LE ORGANIZZAZIONI DI PERSONALITA PREPSICOTICHE

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1 LE ORGANIZZAZIONI DI PERSONALITA PREPSICOTICHE Si fa riferimento al concetto di organizzazione prepsicotica secondo il modello elaborato dal prof. E. Gilliéron, che, per certi aspetti, si diversifica da quanto precisano altri autori, qui di seguito esaminati. Alla base di quanto sarà esposto, è quindi necessario evidenziare che quando si parla di funzionamento prepsicotico, ci si riferisce ad un'organizzazione di personalità a se stante, con delle manifestazioni comportamentali che nascono da uno specifico tipo di sviluppo psichico, diverso dallo stato di funzionamento degli stati limiti da un lato e delle strutture francamente psicotiche dall'altro. Bergeret (1974) considera la prepsicosi come una fase, seppur poco avanzata, di scompenso di una psicosi; Kernberg (1979) parla di strutture prepsicotiche classiche per designare le personalità paranoiche, schizoidi, ipomaniacali e ciclotimiche. Frederick e Libon, attraverso l'analisi dei protocolli Rorschach e T.A.T. definiscono le pre-psicosi come organizzazioni di personalità caratterizzate da un'angoscia di invasione e da abbozzi di meccanismi di difesa tipici degli stati limite, come: i passaggi all'atto, l'identificazione proiettiva, la scissione delle immagini e il diniego. Questi pazienti non sarebbero capaci di una vera e propria identificazione (cioè di rivivere in sé e assimilare i modelli altrui facendoli propri), ma solo di un'imitazione superficiale (come se) non ben integrata con gli stati più profondi della personalità; tale condizione li costringerebbe, in modo inconsapevole, a modificare di continuo l immagine che presentano agli altri, aderendo in modo imitativo alle richieste e alle aspettative esterne. Ciò è dovuto ad un Io debole e fragile alla cui base vi sarebbe una storia di deprivazione affettiva nella prima infanzia, caratterizzata da marcati squilibri tra gratificazione e frustrazione, che condurrebbe ad un deficit stabile nell'io. Al riguardo ricordiamo inoltre i lavori di Winnicott con il suo concetto di falso sé; il comune denominatore dei loro contributi sarebbe, in questi pazienti, l'assunzione dell'identità altrui per nascondersi sotto falso nome e materializzare una fantasia più o meno aderente alla realtà[4].

2 Sul piano soggettivo il falso Sé è inconscio e può corrispondere ad una vita assolutamente normale, anche se accompagnata da sensazioni di irrealtà, di futilità e da sentimenti di vuoto e di noia (gli stessi vissuti che queste persone generano negli altri). In questi pazienti si evidenzierebbe una sorta di ruolo compensatore che svolgono attivamente le identificazioni, rispetto al vuoto che contraddistingue la posizione psicotica, ma che verrebbe colmato in modo non stabile mantenendo il soggetto esposto ad una sempre possibile deriva psicotica. Da un punto di vista relazionale, si tratta quasi sempre di individui incapaci di dire no agli altri, come se l'esperienza separatoria che consente i processi di differenziazione fosse totalmente inaccessibile alla loro mente. Di conseguenza non si sanno imporre sugli altri nonostante possano subire gravi torti. Alcune caratteristiche del funzionamento prepsicotico, possono essere riscontrate in ciò che Bouvet definisce nevrosi di depersonalizzazione. L'autore parla di sensazione di cambiamento per definire le impressioni di estraneità o bizzarria, di modificazione di se e del mondo, le sensazioni di apatia che ricalcano una vera e propria angoscia di morte, che si possono manifestare in questi pazienti. Questi stati temporanei sono seguiti da un reinvestimento dell'oggetto che, contemporaneamente, mette fine alla depersonalizzazione e favorisce relazioni oggettuali più differenziate rispetto a prima dell'episodio, grazie all'evacuazione dei desideri aggressivi del soggetto. Bouvet sostiene che la depersonalizzazione sembra uno stato di destrutturazione dell'io, che assolve a diverse funzioni difensive, ma che resta tuttavia uno stato particolare dell'io; verrebbe a crearsi nel momento in cui tra il soggetto e l'oggetto si stabilisce un ravvicinamento o una estensione troppo marcata. Nel momento in cui questa distanza diminuisce si verifica l'avvicinamento, inteso come maggior investimento sull'oggetto esterno delle relazioni che il soggetto intrattiene con gli oggetti interni del suo inconscio; in seguito l'avvicinamento, nel rapporto d'oggetto, può tradursi in movimenti istintuali opposti di adesione e di rifiuto, in base all'attivazione di pulsioni libidiche o pulsioni aggressive. Alla luce di quanto esposto finora, risulta evidente, che per Bouvet la depersonalizzazione avviene quando hanno luogo un avvicinamento oppure una dilatazione troppo ampi della distanza tra l'oggetto e il soggetto.

3 Effettivamente questi pazienti, a livello di coscienza emotiva ( e pertanto inconsciamente), oscillano nel conflitto tra dipendenza e indipendenza, hanno una costante percezione di stretta dipendenza affettiva che però viene mal accettata e di conseguenza cercano di proteggersi evitando il legame affettivo. Così lo stato di depersonalizzazione è costituito da una regressione all'età della distinzione tra io e non io (dall'ottavo al decimo mese), agevolata da una fissazione orale, ossia dal persistere in potenza di una forte fissazione libidica allo stadio dell'oralità con la libido, le modalità d'espressione tipiche e la zona erogena proprie di questa età dello sviluppo. Bouvet sostiene che se si ammette che il soggetto si trova in una situazione traumatica iniziale, ritenuta traumatica solo perchè si è prolungata o ha avuto un'intensità eccessiva, si potrà spiegare facilmente come disinvesti se stesso e il mondo, poiché a quell'età la sua attenzione era rivolta ad un mondo molto ristretto, la madre e la propria bocca, il resto era percepito in modo molto confuso[10]. Nel caso dei prepsicotici, come si preciserà in seguito, è proprio la confusione, il caos a determinare il loro assetto di personalità. Nei pazienti con diagnosi di prepsicosi quando si scompensano, presentano spesso sintomi gravi e invalidanti del tipo dissociativo, ansioso e depressivo, nel settore dei disordini del comportamento (somatizzazioni, disordini alimentari, passaggi all'atto) o sottoforma di sintomi psicotici accertati. Questo tipo di funzionamento si manifesta anche con disordini della personalità di tipo paranoide, schizoide, ciclotimico, che sono del resto le strutture prepsicotiche classiche che descrive Kenberg. Basandoci sullo schema diagnostico dell'autore, si può notare che la peculiarità dei soggetti prepsicotici risiede nella simultanea presenza di un'angoscia psicotica e di meccanismi di difesa simili a quelli utilizzati dagli stati limite. La prima caratteristica del funzionamento prepsicotico è legata allo statuto dell'oggetto esterno; la prepsicosi pur basando il suo funzionamento su angosce legate alla perdita dei limiti tra le rappresentazioni di sé e dell'oggetto, sembra riconoscere l'oggetto esterno meglio di come accade nelle psicosi e negli stati limite. Nelle organizzazioni limite, la deformazione dell'oggetto esterno è spesso causata da potenti proiezioni che tuttavia, in seguito ad un'interpretazione, possono essere corrette.

4 Nelle strutture psicotiche l'oggetto esterno non è riconosciuto; il funzionamento prepsicotico è contraddistinto dalla capacità di giocare sull'ambiguità tra oggetto esterno e interno, più precisamente sull'utilizzo difensivo degli oggetti esterni come oggetti interni per evitare lo straripamento pulsionale. Per coscienza interpretativa si intende la facoltà di cui disporrebbe una persona per stabilire i limiti tra l'interno e l'esterno avvalendosi del riconoscimento simbolico della realtà e del mondo esterno e che presupporrebbe l'accesso a uno spazio definito di transizione facilitando la comprensione dell'esterno in base a ciò che viene dall'interno[13]. Ora, nelle persone con un funzionamento nevrotico e del tipo stato-limite, la coscienza interpretativa si presenta più o meno adeguata rispetto ai nuclei problematici; nella psicosi è assolutamente precaria se non addirittura assente per l'indifferenziazione dei limiti tra interno ed esterno. Nei soggetti prepsicotici la coscienza interpretativa è come se fosse un continuo fluttuare, poiché emerge preservata in alcuni momenti per poi scompare in altri. Il funzionamento prepsicotico si distingue dagli stati limite nella misura in cui nel funzionamento limite essendosi costituita una reale barriera tra l'interno e l'esterno, il passaggio della linea identitaria è avvenuto ed i genitori sono riconosciuti come oggetti esterni da sé, pertanto la triangolazione in qualche modo è presente anche se tutto il resto è improntato in un'ottica relazionale basata sulle necessità narcisistiche. Il funzionamento prepsicotico è invece caratterizzato da un mancato accesso alla struttura triangolare dell'edipo dal momento che, come si vedrà in seguito, la funzione paterna risulta essere mancata. Il processo identitario è come se presentasse dei buchi, senza un completo riconoscimento e introiezione di entrambe le figure genitoriali. Ma perchè accade questo? A tal proposito, per quanto riguarda lo sviluppo psichico dei pazienti prepsicotici, può essere utile riferirsi alla teoria della metafora paterna introdotta da Lacan[17] che ha come caratteristica generale quella di pensare l'edipo come un effetto della funzione paterna chiamata Nome- del Padre, per mettere in evidenza che non si tratta del padre reale (la sua presenza, i suoi comportamenti, la sua psicologia), quanto la funzione paterna come funzione simbolica.

5 Inoltre, utilizzare l'espressione Nome- del- Padre significa rendere attiva la funzione paterna in modo definitivo, senza ambiguità, grazie all'uso della parola. Quando la madre introduce nei suoi discorsi quotidiani il Nome- del- Padre, permette al bambino di percepire la presenza del padre, avviando così la triangolazione, l'edipo. Introducendo il padre, si arriva al tempo della legge simbolica che rompe dunque la fusione immaginaria madre/bambino. Un aspetto fondamentale della funzione paterna è quello di definire ciò che è da quello che non è, cioè di nominare le cose ed attribuire un significato. Questo permette di mettere ordine, di dare senso, di accedere al simbolico. Ora, mentre nelle psicosi vengono precluse sia la funzione materna che la funzione paterna, nella prepsicosi c'è la forclusione della funzione paterna, termine che Lacan utilizza traducendo così il termine freudiano di Verwerfung; nelle nevrosi il meccanismo principale è la RIMOZIONE, nella prepsicosi è La FORCLUSIONE della Legge del padre.

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