4 - La consistenza patrimoniale dei Pedicini

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1 4 - La consistenza patrimoniale dei Pedicini Oltre ad essere un chiaro segno di ascesa sociale, la presenza dei Pedicini nella gerarchia ecclesiale, in questa fase, fu portatrice di notevoli lucri economici. E significativo, a tal proposito, l affitto della masseria Vado del Ponte, di proprietà del Capitolo, da parte di Giovan Battista Pedicini nel novembre del Questa masseria misurava 665 tomola, 22 misure e 27 passi ed all interno aveva la casa masserizia, una grande stalla e due fontane. Il contratto di locazione fu per sei anni al prezzo di ducati 150 annui. Nell aprile 1712 Giovan Battista riaffittò tale masseria per altri sei anni allo stesso prezzo e due mesi dopo, nel giugno del 1712, chiese al Capitolo di far riattare la struttura abitativa, ovviamente a spese del Capitolo stesso. Superfluo aggiungere che la richiesta fu accolta 2. Un trattamento di assoluto favore che conferma come il patrimonio ecclesiastico fosse il terreno di razzia per ben individuate élites nobiliari. Non è senza significato che la masseria Vado del Ponte fosse stata attribuita a Giovan Battista Pedicini da un Capitolo nel quale sedevano i fratelli Carlo ed Imperiale, nonché i parenti Colle. Giovan Battista dettò testamento il 9 luglio , nominando suoi eredi universali e particolari i figli Francesco, Niccolò e Domizio, ed assegnando ducati in dote alla figlia Antonia. L atto era congegnato in maniera tale da assicurare la compattezza patrimoniale, su cui era istituito una sorta di maggiorascato per il figlio Francesco. Agli altri figli sconsigliava il matrimonio, affinché la famiglia si mantenga con decoro. Curatori erano nominati la moglie Vittoria De Simone ed il fratello Carlo, i quali avrebbero dovuto stabilire tutto di comune accordo. Che i curatori si comportassero oculatamente non è da dubitare. Nel 1727 la vedova, con atto del 5 giugno 1727, redatto a Napoli presso il 1 BCBN, Inventario dei Beni del Reverendo Capitolo, vol. 149, ff. e ss. 2 3 BCBN, Gesta Ill.mi Capituli Beneventani, vol. 501, ff. n. n. Nella seduta dell 8 giugno fu letta la richiesta di Giovan Battista che fa intendere alle SS.VV. Ill.me, come la Masseria Vado del Ponte, che tiene in fitto da questo Ill.mo Cap.lo ha bisogno di essere riattata nel tetto, che a momenti minaccia roine, e di doversi incroscare gli muri dalla parte di fuori bucati dall acque. ASBN, Notai, Atti del notaio Ignazio D Auria, vol. 4089, ff. 735 e ss., 9 luglio 1723.

2 notaio Gennaro Monaco, acquistava da Raffaella Riccardi-Carafa il feudo di Corsano, per il prezzo di ducati , franco e libero da ogni peso e senza patto di ricompra 4. Donna Vittoria dichiarò di aver comprato il feudo con i soldi del marito destinati al figlio Francesco, per cui essa Vittoria aveva prestato solo il nome a tale operazione 5. Mediatore, per parte di Vittoria, fu Tarquinio Fusco, barone di Frassella e patrizio di Ravello. La strategia è chiara: concentrare tutti i beni della famiglia in un unica persona, evitando dispersioni patrimoniali tra i figli. Il figlio di Giovan Battista, Francesco, con atto del 30 aprile 1729, stilato a Napoli presso Gennaro Monaco, acquistò dalla marchesa Anna Antonia Orimini il feudo di Luogosano, in Principato Ultra, per ducati 6. A coronare poi la parabola evolutiva fu acquisito nel 1733 il titolo nobiliare di marchese, che Francesco tramandò ai discendenti 7. Sebbene la presenza della famiglia Pedicini nella gerarchia ecclesiale fu portatrice di notevoli lucri economici, va detto che alla stessa facevano capo già vaste proprietà nel Vitulanese, nel Principato Ultra, da cui 4 E. RICCA, La nobiltà, cit., pp ; ASBN, Fondo Pedicini, vol. XIII, ff. 12 e ss. Il feudo era in Principato Ultra e fu acquistato con tutti i beni feudali e burgensatici. Fu stabilito che il pagamento dovesse avvenire in questo modo: ducati all atto della vendita; gli altri ducati Vittoria si impegnò a pagarli entro cinque anni al 4% d interesse. Questi ultimi ducati la vedova Pedicini li ebbe in prestito da suo cognato Carlo, al 6% d interesse ed a queste condizioni: che Vittoria ipotecasse il feudo stesso al censo dei ducati; che i frutti fossero pagati a rate semestrali, cioè 150 ducati ogni sei mesi ed all atto di ogni pagamento Vittoria accettasse un regalo di 50 ducati da Carlo; che il capitale prestato venisse subito depositato nel Banco del Popolo di Napoli e girato alla Riccardi-Carafa a suo rischio e pericolo. 5 ASBN, Pedicini, vol. XII, ff. 17 e ss.; ASBN, Notai, Atti del notaio Geronimo Fiorenza, vol. 4749, ff. 173 e ss., 8 giugno ASBN, Pedicini, vol. XIII, ff. 241 e ss; E. RICCA, La nobiltà, cit., p Francesco comprò la suddetta terra franca e libera da qualsivoglia peso, eccetto dal feudal servizio debito alla Regia Corte per causa del Suprem Dominio, con uomini, seu vassalli, rendite, entrate, ragioni ed azioni burgensatiche e feudali, giurisdizioni civili, criminali e miste e suo intero stato ; ARCHIVIO DI STATO DI NAPOLI, Cedolari, vol. 68, ff ASBN, Fondo Pedicini, vol. XX, Lettere di negozio, incombenze e di altro interesse e di affari appartenenti alla casa Pedicino dall anno 1726 sino all anno 1746.

3 proveniva. Dette proprietà erano quelle di Chiurrica, Pollaro, Maurella, Palmenta e Campo Alfano 8. Di queste proprietà site nel Vitulanese se ne parla in una sentenza in data 8 gennaio 1418 del Capitaneus della Baronia di Tocco riguardo ad una terra del casale di Foglianise, di proprietà degli eredi Pedicini 9. A Foglianise la famiglia Pedicini possedeva una casa palaziata e una grande masseria, che fu poi data a censo a venti affittuari, alla metà del Seicento, da Domizio Pedicini 10 La noblissement non frenò tuttavia l acquisizione di nuovi cespiti patrimoniali. Il 19 maggio 1739 Domenico Colle, canonico ed ultimo discendente maschio della sua famiglia, vendette a Carlo Pedicini la masseria di Burgonegro, sita nella periferia beneventana, al fine di estinguere un grosso debito 11. Nel gennaio del 44 lo stesso Domenico cedette a Carlo i frutti delle masserie Roseto e Vipera, anch esse site nel Beneventano, in cambio di un censo di ducati 12. Un mese dopo Domenico donò definitivamente le due masserie a Carlo ASBN, Pedicini, vol. VII, ff. 64, Scritture appartenenti alli feodi della Chiurrica, Pollaro, Maurella, Palmenta e Campo Alfano, Il volume contiene strumenti relativi a beni feudali nel territorio di Torrecuso, Castelpoto, Vitulano e Foglianise di pertinenza della famiglia Pedicini. Molti di questi territori furono ereditati da Faustina Pedicini, che sposò Orazio Pacca. 9 C. SALVATI, Le pergamene della società napoletana di storia patria. Ancora sempre ivi un atto del 1405 dal Cartolario di Santa Maria delle Grotte, in cui con una sentenza vengono restituiti alcuni beni a proprietari espropriati, consistenti in boschi, vigne ed orti siti in territorio di Tocco, Vitulano e Foglianise e confinanti con i beni degli eredi di Masii Pedicini. 10 ASBN, Pedicini, vol. 15.b; ivi vol. XVII, Atti legali riguardo ad una cappellania laicale istituita da Gio. Leonardo Pedicini nel Tale cappellania riguarda terreni siti sempre a Foglianise in zona detta Cupa dei Santi o Padula; ivi vol. XVI, Atti di devoluzione di terreni. 11 ASBN, Notai, Atti del notaio Ignazio D Auria, vol ff. 218 e ss., 19 maggio ASBN, Notai, Atti del notaio Girolamo Fiorenza, vol. 4763, ff. 17 e ss., 29 gennaio Ivi, ff. 74 e ss., 29 febbraio Carlo Pedicini, nel febbraio dello stesso anno, cedette tutti i suoi beni presenti e futuri a suo nipote Francesco, marchese di Luogosano, riservandosi un vitalizio di 500 ducati annui. Il 19 giugno seguente Francesco,

4 L alleanza con la famiglia Colle, inaugurata nel 1668 dall imparentamento di Domizio con Vito Antonio, si rivelò proficua per i Pedicini, che costituirono nel Settecento la spina dorsale della nuova classe dirigente beneventana, la quale, favorendo lo Stato della Chiesa nel progetto di piena integrazione nel ducato, compromise la stessa funzione intermediatrice che l enclave aveva svolto nei secoli precedenti. E, raccogliendo anche l eredità dei Colle, si costruirono un patrimonio feudale in Principato Ultra, alimentando quelle forti contraddizioni nella gestione agricola che tra innovazione e conservazione non poco contribuirono alla sconfitta della feudalità nella fase giacobina e napoleonica. In meno di venti anni, tra il 1727 ed il 1744, il patrimonio della famiglia si accrebbe sensibilmente. Prima del 27 i Pedicini possedevano alcune case e territori nel Comune di Benevento, dati in fitto nel Per il territorio di Corsano non abbiamo dati significativi circa la consistenza della rendita 15. considerato il suo celibato protrarsi negli anni, in esecuzione della disposizione testamentaria del padre Giovan Battista, donò tutti i suoi beni della famiglia a Domizio suo fratello, istituendo nello stesso tempo una primogenitura sul patrimonio. Tale primogenitura fu trascritta, come dice il Ricca, nei quinternioni della Regia Camera della Sommaria ed il suo istitutore, Francesco, morì il 26 settembre 1778 all età di 67 anni, e seppellito nella cappella gentilizia di Santa Maria delle Grazie di Benevento (E. RICCA, La nobiltà, p. 509; ASN, Cedolari, vol. 71, f. 157). Domizio nel 44, dopo cioè la donazione, stipulò i capitoli matrimoniali con Beatrice Vulcano, figlia di Cesare, nobile di Sorrento, ed il 15 aprile dell anno successivo i due si sposarono. 14 ASBN, Pedicini,vol. XIII, ff. 341 e ss. Questo volume, compilato da Carlo Pedicini nel 1742, contiene le rendite aggiornate a tutto il Oltre a ciò vi sono delle pagine aggiunte relative ad acquisti di terreni fatti dopo il 42: tali aggiunte, sia per il diverso tipo di grafia, sia per la diversa qualità dell inchiostro, che per le date, furono effettuate dai marchesi Pedicini dopo la morte di Carlo. 15 ASBN, Pedicini, vol. XIII, ff Sappiamo che nel feudo vi era una chiesa badiale ed una cappella dedicata a Santa Maria di Costantinopoli, il cui cappellano percepiva dai possessori del feudo ducati 37 annui. Dopo il 42 furono compiuti alcuni acquisti in questo feudo con atto del 10 maggio 1752, stilato dal notaio Girolamo Fiorenza di Benevento. Francesco a nome del fratello Domizio comprò dai fratelli Carlo e Giovan Battista Regino di Montefusco alcuni terreni chiamati La Colonia, per il prezzo di ducati 850.

5 Le masserie di Roseto e Vipera fruttavano nel 1744 annui ducati 1150, come si evince dall atto di donazione di Domenico Colle a Carlo Pedicini. La masseria Burgonegro, invece, fruttava fino al 1739 circa 209 ducati annui. In essa Carlo effettuò diversi acquisti in territori per un totale di 150 tomoli e 63 misure, tra vigneti, seminatorii, arbustati ed oliveti 16. Notizie più dettagliate possiamo reperire per il feudo di Luogosano che era, peraltro, la proprietà più redditizia 17. Va detto anche che nei primi anni dopo l acquisto i Pedicini spesero molti soldi per migliorazioni e costruzioni varie: nell atto di cessione di beni di Francesco in favore di Domizio si parla appunto di tali migliorie 18. Nel 1741 furono impegnate grosse cifre per alcuni lavori nel Bosco delle Mele, un territorio di Luogosano tenuto sempre incolto per proteggere le terre dalla inondazioni del Calore. In questo bosco veniva costruita ogni anno la parata del Molino, nel mese di settembre, con spese enormi per pali, fascine, corde, frasche e per gli operai. Nonostante ciò, durante l inverno, bisognava per buona parte rifarla per colpa delle inondazioni. Per ovviare a tale incomodo, nel 41 la parata fu fatta di fabbrica, per una spesa complessiva di ducati Dopo il 1742 furono acquistati diversi territori nelle pertinenze del feudo, tra cui quelli che comprò Francesco a nome di Domizio tra il 44 e il 57, misuranti complessivamente più di venti tomoli. Redditizi erano anche i beni siti in Benevento 19. Di tali rendite faceva parte anche un orto sito fuori la Porta di San Lorenzo, contiguo al palazzo della famiglia Pedicini. L orto, una volta di proprietà della Cappella della Santissima Trinità, poi annessa al Collegio di 16 ASBN, Pedicini, vol. XIII, ff Ivi, ff Qui è fatto l apprezzo nel 1723, da Giuseppe De Gennaro, delegato per parte del Sacro Regio Consiglio. Tale valutazione fu effettuata sei anni prima dell acquisto di Francesco Pedicini. ASBN, Notai, Atti del notaio Girolamo Fiorenza, vol. 4763, ff. 74 e ss. ASBN, Pedicini, vol. XIII, ff Descrizione delle rendite che si posseggono dalla nostra casa in questa città di Benevento e suo distretto.

6 Santo Spirito, fu da questo ente venduto al tesoriere Carlo Pedicini nel La gestione feudale dei Pedicini, in consonanza con quella di molti altri feudi del Regno, determinò un sistema debole di produzione agricola, che fu oggetto di critica non solo nella Napoli riformista, ma anche nella vicina Puglia, produttrice per eccellenza di grano 21. Che i metodi di coltivazione e gli attrezzi da lavoro fossero anacronistici ed inadatti fu chiaro già alla pubblicistica settecentesca: l aumento della produzione non dipendeva quasi mai da un aumento della produttività dei fondi stessi, bensì da un aumento quantitativo dei fondi coltivabili e dal sufficiente numero dei contadini disposti al lavoro. Per questi motivi, la quantità delle terre da coltivare e la popolazione contadina erano direttamente proporzionali alla rendita feudale stessa 22. Ciò sembra valere, in generale, anche per Luogosano, dove la popolazione, completamente assente dopo la peste del 1656, era ripresa a crescere lentamente nel Settecento. Lo stesso recupero del Bosco delle Mele, assieme ai non pochi acquisti di terreni, vanno nell ottica di un aumento della produzione ma non della produttività. Del resto i tanti disboscamenti che nel corso dei secoli vengono compiuti nel Principato Ultra ne sono il segno evidente 23. Tale precaria situazione di buona parte dell agricoltura meridionale pagava le conseguenze di un organico, ma fatale, sistema di monopolio commerciale, che si era solidificato, nel Sei e Settecento, tra Napoli e le province produttrici ASBN, Pedicini, vol. X, ff. 1-62, 21 B. SALVEMINI, Economia, politica e arretratezza meridionale nell età del Risorgimento, Bari 1981, pp E. AGO, La feudalità in età moderna, Bari 1994, pp Ciò vale anche per molti altri feudi del Principato Ultra, come è rilevato in M. BENAITEAU, Il Principato Ultra. 24 P. MACRY, Ceto mercantile ed azienda agricola nel Regno di Napoli: il contratto alla voce nel XVIII secolo, in Quaderni Storici, nr. 21, settembre-dicembre 1972, pp. 851 e ss.; IDEM, Mercato e società nel Regno di Napoli. Commercio del grano e politica economica nel 700, Napoli 1974.

7 La produzione agricola subiva, di diritto e di fatto, lo sfruttamento da parte degli operatori commerciali e dei feudatari stessi, i quali, più che una funzione imprenditoriale, svolgevano quasi esclusivamente una mera funzione mercantilistica 25. Appare evidente, ad una più attenta analisi, che la stessa subordinazione economico agricola del Regno di Napoli nel corso del XVIII secolo fosse dovuta soprattutto alla mancanza di imprenditorialità agricola dei detentori di capitali, volti com erano alla mercatura e all investimento finanziario 26. I Pedicini, da buoni feudatari, praticavano il piccolo prestito ai propri vassalli ma puntavano soprattutto all affitto in censo dei propri feudi, divisi in piccoli lotti e affidati a diversi vassalli, i quali pagavano quasi tutti in moneta. La loro gestione non era dissimile da quella di altre casate feudali, con un atteggiamento di mera resistenza al nuovo. Il fallimento di tale gestione emerse in tutta la sua crudezza negli anni 20 dell Ottocento 27, quando il controllo della produzione ed i miglioramenti erano totalmente affidati ad una moltitudine di piccoli fittuari, la maggior parte dei quali aveva la propria abitazione nel modesto lotto di terreno fittato, segno ormai della definitiva rinuncia degli ex 25 V. DEL VASTO, Baroni nel tempo, cit., pp. 95 e ss Ivi, p. 74 Nel suo testamento (ASBN, Notai, n cc ) Giovanni Battista Pedicini, figlio di Domizio, morto il 16 ottobre 1828, considera le cause della situazione economica non più florida della famiglia: il peso fondiario che grava fin dal 1809 sui beni posseduti in regno; la diminuita rendita «ai tempi dell occupazione militare quasi della metà a motivo del sommo ribasso dei prezzi dei grani, poiché in grani consiste quasi tutta la rendita dei fondi della Casa posti nel ducato e nel regno, ribasso che dura tuttavia sono ormai circa venti anni»; l abolizione dei diritti feudali; il restauro del palazzo per le lesioni nel quarto nobile attaccato alla Porta San Lorenzo, con l aggiunta di nove stanze, magnifica galleria, magazzini sottoposti e nobile giardino; la ricostruzione del palazzo in Corsano, crollato per il terremoto del 26 luglio 1806; la necessità di mantenere una doppia famiglia, la propria e quella del fratello Nicola, al quale ha dato in sposa la sua unica figlia Beatrice, e di assicurare ai nipoti un educazione adeguata alla loro posizione; un insieme di eventi sfavorevoli che lo hanno costretto a contrarre numerose obbligazioni che ora gravano sull asse ereditario.

8 feudatari, deresponsabilizzati dopo la devoluzione feudale, ad un attiva gestione economica dei propri possedimenti. Il suffeudo di Sant Angelo all Esca, che nel Settecento era parte integrante di Luogosano, col nome di Bosco delli Coloni, era stato fittato a 58 diversi contadini per un canone medio di 3,05 ducati, con punte massime di ducati 30,10 e Questo ceto feudale nobiliare, dunque, non riesce ad arrivare ad un imprenditorialità moderna. La rivoluzione che i Pedicini avevano contribuito a compiere nel governo cittadino di Benevento, rivelò alla lunga tutte le sue profonde contraddizioni: con quei mutamenti politici e sociali, da cui era uscito vincitore il partito filoromano. La chiusura nei confronti del napoletano contribuì a privare l enclave di quel potere politico economico, che proprio in virtù dell alleanza tra la nobiltà beneventana e i ceti di governo napoletani, tra Quattrocento e Seicento, l aveva resa conveniente luogo di intermediazione. I nuovi equilibri politici, a Napoli come a Benevento, provocarono lo spostamento dell asse viario commerciale verso l avellinese e, con la fine del partito orsiniano prima e l avvento borbonico poi, Benevento fu di fatto isolata dalla realtà economica e commerciale del Regno. I Pedicini, appartenenti alla nuova classe dirigente sannita, cresciuti all ombra della Chiesa, in qualità di feudatari regnicoli si rivelarono eredi e continuatori della vecchia feudalità. Un adeguamento economico questo, che comportò per buona parte della popolazione contadina meridionale, un ennesima e ancor più drammatica stagione di sofferenza. 28 ASBN, Pedicini, vol. IV, fs. 9, Stato nominativo di tutti i rendenti della nobile famiglia Pedicini con l indicazione dei fondi e corrisposte annuali.

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