Col il termine di foraggere si intendono tutte le specie vegetali il cui prodotto principale viene utilizzato nell alimentazione del bestiame.

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1 COLTIVAZIONI FORAGGERE

2 PIANTE FORAGGERE Le piante da foraggio comprendono un vastissimo raggruppamento di specie erbacee che vegetano spontaneamente o che vengono coltivate per la loro attitudine a fornire sostanza organica che, fresca o conservata, viene utilizzata nella alimentazione del bestiame.

3 Col il termine di foraggere si intendono tutte le specie vegetali il cui prodotto principale viene utilizzato nell alimentazione del bestiame. Per foraggio si intende il prodotto dell attività vegetativa della pianta e cioè l erba o i suoi derivati, fieno o insilato.

4 inizialmente Tramite il pascolamento delle formazioni naturali, come è ancora prevalentemente oggi. (~ 3 miliardi di ha)

5 evoluzione Raccolta e stoccaggio foraggi per superare i periodi di crisi. Bestiame stabulato necessità di conservazione. Agronomia per migliorare le formazioni naturali. Avvicendamento delle foraggere con altre colture.

6 COLTIVAZIONI FORAGGERE - STORIA ac OGGI pascoli naturali pascoli naturali prati naturali permanenti 1500 dc 750 ac FIENO FORAGGERE AVVICENDATE IN SOSTITUZIONE DEL RIPOSO PASCOLIVO, PRIMI ELEMENTI DI BASE PER LA MODERNA INTENSIFICAZIONE AGRICOLA

7 Intensificazione della foraggicoltura + concentrati al posto dei foraggi. + insilato al posto del fieno. + erbai al posto dei prati

8 SOSTANZE FORAGGERE FORAGGIO PRODOTTO DELL'ATTIVITÀ VEGETATIVA DELLA PIANTA, UTILIZZATO TAL QUALE O PREVIA CONSERVAZIONE; MA ANCHE QUELLO CHE CONTIENE ELEMENTI DELL'ATTIVITÀ RIPRODUTTIVA (es. insilati) CONCENTRATI FRUTTI E SEMI, DATA LA LORO ELEVATA CONCENTRAZIONE ENERGETICA E/O PROTEICA

9 Intensificazione della zootecnia in Italia pascolo permanente (oggi quasi solo ovini) pascolo estivo più prato sfalciato (in montagna) prato avvicendato (medicai in Emilia Romagna) prato più erbaio (Italia centrale) erbaio più concentrati (zone irrigue in Lombardia) senza terra (attività industriale)

10 La caratteristica della quasi totalità delle foraggere, ad eccezione di quelle utilizzate come erbaio a taglio unico, è la loro vivacità, cioè il fenomeno secondo il quale sono in grado di ricacciare dopo l utilizzazione. Questa opportunità è presente nelle foraggere dotate di particolari strutture morfo-fisiologiche basali: la corona ed il cespo, rispettivamente per le leguminose e le graminacee, famiglie a cui appartengono le più importanti specie foraggere.

11 Corona di erba medica Struttura morfologica che ha origine dall accrescimento contrattile dei primi 2-3 nodi basali, che nel primo periodo vegetativo vengono trascinati verso il basso a contatto col suolo o appena interrati. Da questa struttura si differenziano gemme avventizie basali, che si svilupperanno, dopo gli sfalci, in altrettanti steli. La corona, unitamente all apparato radicale, svolge funzione di deposito delle sostanze di riserva dalle quali le cellule meristematiche deriveranno i nutrienti per avviare il ricaccio.

12 Cespo di graminacea I primi nodi basali sono molto ravvicinati e da essi si formano nuovi culmi. Questo fenomeno, detto accestimento, permette alla pianta di espandersi anche in larghezza, formando cespi a volte molto compatti. Dalle cellule meristematiche del cespo si avranno nuovi ricacci che daranno origine a nuovi culmi dopo uno sfalcio o un pascolamento.

13 Caratteristiche della corona e del cespo Queste strutture funzionano come organi di deposito delle sostanze di riserva. L accumulo avviene in particolare verso la fine del ciclo vegetativo. Dopo aver asportato la biomassa epigea con lo sfalcio, le sostanze di riserva accumulate nelle strutture della corona o del cespo si mobilizzano inducendo la differenziazione delle cellule meristematiche per dare origine a culmi e steli. Il ciclo di crescita viene interrotto dallo sfalcio o dal pascolo, per riprendere successivamente.

14 COLTIVAZIONI FORAGGERE CLASSIFICAZIONI PARAMETRI DIVERSI FAMIGLIA BOTANICA: GRAMINACEE*, LEGUMINOSE*, ETC. DURATA: ANNUALE, POLIENNALE, PERENNE SISTEMA DI FORMAZIONE: NATURALE (SPONTANEO), ARTIFICIALE (SEMINA) POSTO NELL'AVVICENDAMENTO: PRINCIPALE, INTERCALARE COMPOSIZIONE FLORISTICA: MONOFITA, OLIGOFITA, POLIFITA TIPO DI FORAGGIO: PIANTA INTERA SEMI, RADICI,. Foraggi Concentrati (energetici, proteici, ) *CIRCA 100 GRAMINACEE E 30 LEGUMINOSE

15 In funzione della durata le foraggere si distinguono in: Foraggere permanenti Foraggere avvicendate Erbai

16 COLTIVAZIONI FORAGGERE TEMPORANEE PERMANENTI PRATI* (più anni) ERBAI (1 anno) PRATI PASCOLI - durata > 10 anni e non predefinita - composti da più specie MONOFITI OLIGOFITI (2-3 specie) POLIFITI (più specie) * Erba usata, previa falciatura, fresca o conservata

17 Le foraggere temporanee o avvicendate rappresentano un alternativa ad altre colture non foraggere Le foraggere permanenti sono l espressione di una realtà caratterizzata da fattori limitanti (ambientali, sociali, economici) In Italia la foraggicoltura avvicendata è più importante di quella permanente (produce il 76% delle UF)

18 COLTIVAZIONI FORAGGERE - CLASSIFICAZIONI SCHEMA ISTAT F. AVVICENDATE (TEMPORANEE) PRATI ERBAI MONOFITI OLIGOFITI POLIFITI MONOFITI POLIFITI O MISCUGLI F. PERMANENTI PRATI PASCOLI

19 Coltura Superficie (ha) Mais ceroso Orzo da erbaio-silo Altri erbai Erba medica Lupinella Sulla Altre specie da prato Prati avvicendati polifiti Prati permanenti Pascoli

20 A seconda della tipologia le colture foraggere si possono distinguere in: Pascoli, sono le cotiche foraggere più estensive, sono in genere permanenti e brucati direttamente. Prati-pascoli, sono foraggere in genere stabili, il cui ricaccio primaverile, producendo una massa abbondante, deve essere sfalciata e conservata per costituire le scorte per i periodi improduttivi del cotico. Il ricaccio successivo viene utilizzato con il pascolamento. Prati avvicendati, sono caratterizzati da coltivazioni foraggere in avvicendamento che occupano il terreno per più annate consecutive (3-5). Sono costituiti in genere da leguminose, in purezza o in miscuglio tra esse e/o graminacee poliennali.

21 Erbai, sono caratterizzati dalla brevità del ciclo colturale (inferiore ad un anno). Si definiscono: - annuali, quando nell avvicendamento occupano il posto di una coltura annuale (mais trinciato o cereali vernini); - intercalari, se la loro coltivazione viene inserita nell avvicendamento tra due colture principali.

22 Foraggere permanenti: sono i cotici a durata illimitata o comunque superiore a 10 anni. In genere sono costituiti da una vegetazione composta da specie spontanee, vivaci o autoriseminanti. In questa tipologia sono annoverati i prati stabili, non alternati nel tempo con altre colture.

23 COLTIVAZIONI FORAGGERE IN ITALIA PERMANENTI ATTIVITÀ ZOOTECNICA TECNICAMENTE POSSIBILE, MA POCO REDDITIZIA. INCONVENIENTI PRODUZIONE DI ERBA CONCENTRATA IN PRIMAVERA (STAGIONE PASCOLIVA UTILE DI gg) RIMEDI INTEGRAZIONE CON FORAGGI CONSERVATI

24 COLTIVAZIONI FORAGGERE AVVICENDATE SONO LOCALIZZATE NEI TERRENI FERTILI AD AGRICOLTURA INTENSIVA PRATI E ERBAI PRATI: IN MAGGIOR MISURA DI LEGUMINOSE, IN MINORE DI GRAMINACEE VANTAGGI ALLEVAMENTO DEL BESTIAME... LETAME ARRICCHIMENTO IN AZOTO E SOSTANZA ORGANICA MIGLIORAMENTO DELLA STRUTTURA LOTTA INDIRETTA ALLE MALERBE

25 Foraggere avvicendate, sono quelle che si seminano ed entrano in rotazione, possono avere durata inferiore ad un anno (erbai) o di più anni (prati): questi a loro volta possono essere costituiti da una sola specie o da più specie consociate. Si hanno così: - prati monofiti, se l impianto è fatto con una sola specie di leguminose (medicaio, ladinaio, etc.) o graminacee poliennali (festuca, dattile, etc.) - prati oligofiti, impianti costituiti da 2-3 specie, - prati polifiti se costituiti da numerose specie. I prati possono essere asciutti oppure irrigui. Questi ultimi possono essere ad irrigazione estiva oppure ad irrigazione invernale (prati marcitoi o marcite) con funzione termoregolatrice.

26 prati monofiti

27 Prati oligofiti

28 Prati Possono durare oltre un decennio e possono essere costituiti da una o più specie foraggere. Ogni anno si possono effettuare 2-3 tagli nei prati asciutti, 4-5 in quelli irrigui. Tradizionalmente tali sfalci vengono detti maggengo, agostano, terzuolo, quartirolo e quinto taglio. Il primo sfalcio nella prima metà di maggio; gli altri vengono effettuati a distanza variabile dai giorni per i prati irrigui, sino ai giorni per quelli asciutti. Il primo e l'ultimo sfalcio forniscono un foraggio ricco di graminacee (energetico poiché zuccherino), mentre le leguminose prevalgono nei mesi estivi (proteico). Le produzioni medie annue ottenibili da un prato asciutto risultano pari a 4-5 t/ha di fieno (erba essiccata), derivanti principalmente dal primo sfalcio. Nei prati irrigui la produzione è più che doppia (12-13 t/ha).

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30 A secondo della stagione in cui svolgono il loro ciclo gli erbai si distinguono in: erbai autunno-vernini, detti anche autunno-primaverili, sono quelli seminati in autunno e raccolti in primavera (cereali foraggeri microtermi, loiessa, crucifere, favino, pisello proteico, trifogli annuali, etc.); erbai primaverili, seminati a fine inverno e raccolti a maggio giugno (es. avena-veccia-pisello); erbai primaverili-estivi, sono i classici erbai annuali (mais o sorgo trinciati); erbai estivi, sono quelli a semina estiva dopo aver raccolto la coltura principale (es. granturchino).

31 Tendenza della foraggicoltura italiana Negli ultimi anni la nostra foraggicoltura ha fatto registrare una grande evoluzione, conseguente ai profondi mutamenti che hanno coinvolto il settore zootecnico e avvenuti a diversi livelli (tecnici, economici, sociali), per cui si sono registrati: Aumento del consumo di alimenti concentrati. Negli animali ad alta genealogia (sia monogastrici che poligastrici), il ruolo di fonte energetica principale è stato assunto dai cereali da granella, mentre come integratori proteici sono utilizzati i panelli o farine di estrazione, in particolare di soia e di girasole. Espansione degli erbai annuali. Sono essenze foraggere facilmente conservabili tramite l insilamento; inoltre la tecnologia ha permesso, in particolare ai cereali foraggeri, un balzo produttivo consistente. Riduzione del consumo di fieno. Questo tipo di prodotto entra nella razione alimentare di una vacca da latte solo come alimento apportatore di fibra lunga, necessaria per un buon funzionamento del sistema di ruminazione. Riduzione delle superfici a prati avvicendati. Gli investimenti a queste colture si sono largamente ridimensionati per la riduzione del consumo di fieno negli allevamenti specializzati da latte, anche come conseguenza al cambio del sistema di alimentazione. Il piatto unico (unifeed) ha praticamente soppiantato la foraggiata verde.

32 SOSTANZA FORAGGERA La sostanza foraggera è costituita da elementi di pregio ad alto valore nutritivo come i succhi cellulari e le pareti cellulari. Entrambi molto ricchi di carboidrati. In particolare le pareti cellulari che, nel loro complesso, rappresentano la cosiddetta fibra grezza, notoriamente eterogenea (cellulosa, lignina, emicellulosa, etc.) ed insolubile, che può essere validamente utilizzata solo dagli erbivori, tra i quali i ruminanti rivestono il maggiore interesse zootecnico (grazie ai batteri presenti nel rumine e nell intestino).

33 CARBOIDRATI TOTALI CARBOIDRATI STRUTTURALI CARBOIDRATI NON STRUTTURALI = fibra (15-20% s.s.) = estr. inazotati EMICELLULOSA (LIGNINA) CELLULOSA PECTINE AMIDO ZUCCHERI

34 QUALITÀ DI UN FORAGGIO - COMPOSIZIONE BOTANICA - COMPOSIZIONE CHIMICA - VALORE NUTRITIVO - APPETIBILITÀ (COMPRESA PRESENZA DI SPECIE INDESIDERATE)

35 Qualità dei foraggi I foraggi da sempre costituiscono la base alimentare dei ruminanti; il loro contributo non si limita all apporto di sostanze nutritive (carboidrati, sostanze azotate, minerali e vitamine), ma anche a quello di fibra strutturata molto importante per garantire le funzioni motorie e fermentative del rumine. Nella loro valutazione assume una grande importanza la determinazione del: Valore energetico I nutrienti che apportano energia sono: amido, zuccheri, proteine e polisaccaridi non amilacei. La quantità di energia contenuta negli alimenti, dipende dalla quantità, ma soprattutto della qualità della sostanza organica di cui sono costituiti, ed in particolare dalla qualità della fibra. Glucidi 4.1 kcal/g Grassi 9.3 kcal/g Proteine 4.1 kcal/g

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37 CARATTERISTICHE DEI FORAGGI Il valore energetico di un foraggio dipende dalla quantità ingerita, ma soprattutto dalla sua digeribilità che è funzione inversa del contenuto di carboidrati strutturali e del loro grado di lignificazione. Il contenuto di proteine costituisce l aspetto più qualificante di un foraggio (leguminose). Data la disponibilità di altre fonti proteiche si è privilegiato il titolo energetico a scapito di quello proteico.

38 I cronici problemi di approvvigionamento proteico aggravati dal divieto dell uso delle farine di origine animale a seguito della crisi della BSE hanno portato ad una riconsiderazione dei prati di leguminose (per la produzione di fieno o di foraggio disidratato), in quanto fonti proteiche sicure.

39 FORAGGI ENERGETICI Per ottenere foraggi con alta energia si possono seguire due vie. - produrre erbe giovani, con raccolte anticipate, quando i tessuti sono ricchi di sostanze solubili e poco lignificate - produrre foraggio costituito anche da granella, ricca di carboidrati (peggioramento della fibra, compensato da maggiore quantità di amido)

40 U.F. = UNITÀ FORAGGERA ENERGIA CHE VIENE FORNITA DA 1 KG DI GRANELLA DI ORZO (1650 kcal) U.F.L. = U.F. LATTE 1 U.F.L. = ENERGIA PER PRODURRE 3 KG DI LATTE CON IL 3,25-3,50% DI GRASSO (1699 kcal) U.F.C. = U.F. CARNE (1821 kcal)

41 Fibra PARAMETRI DI VALUTAZIONE U.F. = UNITÀ FORAGGERE NDF = FIBRA NEUTRO DETERSA FIBRA TOTALE ADF = FIBRA ACIDO DETERSA FIBRA PARZ. DIGERIBILE ADL = LIGNINA ACIDO DETERSA FIBRA NON DIGERIBILE dndf = digeribilità dell NDF (a 24 o 48h) + 1% dndf g latte prodotto g ingestione

42 NDF = FIBRA NEUTRO DETERSA FIBRA TOTALE FRAZIONE CHE RAPPRESENTA LE PARETI CELLULARI DEL FORAGGIO. COMPRENDE EMICELLULOSE, CELLULOSA, LIGNINA, MINERALI (Silice) ESPRIME LA VOLUMINOSITÀ DEL FORAGGIO. È INVERSAMENTE PROPORZIONALE ALLA CAPACITÀ DI INGESTIONE

43 ADF = FIBRA ACIDO DETERSA FIBRA PARZ. DIGERIBILE COMPRENDE CELLULOSA, LIGNINA, MINERALI (Si) È UTILIZZATA PER STIMARE L ENERGIA E LA DIGERIBILITÀ DEL FORAGGIO. ADL = LIGNINA ACIDO DETERSA FIBRA NON DIGERIBILE FRAZIONE FIBROSA NON DIGERIBILE: LIGNINA

44 L alimentazione di un ruminante deve assicurare il mantenimento di un certo equilibrio nella popolazione dei microrganismi ruminali, per garantire l espletamento al meglio delle potenzialità produttive degli animali allevati. Per questo, soprattutto i bovini necessitano di una quota di fibra digeribile strutturata, in assenza della quale verrebbero meno gli stimoli riflessi della ruminazione. Senza fibra, i batteri cellulosolitici non si svilupperebbero più e la conseguenza sarebbe l impossibilità di digerire le frazioni fibrose delle cellule vegetali. Se non riceve una sufficiente quantità di alimenti a fibra strutturata una bovina in lattazione può incorrere quindi in gravi disordini fisiologici e metabolici.

45 Le principali limitazioni alla produzione dei foraggi Fattori climatici Condizioni del suolo Specie vegetali Gestione e agrotecnica

46 Le principali limitazioni alla produzione dei foraggi Fattori climatici: nella maggior parte degli ambienti italiani la quantità e la distribuzione delle precipitazioni nel corso della fine-primavera e dell estate sono i fattori che determinano le condizioni di produttività, fortemente limitate dalla disponibilità di acqua. Nelle regioni a clima caldo le graminacee più frequenti sono piante C4, mentre nelle regioni temperate e fredde le graminacee sono piante C3. Condizioni del suolo: la natura del suolo è importante nel determinare le produzioni di foraggio. I suoli più fertili e più profondi sono riservati alle colture arative, mentre i pascoli e prati-pascoli occupano suoli poveri, dotati di scarsa profondità, talora ricchi di scheletro e con rocce affioranti.

47 Le principali limitazioni alla produzione dei foraggi Specie vegetali Le specie foraggere endemiche e native dell ambiente sono adattate a sopravvivere alle avversità climatiche e alle caratteristiche sfavorevoli del terreno. Lo stress idrico e la scarsa fertilità dei suoli costituiscono i principali fattori che limitano la crescita dei foraggi. Negli ambienti difficili l introduzione di varietà di specie foraggere migliorate, ma poco adatte all ambiente, può tradursi in un insuccesso a causa dello scarso potere competitivo di varietà selezionate in altri ambienti.

48 Le principali limitazioni alla produzione dei foraggi Gestione e agrotecnica di coltivazione contemplano: - l applicazione o meno di fertilizzanti; - la frequenza e l altezza dei tagli; - il numero ed il movimento degli animali in caso di pascolo; - la gestione in irriguo o in asciutto.

49 L azoto è l elemento che limita maggiormente la produzione delle graminacee, ed i suoli naturali o non fertilizzati ne sono sempre carenti. Le leguminose sono invece in grado di superare il problema della carenza di azoto nel suolo grazie alla fissazione simbiontica di questo elemento operata dai batteri che vivono nei tubercoli delle loro radici. Le leguminose sono per contro più sensibili delle graminacee alla concimazione fosfatica. Nelle consociazioni tra graminacee e leguminose, queste ultime rendono disponibile parte dell azoto per le graminacee, ma questa disponibilità può non essere sufficiente per le graminacee in caso di gravi carenze di azoto.

50 Una elevata frequenza dei tagli può accelerare lo sfruttamento dei nutrienti del suolo e, soprattutto, determinare la scomparsa di specie non adattate morfologicamente a frequenti defogliazioni. D altra parte, il foraggio raccolto in uno stadio precoce di sviluppo ha un più elevato contenuto di proteine ed una maggiore digeribilità rispetto al foraggio raccolto nelle fasi di sviluppo più avanzate. Il momento del taglio è sempre un compromesso tra contenuto proteico e digeribilità da un lato, e quantità di foraggio e sfruttamento non eccessivo della coltura dall altro.

51 Un numero di capi elevato rispetto all area pascolata, ed una permanenza eccessiva nella stessa area, possono determinare la scomparsa di specie palatabili (appetite dal bestiame) e la progressiva diffusione di specie non appetite dal bestiame (es. cardi). Un pascolo eccessivo, quindi, riduce o compromette la produttività dei cotici.

52 Ruolo ambientale dei prati avvicendati di leguminose Azione rinettante nei confronti delle erbe infestanti; diminuzione del quantitativo di erbicidi applicato per ettaro per anno; incremento della sostanza organica del suolo dovuto alla assenza di lavorazioni e agli abbondanti residui radicali; quest ultimo aspetto assume una importanza particolare alla luce di un altro servizio offerto dai terreni agricoli, e cioè l azione di deposito della CO 2 atmosferica.

53 Incremento della sostanza organica nel suolo g kg SOSTANZA ORGANICA (S.O.) MDS (0.05) = R1 MM PP R6 R3

54 Vantaggi della consociazione polifita Consociazione = coltivazione contemporanea di 2 o più specie sullo stesso terreno. migliore sfruttamento delle risorse del terreno assicurato da specie con apparati radicali complementari (fascicolato e superficiale per le graminacee, fittonante e profondo per le leguminose); le colture graminacee traggono vantaggio dalle escrezioni radicali delle leguminose, che sono ricche di azoto; migliore assorbimento della energia radiante (PAR) consentito dalla combinazione di specie di piante che hanno forma e disposizione delle foglie diverse tra loro, che si traduce in maggiore produzione complessiva;

55 Vantaggi della consociazione maggiore facilità di conservazione del foraggio: le graminacee agevolano la fienagione e riducono la perdita di foglie delle leguminose; l insilamento delle leguminose diventa più facile se consociate con le graminacee; composizione più equilibrata del foraggio da un punto di vista nutrizionale (leguminose ricche di proteine, graminacee ricche di carboidrati); migliore distribuzione annuale delle produzioni di foraggio dovuta a ritmi di crescita diversi nel corso della stagione (le graminacee hanno una maggiore crescita in primavera, le leguminose crescono di più nel corso dell estate; minore presenza di infestanti dovuta al maggiore potere competitivo della consociazione.

56 COLTIVAZIONI FORAGGERE UTILIZZAZIONE DIRETTA INDIRETTA PASCOLO SECCA UMIDA FRESCA FIENO DISIDRATATO INSILATO

57 La falciatura Consiste nel taglio della pianta effettuato manualmente (falce) o meccanicamente (falciatrice). L'epoca di esecuzione della falciatura è fondamentale. Deve corrispondere al momento in cui la pianta foraggera presenta la massima quantità di sostanze nutritive digeribili. Periodi precedenti determinano un prodotto tenero e ricco, ma la quantità è minore, l'essiccazione più difficile, inoltre si compromette l eventuale ricaccio. Il ritardo dello sfalcio, al contrario, determina una maggiore produzione ed una minore digeribilità del foraggio. Primo sfalcio: Utilizzazione precoce Utilizzazione tempestiva Utilizzazione tardiva (inizio spigatura/fioritura) > cont. UF e prot/t/s.s. buon cont. UF e prot/t/s.s. < cont UF e prot/t/s.s. < prod. s.s./ha buona prod. s.s./ha < digeribilità foraggio < durata coltura

58 SFALCI FREQUENTI

59 UTILIZZAZIONE DEL FORAGGIO FORAGGIAMENTO VERDE Alti costi ed impegno organizzativo Impossibilità di mantenere la dieta costante

60 FORAGGI CONSERVATI 80-85% delle U.F. prodotte Sono forniti all animale dopo un processo di conservazione e in un ambiente confinato I metodi di conservazione sono riconducibili a due fenomeni biologici: - ESSICCAZIONE (fienagione o disidratazione) - ANAEROBIOSI + ACIDIFICAZIONE (insilamento) L obiettivo è: a) ridurre al minimo PERDITE e COSTI b) mantenere il più possibile il VALORE NUTRITIVO

61 La fienagione Consiste nell'essiccazione del foraggio che passa dal 75-80% di umidità al momento dello sfalcio al 16-18% (ottimale) al momento della conservazione. L'essiccazione è eseguita esponendo in campo l'erba al sole e all'aria per un periodo di 3-4 giorni. Può essere favorita e velocizzata schiacciando il foraggio al momento del taglio con le falcia-condizionatrici. Il fieno viene quindi raccolto sciolto oppure compresso e legato in balle da apposite macchine imballatrici. L'essiccazione risulta artificiale quando l'erba falciata, dopo un preappassimento in campo, che la porta ad una umidità inferiore al 45%, viene posta in fienili, attrezzati con appositi sistemi di ventilazione. L'aria viene fatta passare attraverso la massa di foraggio fino a farle raggiungere una umidità inferiore al 20%. Con la fienagione (soprattutto quella tradizionale) si hanno elevate perdite di prodotto.

62 Fasi della fienagione

63 Perdite nella fienagione

64 Disidratazione

65 L'insilamento In tale processo di conservazione, il ph del foraggio si abbassa per effetto delle fermentazioni che si instaurano nella massa verde. Le perdite legate a queste trasformazioni sono meno elevate di quelle dovute alla fienagione ed il foraggio rimane verde e succulento per lungo tempo. La fermentazione fondamentale nell'insilamento è la fermentazione lattica. Tale fermentazione inizia subito dopo l'immissione del foraggio trinciato nel silo. In assenza di ossigeno (ambiente anaerobico), ad una temperatura ottimale di C ed in presenza di una sufficiente quantità di zuccheri, si sviluppano i batteri lattici che trasformano gli zuccheri fermentescibili in acido lattico. L'acidità della massa del foraggio aumenta fino ad un ph di 3,5-4. In tale ambiente acido si evita l'instaurarsi di fermentazioni putride e si arresta parimenti l'azione dei batteri lattici. Oltre all'acido lattico si osserva la produzione di una certa quantità di acido acetico che contribuisce all'acidificazione della massa insilata. Durante la conservazione dei foraggi insilati si verificano delle perdite di sostanze nutritive comprese fra il 10 ed il 30%.

66 Fasi dell insilamento

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68

69 Gestione del processo

70 PASCOLO I pascoli sono formazioni vegetali, generalmente naturali, costituite da molte specie erbacee appartenenti a diverse famiglie botaniche. I pascoli si distinguono in pascoli permanenti quando presentano una durata illimitata e pascoli temporanei quando la loro durata è limitata, come quelli che si costituiscono per inerbimento del maggese o nell'intervallo fra due colture. Ottimale per l animale (benessere animale) Minori rese (consumo piante giovani). La produzione dei pascoli è variabilissima, attestandosi su una media pari a 0,5-0,6 t/ha di s.s. Perdite per calpestio e spreco Il pascolo può essere competitivo nelle aree in cui la meccanizzazione è ostacolata dalla conformazione geografica, o in cui le condizioni pedoclimatiche determinano un limite per le rese

71 Motivazioni e prospettive per il pascolo

72 Una serie di fattori stanno suggerendo la necessità di passare (o di tornare) al pascolamento come forma di attività compatibile con la crescente domanda di un agricoltura sostenibile sotto il profilo agronomico, economico ed ambientale.

73 Nelle aree in cui la meccanizzazione è ostacolata dalla conformazione geografica, o in cui le condizioni pedo-climatiche determinano un limite per le rese, la competitività delle aziende zootecniche può essere perseguita soltanto, prescindendo da interventi di sostegno, riducendo i costi di produzione.

74 La necessità di produrre a costi minori e con minore manodopera è spesso il maggiore ostacolo ai sistemi zootecnici di tali ambienti. Si manifesta allora la potenzialità dell allevamento in forme prevalentemente pascolive, per motivi di carattere organizzativo, sociale ed economico, accresciuti dall interesse di poter disporre di praterie in abbandono o non più convenientemente utilizzabili con lo sfalcio.

75 L introduzione (o la re-introduzione) del pascolamento contribuirebbe al recupero di aree marginali o dismesse dove non esistono, di fatto, ipotesi di gestione agricola economicamente alternative all allevamento estensivo. Tale recupero sarebbe ulteriormente favorito laddove il sistema zootecnico fosse associato alla valorizzazione di produzioni di filiera di qualità, quali le linee vacca-vitello di razze autoctone di pregio o i prodotti caseari a denominazione di origine.

76 Un ulteriore incremento dell impiego del pascolamento potrebbe derivare dall applicazione dei regolamenti europei sui metodi di produzione biologica per i prodotti di origine animale, il quale prescrive un largo ricorso al pascolamento per poter qualificare un allevamento come biologico.

77 L uso del pascolamento risponde anche ai requisiti posti dai regolamenti per l estensificazione dell agricoltura e la salvaguardia dell ambiente. L introduzione (o la re-introduzione) del pascolamento nelle aree più fragili renderebbe possibile la gestione territoriale di ampie superfici e promuoverebbe la cura di molti terreni abbandonati, favorendo la prevenzione dei rischi ambientali (erosione, frane, alluvioni, etc.) associati allo spopolamento di tali zone.

78 PASCOLO RAZIONATO È consigliabile: in pianura; in collina su terreni produttivi e poco frazionati È ideale per vacche e pecore da latte in produzione Ogni giorno mettere a disposizione del bestiame un area di pascolo tale da garantire la copertura del fabbisogno giornaliero. Appena il foraggio è stato consumato, gli animali vengono spostati in un altro appezzamento. Occorrono recinti fissi lungo il perimetro dell azienda e recinti mobili elettrificati per la suddivisione in settori

79 Vantaggi: Buona produttività, con erba che cresce indisturbata fino al turno successivo Sprechi molto ridotti (10-15%), perché il bestiame si muove poco e trova tutto il foraggio al giusto stadio di sviluppo Ridotti danni da calpestamento, specialmente nei periodi piovosi e terreni argillosi Possibilità di formazione di scorte su parcelle non sfruttate con il pascolamento primaverile

80 PASCOLO A ROTAZIONE È consigliabile: in montagna e collina su terreni dissestati, boschi, cotiche naturali; per vacche da carne con vitello, manze, equini Suddividere il pascolo in appezzamenti sufficientemente grandi da consentire alla mandria di rimanere 7-15 gg. (rotazione stretta o rotazione larga), e ritornare sulla stessa superficie quando l erba ha raggiunto il giusto stadio di sviluppo (35 gg. circa)

81 Vantaggi: Minore richiesta di manodopera per spostamenti Recinti elettrici mobili non necessari Possibilità di inserire negli appezzamenti aree a bosco, utili per riserve di alimenti nei periodi meno produttivi e per il riparo degli animali Svantaggi: Sprechi più elevati (mediamente 25%), con punte fino al 60% con carico inadeguato o foraggio troppo maturo (riduzione dell appetibilità) Maggiori danni da calpestamento

82 PASCOLO BRADO E SEMIBRADO Accettabile solo: in alta montagna per recuperare ampie superfici prive di recinti; in montagna e collina su notevoli superfici poco produttive e molto dissestate; con razze molto rustiche Lasciare a disposizione del bestiame tutto il pascolo (brado), o suddividerlo in 2-3 grossi settori in cui la mandria permane per gg. (semibrado). Utilizzare un carico di bestiame molto basso per unità di superficie (difficile stima della produzione foraggera)

83 Vantaggi: Semplificazione estrema dell allevamento Minima richiesta di manodopera Possibilità di recuperare ampie superfici che rimarrebbero altrimenti inutilizzate Svantaggi: Bassissima produttività delle cotiche e peggioramento delle stesse con proliferazione di infestanti Sprechi elevati (fino all 80%) Problemi di cattura del bestiame al rientro autunnale

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