L'ESAME DEL CARBONIO 14

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1 1 L'ESAME DEL CARBONIO 14 Nel 1988 la sindone fu sottoposta all'esame del Carbonio 14, con l'intento di stabilirne l'età. Gli esiti dell'esame hanno portato a identificare la sindone come un tessuto di origine medioevale, databile tra il 1260 ed il Innumerevoli sono le perplessità sulle modalità di svolgimento di questa analisi e sull'attendibilità dei risultati ottenuti. 1. Di cosa si tratta. Negli anni cinquanta fu messo a punto negli USA un metodo in grado di stabilire l'età di reperti di origine organica. In natura esistono gli isotopi di uno stesso elemento chimico, tutti con la stessa carica elettrica data dal numero di protoni contenuti nel nucleo, ma con differente numero di neutroni. Oltre agli isotopi stabili, ne esistono alcuni instabili, che decadono con una vita media caratteristica di ciascun isotopo. Il carbonio è presente in tutte le sostanze organiche ed è costituito per quasi la totalità da 12 C e 13 C, isotopi stabili. Per effetto dell'irradiamento cosmico si forma nell'alta atmosfera l'isotopo instabile 14 C, in quantità assai esigua, un atomo di 14 C ogni 1000 miliardi di 12 C. Il 14 C è radioattivo e si disintegra con una certa velocità, trasformandosi in azoto ed emettendo energia. Il 14 C si combina facilmente con l'ossigeno, formando anidride carbonica, assunta dalle piante attraverso il processo della fotosintesi e quindi, in maniera indiretta, dagli animali attraverso la nutrizione. Fino a quando la pianta, l'animale o l'uomo sono in vita, il 14 C che si disintegra nell'organismo viene sostituito da altrettanto 14 C tramite il processo della nutrizione, mantenendo costante la quantità di 14 C presente in ogni organismo. Lo scambio con l'esterno cessa con la morte, il 14 C comincia a diminuire irreversibilmente. Quindi più un reperto è antico, meno radiocarbonio sarà presente in esso. Del 14 C è noto il tasso di decadimento, dimezza in 5730 anni. Se a questo dato si mette in correlazione la quantità di questo elemento presente nell'organismo al momento della morte e la quantità ancora presente nei resti, è agevole risalire alla datazione del reperto in questione. Vi sono due tecniche con cui si possono datare i reperti o loro campioni, anche di ridottissime dimensioni. Essi sono il metodo classico dei radioconteggi e il metodo della separazione isotopica con spettrometria con l'accelerazione a massa. Per poter ottenere una datazione significativa del campione è determinante l'integrità isotopica del campione stesso, vale a dire che la quantità di 14 C che lo costituisce non deve essere stata aumentata da 14 C estraneo, introdottosi dopo la morte. Se altro 14 C ha contaminato i resti e non si riesce a eliminarlo con appositi trattamenti di pulizia

2 2 la datazione non ha alcun valore. In questo caso il campione risulterebbe più radioattivo e quindi necessariamente più giovane. La datazione richiede quindi una grande attenzione nell'esecuzione ed una altrettanto grande prudenza nella valutazione dei risultati ottenuti. Per una datazione da ritenersi attendibile si devono avere più date e tali dati devono corrispondere con i risultati offerti da altre discipline di ricerca. Una sola data ottenuta all'indagine del 14 C equivale a nessuna data. Sono fondamentali altri dati cronologici concordanti, forniti da altre discipline. Il 14 C non costituisce una prova infallibile, sono innumerevoli i casi registrati di errori, al limite del paradossale, verificatisi nella datazione di reperti archeologici. Avendo raccolto nove prove a favore di una datazione e discordando con esse la datazione al radiocarbonio, risulta nettamente da escludersi il risultato ottenuto dall'esame al 14 C. Il rischio della contaminazione è reale e ingente. 2. L'esame sulla sindone. Nel 1931, di fronte alle richieste avanzate da più parti di procedere a particolari esami sul telo sindonico, Pio XI si era espresso con queste prudenti parole: "Non conveniamo in questa idea. La Sindone, come ci narra la storia, è stata esposta a troppe vicissitudini, fra cui la prova del fuoco e dell'acqua. In queste condizioni, potrebbe non offrire alla ricerca dello scienziato tutti gli elementi necessari". Tali dichiarazioni riflettono ante litteram alcune perplessità che furono a più riprese avanzate da quando, negli anni settanta, iniziò a farsi strada l'idea di sottoporre la sindone all'esame del radiocarbonio. E' evidente che il reperto "sindone" non risponde alle caratteristiche minime richieste per una radiodatazione che possa offrire dei risultati in qualche misura attendibili. Ciò è dato dal fatto che riguardo la sindone le fonti di contaminazione sono state e sono innumerevoli, spesso risultando ignote, dal momento che non sono chiare e conosciute con certezza le vicissitudini di questo reperto. Ciò, ammesso e non concesso che una radicale ripulitura dalle eventuali contaminazioni note sia possibile, rende impossibile procedere a questo trattamento previo richiesto dalla datazione. E' impossibile ricostruire le vicissitudini del reperto e le fonti di contaminazione che possono averlo interessato durante la sua plurisecolare storia. E' inoltre importante notare che alcuni reperti organici si caratterizzano per un intenso scambio con l'ambiente circostante, assumendo in tal modo materiale biologico esterno. Tra questi reperti si segnalano i tessuti ed in particolare il lino che, per la particolare conformazione molecolare delle sue fibre, registra, già al momento della macerazione, un intenso interscambio con

3 3 l'ambiente. Il lino e tanto meno la sindone non sono quindi un sistema chimico chiuso. Durante la sua storia il telo sindonico è stato interessato da innumerevoli circostanze ed è entrato in contatto con svariate sostanze che possono averne alterato in misura ragguardevole la composizione chimica. Dopo lunghe discussioni, nel 1986 venne sancito un protocollo che avrebbe permesso di intraprendere l'esame radiocarbonico della sindone. Si prevedeva in particolare che: a. L'esame sarebbe stato effettuato contemporaneamente da 7 laboratori. b. Si sarebbero impiegati entrambi i metodi disponibili per la radiodatazione. c. Vi sarebbero state tre istituzioni certificanti, la Pontificia Accademia delle Scienze, il British Museum e l'arcivescovado di Torino. Nel 1987, per svariate ragioni, si optò per ridimensionare l'entità delle statuizioni previste dal protocollo. I laboratori coinvolti furono ridotti a tre, Oxford, Tucson e Zurigo, che impiegavano solo uno dei due sistemi disponibili. La Pontificia Accademia delle Scienze non figurava più tra le istituzioni garanti della ricerca. Ciò avrebbe permesso di effettuare solo tre prelievi di ridotta entità, a fronte dei sette più ingenti preventivati in precedenza. I laboratori da sette si ridussero a tre, le istituzioni di controllo da tre a due, i metodi impiegati da due a uno solo. Il 21 aprile 1988 nella sacrestia del duomo di Torino si svolgono le operazioni che portano al prelievo dei tre campioni. Ogni campione viene consegnato, assieme a due altri campioni di controllo di età nota, ai rappresentanti dei tre laboratori. I tre campioni, dopo lunghe discussioni, furono prelevati da uno stesso punto del lenzuolo, in basso a destra dell'immagine frontale.

4 4 3. I risultati. Il 13 ottobre 1988 il cardinale Ballestrero, arcivescovo di Torino, dava comunicazione dei risultati ottenuti dalle analisi condotte sui campioni della sindone. Con dispaccio pervenuto al Custode Pontificio della Sacra Sindone il 28 settembre 1988, i laboratori dell'università dell'arizona, dell'università di Oxford e del Politecnico di Zurigo che hanno effettuato le misure di datazione al radiocarbonio del tessuto della Sacra Sindone, tramite il Dott. Tite del British Museum, coordinatore del progetto, hanno finalmente comunicato il risultato delle loro operazioni. Tale documento precisa che l'intervallo di data calibrata assegnato al tessuto sindonico con livello di confidenza del 95% è tra il 1260 ed il 1390 dopo Cristo. Le informazioni più precise e dettagliate su questo risultato saranno pubblicate da parte dei laboratori e del Dott. Tite su una rivista scientifica con un testo in via di elaborazione. Per parte sua il Professor Bray dell'istituto di metrologia "G. Colonnetti" di Torino, incaricato della revisione della relazione riassuntiva presentata dal Dott. Tite, ha confermato la compatibilità dei risultati ottenuti dai tre laboratori, la cui certezza rientra nei limiti previsti dal metodo adoperato. Dopo averne informato la Santa Sede, proprietaria della Sacra Sindone, dò notizia di quanto mi è stato comunicato. Nel rimettere alla scienza la valutazione di questi risultati, la Chiesa ribadisce il suo rispetto e la sua venerazione per questa veneranda icona di Cristo, che rimane oggetto del culto dei fedeli in coerenza con l'atteggiamento da sempre espresso nei riguardi della Sacra Sindone, nella quale il valore dell'immagine è preminente rispetto all'eventuale valore di reperto storico - atteggiamento che fa cadere le gratuite illazioni di carattere teologico avanzate nell'ambito di una ricerca che era stata prospettata come unicamente e rigorosamente scientifica. Nello stesso tempo i problemi dell'origine dell'immagine e della sua conservazione restano ancora in gran parte insoluti ed esigeranno ulteriori ricerche ed ulteriori studi, verso i quali la Chiesa manifesterà la stessa apertura, ispirata dall'amore per la verità, che ha mostrato permettendo la datazione al radiocarbonio non appena Le fu sottoposto un ragionevole programma operativo in proposito. Il fatto spiacevole che molte notizie relative a questa ricerca scientifica siano state anticipate sulla stampa, soprattutto di lingua inglese, è motivo di un mio personale rincrescimento perché ha favorito anche l'insinuazione, non certo serena, che la Chiesa avesse paura della scienza tentando di nasconderne i risultati, accusa in palese contraddizione con gli atteggiamenti che la Chiesa, anche in questa circostanza, ha portato avanti con tutta fermezza Rispondendo alle domande dei giornalisti presenti, il cardinale Ballestrero cominciò con due osservazioni. Innanzitutto, dichiarò che: "la Sindone oggetto di culto lo è, sacra icona del volto di Cristo lo è e lo rimane".

5 5 Poi, a chi gli chiedeva se il lenzuolo è autentico o un falso, rispose che: "la domanda non è del tutto pertinente, non è del tutto oggettiva, in quanto la Sindone ha una sua autenticità nella dimensione dell'icona che è". In un'intervista rilasciata alcuni mesi dopo, il prelato torinese aggiungeva: Vorrei però sottolineare che la Chiesa non ha accettato ad occhi chiusi i risultati. La Chiesa ha creduto, anche per liberarsi da un'accusa di paura e di slealtà, di dare udienza alla scienza. La scienza ha parlato, adesso la scienza giudicherà sui risultati. Nessuno mi ha fatto dire che io accetto questi risultati. Non l'ho detto e non lo dico perché non tocca a me, non sono io il giudice della scienza. Che questo aver dato udienza alla scienza non sia costato alla Chiesa non è vero: però la Chiesa è serena, ha ribadito e ribadisce che il culto della Santa Sindone continua e che la venerazione per questo sacro lino rimane uno dei tesori della nostra Chiesa». E sottolineo ancora quel che ho detto tante volte: se la Sindone è entrata nella liturgia di una Chiesa, ciò è significativo della sua importanza e della sua validità. Il discorso della scienza va per la sua strada: ed è chiarissimo che esso è tutt'altro che esaustivo rispetto a questo sconcertante telo sindonico che evoca il volto di Cristo, e non soltanto il volto, che evoca il mistero della Passione e della Morte del Signore, e fors'anche della Risurrezione. E questa è la ragione della mia serenità anche se, evidentemente, le interpretazioni date alla pubblicazione dei risultati sono state alle volte lette come "consensi di Chiesa" che, in realtà, la Chiesa non ha dato, non poteva e non doveva dare". Riguardo alla parola icona, da lui usata nel comunicato ufficiale, il cardinale ha successivamente scritto: Icona significa immagine, senza dire se sia stata fatta da mano d'uomo (e tanto meno con quale eventuale procedimento tecnico) o se non sia stata fatta da mano d'uomo. Il 18 agosto 1990 il portavoce della Santa Sede dichiarava: "Il risultato della datazione medievale viene a costituire un punto singolare, anzi in contrasto, rispetto ai precedenti risultati, i quali non erano contraddittori con una datazione risalente a 2000 anni fa. Si tratta di un dato sperimentale fra gli altri con la validità e anche i limiti degli esami settoriali che sono da integrare in un quadro multidisciplinare".

6 6 4. Fonti di possibile contaminazione. Come si è già evidenziato, oltre a numerose perplessità sulle modalità in cui sono stati effettuati i prelievi di tessuto, condotte le indagini, elaborati e comunicati i risultati, emerge chiaramente che in questo esame non sono stati debitamente considerati i numerosi fattori che, lungo la storia della sindone, possono aver sensibilmente alterato la composizione chimica del reperto in questione, aumentando la quantità di 14C e quindi di conseguenza rendendo inattendibile la datazione ottenuta. Alcuni di questi fattori di contaminazione sono: a. L'incendio subito. b. L'esposizione al fumo delle candele, allincenso, al sudore ed al respiro dei pellegrini. c. Il contatto con argento ad altissime temperature. d. Il ripetuto contatto con l'acqua. e. Il contatto con numerosi altri tessuti, in particolare la tela d'olanda dal 1534 al f. L'essere stata impregnata di mirra, aloe e altre sostanze oleose. g. L'essere probabilmente stata bollita nell'olio nel h. L'essere stata toccata da innumerevoli pellegrini. i. La presenza di muffe, funghi ed altri micro-organismi. l. L'incidente di Chernobyl, m. Il processo di formazione dell'immagine, spiegabile solo con l'emissione di una grande quantità di energia che ha investito il tessuto. E' inoltre da notare che: a. Contemporaneamente all'esame del 14C non sono state condotte altre indagini multidisciplinari coordinate. b. La storia della sindone non è interamente conosciuta. c. I tre campioni sono stati prelevati tutti nella stessa parte del tessuto, non permettendo una verifica comparata. d. Il sito del prelievo si trova sul bordo del tessuto, area grandemente contaminata per il contatto con le mani di quanti reggevano la sindone durante le ostensioni e con innumerevoli altre sostanze estranee. e. I campioni tessili prelevati potrebbero appartenere ad un tessuto diverso da quello sindonico, frutto di un rammendo medioevale, come lascia intuire la presenza di varie sostanze estranee ed una diversa tessitura. f. Si è impiegato un solo metodo di datazione.

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