Finanza e non profit. Tra frontiera e sfida.

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1 Finanza e non profit. Tra frontiera e sfida. Aosta, 09 maggio Riepilogo di sintesi della relazione presentata da Giuseppe Viscardi. Tipologie di organismi non profit individuate pag. 1 Cosa fa il mondo bancario per il terzo settore pag. 1 Finanza etica e finanza sociale pag. 2 Come si può suddividere attualmente il non profit sportivo pag. 3 Cosa può fare oggi la banca per il terzo settore? pag. 3 In più, la banca può mettere a disposizione del non profit. pag. 4 9/5/2013

2 FINANZA E NON PROFIT - TRA FRONTIERA E SFIDA Il non profit italiano è una realtà importante dal punto di vista economico e sociale: Centinaia di asili nido sono gestiti da Cooperative Sociali; anziani ricevono sostegno grazie all'intervento di volontari; poveri estremi ricevono assistenza e ricovero in organizzazioni Non Profit; Oltre volontari prestano servizio nel Pronto Soccorso; volontari in organizzazioni sono a disposizione della Protezione Civile; Oltre volontari si dedicano ai disabili in organizzazioni; Oltre organizzazioni Non Profit si occupano di salvaguardia dell'ambiente; numeri assolutamente indicativi, in quanto: Molti lavoratori del settore sono classificati in modo atipico; Il mondo del volontariato presenta numeri almeno doppi rispetto alle statistiche ufficiali, considerando le realtà che sfuggono ai censimenti e il vastissimo fenomeno dei fiancheggiatori e degli ex (nell associazionismo non si è mai veramente tali) Tipologie di organismi non profit individuate Il Non Profit (o Terzo Settore) ricomprende organizzazioni molto differenti e con bisogni finanziari diversificati; pertanto è necessario distinguere due tipologie: Cosa fa il mondo bancario per il terzo settore? Il mondo bancario ha storicamente vissuto con un certo disagio la relazione con il Non Profit, soprattutto quello che abbiamo definito "sociale". Le banche hanno sempre ragionato sulla base della dicotomia "privato/azienda". Una qualsiasi forma aggregata è sempre stata assimilata al mondo della produzione e vendita di beni o di servizi e in una logica di tipo imprenditoriale con diverse conseguenze, e tra esse: scarsa o nulla conoscenza delle aggregazioni diverse dall'impresa (associazioni, fondazioni, enti di varia natura, comitati, eccetera); scarsa o nulla conoscenza del mondo del Terzo Settore e delle sue specificità; applicazione di criteri tipicamente "for profit": il bilancio, le garanzie, il "camerale" indisponibilità di servizi e di metodi finanziari dedicati: tipi di conto, di finanziamento, persino tempi di vita diversi 1

3 perché il lavoro è dalle nove alle cinque, dal lunedì al venerdì, mentre il volontariato alle cinque comincia e dà il massimo vedi quello sportivo al sabato e alla domenica. I MODELLI ESISTENTI Mentre il mondo dell'impresa sociale, in particolare in forma cooperativistica, prende progressivamente piede in Italia nel dopoguerra con un'accelerazione a partire dagli anni settanta, la sensibilità verso forme di finanza sociale e finanza etica matura con più lentezza e si sviluppa in Italia a partire dagli anni novanta. Nascono, non senza fatica ed incomprensioni, esperienze finanziarie e poi bancarie che promanano direttamente dal Terzo Settore, che necessita di interlocutori e servizi che possiedano e mettano a disposizione conoscenze specifiche. FINANZA ETICA E FINANZA SOCIALE A questo punto, però, è necessario tracciare il confine esistente tra FINANZA ETICA e FINANZA SOCIALE Due cose molto diverse: la finanza etica è attenta ai contenuti e lascia in secondo piano costi ed efficienza. Anzi, in alcuni casi chiede al cliente di diventare socio, o perlomeno "sostenitore ideale", che condivida quindi parte dei rischi e metta a disposizione parte dei guadagni. Accettando, insomma, in virtù delle finalità etiche, una minore remunerazione dei capitali o un maggior costo del rischio. Un classico esempio di finanza etica è rappresentato dai fondi comuni che investono esclusivamente su aziende che non commerciano armi, che operano nella tutela ambientale, che sostengono l'agricoltura biologica, e via discorrendo. Oppure carte di credito o conti correnti che destinano una parte percentuale delle commissioni ad iniziative sociali. la finanza sociale è attenta ai fini e quindi deve puntare sulla qualità del servizio offerto in termini di catalogo prodotti, costi, efficienza, efficacia, disponibilità. Inoltre la finanza sociale costituisce l'unica forma di attenzione specifica che il sistema dedica a certe forme associative importanti nei numeri, ma trascurate nei fatti, ad esempio quelle sportive. Fare finanza sociale significa creare tipi di conto semplici, a costi bassissimi, che permettano a chiunque, anche a chi si deve inventare tesoriere di un'associazione, di operare nel tempo libero e utilizzando canali evoluti (Internet, postazioni ATM, ecc.). 2

4 Importante poter disporre di tipologie di finanziamento erogabili a clienti che non rispondono ai tradizionali criteri di bancabilità, come ad esempio l'anticipo del 5 X Anche il cosiddetto "microcredito", reso famoso dal premio Nobel Muhammad Yunus, padre della Grameen Bank, praticato ad esempio dalle Fondazioni Antiusura, è un servizio di finanza sociale. COME SI PUO' SUDDIVIDERE ATTUALMENTE IL NON PROFIT SPORTIVO Mettiamo a questo punto doverosamente un punto fermo. Quanto è importante lo sport nella galassia del Terzo Settore? Tantissimo: pesa per oltre il settanta per cento dell'intero mondo dell'associazionismo, e coinvolge secondo alcune stime tra i 20 e i 23 milioni di italiani. Eppure la normativa lo penalizza rispetto alle altre forme di associazionismo (solidale, ambientalista, culturale, ecc.), e persino in banca le regole sono più restrittive per questo genere di organizzazioni. ASSOCIAZIONI/ENTI CHE AL LORO INTERNO SVOLGONO ATTIVITA SPORTIVA ATTRAVERSO DELLE SEZIONI (es. i CRAL che al loro interno hanno le varie sezioni sportive, contabilmente non autonome. Ogni sezione potrà gestire autonomamente proprie risorse finanziarie, tenere il rendiconto delle entrate e delle uscite. I rendiconti delle sezioni sono autonomi ma costituiscono parte integrante di quello dell'associazione) ASSOCIAZIONI SPORTIVE DILETTANTISTICHE (riconosciute e non riconosciute) SOCIETA SPORTIVE DILETTANTISTICHE COSA PUO' FARE OGGI LA BANCA PER IL TERZO SETTORE? Esistono oggi in Italia pochissimi esempi di finanza sociale di diretta derivazione bancaria. I servizi tipicamente prestati consistono in conti correnti a costi molto contenuti, forfetizzati e trasparenti, facili da gestire, orientati sui cosiddetti "canali evoluti" (Internet, telefonia, ATM di ultima generazione. Sono poi indispensabili strumenti creditizi adeguati al mondo dell'associazionismo, e qui la questione si fa delicata, perché: 3

5 le procedure di erogazione del credito sono oggi automatizzate e rispettano severe regole di valutazione del merito creditizio imposte dalla comunità internazionale (c.d. "Accordi di Basilea"); il mondo delle "organizzazioni diverse dalle imprese", ed in particolare delle forme associative, non è ricompreso tra quelli assoggettabili a dette procedure; le banche sono così costrette ad una scelta: o applicare parametri di tipo "for profit"; o creare strumenti valutativi dedicati. Sono pochissime le banche che hanno inteso creare un modello di valutazione creditizia dedicato al Non Profit, con attribuzione di un "rating" che di fatto costituisce una "certificazione di qualità finanziaria" per l'organizzazione stessa. La necessità di ricorrere al finanziamento bancario per le organizzazioni del Terzo Settore è originata da alcuni fattori comuni sia al Non Profit sociale, sia a quello economico, e cioè: la lentezza nei pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione, che spesso è il principale o unico cliente, obbliga ad anticiparne i crediti per ottenere liquidità; gli investimenti strutturali richiedono di norma un piano finanziario su più esercizi, con ricorso totale o parziale a forme di finanziamento poliennali; persino i contributi a fondo perduto (il 5 X 1000 dallo Stato, gli interventi di fondazioni bancarie, industriali o di altro genere a fronte della presentazione di progetti) vengono erogati molto tempo dopo la loro delibera, talvolta addirittura a tranches; i tesseramenti o l'incasso delle quote di adesione (associative o ai servizi) sono entrate tipicamente "di periodo" (inizio anno, inizio stagione, ecc.), e talvolta accade di dover gestire i tempi tra una campagna di adesione e la successiva; e sono solo alcuni esempi. Saranno quindi necessari strumenti di finanziamento tipici, quali: Anticipo del 5 X 1000 (solo per i soggetti aventi diritto); Anticipo di contributi pubblici o privati; Anticipo su progetti presentati, con documentazione relativa al piano di rientro dall'esposizione bancaria; Smobilizzo (anticipo) di crediti verso enti pubblici; Smobilizzo (anticipo) di crediti verso clienti privati; Finanziamenti a medio/lungo termine per acquisto o ristrutturazione di immobili o beni strumentali; 4

6 Finanza agevolata dedicata al Terzo Settore; Finanziamento strumentale per impianti sportivi (rifacimento manti, impianto di illuminazione, spogliatoi, ecc.). IN PIU', LA BANCA PUO' METTERE A DISPOSIZIONE DEL NON PROFIT personale formato e informato, che conosce le esigenze e le specificità del settore; personale che ha voglia e capacità di fare relazione e di metterci la faccia; strumenti di conto corrente e canali evoluti per sostenere campagne di raccolta fondi (anche con siti internet dedicati); conoscenza delle problematiche amministrative e fiscali (ad esempio, diritto all'esenzione dall'imposta di bollo); formazione bancaria di base o evoluta per il management del Non Profit e per i soggetti privati collegati all'organizzazione; servizi dedicati alle persone del Non Profit (dipendenti, soci, simpatizzanti); l'insieme di conoscenze e di contatti, nella consapevolezza che il Non Profit tende a fare rete molto più del mondo "for profit"; i già ricordati servizi a contenuto etico e solidale; la messa a disposizione di strutture o materiali per riunioni, convegni, assemblee. Per concludere, una domanda; ha senso fare Non Profit senza essere Non Profit? Ovviamente no. La banca che vuole "fare" Non Profit deve provare ad "essere" Non Profit e a declinare in comportamenti concreti la "responsabilità sociale d'impresa", iniziando dalla trasparenza nei costi, nei comportamenti, nei rapporti. E poiché anche i bancari hanno un'anima, sono molte le associazioni di solidarietà composte esclusivamente da personale degli istituti di credito che dedicano tempo e risorse a vantaggio dei più bisognosi, oltre ai tanti colleghi impegnati nel volontariato. E questo ci inorgoglisce. 5

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