Studio di fattibilità per l istituzione della Zona di Protezione Speciale Monte Misma Monte Pranzà Monte Altino

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1 Gruppo di lavoro Fondazione Lombardia per l Ambiente Riccardo Falco, Mattia Brambilla, Valentina Bergero, Enrico Bassi, Marco Chemollo WWF Mauro Belardi, Alessandro Ripamonti, Andrea Agapito Ludovici Riserva Naturale Valpredina Enzo Mauri, Gloria Mauri, Anna Maria Gibellini Città Possibili Anna Crimella, Chiara Vona

2 Indice 1. Analisi delle conoscenze del contesto territoriali e motivazioni per la proposta di istituzione della ZPS 1.1 Premessa L importanza del comprensorio M.te Misma M.te Pranzà M.te Altino per l avifauna 9 2. Studio della comunità ornitica nidificante, migratoria e svernante nell area Monte Misma - Monte Pranza - Monte Altino 2.1. Introduzione Obiettivo Area di studio Metodi Modalità di studio per specie di interesse comunitario nidificanti presenti nell area di 24 studio 2.6 Censimenti di uccelli svernanti e migratori Tempistica Analisi dei dati Risultati Check list delle specie presenti Densità, fattori di minaccia, linee guida gestionali per le specie di interesse 31 comunitario 2.11 Mappe di distribuzione delle specie nidificanti di interesse comunitario e 37 conservazionistico nel Rapaci diurni inclusi nell Allegato I della Direttiva Uccelli Altri rapaci diurni Rapaci notturni Picchio nero Succiacapre Averla piccola Specie di pregio degli ambienti forestali Specie di pregio di arbusteti alti, boscaglie e boschi aperti Specie di pregio di ambienti aperti e cespuglieti bassi Altre specie di interesse Specie nidificanti: stima della consistenza di popolazione Discussione Conclusioni 51 Bibliografia Realizzazione della Carta della vegetazione dell area Monte Misma - Monte Pranza - Monte Altino 3.1 Introduzione Area di studio Metodologie Risultati Storia della vegetazione attuale Tipologie vegetazionali Elementi di pregio floristico Indicazioni gestionali Aree boscate 71

3 3.6.2 Margini forestali, siepi ed elementi lineari Aree prative 74 Bibliografia Analisi del Contesto territoriale, socio-economico e istituzionale finalizzata alla promozione di un percorso partecipativo 4.1 Inquadramento socio-demografico Inquadramento socio-economico Inquadramento paesaggistico e agrario Interazioni con attività esterne: condivisione con Enti Locali e Associazioni Analisi di massima dei costi per la gestione della possibile ZPS, fattibilità del processo di approvazione e proposta di una bozza di regolamento 5.1 Inquadramento e filosofia dei contenuti dell Azione 5 di progetto Percorso istitutivo di una nuova ZPS Inquadramento generale e premesse sulle conoscenze di alcuni specifici aspetti 90 inerenti la materia Natura Percorso istitutivo vero e proprio Rapporti generali del territorio con la nuova ZPS La valutazione di incidenza come strumento a salvaguardia di un importante bene 108 comune La necessità di comprendere estesamente la procedura di valutazione di incidenza 110 nel pensiero del legislatore comunitario 5. 4 Gestione della futura ZPS Principali azioni ipotizzabili per la futura ZPS Stime di costi di gestione per la ZPS Stesura di un quadro di monitoraggio delle specie ornitiche di interesse comunitario presenti nell area della ZPS 6.1 Introduzione Area di studio Metodi Selezione delle specie target del monitoraggio Prima definizione dei rilevamenti necessari Analisi delle possibili sovrapposizioni Stesura di indicazioni per il monitoraggio Proposta per il monitoraggio delle specie ornitiche nella futura ZPS Modalità di censimento da adottare per il monitoraggio delle specie nidificanti Aree e siti proposti per l implementazione del monitoraggio dell avifauna Discussione e conclusioni 136 Bibliografia 137

4 1. Analisi delle conoscenze del contesto territoriali e motivazioni per la proposta di istituzione della ZPS 4

5 1.1 Premessa L area oggetto del presente studio di fattibilità comprende il gruppo M.te Misma M.te Pranzà M.te Altino fatta esclusione del comprensorio del Monte Altino che risulta separato dalla Valle del Lujo ed è sita all estremità orientale della Provincia di Bergamo, al margine delle Prealpi meridionali. Ricade all interno del Settore n. 110 Val Cavallina e Lago d Endine della Rete Ecologica Regionale (DGR n. 8/10962 Rete Ecologica Regionale: approvazione degli elaborati finali, comprensivi del Settore Alpi e Prealpi del 30 dicembre 2009) ed è ricompresa in un elemento di primo livello, strategico, per quanto riguarda i Settori di competenza della RER per la Provincia di Bergamo, nel mantenimento della connettività fra pianura e aree interne del massiccio orobico. 5 Fig.1.1: settore 110 Val Cavalina e Lago d Endine, tratto dalla cartografia di sintesi (scala 1:75.000) della RER; in giallo ambito di intervento. Nello specifico, come riportato dalle schede descrittive dei Settori della RER (Bollettino Ufficiale Regione Lombardia n. 26, Edizione Speciale del 28 giugno 2010), l area oggetto dello studio di fattibilità finalizzato all istituzione di una Zona di Protezione Speciale, è compresa nell Area prioritaria per la biodiversità n. 59

6 Monti Misma, Pranzà e Altino individuata dalla DGR n. 8/10962 del 30 dicembre 2009 nell ambito dei seguenti documenti: [ ] il Documento Aree prioritarie per la biodiversità nelle Alpi e Prealpi lombarde (All.4); [ ] Tavola in scala 1: delle Aree prioritarie per la biodiversità in Lombardia; [ ] 6 Fig.1.2. In rosso confini di massima dell area interessata dallo studio di fattibilità per l individuazione della ZPS Monte Misma - Monte Pranzà - Monte Altino; in verde elemento AP59 Monte Misma, Pranzà e Altino, AP55 Monte Torrezzo, Monte Bronzone. Di seguito si riporta estratto della cartografia (Fig.3) e scheda di sintesi dei valori dell Area prioritaria (AP) n. 59 Monti Misma, Pranzà e Altino, ove si evince quale sia il ruolo fondamentale che l AP gioca nella tutela della biodiversità. Codice Area: 59 Nome Area: Monti Misma, Pranzà e Altino Gruppi tematici: FV, UC, MA, CP, AR Aree importanti: FV79, UC48, MA63, CP62, AR68 Autori: Andreis, Armiraglio, Brusa, Facoetti, Bassi, Cantini, Martinoli, Puzzi, Rossi, Luchelli, Nardi, Di Cerbo, Gentilli, Ghielmi, Marchesi, Razzetti Descrizione generale dell Area

7 L'Area Prioritaria comprende un settore collinare e montano delle Prealpi bergamasche, localizzato a NE della città di Bergamo e prevalentemente caratterizzato da boschi di latifoglie, ambienti prativi e pareti rocciose. Comprende alcune vette intorno ai mille metri di quota: Monte Misma (1160 m), Monte Pranzà (1099 m) e Monte Altino (1018 m). Area particolarmente importante per l'erpetofauna (Ululone dal ventre giallo), il Gambero di fiume e l'avifauna, sia nidificante che migratoria. Include il SIC Monte Misma e Valpredina e la RNR Valpredina. Motivi per la selezione Motivi x Note / Gruppi tematici 1. Specie, cenosi, gruppi, habitat o processi focali X 2. Ricchezza di habitat, specie e/o processi 3. Endemismi X 4. Specie della Direttiva Uccelli X 5. Specie della Direttiva Habitat X 6. Habitat prioritari della Direttiva X Habitat 7. Altro X 1. Specie, cenosi e processi focali Pesci e cenosi acquatiche Specie, comunità e habitat focali Austropotamobius italicus Anfibi e rettili Note 7 Specie focali Triturus carnifex Bombina variegata Lacerta bilineata Zamenis longissimus Specie/Comunità focali Comunità degli uccelli rupicoli Nibbio bruno Averla piccola e Sterpazzola Uccelli Falco pellegrino nidificante Nidificante Nidificanti Biancone Nidificante (?) Succiacapre Nidificante Zigolo nero Nidificante Mammiferi Specie focali Sciurus vulgaris Muscardinus avellanarius Note Note Note 2. Ricchezza di specie, habitat e/o di processi Grado di ricchezza x Note / Gruppi tematici 1. Importante per l ecoregione X FV, AR 2. Importante a livello continentale

8 3. Endemismi Regione Italiana Famiglia/Genere/Specie/Sottospecie CP:Austropotamobius italicus; AR: Hyla intermedia Altro 4. Specie della Direttiva Uccelli Specie Fen. Note Falco peregrinus SB Milvus migrans MB Circaetus gallicus M, B? Caprimulgus europaeus MB Pernis apivorus MB Lanius collurio MB Aquila chrysaetos P Grus grus M Circus aeruginosus M Milvus milvus M Circus cyaneus M Buteo rufinus M Aquila pomarina M Pandion haliaetus M Falco columbarius M Alcedo atthis M 5. Specie della Direttiva Habitat Mammiferi 8 Pipistrellus pipistrellus Plecotus auritus Muscardinus avellanarius Triturus carnifex Bombina variegata Hyla intermedia Lacerta bilineata Podarcis muralis Coronella austriaca Hierophis viridiflavus Zamenis longissimus Cobitis taenia bilineata Cottus gobio Austropotamobius pallipes Specie Specie Specie Specie Anfibi e rettili Pesci Invertebrati Allegato IV IV IV Allegato II, IV II, IV IV IV IV IV IV IV Allegato II II Allegato II

9 6. Habitat prioritari della Direttiva Habitat Habitat *7220 Sorgenti pietrificanti con formazioni di Travertino (Cratoneurion) *6210 Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco-Brometalia) (*stupenda fioritura di orchidee) 91H0*: Boschi pannonici di Quercus pubescens Allegato I I I Nell area di studio inoltre, recenti indagini chirotterologiche (Patriarca e Debernardi, 2012) hanno accertato la presenza di 11 specie di pipistrelli, cui si aggiunge l altamente probabile presenza di Pipistrellus nathusii. Si tratta di specie di rilevanza conservazionistica, in particolare Rhinolophus ferrumequinum la cui tutela costituisce motivo di individuazione delle aree Natura Specie Convenz. Berna (All.) Convenz. Bonn (All.) Accordo. Cons. pipistrelli europei (EUROBATS) Direttiva 92/43/CEE (All.) Lista Rossa Europa Lista Rossa Italia Rinolofo maggiore (Rhinolophus ferrumequinum) II II Inclusa II, IV NT VU Vespertilio di Daubenton (Myotis daubentonii) II II Inclusa IV LC LC Vespertilio mustacchino (Myotis mystacinus) II II Inclusa IV LC VU Vespertilio gr. nattereri (Myotis nattereri complex) II II Inclusa IV LC VU Pipistrello albolimbato (Pipistrellus kuhlii) II II Inclusa IV LC LC Pipistrello nano (Pipistrellus pipistrellus) III II Inclusa IV LC LC Nottola di Leisler (Nyctalus leisleri) II II Inclusa IV LC NT Pipistrello di Savi (Hypsugo savii) II II Inclusa IV LC LC Serotino comune (Eptesicus serotinus) II II Inclusa IV LC NT Orecchione bruno (Plecotus auritus) II II Inclusa IV LC NT Molosso del Cestoni (Tadarida teniotis) II II Inclusa IV LC LC L importanza del comprensorio M.te Misma M.te Pranzà M.te Altino per l avifauna L importanza dell area oggetto del presente studio di fattibilità, oltre che dai dati riportati nella scheda descrittiva dei valori naturali dell Area Prioritaria per la biodiversità 59 Monti Misma, Pranzà e Altino, è stata confermata anche dal Piano di gestione del SIC IT Valpredina e Misma (in fase di approvazione) ( Le attività di ricerca su campo relative all integrazione dei dati conoscitivi del SIC, in particolare legate allo studio delle specie ornitiche di interesse comunitario, hanno infatti evidenziato l importanza che la Valpredina e il massiccio del Monte Misma rivestono per l avifauna nidificante e migratoria, tanto che

10 nello stesso Piano di Gestione è stata inserita una prima proposta di istituzione di una ZPS. A titolo esplicativo si riporta di seguito l estratto del paragrafo relativo al Piano di gestione del SIC. [ ] Proposta di istituzione di ZPS (estratto del Piano di Gestione del SIC IT Valpredina e Misma ) Nel comprensorio Monte Misma - Cima Corna Clima - Prati Alti - Monte Pranzà si rinviene un eccezionale varietà di specie ornitiche, con la presenza di numerose specie inserite nell Allegato I della Direttiva uccelli e con un fortissimo transito di migratori (soprattutto rapaci diurni durante la migrazione primaverile e passeriformi durante quella autunnale). All interno dell area nel corso dei rilevamenti (2008) sono state rivenute le seguenti specie incluse nell Allegato I (per ciascuna di esse è riportata anche la fenologia): Nome italiano Nome scientifico Fenologia 1 Falco pecchiaiolo Pernis apivorus migratore, nidificante 2 Nibbio bruno Milvus migrans migratore, nidificante 3 Falco di palude Circus aeruginosus migratore 4 Poiana coda bianca Buteo rufinus migratore 5 Biancone Circaetus gallicus estivante 6 Aquila reale Aquila chrysaetos irregolare 7 Falco cuculo Falco vespertinus migratore 8 Pellegrino Falco peregrinus nidificante sedentario 9 Succiacapre Caprimulgus europaeus nidificante 10 Averla piccola Lanius collurio nidificante 10 e le seguenti altre specie di interesse conservazionistico o biogeografico: Nome italiano Nome scientifico Fenologia 1 Sparviere Accipiter nisus migratore, nidificante sedentario 2 Poiana Buteo buteo migratore, nidificante sedentario 3 Gheppio Falco tinnunculus migratore, nidificante sedentario 4 Lodolaio Falco subbuteo migratore regolare 5 Tortora Streptopelia turtur nidificante 6 Civetta Athene noctua probabile nidificante sedentario 7 Allocco Stryx aluco nidificante sedentario 8 Rondone pallido Apus pallidus irregolare 9 Torcicollo Jynx torquilla nidificante 10 Picchio verde Picus viridis nidificante sedentario 11 Picchio rosso maggiore Dendrocopos major nidificante sedentario 12 Prispolone Anthus trivialis migratore, nidificante 13 Saltimpalo Saxicola torquata migratore, possibile nidificante 14 Tordo bottaccio Turdus philomelos migratore, nidificante 15 Tordo sassello Turdus iliacus migratore, svernante 16 Sterpazzolina Sylvia cantillans probabile nidificante 17 Luì bianco occidentale Phylloscopus bonelli migratore, nidificante 18 Luì verde Phylloscopus sibilatrix migratore, possibile nidificante 19 Picchio muratore Sitta europea nidificante sedentario 20 Rampichino Certhia brachydactyla nidificante sedentario 21 Rigogolo Oriolus oriolus nidificante

11 Nome italiano Nome scientifico Fenologia 22 Corvo imperiale Corvus corax nidificante sedentario 23 Lucherino Carduelis spinus migratore regolare, svernante 24 Fanello Carduelis cannabina migratore 25 Crociere Loxia curvirostra irregolare 26 Frosone Coccothraustes coccothraustes migratore, prob. nidificante sedentario 27 Zigolo nero Emberiza cirlus nidificante sedentario 28 Zigolo muciatto Emberiza cia nidificante sedentario A queste specie, vanno sicuramente aggiunte altre inserite nell Allegato I o di interesse conservazionistico ed osservate negli anni passati: falco pescatore (migratore), nibbio reale (migratore), albanella reale (svernante), albanella minore (migratore), smeriglio (migratore), aquila anatraia minore (migratore). [ ] L importanza che l istituzione di una Zona di Protezione Speciale potrebbe assumere nella tutela dell avifauna sia nidificante che migratorio è inoltre avvalorata dallo stato di conservazione a livello nazionale di alcune delle specie presenti nell Area prioritaria 59 Monti Misma, Pranzà e Altino di cui si hanno dati e segnalazioni per quanto concerne il comprensorio M.te Misma M.te Pranzà M.te Altino. In particolare, lo stato di conservazione a livello nazionale, così come riportato dal documento Valutazione dello Stato di Conservazione dell'avifauna italiana. Specie in Allegato I Direttiva Uccelli. (Ministero dell'ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Lega Italiana Protezione Uccelli - LIPU) 1 risulta essere: 11 CATTIVO per succiacapre (Caprimulgus europaeus) e averla piccola (Lanius collurio); INADEGUATO per gufo reale (Bubo bubo), nibbio bruno (Milvus migrans) e biancone (Circaëtus gallicus); FAVOREVOLE per pellegrino (Falco peregrinus) e falco pecchiaiolo (Pernis apivorus) In relazione a pellegrino e falco pecchiaiolo, va specificato che presumibilmente la valutazione dello stato di conservazione a livello nazionale non corrisponde a quella regionale. Infatti in Lombardia i dati relativi a consistenza e tendenza delle popolazioni di queste due specie contenuti nel La fauna selvatica in Lombardia - Rapporto 2008 su distribuzione, abbondanza e stato di conservazione di uccelli e mammiferi (RL, Direzione Generale Agricoltura PO Pianificazione Faunistica e Venatoria, Università degli Studi di Milano Bicocca, Università degli Studi dell Insubria, Università degli Studi di Pavia) stimano per quanto 1 Il documento è scaricabile dal sito del Ministero dell Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, all indirizzo: to.html

12 concerne il falco pecchiaiolo una popolazione inferiore alle 250 copie nidificanti e una tendenza in declino; per il pellegrino una popolazione inferiore alle 50 copie nidificanti e una tendenza in probabile aumento. Di seguito si riporta estratto dello Status di conservazione, Trend di popolazione e distribuzione storica ed attuale, Stato di conservazione: considerazioni conclusive ed Indicazioni per la conservazioni tratte dal Rapporto tecnico Valutazione dello Stato di Conservazione dell'avifauna italiana. Specie in Allegato I Direttiva Uccelli. 12

13 SUCCIACAPRE - Caprimulgus europaeus 2. Status e conservazione SPEC 2. Attualmente classificata come depleted, avente status di conservazione sfavorevole in tutta Europa. Inclusa nell allegato I della Direttiva Uccelli (Direttiva 79/409/CEE). Declino in buona parte dell areale europeo durante il novecento, soprattutto nell Europa nord-occidentale, ma anche in alcuni paesi dell Europa centrale, in Italia e Bulgaria (Cramp 1985); largo declino in Europa nel periodo , trend non conosciuto nel periodo per l UE ma leggero declino a livello pan-europeo (BirdLife International 2004). La popolazione europea è stimata in coppie nell UE (BirdLife International 2004) e complessive, quella italiana in coppie, in calo nel periodo (BirdLife International 2004); coppie secondo Brichetti & Fracasso (2006). Non è stato redatto un Piano d Azione Internazionale o Nazionale sulla specie. Il Succiacapre è incluso nell Allegato I della Direttiva Uccelli (Direttiva 79/409/CEE), ed è considerato a più basso rischio (Lower Risk, LR) nella Lista Rossa Nazionale (LIPU & WWF (a cura di) Calvario et al. 1999). Risulta, inoltre, specie protetta in Italia ai sensi della legislazione venatoria (Art. 2, 157/92). 6. Trend di popolazione e distribuzione storica ed attuale a scala nazionale In leggero calo nel decennio (BirdLife International 2004); in decremento generale, con casi di stabilità locale; stimate nel complesso coppie (Brichetti & Fracasso 2006). Non sono note particolari variazioni di areale geografico, ad eccezione di una progressiva contrazione dell areale che ha accompagnato il calo della popolazione nella Pianura Padana dagli anni (Brichetti & Fracasso 2006). a scala biogeografica Il Succiacapre era probabilmente più diffuso in passato in molte regione italiane. Ad esempio, era sicuramente molto comune nella zona delle attuali province di Como, Lecco e Sondrio nel 1800, sia in pianura che in collina e bassa montagna (Monti 1845); attualmente è molto più localizzato ed è estremamente raro alle quote più basse. Attualmente, sono stimate coppie in Piemonte e Valle d Aosta, in Lombardia ( secondo Vigorita & Cucè 2008), in Trentino, in Veneto (Mezzavilla & Scarton 2003), in Toscana, in Lazio (Brichetti & Fracasso 2006). In Veneto, stimate 50 coppie nelle province di Treviso e Belluno ne gli anni ottanta (Mezzavilla 1989), nel 2003, con aumento dovuto almeno in parte alle accresciute conoscenze (Mezzavilla & Scarton 2003). In Lombardia, nella Pianura Padana si è notata una progressiva contrazione dell areale e della popolazione a partire dagli anni 50-60; locali incrementi si sono invece verificati nelle aree pedemontane delle province di Como e Lecco. Nei siti dove sono stati effettuati interventi mirati di decespugliamento e sfalcio, è stato riscontrato un aumento e un espansione territoriale. Nel complesso, la specie appare comunque in diminuzione (Vigorita & Cucè 2008). 12. Stato di conservazione: considerazioni conclusive e classificazione a semaforo La popolazione della specie appare in declino a livello nazionale e a livello locale/regionale. Le aree agricole tradizionali, con mosaico di ambienti differenti spesso idoneo alla presenza del Succiacapre, attualmente costituiscono uno degli habitat più minacciati a livello nazionale. Boschi radi ed arbusteti sono spesso habitat transitori, che evolvono verso cenosi forestali più chiuse e non idonee alla specie in assenza di gestione. La sensibilità al disturbo e alle alterazioni ambientali ad opera dell uomo, la rende ulteriormente vulnerabile ai cambiamenti ambientali. Le considerazioni generali trovano probabilmente riscontro anche a livello di singole regioni biogeografiche. Potenzialmente importanti per la conservazione della specie sono anche le condizioni riscontrate durante lo svernamento in Africa e la migrazione per e da i quartieri riproduttivi. Tuttavia, mancano al momento dati relativi per quanto concerne l effetto delle condizioni sopraccitate sui contingenti nidificanti. Fattore Stato Stato di conservazione Range in contrazione INADEGUATO Popolazione in calo CATTIVO Habitat della specie in declino INADEGUATO complessivo CATTIVO 13. Indicazioni per la conservazione Interrompere il declino della specie e garantire la conservazione di popolazioni consistenti su aree relativamente estese deve essere l obiettivo immediato da perseguire per la conservazione del Succiacapre. 13

14 AVERLA PICCOLA Lanius collurio 2. Status e conservazione SPEC 3, attualmente classificata come depleted. La specie ha mostrato un forte declino in buona parte dell areale europeo nella seconda metà del Novecento (Cramp 1993) e un moderato declino in Europa nel periodo , mentre la popolazione generale del continente è rimasta stabile o ha subito un leggero declino nel (BirdLife International 2004). Non è stato redatto un Piano d Azione Internazionale o Nazionale sulla specie. L Averla piccola è inclusa nell Allegato I della Direttiva Uccelli (Direttiva 79/409/CEE), e non stata inserita nella Lista Rossa Nazionale (LIPU & WWF (a cura di) Calvario et al. 1999). Risulta, inoltre, specie protetta in Italia ai sensi della legislazione venatoria (Art. 2, 157/92). La popolazione dell UE è stimata in milioni di coppie (BirdLife International 2004), quella complessiva europea in almeno 6.3 milioni di coppie, quella italiana in coppie, in leggero declino (<20%) nel periodo (BirdLife International 2004). 6. Trend di popolazione e distribuzione storica ed attuale a scala nazionale La popolazione italiana appare in calo moderato nell ultimo ventennio (BirdLife International 2004); a livello di areale si nota una generale rarefazione della specie, in alcuni casi conclusasi con l estinzione locale (Brambilla et al. 2007a). Il progetto MITO2000 ha segnalato densità massime al confine tra la regione continentale e la sottoregione mediterranea peninsulare e la presenza dei nuclei di maggiore abbondanza in corrispondenza dei rilievi collinari a cavallo della sottoregione alpina settentrionale e della regione continentale. Si nota inoltre una tendenza al decremento negli habitat agricoli, con densità nella fascia planiziale pari ad un terzo di quelle rilevate nella fascia compresa fra i e i m s.l.m.; valori di densità relativamente elevata si osservano spesso nelle ZPS e nelle ZIO (Zone di Interesse Ornitologico), anche in aree a densità complessiva molto bassa, a indicare una concentrazione di coppie in aree ristrette di habitat favorevoli (particolarmente frequente nelle ZPS dell Italia centrale) (Fornasari et al. 2002). a scala biogeografica Nelle regioni alpina e continentale, ove vi siano dati comparabili per la situazione storica recente (qualche decennio fa) e quella attuale, si nota immancabilmente un drastico declino della specie (provincia di Varese: cfr. Guenzani & Saporetti 1988 con Gagliardi et al. 2007; provincia di Bergamo: Cairo et al. 2003). Storicamente la specie appariva molto più diffusa e i resoconti storici la riportano come abbondante in tutti gli ambienti aperti (es. provincia di Como, Lecco e Sondrio; Monti 1845). In Lombardia, negli anni 80, nelle zone collinari e montuose non si sono apparentemente verificate variazioni di rilievo nel numero delle coppie nidificanti, mentre nelle zone agricole di pianura sembra si sono verificati cali notevoli (Brichetti & Fasola 1990). Negli anni successivi, tuttavia, è stato verificato un vistoso calo anche nelle aree collinari e montane (Brambilla et al. 2007a e riferimenti ivi riportati). Vigorita & Cucè (2008) riportano un forte declino della popolazione nidificante, con una diminuzione media annua del 10.2% tra il 1992 ed il 2007 (minimo nel 2003, modesto recupero tra il 2004 ed il 2007); la popolazione del 2007 corrisponde circa al 50% di quella del [ ] 12. Stato di conservazione: considerazioni conclusive e classificazione a semaforo Il declino generale, accompagnato da estinzioni locali, la rarefazione e scomparsa dell ambiente idoneo alla specie conseguente all intensificazione dell agricoltura e all abbandono delle attività agro-pastorali di tipo tradizionale, definiscono nell insieme un quadro critico per la specie. La relativa abbondanza che si riscontra ancora in alcuni contesti (Brambilla et al. 2007a,b, Brambilla & Casale 2008) e la risposta favorevole mostrata dalla specie agli interventi gestionali (Casale et al. In stampa) condotti in suo favore mitigano in parte questa situazione assai sfavorevole per la specie. Potenzialmente importanti per la conservazione della Averla piccola sono anche le condizioni riscontrate durante lo svernamento in Africa e la migrazione per e da i quartieri riproduttivi. Tuttavia, mancano al momento dati relativi a questa specie per quanto concerne l effetto delle condizioni sopraccitate sui contingenti nidificanti, anche se le oscillazioni periodiche mostrate dalle popolazioni europee fanno supporre che tale effetto non sia trascurabile. Fattore Stato Stato di conservazione Range in contrazione (probabilmente <10%) INADEGUATO Popolazione in calo CATTIVO Habitat della specie in calo CATTIVO complessivo CATTIVO 13. Indicazioni per la conservazione All interno delle aree protette con ambienti aperti e semi-aperti, si deve puntare ad avere densità riproduttive della specie non inferiori a 2-3 coppie per 100 ha (a scala di area protetta media o grande, ha). A scala locale (<100 ha), in ambienti potenzialmente idonei (aree agricole con prati, zone di pascolo, ecc.), la densità non deve essere inferiore a 0.5 coppie per 10 ha. Per aree in buona parte idonee alla specie e gestite secondo criteri (anche) 14

15 conservazionistici, la densità locale deve essere pari o superiore a 1 coppia per 10 ha. In aree particolarmente vocate, densità locali ottimali si aggirano sulle 5-10 coppie per 10 ha e possono essere raggiunte in aree con pascolo brado, con alternanza di aree prative pascolate e non pascolate e cespugli sparsi e/o siepi, o in prati da sfalcio con ricca presenza di arbusti e siepi. In aree agricole con scarsa presenza di siepi e cespugli, si deve incentivare la creazione di siepi al bordo delle aree prative, con densità di alcune decine di metri per ha (valore medio nei territori della specie in Lombardia 70 m per 1 ha). Regolamentare taglio siepi e cespugli in aree di presenza della specie, evitando interventi durante il periodo riproduttivo e distruzione dei siti di nidificazione. Un adeguata gestione ambientale per favorire la presenza di grossi insetti può risultare estremamente utile per favorire densità e successo riproduttivo dell Averla piccola; l abbondanza di ortotteri e coleotteri può infatti essere incrementata attraverso limitazione dell uso di insetticidi e creazione di microhabitat appositi (beetle banks, strisce di prato a lato di strade o coltivi, piccole aree di terreno nudo) e corretto utilizzo di letame animale. Ove ritenuto utile, strategie gestionali come quelle precedentemente descritte, possono essere disposte (anche a piccola scala) per compensare eventuale degrado o impoverimento dell habitat.. 15

16 GUFO REALE Bubo bubo 2. Status e conservazione SPEC 3, attualmente classificata come depleted, avente status di conservazione favorevole a livello UE e sfavorevole a livello pan-europeo (BirdLife International 2004). Inclusa nell Allegato I della Direttiva Uccelli (Direttiva 79/409/CEE). Declino in buona parte dell areale europeo durante il novecento, soprattutto nell Europa centrale e settentrionale (Cramp 1985); largo declino in Unione Europea nel periodo , seguito da stabilità nel (BirdLife International 2004). La popolazione dell Unione Europea è stimata in coppie (BirdLife International 2004), quella continentale in coppie, quella italiana in coppie nel 2000, stabile nel periodo (BirdLife International 2004). Non è stato redatto un Piano d Azione Internazionale o Nazionale sulla specie. Il Gufo reale è incluso nell Allegato I della Direttiva Uccelli (Direttiva 79/409/CEE), ed è considerato vulnerabile (Vulnerable, VU) pericolo nella Lista Rossa Nazionale (LIPU & WWF (a cura di) Calvario et al. 1999). Risulta, inoltre, specie particolarmente protetta in Italia ai sensi della legislazione venatoria (Art. 2, 157/92). 6. Trend di popolazione e distribuzione storica ed attuale a scala nazionale Storicamente, la specie era relativamente comune in buona parte dell Italia settentrionale (Ambrosi 1851 in Marchesi et al per il Trentino, Monti 1845 per la Lombardia). La popolazione italiana appare stabile nell ultimo decennio (BirdLife International 2004). Negli anni 80 erano stimate circa 150 coppie; attualmente la popolazione della specie è quantificata in coppie (Brichetti & Fracasso 2006) e coppie sono state stimate alla fine degli anni 90 per la sola area alpina e prealpina comprendente Trentino- Alto Adige e Bellunese (Marchesi et al. 1999). a scala biogeografia In Italia settentrionale, la specie sembra stabile o localmente in aumento (Marchesi et al. 2002; Brambilla et al. 2006). In Appennino appare invece in forte diminuzione (Penteriani & Pinchera 1990; Rigacci 1993). In Sicilia si è estinta (Sarà et al. 1987). In Lombardia, Brichetti & Fasola (1990) riportavano la specie come molto rarefatta e più rara rispetto al passato; la stima era di coppie, localizzate nei settori meno antropizzati delle Alpi e Prealpi. Successivamente, stimate coppie (Brichetti & Fracasso 2006); probabilmente la situazione reale è più vicina al limite superiore della stima (Brambilla et al. in prep.). [ ] 12. Stato di conservazione: considerazioni conclusive e classificazione a semaforo Al buono stato di salute delle popolazioni settentrionali non corrisponde una situazione altrettanto favorevole nell area appenninica. La popolazione siciliana è attualmente estinta. Pertanto, anche se a livello generale lo status della specie non desta preoccupazione, grazie alla condizione favorevole delle popolazioni alpine e prealpine, al di fuori del contesto bioregionale alpino lo status del Gufo reale è da ritenersi tuttora sfavorevole. Fattore Stato Stato di conservazione Range ridotto nella regione mediterranea INADEGUATO Popolazione in calo nella regione mediterranea INADEGUATO Habitat della specie localmente in calo o peggioramento INADEGUATO complessivo INADEGUATO Regione biogeografica alpina: il range appare ampio e probabilmente non molto differente dalla situazione storica; la popolazione appare stabile o in aumento, ma probabilmente inferiore a un verosimile FRV calcolato in termini di minima popolazione vitale (vedi Paragrafo 12); potenziale fonte di mortalità molto elevata (soprattutto nei giovani), è rappresentata dalla presenza diffusa di elettrodotti; la progressiva chiusura di molti ambienti aperti determina una contrazione delle aree idonee alla caccia. Fattore Stato Stato di conservazione Range stabile FAVOREVOLE Popolazione in probabile espansione ma limitata INADEGUATO Habitat della specie localmente in calo o peggioramento INADEGUATO complessivo INADEGUATO 13. Indicazioni per la conservazione Fermare il declino della specie nell Italia peninsulare. Mettere in sicurezza i cavi aerei più pericolosi per la specie nelle principali aree di presenza. La popolazione della regione biogeografia alpina appare in una situazione al momento abbastanza favorevole; occorre monitorare comunque l andamento della specie ed anche il successo riproduttivo, che non deve scendere al di sotto di valori del 60% in termini di coppie di successo e di in termini di tasso d involo. [ ] 16

17 NIBBIO BRUNO - Milvus migrans 2. Status e conservazione SPEC 3. Attualmente classificato come sicuro nell UE, avente status di conservazione favorevole, ma sfavorevole a scala pan-europea. Parziale espansione e visibile fluttuazione nell areale europeo durante il Novecento, soprattutto nell Europa centrale e settentrionale (Cramp & Simmons 1980); generalmente stabile in Unione Europea nel periodo e nel periodo (BirdLife International 2004), ma in declino al di fuori dell UE e classificato vulnerabile a scala continentale (criterio A2b IUCN). La popolazione europea è stimata in coppie nell UE (BirdLife International 2004), pari al 44-47% di quella europea ( migliaia di coppie complessive) e al 5-24% di quella globale, quella italiana in coppie, stabile nel periodo (BirdLife International 2004). Non è stato redatto un Piano d Azione Internazionale o Nazionale sulla specie. Il nibbio bruno è incluso nell Allegato I della Direttiva Uccelli (Direttiva 79/409/CEE), ed è considerato Vulnerabile (Vulnerable, VU) nella Lista Rossa Nazionale (LIPU & WWF (a cura di) Calvario et al. 1999). 6. Trend di popolazione e distribuzione storica ed attuale a scala nazionale Ritenuto stabile in Italia nel periodo (BirdLife 2004). Brichetti & Fracasso (2003) riportano un trend con decremento o fluttuazione, spesso preceduti da incremento (anni '80), evidenziando le oscillazioni dei popolamenti della specie. Allavena et al. (2006) tracciano il seguente quadro della situazione in Italia: Piemonte: coppie; Lombardia: coppie; Veneto: coppie; Trentino Alto Adige: coppie; Friuli-Venezia Giulia: coppie; Emilia- Romagna: 10 coppie; Toscana: coppie; Lazio: coppie; Umbria: coppie, Marche: 1-2 coppie; Abruzzo: coppie; Molise coppie; Puglia: 4-8 coppie; Basilicata: coppie; Campania: coppie; Calabria: 20 coppie; Sicilia: 4-5 coppie; totale a livello nazionale compreso tra 847 e 1138 coppie. a scala biogeografica In Lombardia, stabile-fluttuante (Vigorita & Cucè 2008), con locali fenomeni di espansione o decremento; popolazione attualmente stimata in coppie (Vigorita & Cucè 2008; precedente stima sostanzialmente coincidente, coppie; Brambilla 2006); la colonia di Bosco della Fontana, dopo la forte diminuzione alla fine degli anni '70, è oggi stabile con coppie; la ripresa è probabilmente dovuta alla chiusura al pubblico (1976) della metà occidentale della riserva (Mason et al. 1999). La popolazione associata ai laghi prealpini ha mostrato un generale declino nella seconda metà degli anni 90 (Sergio et al. 2000a). In Veneto, leggero decremento (Mezzavilla & Martignago 2006). In Trentino, fluttuazione con tendenza al decremento (Pedrini 2006). [ ] 12. Stato di conservazione: considerazioni conclusive e classificazione a semaforo Il Nibbio bruno è una specie localmente abbondante, ma le cui popolazioni mostrano consistenti fluttuazioni e fenomeni più o meno vistosi di calo demografico, solo in alcuni casi seguiti da ripresa della popolazione. In diversi contesti la disponibilità trofica per la specie appare in diminuzione (recupero del livello trofico dei laghi, chiusura delle discariche). La situazione appare paragonagile nelle diverse regioni biogeografiche, dove i problemi ed il trend della specie appaiono sostanzialmente gli stessi. Potenzialmente importanti per la conservazione della specie sono anche le condizioni riscontrate durante lo svernamento in Africa e la migrazione per e da i quartieri riproduttivi. Tuttavia, mancano al momento dati relativi a questa specie per quanto concerne l effetto delle condizioni sopraccitate sui contingenti nidificanti; le oscillazioni periodiche mostrate dalle popolazioni europee potrebbero essere legate, almeno in parte, a tale effetto. Fattore Stato Stato di conservazione Range verosimilmente stabile FAVOREVOLE Popolazione fluttuante, al di sotto del FRV INADEGUATO Habitat della specie diminuizione disponibilità trofica INADEGUATO complessivo INADEGUATO 13. Indicazioni per la conservazione Mantenere popolazioni vitali anche nelle aree dove attualmente la specie presenta status sfavorevole; limitare il disturbo ai siti riproduttivi. Mantenere boschi maturi, al riparo dal disturbo antropico durante la stagione riproduttiva, e aree di agricoltura estensiva con abbondanza di prati, specialmente nelle vicinanze di laghi, grandi fiumi o altre zone umide di una certa estensione, costituirebbe una misura importante per la salvaguardia della specie. Assicurarsi dell applicazione del divieto di uso di esche avvelenate (una quindicina di individui morti presso una pescicoltura negli anni Novanta in Trentino; P. Pedrini com. pers.) e valutare l effetto dei rodenticidi utilizzati in agricoltura. 17

18 BIANCONE - Circaëtus gallicus 2. Status e conservazione SPEC 3. Attualmente classificata come sicura, avente status di conservazione favorevole nell UE ma sfavorevole a livello pan-europeo. Inclusa nell allegato I della Direttiva Uccelli (Direttiva 79/409/CEE). Declino in buona parte dell areale europeo durante il XIX e XX secolo, soprattutto nella porzione settentrionale dell areale (Cramp & Simmons 1980); stabile in Europa nel periodo ed anche nel periodo (BirdLife International 2004). La popolazione dell Unione Europea è stimata in coppie e rappresenta il 25-49% di quella continentale. Il biancone è considerato avente status favorevole a livello di UE (dove è considerato sicuro), ma sfavorevole a livello paneuropeo (BirdLife International 2004). La popolazione italiana è stimata in coppie (Brichetti & Fracasso 2003). Non è stato redatto un Piano d Azione Internazionale o Nazionale sulla specie. Il biancone è incluso nell Allegato I della Direttiva Uccelli (Direttiva 79/409/CEE), ed è considerato specie in pericolo (Endangered, EN), nella Lista Rossa Nazionale (LIPU & WWF (a cura di) Calvario et al. 1999). Risulta, inoltre, specie particolarmente protetta in Italia ai sensi della legislazione venatoria (Art. 2, 157/92). 6. Trend di popolazione e distribuzione storica ed attuale a scala nazionale La popolazione italiana appare stabile nell ultimo ventennio (BirdLife International 2004). Brichetti & Fracasso (2003) riportano un trend differente per aree, con decremento, stabilità o incremento locale; negli anni 70 erano stimate 140 coppie, alla fine degli anni 80, coppie, attualmente coppie; sembra esserci pertanto stato un aumento generale della popolazione della specie. a scala biogeografica Cattaneo (1998), stima una popolazione sull'arco alpino di coppie; l'attuale popolazione di biancone nelle Alpi Occidentali è stata raggiunta solo in tempi recenti; tuttavia, la popolazione che ora appare in fase di massima espansione potrebbe essere destinata a subire una flessione a causa del ritorno del bosco a scapito delle aree aperte, sia per abbandono delle aree aperte montane che per progetti di riforestazione. Nel dettaglio, le stime di popolazione ipotizzate da Cattaneo (1998) erano le seguenti: Alpi occidentali: coppie; Alpi Pennine: 4-8 coppie; Prealpi lombarde: 4 coppie; Prealpi venete: 2-19 coppie; prealpi carniche: 4 coppie; Alpi Giulie: 5-10 coppie. Bocca (1989) stima 4-5 coppie in Valle d Aosta. Per la Lombardia, non esistono dati quantitativi sufficienti per una valutazione della popolazione; l'andamento della popolazione sembra comunque stabile ed è stimata in meno di 20 coppie (Vigorita & Cucè 2008). Attualmente è comunque probabile che vi siano più di 4 coppie nelle Prealpi lombarde (Brichetti Fasola 1990, Saporetti et al. 1993, Cattaneo 1998), in seguito alla presenza di territori (con nidificazioni in alcuni casi accertate, in altri no) anche nelle province di Como, Lecco e Bergamo. Un verosimile incremento viene indicato per il Trentino, dove si stima in una decina di coppie la popolazione (2005; Micheli & Pedrini in Pedrini et al. 2005). [ ] 12. Stato di conservazione: considerazioni conclusive e classificazione a semaforo Il Biancone appare al momento in fase di stabilità o leggera espansione di areale e demografica; tuttavia, la riduzione delle aree aperte e semi-aperte che si sta verificando un po in tutta Italia potrà avere conseguenze negative sulla specie in un prossimo futuro. Fattore Stato Stato di conservazione Range in leggera espansione FAVOREVOLE Popolazione stabile o in lieve in incremento INADEGUATO Habitat della specie probabilmente in calo in futuro INADEGUATO complessivo INADEGUATO 13. Indicazioni per la conservazione Considerando che le densità riproduttive della specie sono ben conosciute, è possibile proporre alcuni valori di densità di coppie nidificanti tali da poter essere considerati come indici di situazioni favorevoli per la specie. Una densità a livello di comprensorio pari a 1 coppia ogni 100 km 2 può infatti essere ritenuta favorevole per la specie (cfr. Petretti & Petretti 1981, Cattaneo 1998, Leo & Micheli 2003, Campora & Cattaneo 2007). Non viene fornito alcun valore a scala locale, vista la dimensione dei territori occupati dalle coppie nidificanti. Si può quindi auspicare di raggiungere una densità di 1 coppia per 100 km 2 in aree potenzialmente idonee alla specie, attraverso tutela dei siti di nidificazione e mantenimento delle aree aperte necessarie alla specie. Evitare l impianto di parchi eolici nelle aree di presenza della specie. 18

19 FALCO PECCHIAIOLO - Pernis apivorus 2. Status e conservazione Non SPEC. Attualmente classificato come sicuro nell UE, avente status di conservazione favorevole anche a scala paneuropea. Apparente declino agli estremi dell areale distributivo europeo, ma probabile debole cambiamento a livello generale nel corso del Novecento (Cramp & Simmons 1980); stabile in Unione Europea nel periodo e nel periodo (BirdLife International 2004). La popolazione europea è stimata in coppie nell UE (BirdLife International 2004), pari al 33% di quella continentale ( coppie complessive) e ad una frazione compresa tra il 25% ed il 49% di quella globale. La popolazione italiana è stimata in coppie, con andamento sconosciuto nel periodo (BirdLife International 2004). Non è stato redatto un Piano d Azione Internazionale o Nazionale sulla specie. Il Falco pecchiaiolo è incluso nell Allegato I della Direttiva Uccelli (Direttiva 79/409/CEE), ed è considerato specie Vulnerabile (Vulnerable, VU) nella Lista Rossa Nazionale (LIPU & WWF (a cura di) Calvario et al. 1999). Risulta, inoltre, specie particolarmente protetta in Italia ai sensi della legislazione venatoria (Art. 2, 157/92). 6. Trend di popolazione e distribuzione storica ed attuale a scala nazionale Mezzalira & Iapichino (1992) stimano 400 coppie. Brichetti & Fracasso (2003) stimano una popolazione di coppie in condizioni di generale stabilità accompagnata da incremento o decremento a livello locale; a livello regionale, sono fornite le seguenti stime: Lombardia coppie, Emilia-Romagna coppie, Toscana coppie. a scala biogeografica Regione alpina e continentale: il Falco pecchiaiolo è ben rappresentato su Alpi, Prealpi e versante settentrionale appenninico. Apparentemente è più abbondante di quanto non lo fosse in passato, ma non è possibile distinguere con certezza tra incremento reale della specie ed incremento delle conoscenze. Mancano comunque dati certi per avere stime precise e indicazioni affidabili sul trend della specie. Moltoni (1959) riporta 41 casi di nidificazione noti per Piemonte e Lombardia; Bianchi et al. (1969) citano 5 casi di nidificazione tra il 1955 ed il 1968 in provincia di Varese. Maestri & Voltolini (1986) rilevano 5 coppie su 90 km2 in provincia di Brescia; [ ] Questi valori fanno ritenere la specie maggiormente presente rispetto a quanto ipotizzabile in base ai dati riportati da Moltoni (1959) e da Bianchi Martire & Bianchi (1969). Secondo Vigorita & Cucè (2008), in Lombardia i dati non sono sufficienti a stimare l'andamento della popolazione, che si ritiene anzi possa seguire quella europea (stabile fino al 1990, ora in declino), e la popolazione è stimata in meno di 250 coppie. [ ] 12. Stato di conservazione: considerazioni conclusive e classificazione a semaforo Impossibile stabilire con precisione lo status della specie. Ove sono disponibili dati su periodi di più anni, le popolazioni sembrano stabili o in leggero aumento. Il ritorno del bosco ha probabilmente favorito la specie, che però necessita anche di aree aperte per la caccia. Il ridimensionamento del bracconaggio ai danni della specie ha indubbiamente giocato un ruolo positivo per lo stato di salute delle sue popolazioni. Potenzialmente importanti per la conservazione della specie sono anche le condizioni riscontrate durante lo svernamento in Africa e potenzialmente anche durante la migrazione per e da i quartieri riproduttivi. Al momento lo stato della specie è provvisoriamente valutato come favorevole, sulla base delle conoscenze attuali; ulteriori approfondimenti sono necessari per confermare questa attribuzione. Fattore Stato Stato di conservazione Range stabile FAVOREVOLE Popolazione grossomodo stabile FAVOREVOLE Habitat della specie probabilmente stabile FAVOREVOLE complessivo FAVOREVOLE 13. Indicazioni per la conservazione Mantenere boschi maturi, al riparo dal disturbo antropico durante la stagione riproduttiva, e aree di agricoltura estensiva con abbondanza di prati nell areale di presenza della specie. Incrementare le conoscenze sulla specie (ecologia e demografia in particolare). Dato che le densità riproduttive della specie sono ben conosciute, è possibile proporre alcuni valori di densità di coppie nidificanti ritenibili indici di popolazioni con stato di conservazione indubbiamente favorevole. Dato che le densità della specie in contesti ambientali idonei (diversi siti nelle Alpi e Prealpi), variano prevalentemente tra le 4.3 e le 5.6 coppie per 100 km2, con punte fino a coppie per 100 km2 (Monti della Tolfa, alcuni siti prealpini) si può ritenere che una densità media pari a 5-6 coppie per 100 km2 sia da ritenere soddisfacente a scala di comprensorio idoneo; per aree particolarmente vocate, il valore di riferimento può essere innalzato a circa 10. coppie per 100 km2 (Brichetti & Fracasso 2003; vedi anche Thiollay 1967 in Camp & Simmons 1980); tali valori possono pertanto essere presi come indicazioni per valutare lo stato della specie. [ ] 19

20 FALCO PELLEGRINO - Falco peregrinus 2. Status e conservazione La specie è considerata attualmente sicura in Europa (BirdLife International 2004), grazie al notevole recupero mostrato dalle popolazioni negli ultimi 20 anni, dopo un drammatico tracollo dovuto agli effetti dell abbondante uso di pesticidi a base di DDT in agricoltura. Attualmente la specie è classificata come sicura anche nell Unione Europea, con uno status di conservazione favorevole (Birdlife International 2004,b). Non è stato redatto un Piano d Azione Internazionale o Nazionale sulla specie. Il Falco pellegrino è incluso nell Allegato I della Direttiva Uccelli (Direttiva 79/409/CEE), ed è considerato Vulnerabile (Vulnerable, VU) nella Lista Rossa Nazionale (LIPU & WWF (a cura di) Calvario et al. 1999). Risulta, inoltre, specie particolarmente protetta in Italia ai sensi della legislazione venatoria (Art. 2, 157/92). La popolazione dell Unione Europea è stimata in coppie, pari al 35%-62% di quella europea (stimata in coppie); quella italiana è stata stimata in coppie (BirdLife International 2004) e successivamente in (Rizzolli et al. 2005). Lo status di conservazione è attualmente riportato come favorevole (Rizzolli et al. 2005). 6. Trend di popolazione e distribuzione storica ed attuale a scala nazionale La popolazione italiana appare in evidente espansione sia numerica che di areale. Emblematico il caso delle Prealpi Centrali, dove la specie è (ri)comparsa verso la metà degli anni 80 e ora conta diverse decine di coppie nidificanti. In generale, per tutte le aree estese per cui si dispone di dati comparativi, le popolazioni appaiono in crescita o quantomeno stabili. L occupazione di aree urbane (con nidificazioni accertate a Roma, Napoli, Bologna, ecc. e presenza stabile a Milano e altre città) e di aree di pianura (es. Pianura Padana) dove la specie nidifica presso alte ciminiere o altri grandi edifici di complessi industriali, o in nidi abbandonati di altre specie (sopratutto corvidi) su alberi o tralicci, testimonia la locale saturazione degli habitat elettivi della specie, rappresentati da pareti rocciose naturali, e il buono stato di salute delle popolazioni italiane. Non vi sono dati su dimensione e trend del contingente svernante in Italia. a scala biogeografia La specie appare in crescita nella regione alpina, dove lo stato di conservazione attuale può considerarsi favorevole (Rizzolli et al. 2005) e il trend demografico positivo ampiamente dimostrato (Brambilla et al. 2003a). Anche in Italia continentale e mediterranea si registra tendenzialmente un incremento della specie. Magrini e Perna (2007) stimano coppie nella sola Italia peninsulare (valore prossimo alla stima dell intera popolazione nazionale di un decennio prima). [ ] 12. Stato di conservazione: considerazioni conclusive e classificazione a semaforo Popolazione in crescita, range esteso a buona parte del territorio nazionale e ormai ampia dimensione della popolazione determinano uno stato complessivo favorevole per la specie. Fattore Stato Stato di conservazione Range in aumento FAVOREVOLE Popolazione in crescita FAVOREVOLE Habitat della specie stabile FAVOREVOLE complessivo FAVOREVOLE 13. Indicazioni per la conservazione Mantenere popolazioni vitali anche in aree ancora soggette ad elevata pressione sulla specie; limitare il disturbo ai siti riproduttivi, principale minaccia per la specie. Indirizzare gli sforzi di conservazione verso le singole popolazioni più a rischio e, a livello generale, verso la tutela dei siti riproduttivi da forme di disturbo ed alterazione. Mantenere monitorato e sotto controllo il livello di composti chimici potenzialmente pericolosi nell ambiente costituisce un fattore importante per questa ed altre specie che occupano i gradini più alti della piramide alimentare. 20

21 2. Studio della comunità ornitica nidificante, migratoria e svernante nell area Monte Misma - Monte Pranzà - 21 Monte Altino

22 2.1. Introduzione Scopo dell azione è quello di realizzare uno studio dell intera comunità di specie ornitiche presenti nell area Monte Misma Monte Pranzà Monte Altino, prestando particolare attenzione a quelle di interesse comunitario (Allegato I, Direttiva Uccelli), dal momento che essendo, il progetto finalizzato a individuare una ZPS Zona di Protezione Speciale, tali specie rivestono particolare importanza anche ai sensi della direttiva. Oltre alle specie prioritarie sono state prese in considerazione quelle di particolare interesse conservazionistico quali, ad esempio, quelle classificate come SPEC - Species of European Conservation Concern (BirdLife International 2004), inserite nella Lista rossa nazionale (Peronace 2012, Peronace et al. 2012) e, secondariamente, quelle di rilevante interesse biogeografico o prioritarie secondo la Regione Lombardia (DGR 4345/2001). Si è pertanto proceduto a descrivere e caratterizzare la comunità ornitica dell area sulla base dei seguenti elementi: conoscenze relative al SIC Valpredina e Monte Misma, raccolte nell ambito del precedente progetto Cariplo e finalizzate alla stesura del Piano di Gestione; nuove indagini nell area SIC; nuove indagini nell area potenzialmente interessata dalla ZPS ipotizzata; altri dati forniti dal personale della Riserva e da altri osservatori; integrazione di tutte le informazioni ottenute. Si sono considerate presenza e distribuzione delle varie specie e abbondanza e/o densità di coppie nidificanti delle specie di maggior pregio all interno dell area di studio. In seguito, si sono individuati i fattori potenzialmente importanti per le specie, in termini sia di impatto negativo sia di effetto positivo, prestando particolare attenzione alle specie di interesse comunitario. Questa analisi è di basilare importanza per formulare specifiche indicazioni per la conservazione delle popolazioni nidificanti nel sito e per eventuali interventi gestionali specifici per il mantenimento, il miglioramento o il ripristino del loro habitat riproduttivo. Il percorso di indagine si è articolato secondo i seguenti punti: analisi dati raccolti; pianificazione delle indagini, sulla base delle conoscenze pregresse sulle specie e sugli ambienti idonei all interno dell area oggetto della ricerca sopralluoghi mirati per identificare aree potenzialmente ospitanti le specie attività di raccolta dati sul campo inserimento in ambiente GIS dei dati ottenuti 22

23 integrazione di tutte le informazioni disponibili sintesi dei risultati. Tutti i principali risultati sono stati inseriti in ambiente GIS, al fine di ottenere una mappa georeferenziata delle informazioni essenziali. Per le specie di interesse comunitario sono state predisposte linee guida gestionali per la loro conservazione all interno dell area di indagine, tenendo presenti le caratteristiche delle specie e quelle dell area, la distribuzione presente e potenziale delle specie nell area, i potenziali fattori di minaccia per la sopravvivenza delle loro popolazioni e i possibili interventi gestionali volti a migliorare le condizioni ambientali nei siti potenzialmente idonei alle specie interessate. I risultati ottenuti sono stati confrontati con le conoscenze pregresse, fornite da studi condotti in altre aree europee e italiane, con le informazioni generiche riportate nei manuali di riferimento per l ornitologia paleartica e, particolarmente utile per individuare eventuali tendenze di popolazione, con i dati pregressi per l area d indagine. 2.2 Obiettivo Obiettivo generale di tale indagine è realizzare un quadro di conoscenza della comunità ornitica dell area di studio e, in particolare, delle specie di interesse comunitario, che possa supportare l ipotesi di presentazione di una richiesta formale di designazione di ZPS Zona di Protezione Speciale alla Commissione Europea. 23

24 2.3 Area di studio L area di indagine corrisponde alla superficie individuata in prima analisi come potenziale nuova Zona di Protezione Speciale. L area ricade interamente all interno dell Area prioritaria per la biodiversità Monte Misma - Monte Pranzà - Monte Altino, nonostante il comprensorio del Monte Altino sia di fatto escluso dal perimetro della ZPS proposta, essendo separato dalla Valle del Lujo dal complesso costituito da Misma e Pranzà, che mostrano maggiore continuità ambientale ed ecologica. La superficie indagata si estende pertanto su circa 1550 ha, individuati come area di indagine (in rosso nelle mappe riportate in seguito), cui vanno aggiunte le porzioni circostanti che sono state altresì incluse nei rilevamenti. L area di studio appare in buona parte occupata da bosco di latifoglie, in parte da rimboschimenti artificiali, prati da sfalcio, praterie montane secondarie, arbusteti e aree rocciose. Approssimativamente, al centro dell area di indagine, si trovano il SIC e la Riserva Naturale di Valpredina. 24

25 2.4. Metodi I metodi impiegati sia durante il presente progetto sia in quello precedente fanno parte delle tecniche classiche dei rilievi di campo in ambito ornitologico (Bibby et al. 1992). Per quanto riguarda i nidificanti, essi fanno in ogni caso riferimento all individuazione dei territori riproduttivi sulla base dei particolari comportamenti mostrati dalle specie durante la fase della nidificazione, che implicano manifestazioni caratteristiche e informative del loro status riproduttivo e dell ubicazione del nido/territorio. Le specie target qui considerate mostrano una certa territorialità o particolari manifestazioni comportamentali che indicano l insediamento presso un dato sito (come, ad esempio, nel caso di Milvus migrans). Poiché l area di indagine è di dimensioni contenute, per alcune specie territoriali relativamente rare caratterizzate da home range ampi, si è verosimilmente compiuto un conteggio di tipo assoluto. Per altre specie invece si è preferito calcolare stime parziali o indici di abbondanza relativa. La possibilità di ottenere stime precise della consistenza delle popolazioni delle diverse specie e l ubicazione definita dei nidi/territori, rende tali informazioni molto più utili in chiave di sviluppo di indicazioni gestionali efficienti. 2.5 Modalità di studio per specie di interesse comunitario nidificanti presenti nell area di studio 1) Falco pecchiaiolo Pernis apivorus: osservazione diretta degli adulti durante i voli territoriali/nuziali, trasporto materiale per nido, trasporto prede; ascolto richiami dei giovani. Periodo di studio: maggioagosto. 2) Nibbio bruno Milvus migrans: osservazione diretta degli adulti durante i voli territoriali, trasporto materiale per nido, trasporto prede. Periodo di studio: aprile-luglio. 3) Pellegrino Falco peregrinus: osservazione diretta degli adulti durante i voli territoriali, localizzazione nido. Periodo di studio: febbraio-luglio. 4) Succiacapre Caprimulgus europaeus: utilizzo di richiami registrati (playback) e/o ascolto del canto spontaneo, al crepuscolo o durante la notte, per individuare i territori difesi dalle coppie nidificanti; localizzazione punti di canto. Periodo di studio: maggio-luglio. 5) Averla piccola Lanius collurio: mappaggio di adulti, nidi e giovani. Definizione numero di coppie nidificanti sulla base dei contatti simultanei tra individui di territori differenti. Periodo di studio: maggioluglio. 6) Rapaci notturni: censimento attraverso punti d ascolto con stimolazione acustica (playback: emissione di richiami registrati) per ottenere una risposta territoriale e osservazioni occasionali di individui e tracce di presenza. 25

26 26 Figura 2.1. Punti di censimento tramite playback (2011). 2.6 Censimenti di uccelli svernanti e migratori Il censimento dell avifauna durante lo svernamento (vedi sotto) e la migrazione è stato condotto con percorsi campione prestabiliti, secondo la metodologia utilizzata per l Atlante degli Uccelli d inverno attualmente in fase di realizzazione a scala nazionale (

27 Nell area di interesse sono state spese giornate di osservazione da punti panoramici (es. cima di Monte Misma, Spersiglio e Pradale) finalizzata al conteggio dei migratori in transito. Per garantire una copertura omogenea dell area di indagine, sono state visitate a più riprese in periodo riproduttivo alcune celle prioritarie di una griglia a maglia di 1x1 km sovrapposta all area di indagine. Tali celle si trovano prevalentemente al di fuori dell area del SIC e della Riserva, per la quale le informazioni già disponibili erano particolarmente abbondanti e complete. 27 Figura 2.2. Celle prioritarie visitate ripetutamente nel corso del 2011 per garantire una copertura completa dell area di indagine al di fuori dell area del SIC.

28 2.7 Tempistica Le nuove attività di campo si sono concentrate nel 2011 (periodo febbraio-dicembre), in modo da permettere la successiva elaborazione dei dati nel corso del Analisi dei dati I dati raccolti sono stati utilizzati per produrre alcuni elaborati di sintesi necessari al conseguimento dell obiettivo generale del progetto: 1) check list delle specie ornitiche presenti nell area del Monte Misma Monte Pranzà Monte Altino ; 2) densità, fattori di minaccia, linee guida gestionali per le specie ornitiche di interesse comunitario nidificanti nell area del Monte Misma Monte Pranzà Monte Altino ; 3) mappe di distribuzione delle specie ornitiche di interesse comunitario nidificanti nell area del Monte Misma Monte Pranzà Monte Altino. Le mappe sono state redatte in base ai dati più aggiornati (2011), in modo da mostrare la distribuzione rilevata durante la campagna di censimento standardizzato e intensivo sviluppata nel corso del Le mappe utilizzano come base cartografica il DTM (Modello digitale del terreno) e la banca dati di uso del suolo DUSAF 2.1 (strati informativi disponibili sul geoportale della Regione Lombardia, 4) stima della consistenza di popolazione all interno dell area di studio e delle immediate vicinanze per le specie nidificanti di interesse conservazioni stico. 28

29 2.9. Risultati Check list delle specie presenti In base alle conoscenze attuali, si possono ritenere presenti nell area di indagine 109 specie, delle quali 72 nidificanti certe o probabili/possibili, riportate nella tabella seguente. Nome italiano Nome scientifico Fenologia Note 1. Airone cenerino Ardea cinerea S 2. Albanella minore Circus pygargus M All. I 3. Albanella reale Circus cyaneus M All. I 4. Allocco Stryx aluco SB 5. Allodola Alauda arvensis M 6. Assiolo Otus scops MB 7. Astore Accipiter gentilis SB?, M 8. Aquila anatraia minore Aquila pomarina A All. I 9. Aquila minore Aquila pennata A All. I 10. Aquila reale Aquila chrysaetos Irr All. I 11. Averla piccola Lanius collurio MB All. I 12. Balestruccio Delichon urbica MB 13. Balia nera Ficedula hypoleuca M 14. Ballerina bianca Motacilla alba SB 15. Ballerina gialla Motacilla cinerea SB 16. Beccafico Sylvia borin MB 17. Biancone Circaetus gallicus M All. I 18. Canapino comune Hippolais polyglotta MB 19. Capinera Sylvia atricapilla MB 20. Cardellino Carduelis carduelis SB 21. Cesena Turdus pilaris M, W irr 22. Cincia bigia Parus palustris SB 23. Cincia dal ciuffo Parus cristatus SB 24. Cincia mora Parus ater SB 25. Cinciallegra Parus major SB 26. Cinciarella Parus caeruleus SB 27. Civetta Athene noctua SB 28. Codibugnolo Aegithalos caudatus SB, M, W 29. Codirosso Phoenicurus phoenicurus MB 30. Codirosso spazzacamino Phoenicurus ochruros SB, M, W 31. Colombaccio Columba palumbus SB, M 32. Cormorano Phalacrocorax carbo M 33. Cornacchia grigia Corvus (corone) cornix SB 34. Corvo imperiale Corvus corax SB 35. Crociere Loxia curvirostra Irr 36. Cuculo Cuculus canorus MB 37. Culbianco Oenanthe oenanthe M 38. Fagiano comune Phasianus colchicus SB 39. Falco cuculo Falco vespertinus M All. I 40. Falco di palude Circus aeruginosus M All. I 41. Falco pecchiaiolo Pernis apivorus MB, M All. I 42. Falco pescatore Pandion haliaetus M All. I 29

30 Nome italiano Nome scientifico Fenologia Note 43. Fanello Carduelis cannabina MB 44. Fiorrancino Regulus ignicapillus SB 45. Fringuello Fringilla coelebs SB, M 46. Frosone Coccothraustes coccothraustes SB, M 47. Germano reale Anas platyrhynchos M 48. Gheppio Falco tinnunculus SB, M 49. Ghiandaia Garrulus glandarius SB 50. Grifone Gyps fulvus A All. I 51. Grillaio Falco naumanni A All. I 52. Gufo comune Asio otus SB 53. Gufo reale Bubo bubo SB? All. I 54. Lodolaio Falco subbuteo M 55. Lucherino Carduelis spinus M, W 56. Luì bianco occidentale Phylloscopus bonelli MB, M 57. Luì grosso Phylloscopus trochilus M 58. Luì piccolo Phylloscopus collybita SB, M, W 59. Luì verde Phylloscopus sibilatrix MB, M 60. Martin pescatore Alcedo atthis Irr? All. I 61. Merlo Turdus merula SB, M, W 62. Nibbio bruno Milvus migrans MB, M All. I 63. Nibbio reale Milvus milvus M All. I 64. Passera d'italia Passer [italiae] italiae SB 65. Passera mattugia Passer montanus SB 66. Passera scopaiola Prunella modularis M, W 67. Pavoncella Vanellus vanellus A 68. Pellegrino Falco peregrinus SB All. I 69. Pettirosso Erithacus rubecula SB, M, W 70. Picchio muratore Sitta europaea SB 71. Picchio nero Dryocopus martius SB All. I 72. Picchio rosso maggiore Dendrocopos major SB 73. Picchio verde Picus viridis SB 74. Pigliamosche Muscicapa striata MB 75. Pispola Anthus pratensis M 76. Poiana Buteo buteo SB, M 77. Poiana codabianca Buteo rufinus M All. I 78. Prispolone Anthus trivialis MB 79. Rampichino Certhia brachydactyla SB 80. Regolo Regulus regulus SB, W 81. Rigogolo Oriolus oriolus M 82. Rondine Hirundo rustica MB, M 83. Rondine montana Ptyonoprogne fuligula SB 84. Rondone Apus apus MB 85. Rondone maggiore Apus melba M 86. Rondone pallido Apus pallidus Irr? 87. Saltimpalo Saxicola torquata SB, M 88. Scricciolo Troglodytes troglodytes SB, W 89. Smeriglio Falco columbarius M irr All. I 90. Sparviere Accipiter nisus SB, M 91. Spioncello Anthus spinoletta M 92. Sterpazzola Sylvia communis MB 30

31 Nome italiano Nome scientifico Fenologia Note 93. Sterpazzolina Sylvia [cantillans] cantillans MB? int. biog. 94. Stiaccino Saxicola rubetra M 95. Storno Sturnus vulgaris SB, M, W 96. Succiacapre Caprimulgus europaeus MB All. I 97. Torcicollo Jynx torquilla MB 98. Tordela Turdus viscivorus M 99. Tordo bottaccio Turdus philomelos MB, M, W 100. Tordo sassello Turdus iliacus M, W 101. Tortora selvatica Streptopelia turtur MB 102. Tortora dal collare Streptopelia decaocto SB 103. Tottavilla Lullula arborea M All. I 104. Upupa Upupa epops M 105. Verdone Carduelis chloris SB 106. Verzellino Serinus serinus MB 107. Zigolo giallo Emberiza citrinella M 108. Zigolo muciatto Emberiza cia SB 109. Zigolo nero Emberiza cirlus SB Legenda delle abbreviazioni utilizzate per la fenologia: Legenda delle abbreviazioni utilizzate nelle Note: A: accidentale int. biog.: specie di rilevante interesse biogeografico M: migratore All. I: specie inserita nell Allegato I della Direttiva Uccelli MB: nidificante migratore S: stanziale (non nidificante) SB: nidificante stanziale W: svernante?: incertezza riguardo a una determinata categoria fenologica Irr: Irregolare 31

32 2.10 Densità, fattori di minaccia, linee guida gestionali per le specie di interesse comunitario In questo paragrafo viene presentata una scheda riassuntiva relativa a densità, fattori di minaccia, linee guida gestionali per ciascuna delle specie nidificanti di interesse comunitario presenti nell area del Monte Misma Monte Pranzà Monte Altino. AQUILA REALE Aquila chrysaetos In Lombardia la specie è maggiormente diffusa su Alpi e Prealpi e diviene gradualmente più rara nel settore montuoso e collinare a ridosso dell alta pianura e in quello appenninico. Non è presente, se non in modo del tutto eccezionale, nelle aree di pianura. L aquila reale frequenta talvolta l area di indagine, e in particolare il comprensorio del Monte Misma, per scopi trofici o semplice erratismo: le praterie sommitali del Monte Misma possono costituire un area di caccia per individui non territoriali in erratismo (appartenenti alle fasce giovanili, immature e subadulte). Il mantenimento delle aree aperte (praterie montane) rappresenta la principale misura per la conservazione di condizioni idonee alla specie nel SIC, che risulta comunque relativamente poco idoneo alla presenza regolare dell aquila reale, a causa delle scarse risorse trofiche, della quota modesta e della ridotta estensione degli ambienti aperti. Conservare potenziali aree di caccia può comunque essere d aiuto per la sopravvivenza di individui in dispersione. 32 AVERLA PICCOLA Lanius collurio Specie presente durante il periodo riproduttivo, nidificante migratrice, sverna in Africa. Appare in generale contrazione e rarefazione areale, in alcuni casi conclusasi con l estinzione locale, anche in Lombardia (Brambilla et al. 2010b). In regione è presente soprattutto nella fascia pedemontana appenninica, alpina e prealpina mentre la distribuzione diviene molto discontinua in pianura. Nell area di indagine la specie è ancora presente come nidificante soprattutto nella zona dei Prati Alti (4 coppie nel 2008), dove la disponibilità di prati da sfalcio e pascoli con ricca presenza di siepi e arbusti determina condizioni idonee all insediamento della specie, presente con un apprezzabile densità, stante l estensione limitata dell area (Casale & Brambilla 2009). Potenzialmente idonee alla specie sono anche le praterie sommitali di Monte Misma dove, verosimilmente, l invecchiamento della cotica erbosa e la mancanza di porzioni con erba bassa rendono questi ambienti attualmente poco adatti alle esigenze della specie, che vi si rinviene principalmente durante la migrazione. Un adeguata gestione degli ambienti prativi (mantenimento di fasce non falciate accanto a porzioni soggette a sfalcio e mantenimento di siepi, cespugli, ecc.), sia sommitali sia al limite inferiore dell area, potrebbe favorire il ritorno stabile della

33 specie. La riapertura di radure, dell allevamento di animali domestici e il ripristino di prati aperti e arbustati all interno del SIC (completati o in fase di attuazione all interno dell area), è sicuramente favorevole alla specie, sebbene tali interventi interessino superfici troppo ridotte e immerse nella matrice boschiva per permettere l insediamento stabile di coppie nidificanti. Si deve tener presente che una coppia di averle occupa un territorio di circa un ettaro di superficie e, pertanto, per consentire il ritorno di una popolazione apprezzabile, sarebbe necessario ricreare condizioni idonee alla specie su una superficie di qualche decina di ettari. Nelle aree di presenza accertata o potenziale, è auspicabile mantenere un mosaico di prati falciati o pascolati (55-65% della superficie), prati incolti (5-20% della superficie) idealmente da sottoporre a un taglio parziale (da svolgersi in tarda estate-autunno su metà della superficie, alternando di anno in anno le porzioni falciate), e siepi o cespugli (15-35% della superficie, con idealmente almeno 70 m lineari di siepi per ettaro) (Brambilla et al. 2009, Casale & Brambilla 2009). FALCO PECCHIAIOLO Pernis apivorus Specie nidificante migratrice, sverna in Africa. In Lombardia è localizzato in pianura, ove è assente da vasti tratti mentre è ben distribuito nella fascia prealpina, alpina e nel settore appenninico. Nell area di indagine la specie è molto frequente nel corso della migrazione (transito di svariate decine o centinaia di individui ogni anno) ma la specie è osservabile anche nel corso del periodo riproduttivo poiché è presente con almeno una coppia. Le zone aperte e i boschi radi sono frequentati da individui in caccia. La densità di nidi della specie è molto bassa, essendo una specie caratterizzata da territori molto ampi. Predilige zone di foresta con ampie radure e aperture, oppure zone con paesaggi a mosaico con aree di bosco alternate a coltivazioni, praterie e anche piccole zone umide. Nidifica negli alberi più alti all interno di foreste, evitando generalmente la vicinanza di grandi aree aperte e strade. Mantenere porzioni di bosco con alberi maturi di buone dimensioni in zone poco frequentate favorirebbe sicuramente la disponibilità di ambienti idonei alla nidificazione della specie. La conservazione delle residue aree aperte appare invece importante per consentire a questa specie il reperimento delle prede. Gli interventi di ripristino di radure e prati attualmente in corso o da poco conclusi sono sicuramente utili anche a questa specie. 33

34 GUFO REALE Bubo bubo Nidificante, prevalentemente sedentario. In Lombardia si rinviene soprattutto nella fascia prealpina e alpina, con particolare presenza nel settore centro-orientale della regione. Il Bergamasco rappresenta una delle roccaforti della specie in regione (Bassi 2002, Brambilla et al. 2010a). Nell area di indagine vi sono indizi di presenza di una coppia territoriale ma mancano ancora elementi di nidificazione certa. La specie predilige pareti rocciose di buono sviluppo, ubicate in zone non troppo piovose, ben esposte (Brambilla et al. 2010a), mentre per cacciare frequenta soprattutto ambienti aperti o semi-aperti, dove trova prede quali ricci, ratti, lagomorfi, piccioni e altri uccelli di media taglia. La conservazione della specie nell area di studio si basa essenzialmente sulla tutela delle pareti rocciose da qualsiasi forma di disturbo antropico e sul mantenimento degli ambienti aperti e semi-aperti presenti. Al di là di queste indicazioni, non sono necessari particolari azioni di tutela, a eccezione della messa in sicurezza di eventuali linee elettriche che espongono gli individui al rischio di collisione e di folgorazione. Nel 1997, un gufo reale venne recuperato folgorato alla base di un traliccio della media tensione presso il Colle Gallo sotto l albergo Gallo d oro (Marino Capelli com. pers.; Bassi 2002). Nel 1995 un individuo venne osservato preso la frana del Misma (Paolo Perego com. pers.). 34 NIBBIO BRUNO Milvus migrans Nidificante migratore, sverna principalmente nell Africa subsahariana, anche se si registrano sporadici casi di svernamento in Europa meridionale. In Lombardia è localizzato in pianura, ove frequenta gli ultimi boschi planiziali, mentre è più frequente e diffuso nella fascia prealpina, soprattutto in prossimità dei principali bacini lacustri. Nell area di indagine la specie è frequente sia durante la migrazione (transito di decine di individui ogni anno), sia durante il periodo riproduttivo, quando nidifica (con un numero molto limitato di coppie) su pareti rocciose o su alberi (o alla base di alberi) generalmente presso pareti, utilizzando talvolta vecchi nidi di altre specie. Il nido è posto di preferenza su alberi o pareti rocciose, distante da sentieri, strade e villaggi, in versanti scoscesi e molto corrugati. Nei casi di nidificazioni su albero, gli alberi selezionati per la nidificazione sono i più maturi dei boschetti utilizzati. Appare evidente come l area delle pareti rocciose e della frana sia pertanto quella più idonea all interno dell area per la nidificazione del nibbio bruno. Per la conservazione della specie è auspicabile proteggere i siti idonei alla riproduzione (tutelandoli dal disturbo antropico e da cambiamenti ambientali sfavorevoli), convertire i cedui in boschi con alberi maturi, promuovere la gestione estensiva delle aree prative.

35 Va comunque evidenziato come una coppia di nibbi si sposti regolarmente su superfici molto ampie, di dimensioni decisamente superiori a quelle dell area protetta. PELLEGRINO Falco peregrinus In Lombardia è diffuso prevalentemente nei settori prealpino, alpino ed appenninico, mentre durante lo svernamento diviene frequente anche in diverse aree di pianura. Le densità più elevate si riscontrano nella fascia prealpina. L occupazione di aree urbane e di aree di pianura, dove la specie nidifica presso alte ciminiere o altri grandi edifici di complessi industriali, o in nidi abbandonati di altre specie (sopratutto corvidi) su alberi o tralicci, testimonia la locale saturazione degli habitat elettivi della specie, rappresentati da pareti rocciose naturali, e il buono stato di salute delle popolazioni. Nell area di indagine, dove la specie appare prevalentemente sedentaria, sono presenti due coppie; stante l estensione dell area e la sua conformazione ambientale non è verosimile pensare che la specie possa ospitare altre coppie. Il pellegrino è infatti una specie territoriale ed essenzialmente rupicola, essendo strettamente legato a pareti rocciose verticali e con buona estensione, a quote non particolarmente elevate. Per la nidificazione, il pellegrino predilige complessi rocciosi estesi, verticali, con pareti ad elevato sviluppo in altezza e larghezza, esposizione favorevole (evitando pareti esposte a nord), in prossimità di ambienti ricchi di prede (urbanizzati, agricoli o boschivi, a seconda delle disponibilità alimentari locali, costituite essenzialmente da uccelli di media e piccola taglia) (Brambilla et al. 2006, 2010). L area di indagine appare quindi particolarmente idonea alla specie. Per la conservazione della specie all interno dell area è auspicabile tutelare dal disturbo antropico l area delle pareti rocciose; il pellegrino appare infatti potenzialmente disturbato dal transito di escursionisti lungo il sentiero che dalla Chiesa del Misma conduce alla vetta della montagna e pertanto si rende opportuno sensibilizzare i frequentatori del sentiero ad un comportamento responsabile (evitare rumori inutili, non avvicinarsi alle pareti rocciose). Il disturbo antropico può infatti causare l allontanamento degli adulti dal nido, con il rischio di predazione delle uova da parte del corvo imperiale (Brambilla et al. 2004, Brambilla et al. 2010a), presente nell area, o da altri predatori di nidi. Il periodo più delicato per la specie, durante il quale è necessario tutelare maggiormente il sito riproduttivo, va da febbraio a giugno. Molto pericolosa per la specie è l arrampicata sportiva presso le pareti di nidificazione (Brambilla et al. 2004, Brambilla et al. 2010a), ed è pertanto importante rimarcare come tale pratica non debba essere consentita sulle pareti rocciose all interno dell area protetta. 35

36 PICCHIO NERO Dryocopus martius In Lombardia è diffuso prevalentemente nei settori prealpino ed alpino, mentre durante lo svernamento diviene possibile osservarlo anche in alcune aree di pianura. Le densità più elevate si riscontrano nelle coniferete montane. La progressiva occupazione di aree a quote inferiori, nei settori collinari e di alta pianura, evidenzia la continua espansione di questa specie in Lombardia. Il picchio nero occupa prevalentemente boschi misti o di conifere, ma può insediarsi anche in boschi di sole latifoglie, frequentando soprattutto foreste di pianura nel Nord Europa e boschi montani nelle regioni meridionali. Sempre associato alla presenza di alberi di grandi dimensioni, si trova generalmente in foreste prossime al climax, soprattutto boschi misti di faggio e abete bianco, ma anche faggete pure, abetine, peccete, laricete, cembrete e altre essenze arboree, purché siano presenti grandi alberi, ben spaziati e superfici forestali estese, sebbene talvolta possa occupare anche boschi più piccoli, separati di qualche chilometro rispetto a nuclei forestali più grandi. Favorisce la presenza di porzioni di ambiente semi-aperto per la cattura delle prede (formiche in particolare) e per nidificare necessita comunque di grandi alberi in cui scavare il nido. Nell area di indagine, la specie è presente in maniera ancora irregolare, ma è verosimile che l ambiente possa essere colonizzato nel prossimo futuro, nel corso dell ampliamento di areale in atto da parte della specie a scala regionale. Per favorire l insediamento della specie all interno dell area è auspicabile mantenere intatti i tratti di bosco ad alto fusto, necromassa al suolo e conservare alberi di grandi dimensioni, col rilascio di almeno 5 alberi morti o deperienti per ettaro. 36 SUCCIACAPRE Caprimulgus europaes Nidificante, migratore, sverna in Africa. Appare soggetto ad una progressiva contrazione dell areale, con calo della popolazione, soprattutto nella Pianura Padana, a partire dagli Anni Il succiacapre nidifica in diversi settori dell area di indagine, occupando le aree aperte e semi-aperte, come praterie, cespuglieti, boschi radi ed aree con mosaico di habitat (fascia ad agricoltura estensiva nella parte bassa dell area). In generale, predilige ambienti asciutti e ben drenati, con vegetazione aperta, come boschi radi, macchie di betulle e pioppi, arbusteti di giovani querce, radure nei boschi, brughiere, margini boschivi ben esposti, aree prative con alberi e cespugli sparsi. Spesso è legato alla presenza di tessere di suolo prive di vegetazione. Necessita di aree aperte o semi-aperte generalmente di almeno 0.7 ha e larghe non meno di 50 m. La presenza di alberi con rami morti al di sotto della chioma ma a buona altezza sembra influenzare la scelta del sito. La riapertura di radure e prati all interno del SIC è sicuramente favorevole alla specie e dovrebbe essere idealmente accompagnata dal diradamento degli

37 arbusteti troppo fitti e dal mantenimento di aree aperte e semi-aperte in genere. La porzione superiore dei versanti del Misma, le principali radure e aree di bosco rado, nonché gli ambienti aperti prossimi al fondovalle, costituiscono i siti maggiormente idonei alla specie nel SIC. Al di fuori del SIC, è presente nella zona di Prati Alti e nel bosco rado tra questa località e la chiesa di S. Maria del Misma. Altri siti di interesse, al limite con l area di indagine, sono i boschi presso i pascoli di Faisecc e il bosco termofilo lungo il versante sud che raggiunge la località Cesulì. La popolazione complessiva è stimabile in una decina di coppie e potrebbe trarre beneficio da interventi gestionali volti alla conservazione, al ripristino o al mantenimento/miglioramento degli habitat aperti e semi-aperti. 37

38 2.11 Mappe di distribuzione delle specie nidificanti di interesse comunitario e conservazionistico nel Rapaci diurni inclusi nell Allegato I della Direttiva Uccelli Non viene mostrata la distribuzione del pellegrino, specie potenzialmente minacciata da disturbo diretto ai siti di nidificazione, incluso prelievo illegale dei pulli. Grillaio (specie accidentale) e falco di palude sono presenti esclusivamente durante la migrazione. 38

39 Altri rapaci diurni 39

40 Rapaci notturni Non viene mostrata la distribuzione del gufo reale, specie potenzialmente minacciata da disturbo diretto ai siti di nidificazione. Il gufo comune in passato è stato rilevato anche in altri punti (E. Bassi oss. pers.), pertanto è verosimile ritenere la sua distribuzione più ampia rispetto a quella evidenziata dai rilevamenti condotti in una sola stagione. 40

41 Picchio nero 41

42 Succiacapre 42

43 Averla piccola Per questa specie occorre notare come singole localizzazioni possano corrispondere a più di una coppia (es. Prati Alti, presenti generalmente c. 4 coppie). Alcune osservazioni (es. cima del Misma) sono verosimilmente riferibili a individui in migrazione tardiva. 43

44 Specie di pregio degli ambienti forestali 44

45 Specie di pregio di arbusteti alti, boscaglie e boschi aperti La nidificazione del rigogolo è da considerarsi solo possibile all interno dell area, dal momento che le osservazioni appaiono relativamente sporadiche e mancano prove certe o molto concrete di riproduzione. 45

46 Specie di pregio di ambienti aperti e cespuglieti bassi Lo zigolo nero è risultato presente in diverse annate anche nella località Prati Alti, mentre la sterpazzola è stata rilevata in anni precedenti anche nell area compresa tra S. Maria del Misma e Cima Corna Clima. 46

47 Altre specie di interesse Il crociere apparentemente non nidifica nell area. Il luì piccolo risulta estremamente abbondante e diffuso durante la migrazione, mentre nel periodo riproduttivo appare più localizzato, pur essendo comunque ben distribuito all interno dell area. 47

48 2.12. Specie nidificanti: stima della consistenza di popolazione Nome italiano Nome scientifico Stima della popolazione Allocco Strix aluco c coppie Assiolo Otus scops 1-3 coppie Astore Accipiter gentilis 1 coppia Averla piccola Lanius collurio c. 10 coppie Beccafico Sylvia borin 1 coppia Civetta Athene noctua 5-8 coppie Corvo imperiale Corvus corax 1-2 coppie Falco pecchiaiolo Pernis apivorus 1 coppia Fanello Carduelis cannabina 1 coppia Frosone Coccothraustes coccothraustes 1 coppia Gheppio Falco tinnunculus 2-4 coppie Gufo comune Asio otus 2-5 coppie Gufo reale Bubo bubo 1 coppia? Luì bianco occidentale Phylloscopus bonelli poche decine di coppie Luì verde Phylloscopus sibilatrix 1 coppia Nibbio bruno Milvus migrans 1 coppia Pellegrino Falco peregrinus 2 coppie Picchio muratore Sitta europaea qualche decina di coppie Picchio rosso maggiore Dendrocopos major qualche decina di coppie Picchio verde Picus viridis 5-10 coppie Poiana Buteo buteo 3-6 coppie Prispolone Anthus trivialis 3-4 coppie Rampichino Certhia brachydactyla poche decine di coppie Saltimpalo Saxicola torquata c. 2 coppie Sparviere Accipiter nisus 2-5 coppie Sterpazzola Sylvia communis 1 coppia Sterpazzolina Sylvia [cantillans] cantillans 1 coppia Succiacapre Caprimulgus europaeus una decina di coppie Torcicollo Jynx torquilla 2 coppie Zigolo muciatto Emberiza cia 4-5 coppie Zigolo nero Emberiza cirlus 2-3 coppie 48

49 2.13 Discussione L area di indagine si caratterizza come zona di rilevante importanza per l avifauna nidificante e migratrice. Tra le specie che si riproducono al suo interno, vanno citati diversi rapaci diurni e notturni, molti dei quali di interesse comunitario (inclusi nell Allegato I della Direttiva Uccelli e contrassegnati con un asterisco nel seguente elenco): astore, sparviere, poiana, falco pecchiaiolo*, nibbio bruno*, biancone* (potenziale), gheppio, pellegrino*, assiolo, civetta, allocco, gufo comune e gufo reale*. La presenza di ben 22 specie di rapaci diurni e di 5 specie di rapaci notturni, tra cui alcune molto rare, costituisce uno degli elementi più significativi di quest area che ospita significative presenze sia durante la nidificazione sia in periodo di migrazione. In particolare sono da evidenziare le segnalazioni di grillaio (unica osservazione nota per la provincia di Bergamo; Monte Misma, 5 aprile 2011, Brambilla M. & Bergero V. oss. pers.), di grifone, osservato l 8 maggio 1988 (Molinari & Facoetti 1988), il 9 maggio dell anno successivo (Milesi e Riboni com. pers.) e tre individui fotografati da dei turisti sopra loc. Cà Pessina l 11 novembre 2011, di aquila anatraia minore (seconda segnalazione per la provincia) e di poiana codabianca (Bassi 2003; Brambilla M. et al. oss. pers. giugno 2008) che a oggi risultano essere specie molto rare sul territorio provinciale e in generale sulle Alpi e Prealpi centrali. Tra le specie nidificanti, sia gli ambienti rupestri sia quelli forestali ospitano delle comunità ornitiche piuttosto ricche e con specie di un certo pregio. Gli ambienti rocciosi, oltre ai già citati nibbio bruno, pellegrino e gufo reale, ospitano anche rondine montana, corvo imperiale e zigolo muciatto. Negli ambienti forestali si rinvengono invece diversi picidi (picchio nero, picchio verde, picchio rosso maggiore e torcicollo), luì bianco (piuttosto diffuso) e luì verde (più localizzato), rampichino comune, picchio muratore e 5 specie di paridi, a riprova del buono stato di salute dell avifauna forestale. Gli ambienti aperti (prativi) ospitano delle comunità forse meno ricche rispetto ad analoghi ambienti in altri contesti prealpini, per via della ridotta estensione, ma includono comunque specie di rilevante interesse conservazionistico o rare a livello provinciale; tra le prime, averla piccola, saltimpalo, prispolone, sterpazzola e fanello, tutte in calo a livello nazionale e/o europeo, mentre tra le seconde va menzionato lo zigolo nero, specie molto localizzata in provincia e in generale in Lombardia, a eccezione della fascia appenninica. Gli ambienti aperti sono inoltre frequentati per la caccia da quasi tutte le specie di rapaci. Gli ambienti di transizione, quali boschi radi, arbusteti ed ecotoni ospitano spesso il succiacapre, specie di rilevante interesse conservazionistico. 49

50 Di notevole interesse la presenza di sterpazzolina comune, specie a distribuzione mediterranea (Brambilla et al. 2006, Brambilla et al. 2008), potenzialmente nidificante non lontano dalla chiesa di S. Maria del Misma e osservata anche nelle vicinanze di Ca Pessina, probabilmente in sosta migratoria. Accanto a specie come sterpazzolina comune e zigolo nero, caratterizzate da distribuzione esclusivamente o prevalentemente mediterranea, si rinvengono elementi legati ai rilievi alpini e prealpini, come aquila reale e crociere, la cui presenza irregolare ma relativamente frequente all interno dell area è da collegare alla vicinanza delle Orobie, importante area di nidificazione per queste specie. Per l aquila reale, l area può svolgere la funzione di area di caccia, soprattutto per gli individui immaturi non nidificanti che si spingono più frequentemente ai margini dell areale principale della specie. Sulla base delle esigenze delle specie di maggior interesse presenti nell area e delle pressioni cui sono sottoposti alcuni habitat, alcune misure di conservazione e/o gestione degli ambienti della ZPS proposta possono essere preliminarmente suggerite: interventi finalizzati a ringiovanire e riaprire le praterie sommitali del Monte Misma, attualmente caratterizzate da un forte invecchiamento del cotico erboso e dalla presenza su quasi tutta la superficie di erba molto alta e fitta; tale intervento potrebbe essere attuato tramite tagli selettivi e, soprattutto, tramite pascolo estensivo; similmente, interventi volti a riaprire i vecchi pascoli, attraverso diradamento seguito da pascolamento leggero sulle superfici pascolive andate perdute (la cui ubicazione si può ricostruire attraverso la consultazione di foto e altro materiale storico), sono potenzialmente utili per molte delle specie di maggior interesse conservazionistico; creazione di alcune pozze d'abbeverata e piccole raccolte d acqua, all interno dell area boscata e al margine della stessa. Oltre a questi interventi, si ritiene utile favorire l osservazione dei rapaci in migrazione dalla località di Cà Pessina, attraverso la costruzione di una torretta di avvistamento (di 7-10 m di altezza) o, in alternativa, attuando interventi di diradamento del bosco per poterli scorgere più agevolmente mentre risalgono dalla pianura. 50

51 2.14. Conclusioni La ricchezza avifaunistica dell area, caratterizzata da un importante flusso migratorio e da una ricca comunità di specie nidificanti, ne fa un sito candidabile all istituzione di una ZPS. La sua posizione a cavallo tra l alta pianura e le Orobie ne fa un importante punto di incontro tra componenti faunistiche alpine ed altre quasi mediterranee e il mantenimento di popolazioni di alcune specie in questo contesto appare molto importante anche per permettere possibili fenomeni di ricolonizzazione. E il caso ad esempio dell averla piccola, specie estremamente rarefatta in pianura ma ancora relativamente abbondante in diverse valli orobiche; conservare le popolazioni di cerniera può consentire di generare un apporto di individui potenzialmente in grado di ricolonizzare eventuali siti ancora idonei o ripristinati nell area pianeggiante. La posizione a metà tra le montagne e la pianura determina condizioni privilegiate per i rapaci, sia diurni sia notturni. I primi sono avvantaggiati dalla frequente formazione di correnti termiche ascensionali e dal vastissimo campo visivo di cui possono beneficiare, entrambi elementi in grado di favorire significativamente l efficienza della caccia. Lo studio della migrazione primaverile condotto dalla località Cà Pessina nel corso di 35 giornate di osservazione, comprese tra il 13/3 e l 8/6/01, ha registrato il passaggio di 944 rapaci, tra cui 912 Accipitriformi (96.6%) e 32 Falconiformi (3.4%) appartenenti a 16 specie, alcune delle quali di difficile osservazione per il bergamasco. Il 66% del totale ERA costituito da poiana comune (301 individui), nibbio bruno (206 individui) e falco pecchiaiolo (116 individui). La direzione di provenienza prevalente coincideva con l asse S-SW, quella di allontanamento con la direttrice E-NE lungo i versanti della Val Cavallina. La maggior parte dei rapaci sfruttava le termiche che si formano su vaste superfici a vigneto (Colli di Scanzo), sorvolando il punto di osservazione a quote medio basse per poi alzarsi ulteriormente di quota nei pressi di un prato xerico posto alla sommità del M. Misma. Risulta di forte interesse per l'italia settentrionale il numero registrato di poiane, in quanto, nel corso della migrazione primaverile, sono note pochissime stazioni in cui si registrano effettivi così elevati di individui in migrazione (Bassi 2003). 51 Sia le specie notturne sia quelle diurne traggono vantaggio dalla presenza di ambienti montani relativamente poco disturbati e ottimali per la nidificazione e dalla disponibilità di aree di caccia verso la pianura, ricche di specie-preda.

52 Anche le specie migratrici, come quelle nidificanti, sono favorite dalla posizione dell area e dalla formazione di correnti ascensionali, che consentono di guadagnare quota con dispendio energetico minimo. L istituzione della futura ZPS consentirà di estendere il divieto di sorvolo e di volo libero anche a settori strategici per la nidificazione di numerose specie di rapaci e per il transito migratorio. La particolare ubicazione dell'area, posta tra la fascia dell alta pianura e le prime propaggini prealpine, unita alla modesta altitudine dei versanti, ne fa un sito costantemente attraversato dai migratori primaverili e autunnali. La componente svernante risulta invece meno peculiare e comprende essenzialmente le specie maggiormente distribuite in periodo invernale nella fascia prealpina. In definitiva, si ritiene che l istituzione di una ZPS nell area qui considerata possa: essere ampiamente giustificata dalla ricchezza ornitologica dell area; contribuire alla tutela di un importante rotta di migrazione; favorire la conservazione di ambienti e popolazioni in grado di connettere le popolazioni montane con le aree di pianura per le biocenosi in generale e per diverse specie di interesse conservazionistico in particolare (averla piccola, succiacapre, saltimpalo, etc.), coerentemente con il disegno della Rete Ecologica Regionale. 52

53 Bibliografia Bassi, E. (2002) Scelta del sito di nidificazione e alimentazione del Gufo reale (Bubo bubo, Strigiformes, Aves) nel settore orientale delle Prealpi bergamasche. Pavia, Università degli Studi di Pavia. Bassi, E Resoconto sulla migrazione primaverile dei rapaci diurni presso la Riserva Naturale regionale - Oasi WWF di Valpredina in provincia di Bergamo (Anno 2001). Avocetta 27. Bibby, C.J., Burgess, N.D. & Hill, D.A Bird Census Techniques. BirdLife International Birds in Europe, BirdLife International, Cambridge. Brambilla, M., Bassi, E., Ceci, C. & Rubolini, D. 2010a. Environmental factors affecting patterns of distribution and co-occurrence of two competing raptor species. Ibis 152: Brambilla, M., Casale, F., Bergero, V., Bogliani, G., Crovetto, G.M., Falco, R., Roati, M. & Negri, I. 2010b. Glorious past, uncertain present, bad future? Assessing effects of land-use changes on habitat suitability for a threatened farmland bird species. Biological Conservation 143: Brambilla, M., Casale, F., Bergero, V., Crovetto, G.M., Falco, R., Negri, I., Siccardi, P. & Bogliani, G GIS-models work well, but are not enough: Habitat preferences of Lanius collurio at multiple levels and conservation implications. Biological Conservation 142: Brambilla, M., Rubolini, D. & Guidali, F Rock climbing and Raven Corvus corax occurrence depress breeding success of cliff-nesting Peregrines Falco peregrinus. Ardeola 51: Brambilla, M., Tellini Florenzano, G., Sorace, A. & Guidali, F Geographical distribution of Subalpine Warbler Sylvia cantillans subspecies in mainland Italy. Ibis 148: Brambilla, M., Vitulano, S., Spina, F., Baccetti, N., Gargallo, N., Fabbri, E., Guidali, F. & Randi, E A molecular phylogeny of the Sylvia cantillans complex: Cryptic species within the Mediterranean basin. Molecular Phylogenetics and Evolution 48: Casale, F. & Brambilla, M Averla piccola. Ecologia e conservazione, Fondazione Lombardia per l'ambiente & Regione Lombardia, Milano. Molinari, M. & Facoetti, R Avocetta 12: 130. Peronace, V., Cecere, J.G., Gustin, M. & Rondinini, C Lista Rossa 2011 degli Uccelli Nidificanti in Italia. Avocetta 36:

54 3. Realizzazione della Carta della vegetazione dell area Monte Misma - Monte Pranza - Monte Altino 54

55 3.1 Introduzione La conoscenza del quadro vegetazionale del territorio per il quale viene proposta l istituzione di una ZPS è parte integrante del quadro di conoscenze scientifiche che vanno a supportare la valenza naturalistica dell area. Il presente lavoro di studio è, dunque, volto all approfondimento e integrazione delle conoscenze floristico-vegetazionali relative al territorio del Monte Misma (1160 m s.l.m.), M.te Pranzà (1099 m s.l.m.) e M.te Altino (1018 m s.l.m.). La tutela della componente faunistica, in particolare della comunità ornitica, non può prescindere dalla caratterizzazione della vegetazione e dalle correlate linee di indirizzo gestionale in particolare nelle aree di presenza costante o periodica di specie indicate nella Direttiva Uccelli. Una consapevole ed equilibrata programmazione e poi esecuzione delle attività gestionali di manutenzione nonché per eventuali azioni di miglioramento ambientale si pone tra gli elementi di interesse per promuovere una corretta funzionalità della pzps. L individuazione di comunità vegetali e di presenze floristiche di pregio permette, inoltre, di proporre una delimitazione della pzps che sia idonea ad estendere le possibilità di salvaguardia ad elementi di interesse comunitario e di significativo valore ecologico. 3.2 Area di studio Il gruppo M.te Misma M.te Pranzà M.te Altino è situato all estremità orientale della Provincia di Bergamo, al margine delle Prealpi meridionali, nella zona Orobica delle Prealpi Lombarde ed è compreso nell ambito di competenza della Comunità Montana Valle Seriana e Comunità montana Dei Laghi Bergamaschi. L area è compresa per la Carta Tecnica Regionale a scala 1: nelle sezioni: C5c1 (Albino), C5c2 (Alzano Lombardo), C5d1 (Casazza) C5d2 (Trescore Balneario), ovvero nelle tavolette IGM n.33 IINO, n.33 IISO, n.33 II NE e n.33 II SE a scala 1: Sebbene i primi rilievi di inquadramento vegetazionale siano stati condotti su tutto il territorio individuato preliminarmente in cartografia, i sopralluoghi di campo eseguiti sia per gli aspetti botanici sia per quelli ornitologici hanno rivelato la scarsa omogeneità territoriale del Monte Altino che resta separato dal gruppo M.te Misma - M.te Pranzà dalla Valle del Lujo. Dal punto di vista botanico la zona del Monte Altino non è nota in bibliografia per presentare elementi vegetazionali di particolare pregio o estensione tali da giustificare l inserimento nel territorio di studio. Dunque per le successive fasi di lavoro il M.te Altino, in accordo con l Ente gestore dell attuale SIC di Valpredina e Misma, compreso entro il 55

56 territorio della pzps, è stato stralciato dall area di studio concentrando gli sforzi di campo sull area di maggiore interesse conservazionistico ed efficacemente gestibile. A seguito della presentazione dei dati ornitologici l area di interesse si è rivelata essere estesa anche sul versante meridionale del monte Pranzà dunque si è provveduto allo studio degli aspetti vegetazionali anche per tale zona. L area di studio definita anche in accordo all Ente gestore del SIC si presenta variegata per esposizione, acclività, aspetti geologici e microclimatici tali da offrire un mosaico di formazioni vegetazionali assai differenziate anche a seguito della diversa gestione delle aree perpetrata nel tempo. 56 Area di studio per la realizzazione della Carta delle tipologie vegetazionali

57 3.3 Metodologie L attività di studio è stata articolata in due stagioni di campo durante i mesi primaverili ed estivi degli anni 2011 e 2012 cui si sono aggiunte indagini bibliografiche e la raccolta di dati pregressi. I nuovi dati di campo sono stati georeferenziati utilizzando un dispositivo GPS portatile (Trimble, Juno SD) dotato del software ArcPad 6.0 al fine di ottenere uno strato informativo compatibile ed integrabile con gli altri disponibili per l area anche a seguito delle indagini per le altre Azioni di progetto. Tale omogeneità anche con i dati reperiti presso gli Uffici Tecnici comunali della zona ha garantito la possibilità di produrre una coerente cartografia tematica. Le comunità vegetali sono state individuate su base strutturale e floristica; per l area i dati botanici disponibili sono da ricondursi a: - Studio delle metodologie di valutazione del valore ambientale nella Riserva naturale Regionale di Valpredina (BG), Zanchi et. al, Piano di Indirizzo Forestale del Comune di Albino (Comunità montana Valle Seriana). - Tesi di Laurea Specialistica Studio delle evidenze naturalistiche del Monte Misma (BG) a scopo gestionale e didattico. Gibellini, Data Base Gruppo Flora Alpina Bergamasca. 57 Il materiale disponibile si è rivelato diversificato per gradi di approfondimento, categorizzazione delle formazioni vegetazionali e metodologia di definizione dei limiti di estensione delle stesse. Tale disomogeneità ha richiesto una verifica di campo delle zone che presentavano elementi discordanti. Per rendere fruibile la cartografia sintetizzata per questo studio si è optato per seguire la scelta nomenclaturale della Comunità Montana Valle Seriana la quale, a sua volta, si rifà al Progetto Strategico Individuazione e descrizione delle tipologie forestali (2002). Le medesime tipologie forestali saranno utilizzate anche per la realizzazione della carta vegetazionale del Piano di Indirizzo Forestale per la Val Cavallina, in fase di completamento. Si è comunque tenuto in largo conto dei dati descrittivi forniti nel lavoro di Zanchi et al. in quanto di maggiore dettaglio ed aggiornati al 2010 con un recente lavoro di Tesi. Gli habitat di interesse comunitario segnalati per il SIC Valpredina e Misma sono stati aggiornati secondo il formulario standard disponibile on-line sul sito del Ministero dell Ambiente (ftp://ftp.dpn.minambiente.it/cartografie/schede_e_mappe./lombardia/sic_schede/site_it pdf). Ai dati originali di campo si sono aggiunte anche le segnalazioni storiche di specie tutelate dalla Legge Regionale n.10/2008 (Disposizioni per la tutela e la conservazione della piccola fauna, della flora e della

58 vegetazione spontanea) oltre che le specie rare per il territorio provinciale al fine di studiare un inquadramento perimetrale dell area della pzps coerente con la presenza di tali evidenze floristiche di pregio. Per l inquadramento storico dell utilizzo della risorsa boschiva e dell attività pastorizia nell area sono state consultate fonti bibliografiche storiche e indicazioni presenti negli inquadramenti territoriali e paesaggistici dei Piani di Governo del Territorio disponibili. Per le indicazioni gestionali si è eseguita una ricerca bibliografica di documenti tecnici di approfondimento per raccogliere esempi di azioni pratiche efficaci e di positiva ripercussione sul miglioramento o mantenimento della fauna selvatica in particolare ornitologica e degli ecosistemi boschivi, prativi e relativi elementi di collegamento. 3.4 Risultati Storia vegetazione attuale I territori boscati del M.te Misma e del M.te Pranzà portano tutt oggi le evidenze di un attività antropica perpetrata dalla popolazione locale sin dall epoca Medioevale sia in termini di coltura dei castagneti da frutto sia come conduzione a ceduo del soprassuolo boschivo per ricavarne legna da ardere o carbone. La toponomastica riporta tale condizione e individua attività selvicolturali, modalità di sfruttamento della risorsa boschiva e in alcuni casi le essenze di maggiore rilevanza economica per l area; si citano ad esempio le località Ronchi (dal termine roncare = disboscare e bonificare), Castagneto, Roboreto. Castagno, roverella, carpino nero, acero campestre, maggiociondolo, nocciolo e ciliegio erano le essenze maggiormente utilizzate e il loro sfruttamento ha influenzato composizione e struttura della vegetazione boschiva favorendo talune specie e limitando lo sviluppo di altre. La legna ricavata era utilizzata sia per uso domestico sia per le attività connesse alla gestione delle aree a cava delle pietre cote ed anche per la fucinatura. Le aree prative, assai variegate per dimensioni e modalità di conduzione nel tempo, sono estese alla base dei versanti dei monti Misma e Pranzà ed anche in una fascia a quote comprese tra gli 800 m s.l.m. e i 1160 m s.l.m. Le praterie sommitali del Misma sono da decenni abbandonate, diversa è la situazione delle radure situate sul crinale di vetta e lungo il versante meridionale Pranzà, ancor oggi interessate da sfalci periodici o pascolo non intensivo in particolare di equini con annessi edifici rurali denominati stalle o fienili. Altre zone nei pressi della Località Sant Antonio furono invece dedicate alla coltivazione cerealicola, al limite di quota espansione di questa attività per la valle Cavallina. 58

59 3.4.2 Tipologie vegetazionali In questo lavoro si dà indicazione della vegetazione attuale o 'vegetazione reale' che rappresenta ciò che oggi è osservabile sul campo ed è il risultato dell'azione dell'uomo sul manto vegetale nel corso dei secoli. 59 Ambiti forestali Carta delle tipologie vegetazionali Le principali tipologie forestali individuate ai fini della proposta di istituzione della pzps sono: a) Aceri-frassineto tipico b) Orno-ostrieti c) Castagneti d) Querceti e) Faggete a) Aceri-frassineto tipico

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