PRINCIPI GENERALI DEL TRATTAMENTO RIABILITATIVO DEI TRAUMI CRANICI
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- Samuele Raimondi
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1 PRINCIPI GENERALI DEL TRATTAMENTO RIABILITATIVO DEI TRAUMI CRANICI 16/11/2008 1
2 Non è possibile descrivere la rieducazione neuromotoria all interno di schemi operativi stereotipati riferentesi a questa o quella tecnica particolare. Raramente sindrome classiche Più spesso miscellanea di disturbi centrali e periferici, neurologici ed ortopedico Più grave è il TC più complessi e duraturi sono i disturbi della mobilità ; Analogo discorso è possibile fare per i disturbi cognitivi 16/11/2008 2
3 Necessità di intervenire in tutte le fasi del recupero post traumatico L I M I T I Problema neurologico ( dipendente dal tipo di lesione : alcune con buona prognosi contusioni- ; altre cattiva lesioni diffuse -) Aspetti cognitivi e neuropsicologici associati a fattori emotivi e di reazione all aggressione da parte del mondo esterno con reattività non prevedibili ; Complicanze intercorrenti che aggravano e modificano il progetto riabilitativo 16/11/2008 3
4 FASI DI INTERVENTO RIABILITATIVO Periodo di permanenza presso le cure intensive Periodo di persistenza del disturbo di coscienza in ambiente non rianimatorio Periodo del risveglio 16/11/2008 4
5 Periodo di permanenza presso le cure intensive Limiti legati alle necessità rianimatorie ( respiratore, sistemi infusionali, sistemi di rilevazione delle funzioni vitali, ecc. ) Necessità di mantenere integre le caratteristiche elastiche dei gruppi muscolari e l ampiezza delle escursioni articolatorie. Mantenere attive le informazioni propriocettive inviate dai recettori articolari Contribuire all incremento di informazioni esterocettive provenienti da un ambiente naturalmente povero ; Mantenimento di un canale di comunicazione con l ambiente esterno Necessità di accompagnare l attività motoria con rinforzi di tipo vocale. 16/11/2008 5
6 Se alterazioni del tono ricerca di posture inibenti ( più spesso del capo) Esercizi respiratori necessari per la liberazione dalla respirazione meccanica. Coscienza del proprio ruolo all interno di un gruppo di professionisti che operano per la evoluzione positiva di un grave cataclisma esistenziale. Questa fase termina con il raggiungimento della normale omeostasi delle più importanti funzioni di base. 16/11/2008 6
7 Abbandono del reparto di rianimazione Liberazione da apparecchiature di controllo Riproposizione di ritmi biologici più naturali e familiari Necessità di assicurare il mantenimento delle funzioni vitali cercando l autonomia precoce in rapporto ai mezzi esterni ( respirazione, infusionali, alimentazione con sonda, catetere ) Prevenzione delle complicanze neuroortopediche. Favorire il risveglio incrementando i contatti con il mondo esterno. 16/11/2008 7
8 Area di intervento del T.d.R. nel periodo di miglioramento ed adattamento delle funzioni vitali Problemi legati alla presenza della tracheocannula, alterata frequenza respiratoria, sindrome ipersecretiva con ripercussioni sulla funzione respiratoria, Utilità del trasferimento di competenza tra operatori ( per es. modalità di un drenaggio posturale con clapping, modalità di utilizzo di un aspiratore ) Ripristino del controllo pressorio in ortostatismo 16/11/2008 8
9 Prevenzione delle complicanze ortopediche Retrazioni tendinee Anchilosi articolari Paraosteoartropatie neurogene. 16/11/2008 9
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12 Ambiti di intervento diretto del t.d.r. Presenza pressochè costante di ipertono con rinforzi parossistici in decorticazione o decerebrazione con necessità di utilizzare posture inibenti che si ispirano alla metodica Bobath con utilizzo di atteggiamenti che rovesciano gli schemi posturali stereotipati che l ipertono impone. Necessità di un intervento dolce e non forzato. Intervento di stiramento muscolare progressivo. Limitare l utilizzo di docce e tutori che spesso aggiungono stimoli nocicettivi che tendono a perpetuare l ipertono. 16/11/
13 Passaggio alla carrozzina Permette l inizio della frequentazione di ambienti nuovi anche se per funzioni familiari (mensa, sala, studio dei vari operatori : logopedista, T.O., 16/11/
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15 STIMOLAZIONE DEL RISVEGLIO Messa in opera di situazioni stimolanti che utilizzano i vari canali percettivi. Ogni manovra va integrata con un rinforzo vocale indirizzato alla ricerca di un contatto. Necessità di ambiente rilassante a basso contenuto di stimolazioni sensoriali. Utilità di limitare il numero di operatori in contatto di retto con il paziente, ogni manovra del T.d.R. va affiancata da stimolazioni collaterali con funzione di rinforzare l atto principale e di rassicurazione del paz. Utilizzo di autocontatti guidati dalla mano del terapista, frizioni e carezze, pressioni profonde sui diversi segmenti corporei Ogni stimolazione va verbalizzata in una prospettiva di reintegrazione della coscienza percettiva. 16/11/
16 Linguaggio volutamente significante, con riferimenti temporali precisi Ricerca di acquisire posture in grado di migliorare il livello di vigilanza : in carrozzina, in poltrona, bagni terapeutici come momenti di osservazione delle reazioni di risveglio 16/11/
17 FAMIGLIA Deve essere coinvolta abbastanza precocemente diventando parte attiva del progetto riabilitativo come integratori prosecutore delle attività proposte dai vari operatori. Consapevole del fatto che la degenza in ambiente ospedaliero rappresenta solo la prima delle tappe che dovrà percorrere il loro congiunto Consapevole del fatto che il percorso riabilitativo che dovranno affrontare passerà necessariamente anche attraverso la collaborazione con strutture extraospedaliere sanitarie e non. 16/11/
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