Il diritto all educazione è rispetto dello sviluppo della persona umana e esigenza universale di diritti sociali
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- Margherita Zanella
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1 1 Il diritto all educazione è rispetto dello sviluppo della persona umana e esigenza universale di diritti sociali Il presente contributo mira a riportare e ad approfondire alcuni degli aspetti fondamentali che hanno caratterizzato il convegno Diritto all educazione della persona minore d età e tutela giurisdizionale che ha avuto luogo a Roma, il 18 febbraio 2011, presso l Università Lumsa, con particolare riferimento a talune relazioni. Il convegno - promosso dall associazione nazionale forense Camera minorile in cammino - ha inteso concentrare i lavori intorno al diritto all educazione dei minori così come è stato posto, all attenzione della comunità internazionale, dalla Convenzione sui diritti dell infanzia con particolare riferimento all art. 29 1, laddove come nota la prof.ssa Maria Giovanna Ruo: Il diritto all educazione richiama la responsabilità sociale e, quindi, anche alla solidarietà [ ] in questo momento storico mi sembra che il richiamare questo concetto dell educazione alla responsabilità sociale sia particolarmente importante nel percorso educativo che proponiamo ai nostri ragazzi. (Ruo M. G., 18/02/2011).. La Convenzione sui diritti dell infanzia - approvata il 20 novembre 1989 dall Assemblea generale delle Nazioni Unite e ratificata, in Italia, con la legge n. 176 del 27 maggio rappresenta l attuazione di quei richiami, già presenti nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell Uomo, circa la necessaria cura e protezione del minore. Il minore, in quanto persona carente di piena maturità fisica ed intellettuale, dovrà, necessariamente, essere tutelato - primariamente dalla famiglia, ma in generale dalla società civile costituita in uno stato di diritto - nell estrinsecarsi della sua crescita sia sul piano psicofisico che socioeconomico. Protezione e cure, così al comma 2 dell art. 3 della Convenzione, atte a garantire al minore il necessario benessere per un sviluppo armonico e sereno. Il Prof. Giacobbe, nella sua prolusione ai lavori congressuali, ricorda come nella nostra Costituzione, in netta rottura con gli schemi del passato e nell ambito specifico dell educazione, vi sia una presa in carico delle problematiche scaturenti il processo educativo dei minori che, conformante all art. 30, strutturano uno scenario laddove il bambino entra nell ordinamento giuridico quale soggetto di diritto all educazione che, al contempo, è dovere della funzione genitoriale: Il problema dell educazione dei minori, nella nostra Costituzione, ha assunto una rilevanza che non aveva prima. Tradizionalmente, il rapporto tra genitori e figli era visto in termini di esercizio della potestà e quindi di attuazione di un dovere cooperativo a tale esercizio. Oggi, dopo l art della Costituzione, il rapporto che si determina tra genitori e figli per il fatto della procreazione e, quindi, indipendentemente, dal contesto nel quale tale rapporto si realizza, se nell ambito del matrimonio o fuori dal matrimonio, assume il connotato bivalente del dirittodovere. Diritto-dovere che segna la presenza del genitore, in questo rapporto, come elemento determinante, rispetto al quale la legislazione deve intervenire con estrema cautela, ma segna, al 1 Convenzione sui diritti dell infanzia, art. 29: 1. Gli Stati parti convengono che l educazione del fanciullo deve avere come finalità: a) favorire lo sviluppo della personalità del fanciullo nonché lo sviluppo delle sue facoltà e delle sue attitudini mentali e fisiche, in tutta la loro potenzialità; b) sviluppare nel fanciullo il rispetto dei diritti dell uomo e delle libertà fondamentali e dei principi consacrati nella Carta delle Nazioni Unite; c) sviluppare nel fanciullo il rispetto dei suoi genitori, della sua identità, della sua lingua e dei suoi valori culturali, nonché il rispetto dei valori nazionali del paese nel quale vive, del paese di cui può essere originario e delle civiltà diverse dalla sua; d) preparare il fanciullo ad assumere le responsabilità della vita in una società libera, in uno spirito di comprensione, di pace, di tolleranza, di uguaglianza tra i sessi e di amicizia tra tutti i popoli e gruppi etnici, nazionali e religiosi e delle persone di origine autoctona; e) sviluppare nel fanciullo il rispetto dell ambiente naturale. 2. Nessuna disposizione del presente articolo o dell art.28 sarà interpretata in maniera da nuocere alla libertà delle persone fisiche o morali di creare e di dirigere istituzioni didattiche, a condizione che i principi enunciati al paragrafo 1 del presente articolo siano rispettati e che l educazione impartita in tali istituzioni sia conforme alle norme minime prescritte dallo Stato. 2 Costituzione della Repubblica Italiana, art. 30: É dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio. Nei casi di incapacità dei genitori, la legge provvede a che siano assolti i loro compiti. La legge assicura ai figli nati fuori del matrimonio ogni tutela giuridica e sociale, compatibile con i diritti dei membri della famiglia legittima. La legge detta le norme e i limiti per la ricerca della paternità.
2 2 contempo, una posizione attiva del minore che si realizza nella pretesa legittimante l educazione. E non c è bisogno di dire troppe parole, per sottolineare come nella realtà dell oggi questa problematica diventa, particolarmente, rilevante per il fatto che il rapporto educativo non si esaurisce più nel rapporto tra genitori e figli ma.è condizionato da una serie di elementi esterni che rendono, estremamente, difficile tale rapporto. (Giacobbe G., 18/02/2011). La Prof.ssa Maria Giovanna Ruo denunciando l emergenza educativa e i molteplici segnali che evidenziano la problematicità del percorso educativo, ai nostri tempi, ritiene la Convenzione sui diritti dell infanzia, di cui quest anno ricorre il 20 dalla ratifica italiana, una vera miniera d oro che purtroppo è scarsamente presa in considerazione nelle procedure giuridiche. Il vero problema, evidenzia la Relatrice, è il diritto all educazione ampiamente disatteso dalla giurisprudenza e dal legislatore: Per esempio sulla funzione educativa degli asili nido che non sono solo un baby parking, ma un primo momento di socializzazione ed educazione. Idea che si ritrova anche nell ultimo Piano nazionale dell infanzia nel quale viene riscoperto l asilo nido come luogo di parcheggio [ ] La mancata considerazione del pacchetto sicurezza che ha condannato alla non scolarizzazione e alla dispersione un numero, non quantificabile, di minore e di immigrati non in regola. Il disadattamento scolastico che ci vede ai primi posti, e non solo in Europa, sono emergenze che vanno riconsiderate e sicuramente nel quadro dei principi costituzionali. (Ruo M. G., 18/02/2011). Si ritiene opportuno ricordare - in riferimento ad un passaggio, dell estratto dell intervento poc anzi riportato, circa la funzione degli asili nido nel Piano per l infanzia - che la legge 451/97 indica che a cadenza biennale venga adottato un Piano nazionale d azione per l infanzia e l adolescenza, tuttavia, ad oggi, l ultimo piano adottato risale al biennio Il III Piano biennale nazionale di azioni e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva non ha, a tutt oggi, concluso l iter parlamentare. La Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza, lo scorso 8 febbraio, ha approvato il documento conclusivo relativo all Indagine conoscitiva sugli aspetti dell'attuazione delle politiche a favore dell'infanzia e adolescenza, passaggio necessario all esame del Piano relativo al biennio A oggi, dunque, è possibile riferirsi a un documento d indirizzo: La proposta di schema del III Piano biennale nazionale di azioni e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva redatto nel luglio 2010 dopo lunghi dibattiti, consultazioni e revisioni succedutesi dal All interno del quale, tuttavia, si ritiene, non vi siano indicazioni, a suffragio di quanto espresso dal Relatore e sopra trascritto, anzi vi si legge nella sezione azioni/interventi un proposito dal quale ben si intende la volontà di dare ulteriore formazione a tutti gli operatori della scuola nei riguardi di tematiche, particolarmente, sensibili: La promozione e gli investimenti per la formazione e sensibilizzazione di coloro che lavorano a contatto con bambini, adolescenti e famiglie, in particolare, degli operatori della scuola (a partire dall asilo nido) circa gli elementi predittivi dell abuso, il rilievo e il possibile significato dei segni fisici, le modalità di raccogliere in modo corretto alcuni indizi, la segnalazione e la denuncia, e per la preparazione di «sentinelle» particolarmente attente, che possano essere di riferimento a tutto il personale scolastico. 3. Si suppone, quindi, che il Relatore basi la sua annotazione a partire dai seguenti punti, contenuti nel Piano : Il favorire la costituzione di strutture domestiche per la cura dei bimbi più piccoli (nidi familiari, condominiali, ecc.) e di servizi integrativi per la prima infanzia e il promuovere iniziative di doposcuola, gestite dai genitori stessi, organizzati in forma cooperativa; il promuovere la più ampia flessibilità degli orari giornalieri degli asili nido; l incentivare le sinergie tra famiglie e terzo settore, favorendo lo sviluppo di forme di associazionismo familiare, da sostenere e potenziare a livello locale sostenendo la spontanea creazione di «reti di associazioni 3 Osservatorio Nazionale per l Infanzia e l Adolescenza, Proposta di schema del III Piano biennale nazionale di azioni e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva, Luglio 2010, p. 19.
3 3 familiari». 4. Questo stralcio del dpr 2 luglio 2003, di fatto, promuove l istaurarsi di organizzazioni familiari di tipo cooperativo atte alla custodia dei bambini. Si pensa, tuttavia, diversamente da quanto espresso dal Relatore, che tale spinta verso l iniziativa privata delle famiglie non significhi, necessariamente, non tener da conto gli aspetti educativi inerenti il nido infantile; semmai è da intendersi quale tentativo di risposta all endemica carenza di strutture, atte ad accogliere i piccolissimi, promuovendo, al contempo, la cooperazione tra le famiglie come momento di aggregazione sociale e soprattutto di sussidiarietà orizzontale. Quest ultima voluta dalla nostra Carta costituzionale, come sostrato dei diritti sociali della persona, e attualmente intesa sotto il più ampio paradigma, condiviso in ambito internazionale, di cittadinanza. È utile, per un ulteriore approfondimento in tema, riportare le parole dell On. Maurizio Sacconi, Ministro del lavoro e delle politiche sociali, pronunciate all interrogazione a risposta immediata presentata dall'on. Luisa Capitanio Santolini, tese a illustrare l attuale iniziativa del Governo in merito al piano per l infanzia: Tuttavia, lei sa che questo adempimento (Piano nazionale dell infanzia), relativo ad una Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia è una cornice, non comporta specifici impegni di finanza pubblica; è una cornice valoriale, progettuale pur importante ma che si colloca nel contesto di numerose azioni di Governo, a partire dal Libro bianco sul futuro del modello sociale in Italia che, non solo, ha sottolineato la necessità dell'accoglienza della nuova vita, ma anche ha voluto impostare il nostro modello sociale in termini di prevenzione del formarsi di uno stato di bisogno, agendo sul ciclo di vita in termini tali da evitare il formarsi del bisogno nelle diverse fasi e quindi a partire dalla prima infanzia. È quello il momento nel quale devono essere poste le premesse per un cosiddetto empowerment, rafforzamento dell'autosufficienza della persona, e a ciò si vuole dedicare la politica di Governo nei limiti purtroppo delle difficili condizioni di finanza pubblica. 5. Il convegno prosegue con l intervento del Prof. Daniele La Barbera incentrato sull attuale questione educativa in riferimento allo sviluppo delle tecnologie della comunicazione e dell informatica denominate, in breve, attraverso l acronimo inglese ICT (Information and communication technology): Siamo di fronte, oggi, ad una emergenza educativa. Il problema educativo risente dell interferenza nell ambito della famiglia, nei modelli familiari e pedagogici, di una serie di fattori esterni. Io credo che il principale di questi fattori - è un concetto pesante di cui mi assumo la responsabilità - è legato allo sviluppo delle tecnologie della comunicazione e dell informazione. Oggi noi parliamo dell importanza, sempre più stringente, di mettere a fuoco i problemi educativi, ma io ho l impressione che i soggetti da educare non li conosciamo più tanto bene. Vivono con stili, modalità e funzionamento della mente che sono molto diversi da quelli delle generazioni precedenti. Vivono anche in spazi, molto diversi, sono per lo più spazi virtuali, spazi condivisi a livello tecnologico, spazi d interazione e di interconnessione dove le esperienze sono smaterializzate e le emozioni sono modificate [ ]. E, quindi, i nostri modelli tradizionali non sono più adeguati a fronteggiare il cambiamento sociale e culturale. È necessario, oggi, che noi cambiamo qualcosa nel modo di intendere il percorso ed il processo educativo [ ]. Si è passati da una famiglia autorevole e autoritaria, comunque normativa, a un modello, fortemente consolidato, di famiglia affettiva e protettiva. Questa bada più a supportare, sostenere, proteggere e gratificare che non ad impartire norme, valori e ideali; quindi, a rafforzare la struttura psichica del soggetto mettendolo in grado di affrontare le difficoltà della vita. Con un misunderstanding gravissimo, a cui ha contribuito la diffusione della psicologia nel secolo scorso, vale a dire utilizzare delle misure di tipo leggermente repressivo, autoritario, coercitivo e punitivo è qualcosa di estremamente dannoso nello sviluppo psicologico del bambino. Il quale ha bisogno di vivere in piena autonomia, in piena libertà e nel pieno diritto di esprimersi senza alcuna coercizione e costrizione, senza nessun tipo di 4 Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Piano nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva , approvato con decreto del Presidente della Repubblica del 2 luglio 2003, pubblicato in Gazzetta Ufficiale del 31 ottobre 2003, n. 254, pp SACCONI M., Iniziative per la definizione del nuovo piano nazionale d'azione per l'infanzia e l'adolescenza, Interrogazione a risposta immediata in assemblea n , seduta n. 344, martedì 29 giugno 2010.
4 4 orientamento, che gli impedisca di esprimere tutta la sua creatività e originalità. (La Barbera). Mai un incomprensione più grande, denuncia il Relatore, dovuta a una divulgazione estremamente superficiale della psicologia e a una cattiva comprensione della libertà la quale, non si può mai, disgiungere dalla responsabilità. Tale situazione educativa, a tutti livelli, piuttosto impregnata di permissivismo e spontaneismo in parte dovuto, come spiega bene Luigi Pati 6, all attuale entropia sociale riscontrabile in un venir meno dell espletamento della funzione orientativa propria dell educatore, a qualsiasi titolo implicato in attività formative, a favore dell educando - rischia di complicarsi, ulteriormente, in seguito all evoluzione tecnologica. Un bambino di un anno e mezzo manovra agevolmente un telecomando, nota il Prof. La Barbera, come se avesse una precognizione dell uso della tecnologia. Molti adulti, infatti, non acquistano, quasi mai, quel tanto di tecnologia di cui effettivamente dominano l uso e solitamente i dispositivi tecnologici, che si trovano nelle loro casa, sono eccessivamente sovradimensionati rispetto alle capacità di uso, tanto che molte delle loro funzioni non verranno mai utilizzate. Se invece, ci troviamo tra i cinque e i quindici anni d età, allora sviluppiamo una straordinaria capacita mentale di orientamento senza alcun intoppo, senza ricorrere all istruzioni d uso - in ambienti tecnologici. Il nonno, lo zio e il papà è costretto a farsi spiegare le tecnologie dalle generazioni più piccole, sostiene il Relatore, le quali hanno una competenza e agilità in variegati contesti tecnologici di cui spesso gli adulti non conoscono nemmeno l esistenza e di cui, conseguentemente, non riescono a valutare gli effetti positivi o negativi. Vi è, quindi, per le nuove generazioni, un cambiamento drastico nella rappresentazione del mondo e, quindi, nel funzionamento della mente: comprensione, percezione, sentimenti, relazioni, affetti, emozioni ecc... La tecnologia in senso lato e tanto meno quella informatica non riveste, dunque, un ruolo neutrale. La persona non è sempre capace di controllarne pienamente i suoi effetti. Proprio perché le nuove tecnologie introducono a un cambiamento di interpretazione della realtà 7. Modificando nel profondo il nostro modo di vivere e di pensare neutralizzano di fatto i nostri vecchi criteri interpretativi. Postman spiegò questo cambiamento introdotto dalle nuove tecnologie utilizzando una similitudine ecologica. In un qualsiasi ecosistema A se si toglie o si aggiunge un componente non si avrà lo stesso ecosistema, più o meno il componente aggiunto o sottratto, ma tutto un altro ecosistema non più A : Il cambiamento tecnologico non aggiunge e non sottrae. È ecologico, e uso questo termine nel senso in cui lo usano gli studiosi dell ambiente. Un cambiamento importante determina un cambiamento totale. Se si portano via i bruchi da un determinato habitat, non avremmo più lo stesso ambiente con in meno i bruchi, ma avremo un nuovo ambiente in cui avremo ricostruito le condizioni per la sopravvivenza. Se si introducono i bruchi in un ambiente che ne era privo il discorso è lo stesso. L ecologia dei media funziona allo stesso modo. Una nuova tecnologia non aggiunge e non sottrae nulla: cambia tutto. 8 Ragion per cui, l evoluzione tecnologica e le corrispettive conseguenze sulla persona dovrebbero rappresentare il centro delle questioni formative 9 che concernono le nuove generazioni. Le quali appaiono del tutto disancorate dai modelli conoscitivi classici - di un passato neppure troppo remoto - scardinati progressivamente e sostituiti da un mondo di significati mediato da immagini, a più dimensioni e ad alta definizione, links e suoni che nulla condividono, per quanto colorato e raffinato possa apparire, con il migliore dei libri di testo. Come sostiene il Relatore il problema, quindi, non è tanto nell alfabetizzazione tecnologica, quasi spontanea, quanto nell alfabetizzazione emotiva, nella competenza d uso delle tecnologie e nel progressivo allentarsi della relazione educativa adulto-giovane. Quest ultima sostituita da gruppi di pari che condividono le proprie esperienze attraverso i social network preferendoli, di fatto, all incontro con l adulto. Il Prof. La Barbera, a conclusione del suo intervento, lascia i seguenti 6 Cfr. PATI L., L educazione tra crisi di autorevolezza e crisi di identità, in Pedagogia e Vita, 2, 2009, pp Cfr. POSTMAN N., Tecnopoly. La resa della cultura alla tecnologia, Torino, Bollati Boringhieri, 1992, pp POSTMAN N., Tecnopoly. La resa della cultura alla tecnologia, op. cit., 1992, p Cfr. REGA A., La responsabilità docente nella contemporaneità tecnologica, in Le Nuove Frontiere della Scuola, n. 22 Anno VIII, Febbraio 2010, pp
5 5 interrogativi: La rivoluzione digitale modifica solo le forme della comunicazione rendendola sempre più tecnologica o finisce con l influenzare anche le strutture cognitive della nostra mente e la nostra vita affettiva? Cambia il nostro modo di pensare, di sentire e di rapportarci? In particolare la velocizzatone e la delocalizzazione dei processi comunicativi quali conseguenze hanno sulla nostra cognizione psicologica del tempo, dello spazio e della relazione? Tuttavia la risposta, è nelle parti precedentemente riportate, vale a dire nel riscontro di un cambiamento importante, in corso d opera, che agisce nel nostro modo di pensare, promosso dal ruolo preponderante delle tecnologie informatiche nella nostra vita, laddove, soprattutto le nuove generazione vivono un presente dilatato all insegna dell ego hic et nunc non riuscendo a fare previsioni per il proprio futuro vivono in una empasse che li schiaccia su un presente dilatato con negl occhi l orizzonte telematico della tecnosfera. Il Prof. Paolo Morozzo della Rocca durante il suo intervento, sul tema del diritto all educazione e all identità etnica e culturale, legge alcuni passi, tratti da temi scritti da bambini, dove vengono espressi diversi pregiudizi razziali: Vico d'elsa - Firenze I elementare, Se i miei genitori fossero neri li butterei fuori di casa perché sono troppo brutti. Fossi nero mi ammazzerei. Roma - I media, Se io avessi questo papà nero mi butterei dal terzo piano, perché è meglio che mi butto che rovinarmi il mio nome. Poi mi sentirei più a disagio perché odio essere mulatto e odio avere un papà nero. In somma voglio essere bianco di natura e avere i genitori bianchi come il latte. 10. Il relatore afferma che il pensiero profondo di questi bambini non è il loro, ma degli adulti e che queste considerazioni costituiscano la prova della disapplicazione di massa, nel nostro Paese, dell art. 29 della Convenzione sui diritti dell infanzia dove, al punto d, si legge: preparare il fanciullo ad assumere le responsabilità della vita in una società libera, in uno spirito di comprensione, di pace, di tolleranza, di uguaglianza tra i sessi e di amicizia tra tutti i popoli e gruppi etnici, nazionali e religiosi e delle persone di origine autoctona.. Un compito che la nostra scuola, sostiene il Relatore, si è però impegnata a portare avanti basti vedere il punto 3 dell art. 38 del Dlgs 286/1998 istituente il Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero: La comunità scolastica accoglie le differenze linguistiche e culturali come valore da porre a fondamento del rispetto reciproco, dello scambio tra le culture e della tolleranza; a tale fine promuove e favorisce iniziative volte alla accoglienza, alla tutela della cultura e della lingua d'origine e alla realizzazione di attività interculturali comuni.. Vi è nella storia della scuola italiana, afferma il Prof. Morozzo della Rocca, una felice intuizione, nella quali rientra anche il rifiuto delle sezioni speciali per diversamenteabili, che mira più alla condivisione che alla separazione per gruppi di eguali. Oggi però, continua il Relatore, comincia a prendere il largo un pensiero che vorrebbe la scuola meno educativa e più separativa come, ad esempio, il discorso sulle classi ponte pensate in sostituzione del sostegno linguistico e in sostituzione del discorso sulle quote per classe di alunni provenienti da paesi esteri: Poche famiglie si avvedono - conclude il Relatore - che individuare il problema della scuola nella presenza in classe di bambini che vivono un dilemma culturale che li rendi fragili, vuol dire solo rubare ai propri bambini il diritto di imparare a convivere con una buona capacità di accudimento e di relazione. (Morozzo della Rocca P., ). Il Prof. Pasquale Stanzione ad apertura della sua relazione richiama alla memoria J. J. Rousseau citando l Émile: L educazione ci proviene dalla natura o dagli uomini o dalle cose. Lo sviluppo interno delle facoltà e degli organi costituisce l educazione della natura; l uso che ci viene insegnato a fare di questo sviluppo è l educazione degli uomini; e l acquisto dell esperienza personale relativa agli oggetti che cadono sotto i sensi è l educazione delle cose. 11 Ciascuno di noi è dunque formato da tre maestri, laddove il secondo, nota il Relatore, implica, necessariamente, l intervento di terze persone, di altri uomini, che coadiuvano lo svolgimento del processo educativo 10 Cfr. TABET P., La pelle giusta, Torino, Einaudi, ROUSSEAU J. J., Emilio o dell educazione, Brescia, La Scuola, 1998, p. 35
6 6 affinché si compia il passaggio dalla natura alla cultura. In questa fase i genitori rivestono un ruolo primario nei confronti della prole. Tuttavia il dovere pedagogico degli uni non può prevalere sul diritto dell autodeterminazione dell altro che, soprattutto, una volta raggiunta la maturità di giudizio può rivedere, in piena libertà, gli orientamenti, religiosi e culturali, ricevuti dall educazione genitoriale e scegliere, in autonomia, l eventuale percorso di studi: In senso generale si può asserire che la conflittualità di genitori e figli, nello svolgimento del rapporto educativo, si profila tutte le volte in cui l agire dei primi si traduca in un attentato alla dignità dei secondi o a una limitazione della loro personalità. [ ] Il punto della questione, a mio modo di vedere, consiste nel trovare la chiave di volta riposa nel contemperamento delle opposte istanze dei genitori e dei minori in un gioco degli equilibri delle libertà [ ] con sullo sfondo la considerazione prevalente dell interesse primario del minore, al di là dell arbitrio e capriccio, affinché si possa compiere l armonico sviluppo della persona e giungere a perfezione la triplice lezione del Rousseau: «Il discepolo nel quale le loro diverse lezioni si contrastano è educato male e non sarà mai d accordo con se stesso; quello, invece, nel quale esse convergono sugli stessi punti e tendono agli stessi fini, si dirige da solo al suo scopo e vive coerentemente. Solo questo è educato bene» 12 (Stanzione P., ). In conclusione il convegno Diritto all educazione della persona minore d età e tutela giurisdizionale nei suoi diversi e approfonditi interventi, tenuti da esimi relatori, ha evidenziato in generale l importanza del diritto all educazione che, come argutamente osservato dalla Prof.ssa M. G. Ruo, richiama il principio di sussidiarietà, inteso come universalizzazione dei diritti sociali, a tutela di un libero sviluppo, armonico e integrale, della persona umana. Andrea Rega Bibliografia Assemblea generale delle Nazioni Unite, Convenzione sui diritti dell infanzia e dell adolescenza, Roma, Comitato Italiano per l'unicef Onlus, Bertagna G., Chi mostrerà ai "nativi digitali" la realtà che non hanno mai visto?, 27 gennaio Chistolini S., Albori di convivenza nella società dei talenti, in Chistolini S. (a cura di), Cittadinanza e convivenza civile nella scuola europea. Saggi in onore di Luciano Corradini, Roma, Armando Editore, 2006, p Chistolini S., Libertà e cittadinanza nell immagine del pensiero. Studiare all università per insegnare a scuola, Roma, Edizioni Kappa, 2008, pp Chistolini S., La scuola raccontata dai maestri, Roma, Edizioni Kappa, 2010, pp Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Piano nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva , approvato con decreto del Presidente della Repubblica del 2 luglio 2003, pubblicato in Gazzetta Ufficiale del 31 ottobre 2003, n Osservatorio Nazionale per l Infanzia e l Adolescenza, Proposta di schema del III Piano biennale nazionale di azioni e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva, Luglio Pati L., L educazione tra crisi di autorevolezza e crisi di identità, in Pedagogia e Vita, 2, 2009, pp Postman N., Tecnopoly. La resa della cultura alla tecnologia, Torino, Bollati Boringhieri, Rega A., La responsabilità docente nella contemporaneità tecnologica, in Le Nuove Frontiere della Scuola, n. 22 Anno VIII, Febbraio 2010, pp Rousseau J. J., Emilio o dell educazione, Brescia, La Scuola, ROUSSEAU J. J., Emilio o dell educazione, op. cit., 1998, p. 35.
7 Sacconi M., Iniziative per la definizione del nuovo piano nazionale d'azione per l'infanzia e l'adolescenza, Interrogazione a risposta immediata in assemblea n , seduta n. 344, martedì 29 giugno Tabet P., La pelle giusta, Torino, Einaudi,
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