CENOBIO. rivista trimestrale di cultura

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1 CENOBIO rivista trimestrale di cultura anno LXIII numero iii luglio-settembre 2014

2 Fondatore Pier Riccardo Frigeri ( ) Direttore responsabile Pietro Montorfani Comitato di redazione Federica Alziati Daniele Bernardi Andrea Bianchetti Daniela Persico Comitato di consulenza Sergio Albeverio Jocelyn Benoist Giuseppe Curonici Maria Antonietta Grignani Fleur Jaeggy Fabio Merlini Giancarlo Pontiggia Manuel Rossello Claudio Scarpati Redazione svizzera Via alle Cascine 32 CH Arbedo Redazione italiana Via Liberazione Gaggiano (MI) Amministrazione e stampa Industria Grafica Gaggini-Bizzozero SA CH Muzzano-Piodella tel Un fascicolo costa 16 chf / 13 euro. Condizioni di abbonamento per il 2015: svizzera (in chf) ordinario sostenitore italia (in euro) ordinario sostenitore altri paesi (in euro) ordinario via aerea sostenitore Versamenti dalla Svizzera CCP Rivista Cenobio, 6933 Muzzano Versamenti dall estero Gaggini Bizzozero SA CH Muzzano-Piodella conto corrente c/o Credit Suisse, CH Lugano IBAN CH BIC: CRESCHZZ69A Rif. Rivista Cenobio Abbonamenti, fascicoli arretrati e volumi delle Edizioni Cenobio possono essere aquistati online su La rivista è pubblicata con il contributo di: Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione, anche parziale, non autorizzata dall editore. Edizioni Cenobio info@cenobio.ch ISSN ooo8-896x

3 SOMMARIO gianmarco gaspari «Der reisende Professor». Paolo Arcari italianista maria teresa casella bise Ricordando Romano Broggini carlo piccardi Laudatio per Diego Fasolis remo bodei Le tracce del soggetto. Michel Foucault (Daniele Bernardi) gianfranco contini - sandro sinigaglia «Maledetta letteratura» (a cura di Gualberto Alvino) dave mckean Arkham Asylum (Bruno Prinsi) Stuart Nadler, La fortuna dei Wise (Andrea Bianchetti) Manlio Cancogni, Il racconto più lungo (Matteo Pedroni) Claudia Quadri, Suona, Nora Blume (Martina Laura Parenti) Eveline Hasler, L ultima strega (Ledwina Costantini) Giorgio Orelli, Quasi un abbecedario (Andrea Bianchetti) Valentino Ronchi, Avevo litigato con uno svizzero (P. Montorfani) Mario Lattes interventi incontri intervista inediti inchiostri interstate istantanee illustrazioni

4 daniele bernardi Le tracce del soggetto. Intervista a Remo Bodei nel 30 o anniversario dalla morte di Michel Foucault Più d uno, come faccio senz altro io, scrive per non avere più volto. (Michel Foucault) Nel suo libro All amico che non mi ha salvato la vita (1990) il romanziere Hervé Guibert, intimo frequentatore di Miche Foucault (Poitiers, 1926 Parigi, 1984), ha riportato una delle fantasie predilette dal filosofo: quella di scomparire. Egli immaginava un luogo irreale, dove non si ci ritirava per spirare ma per fingere di morire. In questo palazzo camuffato da ospedale, in tutte le stanze, celata dietro a una cornice ci sarebbe stata una misteriosa botola: «si sarà morti per tutti e si ricomparirà senza testimoni dall altra parte del muro, nel cortile di servizio, senza bagaglio, senza niente in mano, senza nome, costretti a inventarsi una nuova identità». Oggi Michel Foucault non è più con noi da 30 anni, mentre la sua opera continua ad essere fonte di indagine e di ricerca. La sua poetica fantasticheria sembra volerci suggerire qualcosa sul destino del soggetto e sulla sua sfuggente presenza-assenza. Per ricordare e discutere dell opera del grande autore francese abbiamo voluto incontrare un altro filosofo: Remo Bodei. intervista Durante la conferenza intitolata Che cos è un autore (1969) Foucault affermò «Fra i milioni di tracce lasciate da una persona dopo la sua morte, come definire un opera?». Il percorso del filosofo francese, cominciato con la pubblicazione di Malattia mentale e personalità (1954) ed interrottosi prematuramente nel 1984, con la comparsa degli ultimi due volumi della Storia della sessualità (L uso dei piaceri e La cura di sé), è passato attraverso a svariate metamorfosi metamorfosi da cui è sorta una visione di quelle «relazioni di potere» che sono alla base dello sviluppo del nostro vivere. Quali sono state le linee guida del suo pensiero? In una conversazione Foucault ha paragonato se stesso a un capodoglio, cioè a una balena che si inabissa in mare lasciando delle tracce sulla superficie. Questo per rappresentarsi come autore non in quanto soggetto portante di un opera, ma come 43

5 daniele bernardi qualcuno che lascia un segno e poi scompare. Già in questa idea si vede come il soggetto, l uomo, non sia per Foucault un protagonista, ma piuttosto l espressione di forze, come il linguaggio, la tradizione e la cultura, che, inconsciamente, lavorano in lui c è, sostanzialmente, nell opera di Foucault una distruzione del principio di individuazione. Egli ritiene, contro la tradizione dialettica di Hegel e di Marx (fu allievo di Jean Hyppolite, il più grande studioso della fenomenologia di Hegel dei suoi tempi, e fu comunista per almeno due anni dal 50 al 52), che siano queste forze inconsce a dominare, impersonalmente, gli individui nel determinare i loro processi. Fin dai suoi primi studi, che ebbero come guida quelli del suo maestro Georges Canguilhem (noti perché distinguono il normale dal patologico), egli si interrogò sui confini e sui criteri di esclusione. Poiché la razionalità moderna si forma emarginando i privi di ragione o presunti tali (cioè i folli, i delinquenti e i malati), egli mise a fuoco le forze sociali che separano ciò che è definito normale da ciò che non lo è. Dapprima considerò questo processo dal punto di vista dell individualità, passando poi, in un secondo tempo (avvalendosi della psicologia e attraverso una certa idea di potere), agli ambiti della società. Il potere per Foucault non è qualcosa di indivisibile qualcosa, come si dice tecnicamente, a somma zero. Il potere è un insieme di pratiche che sono legate, anche, alla verità. Cioè, non c è verità senza potere e, quindi, non si può semplicemente contrastare il potere opponendosi. Studiando le «relazioni di potere» egli ha analizzato quelle istituzioni sociali (come carceri, cliniche, scuole e caserme) in cui il potere non si presenta come una sorta di polipo che cala dall alto i suoi tentacoli, ma piuttosto, per usare una sua espressione, come qualcosa di «microfisico». Vale a dire qualcosa che agisce nelle apparentemente piccole strutture con cui si articola la società, creando i modelli dell esclusione. Il corpo dell opera foucaultiana si arresta in un momento particolare. Dove era giunto il filosofo francese e quali altre prospettive di indagine si erano aperte grazie egli esiti dell ultima parte del suo lavoro? Dopo questa prima importante fase, a partire dal 76, Foucault comincia la sua riflessione sulla sessualità e prende una nuova direzione. Direzione, peraltro, criticata da alcuni suoi colleghi perché, essendosi interessato della filosofia antica (allo stoicismo, alla tradizione cinica ed anche al cristianesimo antico), sostenevano che fosse diventato amico dei sorboniani e che avesse abbandonato la dimensione e l impegno politici. Ma 44

6 Intervista a Remo Bodei le cose non stanno così, perché già nel suo primo libro della Storia della sessualità, ovvero La volontà di sapere (1976), egli mostra come i meccanismi di potere moderni non agiscano attraverso l interdetto, ma attraverso la seduzione. Per Foucalut la sessualità è diventata importante e potente nel mondo moderno (una sessualità parlata più che agita) perché essa viene abbandonata nella sua accezione classica e si vedono emergere altre forme di erotismo (come tutti sanno Foucault era un omosessuale dichiarato che frequentava i vari luoghi di ritrovo delle comunità gay). Ma questo nuovo contesto non implica che sia abbandonata la politica che si svolge nei luoghi pubblici, nell agorà, in favore dell alcova. Significa piuttosto che la politica è entrata nei rapporti personali. Ed è a questo punto del suo percorso che Foucault comincia a parlare di «biopolitica». La «biopolitica» è quella politica che non pervade soltanto il bios, in senso etimologico aristotelico (cioè la vita individuata), ma anche la zoé (cioè la vita fisicamente intesa), sia a livello del controllo della sessualità dei singoli, sia a livello del controllo della popolazione per quanto riguarda gli Stati. La biopolitica entra all interno del pensiero di Foucalut tra il 76 e il 79. Da quel punto comincia una successiva fase non più legata agli elementi di disciplinamento dell individualità, di costrizione o di seduzione, ma ai momenti di costruzione del soggetto. Foucault si interroga sulle modalità con cui la soggettività europea si costruisce. Egli sostiene che è stato soltanto l uomo europeo ad aver fatto questa operazione di distacco da sé e di ricostituzione e questo grazie alla tradizione della filosofia greca e al modello cristiano della confessione. Infatti dal 1215, attraverso l obbligo della confessione voluto dal Concilio lateranense, tutti sono abituati a guardare dentro di sé e a dichiarare ciò che sono. Quindi non si tratta più, nella modernità, di obbedire, ma di rivelarsi. In questo senso la costruzione di sé è operata da Foucault attraverso il modello degli «esercizi spirituali» che gli perviene dall opera del filosofo e studioso Pierre Hadot. Gli «esercizi spirituali», che sono alla base del libro La cura di sé (1984), nascono negli stoici antichi quando l etica e le leggi giuridiche non avevano nessuna validità cogente e quindi il saggio era costretto a costruire da sé il proprio mondo (alla maniera di Seneca o Marco Aurelio) lavorando se stesso come una statua. Nasce quindi un etica dell estetica che prevede la costruzione di sé stessi attraverso delle pratiche che consistevano, ad esempio, nell appuntare in un diario ciò che succedeva per poi perfezionarsi. Questa etica dell estetica implica che il potere non sia più guardato dall esterno ma dall interno, cioè da come ciascuno si disciplina. intervista 45

7 daniele bernardi In un intervista del 1984, intitolata L etica della cura di sé come pratica della libertà, Foucault parlava della possibilità «di un esercizio di sé su di sé, attraverso cui si cerca di elaborare se stessi, di trasformarsi e di accedere a un certo modo di essere». È quindi la maniera «in cui il soggetto si costituisce in un modo attivo, attraverso le pratiche di sé» ad interessare il filosofo. Si tratta di pratiche dunque in cui il singolo si svincola da una certa concezione delle «relazioni di potere» e si produce in quanto soggetto nuovo? Bisogna stabilire una distinzione che Foucault riteneva di non aver sufficientemente fatto in modo chiaro nel passato: cioè quella tra potere e dominio. Il potere è un gioco di reciprocità tra vari agenti in cui esiste la fluidità. Cioè è un gioco che implica una diversificata distribuzione del potere. Il dominio invece è una forma di blocco delle situazioni. Quindi la libertà e la liberazione dipendono, in situazioni chiuse come le dittature, dalla possibilità di rompere questo blocco e di trasformare il dominio in potere. In società democratiche o relativamente tolleranti l individuo è sostanzialmente solo, e per questo ha bisogno degli «esercizi spirituali». Ma Foucault fa un passo ulteriore nei suoi ultimi corsi al Collège de France e si pone il problema di come ciascuno possa costruire se stesso liberandosi e conquistando non soltanto una liberazione in senso nazionale-politico (Foucalut da giovane era stato legato ai movimenti di liberazione del Nord Africa, aveva vissuto in Tunisia, aveva recepito gli effetti della Guerra d Algeria e aveva partecipato sebbene non fosse stato in Francia quegli anni alle ideologie del 68). La liberazione è dunque, sostanzialmente, un movimento che può essere collettivo, la libertà, nello specifico, è legata invece ad un moto più individuale, che implica una volontà di separarsi da sé e autosovvertirsi, in maniera tale da lasciare spazio anche ai propri desideri. Nella conferenza Che cos è un autore, citata all inizio dell intervista, Foucault concludeva in questo modo: «Si tratta di rivoltare il problema tradizionale. Non porre più la domanda: come può la libertà di un soggetto inserirsi nello spessore delle cose e dare loro un senso, come può animare, dall interno, le regole di un linguaggio e chiarire così le finalità che le sono proprie? Ma porre piuttosto queste domande: come, secondo quali condizioni e sotto quali forme, qualcosa come un soggetto può apparire nell ordine dei discorsi?». Queste affermazioni, inerenti alla «funzione-autore» e alla scrittura, possono essere messe in relazione 46

8 Intervista a Remo Bodei alle sopracitate «pratiche di sé»? Foucault vede nella scrittura (o più in generale nell arte) un possibile esercizio di libertà capace di modificare il soggetto? Senz altro. Un anno prima del saggio citato, Roland Barthes aveva scritto un noto articolo intitolato La morte dell autore (1968), in cui poneva lo stesso problema. Si tratta di una questione che attraverserà tutto il periodo del primato della filosofia strutturalista (da Claude Lévi-Strauss a Louis Althusser): e cioè che il soggetto, in quanto individuo, per quanto riguarda l opera, in fondo non conta. Quello che conta è la struttura e l autore non è che un tramite di una trasmissione di saperi che vengono prima di lui e poi andranno oltre. È quella che Foucault chiamava la «transdiscorsività». Quindi in generale, aldilà della scrittura e della presenza dell autore (o del lettore), il soggetto è qualcosa che è immerso in un flusso di cui è parte ma di cui non è padrone così come noi non siamo padroni del linguaggio. C è un elemento di impersonalità che conta nell opera di Foucault. Ci si può liberare attraverso la scrittura, ma non creando delle opere per avere successo o denaro, ma perché guardando dentro se stessi si cambia. Dunque, fare interagire elementi che sono un misto di desiderio, quindi di fantasia, e realtà (come i romanzi e le poesie) può essere visto come una sorta di variante degli «esercizi spirituali». intervista Se Michel Foucault non ci avesse prematuramente lasciati oggi avrebbe 88 anni e vedrebbe un frenetico succedersi di eventi e di trasformazioni sociali. A suo avviso, su quali questioni del presente si sarebbe maggiormente soffermato? Naturalmente è tutto congetturale. Io ho l impressione che avrebbe ripreso i problemi affrontati negli anni 70 (cioè quelli più legati alla società che alla formazione dell individuo). Probabilmente avrebbe visto in queste migrazioni così importanti e in questo incontro tra culture a lungo separate una sfida per capire come l uomo occidentale si costruisce. Inoltre, Foucault aveva anche una predilezione per la filosofia Zen (aveva rapporti piuttosto frequenti con artisti, scrittori e filosofi giapponesi), ma ha sempre lasciato in ombra il contorno. C è un filosofo e sinologo francese (François Jullien) che sta scrivendo diversi libri non tanto per capire la cultura o la filosofia orientali, ma per circoscrivere, attraverso le domande che quella filosofia fa e a cui noi non diamo risposta, cosa noi pensiamo cioè per andare ai presupposti taciti della nostra cultura. Io immagino che questo aspetto sarebbe interessato a Foucault, così come si sarebbe occupato del problema molto più cogente della crisi finanziaria-economica. 47

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