La modernizzazione del sistema Confindustria. Quale Futuro?
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- Modesto Pellegrini
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1 La modernizzazione del sistema Confindustria. Quale Futuro? Intervista ad Edoardo Garrone Vice Presidente nazionale per l organizzazione ed il marketing associativo di Confindustria L'economia italiana è in continua trasformazione, così come è mutato lo scenario in cui il sistema produttivo si trova ad operare: dalla trasformazione del sistema politico all'internazionalizzazione dei mercati e alla globalizzazione, dalle liberalizzazioni al mutamento delle filiere produttive. Ciò mette in evidenza i limiti dell'attuale sistema delle rappresentanze associative. Come risponde Confindustria alle domanda di una maggiore rappresentanza, più adeguata alle nuove esigenze delle imprese? L'economia mondiale sta attraversando un periodo di forte crisi finanziaria, una specie di tzunami epocale. L'Europa, le organizzazioni internazionali, i singoli Stati stanno cercando di usare tutti gli strumenti a disposizione per contrastare questa congiuntura. La crisi finanziaria internazionale ha posto di fronte agli occhi di tutti l'esigenza di una riforma del sistema mondiale di "governance" e anche l'italia sarà chiamata a svolgere il suo ruolo in uno scenario che diventa sempre più complesso per le sfide globali e per la proliferazione degli attori. Occorrerà un piano coordinato e coerente per rilanciare e sostenere la crescita del Paese, nell'interesse delle famiglie, minacciate da una sensibile contrazione del loro reddito disponibile e soprattutto delle imprese, chiamate a confrontarsi con la crescente complessità dei mercati globalizzati. Globalizzazione vuol dire "comunità allargata", non più regionale o nazionale e ovunque nella comunità globale la crisi finanziaria ha mostrato, in tutta la sua forza, che la ricchezza la fanno le imprese che sapranno -se adeguatamente supportate- tramutare questo "rischio" in "opportunità". Qui il ruolo dell'associazionismo imprenditoriale, che si sta trasformando per rispondere ai mutamenti di contesto, e che sempre con maggiore forza farà sentire la propria voce in ambito economico e politico. Il contesto sta cambiando e sempre più in futuro la rappresentanza sarà percepita come un bisogno generale di democrazia di tutte le imprese, soprattutto per quelle di piccole dimensioni che non si sentono direttamente coinvolte nei meccanismi decisionali. Per Confindustria lo sviluppo passa non solo attraverso l'impresa, ma anche attraverso un ambiente più competitivo e presto nascerà il bisogno di una rappresentanza a tutto campo del mondo imprenditoriale. 6
2 Le rigide demarcazioni del passato tra categorie produttive sono sempre più flebili. E' giusto pensare a forme di rappresentanza di filiera, di distretto, di rete finanziaria? E ancora, si può pensare a forme legate a progetti o iniziative specifiche? Tutto il sistema delle imprese deve esprimere una cultura di collaborazione che non elimini la concorrenza, ma aiuti a costruire valori comuni spendibili anche sul mercato. Si va consolidando sempre più in tutti i Paesi moderni l'idea che la tutela degli interessi generali quelli che identificano i sentieri di crescita, di valorizzazione del merito, della qualità dei comportamenti- debbano essere definiti e tutelati dalle organizzazioni che rappresentano le imprese in stretta sintonia con gli interessi specifici delle imprese. Se è vero che questi bisogni ed interessi sono tutelati ancora di più se inquadrati in un contesto generale appare difficile poter artificiosamente dividere le aziende agricole da quelle produttrici di beni o da quelle produttrici di servizi, così come non esistono differenze, se non di metodo, nella difesa delle imprese artigiane da quelle di capitale. D'altra parte in tutti i Paesi moderni i modelli organizzativi dei sistemi di rappresentanza vedono grandi organizzazioni -uno per tutti il Medef in Francia- nelle quali coesistono le industrie manifatturiere, le banche, le assicurazioni, le aziende produttrici di servizi e qualunque altra attività che sia svolta sotto forma d'impresa. Questo fenomeno ormai consolidato in Francia, Germania, Inghilterra e Spagna si va delineando progressivamente anche nel nostro Paese. Basti pensare che la base associativa di Confindustria è passata dal 1995 ad oggi dall'84% al 63% di imprese manifatturiere, mentre le imprese di servizi sono passate dal 3.7% all'8% e -solo per fare un esempio- in questo momento nel sistema associativo esistono già 10 di sezioni dedicate alla finanza e al credito nelle quali aderiscono circa 400 imprese del settore. E' evidente, quindi, che tra un ragionevole lasso di tempo (10 anni) il modello organizzativo della rappresentanza italiana sarà notevolmente diverso rispetto all'attuale e vedrà una forte organizzazione orientata alla progettualità generale, quella che mira alla crescita del Paese, con un servizio di lobby che tutelerà gli interessi dei diversi tipi d impresa. Come migliorare l'efficienza delle strutture? Siamo stati per 100 anni non solo il primo sistema di rappresentanza in Italia ma anche il migliore. L'eco che le nostre azioni hanno avuto ed hanno nel Paese ci mettono in mostra spesso anche al di là delle nostre intenzioni. Sui nostri modelli organizzativi si sono scritti libri e si sono fatti tanti seminari. Confindustria è sempre rimasta protagonista della storia del Paese perché è stata capace di adeguarsi al contesto esterno con l'obiettivo di essere sempre il riferimento di eccellenza della rappresentanza industriale. Si è regionalizzata nel settembre del 1971, la dimensione territoriale che rispecchia la cultura dei comuni si è evoluta, passando da un livello provinciale ad uno regionale, con una finestra sull'europa. Oggi, più che mai, per fare rappresentanza dobbiamo essere sempre più rappresentativi, dobbiamo essere più attrattivi sia per prodotti/servizi offerti, sia per agibilità e semplicità del sistema. Confindustria non vuole cambiamenti frutto di riforme, ma punta ad un continuo adattamento, un fine tuning con il contesto esterno e con i mutati bisogni delle imprese. L'obiettivo non e' la ristrutturazione della macchina organizzativa, ma una nuova direzione di marcia, una riarticolazione della rappresentanza secondo le logiche del valore aggiunto, una maggiore attenzione ai servizi di seconda generazione e alla creazione di valore. Le associazioni devono tutelare l'esistente o occuparsi dell'innovazione? "When the facts change, I change my mind" avrebbe detto John keynes. Occorre cogliere all'interno dei nostri Sistemi tutti gli elementi positivi e valorizzarli al massimo, facendone dei pilastri attorno ai quali costruire innovazione. Tutto ciò anche alla luce della concorrenza che nasce intorno alle esigenze delle aziende e che vede anche attori nuovi che, meno intrisi di cultura dell'appartenenza, riescono più velocemente rispetto agli attori in gioco ad intercettare i nuovi bisogni delle imprese. Confindustria deve saper anticipare i bisogni delle 7
3 imprese che, soprattutto in questo momento, hanno bisogno di ottimizzare i loro costi e di sviluppare il loro giro d'affari. La nostra risposta, tutta centrata sull'innovazione -non solo tecnologia- è stata la Business Community Confindustria che offre alle pmi la possibilità di avere una qualificata vetrina dei propri prodotti su un mercato di circa 130 mila aziende e consente a queste stesse piccole imprese di negoziare on line con metodi manageriali di grande livello e propri soli dei grandi gruppi industriali. Quale funzione "politica" deve avere l'associazione? La complessità e l'ampiezza dei problemi legati alla trasformazione della rappresentanza politica ha avuto importanti ricadute sul mondo dell'associazionismo. Le associazioni non fanno politica, fanno sentire la propria voce in ambito economico e politico, sono ascoltate quando i governi sono in crisi, spesso impongono priorità nelle agende elettorali e nei programmi politici. Tutto questo perchè si è giunti alla frantumazione degli interessi, ad una incapacità di rispondere alle esigenze ed il vuoto che si è generato è stato occupato da quei corpi intermedi che hanno saputo interpretare i bisogni, giocando fuori dall'arena politica, ma svolgendo un ruolo di primo piano. Il Sistema Confindustria in Calabria: quale futuro per le Associazioni? Nessuno ci obbliga a fare cambiamenti forti e possiamo anche trovare degli stratagemmi per fare in modo che il sistema duri ancora, nonostante manifesti i primi segni di difficoltà. Ma è del tutto evidente che dobbiamo conquistare sempre più aziende non iscritte e soprattutto operanti nei settori che crescono ed in quelli innovativi, che dobbiamo essere più attrattivi sia per prodotti/servizi sia per agibilità e semplicità del sistema. Per adattarci ai bisogni evoluti delle imprese dobbiamo cominciare a ragionare in termini di domanda aggregata, perchè non possiamo più pensare che la cellula originaria possa essere ancora per molto la provincia. Senza arrivare a credere, come pensano molti studiosi, che il paese debba essere distinto in piattaforme produttive, certamente è chiaro che dobbiamo valorizzare la cellula regione. Questo non significa depotenziare le provinciale ma significa inserirle in un percorso, in un orizzonte che sia sicuramente sovraprovinciale. Per pensare in modo aggregato dobbiamo risolvere un tema che sta iniziando ad attanagliare tutti: mi riferisco al costo generale del sistema che diviene sempre più pesante per le aziende soprattutto se si pensa che i servizi che attraggono le imprese sono costosi e quindi non possono rientrare nei contributi associativi. Nessuna Associazione verrà chiusa ma il modello regionale, che può essere diverso da regione a regione, deve prevedere, attraverso l'azione di tutte le provinciali, che la cellula minima sia proprio quella regionale. Il Presidente della Confindustria regionale non è più Presidente degli altri ma è solo quello che deve spingere tutti a muoversi insieme e che sarà responsabile nei confronti della Giunta confederale che il bilancio di tutte le componenti migliori. Migliorare significa tre cose: Più marketing associativo più servizi a pagamento meno contributi generali. 8
4 Intervista a Gabriele Manzo Direttore di Area Organizzazione e Marketing Associativo Per le organizzazioni di rappresentanza diventa necessario ripensare ruoli, funzioni e assetti organizzativi per migliorare l'efficienza e fornire migliori risposte alle mutate esigenze del mondo imprenditoriale. Quali sono le questioni aperte? Oltre che dal contesto esterno e dalla concorrenza impropria, la rappresentanza associativa viene sfidata anche dal suo interno: dagli associati. Costi eccessivi e a volte limitata efficienza e capacità di tutela specifica mettono a dura prova le strategie associative. La riposta delle associazione di rappresentanza non può che essere: garantire maggior presenza sulla scena politico-istituzionale aumentare il pacchetto di offerta dei servizi agli associati. Accanto alla rappresentanza le organizzazioni offrono servizi, che fino ad oggi hanno rappresentato un prolungamento logico e metodologico della rappresentanza, perché hanno fondamentalmente significato garantire assistenza alle imprese negli adempimenti burocratici amministrativi. I servizi non potranno più essere gli stessi sempre, ma muteranno al mutare delle esigenze e saranno funzione non già di ciò che sappiamo fare ma di ciò che dobbiamo fare per intercettare e soddisfare i bisogni delle imprese. Per essere più attrattivi dobbiamo adattare la nostra offerta ai bisogni delle imprese che si spostano sempre più dalla loro efficienza interna allo loro efficacia sul mercato, con richieste implicite ed esplicite di essere sostenuti nei loro business. Le associazioni devono ingrandirsi o ridursi? E il loro numero deve aumentare o diminuire? Occorre ridefinire territorialmente le organizzazioni di rappresentanza? La dimensione provinciale è ancora adeguata? Da un lato si chiede alle associazioni di diventare più grandi nell'ottica di un'economie di scala, dall'altro lato, si chiede loro di diventare più piccole per poter garantire una rappresentanza specifica. Unificare e semplificare le associazioni? Maggiore capacità di tutelare gli interessi rappresentati o tutela degli interessi generali? Dimensione nazionale o internazionale? Posto che la dimensione territoriale è utile a presidiare il territorio, ma è dispendiosa perché manca la dimensione ottimale per la gestione efficiente di servizi, sorge spontanea una domanda: è più efficace un'organizzazione nella quale gli interessi degli associati sono simili ed omogenei o un'organizzazione di rappresentanza che ha al suo interno interessi non omogenei e spesso in conflitto tra loro? Dipende dalla missione che si vuole dare all'organizza- 9
5 zione e da come la legittima il contesto esterno. Se ci si vuole porre come parte sociale e se il contesto, o meglio la cultura politica del Paese, privilegia i portatori di interessi generali, per intenderci, se le corporazioni non hanno spazio civile, allora il dilemma non esiste e l'organizzazione di rappresentanza deve essere portatrice di interessi quanto più generali è possibile. Non solo quindi il manifatturiero, non solo il terziario, non solo la filiera agroalimentare, non solo la filiera del cemento, non solo quella dei metalli, ma a tendere tutte le imprese che hanno a cuore il mercato. Va detto con chiarezza che quanto più omogenei sono gli interessi, tanto più forte è la spinta al corporativismo e, quindi, in questo caso all'organizzazione resta solo di mediare tra questi interessi. Tanto più diversi, tanto più ricchi sono gli interessi rappresentati e tanto più forte è la spinta a guardare agli interessi generali e quindi, tanto più è legittimata l'azione dell'associazione. Come intervenire per aumentare la fidelizzazione delle imprese al sistema Confindustria? Le Associazioni imprenditoriali, fondate sulla volontaria scelta di condividere identità, appartenenza, scopi, da un lato assicurano rappresentanza degli interessi, dall'altro erogano servizi. I sevizi servono per tener legate le piccole imprese ed abituarle pian piano a guardare all'associazione come ad un megafono intelligente dei suoi interessi. Ma per attirare e tener legate queste aziende va capito che esse hanno nuovi bisogni e chiedono servizi innovativi, di seconda generazione. E' su questa frontiera che si giocherà la partita dell'associazionismo, perchè i bisogni delle imprese si spostano da esigenze elementari, come l'informazione, l'assistenza e la consulenza, a quelli più sofisticati: ottimizzazione dei costi e business. Serve un tessuto connettivo nuovo, un insieme di servizi che non si vedono, che devono essere garantiti con continuità e con certezza. La risposta di Confindustria è stata integrare nell'erogazione dei servizi l'innovazione di valore aprendo un mercato del tutto nuovo nelle relazioni tra associazione ed imprese associate. Un esempio lo stiamo consolidando proprio in questi ultimi anni con le circa 40 convenzioni ed accordi con le aziende partner di Confindustria. Si tratta di uno scambio di reciproco interesse: alle imprese partner noi assicuriamo un grande mercato conosciuto ed una rete di circa 4000 funzionari che hanno un rapporto di fiducia con le associate ed ai partner chiediamo condizioni privilegiate di accesso ai servizi che rendano tangibile l'interesse a far parte del sistema associativo. Per le imprese che hanno bisogno di ottimizzare i loro costi e di sviluppare il loro giro d'affari è nata la Business Community Confindustria che offre alle pmi la possibilità di avere una qualificata vetrina dei propri prodotti su un mercato di circa 130 mila aziende e consente a queste stesse piccole imprese di negoziare on line con metodi manageriali di grande livello e propri soli dei grandi gruppi industriali. Come agire per competere a livello internazionale? Il Sistema Confindustria in Calabria: quale futuro per le Associazioni? Per adattarci ai bisogni evoluti delle imprese dobbiamo cominciare a ragionare in termini di domanda aggregata, insistere nel rafforzamento regionale, in un percorso sovraprovinciale, ma incrociando il tutto con le esigenze dei settori, che sono l'antenna nel mercato globale. Tutte le Associazioni fanno da sole la rappresentanza che si territorializza sempre più cioè si avvicina alle imprese ed ai tanti centri decisionali. Alcune Associazioni, quelle che superano la Dimensione Ottima minima, potranno erogare direttamente anche i servizi ma partecipano con tutte le altre provinciali della regione ad organizzare i servizi anche per quelle provinciali che non sono in grado di farlo, non tanto per quello che fanno ora ma per quello che dovranno fare, in futuro, per attirare o tenere le imprese. 10
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