LA FILIERA BOSCO LEGNO ENERGIA NELLE VALLI CHISONE E GERMANASCA

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1 UNCEM PIEMONTE Unione nazionale Comuni Comunità Enti montani Studio delle potenzialità produttive della filiera bosco legno energia nei territori montani delle Valli Chisone e Germanasca. Per uno sviluppo che muove la montagna LA FILIERA BOSCO LEGNO ENERGIA NELLE VALLI CHISONE E GERMANASCA

2 Studio realizzato dall Uncem Piemonte nel mese di novembre 2012 con il contributo della Fondazione CRT Autori: Giuseppe Tresso, Mauro Piazzi, Lido Riba, Marco Bussone. Ha collaborato Luca Boccardo Con la collaborazione della società PieMonti Risorse srl Fotografie: Archivio Fotografico Provincia di Torino, Archivio Uncem Piemonte Finito di stampare a novembre 2012 presso AGAM - CUNEO

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5 Studio delle potenzialità produttive della filiera bosco legno energia nei territori montani delle Valli Chisone e Germanasca. Per uno sviluppo che muove la montagna LA FILIERA BOSCO LEGNO ENERGIA NELLE VALLI CHISONE E GERMANASCA Lido Riba, Mauro Piazzi Giuseppe Tresso, Marco Bussone Ha collaborato Luca Boccardo A cura di Uncem Piemonte Con il contributo della Fondazione CRT 4

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7 INTRODUZIONE Parlare di foreste significa parlare di montagna e di biodiversità, di molteplicità economica e di multifunzionalità del territorio. In Piemonte, l economia forestale è fra le più grandi potenzialità - quasi inespressa - della montagna. Le foreste possono essere un vettore economico per le popolazioni residenti sul territorio montano. L ingente presenza sul territorio montano della risorsa legno (20 milioni di quintali prelevabili l'anno dai 900mila ettari di foreste piemontesi) - oggi ancora in gran parte inutilizzata - deve essere in grado di sviluppare un economia locale basata sulla gestione dei boschi. I numeri potenziali della filiera legno-energia in Piemonte sono imponenti: milioni di euro all anno connessi alla vendita di energia elettrica; un valore potenziale di energia termica stimabile in ulteriori 30 milioni di euro; nuovi investimenti per milioni di euro; circa nuovi posti di lavoro sul territorio per le attività di filiera. Il Piemonte è la Regione italiana che potrà delineare il migliore percorso nello sviluppo della filiera legno-energia. Il programma avviato dall'uncem per la valorizzazione del legno delle vallate alpine e appenniniche è sicuramente un modello per tutto il territorio nazionale. Produrre calore ed energia elettrica dal legno attraverso la tecnologia della pirogassificazione rappresenta un modello sperimentato con successo in Austria, Germania e altri Paesi europei. Per i quindici progetti di piccole centrali che l'uncem sta seguendo in Piemonte, sono coinvolte tutte le Comunità montane e i Comuni, le aziende private e gli operatori forestali. Anelli di una filiera in cui le Terre Alte sono già protagoniste. Anche le Valli Chisone e Germanasca. Lido Riba Presidente Uncem Piemonte 6

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9 VALUTAZIONE DELLE POTENZIALITÀ PRODUTTIVE DELLA FILIERA BOSCO- LEGNO-ENERGIA NELLE VALLI CHISONE E GERMANASCA MAURO PIAZZI Con la collaborazione di Luca Boccardo 8

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11 PREMESSA Questo documento fa riferimento alle informazioni contenute nella relazione del Piano Forestale Territoriale (PFT) dell Area Forestale n. 26 Valli Chisone e Germanasca. La Regione Piemonte negli anni passati ha avviato e concluso un ambizioso progetto di gestione del patrimonio forestale, con l obiettivo di realizzare una gestione razionale di tutti i boschi pubblici e privati e più in generale degli spazi extraurbani. Il territorio regionale è stato suddiviso in 45 Aree Forestali e per ciascuna è stato elaborato il PFT. Le aree montane sono 32 e coincidono con i territori di una o più Comunità Montane, talora con comuni limitrofi, le restanti 13 comprendono zone collinari o planiziali. Il Piano Territoriale Forestale è basato sulla conoscenza diretta della situazione evolutivo-colturale reale dei boschi, rilevata con l inventario forestale, delle risorse pascolive e delle attività ad esse collegate ove presenti, nonché dei fenomeni di instabilità e dissesto del territorio e della viabilità esistente. Su tale base si sono evidenziate le funzioni e le destinazioni prevalenti nei diversi ambiti e sono stati quindi formulati gli indirizzi d intervento per il loro miglioramento, anche con l ausilio di cartografia tematica. Tutti questi elementi concorrono inoltre nella valutazione della difesa del suolo: una corretta gestione dei boschi unita alla consapevolezza dei rischi, sono elementi fondamentali di prevenzione e di lotta all erosione superficiale ed alla formazione di dissesti di superficie. Le scelte formulate con il Piano hanno tenuto conto degli aspetti storico culturali, quale elemento legante fra tutte le attività che interagiscono con il territorio: la corretta gestione del patrimonio silvo- pastorale non può prescindere da tali aspetti. Il contributo dato dalla gestione razionale delle risorse territoriali è infatti fondamentale per operare su solide basi verso il miglioramento dell economia montana. L intero progetto è stato finanziato con i fondi del Piano di Sviluppo Rurale della Regione Piemonte , nell ambito della Mis T azione 2 Studi connessi alla tutela dell ambiente in relazione alla selvicoltura. Il livello di qualità ed affidabilità delle indagini svolte hanno permesso l aggregazione in Banche Dati regionali dei rilievi cartografici, inventariali, dei dissesti e della viabilità silvo-pastorale. Il PFT, con validità quindicennale, dal 2002 al 2016 può costituire un importante strumento di base per l elaborazione del Piano di Gestione Forestale Aziendale, necessario per definire l approvvigionamento di biomassa dell impianto a cogenerazione previsto nel presente studio di fattibilità. 10

12 Obiettivi del progetto UNCEM Il progetto ha come obiettivo l incremento dell utilizzazione sostenibile e la resa energetica di biomasse legnose di origine forestale attraverso: allestimento, tramite accordi partenariali, di centrali energetiche a biomassa che utilizzano tecnologie all avanguardia e gestite da società rappresentative degli interessi degli enti e degli operatori di filiera locali; verifica degli standard di funzionamento delle centrali presenti sul territorio regionale e monitoraggio dell efficienza progettuale; previsione di modalità alternative e integrate di approvvigionamento e gestione delle stesse; Si tratta di definire un modello di gestione territoriale sostenibile sotto i profili ambientale, economico, energetico e socio-rurale, fondato sulle seguenti finalità: cura e manutenzione del territorio; risparmio nell utilizzo delle fonti energetiche fossili; riduzione dell inquinamento; promozione della cogenerazione; valorizzazione degli aspetti socio-rurali prioritari per le comunità locali cooptate nei progetti. In questo documento si evidenziano e valutano pertanto le condizioni di fattibilità, rispetto ai criteri sopra indicati, della proposta avanzata dal Comune di Pomaretto (Val Germanasca), relativa all installazione di una centrale co-generativa a biomassa da alimentarsi esclusivamente con la biomassa fornita dal territorio delle Valli Chisone e Germanasca. 11

13 INQUADRAMENTO TERRITORIALE E SOCIO-ECONOMICO DELL AREA Ubicazione, estensione, confini, inquadramento amministrativo e idrografico L area è ubicata nella Provincia di Torino, e si estende per una superficie complessiva di ettari (Fig. 1). Comprende al suo interno 16 comuni e ricade interamente nel perimetro della ex Comunità Montana Valli Chisone e Germanasca. Il solo Comune di Pragelato, per quanto riguarda la pianificazione urbanistica, ha una gestione separata con Piano paesistico specifico. Figura 1 Ubicazione e ripartizione dei limiti amministrativi comunali. Gran parte del territorio è situato in area montana risultando il valore medio di quota di ciascun comune (Tab. 1) quasi sempre al di sopra dei metri e in alcuni casi al di sopra dei Questo aspetto non è assolutamente da trascurare poiché costituisce una delle caratterizzazioni più significative di questa area forestale; con problematiche connesse alle infrastrutture (scarsa rete di comunicazione con conseguente isolamento) e agli aspetti socio economici (scarsa iniziativa imprenditoriale). Medesima analisi riguarda il dato della acclività che si presenta con parametri piuttosto elevati. 12

14 Figura 2: Rappresentazione morfologica del territorio dell area forestale Tabella 1: Altimetria e pendenza nei territori dei comuni dell area CODICE AREA Quota Quota Quota Pendenza COMUNE ISTAT (ha) minima massima media media % 1281 Usseaux 3.841, , , , Pragelato 8.922, , , , Roreto Chisone 5.907,66 737, , , Fenestrelle 4.926,54 974, , , Perosa Argentina 2.636,04 568, , , Pinasca 3.470,08 502, , , Massello 3.839, , , , Perrero 6.327,95 630, , , Pomaretto 839,76 568, ,75 982, Salza di Pinerolo 1.603,43 976, , , Inverso Pinasca 797,65 495, ,92 884, Villar Perosa 1.153,90 447, ,34 731, Prali 7.232, , , , Pramollo 2.254,92 578, , , San Germano ,89 421, ,67 780,45 Chisone 1200 Porte 452,37 401, ,98 684,

15 Un interessante ultimo fattore riguarda l orientamento delle valli, in particolare modo per quanto riguarda la Val Chisone. Si hanno infatti valli ad orientamento Ovest - Est con versanti quindi orientati a Nord e a Sud. Nella carta delle esposizioni si può agevolmente notare questa caratteristica: colori tendenti al rosso (esposizioni Sud), colori tendenti al blu (esposizioni Nord) (Fig. 3). Questo aspetto orografico ha influenzato anche il tipo di assetto di uso del suolo che ha visto lo sviluppo sui versanti a mezzogiorno di attività agricole e pastorali, mentre sui versanti più freddi ha favorito il perpetuarsi del bosco. Figura 3 : Carta delle esposizioni Per quanto attiene all idrografia all interno dell area si ha uno sviluppo complessivo di Km e sono presenti due principali assi idrografiche rappresentate la prima, più vasta ( ha), del Torrente Chisone e la seconda del Torrente Germanasca ( ha). 14

16 Figura 4: Carta dei sottobacini e del reticolo idrografico dell Area Forestale 26 15

17 Aspetti climatici Dai dati climatici della Direzione Regionale Servizi Tecnici di Prevenzione - Settore Meteoidrografico e Reti di Monitoraggio, le elaborazioni cartografiche sono state realizzate basandosi sui dati giornalieri delle stazioni di Pragelato, Salbertrand, Coazze, Sauze d Oulx, Prali, Pinerolo e Bobbio Pellice. Le serie di dati disponibili nell archivio regionale non superano i 7 anni di archiviazione (in genere ). Tale periodo può essere però considerato significativo per valutazioni di tipo climatico. Per le precipitazioni nevose sono stati raccolti i dati disponibili nelle pubblicazioni sopra citate e riguardano le sole tre stazioni di Pragelato, Salbertrand e Sauze d Oulx. I deficit di precipitazioni sono compensati dalle precipitazione nevose. Tabella 2: Dati climatici di riferimento per l area forestale CODSTA DATA VALIDITÀ QUOTA DENOMINAZIONE PRECIPITAZIONE (mm) Media TMAX ( C) Massima TMAX ( C) MediaTMIN ( C) MinimaTMIN ( C) T Massima delle medie giornaliere ( C) T Minima delle medie giornaliere ( C) 8 21-ott SAUZE D'OULX 530,08 15,51 22,70-7,37-21,10 10,93-3, lug SALBERTRAND 711,34 17,08 23,80-4,85-19,80 12,83-1, lug COAZZE 1375,84 20,85 27,90-1,46-14,40 17,59 1, set PRAGELATO 554,20 16,39 21,10-6,49-20,30 11,88-3, lug PRALI 1026,48 20,04 27,50-7,31-20,30 14,00-2, nov PINEROLO 726,48 26,41 32,40 0,49-12,10 21,40 2, mar PINEROLO 726,48 26,41 32,40 0,49-12,10 21,40 2, giu LUSERNA SAN GIOVANNI 1230,18 26,70 17,40-2,91-16,20 20,33 0, set BOBBIO PELLICE 887,40 13,89 20,40-6,93-20,50 10,29-3, feb OULX 579,23 23,70 31,00-5,32-20,20 17,30-0, nov SALBERTRAND 667,53 23,09 31,40-5,12-21,20 16,99-0,73 Tabella 3: Dati relativi alle precipitazioni nevose per mese (dati espressi in cm) DENOMINAZIONE GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC TOTALE SAUZE D'OULX 75,93 89,35 96,38 91,68 48,52 0,73 0,00 0,00 0,30 9,91 29,92 55,58 498,30 SALBERTRAND 62,55 72,09 71,06 36,76 4,64 0,00 0,00 0,00 0,00 2,72 11,69 29,53 291,05 PRAGELATO 157,81 136,54 90,68 14,57 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 33,08 82,44 515,11 16

18 Figura 5: Carta delle isoiete annuali Figura 6: Isoterme del valore massimo delle Temperature Massime Giornaliere (sinistra) e Isonivometriche (destra) Il regime climatico è di tipo prealpino, con assenza di mesi secchi, con temperature medie annue comprese tra 9 e 11 C e 4-5 mesi freddi nella Bassa valle, dal Chisone alla confluenza con Germanasca e risalendo per ciascun ramo lungo il fondovalle. Le temperature medie annue sono comprese tra 7 e 9 C nel fondovalle interno, lungo i rami del Chisone e della Germanasca fino all area montana (Perosa Argentina per il Chisone e Massello per la Germanasca). Nella montagna interna, le temperature medie annue sono comprese tra 4 e 7 C con 6-7 mesi freddi: in questa fascia si verificano le condizioni endalpiche (dei settori più interni del sistema montuoso alpino) tipiche delle valli circondate da rilievi molto alti e orientati in modo da fare schermo all afflusso delle perturbazioni atlantiche. Sui rilievi alpini le temperature medie annue sono invece comprese tra 0 e 4 C con 6-9 mesi freddi. 17

19 Caratteri geologici, geomorfologici e pedologici Il territorio fa parte del gruppo montuoso delle Alpi Cozie ed è interessato dai bacini idrografici dei Torrenti Chisone e Germanasca. Il reticolo idrografico è di tipo misto, per la presenza di rocce di varia natura e quindi con diversa resistenza all erosione. La morfologia di tutta l area è caratterizzata da un susseguirsi di valli strette e pianure alluvionali di limitata estensione, e versanti acclivi e fortemente incisi. Le quote massime si osservano nella parte a NO dell area (Monte Albergian, m s.l.m.). Per quanto riguarda le formazioni alluvionali, i torrenti Chisone e Germanasca formano due strette piane di sedimentazione, costituite essenzialmente da depositi alluvionali recenti, e piccoli terrazzi formati da sedimenti di alluvioni meno recenti. Sono frequenti conoidi di deiezione allo sbocco di corsi d acqua laterali. I sedimenti sono incoerenti, a permeabilità primaria elevata, ad esclusione delle aree in cui i suoli si sono evoluti. I suoli sono mediamente fertili, a profondità variabile, non particolarmente soggetti a fenomeni erosivi attuali. Le limitazioni d uso sono relative alla possibilità di inondazioni e all umidità eccessiva. Ai margini delle formazioni alluvionali sono presenti lembi di depositi morenici incoerenti. I basamenti rocciosi sono spesso ricoperti da materiale detritico proveniente dalla disgregazione delle rocce sovrastanti. Le pareti caratterizzate da stretti canaloni convogliano i frammenti rocciosi a formare ammassi a forma di cono. Tutti questi tipi di sedimenti presentano un elevata erodibilità e permeabilità, forti pendenze, superficialità del suolo, bassa capacità di ritenzione idrica. Per quanto riguarda l ambiente montuoso sono presenti: ofioliti e pietre verdi, rocce effusive basiche, rocce metamorfiche acide e rocce magmatiche acide. I suoli che si sviluppano sono fortemente condizionati dal tipo di materiale di partenza e dalla posizione nella complesso della morfologia stazionale. A scala più ampia, la morfologia dei rilievi montuosi è da ricondursi ai fenomeni orogenetici alpini: grande importanza assumono i fattori climatici relativi all altimetria sullo sviluppo dei suoli e sulla loro utilizzazione. Le rocce ignee basiche (ofioliti) e i loro derivati metamorfici (pietre verdi), danno origine a rilievi con caratteristiche forme piramidali, compatti e poco erodibili, mentre la prevalenza di rocce tipo serpentinosciti e cloritoscisti contribuisce alla formazione di una topografia dalle forme dolci e arrotondate. Su questi rilievi si hanno frequenti affioramenti rocciosi e la vegetazione è spesso assente anche in conseguenza della bassa fertilità dei suoli che vi si sviluppano. La formazione dei conglomerati, fortemente cementati in seguito all azione di fenomeni metamorfici è legata all orogenesi alpina: questa formazione, costituita da materiali con elevata resistenza ai fenomeni erosivi, dà luogo a forme con versanti acclivi e pareti subverticali. L uso del suolo è limitato al pascolo e al bosco. Le formazioni delle rocce magmatiche acide sono rappresentate essenzialmente dalle dioriti quarzifere, caratterizzate da un aspetto massiccio proprio della loro composizione omogenea. La resistenza all erosione è alta, ma sono frequenti i fenomeni di fratturazione per cui i cicli di gelo e disgelo dell acqua nelle fessure possono dar luogo a coperture detritiche. Le limitazioni d uso dei suoli che vi si sviluppano sono fondamentalmente dovute all altimetria, perché in generale questi 18

20 tipi di rocce danno suoli caratterizzati da una buona fertilità. Figura 7: Carta geolitologica (la codifica dei gruppi litologici del Piemonte è riportata in allegato 3 alle norme tecniche) 19

21 Tabella 4: Ripartizione gruppi geolitologici nell area GRUPPO DECODIFICA SUPERF.(ha) 1 Depositi superficiali incoerenti grossolani ,07 2 Depositi superficiali incoerenti medio-fini. 409,01 3 Depositi morenici ,75 4 Depositi superficiali argilloso-limosi 121,21 5 Conglomerati, brecce e arenarie molto cementate 878,88 12 Calcari, calcari dolomitici e dolomie massicci o stratificati in grossi banchi. 107,88 13 Rocce metamorfiche carbonatiche a tessitura scistosa, calcari in strati sottili o ,56 medi. 16 Rocce ignee acide o intermedie, graniti a tessitura gneissica ,21 18 Rocce ignee basiche ed ultrabasiche e loro derivati metamorfici ,43 19 Rocce metamorfiche acide a tessitura scistosa ,32 20 Rocce metamorfiche acide a tessitura massiccia 3.774,25 STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ESISTENTI Parchi naturali All interno dei confini dell area sono presenti tre Parchi naturali (Parco naturale Val Troncea, Parco naturale Orsiera-Rocciavrè e Parco naturale del Gran Bosco di Salbertrand). Parco naturale Val Troncea Situato nel comune di Pragelato, nella porzione terminale della Val Chisone, si estende su una superficie di ha. Quest area protetta è stata istituita con L.R. 16 maggio 1980, n. 45. Del 1982 è il Piano naturalistico e del 1994 il Piano d area, mentre da un punto di vista forestale è presente il Piano d assestamento forestale redatto nel 1983 e da tempo scaduto. Parco naturale Orsiera-Rocciavrè Istituito con L.R. 30 maggio 1980, n. 66. e ampliato con L.R. 20 febbraio 1985 si estende per una superficie di ha a cavallo delle Valli Susa, Sangone e Chisone, e nell area interessa i comuni di Roure, Fenestrelle e Usseaux. Le due cime più importanti del Parco sono il Monte Orsiera e il Monte Rocciavrè. Questo Parco si è dotato di un Piano d area nel 1990 e di un Piano naturalistico nel Parco naturale del Gran Bosco di Salbertrand Istituito con L.R. 20 maggio 1980 n.51 si estende per una superficie di 3.774,74 ha e comprende territori nel comune di Usseaux e di Pragelato. Cinque sono le aree individuate quali Siti di Interesse Comunitario (S.I.C.): Gran Bosco di Salbertrand; Champlas; Col Basset; Orsiera-Rocciavré e Val Troncea. 20

22 Piani di Assestamento Forestale I Piani di Assestamento Forestale costituiscono un esempio di pianificazione forestale nel Piemonte, eseguiti separatamente per ciascun comune, interessano esclusivamente la proprietà comunale e comprendono la statistica della foresta, la suddivisione economica della foresta, la definizione delle destinazioni, il piano delle utilizzazioni e degli interventi di miglioramento, più una parte dedicata al miglioramento degli alpeggi. Ciascun piano focalizza la classe economica più estesa o più importante da un punto di vista produttivo. Questo tipo di pianificazione, ormai superata, prevedeva infatti la definizione del bosco normale ovvero l assetto che il bosco ottimale dovrebbe avere in distribuzione di classi di età, in massa dendrometrica, ecc. Gli interventi sono quindi orientati ad una regolarizzazione del bosco anche se talvolta gli interventi stessi non si renderebbero necessari. Pur impostati con metodiche assestamentali classiche, i piani forestali della Val Chisone e Germanasca costituiscono un importantissima documentazione conoscitiva poiché descritta con minuziosi rilievi di campo tutt ora utilissimi per la conoscenza dei soprassuoli. Vincoli territoriali esistenti, sviluppo urbanistico e tutela ambientale I vincoli insistenti riguardano in primo luogo il vincolo idrogeologico ai sensi del R.D.L. 3267/23. L area vincolata riguarda quasi per esteso tutta l area con l eccezione dei fondovalle. Tabella 5: Ripartizione delle superfici secondo il vincolo idrogeologico per comune Comune Non vincolato Vincolato Totale complessivo Fenestrelle Inverso Pinasca Massello Perosa Argentina Perrero Pinasca Pomaretto Porte Pragelato Prali Pramollo Roreto Chisone Salza di Pinerolo San Germano Chisone Usseaux Villar Perosa Totale complessivo

23 Figura 8: Carta del vincolo idrogeologico (in verde la zona vincolata, in rosso non vincolata) Per quanto attiene al vincolo paesistico risultano oltre ettari situati al di sopra dei metri e ben in pertinenze fluviali e lacustri. Consistenza e regime patrimoniale (aspetti catastali, proprietà pubbliche e private, usi civici, Servitù) Le proprietà pubbliche presenti sono per la maggior parte di tipo comunale (quasi il 50% del totale) e coinvolgono le parti più interessanti del patrimonio forestale. La proprietà regionale è invece limitata ad un area nel comune di Pragelato e la proprietà statale ad alcune particelle nel comune di Fenestrelle. Per le proprietà private rilevate si tratta invece di superfici soprattutto localizzate nella Val Germanasca e in particolare nel territorio del comune di Prali intestate a società minerarie. 22

24 Tabella 6: Ripartizione delle proprietà per comune (sup. in ha) Comune Altre propriet à Comunal e Statal e Privata rilevata Regional e Totale complessiv o Fenestrelle 1.894, ,03 29, ,64 Inverso Pinasca 490,49 304,82 795,31 Massello 2.891,08 811,89 131, ,02 Perosa Argentina 1.324, , ,33 Perrero 5.475,71 720,15 112, ,41 Pinasca 3.268,15 196, ,07 Pomaretto 590,18 236,74 24,50 851,42 Porte 449,14 449,14 Pragelato 2.557, ,09 51, ,26 Prali 6.036,72 429,88 774, ,82 Pramollo 1.048, , ,73 Roreto Chisone 1.626, , ,66 Salza di Pinerolo 923,44 673,87 0, ,34 San Germano Chisone 1.122,34 438, ,73 Usseaux 1.068, , ,82 Villar Perosa 988,92 175, ,81 TOTALE , ,34 29, ,35 51, ,51 Gli usi civici gravano sulle proprietà comunali e consistono principalmente in uso di legnatico con il quale le popolazioni locali hanno da sempre usufruito di una certa quantità di legname per il proprio fabbisogno (per alcuni comuni circa m 3 di legna annui). Per quanto riguarda le compravendite, il Comune di Pragelato ha registrato una maggiore attività, per i rimanenti comuni sono state interessate superfici di limitata estensione e in 11 comuni non è avvenuta alcuna variazione patrimoniale dal ASSETTO TERRITORIALE Suddivisione del territorio in tipi di occupazione del suolo Nell area le coperture forestale ed erbosa caratterizzano più di ogni altra componente il territorio. Le superfici forestali costituiscono il 47,5%, dato particolarmente significativo se si considera che circa il 9% del territorio è costituito da rocce. Queste superfici si concentrano soprattutto nella parte centrale dell area, con un indice di copertura maggiore per la Valle Germanasca (49%) rispetto alla Val Chisone (41%), mentre la parte a valle della confluenza della Germanasca con il T. Chisone, ha un indice di copertura pari al 73%. 23

25 La superficie a cotico erboso costituisce invece circa un terzo (33,5%) del territorio, ma di questa quasi la metà è costituita da superfici a basso valore foraggero: cespuglieti pascolabili (1%), praterie rupicole (12,2%) e praterie non utilizzate (2,7%). In passato le attività pastorali occupavano sicuramente una superficie superiore, poiché erano piuttosto diffusi i pascoli arborati e le praterie cespugliate che oggi si sono rapidamente trasformate in arbusteti e formazioni boschive di neoformazione (in particolar modo nei versanti montani con orientamento a nord). Tabella 7: Ripartizione superfici d uso del suolo Descrizione Superficie (ha) Arboricoltura da legno 1,02 Acque 28,90 Boscaglie 705,86 Cespuglieti pascolabili 555,31 Cespuglieti 3.561,58 Vigneti 2,81 Greti 131,26 Praterie non utilizzate 1.497,69 Praterie 8.860,32 Praterie rupicole 6.769,88 Prati-pascoli 959,10 Rimboschimenti 0,95 Rocce 4.829,47 Seminativi 202,15 Superfici forestali ,23 Formazioni riparie 266,45 Aree urbanizzate 796,36 Verde urbano 36,85 Totale complessivo ,19 I seminativi sono localizzati sul fondovalle della Val Chisone, spesso in rotazione con foraggicoltura e sono presenti colture orticole e piccoli appezzamenti ad uso familiare (orti). Per quanto riguarda i vigneti, si tratta di ridotti appezzamenti situati nella bassa Valle Germanasca su terrazzamenti e su esposizioni sud. Le praterie non utilizzate sono formazioni situate in aree un tempo pascolate sono state progressivamente colonizzate da arbusti e da specie arboree. La loro distribuzione sul territorio è localizzata soprattutto sulle parti alte in quota a contatto con cespuglieti e con aree rocciose. Le praterie rupicole sono formazioni su cui viene tutt ora praticato il pascolo e la foraggicoltura. In particolare modo i prati-pascoli e le praterie sono aree a gestione attiva, ma buona parte d esse sono attualmente in fase di contrazione a favore di coperture del suolo di tipo arbustivo. Le praterie utilizzate sono quelle collocate sulle parti morfologicamente migliori e con maggiore accessibilità. Le zone a più bassa produttività e situate in aree con minore possibilità di accesso risultano spesso classificate come praterie rupicole, cespuglieti pascolabili, praterie non utilizzate e cespuglieti. 24

26 Questi ultimi sono per lo più ex superfici a pascolo abbandonate da parecchi anni e si presentano oggi colonizzate per lo più da vaccinieti e rodoreti. La loro localizzazione è soprattutto concentrata nelle parti alte della montagna e spesso a ridosso di complessi rupestri. Figura 9: Cartografia dell uso del suolo 25

27 INDIVIDUAZIONE E CARATTERIZZAZIONE DEI BOSCHI SECONDO I TIPI FORESTALI, DESTINAZIONI E OBIETTIVI SELVICOLTURALI. Destinazioni e obiettivi selvicolturali Il Piano Forestale Territoriale prevede nell area le seguenti destinazioni selvicolturali: Tabella 8 Destinazioni e superfici Destinazione Superficie (ha) % EL - evoluzione libera 2.477,54 4,4 FR fruizione 1.574,05 2,8 NA naturalistica ,13 18,3 PP - produttiva protettiva ,68 34,8 PD produttiva 295,76 0,5 PT protettiva 5.125,55 9,2 EN - Evoluzione naturale 2.081,75 3,7 PA Valorizzazione praterie intercluse 9.833,55 17,6 Altro 4.787,99 8,6 Totale ,44 100% Figura 10: Distribuzione delle destinazioni previste 26

28 Si evince che la classe di destinazione produttivo-protettiva è la più importante, interessando circa la metà della superficie territoriale; sono altresì elevate le classi naturalistica e protettiva, con circa il 27% della superficie. Nella classe altro rientrano affioramenti rocciosi, acque, aree urbane. La suddivisione era stata realizzata con le seguenti modalità: Aree da destinare a protezione. Dall analisi delle diverse aree territoriali, è stata realizzata una carta delle unità critiche e, attraverso la sovrapposizione con le tipologie forestali e le categorie di pascolo, è stata attribuita la funzione protettiva. Aree da destinare a funzione Naturalistica. Individuate sovrapponendo i confini dei Parchi Naturali. Aree da destinare a funzione di Fruizione. Individuate sulla base della presenza di impianti sciistici e di pertinenze delle aree turistico-ricettive. Nell area prossima al polo del Sestriere, la fruizione turistica è segnalata fino al collegamento con i confini del parco della Val Troncea, ad eccezione delle zone già classificate a destinazione protettiva. Aree da destinare a funzione di produzione-protezione. Pur non essendo presenti in queste aree zone particolarmente fertili per essere destinate alla sola produzione, si è segnalata questa destinazione per sottolineare l importanza della gestione forestale attiva. Aree da destinare a funzione di Evoluzione libera. Sono le aree che comprendono i soprassuoli forestali non destinabili ad altre possibili forme gestionali. Aree da destinare a funzione di Produzione. Pur essendo abbastanza basse le provvigioni tipiche dei soprassuoli il dato è esageratamente basso non essendo segnalati nel piano boschi esclusivamente produttivi. L unica eccezione riguarda alcuni boschi da seme appartenenti alla categoria del laricicembreto e ubicati nel comune di Pragelato. Indicazioni selvicolturali generali a seconda della destinazione Destinazione Protettiva Soprassuoli con elevato indice di rischio idrogeologico e di potenzialità alla manifestazione di valanghe. La loro funzione è di mantenere la protezione del suolo, la stabilità dei versanti, migliorare le caratteristiche del deflusso idrico di superficie, favorire la rinaturalizzazione delle aree distrutte da valanghe e da fenomeni di massa, con un ruolo di protezione sia indiretta che diretta. Laddove sono presenti boschi con anche caratteristiche produttive bisognerà porre attenzioni gestionali per mantenere/incrementare la loro funzione protettiva, insieme alla produzione di un adeguato reddito: spesso per prorogare nel tempo l effetto protettivo bisogna gestire il soprassuolo con tagli boschivi che risultano adeguati anche alla produzione di legname. Ricadono in questa destinazione gran parte delle boscaglie, alcuni acero-frassineti, poche faggete; viceversa elevata è la presenza di lariceti e anche di pinete di pino silvestre. Gli obiettivi generali puntano principalmente alla trasformazione verso strutture più stabili, di alleggerimento della pressione antropica, per il raggiungimento di foreste a più elevata resilienza. La ceduazione è totalmente esclusa per evitare ulteriori fenomeno di degrado e gli interventi di utilizzazione delle fustaie sono gestiti in modo da non lasciare fallanze nella copertura, con un 27

29 periodo di attesa almeno quindici/ventennale. Destinazione Naturalistica Per ciascuna area protetta sono previsti i piani naturalistici con modalità di intervento idonei a mantenere l efficienza dei popolamenti con un condizionamento minimo da parte degli aspetti economici. Nelle situazioni stabili sono previsti periodi di evoluzione controllata, mentre per i soprassuoli che necessitano intervento vengono previsti tagli a scelta e successivi. Destinazione fruizione Aree situate nei comuni di Pragelato, Prali e Pramollo in corrispondenza degli impianti sciistici. Le categorie forestali comprese in questa destinazione sono poche e solo i lariceti presentano peculiarità produttive di un certo pregio e quindi mantengono anche la funzione produttivoprotettiva. Produttivo-protettiva La destinazione produzione-protezione è molto ampia. Questa classe costituisce il vero e proprio serbatoio forestale dell area per il quale sono potenzialmente prevedibili attività selvicolturali mirate anche al prodotto legnoso, anche se non tutti i popolamenti sono molto soddisfacenti dal punto di vista produttivo. I popolamenti forestali più importanti sono le abetine, parte delle faggete e delle pinete di pino silvestre, dei querceti di rovere e dei castagneti. I lariceti più produttivi sono già in parte ricadenti nella destinazione produttiva e per buona parte nella destinazione fruizione. Per questa destinazione si punta alla realizzazione di una selvicoltura di conservazione ma con una finalizzazione produttiva utile ad imprimere una accelerazione verso uno stadio di evoluzione compiuta del popolamento. Per molti boschi sono quindi prevedibili fasi selvicolturali transitorie con prelievi legnosi anche di buona intensità e mirati a massimizzare gli effetti dinamici (fustaie in fase di rinnovazione e boschi cedui in fase di invecchiamento). 28

30 I popolamenti forestali Tabella 9: Ripartizione delle categorie forestali Cod. Descrizione Superficie Superficie % sul Cartografia (ha) Inventario (ha) dato inventariale AB Abetine 680,42 857,69 3,1 AF Acero-tiglio-frassineti 1.415, ,09 11,1 AN Alneti planiziali e montani 138,34 0,5 BS Boscaglie pioniere 912, ,37 4,7 CA Castagneti 3.640, ,09 11,4 FG Faggete 4.930, ,81 19,0 LC Lariceti e cembrete , ,26 33,0 OV Arbusteti subalpini 307,05 193,67 0,7 PE Peccete 55,33 0,2 PN Pinete di pino montano 74,75 138,34 0,5 PS Pinete di pino silvestre 2.449, ,42 11,6 QV Querceti di rovere 653,98 774,69 2,8 RB Robinieti 17,91 138,34 0,5 RI Rimboschimenti 179,15 193,67 0,7 SP Formazioni legnose riparie 156,04 55,33 0,2 UM Unità mosaico 1.002,95 0 0,0 TOTALI , ,44 100,00 Nella tabella è stato riportato il confronto tra il dato cartografico e quello inventariale, che spesso divergono in maniera significativa. Il dato cartografico registra una buona stima per quanto attiene ai popolamenti poco estesi e ben circoscritti, l inventario fornisce invece dati abbastanza buoni per accorpamenti forestali estesi e continui e meno buoni per unità forestali di piccole estensioni. Le differenze di maggior spicco riguardano in particolare modo gli acero-tiglio-frassineti, i lariceti e cembreti e le pinete di pino silvestre. 29

31 Lariceti e cembrete Figura 11: Distribuzione di Lariceti e Cembrete E la formazione dominante che copre circa la metà di tutta la superficie forestale. La diffusa presenza del larice, specie spiccatamente eliofila e pioniera, è il risultato di colonizzazioni pregresse anche su terreni lasciati scoperti dal pascolo o da forti tagli. Questo popolamento è diffuso in tutta l area ed è stato da sempre la fonte primaria di legname da opera e per altri usi. Il larice è presente sia in forma pura che associata ad altre specie tra cui il pino cembro, nelle formazioni di quota e più evolute, il faggio nelle formazioni più basse e in fase di trasformazione. I lariceti più interessanti sono quelli di Pragelato e Usseaux poichè più dinamici, con un incremento legnoso maggiore e sottoposti a interventi selvicolturali piuttosto costanti, mentre negli altri comuni si esercitano meno attività selvicolturali, volte soprattutto a soddisfare la domanda locale e in particolare il fabbisogno domestico. La produttività globale di questi popolamenti appare in linea con quanto descritto in bibliografia, ovvero al di sotto della produttività italiana ed europea con metri di altezza media, 27,11 m 2 di area basimetrica per ettaro e 212,18 m 3 per ettaro. La produttività dei lariceti è in linea però con quelli subalpini piemontesi, considerati di non elevata produttività. Per quanto riguarda la composizione, tutti i lariceti denotano la presenza di specie minori al loro interno, soprattutto latifoglie nella fascia climatica montana (nocciolo, maggiociondolo alpino, salicone). Nell area climatica dei rilievi alpini invece le latifoglie quasi scompaiono lasciando il passo al pino cembro. Le latifoglie rappresentano il 18% della composizione totale ma solo l 1% della massa, viceversa le conifere (pino cembro), costituiscono il 6% del numero e il 5% della massa. Vi sono quindi due tipi principali di lariceti: lariceti con latifoglie minori che non determinano una dinamica rapida di invasione e parziale sostituzione di specie. 30

32 lariceti con altre conifere che determinano una dinamica di invasione e parziale sostituzione di specie: il larici-cembreto è l unico tipo di cenosi dove il larice può avere una certa permanenza o prevalenza a causa della lentezza di evoluzioni di alta quota. In entrambe le situazioni il larice è sempre presente in posizione dominante, e questo denota la possibilità di questa specie di rinnovarsi nelle diverse tipologie forestali. Per quanto riguarda gli aspetti selvicolturali bisogna distinguere tre situazioni: popolamenti di discreto valore produttivo che si alternano a formazioni miste a cembro e a tratti più impervi con funzione di protezione dalle valanghe (Pragelato e Usseaux); popolamenti a scarsa produttività ma per i quali è possibile prevedere gestione di selvicoltura attiva mirata a miglioramenti stazionali (Fenestrelle); popolamenti con spiccata funzione protettiva e scarse capacità produttive (comuni della Val Germanasca, in particolare Prali). Gran parte del territorio, almeno per quanto concerne le proprietà comunali, è dotato dagli anni 60 di strumenti di pianificazione che hanno fornito l opportunità di programmare interventi selvicolturali idonei a mantenere e migliorare i soprassuoli. I dati dei precedenti piani di assestamento comunali definivano una provvigione media per ettaro e un incremento medio inferiori rispetto a quanto evidenziato nella indagine inventariale della pianificazione forestale regionale, con la conseguente definizione di un prelievo troppo prudenziale: ora si evidenzia la necessità di raggiungere in periodi più brevi lo stato di normalità. Il trattamento definito nei Piani di Assestamento Forestale di Pragelato, Massello e Roure tendevano ad aumentare la presenza di altre specie oltre al Larice e realizzare tagli a buche su piccole superfici (5,000-8,000 m 2 ) da eseguire soprattutto in presenza di una rinnovazione delle specie auspicate. Tali interventi sono stati eseguiti soltanto in parte: la gestione selvicolturale ha visto l esecuzione di interventi di utilizzazione e di taglio saltuario con un prelievo annuo alquanto sottodimensionato (fino ad un terzo dell effettiva potenzialità). L attività di utilizzazione è influenzata più dal mercato che da esigenze selvicolturali ed è necessario ad oggi definire quali soprassuoli di larice siano da destinare ad una maggiore produttività, insieme alle altre funzioni, ripensando alla proporzione tra foreste in classe puramente produttiva rispetto alla classificazione produttivo/protettiva. Nel Piano Forestale Territoriale sono state previste le seguenti linee gestionali, ancora ispirate ad una certa prudenza nelle utilizzazioni: 1. Per i popolamenti a gestione attiva, realizzazione di interventi rivolti a favorire l ingresso del pino cembro: taglio a scelta con interventi di utilizzazione che vadano soprattutto a carico del soprassuolo dominante (con eccezione per le piante portaseme), arrivando ad estendersi per buche. Rilascio sulle aree di intervento dei migliori individui portaseme di cembro e di larice. 2. Per i popolamenti con una gestione selvicolturale di tipo conservativo si prevede comunque un taglio a scelta con un modesto prelievo finalizzato ad interventi di tipo fitosanitario e di regolarizzazione della struttura favorendo il Pino Cembro e altre specie utili. Le Laricete con funzione produttiva vengono in parte utilizzate con tagli a scelta o con tagli a buche, favorendo le dinamiche in atto, con selezioni a favore del pino cembro, per il mantenimento della struttura esistente attraverso utilizzazioni di tipo saltuario mirate ad un prelievo moderato per 31

33 singole piante o per gruppi. Sono previsti tagli a buche attraverso i quali eseguire interventi di utilizzazione in misura maggiore sul larice. É necessario uno specifico piano particolareggiato per questi soprassuoli, che oggi si configura nel Piano Forestale Aziendale, dove poter prevedere l intensificazione della funzione produttiva del bosco. Dove vi è una funzione produttiva-protettiva si prevede un periodo transitorio durante il quale si opererà agevolando l insediamento anche di altre specie nella compagine arborea ed in particolare modo pino cembro, faggio e abete bianco. Per queste formazioni si prevede la esecuzione di interventi a scelta misti con tagli a buca di non elevata intensità, con tagli d orlo e soprattutto modulando il tipo di intervento sulla base della presenza della rinnovazione a terra. Laddove il larice costituisce popolamenti a scarsa dinamica evolutiva, a causa della sua longevità, si prevede di mantenere i consuetudinari prelievi legnosi attraverso tagli a scelta moderati. Anche in questo caso sono necessari piani forestali aziendali particolareggiati, soprattutto per i comuni di Pragelato, Usseaux, Fenestrelle e Roure. Laddove il bosco svolge una funzione esclusivamente protettiva si opterà per l evoluzione controllata in caso di formazioni con scarsa dinamica vegetazionale, e l evoluzione naturale per i lariceti pionieri montani. Alternativamente, in presenza di buona dinamica si prevederanno interventi effettuati con le modalità tipiche della conservazione e miglioria delle funzioni protettive. Nei lariceti a funzione naturalistica si opera con tagli che impediscano depauperamenti eccessivi con l ottica della scelta finalizzata all ottenimento della rinnovazione del bosco, sia a favore di latifoglie che dello stesso larice. Si opererà aprendo buche all interno delle quali si procederà al movimento del terreno per rendere più favorevole l ambiente alla rinnovazione di larice. Nei casi in cui non si siano riscontrate rinnovazioni sufficienti si procederà all impianto artificiale. La categoria con funzione di fruizione verrà mantenuta attraverso l esecuzione di tagli a scelta, finalizzati all ottenimento della rinnovazione a favore dell insediamento di pino cembro e del mantenimento dello stesso larice. Il taglio sarà eseguito per buche e per tagli di margine procedendo nei tratti dove già si manifesta pre-rinnovazione. Per i soprassuoli che già sono in fase di rinnovazione avanzata si procederà liberando le piantine e selezionando nel piano codominante per gruppi di individui. 32

34 Faggete Figura 12: Distribuzione delle Faggete Seconda formazione per estensione, copre un quinto della superficie forestale, con una diffusione prevalente nell area montana. I limiti altitudinali sono compresi tra i massimi m s.l.m. (esposizioni nord) e m s.l.m (sud), e i minimi di Tra i 900 e dei m s.l.m. la faggeta assume una composizione quasi in purezza; al di sotto di tali quote appare il castagno e le altre latifoglie dell acero frassineto, mentre alle quote superiori si ritrova la presenza del larice in forma anche di fustaia sopra ceduo. Si riscontra una distribuzione accorpata per la media e bassa valle ed un nucleo piuttosto isolato situato nei comuni di Massello e Salza di Pinerolo. Nell ambito dei PFT all interno delle faggete sono stati eseguiti rilievi inventariali con una densità media di un rilievo ogni 62 ettari di superficie che indicano un area basimetrica media di 29,25 m 2 e un volume medio per ettaro di 209,55 m 3 ; 1.144,2 è invece il numero totale di piante per ettaro. In generale si denota una dominanza in numero di piante da parte del faggio (77,43%), con presenza di molte specie di latifoglie varie importanti in numero (11,47%) ma non in volume (3,86%); Il larice costituisce invece il 13,43% della massa e le altre conifere e pino silvestre circa il 7%. Da un punto di vista strutturale si denota invece una scarsa presenza di fustaie (5%), elevata presenza di cedui semplici e composti (91,2%) e insignificante presenza delle altre tipologie di assetto. Si registra un importante fenomeno di invecchiamento nei cedui (oltre l 87% al di sopra dei 30 anni di età) pari ad una superficie di ettari, sintomi di un soprassuolo in fase di invecchiamento e di conversione naturale. Questo dato è molto importante per orientare le utilizzazioni a scopo di accelerare la conversione. 33

35 Figura 13: Forme di sviluppo nei popolamenti di faggio Appare un alta presenza di soprassuoli invecchiati e irregolari che impone delle riflessioni sulle scelte selvicolturali da operare, individuando forme di miglioramento che permettano di fare evolvere questi soprassuoli verso forme strutturali più complesse. Nel faggeto oligotrofico sono presenti alcune componenti di altre latifoglie: betulla, castagno, rovere, sorbo degli uccellatori e maggiociondolo. La rovere e il castagno sono presenti prevalentemente al di sotto dei m s.l.m. Nel faggeto mesotrofico invece la composizione è quasi pura di faggio. Esistono delle aree su cui sono state recentemente effettuate delle utilizzazioni boschive soprattutto su territorio privato. Questi soprassuoli talvolta presentano condizioni vegetative non buone a causa della scarsa capacità di ricaccio delle ceppaie di faggio tagliate in fase di avanzato invecchiamento. La forma di governo prevalente è il ceduo, caratterizzato da una generalizzata fase di invecchiamento che agevola l orientamento alla conversione a fustaia abbandonando il governo a ceduo. La massa dendrometrica e il numero di piante sono lievemente superiori nelle faggete mesotrofiche. I soprassuoli mesotrofici presentano inoltre una più spiccata diversificazione strutturale anche alla luce del fatto che presentano un maggiore numero di conifere che influenzano la statura media di tutto il soprassuolo. Risulta necessario definire dei vincoli forti per le utilizzazioni boschive a ceduo, favorendo nelle faggete con strutture invecchiate l avviamento ad alto fusto attraverso interventi di diradamento selettivo nelle ceppaie. Tali interventi avranno anche la funzione di regolare la composizione specifica della faggeta favorendo la diffusione dell abete bianco, ove presente, e di gruppi di latifoglie mesofile. Per le faggete con funzione protettiva è prevista la cessazione dell utilizzazione a ceduo in virtù del fatto che questi popolamenti sono quasi al 100% in fase di invecchiamento. Questi popolamenti sono da destinare alla conversione a fustaia, sottoponendoli in parte ad un ulteriore periodo di 34

36 invecchiamento (conversione naturale) ma soprattutto all avviamento ad alto fusto, ottenendo in questo caso significativi prodotti legnosi da ardere o da biomassa (masse intercalari variabili da 400 a 600 qli/ha). Anche dove prevalgono le funzioni naturalistica e di fruizione si prevede l abbandono della pratica della ceduazione destinando tutte queste formazioni all evoluzione gestita, avviando quindi questi soprassuoli all alto fusto. Castagneti Figura 14: Distribuzione dei Castagneti Terza formazione in ordine di estensione, occupa circa un sesto di tutta la superficie forestale. Il castagneto è diffuso in particolare modo nell area montana, interessando tutti i comuni della bassa valle a partire da Roure per la Val Chisone e Perrero per la Val Germanasca. I limiti altitudinali sono di e 420 m s.l.m. Nel corso dei PFT all interno dei castagneti sono stati eseguiti 48 rilievi inventariali, pari ad una densità media di un rilievo ogni 75 ettari di superficie, che indicano un area basimetrica media di 32,98 m 2 e un volume medio per ettaro di 234,62 m 3 ; è invece il numero totale di piante per ettaro. Nei soprassuoli tendenzialmente più misti, il castagno rimane sempre sotto la soglia del 70% sia per il numero (66%) che per il volume (69%) con la presenza di molte specie di latifoglie in numero (28%) e volume (18%). In questi soprassuoli il 44% della massa è determinato dal 10% delle piante; questo indica che sono già presenti piante di notevoli dimensioni, in gran parte latifoglie nobili (aceri, frassino maggiore, tiglio, rovere). Queste specie rendono i castagneti interessanti anche sotto il profilo produttivo e, contribuendo a formare una struttura complessa, permettono l esecuzione di conversioni a fustaia. Questi soprassuoli si collocano nella quasi totalità (oltre il 90%) su proprietà privata e sono quindi molto vari sia da un punto di vista strutturale che per l assetto evolutivo, poiché il mosaico delle proprietà private risulta essere piuttosto frammentato e frazionato. 35

37 Più del 56% degli alberi ha un età piuttosto avanzata che già li fa rientrare nella categoria dei cedui invecchiati anche se l età in sé non costituisce un limite fisiologico come è invece per il faggio. Il destino di questi boschi, pur essendo caratterizzati da un abbandono colturale, potrebbe essere guidato attraverso la conversione colturale, intervenendo sulla composizione specifica con diradamenti a favore delle latifoglie mesofile e a detrimento del castagno. Per altro le discrete caratteristiche volumetriche che vedono la presenza di individui di dimensioni ragguardevoli, potrebbe permettere, anche con interventi intercalari, di ritrarre masse dendrometriche di valore superiore alla normale legna o paleria ricavabili in genere da soprassuoli di castagno. Pertanto nella definizione degli interventi relativi a questo tipo forestale, si devono individuare le condizioni stazionali migliori che consentono l esecuzione di diradamenti e di avviamenti ad alto fusto. Figura 15: Ripartizione per classi di età dei soprassuoli del Castagneto Tenendo presente che il popolamento dei castagneti è una risorsa disponibile per la filiera foresta-legna per usi energetici, si devono individuare quei soprassuoli ancora sottoponibili al governo a ceduo: negli interventi previsti nel PFT era stata individuata una superficie, ancora prudenziale, pari a ettari ancora utilizzabile a ceduo. Nei boschi con funzione produttiva-protettiva a struttura irregolare, con molte piante da seme anche di grosse dimensioni, si prevede di avviare una conversione diretta a fustaia, anche per le ragioni di masse dendrometriche retraibili sovracitate; nelle altre condizioni si prevede il mantenimento del ceduo 36

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