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1 Panorama Internazionale La Scandinavia tra neutralismo, peacekeeping e partnership regionali Gianluca Sardellone La Scandinavia è una vasta regione (oltre un milione di kmq) che comprende Danimarca, Svezia, Norvegia, Finlandia ed Islanda, la cui importanza geopolitica non è mutata nel nuovo scenario internazionale seguito alla fine del mondo bipolare e al crollo del sistema sovietico. Propaggine settentrionale del Vecchio Continente, venne coinvolta, suo malgrado, nei drammi causati dalla Seconda Guerra Mondiale e sottoposta alle mire egemoniche di Germania ed URSS, che la ritenevano fondamentale per il perseguimento dei loro obiettivi geostrategici. In seguito, durante la Guerra Fredda, ha rappresentato una sorta di marca di frontiera tra il blocco occidentale e quello comunista, considerata la contiguità geografica con l URSS, la massiccia presenza navale sovietica nel Mar Baltico e nell Artico e di basi NATO in Norvegia e Islanda. Oggi, venuto meno il confronto bipolare, questa regione 14 resta, mutatis mutandis, centrale negli equilibri continentali: è, infatti, contigua geograficamente con la Russia e con quelle Repubbliche Baltiche che, insieme con Ucraina e Georgia, potrebbero rappresentare un elemento chiave per il futuro dei rapporti tra NATO e Russia. A delineare una sorta di Grande Gioco contribuiscono, inoltre, i giacimenti petroliferi off-shore nel Mare del Nord, il progetto in fieri di un gasdotto sottomarino nel Mar Baltico e, soprattutto, le mire delle maggiori potenze mondiali (USA e Russia in primis) sulla vicina Artide, soggetta a uno status di internazionalità, ma potenziale bacino di risorse energetiche. L Europa Nordica appare un case-study decisamente interessante anche sotto l aspetto militare e della sicurezza: formata da Paesi membri della NATO (Norvegia, Islanda e Danimarca co-fondatori, nel 1949, dell Alleanza) e Paesi storicamente neutrali (Svezia e Finlandia), ha visto, dopo il 1945, svilupparsi una serie di iniziative di cooperazione regionale e un costante contributo alle operazioni di peace-keeping condotte a livello internazionale, che ha caratterizzato l intera seconda metà del XX secolo (Svezia e Norvegia sono, infatti, dopo USA, Regno Unito e Giappone, i principali finanziatori dell ONU e, in rapporto al Prodotto Interno Lordo, i primi due al mondo). Dopo il fallimento, nel 1948, di un progetto di alleanza regionale tra Svezia, Norvegia e Danimarca (una sorta di CED nordica), la partnership regionale ha tratto nuova linfa dalla fine della Guerra Fredda e dall esplosione dei conflitti etnicosecessionistici nei Balcani: questo ha, così, favorito lo sviluppo, sia pure entro certi limiti, di un unicum sotto l aspetto strategico che ha trovato nel Nordic Battle Group, nel NORDBATT I e II e nel Battaglione Baltico le sue espressioni più interessanti. Il Nordic Battle Group include Estonia, Finlandia e Norvegia, mentre il Battaglione Nordico (NORDBATT I) ha operato in Macedonia a partire dal 1993, con la partecipazione di Svezia, Finlandia e

2 Norvegia. I risultati conseguiti hanno permesso, successivamente, la nascita di NORDBATT II (nel contesto UNPROFOR): schierato a Tuzla, ha visto la partecipazione di Danimarca e Svezia, supportate dalla Norvegia che ha fornito un ospedale da campo, elementi del genio ed una squadra di elicotteri. Il trasferimento del comando delle operazioni dall ONU alla NATO e la creazione della SFOR ha segnato una nuova tappa nella partnership regionale: il Battaglione Nordico si è esteso ad un paese, la Polonia, per mezzo secolo appartenente al Patto di Varsavia ed ha portato alla nascita di una brigata all interno della Divisione Multinazionale a guida americana. La partecipazione alla KFOR non ha dato, tuttavia, origine a forze congiunte come avvenuto precedentemente in Bosnia: mentre le forze svedesi, norvegesi e finlandesi operavano nella Brigata multinazionale a guida britannica dislocate nella parte centrale della regione, quelle danesi agivano nel nord. Quella fase è stata fondamentale per il rafforzamento della cooperazione regionale ed il superamento delle divisioni provocate da mezzo secolo di Guerra Fredda: lo testimonia il Battaglione Baltico (BALTBAT) che ha visto operare in modo congiunto non solo unità di Svezia, Finlandia e Norvegia, ma anche delle repubbliche Baltiche appartenenti all ex URSS. E, last but not least, ha favorito l approfondimento dei legami strategici con la NATO: l ingresso nella Partnership for Peace prima e nell Euro-Atlantic Partnership Council (EAPC) di Svezia e Finlandia (tradizionalmente neutrali) ha dato avvio ad una visione più congiunta della sicurezza a livello regionale. Ma, soprattutto, ha permesso, nell era post-bipolare e delle minacce asimmetriche, il definitivo superamento della divisione ideologica con Norvegia, Danimarca e Islanda che, fin dal 1949, avevano operato una differente scelta strategica aderendo alla NATO. Gli attori regionali La Svezia è un paese storicamente neutrale, ma sempre attenta ai temi della difesa e della sicurezza: durante la Prima Guerra Mondiale, pur non schierandosi né con l Intesa né con gli Imperi Centrali (come la Danimarca), aveva deciso di rifornire la Germania, subendo, dopo il 1918, la perdita delle isole Aland a favore della Finlandia. La scelta neutralista venne reiterata anche nella Seconda, sia pure temperata dalla concessione alle forze tedesche del diritto di passaggio sul territorio svedese e, soprattutto, dopo il 1945 quando, con la nascita dei due blocchi in Europa, il Paese scelse di non aderire né alla NATO, né al Patto di Varsavia. Dopo il 1989, il Governo ha iniziato a ri-considerare la geostrategia seguita fino ad allora, rafforzando i legami con la NATO e, sia pure come osservatore, con l UEO, ormai assorbita dall UE di cui la Svezia è divenuta membro nel La scelta neutralista, peraltro, non ha significato, per la Svezia, scarso interesse verso le tematiche della sicurezza: nonostante la riduzione nella quota del PIL destinato alla Difesa, il paese è, in Europa, tra quelli meglio organizzati sotto l aspetto militare. Le Forze Armate contano 24mila uomini, sia volontari che coscritti, con 262mila riservisti: l Esercito ha subito un massiccio processo di ristrutturazione, con il passaggio ad una struttura su base di brigata e dispone, tra l altro, di 280 carri armati e 250 pezzi di artiglieria. Il medesimo re-styling ha riguardato marina ed aeronautica: la prima comprende, oggi, due flottiglie di superficie, un battaglione di controllo ed acquisizione di informazioni, una brigata anfibia ed una flottiglia di sottomarini, oltre a cinque corvette, una ventina di pattugliatori costieri armati, venticinque cacciamine, mezzi anfibi ed unità logistiche e di supporto, con due basi operative (Muskö e Karlskrona) ed una di supporto (Goteborg). L Aeronautica conta membri volontari e coscritti, con circa 130 aerei da combattimento JAS Gripen, supportati da ricognitori per la guerra sottomarina e la sorveglianza elettronica, aerei da trasporto C-130, missili terra-aria Maverick e aria-aria Sidewinder. Militari svedesi sono presenti, inoltre, nelle missioni EUFOR a guida UE lungo la frontiera tra Ciad e Repubblica Centrafricana (duecento effettivi) ed in Bosnia, senza contare gli osservatori attivi in Congo, Sudan, lungo la frontiera Etiopia-Eritrea e quella India-Pakistan. La Finlandia, nonostante la fine del In alto, militare finlandese di ISAF. A destra, militari danesi di ISAF NATO n.?

3 Neutralismo e partnership con la NATO: il caso della Finlandia I rapporti tra la Finlandia e la NATO iniziano, formalmente, con l adesione di Helsinki, nel 1994, alla Partership for Peace ed il rafforzamento dei legami strategici, nel contesto dell Individual Partnership Program. La condivisione di obiettivi politicomilitari ha favorito la partecipazione finlandese alle attività della NATO ed il sostegno da parte dell opinione pubblica. Nel 1997 il Paese ha aderito all Euro-Atlantic Partnership Council (EAPC), completando il processo che l aveva portato nel 1995 ad aderire al Planning Process per migliorare l interoperabilità nelle missioni di pace e, poi, all Operational Capabilities Concept. La Finlandia è consapevole delle responsabilità che, nell attuale scenario geostrategico, competono a ciascun paese e del carattere ormai globalizzato della sicurezza. Il contributo finlandese nell addestramento alle attività di peace-keeping è particolarmente apprezzato dall Alleanza: Helsinki ha messo a disposizione un Battaglione di fanteria meccanizzata, uno del genio, un cacciamine ed alcuni velivoli ad ala fissa, ottenendo il formale riconoscimento di Ninisalo quale centro di addestramento per la Pf P. L impegno profuso in altre iniziative come lo sminamento dei Balcani e la distruzione di alcune piattaforme missilistiche in Georgia si accompagna con quello in ambito civile, nella gestione delle emergenze legate ad attacchi nucleari, chimici o batteriologici (NBC) e catastrofi naturali ed ambientali, sotto il coordinamento dell Euro-Atlantic Disaster Response Coordination Centre. bipolarismo, resta un paese neutrale come la Svezia: ma, pur non facendone parte, ha intensificato la cooperazione con la NATO, aderendo alla Partnership for Peace e partecipando alle operazioni in Kosovo ed Afghanistan. Il paese vede oggi svilupparsi un intenso dibattito interno circa l opportunità di recedere, sia pure solo parzialmente, dal tradizionale neutralismo che, de facto, rischia di emarginarlo dal processo internazionale di decision-making a vantaggio della vicina Russia. Mosca, storicamente, ha nutrito mire egemoniche sulla Finlandia: il trattato di pace del 1920, che aveva stabilito i confini tra i due paesi, era stato oggetto di revisione nel 1939, quando Mosca aveva preteso non solo l istmo di Carelia (con la città di Viborg), ma anche la creazione di proprie basi aero-navali, con cui controllare il Mar Baltico. La 16 In alto, cerimonia inaugurazione Northern Viking In basso, militari finlandesi di ISAF del CIMIC sconfitta dell Armata Rossa nella cosiddetta Guerra d inverno aveva attirato l interesse di Germania ed Italia, convinte di poter fare della Finlandia stessa un utile partner in funzione anti-sovietica: nel 1941, la Finlandia, quindi, si schierava con la Germania nell Operazione Barbarossa (scelta che avrebbe pesato non poco sui destini nazionali). Terminata la guerra, infatti, Stalin impose che si tornasse ai confini del 1940: poiché la Finlandia era appartenuta, fino al 1917, agli zar, Mosca pretese la cessione non solo della Carelia, ma anche dei territori a nord-ovest del Lago Onega e della regione di Petsamo (oltre alla smilitarizzazione delle isole Aaland), in modo da creare un confine diretto con la Norvegia (destinata ad entrare nella NATO) e garantire a Mosca uno sbocco sul Mar Glaciale Artico. Nel 1948, al fine di chiudere ogni contenzioso, veniva siglato un Trattato di Amicizia che vincolava la Finlandia a resistere a qualsiasi attacco all URSS condotto dalla Germania o dai suoi Alleati oltre al pagamento dei danni di guerra. Il crollo dell URSS ed il contestuale ingresso delle Repubbliche Baltiche nell UE e nella NATO ha avuto notevoli ripercussioni per le scelte strategiche della Finlandia, amplificate, peraltro, dal crescente interesse della vicina Svezia verso l Alleanza: il distacco, sia pure parziale, dal tradizionale neutralismo svedese rischiava, infatti, di acuire l isolamento di Helsinki, il cui maggiore impegno in tema di soft-security appariva, ormai, improcrastinabile. Per questa ragione, forze finlandesi hanno preso parte a varie missioni di peace-keeping in Bosnia- Erzegovina (Operazione Altea), Serbia (Joint Enterprise), Kosovo (circa quattrocento militari operano nell area di Pristina sotto la guida irlandese), Afghanistan nel contesto ISAF (un ottantina di effettivi), lungo la frontiera tra Ciad e Repubblica Centrafricana (una sessantina di uomini inquadrati nella forza a guida UE) e, soprattutto, Libano nella missione UNIFIL II (pressoché simboliche sono le presenze di

4 osservatori finlandesi lungo il confine Etiopia-Eritrea e quello indo-pakistano). Le Forze Armate contano su 29mila uomini (di cui 20mila nell Esercito e gli altri equamente divisi tra Marina ed Aeronautica), oltre a circa 3mila paramilitari e ben 340mila riservisti sottoposti a periodici aggiornamenti: il servizio militare, obbligatorio, dura 12 mesi per gli Ufficiali ed i soldati con compiti particolari. L Esercito è, attualmente, oggetto di un processo di riorganizzazione ed up-grading, potendo contare su carri armati Leopard di fabbricazione americana e T-72 russi, con oltre pezzi di artiglieria ed elicotteri Mi-8 da supporto. La Marina dispone di una dozzina di unità per il pattugliamento costiero, una ventina di cacciamine, unità anfibie e di supporto logistico, con due basi (Upinniemi e Turku); l Aeronautica, dal canto suo, annovera oltre a circa tremila effettivi, coscritti, con tre comandi aerei (Satakunta, Carelia e Lapponia che si occupano, rispettivamente, della zona occidentale, orientale e settentrionale del Paese), un parco aereo formato da una sessantina di F-18 da combattimento, unità da trasporto e per la caccia ai sottomarini. Una scelta strategica completamente diversa ha, per contro, caratterizzato la storia degli altri paesi della regione: Danimarca, Norvegia ed Islanda. La Danimarca è il più piccolo (appena 40mila kmq) e meridionale dei paesi scandinavi: neutrale durante la Prima Guerra Mondiale, poté beneficiare della sconfitta tedesca per recuperare, nel 1920, lo Schleswig-Holstein perso nel 1864 contro la Prussia. Questa scelta di non-coinvolgimento venne reiterata anche nella Seconda Guerra Mondiale, ma non sortì i medesimi vantaggi: occupata dalla Germania, infatti, dovette subire la perdita dell Islanda (1944) ed un deciso ri-dimensionamento del proprio peso regionale. Siffatte esperienze indussero, nel secondo dopoguerra, il Paese verso scelte strategiche del tutto nuove: temendo una possibile revanche tedesca e, soprattutto, la presenza nel Baltico di Polonia ed URSS, il Paese entrò, nel 1949, nella NATO quale membro fondatore, compiendo una netta cesura rispetto al passato. Attualmente, le Forze Armate danesi dispongono circa 29mila uomini, oltre la metà dei quali nell Esercito, cui se ne aggiungono oltre 50mila nella Guardia Nazionale. La Marina, fondamentale per una penisola, conta circa 3mila effettivi, con fregate lanciamissili, unità leggere per il pattugliamento costiero, lo sminamento ed il supporto logistico e si avvale di due porti (Korsøer e Frederikshavn) ed una base aeronavale (Karup, nella penisola dello Jutland). L Aeronautica conta su uomini e tre basi, con una cinquantina di aerei da combattimento F-16, supportati da velivoli da trasporto C-130 ed installazioni radar munite di missili Neutralismo e partnership con la NATO: il caso della Svezia Come la Finlandia, anche la Svezia, nonostante la lunga tradizione neutralista, vanta stretti legami con la NATO. Ha aderito, nel 1994, alla Pf P, per incrementare la cooperazione con l Alleanza nei settori di interesse comune, successivamente al Planning and Review Process e, nel 1997, all Euro-Atlantic Partnership Council. Nel 1996 la partecipazione di un Battaglione svedese alla missione in Bosnia ha assicurato il plauso della NATO e l ottenimento, l anno seguente, di uno speciale status per il centro di Swedint, designato come Centro di Addestramento per la Pf P. Nel 1999, la Svezia ha partecipato alla KFOR con una Compagnia meccanizzata ed alcune unità di supporto, ottenendo successivamente (aprile 1999) una nuova gratificazione: Almnäs, presso Stoccolma, è divenuto centro ufficiale di addestramento per la Pf P (a partire dal 2004, tuttavia, è stato realizzato un nuovo centro a Kungsangen, a nord della capitale, che si occupa di assistenza umanitaria, ricerca e soccorso, peacekeeping e di attività connesse con il controllo democratico sulle Forze Armate, conditio sine qua non per cooperare con la NATO). Nel 2007 il Governo ha pubblicato una lista di unità disponibili per missioni, addestramento ed esercitazioni a guida NATO ed UE (un Battaglione di fanteria meccanizzata, uno di fanteria leggera, uno anfibio, una Compagnia del genio, una per le emergenze NBC, un gruppo operazioni speciali, supportati da sottomarini, corvette, aerei da combattimento e trasporto). Dopo il vertice NATO di Istanbul, la Svezia ha rafforzato la cooperazione con alcuni paesi limitrofi (Estonia, Finlandia e Norvegia) per la gestione congiunta delle emergenze civili: un esercitazione nel settembre 2008 con la NATO, con il coinvolgimento di attori civili e militari, ha confermato l interoperabilità degli assets svedesi, di cui sono prova anche i circa trecento militari attivi in ISAF e gli altrettanti nella KFOR. In alto: pezzo d artiglieria della Svezia A destra, inaugurazione centro addestramento NATO 2003 n.?

5 anti-aereo. Forze danesi sono attive in varie operazioni di pace: oltre 400 uomini sono presenti in ISAF ed altrettanti in Iraqi Freedom, mentre una compagnia di fanteria agisce nella KFOR ed una settantina di soldati è presente nell ex Repubblica sovietica di Kirghisia. L Islanda, fino al 1944 parte del Regno danese, occupa una posizione di elevata rilevanza geostrategica, a nord dell Atlantico, nelle vicinanze del Circolo Polare Artico e rappresenta, insieme con la Groenlandia, l estremità settentrionale dell Alleanza Atlantica. Questa peculiare posizione geostrategica ne ha fatto un elemento di scontro tra gli USA e la Germania nazista durante la Seconda Guerra Mondiale: il Presidente americano Roosevelt, infatti, la fece occupare, inserendola nella sfera di sicurezza degli USA, per evitare che venisse inclusa nella zona operativa illimitata del comando navale tedesco, voluta da Hitler quale ritorsione per il Lend-Lease Act (decisione analoga venne presa anche per la disabitata Groenlandia, appartenuta fino al 1959 al Regno danese). Quell inserimento avrebbe segnato il futuro della piccola isola: membro fondatore della NATO, l Islanda (priva di Forze Armate) siglava un Accordo bilaterale di sicurezza con gli USA nel Dipendente dal Comando NATO dell Atlantico Orientale, durante la Guerra Fredda ha fornito importanti basi per il controllo della regione compresa tra l Atlantico, il Mare del Nord e il Mar Glaciale Artico contro possibili incursioni della flotta sovietica, rappresentando, insieme con la Groenlandia, un fondamentale avamposto della NATO in Europa. Gli USA, mediante la loro presenza militare (1.300 uomini con aerei ed elicotteri), hanno fatto da garanti della sicurezza nazionale islandese: il ritiro, avvenuto nel 2006, ha posto termine ad una presenza durata oltre sessant anni ed alimentato inquietudini vista la perdurante scelta di Reykjavik di non avere proprie Forze Armate (con la sola eccezione di un migliaio di poliziotti ed un paio di imbarcazioni per il pattugliamento costiero). La partenza delle Forze USA non si è tradotta, comunque, in un completo dis-engagement: gli USA hanno ribadito gli impegni connessi con la membership atlantica in caso di minacce alla sicurezza islandese, mentre le Forze politiche islandesi alimentano un profondo dibattito sulla necessità, nel mondo post-bipolare, di una nuova politica di difesa e sicurezza, che non demandi a soggetti esterni la protezione tout-court del Paese. Benché la creazione di uno strumento militare nazionale sia, rebus sic stantibus, poco verosimile in tempi brevi, l Islanda ha rafforzato i legami strategici con gli altri attori regionali: nel 2007, ha concluso un accordo bilaterale con la Norvegia che, accanto alla cooperazione nella lotta al terrorismo, permette ad unità aeree norvegesi (caccia F-16 e ricognitori P-3) di utilizzare, sia pure occasionalmente, la base islandese di Keflavik, garantendo anche la sicurezza dei giacimenti off-shore. La Svezia, inoltre, pur non essendo membro dell Alleanza, ha dichiarato la propria disponibilità a difendere l Islanda in caso di aggressione. Attualmente, la Difesa islandese dispone di una Guardia Costiera con 130 uomini, tre unità per il pattugliamento munite di elicotteri, alcuni velivoli di supporto ed una base presso la capitale, Reykjavik. La mancanza di Forze Armate regolari non ha, comunque, impedito al paese di partecipare a varie operazioni di peacekeeping su scala globale: personale non-armato ha operato nei Balcani (1994), mentre Ufficiali di polizia, medici, ingegneri ed esperti civili hanno svolto compiti di supporto in SFOR (in Bosnia-Erzegovina e Macedonia), KFOR (Kosovo) e, attualmente, Visita alla NATO dei Ministri degli Esteri islandese (a sinistra) e norvegese (in alto) NATO 18

6 Il Generale Vincenzo Camporini in visita ufficiale in Norvegia in Afghanistan nel contesto ISAF. L Islanda, inoltre, ospita la tradizionale esercitazione della NATO denominata Northern Viking: svolta con frequenza biennale fino al 2006, ha assunto cadenza annuale al fine di migliorare la cooperazione tra gli Alleati e testarne la capacità, in un contesto multinazionale, non solo di difendere il territorio, ma anche di rispondere a minacce terroristiche. Nel 2008, vi hanno preso parte, sotto la direzione del Ministero della Difesa islandese e dell US Command in Europa (EUCOM), forze provenienti da USA, Canada, Danimarca, Norvegia ed Islanda. La Norvegia, indipendente dalla Svezia dal 1905, ha avuto, storicamente, una notevole rilevanza geopolitica: nella Seconda Guerra Mondiale, Hitler, ritenendola, insieme con la Danimarca, fondamentale per il controllo del Mar Baltico, aveva deciso un blitz, nel 1939, per occuparla, instaurandovi un governo-fantoccio guidato da Quisling che l avrebbe asservita alla Germania fino al Con l inizio della Guerra Fredda, la Norvegia è divenuta un elemento-chiave nello scacchiere europeo, sia perché direttamente confinante con l URSS, sia per il neutralismo propugnato dalle vicine Svezia e Finlandia: lo dimostra il caso dell aereo spia americano U-2, partito dal Pakistan e destinato ad atterrare proprio in Norvegia, dopo aver sorvolato l URSS e raccolto informazioni (quel volo, peraltro, aprì una crisi grave tra Washington e Mosca, che lo riteneva un autentico atto di guerra). Dopo il 1989, il Paese non ha perso la propria importanza anche in virtù della contiguità geografica con la Russia, la cui flotta è presente nella penisola di Kola (nel 1998 cinque diplomatici russi erano stati espulsi per attività di spionaggio sul sistema di difesa e sull industria petrolifera norvegese). Nonostante la disputa per il controllo delle risorse energetiche ed ittiche nel Mare di Barents e l esistenza di questioni territoriali irrisolte, la Norvegia considera cruciale il rapporto con la Russia, specie in una fase come quella attuale di evoluzione dei rapporti tra Mosca e l Alleanza Atlantica: la cooperazione all interno di contesti istituzionali quali il Consiglio Artico e quello per il Mare di Barents sembra confermarlo. Sotto l aspetto militare, le forze norvegesi dispongono di circa 15mila uomini in servizio attivo (di cui oltre 6mila nell Esercito ed i restanti pressoché equamente divisi tra le altre due forze), cui si aggiungono, if necessary, 180mila riservisti: il servizio di leva dura 12 mesi, ma sono previsti alcuni periodi di richiamo per corsi di aggiornamento tecnico. La difesa della patria è sacra: sono considerati riservisti tutti i cittadini idonei alla leva fino a 44 anni (età che sale a 55 per gli Ufficiali), con una combat-readiness che oscilla tra 24 e 72 ore. L Esercito, formato per metà da volontari e per metà da coscritti, dispone di circa 160 carri armati, 400 pezzi di artiglieria ed è co-adiuvato da una Guardia Nazionale articolata su 13 distretti. La Marina (4mila uomini, divisi tra volontari e coscritti) riveste notevole importanza per un paese dalla notevole estensione costiera: dispone di sei sottomarini, cinque fregate e sette unità per il pattugliamento costiero con missili terra-terra e terra-aria, sei cacciamine ed una quarantina di unità anfibie e da supporto logistico, con due basi navali (Bergen e Ramsund). L Aeronautica comprende 5mila uomini (di cui coscritti) e dispone di una sessantina di velivoli da combattimento F-16, alcuni C-130 da trasporto e P-3 da ricognizione, oltre a missili terra-aria e aria-aria e bombe a guida laser. La Norvegia, come la Svezia, è storicamente attiva nelle operazioni di pace a guida ONU: attualmente circa 300 militari operano in Afghanistan nella missione ISAF (nella provincia settentrionale di Mazar-e-Sharif, accanto a quelli tedeschi ed ungheresi), altrettanti in Kosovo (nell area di Pristina, insieme con militari cechi, slovacchi e finlandesi, sotto il comando irlandese), in quella che il Governo considera la cosiddetta difesa avanzata. Minore è, invece, l impegno in Bosnia (Operazione Altea) ed Iraq (Iraqi Freedom), senza trascurare gli osservatori in Medio Oriente e Sudan. Sul territorio nazionale, infine, stazionano militari americani (un ottantina delle quattro Forze Armate, incluso il Corpo dei Marines) e britannici (una cinquantina), a conferma dell interesse che l Alleanza nutre verso la Norvegia. n 19

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