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3 A cura di: Fabrizia Fratus Assistente Sociale Tutela Minori Seriate Lidia Mammana Coord. Servizio ADM e V.P. Coop. L Impronta Seriate Antonietta Rinaldi Coord. Servizio ADM e V.P. Coop. CAF Romano di L.

4 FINALITA INCONTRI PROTETTI sia negli Incontri Protetti che nell ADM garantire una relazione tra genitori e figli nell interesse e nella tutela del bambino negli Incontri Protetti la relazione è da ricostruire, riallacciare, bonificare, ecc laddove, per varie problematiche questa relazione, nel corso del tempo, è stata interrotta o si è dovuta interrompere.

5 aiutare questa relazione affinché poi sia in grado di procedere con una maggiore autonomia e maggior benessere della famiglia.

6 Incontri protetti un nome che sta stretto ; questa parola non definisce completamente tutte le sfaccettature degli incontri e dei rapporti tra figli e genitori. incontri da vigilare e controllare per valutare se il genitore si mostra adeguato per proteggere il bambino da un genitore aggressivo, maltrattante

7 Gli I.P sono anche incontri facilitanti la relazione in spazi neutri incontri in parziale protezione e autonomia incontri in spazi facilitati tra gruppi di genitori con i loro figli CONCLUSIONI Nel tempo l attenzione è divenuta quella di presidiare e aiutare i legami tra genitori e figli, centrando il lavoro sulla famiglia nella sua complessità, con la conseguente necessità di diversificare i modelli di intervento. In tal senso gli IP risultano essere interventi specialistici da collocare in un più ampio progetto a favore del minore e della sua famiglia.

8 I DESTINATARI DEGLI I.P. comunità educativa affidamento famigliare SPESSO SONO MINORI CHE VIVONO IN CONTESTI DIVERSI DA QUELLI GENITORIALI

9 bambini contesi in separazioni altamente conflittuali dove il bambino viene esposto ai maltrattamenti psicologici messi in atto dai due genitori; genitori che si sono allontanati dai figli Per brevi o lunghi periodi sono stati senza contatti con i figli (es.genitori carcerati) genitori con problematiche legate alla malattia psichiatrica o alla tossicodipendenza; dove il bambino è esposto a un bisogno di tutela

10 quasi sempre in presenza TRIBUNALE DEI MINORI ordinanza dell autorità giudiziaria TRIBUNALE CIVILE Maggiori difficoltà si registrano con il Tribunale di Bergamo, con il quale non c è una prassi di conoscenza e di lavoro condivisa nel tempo e si assiste a una presenza vivace degli avvocati dei genitori

11 dalla protezione al sostegno della genitorialità Nel corso del tempo quindi si è posta l attenzione sull importanza di presidiare e aiutare i legami tra genitori e figli, sulla famiglia intesa nella sua complessità, sul lavoro a favore della famiglia con la conseguente necessità di diversificare i modelli di intervento. In tal senso gli IP risultano essere interventi specialistici da collocare in un più ampio progetto a favore del minore e della sua famiglia.

12 PROGETTO EDUCATIVO MIRATO l età del bambino la durata del tempo di interruzione del legame il livello di conflittualità tra i due genitori GENITORE ESIGENZE DI QUEL GENITORE SPECIFICO MINORE SULLE ESIGENZE DI QUEL BAMBINO SPECIFICO progetto di IP è altamente personalizzato e flessibile Progetto educativo I.P.

13 Lavoro di costruzione della progettazione che vede coinvolte tutte le multiprofessionalità (assistenti sociali, educatori professionali, psicologi, neuropsichiatri, comunità per minori, ecc.), insieme alla famiglia. METODOLOGIA DI LAVORO programmazione organizzazione di Pre e Post incontri con il minore e anche con i genitori realizzazione dell IP verifica periodica stesura di report

14 ESPERIENZE DI I.P. NELLA PROVINCIA da mappare AMBITO DI BERGAMO AMBITO DI SERIATE AMBITO DI GRUMELLO AMBITO DI ROMANO CBF (ASL..

15 ADM e Incontri protetti tra correlazioni E differenze

16 la famiglia luogo della fragilità della relazione genitoriale, che richiede un supporto e/o una mediazione per essere ripensata e rideclinata luogo in cui vengono riscoperte e nominate risorse e potenzialità di ciascun componente.

17 la figura dell educatore professionale è centrale in questi interventi, ma mai solo perché all interno di una rete di servizi, di un equipe, di un organizzazione attraverso un iter metodologico strutturato (valutazione, programmazione, verifiche in itinere, conclusioni) e in un tempo definito. La rete, dunque, attiva come intervento sociale cosicchè l educatore è si uno strumento ma non il solo supporto alla genitorialità.

18 Le differenze non sono rigide e marcate Negli I.P. la relazione tra minore e genitore è da riallacciare,perché l interruzione della relazione è stata più forte e marcata, dichiarata e palese. Nell ADM la disfunzionalità relazionale è meno dichiarata e la relazione tra minore e genitore è soprattutto da sostenere e migliorare Entrambi gli interventi consentono un lavoro intenzionale a sostegno della relazione genitore-figlio. Es. negli IP è intenzionale e prioritario nominare come si sta nella relazione.

19 LE VERIFICHE 1- negli IP quasi sempre le verifiche con le famiglie si svolgono senza la presenza del coordinatore educativo - è una figura che riveste un ruolo non facilmente comprensibile alle famiglie che vedono in azione solo l educatore; - negli IP l intervento in sé è particolarmente pregnante e denso, al punto da essere stato definito pesante, in cui il genitore si sente controllato e giudicato. Sia per l adm che per gli IP le verifiche con le famiglie dovrebbero essere viste in un ottica di riprogettazione, in particolare negli IP non si invita solo il genitore incontrante ma anche il genitore che accompagna, con modalità che variano a seconda della situazione.

20 I TEMPI I.P. la durata dei tempi è più concentrata rispetto all ADM gli obiettivi vengono rimodulati con maggior velocità La concentrazione dei tempi degli IP è riferibile anche ad una gestione delle emozioni, da parte degli attori coinvolti (genitori, minore ed educatore) compressa in un ora-due di incontro; il vissuto emotivo si fa più pregnante proprio perché l oggetto intenzionale di lavoro è quello di riallacciare esperienze forti di separazione, garantendo una forma di protezione più accentuata A.D.M impostata in base alla prefigurazione di un arco di tempo più lungo di lavoro, spalmato sulla settimana.

21 entrambi i progetti in questione vincolano ma in cose diverse: il genitore ha più vie di fuga, può delegare, si sente meno costretto a stare nella relazione; non c è via di fuga (a meno che il genitore non si presenti agli incontri stessi) e l incontro già di per sé è vincolato.

22 GLI SPAZI Lo spazio fisico in cui figli e genitori si incontrano è un altro fattore importante : può essere lo spazio professionale attrezzato ma anche il territorio e i luoghi significativi per i minori. l istituzione, i parchi, il quartiere, l oratorio, il domicilio, gli spazi gioco, la ludoteca, la biblioteca, i supermercati e tutto ciò che di altro può offrire un territorio. Sia per l ADM che per gli IP l uso degli spazi è riferibile e adattabile al tipo di situazione e all evoluzione della stessa.

23 L USO DEL TERRITORIO è utilizzato sempre dal genitore insieme al minore e all educatore e le uscite avvengono fuori dallo spazio neutro generalmente dopo una fase di attuazione all interno degli spazi; il territorio è più facilmente usabile perché genitore, minore ed educatore non sono conosciuti, e i tre interlocutori non vivono l imbarazzo di dover dare spiegazioni. l uscita caratterizza maggiormente il minore e l educatore, certo non esclude la presenza del genitore ma è meno obbligata.

24 PER QUALI RAGIONIL USO DEL TERRITORIO PER GLI I.P.? consente la facilitazione della relazione tra genitore e minore sempre con la garanzia di controllare e proteggere, da parte dell educatore, il minore: l uscita si attiva quando ci sono le condizioni per poterlo fare, si è pronti e si è analizzata la protezione e il controllo della situazione. Si utilizza quando è necessario trovare le condizioni per dare un input alla relazione. Si tengono conto di una serie di variabili quali l età del minore, il tempo trascorso dall ultima volta che genitore e figlio si sono visti, ecc. In alcuni IP gli spazi chiusi sono vissuti pesantemente, costringe di più agli sguardi, i momenti di silenzio sono poco sopportabili; stare fuori invece attenua la costrizione di doversi guardare, favorisce un modo diverso di stare nella relazione, la relazione è più distesa e più naturale.

25 QUALE TERRITORIO PER L ADM? Solitamente il territorio usato è quello circoscritto all abitazione della famiglia (paese o quartiere della città e risorse attribuibili ad esso che possano eventualmente reinserire la famiglia in un contesto sociale dal quale ha scelto di isolarsi). Si lavora sul territorio di vita abituale del minore e della sua famiglia.

26 il domicilio è lo spazio dell altro dove l educatore entra con la forte consapevolezza che non è suo; la relazione è spesso proiettata sul minore, diversamente dal genitore, che non sempre vengono coinvolti insieme., quando lo spazio è una sala pensata per questo tipo di incontri, l educatore è più a casa sua, si muove più liberamente ma disponibile a renderla più familiare al minore: molti bambini lasciano appesi i loro disegni, lasciano alcuni oggetti personali che ritrovano al successivo incontro.

27 Le attività: le attività, sono strumento di ingaggio e relazione prevalentemente tra minore ed educatore, agevolano la conoscenza e la costruzione della reciproca fiducia; nell ADM l assenza del fare è più pesante per l educatore, lo può portare a pensare che la difficoltà della relazione sia la loro, anche perché le attività sono relative al quotidiano; il genitore è più difficile da ingaggiare nel gioco, è più propenso a farsi reingaggiare sul confronto, il racconto e i significati. il gioco è il collante che rende più sostenibile la relazione tra genitore e figlio, coinvolge inizialmente anche l educatore che gradualmente si tira indietro. Negli IP anche il genitore che arriva con l idea della merenda o la cena, la propone e mostra che già c è come pensiero.

28 LE ATTIVITA GIOCO FARE LA SPESA USCITE ATTIVITA CENA MERENDA DIALOGO

29 Attività variano sulla base Età del minore Clima relazionale genitore e figlio

30 Le competenze degli operatori Le capacità professionali sono necessarie in entrambi questi particolari contesti di lavoro, perciò è auspicabile la continuità della formazione multi professionale pensata con modalità e tempi diversi (gli staff di lavoro più interni, supervisioni, percorsi formativi, come quello in essere, momenti di autoformazione su oggetti specifici di lavoro, ecc..). C è sempre il bisogno di acquisire competenze sempre più affinate, attrezzarsi di strumenti di lavoro che permettono di stare in continuità con l evolversi di un sistema familiare e sociale sempre più complesso, sopportando e supportando il cambiamento.

31 L EQUIPE MULTIDISCIPLINARE EDUCATORE PROFESSIONALE AVVOCATO ASSISTENTE SOCIALE GIUDICE PSICOLOGO

32 LA CONSAPEVOLEZZA COME BUONA PREMESSA Costruire una buona consapevolezza, oltre che negli operatori, anche nei genitori naturali, nei genitori affidatari e nel minore per dare un senso a questi delicati ma al contempo complessi interventi educativi! La fase dell ingaggio, se ben curata, può risultare tra i momenti più importanti e fondamentali per dare opportunità di prosieguo sia agli incontri protetti che all ADM.

33 Conclusioni Non abbiamo avuto tempo di confrontarci sul bambino che si rifiuta di incontrare il proprio genitore, e su quali possibili strategie provare a mettere in campo, né sulle famiglie affidatarie e sulle loro emozioni/aspettative/richieste. Siamo consapevoli che il lavoro svolto sin qui attraverso le suddette riflessioni non è esaustivo perché i pensieri sui quali confrontarsi sono veramente molti, specifici e delicati; auspichiamo che quanto scritto possa essere un inizio, punto di partenza per risignificare con sguardi diversi tutto il lavoro della pratica quotidiana e costruire quotidianamente progetti in corso d opera.

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