BUONE PRASSI PER LA PRESA IN CARICO DELLE PERSONE CON AUTISMO
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1 CORSO di FORMAZIONE BUONE PRASSI PER LA PRESA IN CARICO DELLE PERSONE CON AUTISMO 03 Maggio 2010 ISTITUTO SCOLASTICO COMPRENSIVO L. CAPUANA MINEO Dott.ssa D. Laura Pepe Pedagogista
2 DISTURBI GENERALIZZATI DELLO SVILUPPO F84.0 Disturbo Autistico F84.2 Disturbo di Rett F84.3 Disturbo Disintegrativo della Fanciulezza F84.5 Disturbo di Asperger F84.9 Disturbo Generalizzato dello Sviluppo Non Altrimenti Specificato(incluso l Autismo Atipico) Criteri diagnostici del DSM-IV e dell ICD-10
3 L Autismo è una sindrome, cioè un insieme di sintomi ovvero di segni osservabili. Si osservano: Compromissione qualitativa dell interazione sociale Compromissione qualitativa della comunicazione Modalità di comportamento, interessi ed attività ristretti, ripetitivi e stereotipati
4 Nel primo gruppo di sintomi, che riguarda l Interazione Sociale, si osservano: Marcata compromissione nell uso di svariati comportamenti non verbali, come lo sguardo diretto, l espressione mimica, le posture corporee, e i gesti che regolano l interazione sociale Incapacità di sviluppare interazione con i coetanei adeguate al livello di sviluppo Mancanza di ricerca spontanea della condivisione di gioie, interessi o obiettivi con altre persone ( per esempio non mostrare, portare, né richiamare l attenzione su oggetti di proprio interesse)
5 Nel secondo gruppo di sintomi, che riguarda la Comunicazione si osservano: Ritardo o totale mancanza dello sviluppo del linguaggio parlato (non accompagnato da un tentativo di compenso attraverso modalità alternative di comunicazione come gesti o mimica) In soggetti con linguaggio adeguato, marcata compromissione della capacita di iniziare o sostenere una conversazione con altri Uso di linguaggio stereotipato o ripetitivo o linguaggio eccentrico Mancanza di giochi di simulazione vari e spontanei, o di giochi di imitazione sociale adeguati al livello di sviluppo
6 Nel terzo gruppo di sintomi che riguarda il Repertorio di interessi si osservano: Dedizione assorbente a uno o più tipi di interessi ristretti e stereotipati anomali o per intensità o per focalizzazione Sottomissione del tutto rigida ad inutili abitudini o rituali specifici Manierismi motori stereotipati e ripetitivi (battere o torcere le mani o il capo, o complessi movimenti di tutto il corpo) Persistente ed eccessivo interesse per parti di oggetti
7 Tra le caratteristiche dell autismo ricordiamo: Difficoltà nelle relazioni sociali con i coetanei e con gli adulti Difficoltà nello sguardo diretto e nell attenzione congiunta Compromissione nell uso di comportamenti non verbali, es.pianto o riso immotivato Difficoltà di comunicazione, ritardo o assenza di linguaggio Difficoltà di gioco Iperattività o passività
8 Tra le caratteristiche dell autismo ricordiamo: Interessi particolari e attaccamento ad oggetti Attaccamento a routine Ipersensibilità al tatto Ipersensibilità ai rumori Noncuranza dei pericoli
9 Collaborazione tra Genitori-Professionisti Livello di interpretazione delle relazioni Sistemico: L intervento prende in considerazione e coinvolge le relazioni fra il bambino e i suoi sistemi (casa,scuola,terapia.; fratelli, genitori, nonni, insegnanti..) Livello di relazione: d aiuto La relazione con i genitori si fonda su attenzione e ascolto, empatia, autenticità, congruenza, considerazione positiva, sospensione del giudizio Livello di intervento: psicoeducativo Ciò che viene fatto con il bambino richiede valutazione e intervento secondo le buone prassi psicoeducative
10 DALLA VALUTAZIONE AL PEI COSA VALUTARE? PUNTI FORTI E PUNTI DEBOLI STILE di APPRENDIMENTO MOTIVAZIONI-PRIORITA Le valutazioni sono inutili quando non servono a migliorare la qualità della vita del bambino e della sua famiglia
11 DALLA VALUTAZIONE AL PEI I dati della valutazione informale: Osservazione del comportamento Valutazione singole aree o abilità Check-list I dati della valutazione formale: PEP-R 3 AAPEP VINELAND
12 PEP-R 3 VALUTAZIONE INFORMALE Abilità Acquisite Schemi, Attività Indipendenti Abilità Emergenti Obiettivi Apprendimento Attività indipendenti (organizzazione materiale)
13 OSSERVAZIONE DEL COMPORTAMENTO 1. INTERESSI 2. COMPORTAMENTO E ATTITUDINE AL LAVORO 3. COMPORTAMENTI PROBLEMATICI 4. CAPACITA DI ORGANIZZAZIONE 5. LIVELLO DI INDIPENDENZA 6. LIVELLO DISTRAIBILITA 7. LIVELLO DI ATTENZIONE 8. COMUNICAZIONE 9. DIFFICOLTA SENSORIALI 10. MODALITA DI GIOCO E RELAZIONE 11. USO DEL MATERIALE
14 STILE COGNITIVO Testimonianze Per un autistico la realtà è una massa confusa di eventi, persone, luoghi, suoni e visioni che interagiscono tra loro. Stabilire percorsi, routine, rituali, aiuta a mettere ordine in una vita insopportabilmente caotica T. Joliffe.(1995)
15 ADATTAMENTO DELL AMBIENTE Strutturazione dello spazio Strutturazione del tempo Organizzazione del materiale
16 PERCHE STRUTTURARE? Per facilitare la comunicazione Per rendere la realtà chiara, leggibile Per favorire il controllo sulle proprie azioni Per favorire l equilibrio psicologico Per favorire l indipendenza Per favorire l APPRENDIMENTO
17 ELEMENTI STRUTTURAZIONE INDIVIDUALIZZAZIONE FLESSIBILITA EVOLUZIONE: DALLA STRUTTURAZIONE AL CONTESTO NATURALE INTEGRAZIONE CON ALTRE METODOLOGIE
18 CONTESTI di APPLICAZIONE COMUNICAZIONE ATTIVITA INDIPENDENTI GIOCO e TEMPO LIBERO SESSIONI di APPRENDIMENTO Ecc.
19 STRUTTURAZIONE DELLO SPAZIO DOVE? COME CHIARIFICARE? -corrispondenza: luogo, attività, comportamento - identificare diversi angoli - organizzare l angolo di lavoro
20 STRUTTURAZIONE DELLO SPAZIO
21 STRUTTURAZIONE DEL TEMPO: SCHEMA GIORNALIERO COSA? QUANDO? FORMA: 1. OGGETTO 2. IMMAGINI 3. PITTOGRAMMI (IMMAG. IN BIANCO E NERO) 4. PAROLE-IMMAGINI 5. PAROLE SCRITTE
22 DURATA: 1. 1 ATTIVITA ATTIVITA 3. META GIORNATA 4. INTERA GIORNATA 5. PIU GIORNI 6. SETTIMANA
23 STRUTTURAZIONE DEL TEMPO
24 ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO COME? 1. ATTIVITA IN UNA SOLA SCATOLA 2. ATTIVITA DENTRO LA SCATOLA 3. ATTIVITA FUORI DALLA SCATOLA 4. CLASSIFICATORI 5. ATTIVITA IN PIU SCATOLE (colori, cifre, lettere,forme, ecc.)
25 GARANTIRE IL SUCCESSO CON GLI AIUTI L aiuto risponde in modo chiaro e concreto alla domanda COME? 1. Guida fisica 2. Indicazioni gestuale 3. Aiuto verbale 4. Suggerimenti 5. Prevenzione delle risposte sbagliate 6. Materiale stimolo facilitanti
26 IL RINFORZO Il rinforzo risponde in modo chiaro e concreto alla domanda PERCHE? Infatti può essere difficile per il bambino all inizio di un programma educativo comprendere PER QUALE MOTIVO debba eseguire dei compiti.
27 RINFORZI: ALIMENTARI TANGIBILI SIMBOLICI DINAMICI SOCIALI
28 CARATTERISTICHE DEL LINGUAGGIO E DELLA COMUNICAZIONE Circa la metà delle persone con autismo impara a parlare ma l uso funzionale del linguaggio rimane comunque alterato (adattato dal DSM IV TR) quando il linguaggio si sviluppa, l altezza, l intonazione, la velocità, il ritmo o la sottolineatura possono essere anomali Le strutture grammaticali sono spesso immature e includono un uso del linguaggio stereotipato e ripetitivo Si può sviluppare un linguaggio metaforico La comprensione del linguaggio è spesso molto ritardato, e l individuo può essere incapace di capire domande o indicazioni semplici
29 CARATTERISTICHE DEL LINGUAGGIO E DELLA COMUNICAZIONE Un alterazione dell uso pragmatico del linguaggio viene spesso evidenziata dalla incapacità di integrare le parole con la gestualità e la mimica, o di capire l umorismo o gli aspetti non letterali del discorso come l ironia o i significati impliciti Non sempre la stima del vocabolario di singole parole è valida per valutare i livelli di linguaggio Nelle persone verbali, può essere presente inversione pronominale Possono essere presenti anche isole di abilità espresse verbalmente
30 Le due categorie della COMUNICAZIONE Comunicazione espressiva: ciò che la persona esprime, la comunicazione che parte dalla persona ed arriva agli altri (produzione) Comunicazione recettiva: ciò che la persona comprende, la comunicazione che parte dagli altri ed arriva alla persona (comprensione)
31 COMUNICAZIONE RECETTIVA Cosa mi sta chiedendo? Cosa ci si aspetta che io faccia? Dove? Quando? Quanto a lungo? Oppure quante volte? Qual è lo scopo del mio interlocutore? Perché dovrei ascoltare?
32 COMUNICAZIONE ESPRESSIVA Cosa posso comunicare e a quale scopo? In quale situazione o contesto? A chi? Come? Cosa devo aspettarmi che succeda? Perché dovrei comunicare?
33 A che serve la COMUNICAZIONE La comunicazione come anticipazione e previsione di ciò che succederà COMUNICAZIONE RECETTIVA La comunicazione come modo per mediare l ottenimento di qualcosa COMUNICAZIONE ESPRESSIVA
34 Le cinque dimensioni della COMUNICAZIONE Le funzioni riguardano lo scopo che abbiamo in mente quando comunichiamo (ottenere attenzione, richiedere, rifiutare ) Il contesto riguarda le diverse situazioni in cui le persone comunicano (luogo fisico, persone, evento ) Le categorie semantiche sono il tipo di significato che una parola esprime a seconda se si tratta di soggetto, di azione o di oggetto (persona agente, azione, oggetto agito, luogo dell oggetto ) Le parole sono i concetti e le categorie La forma è la modalità o i sistemi di comunicazione usati sia rispetto alla tipologia, sia rispetto alla complessità
35 L effetto della COMUNICAZIONE Alle persone con autismo non è chiaro l effetto interessante della comunicazione. A cosa serve la comunicazione? Qual è il suo potere? La comunicazione E quello che la comunicazione FA
36 Caratteristiche delle informazioni Le informazioni in genere sono ASTRATTE INVISIBILI TEMPORANEE Le informazioni per persone con autismo CONCRETE VISIBILI NELLO SPAZIO
37 L attenzione congiunta I bambini con autismo mostrano precocemente difficoltà di attenzione congiunta, ovvero difficoltà a prestare attenzione a qualcosa insieme all interlocutore. In seguito, si evidenziano difficoltà in tutti quei comportamenti che accompagnano la comunicazione, come lo sguardo, la gestualità, la mimica, l alternanza, il ritmo sia a livello produttivo sia a livello ricettivo
38 L iperselettività Le persone con autismo tendono a riconoscere alcune cose come (visivamente) identiche, ma trovano difficoltà ad identificare una relazione fra cose simili Tendono anche ad attribuire un etichetta ad un oggetto particolare, e a non attribuirla ad oggetti simili. Per simili si intende: di altro colore, di altra forma, di altra collocazione spaziale..
39 La necessità di costanza Riconoscendo alcuni oggetti, situazioni o persone solo se identici a ciò di cui si è già fatto esperienza, le persone con autismo preferiscono in genere ambienti ordinati e sono legati a routines. Questo non significa che preferiscano attività monotone, bensì le regole e le situazioni chiare.
40 La letteralità Avendo difficoltà a farsi un idea del punto di vista dell interlocutore, e ad effettuare astrazioni, le persone con autismo mostrano di cogliere in genere il significato letterale del linguaggio. A questo accompagnano una difficoltà a cogliere i giochi di parole, le metafore, l ironia, i sottintesi.
41 La generalizzazione Le persone con autismo mostrano difficoltà a generalizzare, ovvero ad utizzare un abilità acquisita con persone diverse e in contesti diversi. Mostrano anche difficoltà a generalizzare l attribuzione di un etichetta.
42 La teoria della mente Le persone con autismo hanno in genere difficoltà a farsi un idea di ciò che gli altri stanno pensando, delle aspettative degli altri, del loro punto di vista. Questo, unito alla comprensione letterale del linguaggio, rende difficoltosa la conversazione anche per le persone verbali.
43 I comportamenti problema Avendo difficoltà di comunicazione, spesso le persone con autismo sviluppano anche problemi di comportamento, che possono rivelarsi più efficaci di complesse abilità comunicative, ad esempio, per ottenere attenzione o un oggetto. Il comportamento problematico assume, in alcuni casi, la funzionedi un comportamento comunicativo
44 Come intervenire sulla COMUNICAZIONERECETTIVA Significa organizzare e strutturare i tempi e gli spazi in modo che siano riconoscibili e fruibili al livello di comprensione di una particolare persona con autismo Significa dialogare con la persona con autismo al suo livello di comprensione
45 Come organizzare l ambiente Basarsi sulle abilità acquisite per anticipare ogni comunicazione. Visualizzare o meglio chiarificare qualunque comunicazione. Eliminare dall ambiente fisico tutto ciò che genera confusione, non è rilevante, o chiaro, ai fini comunicativi.
46 COMUNICAZIONE RECETTIVA Ciò che si richiederà di fare durante la giornata alla persona con autismo può essere anticipato attraverso uno Schema di comunicazione Schema della giornata Schema di lavoro
47 SCHEMA DELLA GIORNATA FORMA Quale forma di comunicazione anticipa l attività DURATA Quante attività vengono comunicate contemporaneamente USO Descrizione della procedura
48 FORMA Oggetti da usare concretamente nelle attività Oggetti in miniatura o parti di oggetti Carte - oggetto Fotografie Pittogrammi colorati Pittogrammi in bianco e nero Pittogrammi con scritte Scritte con piccolo pittogramma Carte scritte mobili Scritte da cancellare
49 DURATA Un attività Due attività in sequenza Più attività in sequenza Mezza giornata Intera giornata
50 USO Check in Oggetto o carta di transizione Aiuti no visualizzati Presentazione della comunicazione
51 Come intervenire sulla COMUNICAZIONE ESPRESSIVA Cosa significa intervenire sulla comunicazione espressiva? Significa mettere in grado la persona con autismo di trasmettere a noi i suoi bisogni, intenzioni, desideri, scelte, commenti nella maniera più funzionale possibile per lei e per noi, ovvero nel modo più comprensibile e al miglior livello di simbolizzazione raggiungibile per quella persona
52 COMUNICAZIONE ESPRESSIVA Perché dovrei comunicare? Cosa posso comunicare e a quale scopo? In quale situazione o contesto? A chi? Come? Cosa devo aspettarmi che succeda?
53 Una persona con autismo deve avere veramente un buon motivo per comunicare!!! Siamo noi che dobbiamo lavorare affinché la persona con autismo abbia un buon motivoe un buon modo per comunicare.
54 L intervento sulla comunicazione espressiva spontanea Se la comunicazione è uno SCAMBIO è necessario rendere lo scambio Concreto Visibile Nello spazio
55 Che cosa può essere scambiato? Possono essere scambiate PAROLE sotto qualunque forma (oggetti concreti, immagini, scritte )
56 Come può avvenire lo scambio? L adulto accetta come comunicazione un concetto espresso sotto forma diversa da quella verbale e in genere verbalizza la richiesta La persona con autismo può disporre di una sua riserva di parole che possono essere anche combinati La riserva di parole è del tutto personale e può essere organizzata sotto diverse forme in maniera individualizzata
57 COMPORTAMENTO PROBLEMA Il comportamento è comunicazione Il comportamento è una funzione delle interazioni tra le persone e l ambiente L intervento deve affrontare la variabili che mantengono il comportamento I risultati devono essere valutati dal punto di vista funzionale
58 Comportamenti problematici: cosa sono? Si definiscono comportamento problematici:. Interferiscono con l apprendimento e con lo sviluppo in generale. Possono provocare danni alla persona stessa che li emette, ad altri o ad oggetti. Sono considerati inaccettabili da un punto di vista sociale
59 NON SONO COMPORTAMENTI PROBLEMATICI Non vengono considerati PROBLEMATICI quei comportamenti che per quanto bizzarri o particolari -non interferiscono con lo sviluppo sociale, cognitivo ed affettivo della persona -non creano danni a lei, ad altri o ad oggetti
60 COMPORTAMENTI PROBLEMATICI VALUTAZIONE Valutazione quantitativa (quante volte?) -rilevazione della frequenza Valutazione qualitativa (perché?) -analisi funzionale
61 LA VALUTAZIONE QUANTITATIVA DEI COMPORTAMENTI PROBLEMATICI A COSA SERVE? Aiuta a comprendere la rilevanza del problema Aiuta a comprendere se esistono momenti, orari o situazioni maggiormente problematiche nella giornata Consente di verificare la riduzione del comportamento grazie all intervento mettendo in relazione il prima e il dopo Consente di verificare che sia proprio l intervento che sta funzionando
62 LA VALUTAZIONE QUALITATIVA DEI COMPORTAMENTI PROBLEMATICI A COSA SERVE? -serve a cogliere i rapporti fra il comportamento problematico della persona e l ambiente che lo circonda -e quindi a definire il senso ovvero la funzione comunicativa di quel comportamento
63 LA VALUTAZIONE QUALITATIVA DEI COMPORTAMENTI PROBLEMATICI COME SI FA? -La valutazione dei comportamenti problematici si fa attraverso L ANALISI FUNZIONALE
64 ANALISI FUNZIONALE A..ANTECEDENTE: tutto ciò che viene prima p precede il comportamento B B..Comportamento problematico C..Conseguenze: tutto ciò che segue il comportamento B
65 Scheda di analisi funzionale A B C ANTECEDENTE COMPORTAMENTO 1) 2) 3) CONSEGUENZE
66 ANALISI FUNZIONALE COSA CAMBIA FRA GLI ANTECEDENTI E LE CONSEGUENZE?.la persona fugge o si sottrae o fa cessare una situazione antecedente.il comportamento problematico produce una chiara variazione nella risposta dell interlocutore, procurando alla persona che lo emette attenzione, oggetti, risposte comunicative
67 Analisi funzionale La funzione del comportamento? ATTENZIONE La funzione è relativa a quella persona in quella situazione e può variare nel tempo e in situazioni diverse. Nessun comportamento ha una funzione fissa ovvero nessun comportamento ha sempre lo stesso senso
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