area o per la specie di interesse. In questo caso specifico, al fine di integrare le informazioni raccolte durante i rilievi condotti nella presente indagine, sono state valutate anche le informazioni raccolte in epoca recente nei tre PLIS e, più in generale, nell'area vasta di progetto. Per l'avifauna sono disponibili principalmente tre fonti di informazione: - per il Parco del Molgora un'indagine ornitologica (-), basata sulle tecniche dei punti di ascolto e del mappaggio, condotta nell'ambito del progetto Recupero e riqualificazione di habitat planiziali nel Parco del Molgora promosso dal Parco stesso in partnership con Fondazione Lombardia per l'ambiente e cofinanziato da Fondazione Cariplo (Brambilla e Foglini, ); - per il Parco del Rio Vallone sono invece disponibili alcuni dati raccolti nell'ambito delle campagne naturalistiche del Corso

8 di Laurea in Scienza Naturali dell'università Statale di Milano, realizzate dall'associazione FaunaViva di Milano nel biennio - (le tecniche di raccolta dati comprendono punti d'ascolto, transetti lineari e check-list); - sono infine disponibili alcuni dati raccolti anch'essi dall'associazione FaunaViva nell'ambito di un lavoro di ricerca sulla Civetta (Athene noctua) condotto tramite la tecnica del playback e gentilmente concessi dai rilevatori (Matteo Barattieri, Marta Muzio, Mariella Nicastro, oltre allo scrivente). Sempre al fine di completare il quadro generale della comunità ornitica presente nella vasta area di studio sono stati accorpati al database generale dell'avifauna i dati raccolti in maniera occasionale nel corso dei rilievi riguardanti gli anfibi. Un'ultima fonte di dati non standardizzata è costituita dagli uccelli rilevati al di fuori del tempo limite dei punti di ascolto o durante lo spostamento tra due stazioni di campionamento. Naturalmente esistono con tutta probabilità diversi altri dati per l'area di indagine; sono infatti molti gli ornitologi appassionati che raccolgono costantemente dati anche in maniera occasionale. Questa fonte di informazione è tuttavia molto dispersa e difficile da recuperare e da rendere omogenea permettendo il suo inserimento in un'unica banca dati.... Individuazione delle priorità di conservazione Una volta ottenuta una lista delle specie presenti nel Parco Agricolo Nord Est sono state individuate le specie prioritarie per la conservazione a diverse scale di indagine. Questa operazione è stata fatta prendendo in considerazione gli strumenti normativi e le analisi tecniche disponibili che vengono di seguito elencate: Livello continentale Direttiva 9//CE. Direttiva europea che ha abrogato e sostituito la Direttiva 9/9/CEE nota come Direttiva Uccelli. Nell'allegato I di questa direttiva sono elencate le specie per le quali sono previste misure speciali di conservazione per quanto riguarda l habitat. Livello nazionale Lista Rossa IUCN dei Vertebrati Italiani (Rondinini et al., ). Lo strumento delle Liste Rosse è stato introdotto dall Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), organizzazione internazionale che si occupa di conservazione della biodiversità. La metodologia e i criteri messi a punto dall IUCN per la predisposizione delle Liste Rosse permettono di valutare, a diverse scale territoriali, lo stato di rischio di estinzione a livello di specie. Per la classe degli Uccelli la Lista Rossa fa riferimento al rischio di estinzione come nidificanti. Valutazione dello stato di conservazione dell'avifauna Italiana. Lavoro realizzato da Lipu, partner italiano di BirdLife, su incarico del Ministero dell Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare. Per ogni singola specie è stata sviluppata una valutazione dello stato di conservazione utilizzando una classificazione a semaforo (rosso = cattivo, giallo = inadeguato, verde =, bianco = sconosciuto) e fornendo indicazioni sullo stato complessivo nonché su tre specifici parametri: range, popolazione e habitat. Livello regionale Deliberazione Giunta Regionale aprile n. /. Approvazione del Programma Regionale per gli Interventi di Conservazione e Gestione della Fauna Selvatica nelle Aree Protette e del Protocollo di Attività per gli Interventi di Reintroduzione di Specie Faunistiche nelle Aree Protette della Regione Lombardia. In questa deliberazione è stato calcolato un indice sintetico con valori tra e che esprimono la Priorità Complessiva di Conservazione. Tale indice tiene conto di diversi fattori, dalla rarità all estensione dell habitat, dal valore scientifico alla fragilità ecologica, dalla consistenza delle popolazioni alle tendenze numeriche. Le specie prioritarie di vertebrati presentano valori superiori o uguali a... Anfibi... Individuazione del metodo di indagine e del piano di campionamento Come per l'avifauna la scelta del metodo di indagine ha dovuto tenere conto delle dimensioni dell'area di progetto. Per la batracofauna (anfibi) una delle tecniche più utilizzate ed efficaci è quella di visitare i siti acquatici nei quali si espleta la riproduzione e che ospitano gli stadi larvali di tutte le specie. Per quanto riguarda il Parco del Rio Vallone e il Parco del Molgora erano già disponibili informazioni relative ai principali

9 siti riproduttivi. Era tuttavia necessario effettuare una ricognizione di eventuali altri siti esterni al confine dei due parchi, nonché presenti nel Parco della Cavallera. A tal fine, in collaborazione con il gruppo di lavoro del presente progetto, partendo dal prezioso lavoro di analisi territoriale sviluppato dal DAStU sono state individuate su una mappa dell'area tutti i potenziali siti riproduttivi degli anfibi (vasche di laminazione, pozze, stagni anche in contesti antropici). Sono così state individuate oltre 9 aree potenziali (Figura.) che sono state oggetto di una prima visita esplorativa durante la quale è stata effettuata una stima sull'idoneità dei vari siti ad essere considerati nelle indagini successive. Dopo questa prima visita sono dunque state scartate alcune aree per mancanza di idoneità o per difficoltà di accesso. Tra queste vi è un numero ridotto di aree (perlopiù all'interno di proprietà private) potenzialmente idonee ad ospitare alcune specie di anfibi, che non è stato possibile visitare e che saranno verosimilmente controllate nel prossimo futuro, già a partire dalla stagione riproduttiva del. Figura.. Mappa illustrante la distribuzione delle potenziali zone umide (sia naturali che artificiali) considerate in questo studio in relazione alla tessitura del suolo. Sulla carta di Figura. è evidente l'influenza del suolo sulla distribuzione delle aree umide considerate in questo studio. Le aree umide sono infatti distribuite in prevalenza in corrispondenza dei suoli con granulometria più fine (tessitura franco limosa) situati perlopiù nei settori settentrionale e orientale dell'area P.A.N.E. In questa indagine si è proceduto ad una valutazione qualitativa delle comunità di anfibi, l'unica possibile dato l'inevitabile compromesso tra intensità di campionamento ed estensione dell'area di studio; il dato di presenza, che permette di definire la distribuzione delle specie, fornisce comunque le informazioni necessarie ad una prima pianificazione dei futuri interventi di conservazione di questo gruppo animale. I siti sono stati visitati un numero variabile di volte cercando di ottenere un quadro il più completo possibile della presenza e della distribuzione delle specie. Le tecniche utilizzate sono state l'osservazione di adulti, larve e ovature, l'ascolto delle vocalizzazioni degli adulti e la cattura con retino, in particolare delle larve.... Altre fonti di dati: dati recenti pregressi e osservazioni occasionali Come per l'avifauna gli anfibi sono stati oggetto di indagini recenti nei PLIS del Molgora e, soprattutto, del Rio Vallone.

10 Praticamente nulle invece le informazioni per l'area della Cavallera. Per quanto riguarda il Parco del Molgora le informazioni derivano, come per l'avifauna, dal progetto Recupero e riqualificazione di habitat planiziali nel Parco del Molgora (Donelli, ). Nel Parco del Rio Vallone invece i dati disponibili derivano prevalentemente da due progetti cofinanziati da Fondazione Cariplo: - L acqua come elemento di biodiversità. Incremento delle aree umide in microstazioni di elevata valenza ecologica (Di Cerbo e Calvi, ); - Azioni e progetti nel sistema verde V Arco Villoresi tra il Molgora ed il Rio Vallone: interventi locali funzionali al rafforzamento della matrice ambientale orientata al miglioramento degli habitat per Anfibi e Chirotteri (Calvi, ). Altri dati sono poi stati raccolti nell'ambito delle già citate campagne naturalistiche del Corso di Laurea in Scienza Naturali dell'università Statale di Milano, realizzate dall'associazione FaunaViva. Allo stesso modo di quanto esposto per l'avifauna, qualora nel corso dei rilievi avifaunistici fossero state osservate alcune specie di anfibi, si è proceduto a registrare il dato andando successivamente ad integrare il database relativo a questo gruppo faunistico. Figura.. Le aree lungo il canale Villoresi sono state oggetto negli ultimi anni di altre indagini faunistiche e le conoscenze emerse da questi studi hanno contribuito ad arricchire la banca dati utilizzata per la lettura ambientale del territorio afferente al nascituro Parco Agricolo Nord Est. (Foto di G. Calvi). 9

11 . RISULTATI.. Uccelli... Risultati generali dei rilievi del Nel corso dei campionamenti puntiformi sono stati contattati 9 individui appartenenti a specie; di questi, 9 individui appartenenti a specie sono stati rilevati nelle due campagne complete di rilievi dei mesi di maggio e giugno. I dati non standard hanno permesso di contattare altre specie portando il numero complessivo di specie osservate nel ad : di queste circa sono da considerare nidificanti nell'area di progetto (per un elenco esaustivo della fenologia delle specie rilevate nell'area di studio si veda Tabella.). Tra le specie contattate al di fuori dei rilievi standardizzati solo il Fiorrancino è da considerarsi nidificante nell'area di indagine: la specie, seppur in espansione, è attualmente abbastanza localizzata e legata perlopiù a giardini con presenza di conifere. Di notevole interesse alcune osservazioni occasionali di specie in migrazione, in particolare quelle di Falco cuculo (Figura.) e Pispola golarossa, la cui presenza è da considerarsi irregolare nell'area di studio. Figura.. Maschio di Falco cuculo fotografato il maggio nel Parco della Cavallera a Concorezzo nei pressi di Cascina Cassinetta (Foto di G. Calvi).

12 Tabella.. Risultati generali dei rilievi dell'avifauna. Per quanto riguarda i campionamenti puntiformi sono riportati i numeri di individui contattati nelle tre campagne di rilevamento. Per le specie rilevate nei rilievi non standardizzati è invece riportato esclusivamente il dato di presenza. Le specie sono riportate in ordine sistematico. Con un asterisco sono evidenziate le specie elencate nell'allegato I alla Direttiva 9//CE. ** Gli individui di starna e pernice rossa rilevati appartengono indubbiamente a popolazioni introdotte nell'ambito della gestione faunistico-venatoria. Specie Tachybaptus ruficollis Podiceps cristatus Bubulcus ibis Egretta garzetta* Ardea cinerea Anas platyrhynchos Anas querquedula Pernis apivorus* Accipiter nisus Buteo buteo Falco tinnunculus Falco vespertinus* Falco subbuteo Alectoris rufa** Perdix perdix** Coturnix coturnix Phasianus colchicus Gallinula chloropus Fulica atra Vanellus vanellus Tringa ochropus Chroicocephalus ridibundus Larus michahellis Columba livia var. domestica Columba palumbus Streptopelia decaocto Streptopelia turtur Cuculus canorus Apus apus Alcedo atthis* Picus viridis Dendrocopos major Alauda arvensis Hirundo rustica Delichon urbicum Anthus trivialis Anthus pratensis Anthus cervinus Motacilla flava Motacilla cinerea Motacilla alba Troglodytes troglodytes Nome comune Marzo Maggio Giugno Totale tuffetto svasso maggiore airone guardabuoi garzetta airone cenerino germano reale marzaiola falco pecchiaiolo sparviere poiana gheppio falco cuculo lodolaio pernice rossa starna quaglia fagiano comune gallinella d'acqua folaga pavoncella piro piro culbianco gabbiano comune gabbiano reale piccione torraiolo colombaccio tortora dal collare tortora selvatica cuculo rondone comune martin pescatore picchio verde picchio rosso maggiore allodola rondine balestruccio prispolone pispola pispola golarossa cutrettola ballerina gialla ballerina bianca scricciolo Rilievi non std. x x x x x

13 Specie Nome comune Marzo Maggio Giugno Totale Prunella modularis passera scopaiola Erithacus rubecula pettirosso Luscinia megarhynchos usignolo Phoenicurus ochruros codirosso spazzacamino Phoenicurus phoenicurus codirosso comune Turdus merula merlo Turdus pilaris cesena Turdus philomelos tordo bottaccio Acrocephalus arundinaceus cannareccione Hippolais polyglotta canapino comune Sylvia communis sterpazzola Sylvia atricapilla capinera Phylloscopus bonelli luì bianco Phylloscopus collybita luì piccolo Phylloscopus trochilus luì grosso Regulus regulus regolo Regulus ignicapilla fiorrancino Muscicapa striata pigliamosche Aegithalos caudatus codibugnolo Poecile palustris cincia bigia Periparus ater cincia mora Cyanistes caeruleus cinciarella Parus major cinciallegra Sitta europaea picchio muratore Certhia brachydactyla rampichino comune Oriolus oriolus rigogolo Lanius collurio* averla piccola Pica pica gazza Corvus monedula taccola Corvus cornix cornacchia grigia Sturnus vulgaris storno Passer italiae passera d'italia Passer montanus passera mattugia Fringilla coelebs fringuello Fringilla montifringilla peppola Serinus serinus verzellino Carduelis chloris verdone Carduelis carduelis cardellino Carduelis spinus lucherino Carduelis cannabina fanello Coccothraustes coccothraustes frosone Emberiza schoeniclus migliarino di palude Emberiza calandra strillozzo Totale Rilievi non std. x x x x x x 9

14 ... I dati pregressi I dati raccolti tra il e il nell'area di studio ammontano complessivamente a 9 record e fanno riferimento ad 9 specie. Questi dati aggiungono specie alla lista complessiva derivante dai rilievi del. Si tratta perlopiù di rapaci notturni (civetta, assiolo, gufo comune e allocco) censiti con metodologie dedicate (playback) e di specie migratrici (ad es. spioncello, culbianco, bigiarella, luì verde, balia nera) tra cui figurano anche specie di grande interesse conservazionistico, come ad esempio nibbio bruno, tottavilla e ortolano, inseriti nell'allegato I alla Direttiva Uccelli. Figura.. Ambienti agricoli nel Parco della Cavallera.

15 Tabella.. Riassunto dei dati raccolti nell'area di studio tra il e il. Per ogni specie e per ogni sorgente di dati è riportato il numero di record presente nella banca dati di progetto. Sono evidenziate in grigio le specie non rilevate nel corso dei monitoraggi del. * L'asterisco indica le specie elencate nell'allegato I alla Direttiva 9//CE. ** Gli individui di anatra mandarina sono probabilmente sfuggiti alla cattività o comunque introdotti dall'uomo.*** Gli individui di starna appartengono a popolazioni introdotte nell'ambito della gestione faunistico-venatoria. Progetto Civetta Specie / Metodo playback Progetto FLA-Molgora Campagne naturalistiche mappaggio punti ascolto Check-list playback punti ascolto transetti Totale tuffetto cormorano nitticora* airone cenerino anatra mandarina** germano reale 9 9 falco pecchiaiolo* nibbio bruno* sparviere poiana gheppio 9 lodolaio starna*** quaglia fagiano comune 9 gallinella d'acqua folaga piro piro culbianco piro piro piccolo gabbiano comune gabbiano reale piccione torraiolo 9 colombaccio 9 tortora dal collare 9 tortora selvatica cuculo assiolo civetta 9 allocco gufo comune rondone comune rondone maggiore martin pescatore* torcicollo picchio verde picchio rosso maggiore tottavilla* allodola rondine balestruccio prispolone pispola spioncello

16 Progetto Civetta Specie / Metodo playback Progetto FLA-Molgora Campagne naturalistiche mappaggio punti ascolto Check-list playback punti ascolto transetti Totale cutrettola ballerina gialla ballerina bianca scricciolo passera scopaiola pettirosso usignolo 9 codirosso spazzacamino codirosso comune culbianco merlo tordo bottaccio cannaiola verdognola canapino comune 9 bigiarella capinera 9 9 luì bianco luì verde 9 luì piccolo luì grosso fiorrancino pigliamosche 9 balia nera codibugnolo cincia bigia cincia mora cinciarella 9 cinciallegra picchio muratore rampichino comune rigogolo averla piccola* 9 gazza taccola cornacchia grigia cornacchia nera x grigia storno passera d'italia passera mattugia fringuello 9 verzellino verdone 9 cardellino lucherino fanello ortolano* Totale 9

17 ... Status e priorità di conservazione delle specie presenti I dati ornitologici raccolti recentemente nell'area di studio nel periodo di nidificazione e disponibili per il presente rapporto fanno complessivamente riferimento a specie. In Tabella. è riportato l'elenco di queste specie accompagnato da informazioni su stato e priorità di conservazione a diverse scale geografiche. Oltre la metà delle specie riportate in tabella ( pari al,% del totale) nidifica nell'area di progetto, mentre per altre la nidificazione non è certa ma è probabile, seppur con densità molto basse o in maniera irregolare. Le restanti specie frequentano l'area di progetto nel corso di altre fasi del ciclo annuale (svernamento e migrazione), oppure frequentano l'area in periodo riproduttivo senza però nidificarvi. Tra le specie che interessano l'area di studio esclusivamente nel periodo di migrazione ve ne sono alcune che nidificano nel nostro Paese ma in altri ambienti o in altre aree geografiche, come ad esempio prispolone, culbianco e bigiarella che nidificano in ambito alpino; vi sono poi specie che non nidificano in Italia ma attraversano il nostro paese nel corso delle due migrazioni: è il caso ad esempio di balia nera e luì grosso, entrambi migratori su lunga distanza. Tra i frequentatori non nidificanti dell'area di progetto vi sono ad esempio gli aironi (famiglia Ardeidae) presenti con almeno specie: queste esplorano perlopiù l'area alla ricerca di cibo nei prati e nei campi, soprattutto quando questi sono allagati, o nelle piccole zone umide di cui è disseminata soprattutto il settore centro-orientale. Molte delle specie rilevate sono di notevole interesse dal punto di vista della conservazione, considerando diverse scale geografiche di riferimento. Se si prende in considerazione la scala continentale, le specie di interesse per la conservazione (Allegato I alla Direttiva 9//CE, nota come Direttiva Uccelli) sono 9: nitticora, garzetta, falco pecchiaiolo, nibbio bruno, falco cuculo, martin pescatore, tottavilla, averla piccola, ortolano. Vi è poi la starna i cui individui rilevati non appartengono però con tutta probabilità a popolazioni selvatiche ma a contingenti rilasciati nell'ambito della gestione faunistico-venatoria. La maggior parte delle specie sopraelencate non nidifica nell'area di studio ma vi transita durante i periodi di migrazione o la utilizza per alimentarsi. L'unico nidificante certo è l'averla piccola, le cui osservazioni sono distribuite in maniera piuttosto omogenea nell'area di studio (Figura.); alcune di queste sono verosimilmente riferite a individui in migrazione, in particolare quelle del mese di maggio ma, le osservazioni riguardano anche il mese di giugno e sono inoltre state avvistate coppie di individui. All'averla piccola va probabilmente aggiunto il martin pescatore per il quale non sono ancora disponibili prove certe di nidificazione ma la frequenza e la distribuzione delle osservazioni effettuate in periodo di nidificazione nel Parco del Molgora e nel Parco del Rio Vallone (Figura.) lasciano presupporre che la specie nidifichi nell'area di studio. Analizzando il contesto nazionale è possibile notare che una porzione importante delle specie rilevate non gode di uno stato di conservazione. Sono le specie per le quali lo stato di conservazione viene giudicato inadeguato e quelle considerate in cattivo stato di conservazione (Gustin et al., a,b); una quota non trascurabile di queste specie nidificano nell'area di progetto. Esaminando il rischio di estinzione nel nostro Paese delle specie rilevate emerge il seguente quadro: nessuna delle specie è in pericolo critico di estinzione e solo una, il torcicollo (Figura.), è considerata in pericolo. Questo picchio migratore ha subìto negli ultimi anni un calo demografico molto importante (Campedelli et al., ), in particolare nelle aree planiziali (Rete Rurale Nazionale e Lipu, a) dove è attualmente estremamente rarefatto come nidificante mentre è più frequente nel periodo di migrazione. Vi sono poi 9 specie vulnerabili al rischio di estinzione di cui nidificano nell'area di progetto: allodola, cutrettola, averla piccola, passera d'italia e passera mattugia. È facile notare che si tratta di specie legate perlopiù agli ambienti agricoli. È ormai noto che le specie legate agli agroecosistemi siano quelle che versano in uno stato di conservazione peggiore, in particolare nelle aree planiziali dove l'agricoltura è più intensiva. Un altro dato allarmante è lo stato di minaccia di due specie, passera d'italia e passera mattugia, considerate comunissime e in buono stato di conservazione fino a pochi anni fa. Queste specie, sebbene ancora molto diffuse, stanno vivendo un tracollo demografico a scala continentale (Hole et al., ) registrato anche nel nostro Paese (Rete Rurale Nazionale e Lipu, a), e in particolare in tutte le regioni che si affacciano sulla Pianura Padana, tra cui la Lombardia (Rete Rurale Nazionale e Lipu, b). Se si considera infine la scala regionale, sono le specie considerate prioritarie dal punto di vista della conservazione, ovvero le specie alle quali è stato assegnato un punteggio uguale o superiore a all'interno della DGR / del di Regione Lombardia.

18 Figura.. Mappa di distribuzione delle osservazioni di averla piccola nell'area del Parco Agricolo Nord Est. Figura.. Mappa di distribuzione delle osservazioni di martin pescatore nell'area del Parco Agricolo Nord Est.

19 Figura.. Individuo di torcicollo catturato e inanellato il maggio presso l'oasi Foppe di Cavenago Brianza (Foto di G. Calvi).

20 Tabella.. Lista delle specie rilevate nell'area di studio in periodo di nidificazione tra il e il. Per ogni specie sono riportate indicazioni su status e priorità di conservazione, sul rischio di estinzione e sulla fenologia nell'area di progetto. Specie tuffetto svasso maggiore cormorano airone guardabuoi nitticora garzetta airone cenerino anatra mandarina germano reale marzaiola falco pecchiaiolo nibbio bruno sparviere poiana gheppio falco cuculo lodolaio pernice rossa starna quaglia fagiano comune gallinella d'acqua folaga pavoncella piro piro culbianco piro piro piccolo gabbiano comune gabbiano reale piccione torraiolo colombaccio tortora dal collare tortora selvatica cuculo assiolo civetta allocco gufo comune rondone comune rondone maggiore martin pescatore torcicollo picchio verde picchio rosso maggiore tottavilla allodola rondine balestruccio prispolone pispola pispola golarossa spioncello Valutazione stato di conservazione inadeguato cattivo cattivo inadeguato inadeguato inadeguato cattivo cattivo cattivo inadeguato cattivo cattivo cattivo inadeguato inadeguato inadeguato inadeguato cattivo cattivo cattivo inadeguato inadeguato inadeguato Lista Rossa VU All. I Direttiva 9//CE x x VU NT VU DD DD NA x x Priorità Regionale 9 9 x NT EN VU NT NT VU NA x* x x 9 Fenologia SB, M, W SB?, M, W M, W irr, E irr E E, M Irr SB? A* SB M reg M M, E irr SB, M, W SB, M, W SB M irr MB, M A* A* M, MB SB SB SB Irr M reg M reg, Irr E, M, W Irr SB SB,M,W SB MB, M MB MB, M reg SB SB MB, M reg, W M, MB E, M SB? M reg, MB? SB SB M reg SB, M, W M, MB MB, M reg M W, M M irr M, W

21 Specie cutrettola ballerina gialla ballerina bianca scricciolo passera scopaiola pettirosso usignolo codirosso spazzacamino codirosso comune culbianco merlo cesena tordo bottaccio cannaiola verdognola cannareccione canapino comune bigiarella sterpazzola capinera luì bianco luì verde luì piccolo luì grosso regolo fiorrancino pigliamosche balia nera codibugnolo cincia bigia cincia mora cinciarella cinciallegra picchio muratore rampichino comune rigogolo averla piccola gazza taccola cornacchia grigia storno passera d'italia passera mattugia fringuello peppola verzellino verdone cardellino lucherino fanello frosone ortolano strillozzo migliarino di palude Valutazione stato di conservazione inadeguato inadeguato cattivo inadeguato inadeguato inadeguato inadeguato inadeguato inadeguato inadeguato cattivo cattivo cattivo cattivo inadeguato inadeguato sconosciuto inadeguato inadeguato cattivo inadeguato cattivo Lista Rossa All. I Direttiva 9//CE Priorità Regionale VU NT NT NT 9 NT NA VU VU VU NA NT NT NT DD NT x x 9 9 Fenologia MB, M SB,W SB,W SB, M, W W, M SB, M, W MB, M SB, M, W MB, M M reg SB, M, W M, W M, W MB? MB(?), M reg MB, M reg M reg M, MB? SB par M M MB irr, M, W M W SB MB, M M reg SB,M,W SB SB(?), W SB,M,W SB SB SB M, MB? MB, M reg SB SB, W SB SB, M, W SB SB, W S, W, M W, M SB, M, W SB, M, W SB, W M, W W, M W reg M SB Irr, M M reg, W reg

22 ... Analisi dei dati raccolti nel... Frequenza di rilevamento Le prime considerazioni sulla comunità ornitica presente nell'area di studio sono derivate dalla semplice analisi delle frequenze di rilevamento e del numero di individui contattati. Vi è innanzitutto un gruppo di specie che sono state rinvenute in oltre il % delle stazioni di campionamento. Si tratta innanzitutto di specie generaliste dal punto di vista della scelta dell'habitat, e/o comunque contattabili anche a grande distanza dal punto di campionamento, per le dimensioni (ad es. Cornacchia grigia), per la grande mobilità (ad es. Rondone comune) o per l'elevata attività canora (ad es. Usignolo e Capinera). La specie contattata con più frequenza è il Merlo rilevato in tutte le stazioni di campionamento. Tra le specie a maggiore diffusione spicca la presenza dei Picidi: Picchio rosso maggiore e Picchio verde sono stati rilevati rispettivamente in e 9 stazioni su. Entrambe le specie risultano in effetti in espansione sia a scala regionale che nazionale. Questo processo demografico è verosimilmente dovuto non solo ad un'espansione degli habitat favorevoli ma anche ad un cambiamento nelle preferenze ecologiche con un significativo ampliamento del range di habitat utilizzati. Tale processo sta peraltro interessando diverse altre specie a prevalente vocazione forestale: il caso più vistoso è quello del Colombaccio, specie considerata prettamente forestale fino a pochi decenni fa e oggi invece una delle specie generaliste a maggiore diffusione sul territorio nazionale.

23 Figura.. Grafico illustrante i valori complessivi di frequenza (in nero) e abbondanza (in rosso) delle specie contattate durante i rilievi del. La linea nera rappresenta la percentuale di stazioni in cui la specie è stata rilevata mentre i punti rossi indicano il numero totale massimo di individui contattati nel corso di una campagna completa di rilevamento. Alla destra del grafico sono riportati i valori numerici utilizzati per realizzare il grafico stesso (tra parentesi il numero di stazioni in cui le singole specie sono state rilevate). Queste variazioni nell'autoecologia delle specie sono assolutamente da tenere in considerazione nella valutazione di una comunità ornitologica (e biologica in generale). Le specie sopramenzionate, utilizzate in passato quali indicatrici di ambienti

24 forestali, non possono al giorno d'oggi rivestire la stessa funzione, perlomeno nell'area di indagine. È dunque necessario individuare altre specie a maggiore specializzazione ecologica per effettuare considerazioni sulle relazioni tra specie e habitat.... Ricchezza specifica Un'ulteriore analisi, condotta a due diverse scale, ha riguardato la ricchezza specifica, ovvero il numero di specie rilevate in ognuna delle stazioni di campionamento. Nel fare questa analisi non sono state considerate le specie in volo di spostamento, poiché non legate al territorio interessato dalla stazione di campionamento. Sommando i risultati delle uscite di maggio e giugno, il numero mediano di specie rilevate in una stazione è pari a, con valori che vanno da un minimo di (stazioni U e U) ad un massimo di (stazione U). Se si considera una scala di maggiore dettaglio, ovvero le sole specie rilevate entro un raggio di m dalla posizione dell'osservatore, il numero mediano di specie rilevate è pari a, con valori che vanno da (stazioni U9 e U) a 9 (stazione U). Figura.. Distribuzione di frequenza della ricchezza specifica in base ai rilievi standardizzati dell'avifauna condotti nel. In nero sono riportati i risultati conseguiti considerando i soli individui rilevati entro un raggio di m dalla posizione dell'osservatore. L'asterisco indica il valore mediano per i due set di dati. I risultati delle analisi di regressione finalizzati ad individuare i pattern di variazione della ricchezza specifica nonché i fattori che li determinano sono riportati in Tabella.. Le indicazioni che emergono dalle analisi sono piuttosto chiare. A scala di dettaglio il modello migliore è quello in base al quale la ricchezza specifica è determinata in prima istanza, com'era lecito attendersi, dall'eterogeneità ambientale. Lo stesso modello mette in luce anche l'importanza dei parchi urbani come fattore in grado di favorire la biodiversità locale. A scala maggiore ancora una volta l'eterogeneità ambientale pare essere il fattore chiave nel determinare i valori registrati di ricchezza specifica. Pare tuttavia esistere anche un pattern geografico che individua nelle aree meridionali a vocazione agricola una sorta di zona sorgente per la biodiversità nell'area di studio, come testimonia la presenza della latitudine e della diffusione dei seminativi quali fattori predittivi nel modello migliore. Questo pattern geografico è ben evidente nella mappa di Figura.. La maggior parte delle stazioni di campionamento nelle quali sono state rinvenute meno di specie sono dislocate nella porzione settentrionale dell'area di studio.

25 Tabella.. Modelli candidati a spiegare la variazione della ricchezza specifica sulla base delle caratteristiche ambientali dei siti di campionamento. Per ciascuna analisi sono riportati i modelli maggiormente supportati. k = numero di parametri stimati. I modelli migliori sono evidenziati in grassetto. Scala dettaglio (raggio m) Posizione Parametri modello eterogeneità, parchi urbani eterogeneità, boschi, altre colture, filari eterogeneità, boschi, altre colture eterogeneità, altre colture eterogeneità Scala paesaggio (kmq) Posizione Parametri modello eterogeneità, seminativi, latitudine eterogeneità, seminativi, filari, boschi ripariali, longitudine eterogeneità, seminativi, boschi ripariali, longitudine eterogeneità, seminativi, filari, parchi urbani eterogeneità, seminativi, parchi urbani k AICc ΔAICc Peso, 9, 9, 9, 9,,,,,,,,9,,, k AICc 9,,,,, ΔAICc,,,,, Peso,,,,, Figura.. Distribuzione dei valori di ricchezza specifica per gli uccelli registrati nel corso dei rilievi effettuati nel. Le stazioni sono state suddivise in quattro categorie sulla base dei quartili dell'intero campione. Le quattro categorie hanno dimensione e colorazione progressiva dal bianco al rosso. È evidente la presenza nel settore settentrionale di un numero elevato di stazioni con una ricchezza specifica piuttosto bassa ricadente all'interno del primo quartile (tra e specie). Valori che ripartiscono la popolazione in quattro parti di uguale numerosità.

26 ... Caratterizzazione delle comunità e scelta degli indicatori La ricchezza specifica è solo uno dei parametri che possono essere considerati nell'analisi delle comunità biologiche presenti in una determinata area di studio. Non va tuttavia trascurato il fatto che specie diverse hanno preferenze ecologiche differenti e, dunque, oltre al numero di specie rilevate, vanno considerate le preferenze ecologiche di queste ultime. La comunità ornitica presente in una determinata area è naturalmente conseguenza della sua posizione geografica nonché degli ambienti in essa presenti. Se si considerano le categorie di uso del suolo presenti nell'intorno dei punti di campionamento (kmq) è facile descrivere l'area di studio come una zona a vocazione agricola inserita in una matrice territoriale ad elevata urbanizzazione con presenza ridotta di elementi naturali quali boschi e, ancor di meno, aree umide (Figura.9). L'agricoltura è costituita in prevalenza da seminativi semplici ed è presente una componente non trascurabile di aree a prato. Figura.9. Grafico a barre illustrante la copertura percentuale media delle cassi di uso del suolo nell'intorno ( kmq) delle stazioni di campionamento. Per le aree urbane e per quelle boschive, le barre di colore chiaro indicano il dato cumulativo. (resi = aree residenziali; urba = altre aree urbanizzate.; degr = aree degradate; parc = aree verdi; semi = seminativi semplici; colt = altre colture; legn = colture legnose; prat = prati; bosc = boschi di latifoglie; ripa = boschi ripariali; cesp = aree arbsustive; acqu = aree umide e ambienti acquatici). L'ambiente più importante dal punto di vista degli Enti Parco, soprattutto per la propria estensione, è dunque costituito dai sistemi agricoli. I boschi costituiscono invece l'ambiente dominante per quanto riguarda le aree a maggior grado di naturalità ; in relazione a quest'ultima categoria non vanno tuttavia trascurati gli ambienti umidi, sicuramente meno importanti come estensione ma piuttosto diffusi e molto importanti per numero complessivo di specie ospitate, anche considerando altri gruppi tassonomici. In relazione ai due ambienti dominanti sopra descritti, ovvero i sistemi agricoli e i boschi, esistono due indicatori compositi basati sugli uccelli e ampiamente utilizzati, anche in ambito istituzionale, per sintetizzare l'evoluzione delle comunità biologiche in determinati contesti territoriali: si tratta del Farmland Bird Index (FBI) e del Woodland Bird Index (WBI). Essi sono basati su un set di specie nidificanti diffuse aventi preferenze ecologiche comparabili; per ognuna delle specie, ogni anno, vengono calcolati gli andamenti di popolazione che poi vengono sintetizzati per mezzo di una media geometrica (Gregory et al., ). Questi indicatori vengono calcolati sia alla scala nazionale che a quella regionale (Rete Rurale Nazionale e Lipu, b). Per caratterizzare le comunità di uccelli presenti nell'area di progetto ed eventualmente per individuare, per la stessa area, alcune specie indicatrici, sembra dunque naturale partire dai due set di specie utilizzati per il calcolo di FBI e WBI in Lombardia.

27 Tabella.. Elenco delle specie target utilizzate per il calcolo di Woodland Bird Index e Farmland Bird Index in Lombardia. In grassetto sono evidenziate le specie che nidificano nell'area di progetto (* specie la cui nidificazione è dubbia o irregolare). Ambienti forestali (WBI) poiana picchio verde picchio rosso maggiore scricciolo pettirosso tordo bottaccio capinera luì bianco luì piccolo* regolo fiorrancino codibugnolo Ambienti agricoli (FBI) cincia bigia cincia alpestre cincia dal ciuffo cincia mora* cinciarella picchio muratore rampichino comune ghiandaia nocciolaia fringuello ciuffolotto gheppio piccione torraiolo tortora dal collare tortora selvatica gruccione allodola rondine prispolone cutrettola ballerina bianca usignolo saltimpalo usignolo di fiume averla piccola gazza cornacchia grigia storno passera d'italia passera mattugia verdone cardellino zigolo giallo Per quanto concerne gli ambiti forestali, delle specie utilizzate per il calcolo del Woodland Bird Index in Lombardia nidificano nell'area del progetto P.A.N.E (Tabella. e Figura.). Questo gruppo di specie può costituire una buona base di partenza per l'individuazione delle specie target relative agli ambienti forestali nell'area di studio. Trattandosi tuttavia di un'area ridotta e piuttosto omogenea rispetto al contesto regionale, è opportuno analizzare nel dettaglio l'idoneità delle diverse specie. Osservando l'indice di vocazione forestale (cfr par...) nelle specie candidate al ruolo di indicatori degli ambiti forestali nell'area di studio si nota subito che alcune di esse hanno valori bassi, in particolare picchio verde, capinera e poiana. Esse non sono idonee a ricoprire il ruolo di indicatori forestali per diverse ragioni. La capinera si può considerare a tutti gli effetti una specie generalista e, nonostante sia nota la sua attitudine a nidificare in ambiente boschivo, è una specie che si adatta a moltissimi tipi di habitat. A testimonianza di ciò, si può osservare che nell'area di progetto la specie è stata rilevata in quasi tutte le stazioni di campionamento ( stazioni su ). Anche il picchio verde è risultato molto diffuso (9 stazioni su ); pur mostrando una maggiore vocazione forestale rispetto alla capinera, in particolare per le formazioni ripariali, la sua presenza è legata alla disponibilità di prati utilizzati per la ricerca di cibo: il picchio verde dunque è la tipica specie definita ecotonale che vive cioè al margine tra due differenti tipi di ambiente, in questo caso bosco e prato. La poiana è la specie con la vocazione forestale più bassa: essa infatti, pur essendo legata ai boschi per la costruzione del nido, necessita di ampie aree aperte in cui cacciare le sue prede. Scorrendo il grafico di Figura. si trovano altre specie il cui utilizzo come indicatori forestali nell'area di progetto desta alcune perplessità: picchio rosso maggiore, codibugnolo, cinciarella e fringuello. Il picchio rosso maggiore rappresenta nell'immaginario comune il tipico abitante dei boschi. In realtà anch'esso possiede una notevole plasticità ecologica in particolare in alcune aree geografiche e, anch'esso, pur mostrando una certa preferenza per i boschi ripariali, risulta molto diffuso nell'area di indagine ( stazioni su ). La diffusione di codibugnolo, cinciarella e fringuello è risultata influenzata in primo grado dall'eterogeneità ambientale e, in seconda battuta, in particolare per le prime due specie, da elementi in grado di diversificare la monotonia del paesaggio agricolo (filari e colture eterogenee). Il fringuello poi è un'altra delle specie che potremmo definire piuttosto generaliste: esso infatti è stato contattato in delle stazioni di campionamento.

28 Figura.. Indice di vocazione forestale per le specie candidate ad essere utilizzate come indicatrici degli ambienti boschivi nell'area del progetto P.A.N.E. (ovvero le specie utilizzate per il calcolo del Woodland Bird Index in Lombardia e nidificanti nell'area di studio). Anche in relazione alle specie rimanenti, che sono quelle con una maggiore vocazione forestale a scala nazionale, si ritiene necessario effettuare alcune considerazioni. Il fiorrancino è una specie molto localizzata, sebbene in aumento, nel contesto planiziale; qui tuttavia sembra colonizzare in prevalenza aree verdi quali parchi e giardini dove sono disponibili conifere vetuste. L'idoneità di questa specie va dunque valutata con attenzione monitorando l'evoluzione della sua distribuzione nell'area di progetto. Allo stesso modo la cincia mora è una specie che raramente nidifica in ambito planiziale e anch'essa è perlopiù legata alla presenza di conifere spesso associate a parchi e giardini. Le specie più idonee ad essere utilizzate nell'immediato quali indicatori dell'ambiente forestale nell'area si progetto sono dunque pettirosso, picchio muratore, cincia bigia, luì piccolo, scricciolo e rampichino comune. Queste specie sono censibili con tecniche di rilevamento speditive e indirizzate ad un ampio range di specie. Tra gli Strigiformi vi sono altre specie particolarmente legate agli habitat boschivi (allocco, gufo comune, assiolo) che tuttavia necessitano di censimenti dedicati (che prevedono un incremento sensibile dello sforzo di campionamento) e la cui distribuzione nell'area di studio non è interamente nota. Utilizzando i punteggi dell'indice di vocazione forestale per le singole specie rinvenute in un'area è possibile ricavare un indice di comunità (Woodland Bird Community Index, WBCI) consistente nella semplice media aritmetica di tali punteggi: questo indice è in grado di descrivere le risposte delle comunità ornitiche alle caratteristiche delle aree forestali e di monitorare cambiamenti strutturali nelle foreste e nel paesaggio (Londi et al., 9). Effettivamente il WBCI nell'area di progetto è risultato legato all'estensione delle superfici forestali nell'intorno di km ² rispetto al punto di rilevamento (Tabella. e Tabella.). Nell'area di progetto è emerso anche un pattern di variazione geografica: la vocazione forestale, al netto dell'estensione delle superfici forestali, aumenta da sud verso nord.

29 Tabella.. Modelli candidati a spiegare la variazione del WBCI (indice di vocazione forestale) sulla base delle caratteristiche ambientali dei siti di campionamento. Sono riportati i modelli maggiormente supportati. k = numero di parametri stimati. I modelli migliori (ΔAICc < ) utilizzati nella procedura di model averaging sono evidenziati in grassetto. Posizione Parametri modello boschi di latifoglie, boschi ripariali, latitudine, seminativi, filari boschi di latifoglie, boschi ripariali, latitudine, aree urbane, filari boschi di latifoglie, boschi ripariali, latitudine, seminativi boschi di latifoglie, boschi ripariali, latitudine, aree urbane boschi ripariali, latitudine, seminativi, filari k AICc ΔAICc Peso -, -, -, -, -,,,,,,,,,,, Tabella.. Tabella riassuntiva della procedura di model averaging relativa alla variazione del WBCI (indice di vocazione forestale) nell'area di studio. Per ognuno dei parametri ambientali sono riportati i coefficienti di regressione corredati dal relativo errore standard, e il test z con il livello di significatività (*** = p <,; ** =, < p <,; * =, < p <,). Sono evidenziati in grassetto i parametri ambientali che sembrano influenzare significativamente i valori registrati di WBCI. Variabile boschi di latifoglie boschi ripariali latitudine filari seminativi aree urbane Coefficiente,9,,, -,, E.S.,9,99,,,, Test z,,,,,, Sign.,* <,***,**,,, Utilizzando i valori di WBCI calcolati per le stazioni di rilevamento è stata creata una mappa con la distribuzione della vocazione forestale media delle comunità rilevate (Figura. - la stessa operazione è stata effettuata anche utilizzando il numero di specie indicatrici forestali ed i risultati sono stati del tutto simili). I risultati di questa elaborazione mostrano che le comunità a maggiore vocazione forestale si trovano nel Parco dell'adda Nord, all'altezza dell'oasi Foppe di Trezzo sull'adda. Valori elevati di WBCI sono stati registrati anche nel settore centrale del Parco del Rio Vallone e nella fascia settentrionale dell'area di studio, tra i parchi del Molgora e del Rio Vallone. È interessante notare l'esistenza di una sorta di corridoio forestale che collega idealmente Parco Adda Nord e Parco del Rio Vallone, dall'oasi delle Foppe di Trezzo sull'adda ai boschi di Bellusco e Ornago lungo l'estremo orientale del corridoio di progetto n. (tra il Molgora e l'adda).

30 Figura.. Mappa di distribuzione del WBCI nell'area del Parco Agricolo Nord Est. I dati utilizzati per la redazione di questa mappa sono quelli raccolti nel corso dei rilievi standardizzato condotti tra maggio e giugno del. Il valore del WBCI è stato riportato ad un intervallo tra e e i punti sono stati disegnati con dimensioni proporzionali ai valori di WBCI oltre che con una progressione di colori da rosso a verde. Per quanto concerne le specie a vocazione agricola (Tabella.), delle specie utilizzate per il calcolo del Farmland Bird Index lombardo nidificano nell'area di studio. Come il WBI, il FBI viene calcolato utilizzando gli andamenti di specie molto eterogenee in relazione alla loro autoecologia. Vi sono infatti specie sinantropiche come piccione torraiolo, passera d'italia o verdone, specie legate ad ambienti di margine come usignolo, tortora selvatica e averla piccola e specie invece maggiormente legate agli ambienti aperti come allodola e cutrettola. Al fine di individuare le preferenze delle singole specie sono stati utilizzati modelli di selezione dell'habitat realizzati secondo le specifiche riportate nella sezione metodologica. Per l'area P.A.N.E. si ritiene necessaria una selezione di alcune specie indicatrici di ambienti chiave nel contesto agricolo locale. In primo luogo non sono ritenute idonee le specie che nel conteso di studio si mostrano generaliste dal punto di vista di selezione dell'habitat, come ad esempio cornacchia grigia e storno, entrambe rilevate almeno nell'% delle unità di campionamento. In secondo luogo non si ritiene opportuno considerare tra gli indicatori di ambiente agricolo le specie a maggiore vocazione urbana: tortora dal collare, gazza, passera d'italia e verdone. La maggior parte dell'area P.A.N.E. è infatti situata al margine tra aree urbanizzate e aree agricole: sono qui preferibili indicatori di ambito agricolo puro, dunque specie maggiormente legate alle diverse tipologie di spazi agricoli (prati, seminativi, aree eterogenee). Tra le rimanenti specie si ritiene inoltre opportuno non considerare il piccione torraiolo in ragione delle abitudini gregarie e dello stato di semi-domesticità della specie. Nella scelta degli indicatori di ambiente agricolo vanno effettuate alcune considerazioni anche in relazione alle specie dell'fbi lombardo non rilevate nell'area di studio ma qui potenzialmente presenti, nonché a quelle non presenti nell'elenco del FBI lombardo e rilevate nell'area P.A.N.E. Nel primo gruppo rientra il saltimpalo: questa specie ha subìto negli ultimi quindici anni un calo molto vistoso, in 9

31 particolare nel contesto delle pianure alluvionali (Rete Rurale Nazionale e Lipu, a). Anche nell'area di studio, perlomeno nella porzione orientale, il saltimpalo era nidificante non raro fino a circa dieci anni fa (lo scrivente ha osservato la specie in diversi comuni come ad es. Masate e Trezzo sull'adda) dopodiché ha vissuto un tracollo demografico. Nel secondo gruppo vi sono ad esempio la quaglia e lo strillozzo. La prima è risultata distribuita in maniera piuttosto omogenea in tutta l'area di progetto e fortemente legata all'estensione dei seminativi: essa è dunque da considerarsi un valido indicatore degli ambienti agricoli nell'area di indagine, pur dovendo tenere in considerazione il fatto che le popolazioni di questa specie sono soggette a naturali e vistose oscillazioni nel corso degli anni. Lo strillozzo invece è una specie piuttosto rara in pianura. Esso era infatti stato inizialmente inserito nell'elenco delle specie utilizzate per il calcolo del FBI in Lombardia venendo successivamente escluso per la scarsa frequenza sul territorio regionale (Università degli Studi di Pavia e Associazione FaunaViva, ). La specie è stata rilevata nel in un unico sito, nel comune di Basiano e, in precedenza, era stata giudicata come potenziale nidificante nel Parco del Molgora (Brambilla e Foglini, ). Saltimpalo e strillozzo risultano oggi troppo rari per poter essere utilizzati quali indicatori degli habitat agricoli nell'area P.A.N.E. ma l'evoluzione della loro distribuzione nella stessa area dovrà essere seguita con attenzione. Il ritorno di queste specie, così come di altre, oggi assenti, ad esempio torcicollo e upupa, potrebbe costituire uno degli obiettivi delle azioni di conservazione degli habitat agricoli che verranno implementate negli anni a venire. Tra le possibili specie indicatrici degli ambienti agricoli potrebbe essere opportuno considerare il canapino comune. Anche questa specie era stata inizialmente inserita nel gruppo delle specie FBI e poi esclusa per la scarsa diffusione sul territorio regionale. La specie è in realtà oggi in incremento in tutto il Paese (Campedelli et al., ). Il canapino comune, come l'averla piccola, è molto legato nell'area P.A.N.E. alle formazioni arbustive e potrebbe dunque essere un indicatore di quegli elementi, a volte limitati a tare aziendali, che contribuiscono tuttavia a diversificare il paesaggio agrario risultando molto importanti in termini di supporto alla biodiversità locale. Le specie più idonee ad essere utilizzate nell'immediato quali indicatori degli ambienti agricoli nell'area di progetto sono dunque gheppio, quaglia, tortora selvatica, allodola, rondine, cutrettola, ballerina bianca, usignolo, canapino comune, averla piccola, passera mattugia e cardellino. Vi sono specie legate agli habitat agricoli anche tra gli Strigiformi, in particolare la civetta: come già affermato tuttavia le specie di questo ordine necessitano di censimenti dedicati che prevedono un notevole incremento dello sforzo di campionamento ed il loro utilizzo è dunque poco praticabile in assenza di programmi dedicati di monitoraggio. La ricchezza delle specie indicatrici di ambiente agricolo è risultata legata a due elementi ambientali: l'estensione dei seminativi e l'eterogeneità ambientale (Tabella. e Tabella.9). Se è vero dunque che alcune di queste specie (quaglia, allodola, cutrettola) richiedono estesi spazi aperti rappresentati dai seminativi è altrettanto vero che la diversificazione ambientale consente la presenza di altre specie (gheppio tortora selvatica, usignolo, canapino comune, averla piccola) che sono legate agli ambienti di margine o che necessitano di elementi di diversificazione del paesaggio per diversi aspetti della loro ecologia (nidificazione, alimentazione, rifugio). Utilizzando la ricchezza di specie a vocazione agricola è stata realizzata una mappa riportata in Figura.. La mappa è piuttosto differente rispetto a quella della vocazione forestale. In questo caso le aree focali sono quelle del settore centrale in tutta la fascia compresa tra il Parco della Cavallera e quello del Rio Vallone e del settore meridionale lungo il corridoio del Villoresi nei Parchi del Molgora e del Rio Vallone. Tabella.. Modelli candidati a spiegare la variazione di ricchezza delle specie a vocazione agricola sulla base delle caratteristiche ambientali dei siti di campionamento. Sono riportati i modelli maggiormente supportati (ΔAICc < ) utilizzati nella procedura di model averaging. k = numero di parametri stimati (H_amb = eterogeneità ambientale). Posizione Parametri modello k AICc ΔAICc Peso H_amb, seminativi, prati, altre colture, latitudine,9,, H_amb, seminativi, colture legnose, boschi di latifoglie, boschi ripariali, aree urbane, latitudine,,, H_amb, seminativi, prati, latitudine,,, H_amb, seminativi, prati, altre colture,,, H_amb, seminativi, boschi di latifoglie, boschi ripariali, aree urbane, latitudine,,,9 H_amb, seminativi, colture legnose, boschi di latifoglie, boschi ripariali, aree urbane,,,

32 Tabella.9. Tabella riassuntiva della procedura di model averaging relativa all'analisi dei parametri che influenzano la ricchezza delle specie a vocazione agricola nell'area di studio. Per ognuno dei parametri ambientali sono riportati i coefficienti di regressione corredati dal relativo errore standard, e il test z con il livello di significatività (*** = p <,; ** =, < p <,; * =, < p <,). Sono evidenziati in grassetto i parametri ambientali che sembrano influenzare significativamente i valori registrati di WBCI. Variabile eterogeneità ambientale (H_amb) seminativi prati altre colture colture legnose boschi di latifoglie boschi ripariali aree urbane latitudine Coefficiente,,9,,9 -, -, -,9 -, -, E.S.,9,,,,,,,, Test z,9,9,,,,,,, Sign.,***,9**,,,,,9,,9 Figura.. Mappa di distribuzione della ricchezza di specie indicatrici degli ambienti agricoli nell'area del Parco Agricolo Nord Est. I dati utilizzati per la redazione di questa mappa sono quelli raccolti nel corso dei rilievi standardizzati condotti tra maggio e giugno del. I punti sono stati disegnati con dimensioni proporzionali al numero di specie rinvenute oltre che con una progressione cromatica dal verde chiaro al marrone.

33 .. Anfibi Nel corso dei rilievi del sono stati raccolti record di dati relativi alle specie presenti nell'area di indagine. Nei prossimi paragrafi verrà analizzata la situazione per le singole specie alla luce dei dati raccolti nel nonché delle informazioni pregresse disponibili per i tre parchi coinvolti. L'elenco delle specie rilevate, corredato da alcune informazioni sul rischio di estinzione e sulle priorità di conservazione, è riportato in Tabella.. Nella tabella è elencata la rana di Lataste, specie non rilevata ma potenzialmente presente nell'area di indagine e segnalata in aree limitrofe (Ficetola et al., ; Leoni, ). Le specie più importanti dal punto di vista della conservazione sono il tritone crestato italiano, specie effettivamente presente con diversi nuclei, e la rana di Lataste, specie, come già affermato, potenzialmente presente, seppur con densità molto basse: entrambe sono elencate nell'allegato II alla Direttiva Habitat e costituiscono dunque specie d'interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione. Queste, insieme a rospo smeraldino, raganella italiana e rana dalmatina, sono elencate anche nell'allegato IV della medesima direttiva comunitaria, che indica le specie di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa. Se si analizza il rischio di estinzione sul territorio nazionale le specie più critiche sono la rana di Lataste e il rospo comune, ritenute vulnerabili al rischio di estinzione; i due tritoni invece sono ritenuti prossimi allo stato di minaccia. Tutte le specie rilevate, con l'esclusione delle rane verdi, sono considerate prioritarie dal punto di vista della conservazione in Regione Lombardia (punteggio di priorità regionale uguale o superiore a ). Complessivamente il Parco del Rio Vallone si è rivelato il settore territoriale più importante per gli anfibi nell'area vasta del Parco Agricolo Nord Est. Nel Parco del Molgora vi è un nucleo di grande valore costituito dal complesso di aree umide a cavallo tra i comuni di Carnate e di Ronco Briantino. Si è invece rivelato assai povero dal punto di vista degli habitat idonei e di conseguenza, della batracofauna, il Parco della Cavallera. Tabella.. Elenco delle specie di Anfibi presenti nell'area di progetto e rilevate nel corso del. * La rana di Lataste non è stata rilevata ma viene considerata potenzialmente presente nell'area. ** Hyla intermedia era inizialmente inclusa nel taxon Hyla arborea, riportato nell'allegato II alla Direttiva Habitat. Specie Nome italiano Lista Rossa Lissotriton vulgaris tritone punteggiato NT Triturus carnifex tritone crestato italiano NT Bufo bufo rospo comune VU Bufo viridis rospo smeraldino All. IV 9 Hyla intermedia raganella italiana All. IV** Rana dalmatina rana dalmatina All. IV Rana latastei* rana di lataste VU All. II, All. IV Pelophylax kl esculentus rana verde Direttiva Habitat Priorità regionale All. II, All. IV

34 ... Tritone punteggiato Il tritone punteggiato frequenta durante la fase terrestre una grande varietà di ambienti come ad esempio zone boscate (prevalenti nell'area di progetto) ma anche potenzialmente aree antropizzate (parchi urbani, giardini). Per quanto riguarda invece i siti acquatici riproduttivi seleziona zone umide con acqua ferma, persistente e ricca di vegetazione. La specie risulta ancora ben diffusa in tutto il suo areale ma, nel nostro Paese, è comunque considerata potenzialmente prossima alla minaccia di estinzione a causa delle modificazioni ambientali che ne stanno compromettendo gli habitat elettivi. La specie è considerata prioritaria per la conservazione a scala regionale. Il tritone punteggiato è stato rilevato nel in 9 località. Le informazioni relative a questa specie nell'area di studio interessano tuttavia località distribuite prevalentemente nel Parco del Rio Vallone, dove il tritone punteggiato è presente in tutti i settori (settentrionale, centrale e meridionale) e, in parte minore, nel parco del Molgora, dove la specie è attualmente confinata all'area delle ex fornaci tra Carnate e Ronco Briantino. Nel Parco del Rio Vallone il nucleo più importante è indubbiamente quello del settore meridionale, dove la specie è stata rilevata in diversi siti nei comuni di Gessate, Masate e Basiano. In ognuno dei tre comuni è stato individuato un sito riproduttivo ed è stata accertata la riproduzione grazie all'osservazione di individui allo stadio larvale. Sono inoltre state effettuate osservazioni di individui adulti in diversi punti nei quali la riproduzione non è stata accertata (ad esempio il letto del Rio Vallone tra Gessate e Masate, un'area di cantiere momentaneamente abbandonata nel comune di Masate, l'area delle fornaci di Gessate). Nel parco del Rio Vallone la specie è dunque diffusa anche se esistono elementi di preoccupazione sul suo stato di conservazione, in particolare la prossima rimozione del sito riproduttivo situato nel comune di Basiano e inserito all'interno di un piano di lottizzazione di futura realizzazione. Nel settore centrale del Parco del Rio Vallone il tritone punteggiato è stato rilevato in due siti nel comune di Bellusco: il Biotopo e una delle due pozze recentemente realizzate dal Parco. In quest'ultimo sito è stata accertata la riproduzione della specie e ciò costituisce una delle diverse testimonianze dell'efficacia degli interventi di conservazione messi in atto dal Parco. Nel biotopo di Bellusco esiste probabilmente una popolazione piuttosto consistente: in una delle sessioni di rilievo sono infatti stati catturati individui adulti. Nel settore settentrionale del Parco del Rio Vallone sono infine stati osservati due individui adulti in una pozza situata all'interno di un roccolo privato nel comune di Sulbiate. L'ultima area nella quale è stato rilevato il tritone punteggiato è situata nel Parco del Molgora tra Carnate e Ronco Briantino. In questo complesso di aree umide la presenza della specie era già nota ed è stata confermata in questo studio: individui adulti di tritone punteggiato sono stati osservati e catturati in ben aree umide di questo complesso, dove verosimilmente esiste una popolazione in buono stato di salute. Purtroppo la specie risulta assente dalle porzioni centrale e occidentale dell'area P.A.N.E.: nella zona della Cavallera mancano siti riproduttivi idonei mentre nel Parco del Molgora nuove aree umide sono state realizzate recentemente senza venire tuttavia colonizzate, perlomeno allo stato attuale. Complessivamente il tritone punteggiato è dunque ben distribuito nei settori settentrionale e orientale dell'area P.A.N.E. La distanza tra le quattro aree di presenza della specie è tuttavia superiore alla potenziale distanza di dispersione della specie stessa (Smith e Green, ). Al fine della conservazione del tritone punteggiato andranno dunque ridotte le distanze tra le popolazioni attualmente presenti, favorendo la connessione tra le stesse con la realizzazione di altri siti riproduttivi e di elementi naturaliformi da utilizzarsi quali direttrici preferenziali di dispersione. A tal proposito andranno tenuti in considerazione gli elementi attualmente presenti, in particolare torrente Molgora, Rio Vallone e canale Villoresi, nonché tutto il reticolo idrografico locale sovente accompagnato da vegetazione ripariale. Al fine di comprendere e di regolare le dinamiche di popolazione future sarà inoltre necessario stimare la consistenza delle popolazioni poiché da questo parametro dipende la distanza di dispersione utile a mantenere un flusso di individui e di geni tra due popolazioni.

35 Figura.. Mappa di distribuzione del tritone punteggiato nell'area del Parco Agricolo Nord Est. Figura.. Individuo di tritone punteggiato catturato presso la pozza di Basiano. Gli Anfibi vengono maneggiati per mezzo di guanti in lattice usa e getta al fine di limitare l'eventuale trasmissione di patologie (in particolare Chitridiomicosi), in linea con i principi del documento Norme di comportamento per limitare la diffusione di patologie tra gli Anfibi della Societas Herpetologica Italica (Foto di G. Calvi).

36 ... Tritone crestato italiano Il tritone crestato italiano è una specie dalla grande adattabilità ecologica, essendo presente sia in aree aperte sia in zone boscate. Esso necessita comunque di suoli umidi e di copertura arboreo-arbustiva per la fase di vita terrestre che è perlopiù notturna. Si riproduce in diversi tipi di corpi d'acqua anche temporanei, ma con acqua limpida, provvisti di vegetazione e posti all interno o in prossimità di aree boscate. Il tritone crestato italiano è stato rilevato nel in piccole aree umide. La distribuzione della specie nell'area di progetto risulta piuttosto frammentata e le popolazioni soffrono verosimilmente di un elevato grado di isolamento. La meta-popolazione probabilmente più importante è quella presente nel sistema di aree umide tra Carnate e Ronco Briantino. Si tratta di un sistema di potenziali siti riproduttivi racchiusi in uno spazio ridotto (distanza massima tra due siti circa m) e privo di elementi di frammentazione. Ad est di una strada asfaltata carrozzabile (via Fornace via Pio XI) sono inoltre presenti altri tre potenziali siti riproduttivi ad una distanza inferiore al km, comunemente considerata la distanza di dispersione massima della specie (Jehle et al., ). Qui il tritone crestato italiano è stato rilevato in delle pozze presenti. In questo sistema di aree umide la specie è presente dunque con una probabile meta-popolazione nella quale lo scambio di individui e geni tra le diverse popolazioni è ancora efficace grazie alla prossimità delle diverse aree umide e alla continuità di habitat naturali tra le aree umide stesse. Va inoltre segnalato che una delle pozze in cui è stato rinvenuto il tritone crestato è stata recentemente realizzata nell'ambito del progetto Recupero e riqualificazione di habitat planiziali nel Parco del Molgora : anche in questo caso le indicazioni sui risultati delle azioni di conservazione messe in campo dai parchi sono piuttosto confortanti. Un secondo nucleo in cui la specie è presente con possibili popolazioni connesse è quello di Masate e Gessate. Qui la specie è stata rilevata in quattro siti, e in due di questi ne è stata accertata la riproduzione. Una delle osservazioni riguarda il canale Villoresi che dunque potrebbe essere utilizzato come via di dispersione da alcun individui. Le altre due osservazioni riguardano i comuni di Trezzo sull'adda e Caponago. Per quanto riguarda Trezzo sull'adda un maschio adulto di tritone crestato italiano è stato catturato in una pozza situata immediatamente a sud della Strada Provinciale Monza-Trezzo, nel territorio del Parco Regionale dell'adda Nord. Questo stagno si trova a circa m dal SIC IT Oasi Le Foppe di Trezzo sull Adda dove la specie risulta presente con una popolazione importante (Leoni, ), anche se è separato da questo dalla Strada Provinciale che presenta un'elevata percorrenza. Lo stagno è tuttavia potenzialmente ben connesso ad altre aree umide di cui alcune realizzate recentemente. Per la conservazione locale della specie sarebbe importante connettere i due sistemi di aree umide presenti ai due lati della strada provinciale. Il dato di Caponago rappresenta infine una nuova segnalazione per la specie e risulta dunque di notevole interesse locale. L'area umida nella quale la specie è stata rilevata è un ristagno temporaneo situato all'interno di campi agricoli. Si trova in un contesto ricco di infrastrutture viarie (SP a nord, SP e TEEM ad est). Fortunatamente la piccola zona umida è a ridosso ( m ca) del torrente Molgora e del canale Villoresi che possono essere utilizzati quali vie di dispersione. Resta il fatto che questo nucleo riproduttivo potrebbe essere numericamente molto ridotto ed ecologicamente isolato trovandosi a, km dall'altro sito di presenza noto per la specie e situato nel comune di Gessate. L'isolamento delle popolazioni osservate nel presente studio è indubbiamente uno dei fattori di maggiore preoccupazione per la persistenza della specie nell'area di progetto. Queste hanno una distanza tra loro mai inferiore ai, km e una distanza tra popolazioni esterne all'area di progetto mai inferiore ai, km (distanza tra il nucleo delle Foppe di Masate e quello presente a Inzago nell'area del parco acquatico - osservazione personale). Tali distanze sono indubbiamente molto elevate e probabilmente impediscono uno scambio funzionale di individui e geni tra le diverse popolazioni, anche a causa della ricca rete di infrastrutture viarie e di ambienti inadatti alla riproduzione ed allo spostamento delle specie. Come per il tritone punteggiato la strategia per la conservazione della specie deve tendere a ridurre tali distanze: questo obiettivo potrà essere realizzato attraverso diverse azioni quali la realizzazione di nuovi siti riproduttivi, la creazione o il potenziamento di elementi naturaliformi da utilizzarsi quali linee di dispersione e l'eventuale deframmentazione della connessione ecologica attraverso la realizzazione di passaggi faunistici nelle aree a maggiore criticità. Allo stesso modo si renderà necessario stimare la consistenza delle popolazioni al fine di determinare il reale status delle stesse, nonché la distanza tollerabile e in grado di consentire un flusso di individui e di geni tra due popolazioni adiacenti.

37 Figura.. Mappa di distribuzione del tritone crestato italiano nell'area del Parco Agricolo Nord Est. Figura.. Due larve di tritone crestato italiano catturate presso una piccola zona umida nel comune di Caponago. Si tratta di una nuova importante segnalazione per l'area di progetto, raccolta durante i rilievi effettuati nel nell'ambito del presente studio (Foto di G. Calvi).

38 ... Rospo comune Il rospo comune era considerato l'anfibio europeo più generalista dal punto di vista della selezione degli habitat. In realtà recentemente la sua distribuzione nelle aree planiziali dell'italia settentrionale è limitata perlopiù alle aree forestali residuali. La specie compie in diversi casi vere e proprie migrazioni per raggiungere i siti riproduttivi, aspetto che ha causato una grave incidenza della mortalità dovuta all'interferenza delle infrastrutture viarie. Il rospo comune è una specie in forte calo nel nostro Paese e le stime più recenti indicano la riduzione di circa il % degli effettivi nel periodo 99- (Bonardi et al., ). Questa tendenza negativa fa sì che oggi la specie sia considerata vulnerabile al rischio di estinzione nel nostro Paese (Rondinini et al., ). Il rospo comune è anche considerata una specie prioritaria a livello regionale. Il rospo comune è stato rilevato in un solo punto nel corso dei monitoraggi faunistici del ; nello stesso anno sono tuttavia state raccolte altre tre informazioni di presenza grazie alle segnalazioni di alcuni cittadini. Accorpando tutte le informazioni disponibili relative agli ultimi anni la situazione del rospo comune nell'area di progetto appare assai delicata. La specie risulta presente con due soli nuclei. Il primo è situato a nord, a cavallo tra il PLIS del Rio Vallone e il Parco Regionale dell'adda Nord. In questo settore sono state raccolte tre segnalazioni: due di individui adulti (segnalazioni gentilmente concesse da Giovanni Colombo) ed una di individui allo stadio larvale. Questa zona è ben connessa ai boschi del Parco Adda Nord dove la specie è diffusa ma risulta in diminuzione (Parco Adda Nord, ). Il secondo nucleo è quello a cavallo tra i comuni di Ornago e Cavenago Brianza. In quest'area è stata osservata nel un'ovatura all'interno di uno degli stagni realizzati dal Parco. Inoltre a luglio del è stato fotografato un individuo adulto nei pressi dell'area delle Foppe di Cavenago Brianza (foto scattata e gentilmente concessa da Caterina Farina). Vi è infine una segnalazione dubbia registrata a Masate nel maggio e non più confermata. Nell'area di studio la situazione è critica soprattutto per la popolazione relativa alla porzione meridionale dell'area di progetto. Questa infatti risulta fortemente isolata e l'unico sito acquatico in cui è stata documentata la riproduzione è stato soggetto recentemente a periodi di secca in periodo riproduttivo che hanno generato una vera e propria trappola ecologica per diverse specie di anfibi. Purtroppo le dinamiche demografiche di questa specie dipendono probabilmente da fattori che agiscono a scala vasta (perdita e frammentazione degli habitat, mortalità stradale, inquinamento, cambiamenti climatici e infezioni fungine, in particolare la Chytridiomicosi) e che potrebbero agire con effetti sinergici. Vi è dunque una estrema urgenza di individuare le cause di declino che hanno portato alla fulminea estinzione o alla repentina contrazione di alcune popolazioni (Bonardi et al., ). Il rospo comune dovrebbe essere oggetto di una specifica azione di monitoraggio per comprenderne innanzitutto l'effettiva consistenza numerica nel territorio di progetto nonché i potenziali fattori che ne stanno condizionando la distribuzione (eventuali analisi veterinarie, individuazione di linee di migrazione e possibile interazione con le infrastrutture viarie, ecc...). Come per le altre specie sarebbe poi importante definire azioni di conservazione per ridurre l'isolamento delle popolazioni esistenti e permetterne eventualmente l'espansione, compatibilmente con le dinamiche di popolazione a scala vasta.

39 Figura.. Mappa di distribuzione del rospo comune nell'area del Parco Agricolo Nord Est. Figura.. Individuo di rospo comune fotografato presso le foppe di Cavenago Brianza (Foto di Caterina Farina).

40 ... Rospo smeraldino Il rospo smeraldino è una specie piuttosto plastica dal punto di vista delle preferenze ambientali, frequentando una grande varietà di ambienti ma preferendo quelli aperti. La riproduzione avviene solitamente in raccolte d'acqua ben soleggiate e soggette a modificazioni ambientali. Il rospo smeraldino non è considerato a rischio di estinzione ma è tuttavia una specie tutelata (Direttiva 9//CEE, DGR / del aprile ). Come altre specie, il rospo smeraldino è maggiormente diffuso nel settore orientale dell'area di studio ma è anche presente in tutto il settore meridionale, sia nel Parco del Rio Vallone sia in quello del Molgora. Il rospo smeraldino ha uno sviluppo della fase larvale molto rapido che gli consente di utilizzare per la riproduzione ambienti fortemente temporanei quali ristagni temporanei di acqua e vere e proprie pozzanghere, abbondanti soprattutto dove i suoli sono di tipo argilloso. Per questo motivo il monitoraggio non si può ridurre, come per altre specie, al controllo di alcuni siti riproduttivi fissi. Molte delle osservazioni di questa specie derivano da segnalazioni di larve all'interno di pozzanghere o di adulti in fase di canto o dispersione effettuate durante gli spostamenti dei rilevatori o nel corso di rilievi di altri gruppi tassonomici. Per i motivi sopra descritti la carta di distribuzione di Figura.9 è dunque da considerarsi non esaustiva poiché la reale distribuzione della specie nell'area è verosimilmente molto più ampia rispetto a quella risultante dalle osservazioni a nostra disposizione. Per quanto riguarda l'occupazione delle nuove pozze realizzate dai parchi, il rospo smeraldino ha occupato quelle maggiormente esposte aventi dunque caratteristiche simili alle raccolte d'acqua utilizzate abitualmente da questa specie. Alcuni esempi sono la nuova pozza realizzata dal Parco del Molgora presso la vasca volano di Agrate o quella realizzata dal Parco del Rio Vallone ad ovest delle foppe di Cavenago. Per questa specie non sembrano necessarie allo stato attuale misure speciali di conservazione. Le popolazioni sembrano infatti ben distribuite e ben connesse nell'area di progetto, anche se prevalentemente concentrate nella porzione orientale. Figura.9. Mappa di distribuzione del rospo smeraldino nell'area del Parco Agricolo Nord Est. 9

41 ... Raganella italiana La raganella italiana è una specie termofila nella quale gli adulti hanno abitudini arboricole e i maschi hanno una intensa attività canora. La raganella si riproduce in raccolte d'acqua soleggiate, solitamente temporanee, e addirittura, in pozzanghere, anche se in questi contesti la sopravvivenza dei girini è piuttosto ridotta. La specie non è considerata a rischio di estinzione ma è tuttavia tutelata da normative comunitarie e regionali (Direttiva 9//CEE, DGR / del aprile ). Nell'area di studio la raganella italiana è risultata ben diffusa ed è l'unica specie rilevata anche nel Parco della Cavallera. I nuclei più importanti sono verosimilmente presenti nella porzione centrale del Parco del Rio Vallone dove sono presenti diversi siti acquatici idonei alla riproduzione e diverse aree boschive idonee al rifugio degli individui nella fase non acquatica. La raganella italiana si è riprodotta in molte delle nuove pozze realizzate dai parchi ma utilizza, come descritto in precedenza, anche ambiente fortemente temporanei. Per questa specie, come per il rospo smeraldino, non sembrano necessarie allo stato attuale misure speciali di conservazione. Le popolazioni presenti sono verosimilmente piuttosto consistenti, ben distribuite e ben connesse nell'area di progetto. Figura.. Mappa di distribuzione della raganella italiana nell'area del Parco Agricolo Nord Est.

42 ... Rana dalmatina La rana dalmatina è una specie con abitudini prevalentemente terrestri. Gli adulti infatti passano in acqua solo pochi giorni durante la fase di accoppiamento e deposizione. La specie, soprattutto in pianura, è prevalentemente legata ai boschi di latifoglie, mentre dal punto di vista della scelta dei siti riproduttivi è abbastanza opportunista. La rana dalmatina non è considerata a rischio di estinzione nel nostro paese ma è tutelata dalla Direttiva Habitat ed è considerata specie prioritaria a livello regionale. Nel territorio del Parco Agricolo Nord Est la rana dalmatina ha una distribuzione simile a quella del tritone punteggiato: piuttosto diffusa nel parco del Rio Vallone e limitata all'estrema porzione settentrionale nel Parco del Molgora (Figura.). Lo studio di questa specie si realizza perlopiù attraverso il conteggio delle ovature. Questa tecnica consente infatti di valutare piuttosto efficacemente la distribuzione della specie ottenendo al contempo una stima semi-quantitativa della consistenza numerica delle popolazioni studiate (solitamente le femmine effettuano una sola deposizione). La mappa di distribuzione illustrante i risultati di questa attività è riportata in Figura.. L'analisi della distribuzione delle ovature consente di valutare la consistenza delle popolazioni presenti. I siti riproduttivi frequentati dalle popolazioni più consistenti si trovano nel Parco del Rio Vallone o nelle sue immediate vicinanze (Figura. e Tabella.). Purtroppo per quasi tutti questi siti vi sono elementi di criticità più o meno gravi, solo in parte mitigabili e reversibili. Tabella.. Elenco dei principali siti riproduttivi di rana dalmatina nel Parco del Rio Vallone. * la deposizione cui si fa riferimento ha avuto un successo nullo a causa del periodo di siccità che ha portato in secca tutte le ovature. ** Le secche in periodo riproduttivo sono state osservate solo nella primavera che è stata preceduta da un periodo di siccità inusuale per l'area di progetto. Denominazione e comune N. max ovature (anno) Criticità Pozza del roccolo di Sulbiate 9 () In proprietà privata Stagno nuovo di Cavenago Brianza * () Secche** Foppa di Basiano () Fuori parco, in ambito di trasformazione Foppa n., Masate () Secche**, presenza specie alloctone (pesci, nutria) Pozza Boscone di Ornago () Presenza di specie alloctone (pesci, nutria) Il sito per il quale è stato registrato il maggior numero di ovature (almeno 9 ovature nel ) è situato a Sulbiate. L'unica criticità, potenzialmente poco rilevante è il fatto che si trova nell'ambito di un roccolo privato. Sarebbe dunque necessario trovare accordi con la proprietà per la tutela e per la corretta gestione del sito. La seconda deposizione in ordine di importanza (circa ovature contate nel ) è stata registrata in una delle nuove pozze realizzate a Cavenago Brianza, immediatamente ad est dei boschi del complesso delle Foppe di Cavenago. La deposizione ha testimoniato la corretta dislocazione della nuova pozza. Purtroppo però tutte le ovature sono andate in secca a causa della siccità dell'autunno, una delle più marcate degli ultimi decenni. Tale aspetto andrà tenuto in considerazione prevedendo eventualmente gli opportuni interventi correttivi sul sito. La terza deposizione per consistenza si è registrata nel in una pozza di Basiano che purtroppo è esterna ai confini del Parco del Rio Vallone e che è situata in un ambito di trasformazione di prossima realizzazione. Deposizioni inferiori alle ovature ma comunque importanti sono state registrate anche a Masate e Ornago. Entrambi i siti dopo deposizioni piuttosto consistenti avvenute nel, sono stati parzialmente o completamente abbandonati a causa di diversi fattori di disturbo, in particolare per la presenza di fauna ittica (Cyprinus carpio, Pseudorasbora parva, Carassius carassius, Misgurnus anguilicaudatus), di altre specie alloctone (Myocastor coypus) e, secondariamente, per siccità nel periodo riproduttivo (a Masate nel ). La variazione delle condizioni ambientali ha portato negli ultimi anni a notevoli variazioni nell'utilizzo dei principali siti riproduttivi e, verosimilmente, nel successo riproduttivo complessivo delle popolazioni studiate. Un elemento positivo in relazione alla conservazione di questa specie è l'utilizzo dei nuovi siti riproduttivi realizzati con i giusti criteri (buona permanenza dell'acqua nel periodo riproduttivo, localizzazione all'interno o in prossimità di aree boscate) e mantenuti in un buono stato di conservazione (in particolare assenza di predatori ittici). A tal proposito si segnala nel Parco del Rio Vallone l'utilizzo di almeno siti di recente realizzazione, tra cui quello che ha ospitato una delle maggiori deposizioni di ovature dell'intera area di progetto (seppur fallita completamente a causa della siccità). Nel Parco del Molgora invece sono state utilizzate entrambe le piccole pozze realizzate sotto copertura arborea nel complesso tra Ronco Briantino e Carnate: in questo parco però il dato più interessante è rappresentato dall'occupazione della nuova pozza realizzata nei boschi del Molgora all'altezza del centro commerciale di Usmate-Velate. Questo sito è apparentemente isolato rispetto agli

43 altri nuclei presenti nel parco: in particolare l'abitato di Carnate e la Strada Provinciale Bellusco-Gerno lo separano dal nucleo di Carnate-Ronco Briantino. Il nuovo sito dunque potrebbe aver fornito un'area per la deposizione di individui già presenti oppure potrebbe essere stato colonizzato a partire dal nucleo di Carnate-Ronco Briantino attraverso individui in dispersione lungo la direttrice del Molgora. L'evoluzione della situazione in questo nucleo è dunque particolarmente interessante e da monitorare. Relativamente al Parco del Molgora va segnalato un ulteriore sito riproduttivo nel quale sono state contate ovature: anche questo appare piuttosto isolato trovandosi in un piccolo lembo di bosco a nord dell'abitato di Usmate-Velate (tra le vie Leonardo da Vinci, Miramonti e del Tiro a Segno). Esso si trova tuttavia a poche centinaia di metri dal torrente Molgoretta che potrebbe essere utilizzato come via di dispersione verso altre aree del Parco del Molgora a sud o verso il Parco di Montevecchia a nord. Le azioni di conservazione di questa specie consistono nella realizzazione di nuovi siti riproduttivi finalizzati al potenziamento dei nuclei principali di presenza nonché ad aumentare le connessioni tra i nuclei stessi. Risulta molto importante anche la rimozione delle specie alloctone, in particolare dei pesci, cui la specie ha mostrato di essere particolarmente sensibile. Figura.. Individuo adulto di rana dalmatina fotografato nei boschi prossimi a Cascina Castellazzo (Basiano). L'osservazione è stata effettuata nel corso dei rilievi effettuati nell'ambito della campagna naturalistica Tecniche di rilievo faunistico svolta nel Parco del Rio Vallone dall'associazione FaunaViva per gli studenti di Scienze Naturali dell'università Statale di Milano (Foto di G. Calvi).

44 Figura.. Mappa di distribuzione della rana dalmatina nell'area del Parco Agricolo Nord Est. Figura.. Mappa di distribuzione riportante i risultati del conteggio delle ovature di rana dalmatina nell'area del Parco Agricolo Nord Est. I diametri dei punti sono proporzionali al numero di ovature contate

45 ... Rana di Lataste La rana di Lataste ha un'ecologia piuttosto simile a quella della rana dalmatina e le due specie infatti si trovano spesso in condizioni di sintopia. La rana di Lataste è una specie igrofila che predilige boschi umidi di latifoglie in particolare delle aree planiziali e, più raramente, di quelle collinari. Questa specie non è ancora stata rilevata nell'area di progetto ma va indubbiamente considerata come potenzialmente presente sia perché l'area di studio ricade nell'areale della specie sia perché sono presenti ambienti potenzialmente idonei, sia perché la specie è stata segnalata in aree limitrofe quali il Parco di Monza (Ficetola et al., ), il Parco Adda Nord (Leoni, ), e il Parco di Montevecchia ( A densità molto basse e in assenza di attività riproduttiva il rilevamento della specie risulta piuttosto difficile come testimoniato ad esempio i monitoraggi condotti presso il SIC Oasi Foppe di Trezzo sull'adda dove la specie, un tempo segnalata, non è stata rilevata per diversi anni, dopodiché, nel corso dei monitoraggi per il piano di gestione sono stati nuovamente segnalati pochi individui seppur senza indizi di attività riproduttiva (Leoni, ). Le segnalazioni ad est e ovest dell'area di progetto indicano la presenza di popolazioni ormai piuttosto isolate e dunque in serio pericolo di conservazione. L'eventuale presenza di questa specie nell'area P.A.N.E. dovrebbe essere oggetto di una specifica azione di monitoraggio, seguita poi dalle conseguenti azioni di conservazione. A prescindere dall'attuale presenza o meno nel territorio del Parco Agricolo Nord Est dovrebbero anche essere intraprese azioni volte a potenziare le connessioni ecologiche verso i siti esterni di presenza della rana di Lataste, in particolare nel Parco Adda Nord e nel Parco di Montevecchia, vicino ai quali sono presenti nell'area P.A.N.E. siti adatti ad ospitare questa specie. Figura.. Pozza temporanea presente nel bosco della Möia, a Masate. Il complesso di aree umide e boschi situato a cavallo tra i comuni di Masate, Gessate e Cambiago rappresenta un'area potenzialmente idonea per la rana di Lataste.

46 ... Rana verde Innanzitutto è utile segnalare che nella presente relazione con il termine di rane verdi vengono indicate popolazioni formate da individui ibridi (Pelophylax klepton esculenta) e non ibridi (Pelophylax lessonae), che vengono indicate con il termine comprensivo di synklepton, in questo caso Pelophylax synklepton esculenta (Bressi e Razzetti, ). All'interno del complesso delle rane verdi il riconoscimento dei singoli taxa è spesso impossibile su base morfologica. Le rane verdi si riproducono in una grande varietà di habitat acquatici e sono piuttosto gregarie nel periodo riproduttivo. La specie è eliofila ed evita solitamente gli stagni più ombrosi e freddi. Giovani e adulti non riproduttivi sono rilevabili praticamente ovunque. È indubbiamente il taxon più diffuso nell'area di indagine. La mappa rappresenta solo alcune delle stazioni in cui la specie è effettivamente presente e una mappatura completa della specie è praticamente impossibile. Le rane verdi sono sicuramente presenti nel Parco della Cavallera. Per quanto sopra riportato la specie non ha allo stato attuale problemi seri di conservazione nell'area di progetto e non si ritiene necessario prevedere azioni specifiche di conservazione. Figura.. Mappa di distribuzione delle rane verdi nell'area del Parco Agricolo Nord Est.

47 . SINTESI E DISCUSSIONE DEI RISULTATI Uccelli Le ricerche faunistiche condotte nell'area di progetto in periodo di nidificazione tra il e il hanno permesso di contattare specie di Uccelli. Oltre la metà di queste sono da considerarsi nidificanti e tra di esse vi sono due specie di interesse comunitario, averla piccola e martin pescatore. Aree agricole Le specie nidificanti legate ai sistemi agricoli, che costituiscono peraltro la categoria di uso del suolo prevalente nell'area di progetto, sono quelle che versano in uno stato di conservazione peggiore: esse costituiranno dunque una priorità conservazionistica per il Parco Agricolo Nord Est. I dati raccolti nell'area di progetto hanno consentito di individuare un gruppo di specie target per questa tipologia di ambiente (gheppio, quaglia, tortora selvatica, allodola, rondine, cutrettola, ballerina bianca, usignolo, canapino comune, averla piccola, passera mattugia e cardellino): il loro monitoraggio consentirà di valutare lo stato di salute dei sistemi agricoli e le risposte degli stessi alle eventuali modificazioni ambientali. Oltre alle specie target che attualmente nidificano regolarmente nel territorio P.A.N.E. sono state individuate altre specie al momento non nidificanti o la cui nidificazione risulta irregolare o molto localizzata (upupa, torcicollo, saltimpalo, strillozzo): il loro ritorno o l'aumento della loro densità dovrebbe costituire uno degli obiettivi di conservazione del futuro parco, compatibilmente con i fattori di scala vasta che influenzano le dinamiche di popolazione delle specie stesse. Programma Sviluppo Rurale Per tutelare o incrementare la diversità biologica in ambiente agricolo molto può essere fatto attraverso un aumento della complessità strutturale del paesaggio e l'adozione di pratiche meno intensive, in particolare per gli input chimici immessi nell'ambiente. La banalizzazione del paesaggio agrario nei contesti in cui l'agricoltura è più moderna ed intensiva è spesso stata indicata come uno dei fattori con l'impatto più negativo sulla biodiversità locale (Batáry et al., ; Benton et al., ). La conservazione degli ecosistemi agricoli non può prescindere da una stretta collaborazione tra enti territoriali e imprenditori agricoli. Questa sinergia è fondamentale per metter in campo in maniera intelligente e coordinata tutte le possibilità offerte dagli strumenti di pianificazione delle politiche agricole: da diversi anni infatti il Programma di Sviluppo Rurale (PSR) prevede azioni specifiche finalizzate alla tutela della biodiversità. Il nascituro Parco Agricolo Nord Est dovrà assolvere al difficile compito di coordinare tutti i soggetti territoriali coinvolti nella pianificazione delle attività agricole favorendo l'adozione delle misure del PSR e fornendo indicazioni precise sulle modalità di implementazione delle stesse al fine di garantire gli auspicati effetti positivi sulla biodiversità locale. Figura.. La cutrettola è una specie tipica della pianura agricola lombarda, caratteristica degli spazi aperti come prati e coltivi; come molte altre specie agricole si trova in uno stato di conservazione non ed è vulnerabile al rischio di estinzione come nidificante nel nostro Paese (Foto di G. Calvi).

48 Si riportano di seguito alcune delle principali misure e operazioni del PSR che prevedono il finanziamento di azioni in grado di favorire la biodiversità: Misura. Investimenti per le aziende Operazione.. Investimenti non produttivi finalizzati prioritariamente alla conservazione della biodiversità.. Investimenti non produttivi finalizzati prioritariamente alla migliore gestione delle risorse idriche. Investimenti nello sviluppo delle.. Supporto ai costi di impianto per forestazione ed imboschimento aree forestali e nel miglioramento.. Mantenimento di superfici imboschite della redditività delle foreste. Pagamenti.. Agricoltura conservativa agro-climatico- ambientali.. Inerbimenti a scopo naturalistico.. Mantenimento di strutture vegetali lineari e fasce tampone boscate realizzate con le operazioni.. e.... Mantenimento funzionale delle zone umide realizzate con l operazione.... Salvaguardia di canneti, cariceti, molinieti..9 Salvaguardia di coperture erbacee seminaturali. Agricoltura biologica.. Conversione all'agricoltura biologica.. Mantenimento dell'agricoltura biologica Migrazione e svernamento La maggior parte delle informazioni sull'avifauna riguardano il periodo della nidificazione, mentre risultano relativamente poco esplorate le fasi della migrazione e dello svernamento: queste andrebbero in futuro indagate con rilievi ad hoc per completare il quadro delle conoscenze nell'area di progetto. In relazione agli ambienti agricoli va infatti segnalato un ulteriore elemento: i rilievi effettuati nel mese di marzo del e indirizzati alle specie dalla riproduzione precoce (ad es. i Picidi), hanno permesso di contattare un numero elevato di individui e specie svernanti nell'area di progetto; sono stati rilevati in particolare grossi stormi misti di uccelli (perlopiù fringillidi, motacillidi, passeridi) in alimentazione nei campi di stoppie dislocati sul territorio del P.A.N.E. Questo dato da un lato indica l'importanza dell'area per gli uccelli svernanti, dall'altro ci permette di ricollegarci all'importanza strategica del PSR: il mantenimento dei residui della mietitura nei campi nel periodo tardo autunnale e invernale è una tipica azione agronomica che favorisce la biodiversità. Essa fornisce una fonte di semi e ripari preziosi per molte specie di uccelli (Gillings et al., ; Moorcroft et al., ); inoltre la vegetazione che cresce tra le stoppie prima dell'aratura ospita una ricca entomofauna, anch'essa preziosa come fonte alimentare per diverse specie di vertebrati (Moreby e Southway, ). Figura.. Il fanello è presente nel Parco Agricolo Nord Est nel periodo invernale con grandi stormi di centinaia di individui, spesso in associazione ad altri Fringillidi (fringuello, peppola, verdone, cardellino, lucherino - Foto di G. Calvi).

49 Boschi Nella matrice agricola predominante le due tipologie di ambienti naturali o naturaliformi più importanti sono i boschi e le aree umide. Per quanto riguarda le aree boschive, queste sono costituite prevalentemente dalle fasce ripariali dei numerosi piccoli corsi d'acqua che attraversano l'area di progetto da nord a sud. Le maggiori estensioni di questa categoria ambientale nonché alcuni dei boschi di maggior valore naturalistico sono presenti nella porzione centrale del Parco del Rio Vallone ove costituiscono gli elementi residuali di un esteso complesso boschivo presente oltre un secolo fa e denominato Boschi di Cavenago. Per quanto riguarda gli ambienti boschivi le criticità sono costituite in primo luogo dallo stato di conservazione dei boschi stessi, perlopiù costituiti da robinia, e, in secondo luogo, dalla frammentazione ecologica di questi ambienti (piccole dimensioni dei lembi di bosco e discontinuità dell'ambiente). All'interno del gruppo di lavoro del progetto P.A.N.E. ci si è adoperati per individuare alcune azioni finalizzate alla riduzione della frammentazione ed alla conservazione o al miglioramento dei boschi esistenti. Sono infatti stati previsti interventi per incrementare e migliorare le superfici a bosco in contesti strategici (potenziamento di nuclei preesistenti, realizzazione di nuovi nuclei al fine di connettere due aree naturali isolate) tenendo comunque conto del contesto ambientale dominato dall'agricoltura. Per valutare la qualità attuale degli ambienti boschivi come supporto alle comunità faunistiche e per monitorare in futuro l'evoluzione della situazione in relazione ai nuovi interventi, è stato individuato un set di specie indicatrici di uccelli presenti nell'area di indagine e caratterizzati da una marcata vocazione forestale (pettirosso, picchio muratore, cincia bigia, luì piccolo, scricciolo e rampichino comune), al pari di quanto fatto per gli ambienti agricoli. Figura.. Il pettirosso è una specie nidificante indicatrice per gli habitat forestali nell'area del Parco Agricolo Nord Est. In inverno ai pochi individui nidificanti si aggiungono imponenti contingenti svernanti provenienti dall'europa centrale, orientale e settentrionale (Foto di G. Calvi). In relazione alle specie di bosco è anche stato utilizzato uno specifico indicatore della vocazione forestale media delle comunità ornitiche rilevate (WBCI Woodland Bird Community Index). Questo ha permesso di valutare lo stato dei boschi nell'area di progetto, o meglio, l'idoneità attuale degli stessi ad ospitare la fauna tipica di questo ambiente. Le aree caratterizzate da una fauna più spiccatamente forestale sono quelle all'interno del Parco Adda Nord dove naturalmente i boschi sono più estesi e meno frammentati. Nell'area del futuro Parco Agricolo Nord Est le comunità a maggiore vocazione forestale si trovano in tutta la fascia settentrionale, dove probabilmente la vicinanza ai boschi dell'adda e di Montevecchia esercita un'influenza positiva e nella porzione centrale del Parco del Rio Vallone. Quest'ultima zona, in base ai dati faunistici, sembra ben connessa ai boschi dell'adda attraverso l'estremo orientale del corridoio di progetto n. (tra il Molgora e l'adda). Questo dato potrebbe indicare l'effettiva esistenza di un corridoio relativamente sgombro da elementi di frammentazione (una volta passata la Strada Provinciale a Trezzo l'unico altro elemento è la Strada Provinciale tra Roncello e Busnago) che consente la connessione tra i boschi

50 dell'adda e quelli del Rio Vallone. Vi è tuttavia una seconda possibile e suggestiva ipotesi: parte di quest'area era occupata in tempi storici da estese foreste denominate Boschi di Cavenago e Bosco di Grezzago; i dati sulle comunità ornitiche potrebbero dunque indicare una sorta di memoria del paesaggio da parte delle comunità animali, fenomeno già descritto in relazione a diversi gruppi tassonomici, sia animali che vegetali (Denoël et al., ; Metzger et al., 9; Nagelkerke et al., ). Uccelli come indicatori della connettività ecologica Gli Uccelli sono riconosciuti universalmente come ottimi indicatori biologici: uno dei motivi principali è la facilità con la quale si possono ottenere dati standardizzati e completi a diverse scale. In questo gruppo inoltre le relazioni tra specie e habitat sono molto ben conosciute, essi occupano una vasta gamma di ambienti e di livelli trofici e rispondono in maniera piuttosto rapida alle variazioni ambientali. Anche se apparentemente gli uccelli potrebbero non sembrare il taxon più idoneo a studiare la frammentazione ecologica, a causa della loro elevata capacità di spostamento, in realtà sono spesso stati utilizzati con successo per definire mappe di dettaglio di funzionalità e connessione ecologica poiché molte specie, in particolare quelle a vocazione forestale, risentono comunque dell isolamento e della frammentazione degli habitat (Amos et al., ). Gli uccelli sono dunque da considerare indicatori biologici fondamentali anche per l'area P.A.N.E. Al fine di definire con precisione il legame tra ambienti e comunità faunistiche, nonché di realizzare modelli di connessione ecologica a scala fine, si ritiene importante mappare con precisione le posizioni di osservazione degli uccelli. Il territorio di progetto è infatti per certi versi piuttosto omogeneo e, dunque, per evidenziare le peculiarità dei rapporti tra presenza delle specie e caratteristiche ambientali è necessario lavorare ad una scala piuttosto fine. Le analisi sulle preferenze ecologiche di alcune specie condotte in questo studio hanno mostrato una certa difficoltà nell'estrarre le relazioni ecologiche fondamentali, probabilmente perché l'attribuzione spaziale degli individui alla posizione della stazione di campionamento non è sufficientemente precisa. Si suggerisce dunque per il futuro l'utilizzo di tecniche che consentano di mappare con precisione gli individui: seppur più laboriose, soprattutto nella fase di inserimento dei dati, si potrebbero rivelare molto più proficue in termini di qualità dei risultati conseguiti, in particolare nell'ottica della realizzazione delle analisi sopra discusse. I dati faunistici per una priorità degli interventi Nello studio di fattibilità sono stati individuati numerosi punti nei quali intervenire con una serie di azioni mirate a ridurre la frammentazione ecologica. La localizzazione degli interventi è stata definita sulla base di un'analisi territoriale estremamente dettagliata e delle informazioni ecologiche (faunistiche e botaniche) già disponibili o raccolte nel presente studio. La notevole mole di azioni messe in programma necessita tuttavia della definizione di priorità oggettive di intervento che tengano conto non solo della fattibilità tecnicoeconomica degli stessi ma anche della reale importanza ecologica. Per fare ciò è possibile adottare una procedura che prevede l'utilizzo di modelli di idoneità ambientale e di connettività, con un approccio simile a quello utilizzato recentemente nel PLIS della Brughiera Briantea (Brambilla et al., ). Negli ultimi anni sono stati sviluppati software che utilizzano la teoria dei circuiti per creare modelli di flusso di animali tra popolazioni separate all'interno di un paesaggio eterogeneo, immaginando il territorio come una superficie conduttrice a resistenza variabile (Shah e McRae, ; McRae et al., ). Questi modelli, applicati a dati faunistici georeferenziati, permetterebbero di individuare a scala molto fine le potenziali criticità della rete ecologica locale e, di conseguenza, fornire strumenti concreti per definire le aree più importanti dove focalizzare gli interventi. La realizzazione di queste analisi, applicabili in particolare agli uccelli forestali e agli anfibi, dovrebbe essere considerata come un'azione prioritaria nel futuro del Parco Agricolo Nord Est. Ricchezza di specie, ma non solo Le analisi ecologiche a livello di comunità condotte in questo studio hanno comunque già restituito alcune indicazioni chiare sui pattern di distribuzione delle specie. La ricchezza specifica è risultata molto legata all'eterogeneità ambientale: ciò è comprensibile soprattutto in un contesto banalizzato come quello della pianura agricola (Benton et al., ). È però importante sottolineare che la ricchezza di specie non è l'unico parametro da considerare. In contesti come quelli agricoli la ricchezza tassonomica complessiva è spesso determinata dalla presenza di specie generaliste dal punto di vista della selezione dell'habitat, il cui ingresso negli ambienti agricoli viene favorito dalla presenza di elementi strutturali quali siepi e boschetti che forniscono habitat per la nidificazione, siti di rifugio e sorgente di cibo. Sebbene la presenza di un buon numero di specie sia comunque un elemento positivo, è anche importante tenere in considerazione le esigenze ecologiche delle specie presenti in una determinata area. La banalizzazione dei paesaggi sta 9

51 portando ad un incremento delle specie generaliste mentre quelle più selettive, o specialiste, dunque con esigenze ecologiche più specifiche, si stanno lentamente rarefacendo (Clavel et al., ; Devictor et al., ; Julliard et al., ). Per questo motivo la pianificazione delle azioni di conservazione e la valutazione degli esiti delle stesse dovranno tenere in considerazione altri criteri oltre al numero di specie presenti, lavorando ad esempio su singole specie o su gruppi di specie dalle esigenze ecologiche ben definite o utilizzando altri parametri di comunità oltre alla diversità sistematica (Devictor et al., ; Julliard et al., ). Tra le specie indicatrici di ambiente agricolo individuate in questo studio si possono infatti già individuare diversi gruppi in base alle preferenze ecologiche mostrate nell'area P.A.N.E.: specie di ambiente aperto (quaglia, allodola, cutrettola), specie ecotonali (tortora selvatica, usignolo), specie legate agli arbusteti (in particolare agli arbusti spinosi e ai roveti, canapino comune e averla piccola). Figura.. L'averla piccola è una specie di interesse comunitario ed è indicatrice di ambienti agricoli di buona qualità ecologica. Nell'area di studio essa sembra legata alla presenza di aree incolte con arbusti spinosi, in particolare i rovi (Foto di G. Calvi). Zone umide Un gruppo di specie con esigenze ecologiche ben definite è quello legato alle zone umide, che rappresentano probabilmente la tipologia ambientale di maggior valore per la biodiversità nell'area di progetto. Nel territorio P.A.N.E. sono presenti diverse tipologie di aree umide che rappresentano ecosistemi anche molto differenti. Le aree umide di maggiori dimensioni sono state campionate solo marginalmente durante i monitoraggi dell'avifauna poiché, come spiegato nella sezione metodologica, la selezione delle stazioni ha voluto privilegiare siti già monitorati in passato e siti dislocati lungo i principali corridoi ecologici di progetto; è tuttavia evidente, dai dati disponibili, che tali aree (Foppe di Cavenago Brianza, Vasca Volano di Agrate Brianza, nuova area umida di Trezzo sull'adda) rappresentano un elemento molto importante per la biodiversità locale, in particolar modo per la classe degli Uccelli. Nelle grandi zone umide infatti è possibile trovare specie nidificanti quasi esclusive per l'area di progetto come ad esempio svasso maggiore, tuffetto, folaga, cannareccione e tarabusino: quest'ultimo, che nidifica da diversi anni presso la Vasca Volano di Agrate Brianza, è la terza specie nidificante nel Parco elencata nell'allegato I alla Direttiva //CE (dato gentilmente segnalato dalle guardie ecologiche volontarie). La relazione tra uccelli e zone umide è nota all'uomo da migliaia di anni. A causa della forte riduzione delle aree umide, le specie legate a questi ambienti hanno subìto in passato dei veri e propri tracolli demografici e sono oggi tra quelle che versano in uno stato di conservazione peggiore. Il ruolo delle aree umide nel supportare la biodiversità locale assume ancora maggiore rilevanza nel periodo di migrazione. Molte specie di uccelli migratori, legati per la nidificazione ai più diversi tipi di habitat, sono soliti frequentare le zone umide nel corso delle soste migratorie (stop-over). Poiché queste hanno ormai una estensione molto

52 limitata e si trovano immerse in una matrice ambientale spesso inospitale, si verifica una sorta di effetto isola che porta, in periodo di migrazione, un numero elevato di specie e di individui a concentrarsi in questi siti. Un caso emblematico nell'area P.A.N.E. è quello della Vasca Volano di Agrate Brianza, oggetto di interesse da parte di diversi appassionati birdwatcher che hanno potuto rilevare circa specie ( Un altro esempio è quello delle Foppe di Cavenago Brianza dove sono anche state condotte in passato campagne di cattura e inanellamento a scopo scientifico. Anche se gli uccelli migratori passano solo pochi giorni nei siti di sosta, questi sono molto importanti poiché servono ai migratori per ripristinare le riserve energetiche necessarie a proseguire con successo il tragitto migratorio (Hutto, 99). Zone umide di grandi dimensioni Creare nuove zone umide di grandi dimensioni in contesti fortemente antropizzati non è semplice per la difficoltà di trovare gli spazi necessari. Vi sono tuttavia alcune particolari situazioni che possono facilitare il compito, in particolare il ripristino di contesti abbandonati o degradati nonché la presenza di elementi quali le vasche di raccolta delle acque che, mantenendo la loro funzione idraulica, potrebbero essere rimodellate e gestite con principi naturalistici. Nell'ambito dello studio di fattibilità questa seconda tipologia di area è stata individuata come un ambito prioritario di intervento poiché spesso gestita da consorzi di enti pubblici, dunque da soggetti privilegiati con i quali concordare e realizzare azioni di conservazione o ripristino della biodiversità. Se le aree umide di grandi dimensioni possono costituire un elemento cruciale per la conservazione degli uccelli, oltre che dal punto di vista botanico, hanno invece mostrato un ruolo marginale dal punto di vista degli anfibi. Il motivo principale è la presenza di fauna ittica e di altri potenziali predatori che rendono questi contesti praticamente inadatti alla presenza e alla riproduzione degli anfibi, in particolare delle specie più sensibili. Figura.. Le Foppe di Cavenago Brianza rappresentano una delle aree umide di maggiore estensione nel Parco Agricolo Nord Est. Questa tipologia di ambiente risulta molto importante per l'avifauna (Foto di G. Calvi). Anfibi: indicatori per le connessioni ecologiche Gli Anfibi sono la seconda classe di Vertebrati presa in considerazione nel corso di questo studio. La loro ecologia li rende incredibilmente adatti ad essere utilizzati come specie modello per lo studio della connessione ecologica, e, in generale, per lo studio degli effetti di alcuni cambiamenti ambientali (Hopkins, ). Essi infatti possiedono un ciclo vitale complesso con stadi (adulto, larva) dotati, in molte specie, di esigenze ecologiche completamente differenti: le larve sono infatti acquatiche mentre gli adulti, che frequentano i siti acquatici nel periodo riproduttivo, passano spesso gran parte dell'anno in ambienti

53 terrestri. Essi richiedono dunque la contemporanea presenza di ambienti acquatici e di aree vegetate. Possiedono inoltre una ridotta capacità di spostamento e sono dunque molto sensibili alla frammentazione ambientale e all'isolamento ecologico. Per gli anfibi erano già disponibili diverse informazioni per Parco del Molgora e, soprattutto, Parco del Rio Vallone. Le informazioni raccolte in questa indagine hanno permesso di arricchire ulteriormente il quadro delle conoscenze. Nel Parco Agricolo Nord Est sono certamente presenti sette specie di anfibi: tritone punteggiato, tritone crestato italiano, rospo comune, rospo smeraldino, raganella italiana, rana dalmatina e rane verdi. Il tritone crestato italiano è la specie più importante dal punto di vista conservazionistico essendo elencata nell'allegato II alla Direttiva 9//CEE, come peraltro la rana di Lataste, non ancora rilevata nell'area di progetto ma presente, seppur con popolazioni isolate, nelle immediate vicinanze del futuro Parco. In base ai dati disponibili, alcune specie, in particolare i tritoni e il rospo comune, sono presenti con popolazioni piuttosto isolate e separate da distanze superiori alla capacità nota di dispersione delle specie stesse. Figura.. Il tritone crestato italiano è attualmente l'unico anfibio di interesse comunitario la cui presenza sia nota nel Parco Agricolo Nord Est. Questa specie è presente con popolazioni piuttosto isolate e la sua permanenza nel Parco è dunque fortemente minacciata (Foto di G. Calvi). Ridurre l'isolamento ecologico per gli anfibi La riduzione dell'isolamento di queste popolazioni è da considerarsi un intervento prioritario dal punto di vista della conservazione poiché popolazioni isolate sono inevitabilmente destinate col tempo all'estinzione locale. La riduzione dell'isolamento può avvenire sia con la realizzazione di nuovi siti riproduttivi acquatici nei settori in questi risultino assenti, sia con la creazione di ambienti vegetati idonei al rifugio o alla dispersione degli individui in prossimità dei siti riproduttivi. Entrambe le azioni sono state previste nell'ambito dello studio per la fattibilità delle connessioni ecologiche nel nascente Parco. Un volta tutelate le popolazioni oggi esistenti si potrebbe cercare di favorire la colonizzazione del settore occidentale dell'area di progetto (Parco della Cavallera), oggi praticamente privo di ambienti adatti agli anfibi e, di conseguenza, scarsamente frequentato da questi ultimi. Questa seconda fase va tuttavia valutata con attenzione poiché la causa dell'attuale assenza di zone umide è strettamente legata alle caratteristiche pedologiche, in particolare alla tessitura del suolo. Analizzando infatti i suoli presenti nell'area di progetto è immediatamente visibile come quelli della porzione orientale e settentrionale abbiano una tessitura più fine (prevalentemente franco limosa) rispetto a quella presente nei restanti settori (prevalentemente franca o franco sabbiosa). Gli interventi di conservazione della biodiversità devono tenere conto delle peculiarità e delle caratteristiche del territorio e non possono pretendere di stravolgerle. L'eventuale tentativo di realizzare nuove zone umide nella porzione occidentale dell'area P.A.N.E. dovrebbe dunque tenere in considerazione le tipologie di suolo ivi presenti, perlopiù di

54 tessitura grossolana e piuttosto drenanti, dunque solo in piccola parte idonei alla naturale presenza di ristagni d'acqua. Indicazioni per il monitoraggio degli anfibi La conoscenza della batracofauna nell'area del Parco Agricolo Nord Est raggiunta con gli ultimi studi è ormai piuttosto esaustiva, soprattutto dal punto di vista qualitativo (presenza/assenza delle specie). Restano tuttavia da indagare nel dettaglio alcuni elementi funzionali alla comprensione del reale stato di conservazione di alcune specie. Questi in particolare gli elementi da chiarire: - presenza, distribuzione e consistenza numerica della rana di Lataste; - consistenza numerica e connessione delle popolazioni di tritone crestato italiano, di tritone punteggiato e di rospo comune; - livello di isolamento delle popolazioni (attraverso analisi genetiche). Un altro importante strumento per la conservazione degli anfibi sarebbe costituito dalla creazione di un archivio georeferenziato delle principali zone umide interessate dalla riproduzione di una o più specie. Questo archivio dovrebbe contenere una serie di informazioni generali sulle caratteristiche del sito (alcune da monitorare nel tempo), tra cui: - codice identificativo; - forma e dimensione (lunghezza, larghezza, profondità, pendenza sponde); - caratteristiche ambientali (tipologia di fondale, presenza di vegetazione acquatica sommersa o emersa, tipologie di vegetazione spondale, livello di copertura/esposizione, vegetazione nell'intorno, ecc...); - livello di permanenza dell'acqua; - qualità delle acque; - proprietà; - specie presenti; - distanza da altri siti; - criticità. Figura.. La raganella italiana è una delle specie più abbondanti nel Parco. Questa specie, al di fuori del periodo riproduttivo conduce vita arboricola. Attualmente non sono disponibili stime quantitative della consistenza delle popolazioni presenti: questo dato potrebbe costituire un obiettivo chiave delle future indagini faunistiche (Foto di G. Calvi).

55 Nuove pozze per gli anfibi L'esperienza accumulata negli ultimi anni ha permesso di ottenere alcune preziose indicazioni sulle modalità di realizzazione di nuove pozze per gli anfibi. Queste dovrebbero in primo luogo avere dimensioni piuttosto contenute ed essere situate in contesti non facilmente accessibili agli uomini. Questi due accorgimenti dovrebbero infatti limitare gli eventi di introduzione di animali esotici, in particolare pesci, nei nuovi siti riproduttivi. Le nuove pozze dovrebbero inoltre essere situate sotto copertura arborea o nelle immediate vicinanze di aree boschive. Nelle pozze troppo esposte al sole si rischia infatti di assistere ad un'eccessiva proliferazione di alghe e ad indesiderati fenomeni di prosciugamento nel periodo riproduttivo. La vicinanza di aree vegetate permette inoltre agli adulti di trovare rifugio nelle vicinanze del sito riproduttivo. Sarebbe anche importante posizionare le nuove pozze in contesti strategici per la possibile dispersione degli individui (ad esempio in prossimità di corsi d'acqua e delle relative fasce boschive perifluviali). La permanenza dell'acqua è fondamentale per tutto il periodo riproduttivo, in particolare per alcune specie come i tritoni. Le secche risultano estremamente dannose nel periodo riproduttivo poiché possono portare ad eventi di mortalità massiva; esse potrebbero invece essere positive nel periodo tardo estivo o autunnoinvernale poiché potrebbero contribuire alla rimozione della fauna ittica eventualmente presente. Una buona soluzione in fase di costruzione sarebbe dunque quella di prevedere meccanismi per lo svuotamento delle pozze in caso di necessità. Le specie alloctone: una priorità di intervento La rimozione delle specie alloctone, in particolare dei pesci e dei gamberi, deve essere una priorità assoluta di intervento poiché è stato ampiamente dimostrato l'impatto che queste componenti hanno sulla biodiversità locale, in particolare sugli anfibi. Essa dovrebbe però essere accompagnata da una efficace azione di educazione della cittadinanza che spesso non comprende le conseguenze ecologiche di rilasci in natura di nuove specie. Figura.. Carpa koi introdotta nella pozza in prossimità del Boscone di Ornago. Questo sito, utilizzato in passato dalla rana dalmatina per la riproduzione, è stato successivamente oggetto di numerose introduzioni di fauna ittica a seguito delle quali l'attività riproduttiva della rana dalmatina ha avuto un calo vistoso fino al completo abbandono del sito (Foto di G. Calvi). Spostamenti della fauna in un contesto difficile Allo stato attuale nell'area di progetto non sono noti fenomeni massivi di collisione come quelli generati in alcune aree italiane oggetto di migrazione di diverse specie di anfibi, in particolare del rospo comune. Tale aspetto dovrà comunque essere tenuto sotto osservazione cercando di raccogliere informazioni su possibili eventi di collisione con veicoli e, se necessario, effettuando sopralluoghi per verificare l'entità del fenomeno. La presenza di una fitta rete di infrastrutture viarie costituisce comunque un problema alla circolazione della fauna, in particolare per le specie a locomozione terrestre con limitata capacità di dispersione, come appunto gli anfibi, e per i vertebrati di maggiori dimensioni come i mammiferi.

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